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Autore: _Pan_    03/02/2008    1 recensioni
STORIA INTERROTTA
Possiamo dire che la storia è divisa principalmente in due parti, la prima è “introduttiva”, mentre nella seconda si svolgeranno i fatti, indicati dal titolo.
È la festa di compleanno di Lucia, ci sono diverse sorprese per lei: quella che considera la migliore sarà anche quella giusta?
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanon Houshou, Kaito Domoto, Luchia Nanami, Nuovo personaggio, Rina Toin
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Risposte alle recensioni:
Rainbowcar: lo so che Hanon sembra così, ma che ci posso fare? Mi sta un po' sullo stomaco, a dire la verità. Insomma, anche nell'anime, parla solo di appuntamenti e di bei ragazzi, sa tutto di tutti ed è un'impicciona. Sotto questo punto di vista somiglia a Lucia ma.. non lo so, mi fa un effetto diverso, sarà che lei è la protagonista, boh.. figurati che ho anche cercato di non renderla tanto antipatica quanto la vedo io (bel lavoro ho fatto, si vede..). Comunque, sono contenta che ti piaccia!

Capitolo 2 – La partenza

Era ormai passata più di una settimana da quel giorno, e Lucia era sempre più felice. Non era cambiato niente tra lei e Kaito, anzi, se possibile, il loro rapporto non aveva fatto che migliorare. Era tornato da due settimane e, in quella precedente, si erano visti un sacco di volte, cosa che non si poteva dire di quella in corso, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Certo, era frustrante saperlo nella stessa città e non poter passare neanche un po' di tempo insieme a lui, ma non poteva farci niente. La giornata era bellissima, e poco più tardi sarebbero dovuti uscire insieme, finalmente, poiché non si erano presi insieme neanche un caffè in quei cinque giorni. Lui aveva impegni da ogni parte, ovunque andasse i giornalisti non lo lasciavano in pace, il campione di surf del Giappone a Tokyo, uno scoop che proprio non si potevano lasciar scappare. Erano le quattro del pomeriggio e, quella mattina, si erano alzate tutte di buonora per aiutare Nikora nelle pulizie, dato che il giorno prima aveva gridato loro di essere delle sfaticate che facevano lavorare una povera sirena anziana. Madame Taki era sempre chiusa nella sua stanza, a profetizzare rovinosi avvenimenti che si sarebbero verificati di lì a vent'anni. Nikora aveva detto alle ragazze di lasciarla perdere e che, probabilmente, aveva perso quel po' di cervello che le era rimasto dopo che non c'era più stata risposta alle lettere che buttava in mare e che erano ricevute da chissà chi. Naturalmente, Madame Taki l'aveva interpretato come un segno nefasto e ogni dieci minuti consultava la sua sfera di cristallo per verificare i suoi presentimenti. Le sirene, sapendo quanto fosse brava a predire il futuro, ignoravano la vecchia veggente, facendole credere che questo fosse il segno che più confermava le sue paure.
Avevano finito di far brillare quell'hotel da poco e si stavano rilassando nel salotto, tutte insieme: Hanon e Rina si cimentavano in una partita a scacchi, scoperti da poco da Rina, grazie a Masahiro. Solamente il televisore al plasma era stato peggio degli scacchi e questo era tutto dire, pensò Lucia mentre guardava le sue amiche litigare su chi dovesse muovere. Noel e Caren erano andate a caccia di ragazzi in centro; Seira stava spaparanzata sul divano, come sempre a lei era toccato spazzare il piano terra e la propria stanza, una cosa che odiava, ma dato che questa volta tutte le altre l'avevano aiutata, non aveva saputo dire di no, soprattutto perché quelle furbe avevano mandato Lucia a chiederglielo, sapendo benissimo che se l'avesse fatto per la sua Principessa Sirena preferita, lei avrebbe sicuramente accettato. Coco, invece, diveniva sempre più nervosa ogni giorno che passava: diceva che la Regina dei Mari avrebbe già dovuto comunicarle la data della nascita della loro ''nuova sorellina'' Reil, prossima Principessa Sirena, ma ancora non si era saputo niente e questo la faceva andare fuori di testa, più tempo passava, più il suo regno ne risentiva.
"Possibile che ci si debba mettere così tanto per decidere una stupida data?" chiese, quasi furibonda, mentre andava su e giù per la stanza. "Devo vedere ancora per molto il mio vecchio Regno che cade a pezzi a poco a poco, maledizione? Credevo che ci tenesse!" Coco stava cominciando a pensare che alla Regina non importasse più niente del Pacifico del Sud. Credeva che fosse un modo per punirla, per aver abdicato.
"Ma certo che ci tiene!" la rassicurò Lucia, incapace di sopportare di vederla in quello stato. "Solo che.. lo sai, no? Nascerà più o meno tra un anno, dobbiamo lasciare decidere la Regina con calma. Ti ricordi quanto ci abbiamo messo per Seira? Eppure eccola lì, che quasi dorme sul divano."
"Ho capito.. però.." la ragazza sospirò, mettendosi a sedere sul divano, reggendosi il mento con una mano. Non poteva permettere che Jilie mandasse in rovina tutto quello che aveva ricostruito con tanta fatica! Capiva che non era un compito facile, ma quella sirena era davvero un'incapace! Perché proprio lei, poi? C'erano tante sirene nel suo vecchio Regno, cosa aveva visto la Regina di speciale in lei?
"Scusatemi tanto, ragazze!" esclamò Seira, con una faccia da funerale, scacciando il sonno. Coco non capiva, perchè si stava scusando? Quando si era alzata aveva rotto uno dei vasi? I pensieri di Seira, però, non sfioravano neanche di striscio i vasi di Nikora, ancora tutti interi sui mobili. Credeva che fosse tutta colpa sua, se Coco non poteva dedicarsi al suo Regno. "È tutta colpa mia, Coco! È per me che hai rinunciato al tuo trono.. mi dispiace tanto, è colpa mia se avete tutte tanti problemi."
