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Autore: Nyssa    02/02/2008    9 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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-          Ma lo sai che sei proprio una peste?

Dichiarò Draco Malfoy, come se avesse appena scoperto l’acqua nel pozzo

-          Non puoi certo aspettarti che rimanga qui a non fare nulla – borbottò una imbronciata bambina dai capelli castani mentre, tenendo in mano una matita, scarabocchiava qualcosa su di un foglio, seduta al tavolo della cucina.

Il suo (al momento) tutore, era prossimo ad una crisi di nervi mentre, sparpagliate intorno a lui, stavano cento piantine della biblioteca. La mezzosangue, e questo doveva prenderne atto, non si arrendeva facilmente e, se avesse continuato così, di certo l’avrebbe convinto a farsi coinvolgere in quella missione suicida che avrebbe avuto un ottimo titolo come “Andiamo a farci ammazzare” oppure “Intanto della pelle non me ne importa niente”.

Sospirò: era davvero così problematico anche lui quando si trasformava in un moccioso?

La Granger, comunque, non desisteva, le stava davvero provando tutte… si era fatta portare dal portiere un elenco della City, i numeri di telefono degli uffici pubblici e relativi enti e poi aveva telefonato ad una mezza dozzina di questi facendosi mandare “via fax” le rispettive piante di biblioteche e varie, indicando come scusa una “importante ricerca universitaria sull’architettura delle biblioteche dalla seconda metà del diciassettesimo secolo ad oggi”.

Probabilmente il tipo all’altro capo di quell’aggeggio chiamato telefono stava pensando di avere a che fare con qualche pazzo malato ricoverato al San Mungo, o come cavolo si chiamavano gli ospedali babbani. Dal canto suo, il piccolo generale saccente era continuamente attaccato alla cornetta a parlare da solo, dettando ordini come se fosse stata il Ministro della Magia fatto persona.

Sospirò mentre schiacciava a ripetizione i tasti colorati presenti sull’apparecchio chiedendo di parlare con Tizio e con Caio, mobilitando l’”Ufficio toponomastica”, l’”Accademia di Belle Arti”, il “Centro Londinese di Restauri d’Epoca” e altre associazioni.

Avrebbe avuto un futuro per gestire la corrispondenza di Potty, se già non lo faceva…

Nel frattempo la sua mano destra, quella con cui non teneva il telefono, scribacchiava con una comune penna babbana dall’aria particolarmente squallida su fogli e foglietti, appiccicando post-it ovunque.

Dopo un pomeriggio in sua compagnia, nonostante non avesse fatto molto per aiutarla, sentiva già un bel mal di testa pulsargli all’altezza delle tempie: non sarebbe resistito ad un altro assalto, doveva dissuaderla ora, al più presto, prima che la sua partecipazione alla missione rischia-tutto, che sembrava progettata da San Potter in persona tanto era pericolosa, venisse messa a verbale e protocollata.

-          Andiamo Granger, rilassati, è la Vigilia di Natale – le disse poco convinto – io ho fame e tutto quello che ci è rimasto sono dei biscotti rinsecchiti

-          Ho dei cracker nella borsa – disse lei senza alzare gli occhi infantili dalle scartoffie

Impossibile, il cenone della Vigilia a base di cracker e dello schifosissimo formaggio cheddar era qualcosa di abominevole perfino per un babbano!

-          Mi rifiuto – scandì categorico – voglio mangiare almeno qualcosa di caldo per il giorno prima di Natale! A scuola si staranno già ingozzando di tacchini e prosciutti, polli e polpettoni e noi dobbiamo fare la fame! – brontolò

-          Puoi sempre scaldare i surgelati che stanno nel congelatore – lo liquidò lei indicando appena con il mignolo, l’unico dito non impegnato a rovistare tra la carta, reggere penne, matite ed evidenziatori, il cassetto apribile sopra la cucina dal quale, ormai Draco lo sapeva, proveniva un freddo polare.

-          No

-          Allora aspetti

Sbuffò spazientito.

Se la mezzosangue era stata davvero una bambina simile, non si stupiva che a diciotto anni fosse ancora scompagnata e avesse dato il suo primo bacio meno di una settimana prima. Così non andava, avrebbe fatto saltare i nervi perfino a sua madre! Figuriamoci ad un possibile spasimante desideroso di portarla fuori e appartarsi in un luogo carino, intimo e romantico con lei… di sicuro gli avrebbe fatto una paternale circa la posizione poco ortodossa che faceva venire la scoliosi…

-          Ora basta! – gridò alla fine facendo un fascio delle carte sparpagliate e gettando il tutto sul divanetto – andiamo a mangiare fuori

-          Ti ho detto che ci sono i surgelati! – urlò arrabbiata lei, cercando di recuperare qualche foglio che cadeva mentre lui compiva quell’operazione tattica di trasporto

-          Senti, io di mangiare della pietra che i babbani spacciano per commestibile non ne ho voglia. A Diagon Alley c’è un ristorante carino, perché non possiamo mangiare fuori?

-          Perché non dobbiamo dare nell’occhio – si lamentò lei citandogli a menadito le parole di Raymond e di Silente, per concludere col predicozzo che aveva fatto loro la McGranitt, terminato da uno dei suoi sospiri significativi.

-          Mi tingerò i capelli

-          Oh, andiamo, hai un modo di fare riconoscibile tra mille, perfino un cieco saprebbe distinguerti in mezzo ad uno stadio!

