Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |       
Autore: scythemeister_MakaAlbarn    24/07/2013    13 recensioni
C'è odore di sangue intorno a te? Sei stata di nuovo tu, no?
Non ti dovresti stupire.
Apri gli occhi. Nero nel bianco. Non hai freddo, piccola strega. Non sai cosa sia il gelo. Eppure ce l'hai dentro. E fuori. Aspetti.
Che qualcuno ti salvi.
Aspetti.
Piccola principessa, la tua guardia basterà a proteggerti?
La Fata blu forse ti porterà via, con il suo amico dai capelli di neve. Le loro mani non si sono ancora separate.
Non ti resta che sperare, piccola strega. E aspettare...ancora.
Genere: Azione, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

capitolo 12

 
 

IL BOCCIOLO BIANCO
 

 
 
 
 
 
 

Jacqueline soffiò forte sulle mani a coppa, i guanti non bastavano a riscaldarle.
Le pale dell’elicottero giravano ancora, sollevando una nuvola luccicante di ghiaccio e polvere.
La lanterna magica si guardò appena intorno, parandosi gli occhi: due infermieri facevano avanti e indietro, nervosi, quasi a voler consumare il terreno. Gli abiti chiari si perdevano nel buio e i pochi lampioni proiettavano luci tremolanti sui loro volti
Sbuffò. Tutt’intorno era riuscita a contare forse sette case, il resto del paese si perdeva nella nebbia.
Sentiva il pilota sbadigliare nella cabina di comando e il sedile scricchiolare sotto il suo ingente peso.
“Che luogo penoso…”- sussurrò arricciando il naso.
La sua maestra stava immobile, ritta accanto a lei.
- Squadra Z2, mi sentite?-
Kim assentì piano nel microfono.
I monti e le vette aguzze si stagliavano contro il nero del cielo.  Fauci oscure e incombenti, pronte ad inghiottire terra e stelle.
Calcò la sciarpa fin sopra il naso, ripercorrendo il profilo minaccioso della valle, mentre il vento gelido s’insinuava tra le pieghe dei suoi vestiti.
In fondo, proprio dove i due versanti parevano fondersi, pulsava una luce argentea.
- Squadra di Recupero Z2, attendere ordini. -
La ricetrasmittente nel suo orecchio gracchiò un paio di volte.
 “Forza, ragazzi…”
 
 
La chiave ruotò nella toppa una, due, tre volte, generando cigolii lontani.
Doveva usare entrambe le mani per farla muovere. Cercò per un istante lo sguardo liquido della fata. Il suo sorriso era così caldo e gentile.
Akemi rimase imbambolata a fissarla mentre le allontanava i ciuffi fluenti dal viso e glieli portava dietro le orecchie. Fece dunque leva sui talloni e sgattaiolò fino al pupazzo che giaceva ad alcuni passi da lei, sovrastato da una figura scura e gelida. La bimba osservò le pieghe della lunghissima veste nera.
“Hai trattato male Hime-chan.”
Si acquattò a raccogliere il peluche e sollevò il viso. La dama portò l’unghia del pollice tra le labbra arricciando il mento, le sopracciglia inarcate ad incorniciare il suo sguardo cinereo.
Akemi si rialzò, continuando a guardarla, Hime-chan stretto forte tra le braccine esili.
“Noi ce ne andiamo.”- disse atona –“La fata blu ci porta a vedere i fiori.”
Il grido risuonò acuto, riempiendo l’aria immobile. La dama nera si morse forte il labbro crollando a terra. Ora il suo volto si trovava alla stessa altezza di quello della strega bambina.
“Noi ce ne andiamo.”- ripeté la piccola, a un soffio dal suo naso.
Poi si voltò e zampettò un po’ più in là allungando piano un braccio. I piedini bianchi fremevano sul marmo.
Il giovane albino sghignazzò, morsicandosi l’interno delle guance. Soltanto Maka, fino a quel momento, gli aveva rivolto quel gesto. Le porse placidamente la mano, levando lo sguardo al cielo. Le minuscole dita di Akemi, ossute e gelide, si strinsero alle sue, provocandogli un lieve sussulto.
Riprese a sghignazzare, mentre la piccola tentava di tirarlo fino alla magica porta.
La meister li osservò divertita, fino a che non si sedettero: Akemi sulle gambe di Soul, Hime-chan su quelle di Akemi.
“Vai, piccola!”- la incitò il ragazzo, schioccando la lingua. La piccina riprese a far girare la chiave, ancora e ancora.
Cinque, sei, sette, otto, nove, dieci…cento volte.
Finché non si sentì un boato più profondo, uno rombo sordo ed infine un forte schiocco. La bimba si bloccò, prima di tirarsi indietro.
Improvvisamente, dalla fenditura, scaturì una luce abbacinante, tanto intensa da ferire gli occhi. Una folata di vento caldo inondò il biancore di quel luogo, sferzandole con forza il viso. I petali scuri dei fiori si staccarono dal marmo, punteggiando di nero le alte pareti. Maka si parò il volto, la pelle frustata dai capelli sottili. Si guardò intorno, stupita. Anche le grandi e piccole stelle artificiali  appese qua e là stavano sventagliando in preda alla potenza di quel soffio tiepido e la carta produceva un crepitio ritmico.
Una folata più forte raggiunse la dama nera accovacciata al suolo. La sua pelle si seccò, accartocciandosi contro le ossa nodose. Rientrò sugli zigomi, sulla fronte, intorno agli occhi, si ritirò dalle labbra pallide. Lo sguardo si fece più spento, i capelli sbiaditi. Lunghi fili d’argento che si spezzavano sotto il peso delle forcine.
L’abito nero ricadde su un corpo ormai troppo esile e decrepito per indossarlo. La dama portò le mani ossute al volto, strillando forte, istericamente.
E Akemi strinse Hime-chan facendo appello a tutte le sue forze. Sentiva come un fuoco pulsante dentro di lei, proprio al centro del petto, le cui lingue serpeggianti ed impetuose si dipanavano andando a sciogliere il gelo. Faceva un po’ male, pizzicava la pelle, ma alla fine tutto si perdeva nella dolcezza di un tenue calore.
Il buio, il dolore, la paura…la disperazione… Non c’erano più, spazzati via.
Affondò il naso nella stoffa mentre, avvolta dalla luce, una lacrima rovente le rigava la guancia.
“Ora posso sorridere, Fata Blu?”
La fate distese la fronte, carezzandole dolcemente la gota e Akemi si sentì libera.
 
