Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch
Segui la storia  |       
Autore: _Pan_    17/01/2008    1 recensioni
STORIA INTERROTTA
Possiamo dire che la storia è divisa principalmente in due parti, la prima è “introduttiva”, mentre nella seconda si svolgeranno i fatti, indicati dal titolo.
È la festa di compleanno di Lucia, ci sono diverse sorprese per lei: quella che considera la migliore sarà anche quella giusta?
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanon Houshou, Kaito Domoto, Luchia Nanami, Nuovo personaggio, Rina Toin
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PARTE I - Una Nuova Principessa Sirena

1 - Il compleanno di Lucia

C'era una gran confusione all'hotel sulla spiaggia: Nikora correva di qua e di là con degli striscioni in mano, Rina e Hanon si trovavano in cucina, intente a preparare dei dolci, non che fossero poi molto brave, ma, per il ventesimo compleanno di Lucia, avevano deciso che avrebbero preparato tutto in casa e da sole. La tentazione di andare in una pasticceria era molto forte, ma, fino a quel momento, avevano resistito, benché fossero completamente coperte di farina. Perfino gli striscioni erano tutta opera delle sirene. Seira era arrivata dall'Oceano Indiano insieme a Coco, e tutte e due avevano aiutato Nikora a tagliarli e a scriverci sopra, il risultato era stato certamente migliore dei poveri dolci, che ora rischiavano di essere bruciati nel forno.
“Seira!” urlò Coco, in bilico su uno sgabello “Presto, passami quel pezzo di nastro adesivo!”
“Subito!” esclamò la bambina, ormai per le sue compagne era rimasta tale, nonostante avesse quasi sedici anni. “Oh, miseriac..” Seira cadde a terra, rovinosamente, e il pezzo di scotch che teneva tra le mani si attaccò ai suoi capelli, creando un groviglio impossibile da districare.
La ragazzina sbuffò.
“Uffa, volevo che fosse tutto perfetto per il compleanno di Lucia!”
La sua autentica adorazione per la sirena dalla Perla Rosa non si era affievolita durante quegli anni, per lei Lucia rimaneva sempre il modello da seguire, nonostante passasse ogni giorno insieme a Coco, che era la sua tutrice: dopo la sconfitta di Mikeru, Coco si era dedicata solamente a Seira. Aveva deciso di abbandonare il suo trono di Principessa Sirena giusto poco tempo prima in favore della sorella minore, Reil, che sarebbe nata di lì a un anno.
La Regina dei Mari aveva acconsentito per un'unica ragione: la promessa che Coco aveva fatto a Sara, e cioè quella di rendere Seira una Principessa Sirena migliore di quanto lei non fosse mai stata. Coco aveva comunque, in quattro anni, provato a governare il suo Regno dall'Oceano Indiano, ma i problemi continuavano a crescere. Inoltre, il Regno di Seira aveva molto più bisogno di una guida e, quindi, Coco, non avendo potuto portare con sé la Principessina, aveva optato per l'abdicazione e dare la reggenza ad un'altra sirena, sempre sotto il consenso della Regina.
Quest'ultima, comunque, dovette presto pentirsi della propria sua scelta: la reggente, Jilie, si era dimostrata incapace di governare il regno quanto lo sarebbe stata la piccola Reil, ancora sepolta nelle profondità dell'Oceano Pacifico del Sud.
“Seira, cosa ci fai a terra?” Nikora si era affacciata un attimo dalla cucina per vedere la causa di tutto quel trambusto, per controllare che non le esplodesse parte dell'hotel a causa del forno. “Ti sembra questo il momento di battere la fiacca? Lucia potrebbe tornare a momenti!”
“Certo, certo..” rispose Seria, cercando di districarsi i capelli, ma quel nastro adesivo proprio non voleva saperne di staccarsi dalla sua sistemazione. Sbuffò ancora, strofinandosi le mani sulla gonna, per togliere la polvere.
“Brava Seira!” esclamò Nikora, sorridendo “Prendi una scopa e spazza per terra, mi ero giusto dimenticata!”
“E chi aiuterà Coco?” chiese lei, che odiava spazzare per terra: le toccava sempre (quando si trovava all'hotel per più di due giorni), e solo perché le altre avevano sempre qualche altro impegno che spuntava fuori così, all'improvviso. Poi, un giorno, Lucia le aveva spiegato che era semplicemente per il fatto che l'hotel era troppo grande per i loro gusti e non avevano voglia di perdere tempo che avrebbero potuto spendere diversamente, come se la stessa cosa non valesse anche per lei!
