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Autore: emanuele0933    24/07/2013    2 recensioni
Quest'opera parla delle avventure di un ipotetico me stesso che dovrà affrontare i famosi 7 anni ad Hogwarts. Il progetto è un'opera abbastanza lunga e complessa, dato che percorrerà tutti gli anni accademici, perciò come lunghezza sarà paragonabile (più o meno) a quella creata da J.K. Rowling stessa.
E' mia intenzione essere il più preciso possibile e non lasciare mai nulla al caso, perciò i primi capitoli presenteranno parecchie situazioni abbastanza criptiche che verranno svelate solamente in seguito e, naturalmente, aggiungerò parecchi personaggi e luoghi inediti, di mia completa invenzione.
E' consigliabile leggere le 'Note dell'Autore' all'inizio del primo capitolo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Mi chiesi se avessi capito bene:

-Ministero?

-Sì, il Ministero della Magia Britannico... Ovviamente questa è solamente un’entrata secondaria – potevo dire di servizio, ma sarebbe stato alquanto inadeguato, data la situazione – ma esiste un ingresso principale davvero faraonico, così come lo sono le sue interminabili code, quindi ogni impiegato preferisce un’entrata meno elegante ma più confortevole... E caso volle che il livello ove è ubicato il mio ufficio è raggiungibile proprio dalla passaporta dei servizi pubblici londinesi. E così faremo noi, mi dispiace che tu non possa vedere la struttura per intero, ma non siamo qui per turismo, abbiamo poco tempo: per la visita guidata faremo un’altra volta.

Non riuscii ad afferrare bene ciò che aveva appena detto, ma non ne capivo il motivo, poi ragionandoci un po’ scoprii il perché: come diavolo si faceva ad entrare in un ufficio da un gabinetto? La risposta era forse la citata passaporta? Stavo per chiedere delucidazioni a ser Richard, quando...

-Ecsc mì!

Un omone tutto sudato in canottiera mi sbatté contro, e come se nulla fosse, continuò nella sua poderosa corsa fino al bagno, sbuffando per lo sforzo quando aprì la porta.

-Ma che cavolo? Che maleducato!

-In realtà ha chiesto il permesso, infatti io mi sono spostato, ma lo ha chiesto in inglese: non l’hai sentito?

-Sì, ho sentito un farfugliamento in effetti...

-Non stava farfugliando, ha detto Excuse me, significa scusatemi o fate largo... Non lo sapevi?

-Sì, ma non avevo capito... insomma, troppo veloce...

-Bhè, dovrai abituarti, non è che ti si potrà parlare solo via spelling... Dai, entriamo che c’è già fin troppa confusione...

E così entrammo, ma prima di noi lo fecero altri due signori vestiti con eleganza retrò come ser Richard e pensai fossero altri maghi. Una volta dentro, mi accorsi che più che un bagno sembrava un ufficio postale il giorno delle pensioni: una quantità impressionante di persone calcavano le fila di ogni singolo gabinetto. Per fortuna queste erano abbastanza celeri a sfoltirsi: una persona entrava nella cabina e dopo una decina di secondi scarsi spariva, dando l’opportunità a chi lo seguiva di entrare e conseguentemente di svanire allo stesso modo. Ogni tanto si sentivano dei lamenti ed in quei casi la fila si fermava bruscamente.

-Oh, nooo!!

Si lamentò all’unanimità la fila alla nostra sinistra...

-Evidentemente il nostro amico babbano è entrato in quella cabina, eheh!

Anche nel riso il mio tutore manteneva compostezza, cosa che non si poteva certo dire dei suoi colleghi che agli scrosci e ai fragori aromatici che provenivano dall’altro gabinetto, dimostravano tutto il loro disgusto.

 

-Ecco, tocca noi.

Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, poi, come se l’avesse trovata, si rivolse a me dicendomi:

-Non vedo babbani attorno, bene, terrò la porta aperta così vedi cosa dovrai fare, ma se intravedo qualcuno con sembianze babbane dovrò immediatamente chiudermi dentro, quindi non metterti troppo vicino o bloccherai la porta.

