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Autore: ivi87    23/07/2013    9 recensioni
Timeline: post 4x23 ma senza il finale con il botto ihihih *-*
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Dopo la discussione di “Always” Rick chiude ogni rapporto con Kate e i due si allontanano l'uno dall'altra. Sarà uno "speciale incidente" a far sì che le loro strade si incrocino di nuovo.
Nuove situazioni, nuove coppie, nuove avventure, ognuna corredata da una canzone speciale.
Perché come dice Kate, quando sei innamorato ‘all the songs make sense’ ;-P
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Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'When you're in love, all the songs make sense'
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# 20 – Never Let me Go

 

 

Un cerchio alla testa la costringe ad aprire gli occhi.

La sua camera non le è mai sembrata così piccola come in quel momento.

Era successo davvero?

Non era riuscita a resistere molto nella stessa stanza con quella donna.

Si era defilata con la scusa prepararsi per la serata al Q3.

Non se l'era sentita di cancellare la sua cena di compleanno, Lanie e Maddie ci tenevano tanto a festeggiarla. Per non parlare di Jim. Inoltre annullare la cena significava fornire delle spiegazioni e lei ancora non ne aveva.

Ma anche sfoggiando sul viso uno dei suoi migliori finti sorrisi, era chiaro come il sole che qualcosa non andava.

L'assenza di Rick e Alexis pesava come un macigno e Kate non fu molto abile a deviare ogni loro domanda.

Ma non rivelò nulla.

Ringraziò gli amici, baciò suo padre, spense il cellulare e corse dritta a casa con Peter.

Un leggero sobbalzare la distoglie dai ricordi della sera precedente.

"Mi spieghi cos'è successo ieri sera?" domanda Peter, sdraiatosi accanto a lei a letto.

"Non mi va di parlarne" Kate si massaggia il volto "Alexis non te l'ha ancora detto?".

"Mi ha detto che c'è stato un problema famigliare e che me ne avrebbe parlato di persona.  Mi devo preoccupare?".

"Alexis sta bene" risponde solamente, non potendo esserne però certa. Chissà come aveva preso la notizia. Era sconvolta anche lei?

"Per te, Kate. Mi devo preoccupare per te?" specifica Peter, prendendole la mano.

Prima che possa rispondere sentono dei colpi provenire dalla porta.

"Vado io" le dice Peter, ma Kate si alza in automatico e lo segue all'ingresso.

"Ti ho chiamata per tutta la notte!" è l'unica cosa che Castle riesce a dirle quando la vede.

Peter nota gli occhi segnati e lo sguardo stravolto, come Kate.

"Mi… mi vado a lavare…" bofonchia il ragazzo, lasciandoli soli.

"Perché hai il cellulare spento?" tenta di nuovo, ancora sulla soglia della porta.

“Non mi andava di sentire nessuno” risponde cercando di sembrare calma.

“Non ti andava di sentire nessuno o non ti andava di sentire me?” la vede abbassare lo sguardo e stringersi nelle spalle “Ascolta. Capisco che tu possa sentirti tradita…”.

Kate lo interrompe rialzando lo sguardo di colpo “Non mi sento tradita… non stavamo insieme sei mesi fa” si affretta a ribattere.

“Non stavamo insieme, è vero, ma la situazione tra noi è ben più complicata. Lo è sempre stata. Perciò se ti senti tradita ne hai tutti i diritti… mi sento abbastanza preso per il culo anche io se vuoi saperlo”.

“Ho bisogno di te al mio fianco, Kate” le dice con sguardo fermo “Non lasciarmi andare” sussurra poi.

Lui sa che Kate avrebbe voglia di scappare via da quella situazione alla velocità della luce.

Sa che il suo muro è già lì, pronto a rialzarsi.

“Non lasciarmi andare” ripete Castle.

Questa volta non la può salvare da sé stessa.

È lui quello che ha bisogno d’aiuto.

È lei quella che lo deve sostenere.

“Io...” Kate è visibilmente spiazzata; si aspettava un mucchio di scuse e giustificazioni, ma non quella richiesta “...ho bisogno di pensare... mi serve tempo...” mormora cercando di trattenere le lacrime.

“Kate...ti prego... ” quel sussurro la costringe ad incrociare gli occhi con i suoi.

Castle è stremato e in quel luccichio azzurro si vede tutta la sua paura di perderla.

“Solo un giorno Castle” dalla sua borsetta Kate estrae il blocchetto di coupon “...davvero, solo ventiquattr’ore... mi servono per riordinare le idee...”.

Gli infila tra le mani il pezzetto di carta e con un ultimo “Mi dispiace” lo spinge sul pianerottolo, chiudendo la porta dietro di sé.

Castle si appoggia alla porta con la fronte, districando il fogliettino.

