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Autore: emanuele0933    24/07/2013    3 recensioni
Quest'opera parla delle avventure di un ipotetico me stesso che dovrà affrontare i famosi 7 anni ad Hogwarts. Il progetto è un'opera abbastanza lunga e complessa, dato che percorrerà tutti gli anni accademici, perciò come lunghezza sarà paragonabile (più o meno) a quella creata da J.K. Rowling stessa.
E' mia intenzione essere il più preciso possibile e non lasciare mai nulla al caso, perciò i primi capitoli presenteranno parecchie situazioni abbastanza criptiche che verranno svelate solamente in seguito e, naturalmente, aggiungerò parecchi personaggi e luoghi inediti, di mia completa invenzione.
E' consigliabile leggere le 'Note dell'Autore' all'inizio del primo capitolo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Tempo di addii

 

-Perciò sarei un mago, eh? Di quelli che sanno fare le magie e che pescano un coniglio dal cilindro, no?

-Beh, potremmo dire di sì… Non esiste un incantesimo che fa apparire un coniglio dal nulla, ma se utilizzi i giusti accorgimenti ci riusciresti, tutto sommato…

Non riuscivo a crederci, ero così scettico che se mi avesse detto che ero un saiyan mandato sulla Terra e lui era mio fratello Radish, forse gli avrei creduto. E a quanto pare anche lo strano tizio se ne accorse.

-Non ci credi ancora, eh? Beh, non sei il primo né sarai certamente l’ultimo nato-babbano a cui devo dare dimostrazioni sull’esistenza del nostro mondo, perciò… Cosa posso mostrarti? Qualcosa di semplice ma strabiliante al tempo stesso… Hai qualche richiesta?

-Se farai volare quella televisione, ti credo all’istante!

-Uhm, no, quell’apparecchio anche se non so a cosa servi mi sembra alquanto fragile, non vorrei romperlo, proverò però con questo vaso in vetro, che anche se dovesse andare in mille pezzi potrei comunque ripararlo... Vuoi vedere?

-Ovvio!

Ormai il dialogo era solo tra me e Richard, i miei genitori erano in modalità ultrapassiva, tanto che mia madre nonostante avesse sentito che qualcosa di terribile stesse succedendo al suo vaso, non proferì parola. Il che rese la “dimostrazione magica” veloce ed efficace.

-Accio vaso!

E come previsto il vaso volò ad una velocità incredibile dal centrotavola alla mano dell’ormai indiscutibilmente uomo magico.

-Fico, quindi basta dire Accio vaso che quello mi corre dietro?

-Non proprio, l’incantesimo è l’Accio, questo sì, ma per usarlo bisogna pensare a quello che si sta facendo, muovere correttamente il polso e soprattutto avere una bacchetta magica come questa.

E mi mostrò con solennità la sua bacchetta, quasi fosse un reperto preistorico al cui minimo tocco si sarebbe inevitabilmente sgretolato.

-Oh, che peccato, avrei davvero voluto provare il mio primo incantesimo adesso! Ma ci provo lo stesso, vediamo se funziona… Accio fiori!

E, contrariamente a quanto disse ser Richard, i fiori schizzarono all’aria schiaffandosi sul soffitto sporcando ovunque. Per mia fortuna mia madre continuò a mantenere il suo religioso silenzio.

-Per le barbe di Merlino e Bacnemyus messe assieme! Un incantesimo eseguito quasi alla perfezione senza l’ausilio di alcun catalizzatore magico! Non avevo mai visto nulla di simile fino ad ora, come ci sei riuscito?

-Ah, allora non serve per forza quel bastoncino per far saltare le cose!

-Si che serve invece, e non solo quella! In qualche modo sei riuscito a modulare quasi perfettamente il flusso magico che possiedi concentrandolo in un unico punto… Ma anche così non si spiegherebbe come tu possa aver finalizzato l’incantesimo: nessun mago senza un catalizzatore, la bacchetta per intenderci, ci riesce senza un minimo di allenamento, al massimo ne vede gli effetti primordiali, e questo in casi di maghi estremamente dotati… L’unica spiegazione che mi sovviene è che per l’eccitazione del momento la tua capacità magica si sia concentrata enormemente per esplodere ed esaurirsi in quest’unico incantesimo, è una teoria assurda ma è l’unica cosa plausibile.