Così, dopo aver aperto il bagno, si infilò dentro l’angusto spazio e mi spiegò:

-Vedi? Sembra un normale servizio igienico, ma in realtà è una passaporta. Cioè un oggetto magico incantato per far sì che ti trasporti in un determinato luogo. Sfrutta in pratica lo stesso principio dell’incantesimo di Materializzazione che ho usato per portarti qui a Londra, però c’è una grossa differenza:

il Ministero, così come Hogwarts e tutti gli edifici importanti e come tale possibili bersagli per attacchi di malintenzionati, hanno una protezione atta a rinviare qualsiasi cosa o persona voglia introdursi al loro interno senza autorizzazione. Avere la suddetta licenza, però, non è praticamente possibile, dato che gli unici a possederla sono rispettivamente il Primo Ministro ed il preside della scuola stessi, perciò capirai il perché non ci siamo materializzati direttamente nel mio ufficio. Inoltre la smaterializzazione che avviene in questo passaggio, per via della sua brevità, è quasi impercettibile, a differenza del nostro ultimo viaggio di cui si può dir tutto, tranne che sia stato confortevole. Guarda, infilo i piedi qui dentro e poi tranquillamente tiro lo sciacquone: è semplice!

Rabbrividii all’idea di dover farlo anch’io dopo di lui, ma per fortuna ser Richard come se mi avesse letto nella mente, mi rassicurò con altre informazioni.

-Tranquillo, quest’acqua è un’illusione per dare credibilità all’ingresso segreto, come tutto il resto, d’altronde. Vedi questi disegni pittoreschi raffigurati nelle pareti dello stanzino? Bene, non sono certo gli originali disegnati da qualche discolo ragazzino babbano, ma delle fedelissime copie. Questa stanza è accessibile solo dai maghi: toccando la porta si attiva o meno l’incantesimo illusorio che ti permette di accedere a questa versione del bagno, tutto dipende da chi la tocca. Sei un babbano? Entri nel vero bagno, sei un mago? Bene, hai accesso alla passaporta, altrimenti, oltre ai maghi, avrebbero accesso al Ministero anche tutti gli scarichi di questi servizi igienici. Tutto chiaro? Oh, dimenticavo, la sporcizia che vedi purtroppo è vera, perciò ci laveremo per bene le mani una volta usciti dal Ministero, o ci beccheremo qualche infezion... Babbano!

Come aveva predetto, chiuse bruscamente la porta proprio perché un ragazzo in jeans e maglietta militare entrò dall’ingresso principale. Fu in quel momento che una delle domande che avrei fatto a ser Richard ottenne da sola la risposta: come il mio tutore, tutti gli altri maghi si accorsero dell’intruso, così lo fecero passare immediatamente a capofila, in modo che non riuscisse a vedere gli ingressi senza uscita dalle latrine degli altri uomini, poiché troppo impegnato a far i suoi bisogni. Evidentemente la cosa era stata pianificata a lungo, poiché lo stratagemma era impeccabile: il ragazzo non si domandò minimamente il perché nonostante la lunga coda, gli altri lo fecero passare avanti; era un gesto gentile, e prima che qualcuno se ne pentisse, era meglio approfittarne al volo.

-E’ entrato?

Mi chiese ser Uppercut.

-Sì, proprio ora.

-Bene, posso riaprire quindi. Ripeto la domanda: tutto chiaro? Se hai ancora dubbi dillo, sennò dopo che me ne sarò andato sarai da solo.

-Sì, qualcosa in effetti non l’ho capita: se questa è un’illusione, la stanza reale dov’è andata?

-Da nessuna parte, è ancora qui, questa si è semplicemente sovrapposta: è l’unione di due incantesimi, uno espansivo, l’altro illusorio; ora non chiedermi quali sono perché non lo so, non posso conoscere tutti gli incantesimi di questo mondo: il reparto illusioni del Ministero è stato fondato proprio per questo tipo di incanti. Un impiegato dell’ufficio ogni primo del mese è tenuto a controllare ed aggiornare gli incantesimi illusori che tengono aperti questi passaggi, infatti questa firma Yollo qui in alto è nuova, farà parte dell’aggiornamento di questo mese, non mi pare di averla mai vista, qualcuno l’avrà scritta durante il mese di giugno. Ora, hai domande inerenti alla procedura di ingresso?

Il tono leggermente innervosito di ser Richard indicava chiaramente che avrei fatto meglio a mangiarmi tutte le altre domande sulla questione.

-No, metto i piedi a mollo e poi tiro lo sciacquone, no?