Buono per una giornata senza scrittori rompiscatole tra i piedi.

 

 

 

A casa dello scrittore la situazione non è migliore.

Martha passeggia avanti e indietro per il soggiorno, borbottando arrabbiata.

“Quella... quella... ahhh, inaudito, piombare in casa nostra e accampare richieste...”.

Alexis la osserva con preoccupazione. La sera precedente ha quasi creduto che a sua nonna stesse per venire un infarto.

Certo, nessuno di loro ha preso bene l’arrivo di una semi sconosciuta, incinta, che sostiene di portare in grembo un piccolo Castle, ma Martha sembra la più sconvolta.

I termini ‘arrivista’ e ‘arrampicatrice sociale’ sono saltati fuori parecchie volte dalla bocca di Martha.

E ad ogni accusa Jacinta reagiva accarezzandosi la pancia e cercando l’appoggio di Rick.

“Nonna, calmati per favore” suggerisce Alexis, conducendola verso il divano.

La donna scuote la testa “Ma tesoro non capisci? Entrambe conosciamo bene tuo padre. Farà quello che è giusto. Si occuperà di lei e del bambino. Ho cresciuto un uomo buono  e sono certa che si sente responsabile per lei...per loro...” si rende conto di averlo detto quasi con disprezzo ma non vuole essere meschina, vuole solo proteggere suo figlio.

“Non sei fiera di lui, nonna?” domanda la ragazzina.

Martha annuisce “Certo che lo sono! Ma troppa bontà ti si ritorce sempre contro. Non sappiamo nemmeno se...” si ferma prima di andare troppo oltre.

“Se? Continua, nonna” la incita sua nipote.

Non vorrebbe essere così cinica, ma purtroppo lei sa bene come vanno certe cose “...beh... se il bambino è veramente di Richard...”.

“Credi che menta” quella di Alexis non è domanda ma un’affermazione.

Martha inclina la testa “Tuo padre è ricco e famoso e lo sai, al mondo ci sono persone senza scrupoli. Non è detto, certo, ma ci sono molte probabilità che sia così” .

Alexis annuisce tristemente “Papà non le chiederà mai di fare il test di paternità. Farlo equivarrebbe ad umiliarla ed a mettere in dubbio la sua parola” esclama infine la giovane.

“Lo so, se sarà necessario sarò io a chiederlo” esclama seria.

In quel momento la porta del loft si apre.

Castle entra a sguardo basso. In silenzio si lascia andare accanto a loro, sul divano.

“Kate?” domanda in un sussurro sua figlia.

Lui si stringe nelle spalle “Vedremo” le risponde solamente. Non se la sente di ammettere come Kate avesse rinunciato a lui, alla prima occasione.

“Tesoro... credo che dovremmo richiedere il test di paternità” si fa avanti Martha.

Castle appare sorpreso “Mamma...”.

“Lo so” lo blocca immediatamente lei “Lo so, come la pensi, lo capisco. Ma... lo devi a Kate, non credi?” domanda, avendo ora la sua completa attenzione.

 

 

 

Con mano tremante, Kate inserisce nella serratura l’unica chiave del suo mazzo che usa di meno.

Non è il tipo di persona che si prende un giorno di ferie senza motivo e, in generale, quella casa è troppo densa di tristi ricordi per lei.

Kate torna raramente in quel luogo, di solito è suo padre a farle visita nel suo appartamento.

Entra guardandosi attorno, anche se sa che suo padre è già allo studio legale, lo cerca con lo sguardo.

Avrebbe voluto parlare un po’ con lui. Ascoltare uno dei suoi saggi consigli.

O magari gli avrebbe solo detto di avere bisogno di riposo e di essere andata semplicemente a trovarlo.

Kate ride al pensiero. Jim non se la sarebbe mai bevuta.

L’avrebbe guardata con un sorriso di rimprovero ed avrebbe aspettato in silenzio che lei parlasse.

‘Che cosa gli avresti detto, Kate?’ Si domanda sedendosi al tavolo della cucina.

Inutile continuare a pensarci.

Suo padre non è in casa e forse è meglio così.

Deve capire da sola cosa fare.

 

 

 

Saputo del giorno di ferie di Kate, Ryan ed Esposito raggiungono Lanie in obitorio che, non appena li vede, li bombarda di domande “Dov’è Beckett? Vi ha detto che è successo ieri sera alla cena? E perché non risponde al telefono?”.

“Rallenta Lanie!” le consiglia Esposito “Tanto non abbiamo nemmeno una risposta alle tue domande”.

“In realtà, speravamo che potessi rispondere tu alle nostre” aggiunge Ryan “sappiamo solo che oggi si è presa un giorno di ferie”.

“Beckett? La nostra Kate Beckett? Ok, qui c’è sotto qualcosa…” spazientita, Lanie afferra il cellulare e mette il vivavoce.