-          Sì lo so – mormorò lui con un sorrisetto compiaciuto di falsa modestia

-          Non in quel senso! Vabbè. Non abbiamo bisogno di andare a Diagon Alley, possiamo comprare da un take-away, magari prendiamo una pizza…

-          Intendi quella roba caustica che mi hai propinato anche l’altra sera?

-          Precisamente – rispose acida, per niente contenta degli aggettivi che lui stava utilizzando per descrivere le sue abitudini culinarie – sfido io che i babbani durano poco, a trent’anni non hanno più di intestino!

-          Finiscila con tutte queste storie, non tutti siamo stati allevati a filetto e crepe Suzette, a me piace come ho mangiato fin’ora!

-          E si contano i danni nella tua follia cerebrale. Andiamo, è la Vigilia di Natale!

Non aveva mai visto Malfoy così desideroso di andare a mangiare fuori sembrava un bambino… in genere preferiva rimanersene chiuso in casa piuttosto che mischiarsi tra la gente comune che andava a fare compere o tornava dal lavoro.

Contò mentalmente: se avessero preso un taxi, arrivare alla bettola da cui si accedeva alla Strada dei Maghi sarebbe stato facilissimo.

Ma era saggio addentrarsi in quel mondo?

Solo il giorno prima avevano incontrato dei mangiamorte in biblioteca, no, dico, in biblioteca! Non ci si incontrano i babbani e loro andavano a trovarci dei maghi… ah, i casi della vita… comunque, era davvero saggio uscire?

Era quasi sera, Hyde Park era illuminato da ghirlande di lucine colorate e lampeggianti che davano un tocco di vita, le strade erano invase da Babbo Natale che chiedevano fondi per ospedali e orfanotrofi e da altre persone con fini decisamente meno nobili che miravano, invece, a fondi per le loro tasche. Un coretto di bambini aveva passeggiato tutto il pomeriggio per i sentieri del parco cantano inni natalizi capeggiato da una suora che era quasi venuta alle mani con un rockettaro all’angolo che proponeva la sua personalissima versione techno-rap del consueto “Venite fedeli”. I bambini, con ogni probabilità, erano rimasti traumatizzati.

I soliti sportivi irriducibili si stavano ancora affannando in gare di resistenza contro il gelo, sfoggiando pantaloncini di lycra sopra il ginocchio e iPod ultima generazione nelle orecchie mentre facevano jogging come se partecipassero alla maratona di New York e andavano in bici come se il terreno non fosse il solito ghiaietto, ma una landa dissestata degna della “Carrera della muerte” o a una Parigi-Dakar versione mountain-bike.

Sospirò sconsolata.

Malferret la guardava con gli occhi da cane bastonato. Non aveva scelta, non poteva negare che Natale non lo si passava a base di sottaceti e tonno al naturale, come impedirgli di viverlo tra lussi e agi?

-          Purché paghi tu – puntualizzò facendo un rapido calcolo di quanto rimaneva ancora loro da spendere, il budget era a posto, sarebbe bastato anche con quella follia, ma Malfoy doveva imparare a prendersi le sue responsabilità: lui voleva mangiare fuori? Ok, però pagava di tasca sua, tanto i soldi non gli mancavano

-          D’accordo, ma non pensavo che fossi così pigna verde – sbuffò

-          E niente posti sofisticati, vorrei mangiare, non guardare una mostra di nouvelle cousin

-          Hai ancora qualcosa da aggiungere?

-          Preferirei che costasse poco – sentenziò

-          Che t’importa, tanto pago io…

-          Mi fai sentire in debito – brontolò

-          Bene, riscuoterò quando sarà necessario

-          Non contarci

Arricciando leggermente la gonna, Hermione si sentì pronta per quello che era senz’altro l’evento più mondano dell’anno, visto che il pranzo di lavoro di sua madre a cui era stata aveva richiesto solo una camicia bianca e la cena a scuola in onore del compleanno di Silente era stata allietata dal quartetto musicale di Nick-quasi-senza-testa, il che la diceva lunga sull’abbigliamento a cui fossero costretti i poveri ospiti (e c’era qualcuno che ancora si domandava come mai la maggior parte degli studenti avesse disertato il party, frequentatissimo, invece, da persone che sembravano sbucate da libri illustrati de “la moda durante i secoli” ai quali, però, era stata malamente sottratta l’epoca iniziata circa cento anni prima).

Beh, pazienza, sempre meglio della festa in maschera a cui Lavanda e i Canon&Canon l’avrebbero costretta se fosse rimasta a Hogwarts, per  non parlare del bacio di beneficenza assieme alla serpe!

… quello però era un argomento da evitare.

 

Draco la guardò dopo il ritocchino che aveva fatto ai vestiti

-          Pretendi che ti porti da qualche parte vestita in quel modo? – indagò scettico

-          Perché, cos’ha adesso che non va il mio abito

-          Ma insomma, sembri appena scappata da Aushwitz, non puoi pretendere che ti porti a mangiare fuori con quello straccio

-          Lo “straccio” in questione è uno dei miei vestiti preferiti – non era vero, ma se lui aveva voglia di piantare delle grande, bene, l’avrebbe fatto anche lei. – eppoi ho a malapena otto anni – bofonchiò contrariata guardando il corpo di bambina che si ritrovava.

Era strano, pensò mentre lo scrutava in maniera per niente amichevole, quando lui era passato dallo stato di bambino a quello di adulto la prima volta, non aveva sentito niente e neppure quando da dieci anni se ne era ritrovati cinque. Uguale cosa per lei quando da ventisettenne ormai donna aveva sentito il proprio corpo cambiare, finchè le sue dimensioni non avevano raggiunto quelle di una qualsiasi bimba delle elementari.