-Ecco, era questo che volevo sentire, mi raccomando fai presto o dovrò preoccuparmi.

Così, chiuse nuovamente la porta e dopo aver udito lo scroscio dell’acqua entrai finalmente anch’io. Mi domandai seriamente se quella fosse la stanza reale o illusoria, se la porta mi avesse riconosciuto o se ci fosse stato un errore o addirittura se non mi riteneva un mago. Ma purtroppo l’unico modo per scoprirlo era quello di immergersi fino alla caviglia nel liquame oleastro del water.

Squash, splot, sguack!

Se non avevo vomitato con quel folle teletrasporto fui sul punto di farlo in quel momento, ma per mia fortuna non ero tanto debole di stomaco, infatti non ho memoria di nessuna serata passata al letto con una scodella in grembo in cui rimetterci dentro; non ne ho mai sofferto.

Tirai la corda dello sciacquone come quando si tira la coda ad un toro per farlo innervosire a causa di una stupida scommessa fallita: ero di una lentezza micidiale, ma per fortuna nemmeno mi accorsi dell’acqua che scendeva giù, poiché ero io stesso che in qualche modo mi liquefacevo.

Fortunatamente l’indescrivibile sensazione di sudiciume durò nemmeno un secondo perché mi ritrovai perfettamente asciutto seduto su una poltrona di pelle davanti ad una scrivania presieduta da un tipo anziano e con gli occhialini appoggiati sul naso che leggeva il giornale. Al mio arrivo mi guardo e chiese:

-Pliz?

-E’ con me Winston, è il nuovo studente italiano che sono andato a prender ieri.

La voce era quella di ser Richard, che evidentemente mi aspettava seduto sulla poltrona alla mia destra;  menomale, perché non avrei saputo cosa rispondere.

Così l’uomo di nome Winston con un borbottio tornò alle sue pagine del quotidiano.

-Tranquillo, era Winston, il custode del livello, è suo compito fare domande a chi non conosce, sia per sicurezza che per efficienza. Ti mostro il 5° livello: dove stiamo andando noi ci sono gli uffici minori del reparto Rapporti Internazionali – per inciso, sono minori non perché più piccoli, ma perché non trattano pratiche legate ai criminali stranieri – mentre alla nostra destra c’è il lunghissimo corridoio degli Affari Interni; dietro di noi c’è l’enorme salone per i Congressi Impellenti: è più di dieci anni che non viene usato, ma non dirlo a chi è costretto a pulirlo nonostante tutto, eheh!

Produsse nuovamente quella sua discretissima risata: era visibilmente divertito, ma non apriva mai la bocca sfoggiando un sorriso a 32 denti, a ridere per lui erano gli occhi.

-Eccoci qui, Isabelle, ti presento Emanuele, il mio nuovo pupillo, Emanuele, Isabelle.

-Oh, nas tu mitiu diea!

Ecco, ci eravamo di nuovo: probabilmente conoscevo cosa mi diceva, ma non lo capivo proprio ad orecchio!

-Isabelle, ti ricordo che è italiano, manca ancora di esercizio il ragazzo!

-Oh, souui! Ai masnou ainou ainou!

Per un secondo mi chiesi se mi prendesse in giro con sti aiou ripetuti in continuazione, ma dalla sua espressione trapelava un forte senso di dispiacere, così scartai quella presuntuosa idea.

La giovane donna tirò fuori dalla borsetta la sua bacchetta, se la puntò sulla tempia ed esclamò:

-Logoscomprehendi! Ora mi capisci, piccolo?

-D-direi di sì...

Dopo quell’incantesimo sembrava quasi un’altra persona che parlasse, solo la voce mielosa restò uguale.

-E così hai scoperto come anch’io facevo a comunicare con te e la tua famiglia in una lingua straniera.

-Quindi posso parlare solo alla gente che si spara addosso quest’incantesimo?

-Uhuhuh, no, piccolo, non ce n’è bisogno, basta che lo usi su te stesso e riuscirai a capire e a farti capire da chiunque, noi lo abbiamo su noi stessi perché è una fattura e non abbiamo alcuna autorizzazione per lanciarla su un minore.

-Quindi dovrò subito imparare a lanciarla!

L’idea mi terrorizzava, non sapevo nulla di niente, non avevo bacchetta e nell’usare Accio avevo fatto un macello: non sarei mai stato in grado di lanciare un incantesimo di quel livello...