-Non ho capito molto, ma credo che lei pensi che ora che ho scaricato l’adrenalina non riuscirò più a far volare nulla senza bacchetta? Ah, spero di no, Accio mocio!

Sdeng! Tung! Crash!

Dal doppio servizio provennero bruttissimi rumori fin quando non ne apparve un mocio che mi si accasciò inerte ai piedi.

-Beh, almeno con questo potremo pulire il pavimento dalla pozza che s’è creata...

Ma qualcosa mi diceva di aver invece peggiorato la situazione.

-Questa poi... Non so, ne riparleremo una volta arrivati in Inghilterra.

-Aspetti, Inghilterra? Intende forse dire che vuole portare mio figlio così lontano?

Finalmente mio padre interruppe il suo angosciato silenzio, spinto dalla paura di vedermi solo da una cartolina da lì in avanti, magari in una di quelle che si muovono e con me che gli faccio una bella pernacchia.

-Questo è lo scopo della mia visita, ovviamente... Forse non sapete che per un motivo che non vi sto a raccontare, nei paesi mediterranei non esistono famiglie di maghi, perciò una scuola di magia e stregoneria in un Paese come l’Italia non avrebbe alcun senso, perciò i pochi nati-babbani, ossia i maghi che nascono da una famiglia senza poteri magici, sono costretti a scegliere una scuola in un Paese straniero, come la Francia, l’Inghilterra, la Danimarca, la Bulgaria e la Finlandia. Penso che quella di Hogwarts non sia la prima lettera che vostro figlio abbia ricevuto quest’oggi, no? Ebbene, il Ministero della Magia britannico solitamente manda un suo funzionario invece della sola lettera perché per ovvi motivi alla fine i ragazzi decidono quasi sempre di iscriversi ad Hogwarts, così per accorciare i tempi in un colpo solo manda lettera di ammissione, tutore magico legale e allestisce uno spettacolino come quello di poco fa per comprovare l’esistenza della magia e l’appartenenza del figlio a tale mondo anche alle famiglie più scettiche come la vostra... Efficiente, no?

-Sì, ma ciò non toglie che dovrà stare lontano dalla sua famiglia, in un Paese straniero, con persone che parlano una lingua che nemmeno capisce...

-Non si preoccupi di questo, suo figlio studierà l’inglese oltre che le materie propedeutiche dei suoi corsi, nel frattempo, un piccolo incantesimo che sarò io stesso ad insegnare al ragazzo, lo aiuterà a capire e a farsi capire dagli altri nonostante le differenze linguistiche; certo resterà sempre il fatto della lontananza dalla famiglia, ma quello è un passo che affronta ogni giovane mago che si iscrive ad un istituto di magia, e comunque lì si creerà una nuova famiglia, coi suoi nuovi compagni, gli insegnanti e tutto il personale scolastico. Di questo non deve aver timore, personalmente le posso dire che i migliori ricordi della mia vita sono tutti relativi ai miei 7 anni ad Hogwarts.

-Sette anni? Quindi volete portarvelo via per ben sette anni?

-Mettiamo una cosa in chiaro, noi non preleviamo nessuno con la forza. E’ una scuola come un’altra e, se acconsentirete, i moduli di iscrizione sono già compilati in attesa della vostra firma. Se non vorrete procedere con l’iscrizione di vostro figlio a me non recate alcuna offesa o torto, ma così limitereste l’enorme potenzialità di vostro figlio di cui difficilmente riuscirete a perdonarvi. E poi, come ogni scuola di questo mondo, sono previsti periodi di vacanza che sono per l’esattezza ben 18 giorni per Natale e due mesi durante l’estate, in cui vostro figlio può tornare a casa o svolgere attività extracurriculari, spetterà a lui decidere, perciò è ovvio che avrà anche del tempo per stare con la sua famiglia.

-Ok, ma... Che futuro ci attende? Insomma, da adulto mio figlio che cosa farà... il mago?

-Esatto, non è per niente una cosa di cui preoccuparsi, ad oggi suo figlio avrebbe un futuro professionale molto più promettente rispetto agli standard babbani odierni.

-E cioè? A cosa può aspirare?