 
La luna gongolò nel cielo, le gocce purpuree che le colavano dalla bocca non si erano ancora fermate.
I tre corpi stavano immobili, avvinghiati come a volersi scaldare l’un l’altro, ritorti su se stessi. Il globo luminoso li circondava, come un gigantesco cuore pulsante, e dai suoi fianchi s’intravedevano spessi catenacci. Serpeggiavano sulla sua superficie, tintinnando e scendevano fino a terra, allargandosi nella neve. Una piccola luce galleggiava nel centro. Un lampo guizzante, impazzito, in trappola. Si agitava, schiantandosi contro le alte barriere che erano la sua prigione, e poi tornava al suo posto, immobile per qualche istante prima di ricominciare la sua corsa.
Il chiavistello cigolava, dondolando lievemente e la sua toppa scura pareva voler inghiottire tutto. Come un buco nero, capace di risucchiare luce e tenebra.
Poi ci fu un boato.
Un suono basso e rombante fece tremare la terra e il cielo sembrò sollevarsi. La luce di alcune piccole stelle vibrò, tornando a brillare più intensamente di prima. Piccole fiaccole celesti accese nel buio.
E la chiave fece la sua apparizione.
I fiocchi di neve che cadevano in quel punto si erano illuminati, formando il suo profilo. Una chiave impalpabile e leggera, cristallina.
Era lì e ruotava nella toppa, raschiando e grattando sul fondo arrugginito, mossa da una mano invisibile. Tanto flebile quanto vera, la via di fuga, la salvezza.
Due catene rovinarono al suolo, scivolando dai lati come lacrime, ed uno sbuffo caldo scaturì dalla feritoia, mentre la chiave girava e girava. Ancora, le stelle sfarfallarono.
Lentamente, ad uno ad uno, tutti i vincoli si stavano sciogliendo. Ricadevano pesanti lacerando il vento e si aggrovigliavano a terra. Un intreccio di serpi di ferro.
Il piccolo lampo vacillò.
Per un secondo regnò il silenzio, la luna trattenne il respiro.
Poi, il guizzo argentato si proiettò verso il chiavistello, sbattendo violentemente. Una parte si infranse contro le pareti, un’altra si insinuò nella toppa. La chiave ormai immobile schizzò via, lontano, scomparendo nell’oscurità.
“Bene!”- cantilenò lo Shinigami, dall’altro lato dello specchio magico.
Le sue enormi mani candide si srotolarono dai fianchi mentre tirava un sospiro di sollievo.
“Ora Spirit sarà sollevato…”- disse ancora, battendole.
“Sarà meglio avvisare la squadra di soccorso.”
 