-Non ce ne sarà bisogno, non appena i tuoi genitori spediranno i documenti in cui mi autorizzano come tuo tutore a tutti gli effetti sarò io stesso a lanciartela; certo, sarebbe utile che la imparassi per conto tuo, in modo da non dover sempre dipendere da me, ma è una fattura mentale, non si studia a scuola, però una simile la si impara al quarto anno e padroneggiata quella, questa sarà una passeggiata. Bhè Isabelle, siamo ancora in tempo per presentare la sua domanda di iscrizione?

-Certo, avete ben 34 secondi per firmare, 33... 32...

-Sì sì, abbiamo capito, non ci badare, sta scherzando, non è vero, basta che la presentiamo entro la mezzanotte di stasera e siamo a norma, quindi c’è tutto il tempo: ricordati, mai firmare nulla prima di leggere attentamente il testo, anche se si tratta di cose sicure come questa. Tieni, leggi e quando vuoi, firma qua.

Mi indicò diligentemente il luogo dove avrei dovuto apporre la mia firma, come se ce ne fosse bisogno: il “Firma Qui” era così grande ed evidente che avrei potuto scrivere il mio già lungo nome per intero almeno sette volte.

-Quando firmerai, firma pure largo, sai tra i babbani non si usano nomi molto lunghi, ma tra i maghi la cosa è diversa, c’è chi ha otto o anche nove nomi, più il cognome! Infatti questo è un modello unico.

Sapevo che mi avevano appena esortato a leggere tutto il testo con attenzione, ma c’erano così tante clausole, che alla fine lessi solo poche righe all’inizio di ogni paragrafo o articolo, e da quello che lessi sembrava tutto a posto: iscrizione all’istituto di magia di Hogwarts; attenersi alle norme ed agli editti di comportamento; la scuola non si assume alcuna responsabilità se venissero infrante tali norme da parte dello studente; il materiale preso in prestito di proprietà della scuola deve essere restituito entro le date di consegna; i docenti hanno la facoltà di segnalare al preside ogni atteggiamento e/o comportamento inadeguato; si può venir espulsi per gravi irregolarità; si possono eseguire incantesimi e sortilegi non previsti dal piano di studi ma nessuno che vada contro alle direttive scolastiche e ministeriali; non si deve arrecare danno a cose o persone, in tal caso si incorrerebbe a sanzioni pecuniarie e/o penali; fino al conseguimento della maggiore età non si può esercitare magia al di fuori degli istituti autorizzati; i genitori o i tutori legali possono aver concesse visite autorizzate solo previa richiesta inoltrata al preside scolastico; gli animali devono essere tenuti sempre in gabbia o nelle loro aree attrezzate...

-Basta!!! Non ne posso più, firmo.

E firmai con la mia bellissima ed infantilissima firmetta da bamboccio.

-Bene, questa è fatta, mentre spedisco questa domandina di iscrizione, leggi lo Statuto Magico: sei tenuto a rispettarlo come mago, se non lo farai, bhè, ne pagherai le conseguenze; non c’è nulla da firmare, col tuo undicesimo anno d’età sei entrato di diritto nel nostro mondo e perciò dovrai sottostare alle sue regole, è meglio che leggi con cura anche questo perché d’ora in avanti si presumerà che tu ne sia a conoscenza. Non è altro che un sunto del nostro Statuto, ma sono pur sempre tre interi fogli di pergamena da leggere. Ora scusami, ma se non la do al corriere prima che esca dall’edificio, sono guai. Locomotor!

Per lanciare quell’ennesimo incantesimo, colpì con la sua bacchetta la busta contenente la mia domandina, la quale si spiegazzò fino a formare un aeroplanino di carta. Poi come mossa da un’impercettibile brezza si mise a planare. Anzi, a volare proprio, non aveva alcuna intenzione di cadere.

-Meglio che la segua, potrebbe perdere tempo bloccandosi in qualche ascensore colmo di gente; tornerò fra pochissimo.

Così tornai al mio mattone di regole e leggi da leggere. Mi domandavo sempre più se la mia vita d’ora in avanti sarebbe stata sempre così: da un lato situazioni inverosimili come un uomo adulto che insegue un aeroplanino di carta, mentre dall’altro un’infinità di nuove regole da scoprire.

