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Autore: Lady Ligeia    02/02/2008    2 recensioni
Una nuova storia della mia classe preferita!
Anche questa volta abbiamo a che fare con una carognetta, ma è di sesso femminile (per par condicio, sapete!^_^).
Ci saranno anche una sua candida amica e un ragazzo, forse un po' troppo sensibile.
Numero di capitoli e finale a sorpresa (non li so ancora nemmeno io)...
Genere: Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mmmh, “saggiare il terreno”. Così mi ha fregata, quella stronza… che neanche adesso riesco a odiare…

L’occasione per “saggiare il terreno” si era presentata il giorno dopo il drammatico allenamento in cortile, durante un’ora buca prima delle interrogazioni di greco.
Bianchi e la Biolcati avevano chiesto alla supplente – insegnava matematica, per sua stessa ammissione: una povera figlia tremante, presumibilmente fresca di laurea, che sembrava nascondersi dietro il registro – l’autorizzazione ad organizzare un ripasso collettivo, ma, nonostante il permesso prontamente concesso, l’entusiasmo suscitato era stato scarsissimo, e così i due si erano appartati sopra il calorifero accanto alla cattedra, a scandire da soli in metrica il primo libro dell’Iliade. Ora le loro teste chiare oscillavano all’unisono, a ritmo dattilico, interrompendosi ogni tanto quando i due ragazzi non concordavano sulla lettura di un esametro. La supplentina di matematica impallidiva sempre più, captando criptici insulti bisbigliati:
- Donna, questo è uno spondeo, non vedi che quella è un’omega? -
- E allora, perché metti la cesura lì, testa vuota? -

- Gatti…-
Diavolo quant’era alta, la D’Aloè. Non quanto la Biolcati, ma in ogni caso più di lui. Soprattutto se lui era seduto dietro il proprio banco, le cuffie dell’I-pod nelle orecchie, e lei in piedi davanti a lui con il Rocci sotto braccio.
Educatamente, Gatti spense il lettore e le chiese che cosa desiderasse.
- Ehm…- cominciò la D’Aloè, imbarazzata. Gatti non poteva saperlo, ma la sua interlocutrice stava inviando mentalmente alla Codispoti – al momento impegnata in una complessa partita a scacchi con Torrisi – ogni sorta di insulti. – Vorrei sapere se hai capito qualcosa del pezzo di Senofonte che c’era da tradurre per oggi. -
Gatti la squadrò dal basso in alto, interdetto. Non era esattamente un’abitudine, per lui, che i compagni venissero a chiedergli aiuto per i compiti. Soprattutto per il greco, poi, i punti di riferimento ufficiali erano – ça va sans dire - la Biolcati e Bianchi.
- Non so se ti so aiutare, D’Aloè… ehm… Viviana – mormorò.
La D’Aloè si sforzò di atteggiare il proprio viso paffuto e privo di trucco a infinita umiltà. – Ci proviamo insieme, almeno? -