Coco sorrise dolcemente alla bambina. "Non dirlo nemmeno per scherzo!" le disse. "Una Principessa è importante quanto e più di un Regno. Tu hai molto più lavoro di me, il vecchio Regno di Sara era in condizioni pietose da quando lei lo aveva lasciato, avevano più bisogno di noi nell'Oceano Indiano che nel Pacifico del Sud! Perciò non voglio neanche che pensi quelle sciocchezze, chiaro?"
Seira si sedette di nuovo, davvero poco convinta della risposta dell'amica. La tensione del momento fu rotta dalle grida di gioia di Rina.
"Scacco matto!" esclamò, tutta felice, alzando le braccia in aria.
"Secondo me, stai barando!" disse Hanon, guardando con occhio critico la scacchiera. "Possibile che tu vinca sempre? E poi, non mi hai detto che il cavallo non si muove in linea retta?"
"Infatti questa è la torre!" le spiegò Rina, indicando quel pezzo. "Comunque non c'è gusto a giocare con te, non sai neanche le regole!"
"Se qualcuno me le spiegasse, forse saprei anche giocare!" rispose l'altra, arrabbiata, girandosi dall'altro lato, per non vedere Rina, che le stava di fronte, mentre esultava. “Il fatto è che ti piace vincere, per questo non mi hai spiegato niente!”
"Va bene, ora basta!" si intromise Nikora. "Sembrate due bambine dell'asilo che si litigano il pupazzino. Hanon, non dovresti prendertela in questo modo, sono solo scacchi!"
"Brava Nikora!" esclamò Rina, ancora euforica per la vittoria precedente, nonostante avesse detto di non provarci gusto. "Che ne dici di giocare con me, adesso?"
La donna si tirò su le maniche. "E va bene, accetto la sfida" disse, e si sedette al posto di Hanon, che era andata a sedersi vicino a Lucia, cogliendo l'occasione per strapparle qualche notizia fresca fresca di giornata, beh.. più o meno.

"Come va con Kaito?" le chiese, a bruciapelo. Quando non l'aveva vista tornare quella sera, si era preoccupata, pensando che si fosse persa, cosa molto più che plausibile se la persona di cui si parlava era la sirena dalla Perla Rosa. Comunque, quando l'aveva vista tornare felice come non mai, la mattina successiva, non c'era stato verso di estorcerle neanche un briciolo di quello che era successo all'appuntamento, sempre se c'era stato un appuntamento. Hanon, infatti, sospettava che Kaito avesse dato buca all'amica. Lucia l'aveva solo ringraziata milioni di volte per la candela, chiedendole come facesse ad averne una pronta se poi non sapeva neanche che Kaito l'aveva invitata alla Grotta della Sirena. Però, Hanon, a questa domanda non aveva risposto. Certo, anche lei le aveva taciuto parecchie cose, infatti con Nagisa le cose non andavano straordinariamente bene, e aveva pensato di portare la candela alla Grotta della Sirena e di scriverci i loro nomi sopra – fortuna che non l'aveva fatto prima – così facendo, pensava che la loro situazione sarebbe migliorata. Per questo l'aveva già pronta, era in un sacchetto per non far sospettare qualcosa alle altre. Insomma, lei sparpagliava consigli a destra e a manca, a regola non avrebbe dovuto avere problemi col fidanzato, ma a volte Nagisa sapeva essere così infantile! E finivano tutte le volte per litigare, succedeva ogni volta che uscivano, in sei anni non c'era mai stata una volta in cui un appuntamento non era finito con una discussione per qualche sciocchezza. Ogni volta le sembrava di discutere con quel bambino che aveva conosciuto parecchio tempo prima.
Lucia sussultò. "Perché me lo chiedi?" non aveva ancora detto niente di quello che era successo la notte del suo compleanno, certa che, prima o poi, sarebbe arrivato anche alle orecchie di un certo pinguino, e voleva che ciò succedesse – se proprio doveva accadere – il più tardi possibile, o niente avrebbe impedito a Hippo di costringerla a tornare a casa, imponendole di non provare a muovere un muscolo verso l'esterno. Il pinguino non aveva mai cambiato la sua posizione riguardo le relazioni tra sirene e umani, infatti era sempre stato contrario al fatto che Lucia uscisse con Kaito, nonostante fosse, in un certo modo, imparentato con le creature marine. La cosa la mandava in bestia, ma alla fine che ci poteva fare? Era solo un ottuso pinguino.
"Beh.. non ti avrà mica dato buca? Insomma, non hai voluto raccontarci niente!" protestò la sirena dalla Perla Blu. "Di solito, quando esci con Kaito l'intera popolazione mondiale sa com'è andata, per quanto lo racconti in giro! Insomma, lo sanno sempre anche i muri! Stavolta invece niente, come mai?"
"Non mi ha dato buca, Hanon!" rispose Lucia. "Non sarei stata fuori fino a quell'ora se l'avesse fatto, insomma, dove sarei dovuta andare? Cosa avrei dovuto fare, da sola, la notte del mio compleanno?"
"Di notte? Il giorno del tuo compleanno? In discoteca, mi sembra ovvio!" le rispose, cominciando a muovere le braccia, come se ballasse. "Niente di meglio per risolvere i problemi di cuore di un buon ballo, te l'assicuro!"
Lucia la guardò, con espressione interrogativa. Lei non aveva problemi con Kaito.. perché le consigliava di andare in discoteca? No, decisamente c'era qualcosa che non andava. "Hai problemi con Nagisa, per caso, Hanon?" il suo sguardo si era fatto indagatore, non c'era cosa che la sua amica potesse nasconderle.
"Niente di che.." rispose, evasiva, lei "Solo i soliti bisticci, lo sai com'è fatto! È rimasto il solito di quando l'ho conosciuto, sempre lo stesso bambino."
"Beh, però, se ti sei innamorata di lui, non dev'essere tanto male, dico bene?" le fece notare Lucia. Hanon si disse di non averci mai pensato. Forse Lucia aveva ragione, forse si sarebbe risolto tutto come al solito, e forse avrebbe anche dovuto chiamarlo. “E poi sei anche tu, Hanon. Non puoi pensare che siano tutti come il modello di uomo che ti sei fatta quando avevamo quattordici anni. Ti fissi sempre sulle cose più stupide!” Hanon si chiese se fosse vero, era lei la bambina, allora? Non ebbe il tempo di rispondere a Lucia perché un nuovo urlo di Rina le interruppe.