Ma allora cosa erano state quelle fiamme?

E che incantesimo aveva pronunciato?

Nella furia del momento, preoccupata per come stava lui, si era gettata sul letto chiudendo il libro e adesso non sapeva più ritrovare la pagina dove aveva letto quelle parole che avevano scatenato quella magia potentissima e terribile, tanto distruttiva che le era perfino tremato il braccio quando l’aveva lanciata, una cosa che accadeva solamente quando invocava il patronus.

Lui non aveva ancora risposto alla miriade di domande che gli poneva ogni giorno e lei aveva accettato la cosa, dimenticandola pian piano mentre si faceva posto nel suo cervello per la nuova minaccia dei mangiamorte. Ma la stranezza non era sparita e prima o poi sarebbe riuscita a estorcergli qualche parola a proposito: a volte lui sembrava quasi lì per dire qualcosa eppoi si fermava prima di pronunciare la prima sillaba, voltando gli occhi e guardando distante.

-          Che ne dici di questo? – intervenne la voce di lui, insinuandosi nei suoi pensieri e facendola quasi sussultare.

Draco Malfoy se ne stava in attesa, un po’ scocciato, con una tela ripiegata di velluto, rifinita con passamaneria dorata: sembrava piuttosto polverosa

-          Che vorresti farci con quella tenda invernale? – dato che Raymond trascorreva la maggior parte dei Natali a Hogwarts, era raro che cambiasse le tende dalla primavera all’inverno, esattamente come dimostravano quelle di tessuto leggero che stavano ora svolazzando con lo spiraglio che filtrava dalle imposte socchiuse.

-          Beh, adesso che ho la mia bacchetta…

Incominciò il biondo con un sorriso sadico sul viso. L’enormità, ma soprattutto la gravità di quanto avrebbe fatto la colpirono come un pugno allo stomaco.

Che qualcuno la risparmiasse, ma quello NO!

-          Assolutamente NO! – chiarì lei, per niente diplomatica

-          Andiamo, mezzosangue, staresti così bene… - appunto, voleva vestirla con una tenda da casa? Ma quello era fulminato completo!

-          Sta a vedere – le disse raccattando la bacchetta che, magicamente rimessasi a funzionare, rispose pronta al suo richiamo; in due minuti la forma piatta della tenda scomparve per lasciare il posto ad un delizioso vestitino rosso e nero con bordino dorato e collettino scuro molto chic. Insomma, perfetto per una brava bambina dalle tasche piene di soldi.

-          Se ti aspetti che io indossi quel coso tutto fronzoli caschi male – gli rispose acida

-          E se tu stai cercando di sabotare la mia uscita a cena, sappi che non ci riuscirai – dichiarò altrettanto lui con convinzione – dopotutto lo faccio anche per te…

-          Per me? – indagò scettica

-          Ma come, credevo che fosse usanza babbana abbuffarsi alla Vigilia e scartare regali e altre cose…

-          Mi sembrava che nel mondo magico non fosse tutto così diverso – propose

-          Eppoi devo farmi perdonare per averti fatta piangere

Silenzio.

Che aveva detto?

Che voleva farsi perdonare? … doveva proprio aver ricevuto una botta in testa, ma bella forte, anche! Era ancora da decidere se il destinatario della botta fosse lui che aveva detto quelle cose o lei che aveva capito male.

Malfoy la guardò con un sorriso irresistibile: ok, l’aveva detto solo per convincerla, ma intanto, cosa sarebbe cambiato se si fosse trattato della verità?

-          Da’ qui – disse alla fine strappandoglielo dalle mani e andando a nascondersi nella cabina armadio

Draco annuì compiaciuto: ottenere ciò che voleva era il suo lavoro e, modestamente, gli riusciva anche particolarmente bene.

 

*          *          *

 

Il ristorantino grazioso dove lui aveva deciso di portarla era qualcosa che non aveva niente a che vedere con i normali canoni di bellezza costituendo, da solo, il museo di tutte le epoche storiche trascorse dalla Creazione ad oggi.

L’ingresso assomigliava a quello del Ghirigoro, con ampi finestroni a riquadri e lumi di candela ovunque.

I tavoli raccontavano la loro storia attraverso le zampe di leone, cervo, orso e leopardi che li sorreggevano.

La clientela era varia, ma per lo più costituita da stravaganti coppie o gruppi di amici di mezza età, qualche compagnia venuta per festeggiare, molti irlandesi dai capelli rossi e il caratteristico trifoglio appuntato sul cappello di feltro.

L’abbigliamento dei “fortunati”, che sembravano trasudare denaro perfino dalla pelle, lasciava pensare a intere colonie di bachi da seta rimasti senza casa, con un minimo contributo di pecore merino.

Le dame osservavano i presenti attraverso stravaganti monocoli e binocoli come usava nell’Ottocento e le loro scarpe con tacco alla vittorina facevano un suono molto caratteristico mentre percorrevano il pregiato parquet tirato a lucido.

Su ogni tavolo era sistemato un vaso con un fiore e, per la ricorrenza, una stella di Natale era la decorazione.

Malfoy la tenne per mano mentre lei procedeva imbronciata tra la folla e lui rivolgeva sorrisi soddisfatti al locale che, evidentemente, soddisfaceva i suoi sofisticati criteri estetici. Quelli di lei erano rimasti a casa.