 
Gli occhi bruciavano e le membra erano intorpidite. Il freddo ora pungeva di nuovo fin nelle ossa.
Soul alzò un poco la testa.
“Siamo fuori…”- strascicò stancamente.
Tutti i muscoli gli facevano male da impazzire e la testa girava.
“Maka…?”
La maestra, si abbandonò contro la sua spalla. Ansimava forte e il fiato si raccoglieva in nuvole compatte. Il sangue sul suo viso si era completamente seccato ma gocciava ancora dalla ferita al polpaccio.
Soul le sollevò la frangia dalla fronte, scoprendo un altro vistoso taglio.
“Cazzo.”
“Sto bene…”- biascicò la giovane, contraendo la mascella –“Sono stanca…morta.”
Faticava a parlare i gemiti le morivano in gola, eppure si sforzava all’inverosimile per non darlo a vedere. Soul lo sapeva.
Cercò il suo sguardo, piegando il capo di lato.
“La testa mi fa un male cane…”- rise lei, debolmente, gli occhi socchiusi e gonfi.
L’albino la squadrò, serio. Era paurosamente pallida.
“Anche a me.”- rispose soltanto, spostandola di peso in modo che potesse appoggiarsi meglio. Il braccio gli aveva lanciato una fitta da capogiro.
Tornarono a guardare di fronte a sé, con le anime che appena si sfioravano. Una carezza piacevole, capace di lenire un poco il dolore penetrante.
Il pupazzo giaceva in una posizione scomposta, ormai fradicio per la neve. Fissava i due compagni coi suoi bottoni lucidi. Uno penzolava un po’ più in basso, rischiando di staccarsi, e l’imbottitura spuntava dappertutto. Anche i punti sulla bocca si erano allentati. Accanto alla zampa brillava un minuscolo germoglio. Una piccola piantina luccicante, cresciuta dal ghiaccio, le cui radici s’insinuavano in profondità, forti e vive.
Akemi.
La sua anima era la più candida e pura che Maka avesse mai visto. E quel fiore la racchiudeva. Quel bocciolo era la sua essenza, quello che era e quello che era stata. Lei. Le sue memorie. Le sue lacrime.
Hime-chan l’avrebbe sempre protetta.
Fu il ronzio ritmico delle pale di un elicottero a far sobbalzare i due partner. La shokunin si sforzò di acuire i sensi.
“Credo…”- fece piano –“Che siano Kim e Jakie.”
Soul annuì, dondolando la testa. Sporse il collo e la baciò.
Maka non poteva opporre resistenza, era troppo stanca… Ma in ogni caso non l’avrebbe fatto.
“Sei sporca e puzzi da fare schifo.”- constatò lui, staccandosi un poco. Sentiva il sapore metallico del sangue in bocca.
La ragazza boccheggiò. Gonfiare le guance le risultava doloroso in quel momento e aveva un labbro tagliato.
“E tu sei un bastardo.”
Soul sollevò un sopracciglio, ignorando l’insulto.
“Oh, così mi offendi.”- rise, mostrando una delle sue espressioni rilassate –“Io sono cool.”
Maka abbassò un po’ in capo, imbronciata.
E bastardo.
Maka tornò ad appoggiarsi fiaccamente a lui che schioccò la lingua, buttando la testa all’indietro, lo sguardo velato da un leggero imbarazzo e da una muta soddisfazione. L’elicottero stava atterrando non troppo lontano.
“ECCOLI! SONO LAGGIU’!”
“Portate una barella, presto!”
 