"Ho vinto di nuovo!" esclamò, alzandosi in piedi, mentre Nikora cercava di capire dove avesse sbagliato. “Visto? Sono imbattibile a scacchi! Masahiro è un ottimo maestro, lo devo ringraziare!”
"Credo che abbia ragione Hanon" disse Nikora, poi, sempre fissando la scacchiera, proprio come l'altra sirena aveva fatto poco prima. "Bari!"
"E poi io ero la bambina.." borbottò Hanon, facendo ridere Lucia. Si alzò dal divano e si diresse in camera sua, per chiamare il suo ragazzo.
"No che non baro!" disse Rina, scendendo dalla sedia, su cui era salita. "A proposito, che ore sono? Sapete il treno di Masahiro arriva alle quattro e trenta e se arrivo in ritardo può darsi che creda che mi sia dimenticata di lui."
"Beh.. sono le quattro e mezzo, e non per contraddirti, ma.. effettivamente, ti sei dimenticata di lui, Rina." le fece notare, acida, Nikora, che aveva buttato tutti gli scacchi dalla scacchiera, per non far vedere a nessun altro come era stata miseramente battuta.
"Per tutti i Sette Mari, che sbadata!" esclamò, uscendo di corsa dalla porta. Fortunatamente la stazione non era lontana e sarebbe arrivata in un quarto d'ora, sperando che il treno fosse in ritardo. Masahiro se n'era andato qualche mese prima, Rina l'aveva convinto a diventare l'erede di suo padre, così da divenire il prossimo presidente della sua azienda. Prendendo questa decisione, però, era dovuto tornare a casa sua, e a ogni fine del mese, tornava da Rina per farle visita, solo che le ultime volte era stato talmente impegnato che erano due mesi che non era potuto tornare a Tokyo, di questo si dispiaceva molto anche Rina, ma lei aveva continuato gli studi, e, vuoi per gli esami, vuoi per la montagna di lavoro che aveva, non era mai riuscita ad andare da lui. Comunque si sentivano spesso per telefono, e ogni volta Nikora pregava che si staccasse la luce, così da non dover pagare una bolletta esorbitante, dato che se due ore e mezzo erano il record minimo, non immaginava quello massimo.

Qualche ora dopo, anche Hanon annunciò di dover uscire, perché aveva chiamato Nagisa, e che si erano messi d'accordo per vedersi quella sera. Quindi, disse alle altre di non aspettarla in piedi, tanto non credeva che sarebbe tornata tanto presto. Nel frattempo, anche Lucia si stava preparando, Kaito sarebbe passato a prenderla mezz'ora più tardi e non voleva assolutamente fare tardi.
"E noi che facciamo?" chiese Seira, dopo che Nikora aveva detto che andava a fare la spesa. "Rimaniamo in casa?! Perché non andiamo in giro per negozi, così vediamo dove hanno piantato le pinne Caren e Noel.." Sarebbero rimaste solo loro in casa, Seira aveva voglia di uscire, aveva passato la giornata tra pulizie e divano: aveva bisogno di un po' d'aria fresca. E poi non aveva intenzione di restarsene lì ad ascoltare Madame Taki che prevedeva catastrofi, cosa che la metteva in agitazione, quindi si alzò e aspettò che Coco facesse lo stesso.
"Ci sono i saldi in quel negozio di scarpe che piace tanto a Noel, sicuramente hanno troppe borse e non hanno la minima idea di come tornare a casa senza disperdere il contenuto dei loro acquisti.. propongo di andare a salvare la popolazione di Tokyo dall'ondata di scarpe che si libererà quando una di quelle due inciamperà!” rispose Coco, alzandosi “Che se ne fanno di tutte quelle scarpe poi, quando tornano nell'Oceano? Mah.."
Seira si alzò, tutta contenta e insieme uscirono dall'hotel. Nikora le seguì con Hippo, poco dopo, tenendo in mano una lista della spesa lunga chilometri.
Lucia era rimasta d'accordo con Kaito per le otto, cena prenotata in un ristorante. Il proprietario era amico di Kaito e, nonostante quel ristorante fosse sempre pieno come un uovo, aveva trovato un tavolo per loro. Sentì bussare alla porta poco dopo.
"Pronta?" le chiese il ragazzo, poi, con la squadrò con un'occhiata: "Perfetta! Allora, andiamo?" la prese per mano e la trascinò fuori e, dopo che Lucia ebbe chiuso la porta, si incamminarono.
Quella sera, visto che l'hotel era vuoto, nessuno notò una creatura marina che posava una lettera sulla scrivania di Lucia. L'esserino si guardò intorno, ben attento a cogliere ogni più piccolo rumore, dopodiché, si allontanò, passando dalla finestra, e scomparve tra le onde del mare, esattamente da dov'era venuto.

"Allora hai trovato un momento libero per la tua ragazza, star del surf, eh?" gli chiese Lucia, mentre, a piedi, raggiungevano il ristorante.
"Così pare." le sorrise, ma poi tornò serio. "Mi spiace se non abbiamo potuto passare molto tempo insieme."
"Beh, l'importante è che ci sei riuscito a ritagliarti un po' di spazio per la tua vita privata, no?" gli chiese, sorridendogli dolcemente.
"Lucia, senti.." provò, ma lei lo interruppe, neanche lo aveva sentito: "È magnifico! È quello?" gli chiese.
"Sì" rispose lui, distogliendo l'attenzione dalla frase che stava pensando. "Se ci pensi, è la prima volta che veniamo da soli in un ristorante."
"Hai ragione!" gli rispose lei. “Proprio buffo!”