-Dai un’occhiata veloce, tesoruccio. Lui fa sempre l’esagerato: quello Statuto elenca situazioni troppo estreme per cui tu possa infrangerne le leggi. Ti faccio una sintesi io: non uccidere, non rubare, non stregare oggetti altrui, non perseguitare, non maledire fino alla morte qualcuno e soprattutto non iniziare una guerra contro il Ministero. Farai qualcosa di tutto questo? Penso proprio di no, quindi ora riposati che dopo aver letto quel regolamento sarai esausto, per l’amor del cielo, hanno solo undici anni questi angioletti, perché caricarli di tutte queste pressioni? Immagino sarà stato già difficile per te lasciare la famiglia, non è vero? Come sei carino! Ah, se solo avessi un figlio come te, non finirei mai di sbaciucchiarlo! Quando arriverà Charlie mi raccomando, fai finta di averlo letto tutto!

E quando finalmente finì di squittire, potei riposarmi. In effetti notai di esser parecchio stanco ora che avevo un attimo per riflettere, ma nonostante tutto se qualcuno me l’avesse permesso, sarei andato a curiosare dappertutto in quello strano luogo dove gli spazzoloni si muovono da soli e gli appendiabiti seguono chiunque porti una giacca.

 

-Psst! Orsacchiotto, vedo il tuo tutore, mettiti in posa!

Subito presi le pergamene e le misi in grembo per esibirmi in un gesto di lettura; avevo più paura di non eseguire gli ordini di quella Isabelle che di dire la verità a ser Richard e cioè che non me ne fregava niente.

-Visto quante regole, eh? Mi raccomando, segui sempre la retta via, continua a leggere, nel mentre parlo con Isa la Bella.

-Che sbruffone! Ma vieni qui, tenerone!

-Cioccolatona!

-Nasin nasino!

-Naso naso!

Brrr... Non riuscivo a credere a cosa stessi per assistere. Certo, la “dolcissima” Isabelle era un bel vedere, ma ridursi così per lei era troppo, soprattutto per un uomo tutto d’un pezzo come ser Uppercut.

-Dimmi Isa... Matthew è tornato con l’altro ragazzo?

-No, purtroppo, è ritornato ieri sera, delusissimo, dicendo che il ragazzino aveva già scelto la Lames Fortes come scuola di magia, che peccato, a quest’ora avrei avuto ben due angioletti seduti in quelle sedioline. Ma gli ho detto di rasserenarsi, non è stata colpa sua, sono cose che succedono.

-Ma non a me!

-Già, non a te, perfettone!

Ormai nemmeno li ascoltavo per quanto mi ripugnavano quei discorsi, tant’è che senza accorgermene avevo letto mezzo foglio di pergamena, così decisi che tanto valeva dare una lettura meno meccanica; così facendo scoprii una cosa che mi addolorò molto: era vietatissimo rivelare la magia ad estranei babbani, neanche ai migliori amici, questo quindi escludeva degli show magici durante i compleanni, che sfiga!

Dopo averci rimuginato un po’ però mi accorsi di non aver salutato nemmeno uno dei miei amici prima della partenza e che quindi ai loro occhi sarei apparso come un gran maleducato. Altro che intera estate in loro compagnia! Tutti quei cattivi pensieri mi resero ancor più intollerante ai loro discorsi, così mi alzai di scatto e sbattei quei fogli sulla scrivania della “cioccolattona” dimostrando tutta la mia impazienza.

-Messaggio ricevuto, andiamo ora, ci vediamo Isabelle, saluta Isabelle, ciao ciao zia Isabelle!

Pure zia ora era diventata?

-Ehm, salve signora!

-Che cattivo che sei, l’hai messo in imbarazzo, poveretto, ciao Emy! Divertiti ad Hogwarts! E vienimi a trovare appena puoi! Anche solo per quattro chiacchiere, sarai sempre il benvenuto!

Ottimo, un diminutivo così femminile nessuno me lo aveva mai dato, nemmeno mia madre che soleva esprimere il suo amore con squittii che sfioravano gli infrasuoni quando ero in età prescolare.