 
Le mani di Kim erano calde a contatto con la pelle. Dal punto in cui agiva la sua magia si spandeva un piacevole tepore. La pelle si risanava e i labbri della ferita si cicatrizzavano, lasciando soltanto un leggero gonfiore.
Il sangue era stato pulito alla bell’e meglio e tirava ancora un po’. Ma quasi tutti gli ematomi e i piccoli graffi erano scomparsi. L’albino tossicchiò, stringendo i denti.
“Hai una costola incrinata, credo.”- disse calma la giovane strega dai capelli rosa.
 Jacqueline reggeva una bottiglia di acqua ossigenata in una mano e un rotolo di garza nell’altra. La sua maestra aveva deciso di occuparsi dei tagli più profondi e delle gocce di sudore scivolavano sulla sua fronte. Il tipo di incantesimi che lei riusciva ad eseguire richiedeva grande fatica e concentrazione.
“Jakie, fascia la gamba a Maka.”- ansò, tergendosi la guancia.
Sul polpaccio, quella brutta slabbratura era quasi scomparsa.
“Siete stati grandiosi…”- sussurrò mentre terminava di pulire la ferita. Maka sorrise, tirata.
Soul la osservava dal fondo del lettino.
La strega bambina prigioniera di se sessa e della propria disperazione; provava una sorta di pena nei suoi confronti, ma forse era una forma di rispetto. Quella volta avevano davvero rischiato grosso.
La maestra della falce si tirò un po’ su.
“Lord Shinigami aveva detto che questa missione era della massima segretezza… Disse che se si fosse saputo in giro sarebbe stato un guaio.”
Kim si voltò appena a guardarla.
“Come pensi che avrebbero reagito gli altri se avessero saputo che rischiavate di tirare le cuoia in missione?”- sbuffò acida, premendo un cerotto sulla fronte di Soul.
“Beh, ma…”
“Come minimo Black*Star si sarebbe precipitato qui per aiutarvi…”- fece una breve pausa –“E sarebbe morto.”
L’albino schioccò la lingua, a sguardo basso. La lanterna gli fece sfilare giacca e maglioni per fasciargli la spalla.
“Sarebbero morti tutti se fossero venuti qui.”
Maka lo sapeva. Shinigami non li aveva scelti a caso. Erano stati capaci di comprendere Akemi e di salvarla in qualche modo. Gli altri avrebbero soltanto cercato di distruggerla e, uno dopo l’altro, sarebbero caduti. Perché non avevano un demone dormiente nella propria anima, pronto a divorarli.
Ma loro sì. Il sangue nero li minacciava in ogni momento, proprio come la disperazione che aveva sempre dominato la piccola strega.
“Ma se non venivamo io e Jakie sareste morti anche voi, per cui…”
Kim terminò la frase in un sorriso. I suoi occhi brillarono, vagamente lucidi.
“A qualcuno hanno dovuto dirlo.”- ridacchiò Soul, con viso disteso- “Peccato che abbiano scelto due galline starnazzanti.”
Jacqueline premette le dita proprio nel punto in cui, sotto le bende, la ferita doveva ancora rimarginarsi. E la falce imprecò dal dolore.
“Grazie, Jakie.”- fece la rosa, china a rovistare tra disinfettanti e giacconi. Ne seguì un battibecco piuttosto acceso. Volarono insulti e un paio di scarpe, finché il pilota non urlò di fare silenzio, piuttosto infastidito. Tra gli studenti calò un silenzio carico d’astio.
Death City era ancora lontana, ma Maka pensava a quello che avrebbe dovuto fare, una volta riacquistate le forze.
Testuali parole: "Se torniamo a casa tutti interi, giuro che abbraccio Black*Star." (dal capitolo 6)
Si spalmò una mano in fronte, disgustata. Soul, invece, sembrava essersi completamente scordato della sua promessa. E forse per lui era un bene.
Oltre la linea dell’orizzonte cominciava ad albeggiare.
 