-Oh, questo dipende da lui e dalle sue attitudini, esiste una così vasta quantità di sbocchi lavorativi che c’è davvero l’imbarazzo della scelta: si va dal semplice funzionario ministeriale che si occupa di un compito specifico come il sottoscritto, o lavori più pittoreschi come l’acciuffa fatture e il sempre più promettente reparto sugli studi dei manufatti babbani che negli ultimi decenni si è allargato notevolmente, data la veloce evoluzione delle vostre tecnologie, per poter riparare tali oggetti ed impianti in caso di necessità. Poi se vostro figlio è un tipo avventuroso c’è la possibilità di diventare un Auror, l’equivalente del vostro corpo di polizia, e perché no, se è uno sportivo nato, potrebbe addirittura diventare un campione di Quidditch; insomma, come vede, la possibilità che rimanga disoccupato è sotto lo zero.

-Wow, cos’è questo Quindici?

-Quidditch, ragazzo, non come hai detto tu... E’ il più famoso sport tra maghi, è molto complesso da spiegare, davvero, adesso non abbiamo il tempo per parlare anche di questo... Comunque vedo che il vostro è un ragazzo curioso, potrebbe perfino interessarsi così tanto al nostro mondo da, chissà, scoprire e divulgare lui stesso degli incantesimi, solo i maghi più curiosi ed intraprendenti riescono in tale impresa.

-Io, davvero, non so che dire, entro quando dovremmo decidere?

-Beh, normalmente avreste fino al 1° di Agosto, ma solitamente per i maghi di un'altra lingua è previsto un corso intensivo di 2 settimane di inglese in una nostra struttura convenzionata a Londra... Quindi temo che dovrete decidere entro oggi. Vi lascio tempo per riflettere, queste sono le carte per l’iscrizione, i nostri contatti per mandare lettere e pacchi a vostro figlio all’interno della struttura e naturalmente gli estremi per il pagamento della retta che non ci crederete, ma nonostante il prestigio della nostra scuola, sono le più basse d’Europa, infatti per il primo anno credo si parli dell’equivalente di 5'348,73 sterline, che non so quanto valgano nella vostra valuta, da pagare anche in due rate all’inizio di ogni semestre, cioè entro il 1° Settembre ed il 1° Marzo. Gli altri anni saranno un po’ più cari, ma se vostro figlio dimostrerà doti e abilità tali da fargli ottenere borse di studio potreste anche non sborsare un singolo zellino. Detto questo, mi congedo finalmente e vi lascio con un’ardua decisione da prendere. Ci vediamo alle sette pomeridiane di domani, mi raccomando, abbiamo poco tempo, fate in modo di avere una risposta definitiva.

Non appena terminò il suo monologo, si rimise la bombetta in testa, salutò con un cenno del capo ed uscì dalla porta, scendendo le scale in maniera alquanto sciolta, quasi per dimostrarci che se i miei avessero accettato di mandarmi in quella scuola anch’io avrei potuto un giorno scendere le scale alla Michael Jackson.

-Mah, che giornata pazzesca, andiamo a letto, decideremo domani sul da farsi, la notte porta consiglio, o almeno spero...

Ci dirigemmo così verso le nostre stanze: anche se erano le 3 passate, non avevo certo voglia di dormire fino al giorno seguente, ma dato che i miei genitori erano sconvolti e qualsiasi tentativo di affrontare il discorso sarebbe stato vano, entrai in camera mia, dove mia sorella continuava a ronfare nonostante il fracasso di poco prima.

Vogliono pensarci, ma pensare a cosa, DEVONO mandarmi lì, non esiste che resti qui a subire pallonate per tutta l’estate... E poi, quanto sarebbe figo sparare magie su tutti? Già, pare fantast...

Caddi in un sonno profondo, non era da me addormentarmi in meno di dieci minuti, ma probabilmente l’eccessiva eccitazione finì per stroncarmi. Il sonno fu talmente pesante che inizialmente a malapena ricordai cosa successe il giorno prima. Ero infatti dubbioso se tutta quella strana vicenda non fosse stata altro che uno strano sogno dei miei o se fosse stato tutto reale, ma mi bastò rivedere la lettera di Hogwarts sul mio comodino, per mettermi il cuore in pace.