Venne risvegliata dalla porta che sbatteva. Tutti inorridirono: niente era ancora pronto e se Lucia avesse visto tutto quel baccano, avrebbe subito capito tutto e addio sorpresa.
“Ehilà!” sentirono provenire dall'ingresso e tirarono un sospiro di sollievo: era solo Caren. “C'è nessuno?”
“Siamo di qua!” esclamò Seira, che non aveva la minima intenzione di afferrare una scopa. Da dietro la colonna spuntarono Caren e Noel, piene di pacchetti e pacchettini. “Avete svaligiato una banca?”
Noel e la sorella fecero un sorriso “No, ma quando veniamo sulla terraferma, adoriamo fare compere!” disse la sirena dalla Perla Indaco, letteralmente buttandosi sul divano, stanca come se avesse scaricato navi tutta la notte.
Nikora avrebbe voluto fulminarle, nel vero senso del termine: le prosciugavano tutte le finanze ogni volta che le facevano visita. “Con i soldi dell'hotel!” sibilò, acida.
“Trovali gli yen in fondo al mare!” fu sempre Noel a parlare, mentre la sorella posava le proprie borse nell'ingresso. “Siamo sempre giovani fanciulle, dopotutto. Abbiamo bisogno dei nostri svaghi!”
“Perché non vi svagate aiutandoci?” chiese Coco, mentre cercava di tenere dritto uno striscione, in attesa che Seira le passasse quel maledetto nastro adesivo.
“C'è qualche festa particolare?” fece Caren, guardandosi intorno. Forse qualcuno le aveva accennato qualcosa, ma proprio non riusciva a ricordarsi niente, le compere le svuotavano la testa. Arrivò alla conclusione che era poco importante, così tornò a prestare attenzione a Coco, che ormai era per terra insieme allo striscione.
“Siete le solite sbadate!” esclamò Nikora, tornando in cucina, dalla quale aveva sentito provenire un altro rumore poco rassicurante. “Siete ancora vive?”
“Tutto a posto!” la rassicurò Rina, con le mani sulla testa, coperta da una patina nera, stavolta. La sirena dalla Perla Verde aveva davvero temuto il peggio: Hanon era un pericolo mortale in cucina; si disse di doverselo ricordare se non voleva morire giovane, e diciamo che non era proprio la sua massima aspirazione.
“Oh, Rina!” esclamò Hanon “Non potresti aiutarmi a tirare fuori la torta dal forno?”
“Cosa vuoi tirare fuori, scusa?” chiese l'altra, incredula. “Sarà un ammasso di cenere, ormai, e se il sapore è anche lontanamente simile all'odore, moriremo avvelenate se proviamo anche solo ad avvicinarla alla bocca!”
“Vogliamo riconsiderare l'idea pasticceria?” propose Nikora, guardando quella che una volta era la sua cucina. Ma dopotutto lei l'aveva detto che non era cosa in cui quelle due potessero impelagarsi, per loro che non si erano mai fatte neanche un panino con le loro mani, sarebbe stato un miracolo riuscire a preparare un impasto decente.
Si era offerta lei, Nikora, dopotutto era quella che cucinava per l'hotel, ma le ragazze l'avevano cacciata e adesso era tardi per mettersi a lavorare. “Pulite, intanto ordino una torta per le dodici.” e uscì dalla stanza, scuotendo la testa. “Piuttosto, Caren, Noel, avete fatto quella telefonata che vi avevo chiesto una settimana fa?”
“Certamente!” rispose Caren “Anche se devo ammettere che ci abbiamo messo un po' a capire come funziona una cabina telefonica.”
“Parla per te!” esclamò Noel “Io te l'avevo detto come funzionava ma tu no..” continuarono a discutere, ma Nikora non le ascoltò più, rimuginando su quanto Caren fosse sbadata, quando la sentì chiedere, incredula: “Oggi è il compleanno di Lucia?”
Nikora smise di starle a sentire: erano uno strazio insieme. Si guardò intorno e vide che in casa c'erano proprio tutte, mancava solo la persona per cui erano lì: Lucia. Afferrò il telefono e compose il numero della pasticceria.

Dopo due ore, si erano fatte le undici e mezza e tutti aspettavano con trepidazione che la porta si aprisse, per gridare un “Sorpresa!” a una sbalordita Lucia, ma ancora non si era presentata e Nikora si sentiva terribilmente ridicola con quel cappellino in testa e quella trombetta in mano: se fosse passato un potenziale cliente, sarebbe scappato a gambe levate, quindi potevano dire addio soldi e pure alla contentezza di Noel che aveva appena annunciato di volersi comprare un nuovo paio di scarpe, convinta che i tacchi delle sue attuali fossero rovinati da, addirittura, vergognarsene.