“Pronto” la voce di Castle risuona, metallica, nell’obitorio.

“Castle sono qui con i ragazzi, non vieni al distretto?” domanda la donna, già in modalità mi-faccio-i-fatt-tuoi.

“Ehm… cosa vi ha detto Beckett di preciso, perché non credo mi voglia tra i piedi…” bofonchia, con tono lamentoso, lo scrittore.

I tre si scambiano occhiate di stupore “Non lo sai? Beckett non c’è oggi, ha chiesto un giorno di ferie” rivela Espo.

Silenzio.

Dall’altro capo del telefono, Castle non emette fiato.

Beckett in ferie? La credeva già immersa in un qualche caso complicato, cercando di tenere la mente occupata il più possibile.

Se non è al lavoro, allora la situazione è veramente brutta.

“Cos’è successo Castle? Perché non eri alla cena di compleanno ieri sera?” domanda Lanie.

L’uomo sospira al telefono “Ragazzi…” cerca di capire cosa fare, cosa dire, ma sono i suoi migliori amici. Suoi e di Kate. Devono sapere. “…Jacinta, l’assistente di volo con cui mi vedevo tempo fa… si è presentata ieri sera a casa mia. È incinta di sei mesi”.

Non c’è bisogno di aggiungere altro, i ragazzi stanno già facendo tutti i dovuti collegamenti mentali.

“Oh mio Dio!” sbotta Lanie, coprendosi la bocca con le mani.

“Stamattina sono andato da Kate ma mi ha cacciato via, voleva che le dessi almeno un giorno per pensare…ero convinto che si fosse buttata su un caso d’omicidio…” mentre Castle parla si sente un bip.

Ryan controlla il suo telefono “C’è un nuovo caso” spiega fissando il display.

“Ok, Castle, se abbiamo notizie di Kate ti avvisiamo ok? Tu…” i tre si guardano con occhi tristi “…non ti preoccupare, sistemeremo tutto” lo rassicura Espo e dopo aver riagganciato esclama “Ma come diavolo è potuto succedere?”.

 

 

 

Peter afferra la giacca e le chiavi e zoppica più veloce che può verso l’ascensore del palazzo.

Kate se n’è andata via in fretta e furia senza dargli alcuna spiegazione e Alexis vuole parlarne di persona.

Quindi eccolo diretto alla sua auto, la stessa che mezz’ora prima, su sua richiesta, il portiere gli ha gentilmente estratto dal garage condominiale.

Sarebbe stata una vera impresa guidare con il tutore, ma i soldi scarseggiavano e il taxi era abbastanza caro per arrivare fino a Soho.

“Signor Peter” l’uomo, sulla sessantina, lo raggiunge all’ingresso del palazzo porgendogli le chiavi del veicolo “Non so come dirglielo ma…” il portiere sembra molto agitato.

“Harrison cos’hai?” domanda Peter e mentre attende una risposta si affaccia fuori dal portone.

Una piccola folla sembra essere attratta da qualcosa, poco più avanti.

“Le assicuro che quando ho portato la sua macchina in strada era in perfette condizioni” dal tono di voce si può facilmente intuire che Harrison teme di essere incolpato.

Peter si avvicina fino a notare che stanno tutti indicando la sua auto.

“Oh, Signor Peter, guardi qui, non so davvero come sia potuto succedere. Questo è un quartiere tranquillo!” l’uomo indica le gomme dell’auto “Le hanno tagliate tutte e quattro... io davvero non capisco…”.

Peter capisce benissimo invece.

Se prima avvertiva solo una debole sensazione di essere osservato, ora invece ne è certo.

Quello è un avvertimento. L’avevano trovato.

“Non si preoccupi, sono cose che succedono” cerca di tranquillizzarlo Peter “Anzi, che ne dice di spostare da qui l’auto? È possibile rimetterla nel garage di mia cugina?” domanda, ridandogli le chiavi.

“Ma certo, provvedo immediatamente”.

Mentre la gente piano piano si dirada, Peter si guarda attorno, rapido, evitando di farsi notare.

“Harrison?” chiama il portiere, non appena lo vede concludere la conversazione telefonica con il meccanico “Teniamo mia cugina fuori da questa storia ok? Ha già parecchio da fare con tutti gli omicidi che ci sono in questa città, non voglio darle altre preoccupazioni” con quella premura cerca di essere il più convincente possibile.

Il portiere non sembra convinto. Proprio per il lavoro di Beckett, vorrebbe avvisarla.

“Come posso convincerla?” domanda Peter, con un sorriso rassicurante che vorrebbe significare ‘non sto combinando nulla di male, è solo uno spiacevole incidente, perché disturbare un detective della omicidi?’.