Fiuu, tutto vero, per fortuna...

Anche se era mercoledì, notai mio padre in cucina, il che significava che si era dato un giorno di ferie per poter riflettere e parlare a lungo di ciò che avrebbero alla fine deciso: non sapevo se decifrarlo come un segno positivo o negativo.

-Oh, eccoti qua. Dicci, tu cosa ne pensi? Vuoi partire o pensi che stare lontano ti creerebbe problemi? Lo so che di solito vai dai nonni per settimane intere e che l’anno scorso sei stato in campeggio con gli scout per 2 settimane, ma qua si parla di almeno nove mesi l’anno, per sette anni; inoltre una volta entrato in questo “mondo” non ne potrai più uscire, addio vita normale.

Tutte quelle precisazioni mi mandarono in bestia, come era solito ogni volta che mio padre mi parlava. I suoi erano finti discorsi, aveva già sentenziato qualcosa, me ne parlava solo per due motivi: o per convincere me che la sua scelta fosse la migliore, o per auto convincersi di aver deciso la cosa giusta.

-Con questo che vuoi dire? Sai cosa ne penso, no? Io ci voglio andare, non mi interessa se dovrò stare lontano per anni da casa, e poi l’hai sentito quel tipo, no? Tutti i ragazzi che vanno ad Hogwarts lasciano la loro famiglia, è normale...

-Sì, ma stanno sempre in America, un colpo di telefono ed i genitori possono venire a prendere i propri figli...

-La scuola è in Gran Bretagna papà, non in America, e dubito che gente che non sappia cosa sia un televisore usi il telefono.

-Il problema però resta...

Decisi di andarmene, più tempo li vedevo e sentivo le loro idiozie, più avrei rischiato di mandarli al diavolo e giocarmi ancor di più il loro eventuale consenso.

Per scaramanzia e per dimenticare le assurdità che fino ad un attimo prima avevo sentito, mi misi a preparare una valigia con le cose più “essenziali”: la maglietta con Homer Simpson con la pancia in rilievo che mia zia mi regalò qualche mese prima, il Game Boy con un bel pacco di pile di ricambio, le ciabatte che per il campeggio scout avevo dimenticato rendendomi difficile anche l’andare in bagno senza prima indossare gli stivaloni e qualche numero di Piccoli Brividi per il viaggio: non sapevo esattamente con che mezzo saremmo partiti per Londra, ma anche l’aereo avrebbe impiegato qualche ora e per sicurezza, mi sono premunito. Così la valigia era pronta: ai vestiti e alla biancheria ci avrebbe pensato mia madre, non potevo abbassarmi a pensarci da me.

Una volta riguardata però, notai come stavo dando per scontato troppe cose.

Se non vedevano la televisione, i miei compagni maghi non avevano modo di conoscere i personaggi dei cartoni animati, i videogiochi basati sulla cattura di mostriciattoli tascabili e gli sciocchi libri per bambini che parlavano di puerili storie di mummie, alieni e compagnia urlante.

Mi accorsi così di come la mia vita in fin dei conti fino ad allora fosse stata patetica: tutto ciò a cui tenevo o che pensavo fosse divertente, per i maghi non doveva sembrare altro che una misera pantomima. L’unico conforto che trovavo è che c’erano altre sei miliardi di persone che conducevano una vita a metà come la mia, e che almeno io avevo  l’occasione di migliorare e voltare pagina. Questa presa di coscienza non fece altro che rafforzare le mie convinzioni: DOVEVO andare ad Hogwarts, costi quel che costi.

 

Contrariamente a quanto pensavo, già a pranzo i miei avevano preso una decisione, e cioè quella di non prenderla affatto: spettava a me decidere.

-Ci sembra giusto che spetti a te decidere, quindi, cosa vuoi fare? Partire? Mi raccomando, pensaci prima di rispondere, se non ne sei assolutamente convinto non vergogn...

-Sì, voglio partire!

Se nella storia qualcuno avesse mai preso una decisione più velocemente di così evidentemente la domanda era ‘Vuoi diventare ricco e felice per il resto della tua vita?’

-Ok, me l’aspettavo, comunque non posso fare a meno di dirti che se ci ripenserai, basterà che ci contatti e faremo di tutto per farti tornare a casa, ok?