Entrarono e subito vennero accompagnati al loro tavolo. Lucia stava pensando a una cosa insolita che le era capitata in quella settimana, voleva parlarne con Kaito, ma non sapeva come cominciare il discorso:
Qualche giorno prima, Lucia stava passeggiando sulla spiaggia e pensava al suo Regno, ormai era da tempo che non tornava laggiù, nonostante non ci fossero più pericoli per loro, non poteva – o voleva, non sapeva bene neanche lei – tornare nel Pacifico del Nord. Come spiegare a Kaito che non si sarebbero rivisti praticamente mai? Magari non avrebbero potuto incontrarsi mai più e questo le faceva perdere la voglia di tornare nel Pacifico del Nord. Certamente le mancava la sua casa, ma Kaito le sarebbe mancato molto di più, già si vedevano poco, figurarsi se lei era sott'acqua e lui a fare gare di surf e a studiare più lontano di quanto non fosse da lì, e poi, tornando a casa, tornava per governare il suo Regno, non per andare a fare festa, quindi non poteva muoversi come voleva e andare a trovarlo quando aveva voglia di vederlo.
"Cosa devo fare? Non ho più una giustificazione per rimanere qui.." si disse, sconfortata, la Regina dei Mari aveva chiesto loro molte volte come mai non tornassero nei propri Regni, e loro rispondevano sempre che non erano pronte, che avevano paura che se fossero tornate, avrebbero causato nuovi nemici. La Regina forse sapeva che non era così, ma, per il momento, lasciava correre. Dopotutto, era in periodi incerti che i Regni avevano bisogno delle loro Principesse.
Proprio mentre pensava questo, un folletto del suo Regno, una creatura bassa, con una folta barba celeste, come il viso, venne fuori dall'acqua e, vedendola, cominciò a saltellare dalla gioia.
"Principessa! Principessa! Quale gioia trovarvi, finalmente!" esclamò, girandole intorno alle gambe.
"È successo qualcosa per caso?" chiese lei, subito allarmata, i folletti del suo Regno non se ne andavano in giro per il mare, non facevano gite sulla terraferma e, soprattutto, non andavano a cercarla se la situazione non era grave.
"No, non si preoccupi, Principessa Lucia!" rispose quel folletto barbuto. "Credevamo che stesse poco bene, dato che, per la sua festa di compleanno, non è tornata nel Pacifico del Nord."
Lucia non capiva: le altre non avevano dovuto tornare nei propri Regni, perché lei avrebbe dovuto farlo? "I.. io non.. non sapevo di dover tornare!"
"Come sarebbe a dire non sapevate di dover tornare?" chiese quello, come se Lucia avesse appena detto la più grossa baggianata del mondo marino.
"Credevo che si dovesse festeggiare solo il passaggio d'età dai tredici ai quattordici anni.. non sapevo che anche per i venti ci fosse una cosa del genere.."
Il folletto scosse la testa e la barba si mosse in un modo strano. "La Principessa Sirena che la precedeva, Vostra Signoria, e quella prima ancora e così via fino alla prima che fu nominata dalla prima Regina dei Mari, non avrebbe mai detto una cosa simile, se mi permettete."
"Beh, non credo che abbiano mai dovuto fuggire sulla terraferma per non essere derubate delle Perle!"
"I guai ci sono sempre stati!" rispose quello, facendo un gesto infastidito della mano, stava cominciando ad arrabbiarsi. "Credevo che l'Ippocampo avesse continuato la vostra istruzione, Principessa!"
Lei fece una smorfia. Ora che voleva da lei? Era colpa di Hippo che non le diceva mai niente! Era bravo solo a criticarla perché, secondo lui, passava troppo tempo con Kaito. "Cosa dovrei fare?"
"Tornare nel Regno." rispose quello, come se neanche dovesse permettersi di chiederlo "Innanzi tutto per la vostra festa e poi per rimanere e governare, è chiaro. La Regina ha detto che potete tranquillamente tornare, che non c'è pericolo. E si stanno creando dei disordini, il popolo fa domande, Principessa: chiedono il motivo per cui non tornate, hanno paura che ci sia pericolo! Vogliono che la Principessa ritorni."
Lucia non aveva creduto alle sue orecchie: tornare nel Regno, esattamente l'ultima cosa che voleva. Tornare a casa era una prospettiva a cui non si era ancora preparata. Come dirlo alle altre? Si disse di dover strapazzare un po' Hippo per tutte le pene che le faceva passare. Ma tornare, proprio non le era neanche passato per la testa. Non voleva lasciare il suo Regno nel caos, ma adesso la sua vita era sulla terraferma. Cosa fare?
“Principessa, mi state ascoltando?” il folletto aveva continuato a parlare, ma Lucia non aveva sentito neanche una sola parola. Questi scosse la testa, non c'era più religione! Una Principessa abdicava e il Regno di quest'altra era senza guida, le altre non ne volevano sapere di tornare sui propri troni, cosa avrebbero detto i suoi – e i loro – antenati? “Comunque, se non volete tornare dovremmo chiedere alla Regina di darci una nuova guida, senza non possiamo sopravvivere, Principessa. I problemi sorti negli ultimi sei anni hanno bisogno di essere risolti e se voi non siete disposta – o capace – a farlo, deve pensarci qualcun altro. Anche se siete la Principessa, non possiamo aspettare le Vostre grazie. I problemi sono reali e serve un sovrano reale che tenga veramente al Regno.”
“Io ho sempre amato il mio Regno!” esclamò lei, come poteva anche solo pensare, quel folletto zoticone, di sostituirla e trattarla così? “Me ne sono andata per non farlo distruggere ai tempi della battaglia contro Gaito, poi è spuntato Mikeru, e..”
“E poi?” chiese quello, incrociando le braccia al petto. “Non ci sono stati altri problemi, potevate tornare da noi, cosa vi ha trattenuto, Principessa?”
Lei non aveva risposto e il folletto, prima di tornare in mare, le aveva dato una settimana per decidere, poi, in caso di risposta negativa, avrebbe chiesto alla Regina dei Mari di far nascere un'altra Principessa Sirena insieme a Reil. Lucia non voleva lasciare il suo Regno nelle mani di qualche sconosciuta. Probabilmente, se l'avesse fatto, l'avrebbe condannato alla stessa sorte di quello di Coco, in attesa della nascita della nuova Principessa Sirena. E proprio non le andava di vedere il suo Regno nelle mani di qualche altra che non fosse lei.
“Perché sei così silenziosa, Lucia?” le chiese Kaito, interrompendo i suoi pensieri. Lei aspetto un po', come per scacciare i ricordi, poi alzò lo sguardo su di lui, e si rese conto che aspettava ancora una risposta.
