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Autore: Strange__    23/07/2013    5 recensioni
Da quello che ricordo era una fredda giornata, di una fredda settimana, di un freddo mese, di un freddo anno.
Harry si svegliò stranamente di buon umore.
Povero Harry, per lui era così difficile andare a scuola.
Un ragazzo con gli occhialoni, alto, accenno di balbuzia, un miglior amico gay, uno sfigato e un ragazzo che pensava di essere il Jonh Travolta della Elizabeth comprensive school.
Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik e Liam Payne si chiamavano quei quattro ragazzi.
Accenni Nouis. Niall/Louis.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 31.

Image and video hosting by TinyPic"Over again."

 

 

Un anno dopo.

Angie percorse l'entrata della scuola con tutta la calma del mondo sapendo che le lezioni ormai erano già cominciate e quindi che correre sarebbe stato solo uno spreco di energie.
Aprì la porta ed entrò dentro andando verso la bacheca davanti alla segreteria quando un ragazzo incredibilmente alto l'affiancò e un sorriso spontaneo le uscì sulle labbra.
"Sei nuova?" Chiese il ragazzo.
Il sorriso di Angie si allargò. "In un certo senso." Pronunciò calma.
"Sono il presidente d'istituto, se hai bisogno di aiuto per andare in giro puoi chiedere a me." Disse con una punta d'orgoglio.
"Grazie ma conosco questa scuola come le mie tasche." Disse Angie.
Il ragazzo annuì e rimase in silenzio.
"Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lezione?" Continuò Angie.
"Ti stavo aspettando." Disse il ragazzo.
"E come facevi a sapere che sarei arrivata proprio ora?" Chiese Angie confusa voltandosi verso il ragazzo e per un momento le si mozzò il fiato rimanendo bloccato tra i polmoni e la gola.
"Non lo sapevo. Mi sono seduto e mi sono detto 'conto fino a dieci, se non arriva, me ne vado' e sei arrivata."
"E a che numero sei arrivato?"
"Duemilaseicentosessantanove ma avrei potuto continuare." Rispose.
Angie rise leggermente e poi concentrò la sua attenzione verso la bacheca quasi vuota se non per qualche foglio colorato qua e là.
"Mi sei mancata." Esalò il ragazzo con voce talmente bassa che Angie quasi pensò di aver sentito male.
"Anche tu, tanto." Rispose.
"Ti trovo dimagrita." Disse semplicemente Harry.
"Sai quando ti strappano dalle braccia del ragazzo che ami ti passa la fame." Angie sospirò.
"Sei mancata a tutti sai? Sono cambiate tante cose. O forse no. Ben e Zayn sono tornati insieme e si amano più di prima. Anche Louis e Niall sono tornati insieme. O almeno ci stanno provando, stanno rimettendo tutti i cocci a posto. Eva e Liam si sono lasciati poco dopo che te ne sei andata e non si sono mai rimessi insieme. Ora lei sta con un certo Josh. È simpatico, sai? E ti ricordi Camille e i suoi continui 'scusate ma ho da fare'? Andava da un ragazzo che aveva conosciuto alla festa a casa di Jeremy. Stanno bene insieme."
"E tu? Sei andato avanti?" Chiese Angie senza guardarlo, probabilmente non sarebbe riuscita a resistere.
"Ho provato a rifarmi una vita, sai? Ho provato anche ad uscire con una ragazza. Una ragazza che non sei tu! Ma... È stato inutile.
Credevo di non essere più innamorato di te.
Credevo mi fosse passata.
Invece mi sbagliavo.
Mi è passata, sì ma a prendere.
Tu sei il mio cuore, posso vivere senza il mio cuore?" Chiese.
Angie alzò gli occhi al cielo per impedire alle lacrime di scendere.
Possono le parole fare tanto bene quanto male?
"Avrei voluto scriverti, per sapere come si sta senza di me. Sai, io non sono mai stata senza di me e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me per sfogarsi sulle cose che non vanno, a non avermi lì pronta per fare qualunque cosa per farti stare bene. Forse si sta meglio, forse no. Però mi è venuto il dubbio e volevo sapere se è venuto anche a te. Perché sai, ogni tanto me lo chiedo come si sta senza di te però poi preferisco non rispondermi.