Pochi minuti dopo, dizionario alla mano, erano entrambi immersi nella lettura di Senofonte.
Lavorando, la D’Aloè sbirciava i lineamenti del compagno e si sorprendeva di quanto apparissero morbidi, nonostante la luce tagliente che spioveva dal neon. Non aveva affatto i capelli rossi, Gatti, come pensavano tutti, ma appena appena ramati, e neanche le lentiggini, aveva: giusto qualcuna, sul bel naso diritto. E i suoi occhi non erano affatto color fango, come si erano dette ridendo lei e la Biolcati una volta, ma del preciso colore dello zucchero caramellato. Ciononostante, non riusciva davvero a comprendere che cosa, della persona di Luca Gatti, avesse scatenato l’attrazione che la Codispoti affermava di provare per lui.
Quando ebbero ripassato tutto il programma per la possibile interrogazione, Gatti estrasse dallo zaino un pacchetto di Alpenliebe panna-e-fragola e ne offrì una alla compagna. Cominciarono a chiacchierare animatamente di argomenti che con il greco avevano ben poca attinenza.
Gatti parlò dell’ultimo allenamento di pallavolo, di suo padre che aveva appena comprato la macchina nuova, della sua scarsa predisposizione per il latino o per il greco: quello che gli sarebbe davvero piaciuto sarebbe stato frequentare il liceo artistico e poi la facoltà di Architettura.
La D’Aloè raccontò le prodezze di Maverick e ne mostrò l’immagine che teneva sul display del cellulare. Gatti osservò la fotografia per un minuto buono, quindi estrasse un quaderno e una matita e, in pochi secondi, la riprodusse sulla carta.
- Tieni – disse semplicemente subito dopo, porgendo alla ragazza il foglio strappato dal quaderno.
La D’Aloè rimase estasiata: in pochi, abili tratti, Gatti aveva catturato con sorprendente precisione le linee aggraziate dell’animale, il musetto dalle lunghe vibrisse, i grandi occhi intenti. Sotto, era stata scarabocchiata una dedica strampalata: “A Viviana – da Gatti che ha disegnato un gatto”. La calligrafia era sottile e precisa, elegante come una miniatura.
- È magnifico, Gatti…- sussurrò lei. - …Luca. Sì, il tuo posto sarebbe stato il liceo artistico. -

Il professore di latino e greco interrogò proprio Gatti.
- Coraggio, Gatti, vieni fuori. Vediamo di inaugurare questo nuovo quadrimestre nella maniera migliore, eh? -
Le parole in sé non sembravano molto minacciose, ma il tono, tra irritato e sarcastico, era già tutto un programma.
Gatti si alzò dal proprio banco come un condannato in dirittura d'arrivo per il patibolo.
La Biolcati si era già collocata in quella che era solita definire “postazione di soccorso”: dal momento che, di norma, l’interrogato di turno si posizionava in piedi davanti alla lavagna, alla sinistra della cattedra, ed il docente si volgeva verso di lui con tutta la testa e le spalle, il banco della Biolcati cadeva completamente all’esterno del suo campo visivo, e lei era solita sfruttare questa situazione per suggerire il più possibile, mentre Bianchi, meno favorito dalla geografia della classe, difficilmente riusciva ad essere d’aiuto.
La Codispoti osservava la scena con il vivo interesse dei propri occhi freddi, mentre la D’Aloè si sentiva ansiosa, quasi potesse essere responsabile per l’esito dell’interrogazione di Gatti.
Interrogazione che si concluse, incredibile a dirsi, con un insperato successo, perché il professore chiese al ragazzo di tradurre esattamente quel brano dell’Anabasi che era appena stato ripassato insieme alla D’Aloè.
Quando tornò al proprio posto, esultante, Gatti strinse con calore la mano alla D’Aloè. – Grazie, Viviana – le sussurrò. – Non ho mai preso un otto in greco prima d’ora. -
La D’Aloè arrossì fino alla radice dei capelli, mentre la Codispoti le toccava il gomito.
- Dimmi, Lu. –
- Sei grande. Lo vedi che hai rotto il ghiaccio? -
Fin troppo, bisbigliò una vocina nella mente tutt’altro che tarda della D’Aloè. Il ritratto di Maverick, piegato in quattro, era infilato nella tasca posteriore dei suoi vecchi jeans sfilacciati. Scricchiolava, quando la ragazza si muoveva sulla sedia.