“Ecco.. veramente.. c'è una cosa che dovrei dirti, solo che non so come cominciare, capisci?”
Kaito si limitò a fissarla, ma intanto pensava che la ragazza non sapeva quanto la capisse. Lui doveva fare la stessa cosa, ma come darle una notizia del genere su due piedi? Quella mattina era rimasto spiazzato pure lui, pensava che avrebbe avuto più tempo, e invece niente. Decise di cominciare per primo, lo strappo sarebbe stato diretto e indolore, anche se dare una notizia del genere in quel modo, gli sembrava sbagliato e molto lontano dall'indolore.
“Qualche giorno fa” lo interruppe ancora Lucia, mentre Kaito apriva la bocca per parlare. “Ho ricevuto una visita da un folletto del Pacifico del Nord.” Lui annuì, come per dirle che poteva continuare. Evidentemente doveva aspettare per darle la sua brutta notizia. “Ha detto.. ha detto che sarei dovuta tornare a casa per i miei vent'anni, ma.. nessuno mi aveva detto che avrei dovuto, quindi non ci ho neanche pensato.. comunque.. ha detto anche che posso – o meglio, devo – tornare, adesso.. che.. che non c'è più motivo per il quale io debba rimanere sulla terraferma.. adesso che in mare non ci sono più rischi per me!” Kaito pensò che le occasioni di rivedersi si sarebbero ridotte ancora di più, ma anche che, dopotutto, questa situazione l'aveva cominciata lui, andandosene anni prima. Lucia aveva i suoi doveri, quindi, forse era giusto così. Le relazioni tra sirene e umani non erano mai state semplici, per quante poche ce ne fossero state.
“Non ci voglio tornare.” disse, interrompendo nuovamente i pensieri del ragazzo. “Il folletto mi ha dato un ultimatum: tra tre giorni dovrò rispondere se voglio tornare a governare o no. Ma non voglio! Però, non voglio neanche lasciare il mio Regno a una sirena sconosciuta, e non voglio neanche lasciare la terraferma!”
“Beh.. onestamente, non so cosa consigliarti. Io.. io ho lasciato il Giappone per studiare e fare surf, questo ci ha creato dei problemi, ma..”
“Non è questo!” gli rispose, lui non capiva dove lei voleva arrivare. “Voglio che capiscano la mia situazione! Voglio che aprano gli occhi! Credo che se gli mostrassi – o meglio, gli facessi conoscere – la ragione per cui voglio restare sulla terraferma, magari capirebbero e mi lascerebbero qui o mi farebbero fare avanti e indietro, non lo so. Ma di certo si troverebbe una soluzione!”
“Fammi capire... vorresti che venissi con te?” le chiese, stupito. Non era una cosa che si era immaginato neanche nei suoi sogni più remoti. C'era stato solo volta era stato nel Regno di Lucia, ma non gli era mai passato per la mente che ci dovesse andare in veste ufficiale.
“Vorrei che conoscessi il mio popolo, sono certa che ti apprezzerebbe!” esclamò lei. “Sì, insomma.. non che ci sia la varietà che c'è sulla terraferma.. siamo sirene e folletti.. però.. sono sicura che ti piacerà!”
“Ecco.. io.. non... Lucia.. non posso...” le rispose. La sirena proprio non se l'aspettava, e non riuscì a mascherare la sua tristezza e la sua delusione. “No, non mi fraintendere.. mi piacerebbe molto.. il fatto è che..” Lucia lo osservava, curiosa di sapere cosa avesse da dire. D'accordo che in mare non aveva avuto le sue esperienze più piacevoli, ma perché non scendere per un paio di giorni nel suo Regno? Doveva solo essere presentato, dopotutto. Era l'unica occasione che aveva per rimanere sulla terraferma insieme a lui. “Mi hanno chiamato per una nuova gara di surf tra due giorni, devo ripartire, mi dispiace tanto. Giuro che sto cominciando ad odiare questo sport!” ed in effetti era così, da quando era il campione indiscusso del Giappone, nessuno lo lasciava più in pace, doveva anche assistere alle gare di surf alle quali non partecipava – almeno non direttamente – perché avrebbe dovuto sfidare il vincitore, cosa che lo seccava poiché non aveva più una vita sociale. E se qualche rara volta poteva telefonare a Lucia, allora poteva stare certo di aver ricevuto una grazia divina.
Invece, Lucia proprio non ci aveva pensato: quanto era stata sciocca! Kaito aveva il surf! Che avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe dovuto rispondere al folletto? Doveva scegliere il suo Regno o il suo ragazzo? Non ci riusciva, era come se fosse incapace di decidere. Era vero che non ci tornava più da tempo, ricordava ogni dettaglio, ma non sapeva se si sentiva legata a quel posto come a Kaito. “Cosa devo fare, secondo te?” gli chiese, lo guardò supplichevole, aveva assoluto bisogno di un consiglio. “Devo dire di sì o di no?”
Kaito stette un attimo a pensare. Dunque, suggerirle dire di sì sarebbe stato distruttivo per il loro rapporto, si sarebbero visti – nelle previsioni più rosee – una volta al mese; al tempo stesso, suggerirle di dire di no, sarebbe stato egoistico come niente che riuscisse a immaginare. Insomma, lui aveva seguito le sue aspirazioni, era andato a studiare all'estero e a fare gare di surf di qua e di là. Lei ora gli chiedeva consiglio, ma la verità era che lui era più confuso di lei. “Io.. non so cosa dire Lucia.” le rispose, guardandola con sincerità. “Io ho seguito le mie aspirazioni, tutto quello che volevo fare, alle Hawaii è andata male, però sono andato anche lì... dipende quello che tu vuoi.”
La sirena sospirò. Il problema è che lei non sapeva rispondere a quella domanda, altrimenti sarebbe stato tutto tanto semplice. Comunque Kaito aveva ragione, lui non poteva aiutarla, se lei stessa non sapeva ciò che voleva, come faceva a saperlo lui per lei? Non aveva più tempo per decidere, la cosa le era, per quanto possibile, passata di mente per via dell'ansia di Coco e del lavoro in hotel. Infatti erano arrivati, in quei quattro o cinque giorni, un sacco di clienti, che non sapevano più dove sistemare: non c'era tempo nemmeno per grattarsi la testa e Lucia non aveva pensato alla sua decisione, tanto che ora le serviva troppo tempo per trovare la risposta.
