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Autore: Vally98    23/07/2013    0 recensioni
Un'amore impossibile, una storia segreta, un passato celato. Questo è il segreto che grava sulla località marittima campana, e su due giovani innamorati che non riescono a stare lontani, nonostante non ci sia altra soluzione.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corsi a perdifiato per minuti e minuti. Mi sembrò un tempo infinito. Me ne fregavo altamente del lancinante mal di fianco che avevo, del fiato che mi mancava, del fiatone che mi soffocava o delle lacrime che combattevano la mia volontà di non piangere.
Ignoravo il terribile mal di gambe che mi aveva assalita correndo su per le scale, o le botte che prendevo ai piedi inciampando negli scalini.
Lo vidi davanti a me: non era lontano. Strinsi i denti e corsi ancora più forte.
Quando gli fui dietro lo afferrai per il braccio.
- Fermati ti prego! – non riuscivo nemmeno a parlare, sentivo davvero il fiato mancarmi, le gambe doloranti, ma avevo altro per cui preoccuparmi.
- Deb...- sembrò sorpreso di trovarmi lì.
Rimasi in silenzio, piegata in due, respirando affannosamente.
- Stai bene? – iniziò a preoccuparsi.
- Ho corso come una pazza per raggiungerti...-
Rimase in silenzio, mentre io tentavo di regolarizzare il respiro, con un batticuore pauroso, dovuto anche alla vicinanza di Mirko, non solo alla corsa.
- Perché? –
- Non volevo che capissi male....- mi misi finalmente diritta, guardandolo negli occhi, anche se non vedevo niente a causa dell’oscurità.
- Perché? –
Rimasi spiazzata, non sapendo che cosa rispondere.
- Beh... perché sì! –
- Ehi – mi sussurrò con dolcezza, poggiandomi una mano sulla spalla – stai tranquilla! Non devi darmi nessuna spiegazione –
Annuii, poco convinta. Lui aspettò che aggiungessi qualcosa, ma io rimasi in silenzio, così si voltò e fece per andarsene; ma io lo fermai ancora.
- Mirko – che strano effetto pronunciare il suo nome... – io... non volevo farlo è che... non so... la luna piena rende pazzi – pensai a quello che mi aveva detto poco prima David.
Lui rise.
- Magari sei tu che sei pazza, sempre – scherzò.
- Mi stai insultando? – ridacchiai.
- No, affatto – lo vidi sorridere nell’oscurità – ti va di fare un giretto? Ho paura a lasciarti sola stasera... mi sembri un po’...-
- Pazza? – proposi io.
- Pericolosa – annuì lui in un sorriso – ci stai? –
Sorrisi, mentre sentivo un’euforia incontenibile crescermi dentro.
- Ci sto – dissi prendendolo a braccetto.
Insieme, fianco a fianco, riprendemmo a salire le scale, poi Mirko, anziché fermarsi in camera sua, mi condusse fino all’anfiteatro.
- Allora – iniziò lui – raccontami di questo ragazzo –
- Qual...- quasi mi ero dimenticata di David, talmente ero felice di essere lì con il mio Mirko – David...-
- David? È così che si chiama? –
- Già... io... non lo conosco bene, in realtà... erano solo le circostanze che ci hanno... fatti impazzire...-
- Ahah certo – rise, ma non era una risata sincera, c'era dell'altro. Gelosia? Fastidio? Forse. O forse era ciò che speravo di trovarvi.
Mi sentivo un po’ in imbarazzo a parlare di quello che era successo, perché sinceramente, nemmeno io avevo capito cosa fosse accaduto poco prima... insomma c’era una grande attrazione tra me e David, ma era strano che avessi lasciato che uno sconosciuto mi baciasse. Ero proprio messa male se avevo permesso che succedesse!
- E tu...- non vedevo l’ora di fare quella domanda, ma non ero sicura di essere pronta a sentire la risposta – ho visto che... succede qualcosa con quella ragazza...? – volevo sapere lui cosa pensasse della loro storia - è... è carina...- tentai di fargli credere che non ero per niente gelosa.