Hippo, ovviamente, stava sbraitando, perché, anche avendo finito con tutti i preparativi, la festeggiata era in ritardo e stava cominciando a preoccuparsi, nonostante non si vedessero pericoli da ormai quasi cinque anni, dopo la sconfitta di Mikeru.
“Ma dove può essere quella sciagurata?” chiese, ad alta voce, andando avanti e indietro, fissando la porta ogni tanto. “Proprio oggi doveva essere in ritardo?”
“Calmati, Hippo.” disse Hanon “Vedrai che sta tornando proprio ora, magari ha perso l'autobus per la metropolitana e sta tornando a piedi e..”
“Oh, basta, Hanon!” le gridò in faccia, Hippo, completamente fuori di sé. “Voglio smetterla di preoccuparmi. E se parlasse con uno sconosciuto?”
“Guarda che non ha mica due anni!” Nikora lo prese tra le mani e lo alzò da terra. “E poi, se sei così preoccupato, perché non aspetti fuori? Così vedi quando arriva.” e, detto questo, aprì la porta e lo depositò lì davanti. Appena l'ebbe richiusa, confessò alle altre che così avrebbe evitato di vederlo e, quindi, di ammazzarlo. “Lo avrei schiacciato con qualcosa di molto, molto, molto pesante.”
“Avresti avuto il mio voto” le rispose Caren, che aveva preso l'unico budino che si era salvato dalla strage di Hanon e Rina “Piuttosto, la torta?”
“Sì, giusto. Vai, Caren, portati Seira, magari.”
“Agli ordini, capo!” esclamò Seira, saltellando verso la porta. Non le piaceva molto stare con Caren: le volte in cui si erano parlate si potevano contare sulle dita di una mano, non avevano mai affrontato una conversazione seria. Se ne chiese il motivo; dopotutto pensava che fosse Coco quella con cui che avrebbe avuto più problemi con lei, in fin dei conti aveva preso il posto di Sara, la sua migliore amica. Decise di sfruttare quell'occasione per conoscere meglio Caren.

Lucia, nel frattempo, fluttuava verso la fermata dell'autobus, aveva paura di essere in ritardo, ma forse non era ancora passato, erano le undici in punto e, anche sarebbe dovuta essere lì almeno dieci minuti prima, l'avrebbe sicuramente aspettata. Non ci poteva credere, era così felice che non poteva non pensarci, quella telefonata le aveva migliorato la giornata, come non succedeva da tempo:
Poco dopo essersi ricordata che quel giorno Hanon non avrebbe potuto portarla a casa con la sua macchina, regalo di Nikora per i suoi vent'anni, perché aveva una commissione di cui non aveva voluto parlarle, Lucia aveva sentito squillare il suo cellulare, ma era un numero che non conosceva.
“Pronto?” aveva chiesto, la voce dall'altra parte della cornetta le aveva risposto dopo un minuto di silenzio, come a tenerla sulle spine.
“Ehi, ciao Lucia, come stai?” Lucia aveva spalancato gli occhi, era lui, era il suo Kaito! Non lo sentiva da un sacco di tempo, almeno due settimane. Pensava che avesse smesso di chiamarla, l'ultima volta che si erano parlati al telefono avevano litigato perché Kaito le aveva detto che, forse, non sarebbe potuto tornare nelle vacanze estive. “Scusa se non ti ho chiamato prima, ma ho perso il cellulare, l'ho dimenticato sulla cassa di un negozio e quando me ne sono ricordato, beh.. puoi immaginare.. naturalmente sta piovendo continuamente da queste parti e, quindi, la connessione ad Internet non funziona e non ho potuto neanche scriverti una mail- Lucia pensò che non era poi così grave, ancora non aveva capito come funzionava quell'attrezzo; aveva chiesto a Nikora, ma ne sapeva anche meno di lei, per cui non avrebbe comunque potuto rispondergli -e quindi.. beh.. il resto lo sai. Però, oggi un mio amico mi ha fatto la grazia di prestarmi il cellulare, così ho potuto chiamarti”
“Oh, Kaito!” esclamò lei, al colmo della felicità “Non sai quanto mi sono preoccupata! Pensavo che ti fosse successo qualcosa!”
“Ehi, pensi sempre al positivo, eh?” scherzò lui “Comunque, c'è una sorpresa per te!”
“Una sorpresa?” chiese lei, non capendo.
“Sei sempre la solita sbadata!” esclamò lui, ridendo. “Non ti ricordi neanche il tuo compleanno?”
“Oh, per la miseria!” disse allora lei, portandosi la mano libera sulla fronte. “Hai ragione, scusami!”
“E di cosa?”