Decise almeno di tranquillizzare lui, aveva anche troppi grilli per la testa. “Probabilmente hai ragione. Non posso venir meno ai miei compiti di Principessa solo perché voglio restare: una buona Principessa Sirena pensa prima al proprio popolo che a se stessa” Naturalmente non lo credeva seriamente, era sicura che non potesse governare il Regno del Pacifico del Nord senza essere felice. Quando era diventata Principessa credeva che il bene e la felicità del suo popolo sarebbero stati la sua felicità e il suo bene. Poi, aveva conosciuto Kaito, quella lontana notte di tredici anni prima, e aveva capito che si sbagliava di grosso.
Comunque, ora c'era una sola cosa da fare, l'unica alternativa che poteva scegliere: tornare nel Regno e dire addio a Kaito, non era giusto che lo legasse a lei in questo modo, impedendogli di vivere la sua vita. Forse, dopotutto, Hippo le aveva detto qualcosa, e forse era lei che non lo ascoltava mai.
“Basta parlare di questo!” esclamò la ragazza, scuotendo la testa. “A che ore partirai? Non ti preoccupare, anche se il folletto dovesse venire domani e dovesse chiedermi di tornare già da domani, verrò anche se dovessi essere legata al trono da catene pesanti come elefanti!”
“L'aereo è stato prenotato per le dieci, ma dovrò essere in aeroporto almeno per le otto, lo sai..” rispose il ragazzo, sorridendo all'immagine di Lucia attaccata per un polso, da catene, al trono.
Lucia annuì, convinta. “Ci sarò” dichiarò.

La cena finì verso mezzanotte e Kaito riportò Lucia all'hotel. La ragazza, dopo averlo salutato, rientrò e notò Nikora che era seduta in cucina davanti a un bicchiere di latte, l'unica cosa che poteva farla dormire quando non ci riusciva.
“Nikora,” disse Lucia, appena la vide “come mai in piedi a mezzanotte?”
“Sto aspettando quella disgraziata di Hanon.” rispose lei, strofinandosi le mani sugli occhi. “Ha detto che sarebbe tornata presto, e lo sai che non dormo se non siete a casa all'ora che mi avete detto! Lo sai che comincio a preoccuparmi! Com'è successo con te, sciagurata di una sirena! E ancora non mi hai detto dove sei stata e cos'hai fatto!”
Lucia non sapeva cosa risponderle e si rese conto che non le aveva neanche raccontato dell'incontro con il folletto. Ma poi si chiede perché Nikora non le avesse detto niente. Perché non le aveva detto che sarebbe dovuta tornare a casa come aveva fatto per i quattordici anni?
“Come mai si deve tornare nei Regni, per la festa dei vent'anni?” chiese Lucia, anche per evitare di rispondere alla domanda appena fatta dall'amica.
“Perché me lo chiedi?” Nikora non sapeva per quale motivo la sirena dalla Perla Rosa fosse spuntata all'improvviso con questa domanda. Cosa c'entrava con quello che le aveva chiesto?
“Un folletto del mio Regno ha pensato bene di farmi una visitina, quattro giorni fa.” sbottò lei, improvvisamente arrabbiata con Nikora per averle taciuto una cosa simile. D'accordo, che Hippo fosse sbadato era risaputo, ma Nikora?
“Sul serio? Non credevo che..” l'altra si interruppe. Davvero non aveva pensato che i folletti tenessero così tanto alle tradizioni, che senso aveva? “Solo per una stupida festa?”
“Vogliono che torni a governare, Nikora! Altro che festa!” esclamò lei, sull'orlo delle lacrime. “Perchè non me l'hai detto?” le chiese, con tono accusatorio.
“Beh.. visto come hai reagito a quattordici anni, immaginavo che non sarebbe stato diverso, stavolta. Sappiamo bene tutte e due che vuoi restare qui, e sappiamo anche perché, Lucia – e qui il volto della sirena divenne leggermente rosso. E ho preferito lasciarti passare il compleanno con Kaito, dato che non volevo vederti triste proprio quel giorno. I vent'anni vanno festeggiati, non credevo giusto che tu dovessi stare rinchiusa in quel palazzo con una faccia da funerale! Quegli stupidi folletti attaccati alle tradizioni!”
“Ma a Rina, Hanon e alle altre non è stato detto niente!” protestò Lucia. Tutte le altre potevano restare, per quale strano motivo a lei non era concesso?
“Lo sai, l'attuale Regina dei Mari proveniva dal Pacifico del Nord e anche la precedente, i folletti vogliono mantenere il prestigio acquisito, voglio vedere diventare anche te Regina, capisci, cara?” le spiegò. “La buona Regina è colei che pensa unicamente al Regno e ai sudditi e in te non vedono ciò, credo.”
“Sono sciocchezze!” sbottò Lucia “La mia vita adesso è qui! Tengo tanto al mio Regno, ma non mi interessa diventare Regina dei Mari se devo rinunciare a tutto quello che conta, per me!”
“Vuoi abbandonare il tuo Regno per un umano?” le interruppe Hippo, il quale, spuntato da chissà dove, con ogni probabilità, aveva seguito la discussione fin dall'inizio. “Lucia non ti credevo così! Credevo che dessi pesi alle tue responsabilità! Credevo che tenessi al tuo popolo. La Regina dei Mari ti ha nominato Principessa perché ti riteneva in grado e meritevole di questa carica. Vuoi deluderla così? Non puoi pensare che tu sia giustificata dal fatto che ami un umano, le sirene neanche dovrebbero fare amicizia con loro! E se tu, per caso, avessi pensato di portarlo con te, ciò non è possibile!
“E perché mai?” chiese Lucia, rossa in viso per la rabbia, sentiva che non avrebbe trattenuto le lacrime ancora per molto. Non voleva andarsene, soprattutto senza spiegare come stavano le cose a quegli zoticoni dei folletti, per tutti i Sette Mari!