 

Mentre ci avviavamo verso non so dove, ser Richard riprese l’imbarazzante argomento:

-Presumo tu abbia sentito i nostri frivoli e vezzosi discorsi, ma quello che ho fatto è solo a scopo ehm, professionale, infatti oltre al fatto che così lego con la mia collega d’ufficio per un sempre più ehm, proficuo rapporto di lavoro, mi sono anche preso la libertà di informarmi della presenza o meno nella tua futura scuola di un tuo connazionale, ma come avrai sentito... Peccato, avere qualcuno con cui poter legare fin da subito poteva essere d’aiuto, ma non ti preoccupare, le amicizie le farai sicuramente.

Pian pianino riacquistò il suo colorito naturale sbiadendo qua e là il rossore che nemmeno lui seppe celare.

-Dov’è che andiamo ora?

-All’uscita ovviamente, dobbiamo andare al collegio per farti seguire il corso di lingua inglese, ricordi?

E così entrammo insieme ad altre sei o sette persone in un antiquato ascensore con una decina di maniglie prensili sul tetto.

-Dove andate colleghi? Pian terreno?

-Pian terreno!

Risposero alcuni, altri dissero terzo e settimo livello, ma a quanto pare la regola della maggioranza prevalse ancora una volta ed un signore con sciarpa, guanti e berretto di lana in pieno luglio premette il pulsante G. [Ground in inglese]

-Tieniti forte ora, che si balla!

Swisss!

Come c’era da aspettarsi, quell’ascensore non era affatto un ascensore normale, ma si mise a viaggiare alla velocità della luce nelle 3 dimensioni possibili, rimescolandomi tutti i fluidi corporei, incluse le feci mi sa.

Improvvisamente il mondo finì di girarmi attorno e le sbarre dell’ascensore si aprirono. A quanto pare non eravamo ancora a piano terra, poiché nessuno, noi compresi, scese dalla gabbia, ma invece salirono a bordo un paio di aeroplanini stregati.

-Anche i foglietti prendono l’ascensore?

-Certo, sennò come vai agli altri piani? Attento che si riparte!

Non appena si richiusero le sbarre, l’ascensore ritornò ad impazzare su e giù, avanti e indietro, a destra e a sinistra prendendosi la libertà di andare anche in diagonale e nei due sensi quando ne aveva voglia. Il problema fu che stavolta non riuscii ad afferrare in tempo la maniglia messa intelligentemente ad un chilometro d’altezza, così quest’ultima parte del viaggio la dovetti affrontare sbattendo addosso ai miei compagni di viaggio che per fortuna erano tanti.

-Arrivati! Tutto bene? E’ elettrizzante la prima volta no?

Come no, quando faceva così mi veniva una gran voglia di picchiarlo sul grugno...

 

Tutto indolenzito seguii il mio tutore che fresco come una rosa mi aveva distaccato già di una decina di metri e quando se ne accorse con tono addolorato mi disse:

-Mi dispiace, ma la prossima parte del viaggio continuerà ad essere turbolenta. Consolati però, avrai ben due settimane per riprenderti da questi scossoni.

Eccome no, probabilmente per uscire da questo manicomio ci dovremo buttare sul fuoco!

Mai nessuna battuta sarcastica si rivelò esser più vera di quella.

-Eccoci nella Hall principale, grandiosa, vero? Se vuoi lì c’è un chiosco che vende ottimi gelati al Kyactus, pungenti al punto giusto, oppure possiamo fermarci a fissare la statua della fontana, ha ispirato vari artisti nelle loro opere più belle, sai? Guarda e scegli pure cosa fare: ora abbiamo tutto il tempo che vogliamo!

In effetti cose bizzarre e belle da vedere ce n’erano a bizzeffe, ma la cosa che mi premeva al momento era sapere quale altra tortura fisica mi attendeva prima di uscire da lì, ser Richard non poteva certo aspettarsi che dopo avermi anticipato ciò che mi aspettava, me ne sarei rimasto zitto e tranquillo.

-In realtà più che altro vorrei sapere come intendi farmi uscire dal Ministero e perché sarà doloroso.

-Non ho affatto detto che sarà doloroso, ho detto che non sarà piacevole, questo sì. Vedi ci sarebbero due modi: o usciamo dall’ingresso principale, sempre che ci riusciamo, così saremo direttamente al centro di Londra e a quel punto dovremmo farcela a piedi fino alla nostra destinazione, dato che non potremo materializzarci davanti a tutti quei babbani; oppure usiamo la metropolvere che ci porterà a destinazione in un batter d’occhio.