-Si, va be’, ma stai tranquillo che non ci ripenserò.

-D’accordo allora, ora mangia però; prima di partire devi telefonare ai nonni e agli zii e spiegare che stai partendo e che non li rivedrai per un po’, pensiamo noi a dirgli dei particolari, tu salutali solamente, intanto tua madre ti prepara la valigia...

Sentendosi presa in causa, mia madre sentì l’irrefrenabile impulso di dire la sua, che come al solito consisteva in qualche lagna.

-Quella lettera non dice mica che vestiti si deve portare! Se non so dove stai andando e che clima troverai... Dovrai portarti almeno due valigioni, perché io il piumone te lo metto in ogni caso...

 

Così iniziai il giro delle telefonate, che sembrava non finire mai: ‘Poi dicci com’è andata!’, ‘Ora mi diventi inglese!’ i commenti delle mie zie che per fortuna presero tutto alla leggera, forse perché omisi il fatto che andavo a studiare magia e non Shakespeare; ‘Prima passa da noi che ti diamo qualche soldo’ fu invece il terrificante messaggio dei miei nonni. I soldi erano solo una copertura per riempirmi di baci e moine, ma  sapendo come la pensavano i miei sull’importanza degli affetti famigliari, fui costretto ad andarci... Meno male che erano gli unici parenti che abitavano nella mia stessa città, altrimenti la Via Crucis sarebbe durata il quintuplo.

-E che cosa ci vai a fare a Londra? Non ti piaceva qua? Mamma mia, che esagerazione, emigrare per far le medie...

Mio nonno non aveva tutti i torti, senza nominare la magia il tutto sembrava poco sensato.

-Non andrò a studiare proprio a Londra, lì ci starò per qualche settimana, poi andrò in un istituto fuori città... Comunque non ci sono scuole simili in Italia, perciò sono obbligato ad andare là.

-Eh già, cosa stai andando a studiare, magia? Ma va, speriamo che non viene a costare troppo ai tuoi genitori quest’idea scellerata, quante ve ne accontentano, a te e a tua sorella!

Anche se con tono sarcastico, mio nonno fu tanto così dall’azzeccarci, ma per fortuna cambiò subito il discorso.

-Tieni, sono 300.000 lire, sei un bambino intelligente, lo sai che questi sono tanti soldi e non si spendono in giocattoli, no? E non farli vedere a nessuno, mi raccomando. Una volta giunto a Londra cerca subito una banca per cambiarti i soldi, lì usano altre valute, ma questo lo sai già... Dacci un bacio a me e alla nonna, sai che ci mancherai, perché non ti porti quel cellulare? L’hai comprato solo per giocarci?

Smack!!!

Il bacio di mio nonno.

-Ehm, no, m’hanno detto che lì non prende nulla, sai è un castello medievale un po’ isolato, e...

Smack!!!!!!!!

Quello di mia nonna.

-Va be’, ora vado, alle sette mi viene a prendere l’incaricato della scuola e non voglio fare tardi...

Una volta finiti i rituali di separazione, mi sentii più leggero e mi fiondai in camera per vedere che aspetto avevano questi “valigioni” che mia madre aveva minacciato.

Era peggio di quanto mi potessi aspettare: non erano valigie, ma quattro armadi. Ognuna era alta quanto me e larga il doppio, pesava un quintale e nonostante ciò, mia madre cercava ancora borse per casa dove mettere creme solari ed antizanzare.

-Così non si fa nulla, non posso viaggiare con tutta sta roba...

-Stai scherzando? Starai via dieci mesi, e devi portarti l’equivalente di dieci mesi di vestiti e medicinali...

-Si, ma sono già le sette e ancora non abbiamo finito, che figura ci facciamo se ser Richard arriva e ci ritrova a schiacciare valig...

Dlin-Dlon!

Ed eccolo lì come se fosse stato evocato, puntuale come un orologio svizzero.

Parlando del diavolo...

-Salve, è tutto pronto? Avete preso una decisione? Se sì, scusate se sono frettoloso ma ci aspettano fra 15 minuti al Ministero, perciò...

-Ehm, sì abbiamo deciso, vengo, sì, però, eh, ecco...

-Sì?