Incrociai i suoi occhi. Sembrava sorpreso che mi fossi accorto dell’avventura con la Barbie.
- Ah... tu dici... Marina? – sembrava costargli molto parlarne – beh... forse ci è successo quello che è successo a te e a David – pronunciò il suo nome con un noto disagio.
Mi sentii... benissimo a sentire quelle parole: quindi tra lui e Marina non c’era nulla? Oddio! Che bella notizia! Mi sentii svenire per la felicità, il cuore che mi martellava sempre più forte in petto.
Le gambe cedettero e per poco non caddi.
- Bene... che altro mi racconti? Cos’hai fatto in tutto l’anno? – mi chiese lui. Sembrava sinceramente interessato.
Ho aspettato di rivederti e ho pianto rendendomi conto di quanto fossi lontano... non potevo certo dirlo.
- Ho studiato, cosa vuoi che abbia fatto!? – ridacchiai il nervosismo che mi cresceva dentro – non sono come te che me ne vado in giro per il mondo! – gli feci l’occhiolino, lui sorrise.
- Presto potrai farlo anche tu –
- Sì, lo so... ma per ora... sono troppo giovane – sorrisi. Non avevo detto “troppo piccola” perché non si ricordasse che lui era troppo grande per me, dato che ora mi stava trattando come una sua pari. E la cosa era... stupenda!
Raggiungemmo il bar vicino al ristorante, su in anfiteatro, parlando del più e del meno, ridendo e scherzano in allegria.
- Vuoi qualcosa? – mi chiese quando fu al bancone.
- Mmmh...- mi guardai attorno in cerca di qualcosa di buono – qualcosa di forte per sconfiggere la luna. Scegli tu –
Mi guardò un attimo, un po’ dubbioso. Forse non era sicuro che potessi bere alcolici, ma ordinò per tutti e due.
- Assaggia – mi porse un bicchiere con un liquido azzurrastro dentro, condito con una fettina di limone.
- Che cos’è? – chiesi in un sorriso, un po’ esitante.
- Dimmelo tu –
- Come faccio? A me sembra solo... qualcosa di paurosamente blu...! – guardai con una smorfia nel bicchiere. Sembrava una pozione magica.
- Assaggiala. E poi dimmi –
- Sicuro che non è veleno? –
Lui rise.
- Ti fidi di me? –
E c’era da chiedermelo? Certo che mi fidavo, completamente, ciecamente!
- Certo...- dissi sulla difensiva, non riuscendo a capire dove voleva andare a parare.
- Ti dico che è buono. Assaggia – mi disse tirando un sorso al suo drink.
- Vado sicura? Se muoio poi è colpa tua, sappilo! – scherzai ridendo, poi chiusi gli occhi, mi portai il bicchiere alla bocca e tirai un piccolo sorso. Mi preparai una smorfia schifata, invece il sapore era davvero delizioso.
- Mmmh! Che buono! – esclamai in un sorriso radioso.
- Che cos’è? – mi domandò Mirko bevendo un altro sorso del suo drink.
Lo imitai, cercando di distinguere gli ingredienti di quella magica pozione. L’animatore mi fissava attento.
- Cocco...- lo vidi annuire. Mi concentrai ancora sul sapore del drink – menta..., qualcosa di alcolico molto... forte –
Lui mi sorrise.
- E cacao –
Annuì: - Indovinato. Poi ci sono gli ingredienti speciali che non sa nessuno –
- Ah... e il tuo? A che gusto è? –
- Il mio? – tirò su il bicchiere. Mi accorsi solo allora che era vuoto.
- Ok... a che gusto era? – mi corressi.
- Limone ed ingredienti speciali –
- Buono! – buttai giù tutta la pozione.
Uscimmo dal bar e venimmo accolti da una musica leggera e soffusa. A Mirko si illuminò il viso.
- Sai ballare? –
- Io? – scossi la testa – no, per niente –
Ma prima che potessi finire la frase l’animatore mi aveva trascinata giù dagli spalti: due volte in un giorno ero stata portata in pedana... wow! Se me lo avesse raccontato qualcuno non ci avrei mai creduto.