“Perché il popolo non lo accetterà mai, Lucia. Una Principessa Sirena ha sempre governato da sola, i folletti sono le creature più osservatrici delle tradizioni di tutto l'Oceano, non permetteranno mai che tu continui la tua storia con lui e, sinceramente, stavolta devo dirmi d'accordo con loro: turberebbe l'equilibrio che, da sempre, regna nelle profondità marine. Solo colei che è stata designata come Principessa Sirena può governare il Regno, ogni altro lo condannerà al declino. E, proprio per questo, se ci pensi, il Pacifico del Sud sta andando in rovina, capisci, adesso?”
– Ma cosa c'entra? – pensò Lucia. Lei non voleva mica lasciarlo lì a governare al posto suo o a prendere decisioni insieme a lei! Voleva solamente presentarlo al popolo perché capisse. Provò a spiegarlo ad Hippo, ma il pinguino non voleva sentire ragioni. La discussione venne interrotta dall'arrivo di Hanon, verso l'una di notte.
“Cosa c'è?” chiese quest'ultima, visto che tutti la guardavano, poi aggiunse, sarcastica: “Un pigiama party senza di me?”
“No, Hanon” le rispose Nikora. “Abbiamo un problema con Lucia e il suo Regno.”
“Ti hanno bandita, Lucia?” chiese la sirena dalla Perla Blu, guardando la sua amica. “O è perché Madame Taki è completamente uscita di testa?”
“Hanon!” la rimproverò il pinguino.
“Smettila Hippo!” gli rispose Hanon, infastidita. “Allora?” era ancora in attesa di una spiegazione. Cosa succedeva alla povera Lucia? Era sull'orlo delle lacrime e arrabbiata – sicuramente con Hippo – pensò la sirena dalla Perla Blu, lo avrebbe visto chiunque.
“Mi hanno richiamato per tornare nel Pacifico del Nord.” rispose Lucia, vedendo che nessun altro aveva intenzione di aprire bocca. “Devo lasciare la terraferma e restare per sempre nel mio Regno”

“CHE COSA?” urlarono tutte insieme, le altre, una volta che anche Rina, Caren, Noel, Seira e Coco furono nel salotto. Non ci potevano credere, perché proprio in quel momento, poi?
“Ma non è giusto!” protestò Seira, stringendo le mani a pugno. “Tu hai il tuo ragazzo, la tua vita qui! Non possono costringerti!”
“Non l'hanno costretta!” rispose Hippo. Nikora, per farlo stare zitto e per non fargli mettere – come faceva da sempre – la pinna nella piaga, gli mise nel becco un biscotto, uno di quelli che a lui piacevano tanto e, infatti, il pinguino si mise a rotolare sul pavimento, con le suddette pinne che tenevano il biscotto, che aveva nel becco. La sirena si ripulì le mani sul pigiama, soddisfatta del proprio lavoro e tornò a sedersi, davanti all'unica bevanda che la faceva dormire, ma che, tuttavia, quella notte non aveva fatto nessun effetto.
“Comunque sia, Hippo ha ragione” disse Lucia, stupendo le altre, che rimasero a fissarla con gli occhi fuori dalle orbite. Quella era davvero la Lucia che avevano visto uscire dalla porta qualche ora prima? “Non posso mancare ai miei doveri di Principessa Sirena. Ho giurato che avrei protetto il mio Regno, e così devo fare. Non c'è una via di mezzo.” Ormai aveva deciso, era stata una scelta difficile, soprattutto per via di Kaito, ma che poteva fare? L'equilibrio del mare era sicuramente più importante della sua relazione, chissà che razza di disastri sarebbero potuti succedere, e Kaito passava la maggior parte del suo tempo a cavalcare le onde.
“Allora te ne andrai davvero?” chiese Seira, che non credeva alle sue orecchie.
“Non ti preoccupare.” la rassicurò Coco. “Il Pacifico del Nord e quello del Sud non sono tanto lontani! Possiamo trovarci quando vogliamo” Seira abbassò lo sguardo, non era quello il problema: Lucia era sempre stata la più solare tra di loro, le metteva sempre un'allegria immensa, vederla triste sarebbe stato come prosciugare il mare. Comunque, annuì e rimase in silenzio.
“Sono tutte scemenze, Lucia!” sbottò Hanon “A nessuna di noi hanno chiesto di tornare! C'è bisogno di una Principessa quando le cose vanno male! Se ce ne fosse stato davvero bisogno, sarebbe venuta la Regina dei Mari, non uno stupido folletto!”
“A quanto pare vanno male, Hanon..” disse Lucia, con lo sguardo posato sul pavimento. “Il folletto ha detto che ci sono dei disordini, a causa della mia assenza!”
Hanon sbuffò, e si rimise a sedere. Come potevano portarla via da lì? Non capivano niente quegli stupidi folletti marini! Li avrebbe presi tutti a calci, far soffrire in quel modo la loro Principessa! Che razza di balordi, ingrati, maledetti stupidi esseri!
“Comunque ho deciso: torno a casa. Dopodomani Kaito partirà e il giorno dopo sarà il mio turno, e resterò lì, per sempre.”
Le altre la fissarono, sconvolte. Anche Rina e Caren provarono a farle cambiare idea, ma i loro tentativi non furono migliori di quelli di Seira e Hanon, quindi rinunciarono.

Si augurarono la buonanotte e salirono tutte nella propria camera. Lucia sperò che nessuna venisse nella sua, era stanca e non voleva pensare a ciò che stava per fare, probabilmente, con altre parole, le sue amiche l'avrebbero convinta a restare e proprio non poteva.
Tuttavia, i suoi desideri non vennero esauditi. Infatti, dietro la porta, che bussava insistentemente, c'era Hanon.
“Ehilà!” le disse, con una torta al cioccolato tra le mani. “Ti va un pezzetto di torta?”
Lucia sorrise. “Hanon..” disse lei, sorridendole. La torta al cioccolato era la sua preferita.
“Ho pensato che potesse servire.” confessò, chiudendosi la porta alle spalle. “Comunque non sono qui per mettere il dito nella piaga, come fa Hippo. Dato che tra qualche giorno ritorni a casa tua, ho pensato di doverti almeno ringraziare.”
