A Series of (Un)fortunate Accidents.
Prologo
Isobelle era sempre stata una bambina vivace, iperattiva, che passava le giornate a correre per il grande maniero in cui viveva con i genitori e che se non correva c’era davvero da preoccuparsi perché, sicuramente, stava architettando qualcosa; qualcosa che di solito significava poi tante urla da parte del padre, una strigliata di circa mezz’ora da parte della madre e una valanga di coccole alla fine da entrambi.Isobelle aveva la pelle del colore del cioccolato, sì, proprio del cioccolato, di quello al latte e molto, molto costoso. Quello marroncino, ma non troppo scuro. Teneva i capelli ricci e scuri sempre stretti in due codini, fermi in cima alla testa, che non facevano altro che sottolineare il suo visetto vispo e biricchino. Ma ciò che catturava sempre l’attenzione di chi la guardava, per la prima volta o non, erano i suoi occhi azzurri, così sgargianti e luminosi.
Isobelle amava i suoi genitori: amava strappare un sorriso dal volto austero della madre, sempre così impettita e rigida nelle sue regole e nelle sue mille paranoie; amava catturare l’attenzione del padre, sempre con la testa se non sulle nuvole quanto meno con i pensieri rivolti costantemente ai suoi affari di lavoro. Adorava quando i due, ogni sera, prendevano una pausa da qualsiasi attività stessero facendo, più o meno importante che fosse, e si riunivano nella sua cameretta, seduti ognuno per un lato del grande letto, e insieme le raccontavano una favola.
Isobelle aveva una cotta pazzesca per Scorpius, sei anni più grande di lei e figlio degli amici di mamma e papà. Tutto era cominciato quando lei, bimbetta di sei anni, era caduta dall’altalena in giardino e Scorpius, più che altro per paura di venir sgridato dai genitori visto che era suo compito controllarla, l’aveva coccolata fino a che lei non aveva smesso di piangere, ed ora continuava con un quasi morboso attaccamento al ragazzo. Andava in lungo e in largo dichiarando che quando sarebbe stata grande avrebbe sposato Scorpius Hyperion Malfoy, sarebbero andati a vivere in un’enorme castello e sarebbe vissuti felici e contenti.
Isobelle era sempre benvoluta da tutti, con il suo faccino e le sue paroline dolci, la buona educazione impartitale dai genitori e quella furbizia innata che la aiutava a cavarsela anche quando un intero barattolo di vernice rosa shocking a lunga durata le sfuggiva casualmente dalle mani per andare a finire tutta addosso all’antipatico ospite di papà.
Isobelle Selja Zabini era, per l’appunto, molto furba. Sotto alla dolcezza e alle moine, sotto alla faccia d’angelo aveva ereditato da paparino una spietata, pericolosa e potenzialmente fatale vena Serpeverde. E stava approdando a Hogwarts per il suo primo anno.