-Ho con me tanti bagagli che non so come fare a...

-Oh, niente paura, ci serviranno soltanto due valigie, se fate come vi dico in 5 minuti riusciamo a farcela, dai! Signora, riapra tutte le valigie e metta il quantitativo di vestiario per due settimane in quella piccola valigia lì.

Mia madre abbastanza contrariata fece come disse il signor Uppercut, d’altronde aveva dimostrato essere abbastanza organizzato.

-Ottimo, adesso la chiuda e lasci fare a me il resto... Expansio! Ora potete mettere tutto il resto in quell’unica valigia, fate presto e... Ah, per riprendere il contenuto dovrai usare l’incantesimo Accio che ormai conosci, perciò non ci sono problemi.

-Meraviglia, come la borsetta di Mary Poppins!

Un po’ imbarazzato per lo stupido commento di mia madre misi in fretta e furia tutto quel macello di roba e chiusi finalmente la valigia che “magicamente” pesava come se fosse vuota.

-Possiamo andare? Avete altro da fare prima della partenza? Ci sono rimasti 11 minuti scarsi...

-Certo, dobbiamo ancora salutare nostro figlio!

Stavolta capii l’indisposizione di mio padre, fare tutta questa fretta in un addio anch’io lo trovai poco delicato.

-Ciao, campione, comportati bene e fatti sentire sempre, so che non sei di molte parole, ma un ‘Ciao, mi diverto’ o un ‘Mi mancate’ possono andare bene. Abbraccia anche tua madre e saluta tua sorella.

Mia sorella aveva solo 4 anni in meno di me ma ne aveva sempre dimostrati sessanta in meno, era proprio di un’altra pasta, troppo infantile anche per una bambina di 7 anni. Questo essere talmente diversi mi rendeva difficile il mio rapporto con lei, ed il fatto che eravamo di due sessi diversi poi ingigantiva il tutto. Tant’è che me ne uscì con un semplice: ‘Ciao!’

Pensandoci, però, chiesi a ser Richard:

-Signor Uppercut, per caso anche mia sorella è una maga?

-Si dice strega, non maga, comunque non si può dire: se fosse nata in una famiglia di maghi ci sarebbero stati ben pochi dubbi, ma per i nati babbani la cosa è molto diversa. L’induzione magica avviene in coloro che sono predisposti solo con l’adempimento dell’undicesimo anno d’età, quindi fino ad allora non abbiamo alcun segno che una certa persona possieda o meno tali poteri, per questo nei secoli siamo riusciti a suddividere le scuole babbane in elementari e medie, in modo da rendere il trasferimento molto più semplice. Comunque non sono rari i casi in cui più parti della prole di uno stesso nucleo famigliare posseggano poteri magici, quindi perché no, potrebbe essere.

-Sentito? Forse sei una strega, esercitati coi cucchiaini!

Ora che ebbi pure avuto l’occasione di fare lo sbruffone, ero pronto per partire.

-Ok, andiamo!

-Bene, seguimi.

-In gamba, campione!

-Ci mancherai!

-Ciao!

Dopo che ognuno ebbe detto la sua frase di commiato, ser Richard ritornò a scendere le scale come se stesse camminando, una cosa troppo strana da vedere per trattenersi dal ridergli in faccia.

Una volta sotto, sul marciapiede finalmente soli, glielo chiesi:

-Ma come faremo ad arrivare in 10 minuti al Ministero?

-Ora sono 7 i minuti... Soffri di stomaco?

-Beh, la Nutella mi fa venire spesso la diarrea e...

-Benissimo, tieniti forte, si vola!

Eh?

Come preannunciato da ser Richard volammo, o più precisamente, ci spaccammo in mille pezzi contorcendoci come se fossimo all’interno di un tornado: i piedi erano su quella che credevo fosse la mia faccia, il braccio di ser Uppercut mi circondava la vita, ma lo sentivo allo stesso tempo anche sulle caviglie ed i miei sensi a parte il tatto che funzionava pure troppo, erano talmente offuscati da non capire cosa stesse succedendo, né da permettermi di fare congetture.

Solo alla fine di quel viaggio terrificante capii quale fosse la nostra destinazione: un bagno pubblico.

-Oh, eccoci qui, al Ministero!

  
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