 

Si accomodarono ad un tavolino d’angolo lontano dalle finestre, così che i passanti non potessero vederli e riconoscere di striscio una certa somiglianza del moro in questione con l’affascinante ghiacciolo rampollo dei Malfoy.

 

Hermione sbuffò dell’abitino ridicolo che alla fine aveva deciso di mettersi e fu tentata di strapparsi dai capelli il fiocco di velluto nero che aveva insistito per appuntarle. Se le occhiate erano parole, in quel momento lui si stava sopportando una bella paternale coi controfiocchi tipo quelle della McGranitt.

Una graziosa cameriera raggiunse la loro postazione per chiedere le ordinazioni.

La Caposcuola la studiò e lesse il cartellino appuntato sulla divisa da “strega babbana” che la tipa in questione indossava.

Si chiamava Tammi, senza la “y”. Il biondastro le sorrise appena e questa sfoderò trentadue denti, prodigandosi in una scelta del vino che, decisamente, non le spettava, esaltando la qualità del dessert e la compagnia del locale.

Sarà stata anche una “casta verginella” ma i feromoni di quella stavano appestando l’aria. Le lanciò un’occhiataccia che, nel suo gergo, significava di stare alla larga.

Malferret sorrise di quel tentativo, annuì per l’ennesima volta, ordinò per entrambi e congedò la chiacchierona che stava facendo salire il livello di frustrazione della sua damina.

-          Mi sembri un po’ gelosa – le disse

-          Come è vero che Gazza ha una fidanzata

Lui rise della battuta e lei se ne stupì.

-          Che te ne pare del locale? – le domandò ancora

-          È kitch – rispose fredda

-          Mia madre pensa che sia simpatico

-          E tu? – indagò

-          Il servizio ai tavoli è pessimo

Lanciò gli occhi al cielo e scosse la testa, gesto che, decisamente, non le si addiceva nella forma in cui si trovava.

Tammi tornò con due porzioni miserevoli di antipasti, promettendo che il loro menu natalizio sarebbe presto arrivato e, nel frattempo, di assaggiare la specialità.

Spaventosa quella bocca piena di denti! Riflettè lei mentre la cameriera si sporgeva verso il biondastro (ormai moro) per illustrargli gli ingredienti e, nel frattempo, mettendo in mostra una buona porzione di decolleté che minacciava di sfuggire all’intrico di legacci che teneva il corpetto dell’abito.

Giusto quel che ci voleva per farle passare l’appetito

-          Che bambina silenziosa… - gli sussurrò poi

La Granger, però, capì ugualmente e nell’arco di un secondo la incenerì con lo sguardo mentre questa scappava con la coda tra le gambe.

“Vorrei vedere te se una perfetta sconosciuta ci stesse provando col tuo pseudo padre”, rimuginò nella sua mente.

Grazie al cielo, però, l’antipasto era discretamente buono.

Esattamente come l’umore della serpe.

-          Chissà che staranno facendo gli altri in questo momento – pensò mentre infilzava la sua porzione di ravioli

-          Probabilmente avranno dato fondo alle scorte di Hogwarts – rispose lui bevendo un vino rosso dal colore seducente – la Donnola senz’altro lo ha fatto

-          Smettila – lo ammonì

Lui fece spallucce e tornò al suo calice di Borgogna.

-          Un po’ mi mancano – ammise studiando un impettito cameriere svolazzare di qua e di là con le portate in bilico tra le mani. – a te non manca Blaise

Malfoy nascose il rossore che gli si formò sulle guance dietro allo strato di vetro del bicchiere.

La Granger aveva ragione, nonostante stare con lei fosse divertente e non andare a scuola anche di più, gli mancava la compagnia del suo migliore amico, le sue battutacce politicamente scorrette e il suo umorismo a sfondo sessuale, con la mezzosangue, invece, come si faceva il minimo accenno era un tripudio di gradazioni carminio e fucsia!

A dirla tutta, gli mancavano anche le rappresaglie al Grifondoro, chiacchierare con Daphne e Pansy in Sala Comune e progettare qualche scherzetto ai danni delle altre classi; anche salire su una scopa e farsi un volo sopra la scuola era qualcosa di cui sentiva la mancanza…

Guardò la Granger col musetto sporco di sugo al ragù che, sentendosi osservata, alzò gli occhi stupita aspettando che dicesse qualcosa, tutto ciò che ottenne, però, fu una risata sincera mentre Malferret la ammirava.

Però non avrebbe barattato quella settimana insieme con dieci a scuola.

-          Senti un po’, Malferret – disse alzando un sopracciglio e affrettandosi a fregare le labbra con il tovagliolo – io sono venuta qui per farti un piacere, dunque il 27, quando riaprirà la biblioteca, tu verrai con me a dare un’occhiata

-          Credevo che fossi io quello che doveva riscuotere visto che ti sentivi in debito – sottolineò

-          Dettagli

-          Toglimi una curiosità, perché ci tieni tanto a mettere il naso in questa faccenda? È pericolosa e piena di gente che non esiterebbe un istante a schiantarti, ci sono maghi cattivi, molto… perché ti interessa tanto?

-          Siamo qui da una settimana ormai e tutto quello che facciamo è oziare e girare per Hyde Park, voglio sapere che cosa c’è dietro quello scaffale dei romanzi. – lui scosse la testa

-          Silente vorrebbe che tornassimo tutti e due interi, tu soprattutto – rispose a bassa voce in modo che gli altri avventori non udissero la loro conversazione

-          Oh, andiamo, non succederà niente… - brontolò lei

-          Voi Grifondoro siete estremamente incoscienti quando vi ci mettete, lo sai?