- Dai vieni – mi fece fare una giravolta, poi mi prese delicatamente tra le sue braccia: con uno mi tirò a sé spingendomi in avanti la schiena, con l’altro mi afferrò la mano.
Mi guardò negli occhi e mi sorrise.
- Senti... io non sono capace – dissi ridendo.
- Non importa, segui me! –
- Sembra facile a dirsi! –
- Lo è! Devi solo capire... come mi muovo io, entrare in sintonia con me. E seguire i miei passi –
Dopo i primi passi che sbagliai completamente entrai in perfetta sintonia col mio compagno, e non fu difficile ballare seguendo i suoi movimenti.
Anzi, sembravamo perfetti, una coppia di esperti ballerini.
- Sembra che balliamo insieme da sempre! – mi disse lui infatti.
- Ed è una cosa buona? – certo che lo era!
- Sì – mi sorrise, fissandomi negli occhi così intensamente che sbagliai passo.
Il cuore mi tamburellava in petto con un’energia incredibile. Stavo così bene a volteggiare tra le braccia di Mirko che non mi resi conto del tempo che passava. Lo seguivo alla perfezione, ci muovevamo perfettamente in sintonia, parlavamo tra di noi, ci raccontavamo varie esperienze, e ballavamo, ballavamo, ballavamo.
Stavo così bene che per un attimo credetti di essere in paradiso... davvero pensavo che stessi sognando... insomma: stavo danzando tra le braccia del mio unico amore, che non mi aveva mai presa davvero in considerazione! Le circostanze erano davvero insolite.
Appena terminò l’ennesima canzone mi decisi a guardare l’ora. Era l’una e un quarto!
- O cavolo... o cavolo...- esclamai lasciando la presa su Mirko – devo andare a casa. È tardi! –
Lui mi guardò un attimo, mentre mi agitavo.
- Ti accompagno a casa, poi vado a dormire anche io –
Già stavo morendo a stargli così vicino, a sentire il suo respiro sul mio collo, il battito del suo cuore, premuto contro la mia guancia, a ricordare gli sguardi di fuoco che ci lanciavamo... ora che mi rivolgeva quel caldo sorriso offrendosi di accompagnarmi a casa... mi sentivo morta per davvero!
Accettai la sua offerta ed insieme attraversammo il boschetto sopra il mio residence.
- È proprio strana la luna piena... fa saltare il cervello a tutti – sussurrai.
- E il cuore – aggiunse Mirko.
- E il cuore – confermai io.
E siccome ormai mi ero convinta di essere in un sogno, decisi di rischiare ed esagerare: facendo finta di nulla afferrai la mano di Mirko nell’oscurità che incombeva nel boschetto di pini e ulivi.
Lui la strinse forte, e quando mi voltai ci sorridemmo dolcemente. Non avevo idea di cosa volesse significare quella serata per lui. Per me, di certo, voleva dire molto, anzi, moltissimo.
Erano due anni che speravo in una serata così, una! E sarei morta col sorriso, ora!
Non pensai più però a tutto quello che avevamo fatto, perché ero convinta che il giorno dopo mi sarei svegliata con le lacrime agli occhi rendendomi conto che era stato tutto un sogno...
Arrivammo al residence 304 e dovetti salutarlo.
- Buonanotte – gli sussurrai.
Lui mi guardò in un modo dolcissimo che mi fece sciogliere, poi si avvicinò a me. tentai di indietreggiare, ma ero paralizzata dal suo sguardo ammaliante.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio, ma prima che i nostri nasi si potessero toccare si fermò.
Rimase con uno sguardo cupamente vuoto così vicino e così lontano al tempo stesso. Io aspettavo paralizzata dal batticuore.
Mi fissò in modo penetrante. Vidi una grandissima indecisione sul suo volto, poi, non so perché, ma con uno sguardo malinconico e auto commiserevole dipinto in volto si ritrasse.
Esibì un sorriso forzato.
- Buonanotte –
   
 
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