Quindi ti prego di dirmi che non siamo finiti."
Il ragazzo si girò verso di lei e la prese per le spalle. "Mettiamo il caso che finisca, totalmente. Che un giorno ti svegli e capisci che non ti vado bene, che cerchi qualcuno di diverso, che non ti vado bene più.
Mettiamo caso che tu parta, o che tu rimanga nella stessa città ma fai di tutto per non farti vedere.
Mettiamo il caso che io sopravviva, ok?
Che ricominci ad uscire di casa, ad uscire con i miei amici che ormai sono anche i tuoi.
Mettiamo il caso che io gli chieda di dirmi dove sei e loro non sappiano rispondere.
Mettiamo il caso che una sera ti veda con uno tutto il contrario di me, e state ridendo, mettiamo il caso che tu non mi veda.
Mettiamo il caso che anche in questo caso io sopravviva.
Che ricominci a darmi da fare, a lavorare, a prendermi cura di me, a distrarmi, a fare le cose per bene, ad uscire con altre persone, a non trascurarmi, a volermi bene.
Mettiamo il caso che passino gli anni, che io abbia qualcuno nella mia vita, mettiamo caso che una mattina ci incontriamo nello stesso bar e non possiamo far finta di non vederci.
E allora ci salutiamo.
Il mondo fa le capriole, ancora.
Ancora.
E ancora.
Mi chiedi come sto, mi dici che mi trovi in splendida forma.
Ti osservo mentre bevi frettolosamente il tuo cappuccino, come se l'imbarazzo fosse troppo per fare colazione con calma.
Ti osservo e noto che sei felice e in un attimo di follia te lo dico.
'Mi sembri felice' e tu annuisci, non aggiungi altro.
Siamo ancora in quel punto lì, dove sai che non puoi dirmi niente perché sai che ci morirei.
Finisci di bere il tuo cappuccino, ti alzi, mi saluti e te ne vai.
Mettiamo che finisca, amore mio, e che io sopravviva.
Ma pensa che vita di merda vivrei."
Angie sorrise tra una lacrima e l'altra con le parole che morivano in gola.
Vederlo lì, ancora.
Sentirsi chiamare amore mio per un'altra volta ancora.
"Ti volevo chiedere una cosa. Quando ci siamo conosciuti io non cercavo niente, avevo già perso troppo. -si fermò per prendere fiato e rimettere in ordine i pensieri-
Quando mi sei arrivato davanti con quei tuoi modi semplici, con quei tuoi occhi grandi, con quelle gambe troppo magre, io non cercavo amore, avevo già perso troppo.
Quando mi hai chiesto come mi chiamavo, quando mi hai fatta ridere, quando mi hai fatta arrabbiare dopo soli cinque minuti di conversazione, io non cercavo carezze, sesso, attenzioni.
Tu mi avevi già scelta, mentre io avevo scelto la solitudine.
Io non volevo baci, non volevo cene fuori, non volevo regali a Natale, non volevo anniversari, non volevo promesse, non volevo storie, non volevo bugie, non volevo giochi, non volevo le lenzuola sopra le nostre teste, non volevo che tu mi togliessi la nutella ai lati della bocca, non volevo che tu mi prendessi in giro per la mia voce al telefono.
Non volevo affezionarmi, e ti rifuggevo come se fossi stato il Diavolo, o la Morte, o la mia paura più grande.
Non volevo passare del tempo con te, non volevo vederti mangiare, vederti correre, vederti dormire, vederti arrabbiato, triste, confuso, o peggio, felice, o peggio, eccitato, o peggio, dolce.
Non ero pronta. Non di nuovo. Non ancora.
Ma tu insistevi.
Io scappavo e tu mi rincorrevi.
Io ti dicevo cento no, e tu facevi di tutto per strapparmi un solo sì.
'Io sono diverso dicevi', e lo dicevi con quell’aria sincera, così sincera che a volte ti credevo quasi.
Facevi tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c’eri.
Stavi con me.
Stavi con me a tempo perso, e io ti dicevo che dovevo andare e tu mi volevi accompagnare.
Non ricordo nemmeno il giorno in cui non sono più riuscita a mandarti via.
All’inizio era semplice.
“Ma guarda questo, ma chi si crede di essere?”
Poi, lentamente, come i mali peggiori, sei andato ad adagiarti sui miei pensieri, tra i miei desideri, e dirti di no era più doloroso di farti restare.
