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Autore: Everlack    23/07/2013    2 recensioni
La storia che tutti conoscete, vista con gli occhi innamorati del ragazzo del pane.
Tratto dal capitolo 2 :
“Adesso è giunto il momento di scoprire il nostro giovane uomo” Effie riporta l’ordine e il silenzio. Tira fuori la strisciolina di carta e avvicina la bocca al microfono. Chiudo gli occhi e spero con tutto me stesso che lì non ci sia scritto il mio nome. Per favore, fa che non sia io. Riapro gli occhi e ho la vista annebbiata, non riesco a respirare. Inspira, espira.
'Oh andiamo Peeta, smettila' penso. Infondo ormai non fa più tanta differenza. Vedere Katniss nell’Arena sarà distruttivo per me, quindi alla fine non sarà poi tanto diverso. Restare qui senza di lei, andare al macello con lei.
Morirei in entrambi i casi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Ritorno nella mia camera, e tutto quello che posso fare è sperare che Katniss sia andata bene alla sessione privata. Dentro di me le varie emozioni stanno facendo a cazzotti. Sono frustrato, triste, ansioso perché credo di essere andato male e di aver preso punteggio basso. Dall’altro lato però sono sollevato, così forse Katniss avrà fatto una figura migliore della mia. Resto steso sul letto a fissare il soffitto, a metà strada tra la felicità e la tristezza. Non so cosa sia significato per gli strateghi quello che ho fatto, se l’hanno preso come un piccolo atto di ribellione o come uno stupido disegnino fatto da uno stupido ragazzo che non sapeva cosa mostrare perché non ha nessuna capacità. Spero vivamente la seconda opzione, anche perché ho paura che questa mia imprudenza possa riflettersi negativamente sui miei cari. Cosa possono fargli? Arrestare i miei genitori e mio fratello? Ucciderli? Torturare Delly? E che senso avrebbe? Se proprio devono prendersela con qualcuno, se la prenderanno con me nell’arena.
Effie viene a chiamarmi per la cena. Sarei tentato di dire no, di restare nella mia stanza a farmi opprimere dai miei mille pensieri, ma stasera annunceranno anche i punteggi di tutti i tributi presi alla sessione privata. Uno è il punteggio negativo che nessuno vorrebbe avere, dodici il punteggio positivo che tutti sognano. Mi vesto e mi sciacquo il viso.
A tavola parlano tutti delle previsioni del tempo e di altre cose che non mi prendo nemmeno la briga di ascoltare. Mando giù la zuppa di pesce a grandi cucchiaiate per abbattere il peso che ho nel petto.
Katniss sembra preoccupata, giocherella con la zuppa e non alza lo sguardo dal suo piatto. La fisso aspettando che mi guardi. Quando lo fa, inarco il sopracciglio per farle una sola domanda “che cosa è successo?” Lei scuote la testa e scrolla le spalle, e ritorna a guardare il suo piatto.
“Allora, come siete andati oggi?” chiede Haymitch interrompendo tutte le altre conversazioni.
Tentenno per un po’, poi decido di dire solo parte di quello che ho fatto “Nessuno si è degnato di guardarmi là dentro. Ho lanciato qualche peso finché non mi hanno congedato”.
“E tu, dolcezza?” domanda Haymitch a Katniss.
“Ho tirato una freccia contro gli strateghi” dice lei. Lascio cadere il cucchiaio nel piatto e resto impietrito. Cosa diamine ha combinato?
“Cosa?!” la voce di Effie è carica di orrore.
“Ho tirato una freccia contro di loro. Non proprio contro di loro, ma ad uno stupido maiale arrosto. Davano più considerazione a lui che a me” dice.
“E loro cosa hanno detto?” chiede Cinna.
“Non lo so, me ne sono andata” risponde.
“Senza che ti congedassero?” chiede Effie sbigottita.
“Me ne sono andata e basta” risponde Katniss. Perfetto. Pensavo di essere nei guai quando lei lo è più di me. Non ho più speranze.
“Potrebbero arrestarmi?” chiede preoccupata.
“Non credo, è impossibile sostituirti arrivati a questo punto” risponde Haymitch.
“E faranno qualcosa alla mia famiglia?” domanda. È la stessa domanda che mi sono posto poco prima. Aspetto anche io la risposta di Haymitch con il cuore che mi va a mille.
“Non avrebbe senso. È più probabile che ti rendano la vita difficile nell’arena” risponde.
“Non ti faranno niente. Sarà già un inferno là dentro” aggiungo. Katniss tira un sospiro di sollievo. Sembra che quello che ho appena detto l’abbia risollevata.