-          Non è vero!

-          Sì che lo è, fate tante storie sul rispetto delle regole e tutto quanto, ma quando vi mettete in testa qualcosa, cascasse il mondo, non arretrate di un passo

Hermione non seppe se prenderlo per un complimento oppure no, ma visto che era quasi Natale, gli lasciò il beneficio del dubbio e attese che continuasse la frase

-          Te e quegli altri due avete rischiato di rimetterci la vita un fottio di volte, non ne hai ancora abbastanza? Sei stata pietrificata da un basilisco, quasi uccisa al Ministero, probabilmente avresti dovuto prenderti qualche bella punizione dalla Umbridge ed è solo grazie al mantello di Harry se Piton

-          Come lo sai?! – urlò quasi smettendo istantaneamente di mangiare e posando la posata sul piatto

Gli occhi di lui si spostarono dal visetto infantile ad un candelabro che ardeva poco distante dal suo braccio e che fluttuava nell’aria con naturalezza

-          Non me lo chiedere – rispose come, ormai, faceva la maggior parte delle volte per le sue domande

-          È un’altra cosa che non mi puoi dire? – indagò lei, le sopraccigli abbassate, gli occhi fissi e in ansia

-         

Pausa, silenzio mentre si udiva in sottofondo il ticchettio delle stoviglie, il rumore dei piatti che appoggiano sul legno rivestito dalla tovaglia, il suono sordo dei tacchi che battevano sul pavimento e quello appena percettibile del fuoco dei gamberetti flambé.

-          Perché ci sono così tante cose che non mi puoi dire? – lui non rispose – perché hai così tanti segreti, quando non ne hai mai avuti?

Gli occhi azzurri si fissarono in quelli ambrati scurendosi progressivamente mentre lei riusciva a riconoscere la rabbia montargli dentro e crescere come un ciclone

-          Cosa vuoi saperne dei miei segreti – le disse furioso – nessuno ne ha mai saputo niente, ma ce ne sono sempre stati. Eppure voi guardate, dall’alto della vostra perfezione Gryffindor, giudicate e condannate gli altri senza sapere che cosa c’è dietro. Cosa credi che facciano i tuoi cari compagni ogni volta che mi incrociano? Forse non me lo dicono in faccia, ma sento quando la parola “mangiamorte” viene pronunciata dietro le mie spalle.

-          Io non l’ho mai fatto – precisò lei un po’ intimorita da quell’invettiva

-          È vero, ma intanto parti dal presupposto che questa sia la prima volta che ti nascondo qualcosa. Ma c’è mai stato qualcuno che ha mai voluto conoscere solo per me? Credi che ci sia mai stato? Perfino tu, perfetta Caposcuola, mi hai giudicato. E non so come mai il tuo giudizio è stato differente da quello degli altri perché le tue belle labbra non hanno effettivamente mai pronunciato quella parola blasfema dietro di me e neppure in faccia. Ma perché vuoi sapere? Perché sei curiosa, perché ti viene nascosto qualcosa… non certo perché ti preoccupi, perché sono io, perché è un segreto della mia famiglia, perché forse qualcuno ci sta male… - gli occhi di lei si indurirono mentre lui parlava. E aveva maledettamente ragione. Ma non era con cattiveria che gli poneva quelle domande.

-          Quanto tempo è che ci conosciamo? – chiese infine senza spostare gli occhi

-          Più o meno sette anni – lei annuì

-          E quanto tempo è che credi abbia saputo tutto questo? – capiva dove voleva andare a parare, visto che erano sempre stati distanti, era normale che lei non si preoccupasse per lui, che non desiderasse conoscerlo… con quel che le aveva fatto passare in quei giorni, poi, era più che comprensibile.

-          Una settimana – rispose preciso

-          Molto bene. Credi che potresti confidarti con una persona con cui sei amico da una settimana?

-          Ti sei bevuta il cervello? – indagò scettico, lei scosse la testa

-          All’inizio ho pensato che, visto che non ci siamo sopportati per così tanto, fosse normale non preoccuparsi, soprattutto di qualcuno che ti chiama abitualmente con l’insulto più cattivo che riesce a trovare nel suo vocabolario. Ma poi ho riflettuto che in questi sette giorni… beh, è un po’ come se qualcosa fosse cambiato. Perché noi siamo un po’ amici, ormai, vero?

Sembrava che ci fosse della speranza che brillava tra quelle pagliuzze dorate nei suoi occhi e che non riuscivano a far uscire quel NO che gli ronzava nel petto. Lui non ci aveva riflettuto, ma, forse, anche se non erano proprio come amici, sì, qualcosa era cambiato nel loro rapporto.

E dannazione, lui VOLEVA una amica come lei.

-          Granger, io e te non siamo amici – rispose alla fine e vedere quel fuoco che le bruciava negli occhi spegnersi d’improvviso fu terribile – ma non lo siamo perché non abbiamo voluto esserlo, né io né te. Tu non hai bisogno di un amico come me, sempre che io possa essere chiamato amico… e io…

-          Non hai bisogno di una mezzosangue schifosa tra i piedi

-          Anche – annuì – ma… soprattutto… non posso coinvolgerti in questa storia. Non l’ho fatto con Blaise, e credo che tu ci definiresti amici, e non lo farei con te. Quindi non credo che te ne parlerei.