-E cos’avrebbe di terribile questa metropolvere?

-Ah, di suo nulla, il problema è che quando viene utilizzata ha la tendenza di avvolgere tra le fiamme il viaggiatore; fiamme che non bruciano certo, ma la sensazione per chi non è abituato è comunque sgradevole.

Era da ammetterlo: quel giorno la mia immaginazione venne battuta otto a zero dalla magia, un bel cappotto, non c’è che dire.

-Ok, siccome non ho nessuna fretta di finire abbrustolito, mi guardo in giro.

-Prego, io invece mi leggerò la Gazzetta in santa pace, se mi cerchi, sarò seduto là, a quel tavolino.

Una volta solo, mi guardai intorno, osservando fin nel più piccolo dettaglio qualsiasi cosa che capitasse sotto i miei occhi, c’era davvero di tutto.

Tanto per cominciare, le dimensioni di quell’atrio erano impressionanti: largo come una piazza all’aperto di una capitale europea ed alta almeno una sessantina di metri, poteva ospitare un’intera colonia di elefanti indiani messi in parata ed uno sopra l’altro. Il problema sarebbe sorto però non appena qualcuno di quegli elefanti si fosse mosso, poiché superati i tre metri d’altezza, le pareti non erano più fatte di mattoni o di qualsiasi altro materiale fossero fatte, ma di vetro. Vetro riflettente che permetteva all’enorme figura del Primo Ministro (almeno pensai si trattasse di lui) di fare quattro passi quando ne avrebbe avuto voglia. Se c’era una cosa che avevo capito dei ritratti magici da quei volantini delle scuole straniere era che ai modelli non piaceva affatto rimanere fermi a farsi ammirare; diavoli, nemmeno la statua della scuola finlandese ci stava, figuriamoci una persona in carne ed ossa.

-Che sagoma, eh? C’è chi lo difende dicendo che come Primo Ministro ha il dovere di sembrare autoritario ed intransigente, ma io lo conosco bene: si è messo in quella maniera perché gli avevano chiesto di mettersi in una posa regale e guarda come s’è messo! Sembra che gli abbiano appena detto che ha perso alle elezioni, bah!

Ser Richard, nonostante potessero sentirlo in almeno duecento lì dentro parlar male del suo datore di lavoro, non se ne curò e per dirmelo gridò così forte da sentirlo forte e chiaro da quella distanza. Io mi guardai intorno, ma sembrava che nessuno lo avesse sentito, tranne una vecchia signora poco dietro di me che però non capì da dove provenisse la voce.

-Tranquillo, qui la gente è così occupata a pensare agli affari suoi che nemmeno ti stanno ad ascoltare: quasi nessuno viene al Ministero per passarci la giornata, ci si stressa troppo.

In effetti, bastava vedere cosa successe a quella vecchietta che per cercare la fonte di quella voce venne travolta da decine di borse e ventiquattrore che la colpirono senza pietà da tutte le parti, per accorgersi del menefreghismo della gente.

-Le do una mano, signora?

Chiesi nella maniera più gentile che potevo, mi fece troppa pena.

-Oh, yes diarr... Meibi didiiu nou...

Eccoci, ci risiamo...

-Ehm no, signora, non lo so, ma quell’uomo seduto lì a quel tavolo probabilmente lo saprà, lavora qui da tanti anni.

E gesticolando un po’ goffamente, la mandai dal mio tutore: d’altronde era colpa sua se la signora era stata travolta da quegli automi umanizzati.

Anche se volevo godermi la scena, mi girai facendo finta di nulla per evitare di essere scoperto e tornai ad osservare il panorama. C’erano delle mensole a rotelle che correvano qua e là lungo la sala e che due volte su tre finivano per sbattere contro qualcuno che passava nel loro percorso; poi c’erano interi stormi di aeroplanini che sostavano in attesa dell’ascensore da prendere ed altri che libravano in aria per cadere nell’occhio dell’ignaro funzionario a cui evidentemente erano stati spediti: avevano una mira impeccabile, beccavano sempre l’occhio destro. Di spazzoloni incantati che pulivano e lucidavano il pavimento ce n’erano a bizzeffe, ma nonostante tutto a terra era quasi ovunque sudicio, il perché era facile intuirlo: i maghi andavano e venivano da uffici in cui pioveva, sale d’aspetto con annessa zona verde amazzonica e più in là c’erano i terribili camini in cui mi sarei dovuto carbonizzare di lì a poco. Anche entrare nelle cabine radiofoniche non era certo semplice dato che i portelli avevano l’abitudine di chiudersi sul naso di chi volesse utilizzare l’apparecchio.