 
Dopo aver raccomandato più volte ai due di riposare, Kim e Jacqueline salutarono con pochi cenni della mano e sparirono nella tromba delle scale. Era sicuramente presto, ma il sole sbavante già s’intravedeva dietro le dune di sabbia e i pochi monti sullo sfondo.
Soul si sfilò le scarpe coi piedi, calciandole vicino alla porta, appese sciarpa e giaccone ad una sedia e tolse uno dei due maglioni che si era dovuto rimettere in elicottero. Stava facendo un bagno nel sudore e i capelli si erano appiccicati alla base del collo.
“Secondo te perché è così?”- fece Maka, gettando un’occhiata alla finestra. Anche lei si stava liberando dagli strati di vestiti in eccesso.
Il giovane diede un colpo col capo, per spostarsi i capelli dagli occhi ed affondò le mani nelle tasche.
“Cosa?”
Lei si tolse gli scarponcini e li poggiò ordinatamente sul ripiano della scarpiera. Poi avrebbe dovuto lavarli.
“Il sole, la luna…non so…”- disse senza pensarci su. Prese un paio di forbici dal portamatite sul tavolino.
Soul ciondolò sui talloni, avvicinandosi a lei.
“E che ne so?”- esordì con in solito tono strafottente –“Ma ti ricordo che il dottor Stain ha una vite piantata in testa.”
Maka lo guardò storto, dirigendosi in bagno. Mentre camminava, raccolse i ciuffi ancora lunghi, e in un colpo solo li tagliò con le forbici. Poi li gettò nel gabinetto è tirò lo sciacquone.
Le veniva un po’ da piangere, avrebbe dovuto aspettare per potersi fare di nuovo i codini. Quei capelli così corti le facevano il solletico alle guance. Non era nemmeno stata attenta a tagliarli della stessa lunghezza e ora il suo aspetto ricordava vagamente quello di Chrona. In realtà non le importava un granché.
“Hai mai fatto caso che le nuvole passano dietro la luna? Se questo non è assurdo…”
Sospirò amaramente mentre Soul, dal salotto, continuava a cianciare.
“Il nostro professore è uno zombie blu e Blair ha delle tette così grosse che è un miracolo che si regga in piedi.”
Le si gonfiò una vena sulla tempia.
“Io allora sono in perfetto equilibrio!”- ruggì piccata, battendo i piedi sul pavimento mentre avanzava. Gli si avvicinò pericolosamente, alzando la testa per guardarlo degli occhi, le mani stette a pugno. Era parecchio più bassa.
“Questi capelli ti allargano la faccia.”- disse lui tronfio, mentre la bocca si piegava in un sorrisetto.
Maka gonfiò le guance, rosse per il nervoso. L’avrebbe picchiato, ma lui se la trascinò addosso, premendole una mano dietro la schiena. Labbra e denti cozzarono. L’aveva battuta sul tempo.
Quel bacio non durò a lungo anche se non fu un semplice schiocco. Caldo e umido.
Tenevano gli occhi socchiusi, senza mai smettere di guardarsi. Quelli di Maka avrebbero potuto lanciare fiamme. L’albino ghignò contro la sua bocca, sentendo che lei stava cercando di mordergli la lingua. La sollevò dalle natiche.
Seppur fosse magra ed esile, guance e sedere erano belli morbidi.
Lei mugolò appena, rabbiosa, mentre con i talloni cercava di fargli male, scalciando a destra e a manca.
“IDIOTA IDIOTA IDIOTAAA!! Fammi scendere!”
Lo disse senza pensarlo davvero… Soul le aveva lasciato come una sensazione di pace.
“Che fata rognosa…”- sbuffò questi, scaricandola sul divano a peso morto. Si rialzò strascicando i piedi e fece per andare in camera sua.
“Buona notte.”
“Sono le cinque di mattina…”- borbottò Maka, scontrosa, osservandosi ostinatamente le ginocchia. La faccia le si era arrossata ancora di più.
“Rognosa…”- scandì lui, poggiando la mano allo stipite della porta. Una fata rognosa, imperfetta e manesca. Bassa, acida, secchiona…
Eppure gli piaceva, gli piaceva da impazzire.
La sua piccola fata dagli occhi di smeraldo.
Sorrise piano, grattandosi la testa. Quei pensieri lo imbarazzavano più della lingua di Maka nella sua bocca e il biancore del suo collo liscio. E il suo collo lo attirava da morire.
“E poi non fraintendermi…”- riprese sarcastico, sentendo leggermente tirare in basso, sotto il cavallo dei pantaloni. Piegò il collo di quel tanto che bastava per vederla, sperando che non se ne fosse accorta.
“Sono sicuro che le tue tette mi stanno perfettamente in man…”
“MAKA-CHOP!”



ANGOLO A ME:


  




Image and video hosting by TinyPic


Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic

DAAAAN! Ecco qui...ci ho messo un po' ma alla fine credo di aver fatto un buon...buonino...o almeno credo, lavoro!
Salto le cavolate perchè mio padre mi sta venendo a prendere e se ritardo ancora con la pubblicazione Illy-chan mi fucila! Chiedo scuuusa >_<
Un grazie galattico a chi ha recensito lo scorso capitolo : Heiwana_Kodai 99 , Una rosa di Versailles , Excalibuuur_ , Mitzune_chan (prima o poi noi due ci incontreremo!) , IllyElric (te l'avevo promesso, no?) , Michy_66 (non un disegno ma ben tre!) , luna moontzutzu , Violet Star , angel_94_ , Reahra , Buki_Puntina atomica Vill , Maka94 e kasumi_89.
Un abbraccio a tutti quelli che hanno inserito la storia tra preferite, seguite o ricordate. Mi spiace di non poter ringraziare tutti ma sto scrivendo più veloce che posso e mio padre è qui che  aspetta come un avvoltoio.
In poche parole sono in stramega ritardo!
Farò i ringraziamenti come si deve nell'ultimo, atteso (?) capitolo.
Grazie ancora e APPRESTOOOOOOO!!

scythemeister_MakaAlbarn

  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: scythemeister_MakaAlbarn