Stranamente, a differenza di tutto quello che si sarebbe aspettato, lei sorrise

 

-          Ti sei dimenticato di dire che NON VUOI una amica come me – aggiunse, lui fece per aprire la bocca, ma lei lo precedette – sono contenta che tu non l’abbia detto…

E il sorriso divenne dolcissimo, mentre lo guardava con gratitudine per quelle due parole che non avevano lasciato la sua bocca e che, forse, non erano neppure state pensate. Una volta sarebbe stato così, l’avrebbe pensato e detto. Ora non più.

Forse qualcosa era davvero cambiato.

 

-          Ehi Granger – aggiunse poi, sollevato di vedere quelle labbra sorridere – se un giorno si sistemerà tutto te lo dirò

-          Cercherò di preoccuparmi un po’ di più – annuì lei a sua volta – ma se tu non mi dici per cosa, sarà molto difficile

 

*          *          *

 

Come tutti sanno, trovare un taxi la notte di Natale è un’impresa impossibile.

Idem per un mezzo pubblico.

Ed era per questo che, tra le luci accese sopra le strade e attorcigliate sui lampioni si riuscivano a scorgere due figure camminare nei marciapiedi decisamente meno affollati del solito.

La ressa che giornalmente invadeva la Londra babbana scompariva la notte della Vigilia per lasciare il posto a signore in pelliccia con borse piene di regali e persone che si dirigevano alla messa natalizia.

 

Draco ed Hermione rabbrividirono nel freddo dell’inverno e proseguirono di qualche passo mentre a turno strofinavano le mani coperte dai guanti le une contro le altre, nella speranza di creare un minimo di calore.

Malfoy avanzava nel suo loden verde scuro, così intenso che poteva sembrare nero, la sciarpa che pendeva leggermente dietro la schiena e le mani infilate nelle tasche laterali.

E dalla tasca destra spuntava un altro braccio, più piccolo e sottile che risaltava di un rosso brillante e che apparteneva ad una bimbetta che gli camminava a fianco con una certa fatica per tenere il passo veloce con cui stava accorciando a distanza tra l’attico di Raymond e Diagon Alley, da dove erano partiti.

Hermione rabbrividì ancora e proseguì finché il Big Ben non rintoccò la mezzanotte. Alzò gli occhi in cielo a guardare l’imponente e maestosa figura dell’orologio della capitale illuminato da una luce dorata nella notte scura.

A turno, tutte le chiese della città fecero squillare le loro campane e un coro di tonfi e sbatacchii li accompagnò fino all’ingresso di Hyde Park, finché un rumore familiare, proveniente direttamente dalla sua infanzia, non la riscosse dalla contemplazione del gelo londinese e le fece alzare e voltare la testa di scatto, incurante del vento gelido che le scompigliava i capelli e le arrossava le guance.

Malferret si accorse che lei si era fermata e si posizionò al suo fianco, guardandola prima negli occhi persi oltre e poi spostando i propri nella direzione in cui la ragazza (al momento bambina) stava guardando.

Una piccola chiesetta di pietre era posta sul verde di un prato, la struttura semplicissima dalla caratteristica forma a capanna e un campanile non troppo slanciato che terminava con un’unica campana e una croce latina.

Le iridi ambrate di lei sembravano ammirare quella costruzione, ma erano i ricordi di quando aveva l’età che adesso dimostrava che le scorrevano davanti, riportandole alla memoria molte immagini che credeva dimenticate.

-          E’ una chiesa – disse lui avvicinandosi appena

-          È Saint Raphael – rispose lei muovendo un passo verso la porta appena accostata dell’ingresso

-          È cattolica – aggiunse lui seguendola mentre, lo vedeva, voleva entrare. Le chiese cattoliche erano riconoscibili a colpo d’occhio, avevano una struttura più massiccia e avevano un’aura particolare che era inconfondibile

-         

Una risposta semplice. Lei sembrava essere persa in un mondo distante del quale lui non faceva parte, qualcosa che non conosceva di lei, probabilmente legato a quegli anni e quei mesi in cui non erano a scuola insieme.

E un po’ adesso capiva come doveva sentirsi a parlare di un mondo dal quale probabilmente lei era esclusa, quel mondo di cui taceva…

 

Le manine piccole fasciate dai guantoni di lana si posarono sul legno vecchiotto dell’uscio, spingendolo appena verso l’interno e rivelando la forma a croce greca dell’edificio.

Mosse un passo per entrare, ma lui, questa volta, non la seguì, rimase fermò sulla soglia, scrutando con aria cupa l’intero caldo e illuminato di quella chiesetta deserta.

-          Ferma! – le disse prima che il piede infantile potesse oltrepassare la soglia

-          Che cosa c’è? – chiese lei, a sua volta, guardandolo stupita. L’aveva seguita fin lì, perché all’improvviso si era arrestato?

-          Non entrare – sembrava una supplica quella che le rivolgeva e gli occhi velati di tristezza, esattamente come quelli di lei che non potevano ricongiungersi con ricordi antichi.

-          Ma…

Vide una smorfia di dolore storpiargli i lineamenti fini del viso e poi, la mano destra con cui prima la teneva per mano, spostarsi sul braccio sinistro e stringerlo con rabbia.

Il Marchio Nero.

-          Ti fa male? – chiese preoccupata arretrando. Fu tentato di annuire, così che potessero ritornarsene a casa senza dover mettere piede lì, ma quello sguardo che le leggeva fece crollare ogni proposito di mentirle: c’era una cosa nella Granger che impediva di ingannarla, perfino quando voleva sapere qualcosa che non poteva dirle; sarebbe stato più facile raccontarle una palla qualsiasi, ma non c’era riuscito la prima volta e non ci riusciva neppure adesso.

