24/07/2013
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Here they talked of revolution
Here it was they lit the flame
31 ottobre 1981, Godric’s Hollow
Ricordo la prima volta che sentii nominare l’Ordine della Fenice.
Beh, in realtà ricordo più che altro le belle labbra di Lily, le sue dita che si torturavano i capelli di fuoco e gli occhi di smeraldo che sprizzavano rabbia.
“Mi hai convinto, piccola”, le dissi.
Se lo faceva lei, lo dovevo fare anche io.
La voglia di lotta e giustizia è arrivata dopo, il mio scopo principale era difenderla e, se lei voleva scendere nella mischia, in prima linea, io sarei stato dietro di lei, pronto ad aiutarla con nonchalance.
Sei sempre stata più orgogliosa di me, amore mio, anche se non lo hai mai ammesso.
Combattere per i miei amici, per mia moglie e per mio figlio, ecco cosa ha significato l’Ordine per me.
Imparare ad usare il cervello non più per gli scherzi e le bambinate, ma per cose ben più serie, anche se si è ancora ragazzi.
Ma la guerra è così, ti fa crescere in fretta.
Non lo rimpiango, no. Ho adorato ogni singolo attimo della mia vita, perché tutto quello che ho fatto o mi è capitato, mi ha fatto diventare l’uomo che sono.
Le risate, gli scherzi e le punizioni mi hanno dato i migliori amici che uno potesse desiderare.
Sì, persino quel ratto di Codaliscia. In fondo, prima di questa notte, è stato mio amico per dieci anni.
L’irruenza e l’amore, insieme, mi hanno portato a Lily.
E Lily mi ha fatto il dono più grande del mondo.
Harry, quanto di più perfetto e bello ci sia.
Quindi sono felice, anche se tutto è finito in modo stupido e troppo in fretta, perché il nostro, il mio sacrificio, potrebbe fare la differenza.
E questo, in fondo, è quello che ha sempre contato per James Potter, nel bene e nel male.
Here they sang about tomorrow
20 ottobre 1971, Hogwarts, Aula di Incantesimi
-Agitare e colpire! Agitare e colpire!- continuava a ripetere il professor Vitious, con voce soporifera.
-Tra un po’ “agiterò” i pugni e “colpirò” la sua testa, se non se ne sta un po’ zitto- borbottò Sirius, mentre, accasciato sul suo banco, dormicchiava beatamente sui libri di testo.
Peter e io scoppiammo a ridere, mentre Remus guardava poco convinto la sua piuma, che sembrava ancorata al banco.
-Perché quella faccia lunga?- chiesi io. Era strano che lui avesse dei problemi con degli incantesimi.
-È complicato…-
-Tu sei complicato- bofonchiò Sirius, mentre, con un movimento fluido del polso, faceva levitare la sua piuma. Era incredibile pensare che fino a pochi minuti prima stesse dormendo della grossa.
-Complimenti messere- fece Peter e io applaudii. Sirius represse uno sbadiglio e si ributtò sui libri, coperto dai lunghi capelli neri.
-A me non sembra difficile- mugugnò, la guancia schiacciata dal libro di Pozioni.
-Guarda che ce li chiederanno di sicuro all’esame e non so te, ma io ci terrei a passarlo!- lo rimbeccò Remus, scocciato dal suo atteggiamento.
Sirius ebbe il buon gusto di non ribattere.
O forse si era addormentato di nuovo.
-Segui quello che ha detto il professor Vitious, agiti e colpisci, poi il gioco è fatto. Se ci è riuscito il bell’addormentato qui…- dissi, beccandomi una linguaccia dal diretto interessato. –Udito sopraffino anche nel sonno, complimenti- commentai, mentre Sirius si girava dall’altro lato.
-Tranquillo- intervenne Peter, -sono sicuro che un domani tu sarai il migliore di tutti noi.-
And tomorrow never came