Inoltre, ovunque era tappezzato di volantini di un ricercato, stile Far West, con tanto di scritta “Wanted, Dead or Alive”. Anche il nome sembrava tipico di un brigante da saloon: Sirius Black, il pistolero di Los Palacios. L’unica cosa che era nettamente diversa da un volantino dei film di Sergio Leone era che qui il ricercato urlava e si dimenava come un ossesso, quasi fosse indemoniato, il che in qualche modo spiegava il motivo di tale accanimento mediatico.

Ma la cosa più sorprendente di tutte era in effetti la fontana: tutta d’oro, rappresentava un mago, una strega, un cosino brutto e gobbo, un altro mostriciattolo piccolo ma più grazioso a vedersi ed un centauro muscoloso ed abbastanza incazzato. Cosa stava a rappresentare era difficile dirlo, ma se fu costruita solo per fare effetto, bhè, ci riusciva alla grande.

-Me l’hai mandata tu, non è vero?

-Chi?

-La signora Barrow, non nasconderlo...

-Non so di cosa tu stia parlando, comunque ho visto abbastanza, possiamo andare!

-Va bene, seguimi.

-Lo so dove sono i camini, di là!

E mi avviai senza aspettarlo, in modo da dimostrargli che non dovevo dipendere per forza da lui per ogni cosa.

-Esatto, e saprai pure che si trovano vicino l’ingresso principale, e che all’ingresso ci sono le guardie, e che siccome non sei stato registrato, se ti beccano finisci male...

-Azz, questo non lo sapevo.

-Lo supponevo, stammi vicino allora, almeno se qualcuno ci vede capirà che sei con me e non farà domande.

Siccome a tali minacce non si può far altro che obbedire ciecamente, gli rimasi il più vicino possibile.

 

-Ecco il camino della metropolvere!

-Ed ecco la polvere fiammeggiante!

Presi in mano una manciata di quella polverina verdognola per osservarla più da vicino, ma non sembrava proprio che avrebbe preso fuoco.

-Si chiama polvere volante e ora ti mostrerò come si usa. Innanzitutto entri là dentro, poi dichiari chiaramente la tua destinazione – ovviamente essa dovrà avere un camino come questo per arrivarci – e getti la polvere ai tuoi piedi con decisione, così ti trasporterà dove hai richiesto. E’ semplice, gratuito e soprattutto sicuro, dato che a differenza delle passaporte sei tu che decidi dove andare e non lei, quindi è indirottabile. Come al solito vado io per primo e tu mi seguirai immediatamente, mi raccomando la nostra destinazione è “Petalo Blu, a Londra”, ripeti?

-“Petalo Blu, a Londra”!

-Ottimo, se dirai così non ci saranno problemi e ci rincontreremo dall’altra parte, capito? Dai, ora guarda come faccio io.

Anche ser Richard prese la sua manciata di polvere volante, si infilò nella canna del camino ed esclamò:

-“Petalo Blu, a Londra”!

Buttò ai suoi piedi quella polverina verde, che, al contatto col suolo, divampò in un’altissima e luminosa fiammata verdecerulea che lo divorò in un istante. Al suo spegnimento, di ser Uppercut non rimase più nulla, se non una chiazza di fuliggine dalle dimensioni delle sue scarpe.

Alla faccia, e devo farlo anch’io?

Siccome non avevo altra scelta, mi sistemai nell’esatto punto in cui si era messo ser Richard e balbettai:

-“P-Petalo Blu, a-a Londra”!

Chiusi gli occhi, gettai la polvere ai miei piedi e sentii un forte fischio alle mie orecchie, seguito da un formicolio dappertutto specie nelle braccia e nella faccia ed infine precipitai...

 

 

Piccola curiosità:

La signora Barrow mi chiese:

- Oh, si, grazie giovanotto... Sapresti dirmi dove lavora il signor Rupert Grovenbump? Mi è stato detto di andare al suo ufficio o la mia gatta verrà sequestrata ed io non posso....

 

  
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