-          No – fu tutto quello che le disse, anche quella era una bugia, ma lo faceva per proteggerla. Gli occhi di lei, tuttavia, non cambiarono espressione: si era accorta che non era vero. – ma uno come me non può entrare in un posto come questo…

La testolina coperta di boccoli si alzò verso la grossa croce che sovrastava l’ingresso

-          Perché? – domandò innocente, senza capire, lui sbuffò

-          Granger, sono un traditore e sono stato marchiato, lo sarò sempre, potrò anche non crederci, ma ho il marchio più o meno visibile che lo sono stato rimarrà

-          Tu non lo sei mai stato – sottolineò lei, lui spostò lo sguardo per non dover incontrare quelle iridi indagatrici

-          Non cambia nulla. Ricordi cosa disse Dio a Caino? “Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato”, non ti ricorda un poco il Marchio? Caino fu fuggiasco e si nascose da Dio, così come i mangiamorte si nascondono. Tutti riconoscono un mangiamorte dal Marchio.

-          Come sai tutte queste cose? – gli domandò colpita, lui non rispose - La chiesa è il luogo dove si confessano i peccati e dove essi vengono perdonati. Non è forse così? – disse lei

-          Caino non è mai stato perdonato – rispose Draco

-          Gesù Cristo è venuto sulla terra per portarci il perdono, ha perdonato anche chi l’ha ucciso. Tu hai ucciso qualcuno? Hai ucciso tuo fratello? – lui esitò e poi scosse la testa, lei gli prese la mano

-          Allora vieni, non hai motivo di temere

 

Malfoy non era convinto, temeva quel posto e se fosse stato per lui non vi sarebbe mai entrato.

Perché, invece, lei voleva tanto andarci?

 Gli prese la mano e si fermò a guardare la navata silenziosa, invasa solo dalla musica di un organo che suonava sopra le loro teste, lo fece avvicinare ad una statua della Vergine e mise una moneta per accendere una candela, poi chinò la testa e pregò.

-          Quando ero bambina mia nonna mi portava sempre a Saint Raphael la notte di Natale – gli spiegò paziente, ma i suoi occhi erano di nuovo distanti – e prima di uscire accendeva un lume alla Madonna… vorrei che potesse continuare a farlo…

-          Dov’è tua nonna ora? – le domandò un poco toccato da quelle parole

-          In Cielo – rispose

E senza dire altro, fece il segno di croce e uscì.

 

-          Le volevi bene, vero? – le chiese dopo che la porta si fu richiusa dietro di loro, lei annuì con la testa e una lacrima le rigò la guancia, facendole sentire ancora più freddo – mi dispiace…

Sembrava stranamente sincero mentre, posando gli occhi azzurri lontano, mormorava appena quelle parole che si persero nel vento sferzante della notte.

E le parve che il cuore non fosse più così freddo come lo era fino a poco prima; sollevò le iridi, riscaldate da un nuovo sentimento e lo ringraziò tacitamente per quello che aveva detto, non erano parole che si sentissero spesso dette da qualcuno come il Principe delle Serpi. E poi anche un’altra sensazione… che lui fosse sempre distante, troppo distante… se fossero tornati a scuola, che cosa sarebbe successo? Si sarebbe perso tutto quel poco che avevano conquistato in quella settimana trascorsa insieme? Ebbe paura della risposta e per questo si affrettò a camminare e sbrigarsi per ritornare a casa.

 

*          *          *

 

Un suono semplice la svegliò quella mattina.

Il sole del giorno dopo Natale la colpì sugli occhi dopo aver scacciato le nubi della sera precedente assieme alle lacrime che aveva silenziosamente versato quella notte.

Sollevò le palpebre e si guardò attorno cercando di identificare l’origine di quel rumore: il campanello della porta.

Alzò un braccio e si portò la mano con le dita aperte davanti al viso: era tornata ad avere una ventina d’anni… ciò significava che lui doveva averne di nuovo una decina…

Fece per grattarsi il petto per poi alzarsi ed andare ad aprire la porta quando, appoggiando la mano sul torace, sentì qualcosa che, decisamente non doveva trovarsi lì. Tastò la forma di una mano infantile e girando preoccupata la testa vide la figura nuovamente di bambino di dieci anni di lui che dormiva su un fianco, appoggiato su di lei, il braccio aperto con noncuranza sul suo seno

 

Un urlo spaventoso invase la stanza mentre lei sentiva le dita infantili appoggiare dove non dovevano

-          Tieni le mani a posto, porco! – gridò alzandosi a sedere di scatto e svegliando anche lui che aprì gli occhi ancora insonnoliti, si inginocchiò sulle lenzuola e stiracchiò accorgendosi che la maglia che si era messo per andare a dormire ormai gli faceva da vestito

-          Che cazzo hai da gridare alle otto di mattina? – sbraitò a sua volta a tono altrettanto alto

-          Ti avevo detto che non dovevi starmi appiccicato di notte! – ribatté lei

-          Sei stata te che sei finita nella mia parte di letto! – rispose acido. Evviva il “si è tutti più buoni a Natale”…

-          Non è vero!

-          Sì che è vero!