“Per cosa?” chiese Lucia, domandandosi che cosa mai avesse fatto per la sua amica.
“Per Nagisa!” esclamò lei, come se fosse ovvio. “Ho capito quello che mi hai detto questa mattina, avevi ragione, devo apprezzarlo per com'è, così come ha fatto lui e devo smetterla di impuntarmi sulle sciocchezze..”
Lucia non rispose, si limitò ad addentare un pezzo di torta, qualunque dolce assaggiasse, la torta al cioccolato riusciva a metterla di buonumore. Peccato che in mezzo al mare non ne facessero.
“Sono qui, tra le altre cose, Lucia, perché mi sono accorta che non passiamo più tanto tempo insieme, come una volta. E adesso tu te ne vai” okay, piano fallito miseramente, aveva detto che non voleva mettere il dito nella piaga, ma ce la stava mettendo tutta, si disse di doversi ricordare di sbattere la testa al muro almeno un milione di volte per quello che stava facendo. La sirena dalla Perla Blu, tirò su col naso. “Per quale motivo non prendi a calci quel folletto insolente?”
“Perché non posso!” rispose Lucia “Probabilmente non sarà il mio bene, ma di sicuro è quello del Regno!”
“Dici?” chiese Hanon, scettica. “Credi davvero che riuscirai a governare felice, sapendo il tuo ragazzo lontano da te? Sapendo che, probabilmente, non lo rivedr..”
“Hanon!” la pregò l'altra, tappandosi le orecchie. “Avevi detto che non volevi mettere il dito nella piaga! Ce ne stai mettendo dieci!”
Hanon cercò di calmarsi. “Hai ragione.” disse. “Cercavo solo di convincerti a restare.”
“Non sai quanto lo apprezzi, amica mia.” le confessò Lucia. “Mi servono le amiche adesso, ma.. adesso devo andare a dormire! Domattina presto devo essere all'aeroporto, Kaito parte: voglio salutarlo.”
“Mi sembra giusto” sorrise Hanon, alzandosi e portando via il piatto. “Buonanotte, allora.”
La sirena dalla Perla Blu uscì dalla stanza, diretta in cucina, non aveva concluso un accidenti! Sarebbe stato lo stesso se non fosse andata, aveva solo mangiato la torta a Nikora, quella che aveva comprato proprio quella sera. Posò il piatto nel lavello e tornò in camera sua, chiuse la porta e si mise sotto le coperte, cercando di dormire. Nella stanza di Lucia, invece, la ragazza, a dormire, neanche ci provava, tanto sapeva che non ci sarebbe riuscita.
Si stese sul letto e cominciò a piangere. Proprio per questo motivo, non vide la lettera che era stata posata lì da qualche ora, e che conteneva qualcosa di molto importante.

La mattina dopo, Lucia, nonostante avesse creduto che non sarebbe riuscita a chiudere occhio, venne svegliata dal suono – era almeno la quinta volta che suonava – della sveglia. Si rigirò nel letto, rabbrividendo di freddo, per il fatto di essere sopra le coperte.
Qualcuno venne a disturbarla, oltre la sveglia, e stava anche bussando insistentemente alla porta: sicuramente era Hanon.
“Lucia!” infatti la voce dell'amica venne dall'esterno. “Muoviti! Sono le nove passate, non arriverai mai in aeroporto se non ti sbrighi! Volevi salutare Kaito no? Ma sei sveglia? Lucia sono due ore che provo a chiamarti!”
“Sto arrivando!” borbottò, ma Hanon sentì lo stesso e si tranquillizzò. “COSA HAI DETTO? Nove? Sono in un ritardo mostruoso!”
Si preparò a tempo record, alle nove e cinque era già in strada e, dopo aver ringraziato mille volte Rina, che le aveva prestato la moto e Masahiro, salì e in altri dieci minuti fu all'aeroporto.
“Beh..” disse il ragazzo. “Io vado, ci vediamo, Lucia!”
“Sicuro!” disse, con poca convinzione. “Ciao!”
La moto ripartì e Lucia si affrettò ad entrare, era in ritardo di un'ora, Kaito avrebbe fatto bene ad ignorarla. Sospirò, incapace di sopportare una simile prospettiva e si guardò intorno. Dopo, fu sicura di vederlo e gridò il suo nome.
“Finalmente! Credevo che quello stupido pinguino ti avesse legata al letto.” confessò il ragazzo, provenendo da tutt'altra parte dalla quale lei stava guardando.
“Oh,” disse girandosi, sperando che lui non avesse notato la sua figuraccia. “Scusami tanto! Non ho sentito la sveglia!”
Kaito sorrise. “Avrei dovuto immaginarlo!” le disse, abbracciandola. Lucia fece lo stesso, stringendolo come mai aveva fatto, sapendo che questa era l'ultima volta che poteva farlo, e non riuscì neanche a trattenere le lacrime: proprio quel giorno doveva arrivare in ritardo? Possibile che dovesse essere sempre così sbadata? Adesso non aveva più tempo da passare con lui, se non miseri dieci minuti, che, certamente, non sarebbero bastati. Kaito capì, e la strinse di più anche lui, cercando di tranquillizzarla almeno un po'. “Vedrai che ci rivedremo.”
Lei sorrise, asciugandosi le lacrime col dorso della mano e annuì. “Ci ho pensato stanotte, non gli permetterò di impedirmi di muovere le pinne! Dovessi attraversare anche i monti sotto forma di sirena, verrò quando ci sarà una gara di surf!”
“Così si parla!” ma le impedì di dire qualsiasi altra cosa, baciandola. Dubitava che l'avrebbero lasciata andare tanto facilmente, ma non si poteva mai sapere, alla fine Lucia riusciva a fare ciò che voleva, insomma.. fino a quanto un folletto poteva imporsi su una Principessa? Lucia rispose, e quando si separarono, rimasero abbracciati, finché il volo di Kaito non venne chiamato.
“Come l'altra volta” disse, poco prima di andarsene “Porto al collo il ciondolo dove tenevo la tua Perla, ma puoi stare tranquilla, stavolta non lo cederò a nessuno!” e, in quel momento, il ragazzo non sapeva quanto avesse ragione.

  
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