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Autore: Aqua_    23/07/2013    2 recensioni
Meredith Berker ha diciassette anni quando si addormenta. Quando riapre gli occhi, ne ha venti. Sono passati 1095 giorni senza che si svegliasse.
1095 giorni che non potrà più rivivere.
1095 giorni che hanno portato in lei un cambiamento spaventoso.
Meredith sente le voci.
Dialoghi interi, tra persone distanti da lei più di migliaia di chilometri.
Dialoghi in altre lingue.
Dialoghi di altri tempi.
Dialoghi tra persone morte.
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogni. 
 
Avevo promesso che sarei rimasta sveglia, ma mi sono addormentata.
Ho fatto di nuovo lo stesso sogno.
Ho visto di nuovo lo stesso fuoco che mi tormenta, ma questa volta diversamente.
Non ero io a bruciare, ma questa stanza.
Nonostante fossi circondata dalle fiamme, mi sono procurata soltanto una minuscola ustione. 
Quando mi sono svegliata, l'ho vista.
Lì, a pochi centimetri dal mio polso, una striscia rossa percorre il mio braccio, fermandosi appena prima del gomito.
Mi fa male, anche se non la tocco.
Vorrei sapere com'è possibile che l'ustione sia reale.
Il sogno non lo era, il fuoco non lo era, ma il dolore lo è.
 
 
Bugie.
 
Marvin è tornato, ma questa volta ha lasciato la porta socchiusa.
Mi ha chiesto se mi sono addormentata, e io ho risposto di no.
Credo abbia capito che stavo mentendo, perché mi ha subito afferrato il braccio e ha indicato la bruciatura.
«Come te la sei fatta?» ha chiesto.
«Non lo so.» ho risposto io.
Ha alzato lo sguardo dal mio braccio per guardarmi in faccia.
«Non devi addormentarti, capito?»
Ho annuito.
«Perché?»
«È pericoloso.»
Ho annuito di nuovo, poi lui, veloce e silenzioso come quando è arrivato, se n'è andato.
 
 
Una Guaritrice. 
 
Marvin è tornato dopo qualche ora, ma non da solo.
Una donna, probabilmente sua madre, con i capelli castani e gli occhi chiari.
Lei mi si è avvicinata e mi ha chiesto di farle vedere il braccio.
Ho tirato su la manica, cercando di toccare la pelle il meno possibile.
«Come ti chiami?» ha chiesto la donna.
«Meredith.»
«Okay, Meredith. Questo farà un po' male.» ha detto, appena prima di appoggiare la mano sulla pelle bruciata.
Non sono riuscita a nascondere un sussulto quando mi ha toccata, né quando ha tolto lo strato di pelle ustionata che copriva il braccio. Subito dopo, ha iniziato a ripetere una strana litania, tracciando linee immaginarie su tutta la parte dolorante.
Quando ha finito, il braccio non mi faceva più male, e la pelle era di nuovo sana.
Non ho fatto in tempo a chiederle come avesse fatto che se n'era già andata.
 
 
Un altro fuoco.
 
Non sto dormendo.
Questa volta sono completamente sveglia, ma quello che vedo non può essere vero.
Una piccolo fuoco comparso dal nulla illumina la stanza, proiettando ombre sinistre sulle pareti.
Per la prima volta riesco a vedere il posto in cui sono tenuta prigioniera.
Uno strano macchinario vicino al letto, il letto, queste sono le uniche cose che conoscevo. 
C'è anche una finestrella rotonda, sopra la quale sono appese quelle che una volta dovevano essere tende. Su una parete, quella opposta al mio letto, ci sono delle fotografie rovinate. 
Riesco a vedere una bambina che gioca, una festa di compleanno, un gruppo di bambini in un giardino. Mi avvicino per vederne i volti, ma sono come cancellati.
Improvvisamente mi rendo conto di non dover scoprire chi sia quella bambina, perché lo so già.
Sono io, e appesa ad una parete c'é la mia vita.
   
 
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