Mentre la Codispoti, appena suonata l’ultima campanella, si precipitava a casa dove la famosa cameriera le serviva eccellenti manicaretti, la D’Aloè, come molti altri comuni mortali, aveva l’abitudine di dirigersi verso la piadineria di fronte alla scuola e pranzare là. Abitava in una periferia talmente remota e malservita dai mezzi pubblici che difficilmente sarebbe riuscita a sedersi a tavola prima delle due e mezza e, poi, non prestava particolare attenzione né a ciò che mangiava, né a ciò che indossava. Il suo aspetto rispecchiava entrambe queste tendenze, perché la D'Aloè era sovrappeso e sempre piuttosto trasandata: jeans logori o lunghe gonne zingaresche, informi maglie variopinte, calzettoni di spugna, anfibi, troppa bigiotteria troppo grande.
Quel giorno, aveva appena occupato un tavolino nel locale – brandendo una piadina al prosciutto crudo in una mano e ad una lattina di Coca Cola nell’altra - quando si era trovata davanti Gatti in persona. – Posso mangiare con te? -
- Certamente, accomodati pure – replicò lei, per gentilezza, ma anche molto compiaciuta.
Gatti non si sedette subito: assaporò per qualche secondo la sensazione di essere più alto di lei, poi si sentì puerile in maniera incredibile e si decise a scostare la sedia e a prendere posto.
- Come mai ti sei fermato a pranzo anche tu? – volle sapere la ragazza. I genitori di Gatti avevano una pelletteria vicino alla scuola, ragion per cui erano soliti passare a prenderlo e pranzare insieme nel retro del negozio. In quel retro, le aveva confidato Gatti proprio quella mattina, nel pomeriggio svolgeva i compiti e disegnava, disegnava e disegnava.
- Corso di recupero di latino. Sai che ero sotto, no? -

Fu un pranzo divertente, un’esperienza quanto mai insolita per la D’Aloè, che non aveva mai goduto della confidenza di un maschio fino a quel giorno. Bianchi era cavalleresco e protettivo, nei suoi confronti, ma mai le avrebbe schiuso la propria anima. Quanto a Torrisi… la D’Aloè non era neanche del tutto sicura che ne avesse una, di anima. Gatti, invece, le parlava di se stesso con infinito candore ed era anche capace di ascoltarla.
Prima di aver finito la piadina, gli aveva già raccontato le proprie difficoltà degli anni precedenti ed il ruolo fondamentale che avevano giocato la Biolcati e la Codispoti nell’aiutarla ad aprirsi al resto del mondo. – Lucia, soprattutto, – aveva puntualizzato, ricordandosi della missione di intermediaria che stava compiendo per conto dell’amica – è la ragazza più intelligente e generosa che io abbia mai conosciuto. Ed è anche tanto carina…-
- Non sarà mai intelligente o generosa quanto te, Viviana – obiettò subito Gatti, cercandole gli occhi con gli occhi. La D’Aloè arrossì all’istante e si chinò sulla cannuccia della Coca Cola, pregando che Gatti non si accorgesse del rossore.
Gatti, in effetti, non sembrava essersene accorto, perché il suo cellulare stava squillando.

- Allora, gli hai parlato di me? -
- Sì, gli ho parlato di te. -
- E lui? E lui? -
- È stato molto sulle sue, non si è sbilanciato…-
- Si capisce, non è ancora molto in confidenza con te… Continua, ti prego…-
- Lucia…-
- Cosa c’è? -
- Non puoi occupartene tu, scusa? Fidati, è meglio se ti arrangi tu…-
- Miseria, così pessimo è? -
- No, Lu, ma credimi… è molto alla mano, credimi, e simpatico, e proprio per questo penso sia meglio se il terreno te lo saggi da sola. -
- E dai, Vi, per favore… mi vergogno tanto, non ho mai fatto il filo a un ragazzo, io…-
- Nemmeno io, né tanto meno per conto di un’altra. Lu, per favore, corteggiatelo da sola. -
- Ti prometto che, se riesci a capire che mi considera perlomeno carina, proseguo da sola, ok? -
- Ok – sospirò la D’Aloè, desiderosa solo di terminare quella telefonata. Aveva fatto rapporto alla Codispoti su ogni cosa, ma non su quell’inopportuno commento relativo alla propria intelligenza ed alla propria generosità. Si sentiva in colpa, anche se sapeva di non aver commesso nulla di scorretto. E poi, Gatti non si era pronunciato su quale delle due ragazze fosse la più carina, no?...
Era stanca, quella sera, la D’Aloè, in ogni caso, e molto inquieta. Non avrebbe saputo dirne il motivo, ma avrebbe voluto non aver mai accettato di occuparsi di quella faccenda.
  
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