“Che faccia hanno fatto quando hai tirato la freccia?” domanda Haymitch sorridendo e spalmando del burro sul pane.
“Sembravano allarmati e terrorizzati” risponde accennando un sorriso.
“Gli sta bene. Il loro lavoro sta nel prestarti attenzione” commenta Haymitch.
“Si, ma mi daranno un punteggio basso” osserva Katniss.
“Ognuno può interpretare i punteggi come vuole. Potrebbe anche darsi che tu non abbia voluto mostrare le tue doti per ottenere di proposito un punteggio basso. Gli altri tributi in questo modo non ti vedranno come una minaccia e ti lasceranno stare” spiega Portia.
“Spero che interpretino così il quattro che prenderò” dico.
Dopo cena andiamo nel salotto per conoscere finalmente i nostri punteggi. Ovviamente si parte dal distretto 1. I quattro favoriti hanno avuto punteggi che vanno dall’otto al dieci. La piccoletta del distretto undici ha avuto un sette. Le mani iniziano a sudarmi e mi asciugo i palmi sui jeans scuri.
Caesar Flickerman pronuncia il mio nome. Sullo schermo compare il mio volto e poi un numero. Otto. Sono riuscito a strappare un otto. Sono meravigliato, contento, turbato, triste. Come al solito, provo emozioni contrastanti. Ora tocca a Katniss, e restiamo tutti di sasso quando accanto alla sua foto si materializza il numero undici.
“Congratulazioni” le dico.
“Anche a te” risponde.
“A Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme!” Cinna alza il bicchiere di vino proponendo un brindisi. È chiaro ormai che tutti preferiscono Katniss a me. Ha avuto un undici, io ho avuto un otto. È giunto il momento di mettermi da parte, di prendere questa decisione una volta per tutte. Devo parlare con Haymitch.
Tutti ritornano alle proprie stanze, io invece raggiungo quella di Haymitch. Busso alla porta.
“Entra pure Peeta” mi dice. Apro la porta e lo trovo steso sul letto.
“Come facevi a sapere che ero io?” domando.
“L'ho intuito. Cosa vuoi?”
“Volevo parlarti nuovamente di quella faccenda” dico.
“Ti ascolto”
“Sappiamo entrambi che Katniss è più brava di me, e più furba, e piace molto di più alla gente di quanto piaccia io” inizio. Faccio una breve paura e guardo i suoi baffi bagnaticci, probabilmente ha appena bevuto altro alcol.
“Continua” mi incita.
“E piace molto di più anche a te. Altrimenti non vorresti ascoltarmi adesso” dico accennando un sorriso.
“Io sono il mentore di entrambi, ma è naturale che ad un certo punto dovrò sforzarmi di più per uno che per l'altro” spiega intrecciando le mani dietro la nuca.
“Questo lo so, e di certo non voglio arrabbiarmi con te perché avevi già scelto Katniss. Voglio solo dirti che io voglio che tu aiuti Katniss, chiaro? Sono d'accordo. Cerca sponsor per lei, metti una buona parola per lei, fa tutto quello che è in tuo potere per aiutarla” dico.
“Non c'è bisogno che un ragazzino venga qui a dirmi cosa devo fare con il mio lavoro” sbuffa.
“Ma c'è bisogno che ti dica che quando morirò non ti porterò rancore e quindi non mi avrai sulla coscienza” mi siedo accanto a lui.
“Cosa vuoi fare quindi?” mi domanda.
“Ho avuto un'idea. Katniss purtroppo non ha un bel caratterino” dico.
“Si, purtroppo” trattiene una risata. Forse sta pensando alla freccia che Katniss ha tirato contro il maiale arrosto.
“Potrebbe anche non piacere molto alla gente questo suo aspetto. Quindi, se io dicessi pubblicamente che Katniss mi piace, che sono innamorato di lei, potrebbe aiutarla ad apparire più...” non so come concludere la frase.
“Desiderabile?” aggiunge Haymitch.
“Esatto. Desiderabile” ribadisco.
“Suppongo di si. Sarebbe d'aiuto” Haymitch acconsente con un cenno del capo.
“Bene. E tu ovviamente non sapevi niente, chiaro?”
“D'accordo” mi dà una pacca sulla spalla “Ora va nella tua stanza”. Prima di uscire mi giro verso di lui.
“Un'ultima cosa Haymitch. Dille che d'ora in avanti voglio essere allenato da solo”.

Mi allontano chiudendo delicatamente la porta, come una persona rassegnata, come una persona che si è arresa. Come se avessi appena firmato la mia condanna a morte.
  
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