Come ogni sciocca che si rispetti, ci sono ricascata.
Io.
Io che non ti avevo chiesto niente.
Tu che mi davi così tanto.
Avevi ragione, avevi ragione ad insistere.
Insieme eravamo perfetti, davvero. Un amore di quelli che spezza il fiato, che toglie la fame, che trasforma i volti di chi lo vive, uno di quegli amori che forse si incontra una volta, se si è fortunati.
Non volevo affezionarmi e mi sono innamorata.
E ti amo ancora oggi, Harry.
Dio com'è strano pronunciare il tuo nome ad alta voce dopo tutto questo tempo.
Il mio corpo ha ancora bisogno di te, spesso mi hai guarita.
Quando ero lì, io... Non riuscivo a pensare a niente o a nessuno, non riuscivo a dormire, a mangiare. Non riesco a respirare e ti amo... Ti amo tutto io tempo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
E mentre non c'eri mi sono innamorata di te un'altra volta.
Tu non sai quanto in quel caos ho cercato i tuoi occhi.
Avrei pagato oro per tornare tra le tue braccia, per sentire la tua voce sussurrare ancora una volta il tuo amore. Per amarti ancora.
Certe assenze si superano, mica è impossibile. Certe assenze. Non tutte. Non questa. Non la tua.
La matematica non funziona, la metà di noi due non è uno. Nella vita la meta di due, la metà di noi due, è niente." Concluse con le lacrime che ormai uscivano incontrollate e Harry piangeva con lei con gli occhi verdi ormai arrossati.
Angie gli accarezzò una guancia e al contatto una scossa le passò per tutta la spina dorsale.
"Ti dissi che averti incontrata era stata una delle cose più belle che mi fossero capitate. Non è vero. È stata la più bella." Disse Harry non contenendo più le lacrime.
Come fai a contenere le lacrime dopo che tutto quello che ti era mancato torna tra le tue braccia? Non puoi. "Mi dicesti 'è un amore impossibile' e io ti risposi 'è un amore impossibile'. Poi hai scoperto che sorridevi mentre mi guardavi e io ho scoperto che sorridevo se ti vedevo.
Poi mi hai confessato che mi pensavi. Sempre. Comunque.
E mi sono reso conto che il tuo sorriso accende i miei giorni e riveste i miei pensieri.
Ed è per questo che ora ti dico che questo amore è possibile." Continuò prendendo il viso di Angie fra le mani.
Angie lo guardò negli occhi.
In quegli occhi verdi che aveva odiato e poi amato, che l'avevano fatta innamorare, soffrire, gioire, penare.
Quegli occhi che aveva cercato, agognato.
"Questo amore è possibile." Sussurrò.
Harry sorrise e le lasciò andare il viso.
Angie si girò verso la bacheca e Harry fece la stessa cosa.
Poi avvicinarono le loro mani fino a sfiorarle, e poi a toccarle, stringerle e incastrarle.
E quella notte fecero l'amore.
E negli anni a venire lo fecero ancora.
Fecero l'amore una, due, dieci, cento, mille volte.
Ora io potrei raccontarvele più o meno dettagliatamente ma sarebbe veramente imbarazzate perché dopo una di quelle volte sono nata io.





Asdfghjkl.
Okay. se siete arrivate vive alla fine di questo capitolo fatemi un cenno :,)
Quando ho finito di rileggerlo mi si è mozzato il fiato: non posso crederci.
E' una cosa davvero complicata da dire oddio aahahah.
Angie ed Harry si rivedono dopo un anno e fanno quasi finta di non conoscersi per poi ridirsi ancora una volta tutti i sentimenti, i pensieri. L'amore.
Spero non sia stato un capitolo pesante, perché è stato molto difficile scriverlo, a dir la verità.
E non sapete quant'è difficile pubblicarlo ahahaha.
Alla fine si scopre che il narratore della storia è loro figlia. Non so come mi sia venuta in mente questa cosa, davvero ahaha.
Comunque, non è l'ultimo capitolo. L'ultimo capitolo è il prossimo T^T
Ho pensato che lasciarvi così sarebbe stata troppo una bastardata e ne ho scritto un altro :,)
Quindi, al prossimo ed ultimo aggiornamento.
Vi amo,
Angie xx.




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