 

Oltre la porta, Harry scambiò un’occhiata con Ginny dopo aver assistito a quel bisticcio mattutino che riusciva quasi a figurarsi nonostante il legno spesso dell’uscio non glielo permettesse, la sorellina di Ron sembrava tremendamente a disagio e anche lui si sentiva un po’ fuori posto. Vide le nocche di lei farsi bianche mentre stringeva tra le mani un cestino con qualche dolce fatto in casa che Molly Weasley aveva dato loro da portare ad Hermione.

Preoccupato alzò gli occhi sull’altra figura che era assieme a loro

-          Come accidenti fai a essere così tranquillo? – chiese all’indirizzo di Blaise che gli stava accanto divertito scrutando la paratia con il numero della stanza.

Per tutta risposta lo Slytherin, vestito con abiti babbani, ma i cui pantaloni avevano comunque una impeccabile piega sul davanti, gli rivolse un sorriso da fotoromanzo che la diceva lunga su quel che pensava anche se, al momento, Harry era più preoccupato che altro.

-          Herm sa badare a se stessa – gli rispose infine vedendo che l’ansia del bambino sopravvissuto cresceva come la probabilità di ritrovarsi Draco con cinque dita stampate in faccia visti gli sviluppi del litigio oltre la porta che non aveva accennato a placarsi.

Sorrise ancora e suonò di nuovo, forse era il caso di darci un taglio prima che uno dei due dall’altra parte uccidesse l’altro a suon di schiantesimi

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ehehehe, questo è il secondo Natale che metto nelle mie fic su Harry Potter, ormai sta diventando un’abitudine… a mia discolpa posso dire che è la festa che mi piace di più e quindi adoro descriverla in tutte le sue varie sfumature.

Bene bene… sto scrivendo qualche capitolo più avanti e, ovviamente, sono tormentata dai dubbi perché stiamo entrando nella parte centrale della storia, anche se, temo, su quella mi dilungherò parecchio, spero solo di riuscire a rimanere nel limite dei 20 capitoli che mi sono imposta sennò il seguito delle Relazioni, con l’esame alle porte me lo sogno di notte.

Spero tanto che questo capitolo vi piaccia e mi auguro che, anche questa volta, mi lascerete un commento!

Un bacio grandissimo alla madrina di questa fic, VAI IRE, LE TUE FIC SONO MERAVIGLIOSE!!!

E un saluto gigante a tutti i lettori ritrovati dopo tanto…

Un bacio invece a tutti i nuovi arrivati, non credevo che potesse esserci così tanta gente a seguire le mie storie, sono commossa, grazie! Vi stringerei la mano con le lacrime agli occhi ad uno ad uno, ma sfortunatamente non ho tempo perché il compito di statistica di martedì mi aspetta e la strega, pardon, la prof di mate, mi fa uscire di testa più del solito XP

Ciao!

Nyssa

 

Lord Martiya: confesserò la mia ignoranza: non so cosa sia la dichiarazione di San Pietroburgo, anche se ha un bel nome, quindi forse è il caso che mi aggiorni :P

Non avevo mai pensato ad un intervento della Guardia Reale nella vicenda, ma chissà, potrebbe sempre succedere, comunque credo anche io che la Regina, visto che è il Capo di Stato inglese sia a conoscenza del mondo magico e co.

Spero che ti piaccia anche questo ottavo capitolo, aspetto di sapere che cosa ne dici, ciao e a presto! Nyssa

 

luana1985: beh, anche se a me avrebbe fatto più piacere se non si fosse nascosto, forse ha fatto bene, già la Granger ne sarebbe rimasta traumatizzata da grande, figuriamoci in versione bambina! Anche se l’Hermione di questa fiction è decisamente meno pudica di quella che avevo creato per le Relazioni e questo si vede…

Spero che ti piaccia anche questo capitolo natalizio fuori stagione, sono curiosa di conoscere la tua opinione, nel frattempo ti mando un bacione grande, ciao, Nyssa

 

Shavanna: nonostante abbia una certa pratica di bambini maschi perché ho fatto da babysitter, con le bambine ho avuto poco a che fare, quindi credo che le avrei coccolate fino alla nausea anche io, anche se temo che Draco non sia di questo avviso nonostante un po’ si veda che si intenerisce davanti agli occhi infantili di Herm-versione-otto-anni

Il segreto c’è, ma non posso sbilanciarmi perché sennò rovino tutta l’atmosfera e ci sono ancora un paio di cosucce da sapere prima che tutta la storia venga a galla con relative storie parallele e segreti inconfessabili, come è nel mio stile.

Nel frattempo spero ti piaccia anche il nuovo aggiornamento, dimmi che cosa ne pensi e grazie per essere una così assidua lettrice e recensitrice, ciao e un bacione! Nyssa

 

herm83: ce lo vedo tantissimo Draco alle prese con una figlioletta e credo che Herm abbia il carattere giusto, alla fine ^_^

sono molto contenta anche che la prima parte ti sia piaciuta, effettivamente è stato un capitolo pieno di segreti non rivelati XD ma presto si comincerà a vedere qualche tenue spiraglio di luce, promesso.

La seconda parte so che è molto triste, ma mi serve per introdurre una vicenda vecchissima e ormai passata di cui pochi hanno memoria e, soprattutto, cominciare a dire che Silente non è sempre stato quello che è adesso, ma se dico ancora qualcosa dovrò tagliarmi mani e lingua o rovino tutta la suspance!

Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti che mi hai fatto, mi hanno fatto molto piacere, thanks!

Spero che ti piaccia anche il mio ottavo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e un bacio! Nyssa

 

   
 
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