“Beh...mia moglie è una grande fan del signor Castle...” bofonchia il signor Harrison, con un po’ di imbarazzo.

Per qualche secondo Peter resta immobile. Credeva volesse una mancia in più, non aveva minimamente pensato a giocare la carta ‘conosco una persona famosa’.

Scruta il signor Harrison con comprensione.

Non dev’essere il massimo vivere sotto lo stesso tetto con una fangirl.

“Lascia fare a me! Come si chiama tua moglie?”.

 

 

 

Dopo una corsa d’autobus e un pezzo di strada a piedi, Peter bussa alla porta di Castle.

Lo scrittore apre con sguardo speranzoso, sguardo che sparisce immediatamente nel vedere il ragazzo.

“Scusa, niente Kate” risponde, comprensivo, Peter “Cerco Alexis, mi ha detto di essere qui”.

Castle abbozza un sorriso tirato “Ma certo, entra” si sposta di lato per permettergli di passare “Alexis?” chiama, sporgendosi verso le scale.

La rossa scende di corsa “Cosa c’è?” poi vede Peter salutarla dal salotto.

I due si sorridono e si vanno incontro l’un l’altro, abbracciandosi.

 

 

 

Kate non ha voglia di parlare con suo padre, nonostante la sua insistenza.

Non ha voglia di mangiare, nonostante sia digiuna dalla sera precedente.

Non ha voglia di fare nulla, nonostante il suo cervello le ordini di tenersi impegnata.

Vuole solo starsene sdraiata a letto, al buio della sua vecchia camera.

Tra quelle pareti che molte altre volte l’avevano vista piangere.

Per una cotta adolescenziale finita male. Per un’amicizia persa. Per una lite con i suoi genitori.

Stringeva forte il cuscino e restava lì al buio a sfogarsi, finchè sua madre non faceva capolino nella stanza e si metteva ad accarezzarle i capelli, per calmarla.

O per svegliarla, nel caso la stanchezza l’avesse avuta vinta contro il pianto.

A quel tocco, apriva gli occhi e il buio era sparito.

Johanna era la sua luce nelle tenebre.

Ma questa volta sua madre non sarebbe arrivata in suo aiuto. Quella luce si era spenta da anni ormai, e per quanto amasse suo padre, non era la stessa cosa.

Mille dubbi, mille domande le vorticano in testa.

Si sente di troppo. Il terzo incomodo.

Si rende conto dell’assurdità di quel pensiero. Quella di troppo dovrebbe essere l’hostess, eppure quella ferita è lei.

Non vuole dover condividere il suo uomo con un’altra donna.

Non vuole vederlo posare una mano su quel grembo per sentire i calcetti.

Non vuole vederlo sorridere estasiato ad un’ecografia.

Perché Kate Beckett sa che andrà così.

Potrà rifiutarsi di accettare la realtà ora ma, giorno dopo giorno, Castle si affezionerà a quella pancia e poi a quel bambino e, inevitabilmente, si legherà a quella donna.

In un modo o nell’altro lei sarà lasciata in disparte, fuori dalla loro famiglia, perciò perché non lasciarlo libero da subito?

Never let me go.

Le sembra di averlo lì accanto, sdraiato dietro di lei a sussurrarle nell’orecchio quelle parole.

Chiude gli occhi stremata, sempre con quella domanda in testa.

Perché non lasciarlo libero?

Riapre gli occhi dopo pochi minuti o forse di più, non lo sa.

Si rannicchia, portandosi le mani vicino al volto, quando gli occhi scorgono qualcosa sul suo dito.

Delle piccole stelline fosforescenti attorno all’anulare sinistro innescano sul suo viso  un immediato sorriso e di colpo capisce perché non può lasciarlo andare senza lottare.

Lui è la sua luce nel buio.

 

 

* Never Let Me Go – Florence and the Machine - http://www.youtube.com/watch?v=bNKbeV3wM84

 

 

 

 

Ivi’s Corner:

 

Mi affaccio dal bunker per vedere se state riconsiderando l’idea del pestaggio... no eh? Non siete ancora sicure?

Ok, riprovo ad uscire sabato sera xD

 

Vi prego ascoltate questa canzone! Se le altre non le avete ascoltate, questa dovete! È troppo ijhfbirbgipvsbjdcvuosdv *-*-*-*-*-*

 

Peter ha detto “Non dev’essere il massimo vivere sotto lo stesso tetto con una fangirl” e io rispondo AMEN!!

I nostri genitori, fratelli, sorelle, amici, fidanzati e mariti un giorno verranno santificati per averci sopportate!! Ahahahahah xD

 

Vi abbraccio (anche se mi sento un po’ sola nel bunker eh...)

 

 

Buona settimana :-*

 

 

Ivi87

  
   
 
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