“Cambiando discorso...” disse lei “Parlavi di sorpresa, giusto poco fa!”
“Precisamente.” le rispose, sorridendo, anche se lei non poteva vederlo. “Indovina un po'?”
“Kaito, dai!” disse lei, cominciando a ridere. “Non tenermi sulle spine!”
“Non ci vediamo da sei mesi e non mi permetti neanche di metterti un po' sulle spine?” le chiese lui. In effetti era vero: Kaito, subito dopo che era stato sconfitto Mikeru, ormai aveva recuperato la memoria ed era ripartito per studiare in una città dove poteva anche praticare il surf, Lucia non era stata poi così felice della sua decisione, ma doveva comunque accettarla, non poteva pretendere che stesse sempre con lei. “E va bene, penso di averti torturato abbastanza, dopotutto” continuò il ragazzo “Ti do un indizio. Ci troviamo a qualche chilometro di distanza!”
“Dici sul serio?” chiese lei, guardandosi intorno, per riflesso condizionato. “Mi prendi in giro, vero?”
“Riuscirai mai a prendermi sul serio, mia bella Principessa Sirena?” chiese lui, con fare drammatico, fingendosi affranto. “Se mi dici dove sei, ti raggiungo, e poi non dire che non ti sei fidata di me!”
“Kaito, sei diventato matto?” chiese lei, e si domandò se il ragazzo stesse scherzando o meno. “Smettila di farmi scherzi!”
“Avanti, smettila di fare la sciocca, dove sei?” le chiese
“Ad una fermata dell'autobus, lo sai che non sono tanto brava ad orientarmi” rispose lei. Sentì Kaito ridere. “Vediamo.. ecco! Mi trovo vicino all'Università Imperiale”
“Ok, chiamo un taxi e sono subito da te. Arrivo, allora, ok?” le disse e lei non ebbe neanche il tempo di rispondere che Kaito aveva già chiuso la conversazione.
Adesso le toccava solo aspettare e vedere se arrivava un taxi, non stava più nella pelle. Si chiese ancora se era uno scherzo e stava aspettando inutilmente, qualcosa, comunque, le diceva che non era così. Era nervosa più di quanto avesse potuto immaginare, mentre invece, durante la telefonata, era stata, tutto sommato, tranquilla. Non si vedevano da sei mesi, vero, però non c'era motivo di essere tanto agitati.
“Oh, mamma mia!” esclamò, quando vide un taxi girare l'angolo. “Oh, mamma.. oh, mamma.. oh, mamma.. oh, mamma..” La macchina si fermò esattamente di fronte a lei e quando si fu abbassato il finestrino, il cuore di Lucia mancò di un colpo. “Oh, mammina!” fu l'ultima volta che lo disse, prima di vedere bene Kaito in faccia.
“Ciao, Lucia!” le sorrise, come, secondo lei, solo lui sapeva fare, poi però il ragazzo cambiò la sua espressione, come se aspettasse qualcosa “Beh? Non dici niente?”
Lei si risvegliò dal suo momentaneo stato di trance. “Eh? Oh, sì, scusami tanto! È che.. mi sembra una vita che non ci vediamo..”
“Cosa c'è?” le chiese, aprendole lo sportello e, una volta che lei si fu seduta, si avvicinò a lei “Ti sono mancato, eh?”
“Oh, Kaito!” disse lei, allontanandolo un po' da sé, con poca grazia, completamente rossa in viso “Pensi solo a queste cose?” non pensò di essere diversa da sei anni prima, in fin dei conti.
“Quasi sei anni senza uno straccio di ragazza perché ero fidanzato, ho vent'anni, secondo te? Anche se fisso il pavimento mi viene da pensare a certe cose.”
Lucia scosse la testa, sconcertata. “Maschi!” sospirò. Discutere con Kaito di certi argomenti, anche se solo accennati, la metteva sempre a disagio.
“D'accordo!” disse lui, risistemandosi sul sedile, sorridendo. “Dopotutto non sei cambiata di una virgola da quando avevamo quattordici anni!”
“Che ore sono?” chiese Lucia, dopo un po' di silenzio che cominciava a pesarle. “Sai, Hanon mi ha detto che devo...”
“Sono le undici e mezzo.” la interruppe “Piuttosto, ti fai comandare a bacchetta da Hanon adesso che hai vent'anni? Credevo che fossi abbastanza grande da decidere per te stessa.”
“Non mi comanda a bacchetta!” sbottò lei.
“Ti va di accompagnarmi a casa?” le chiese. Lucia pensava che il ragazzo avesse un secondo fine e lo guardò storto “Tranquilla!” le disse, alzando le mani davanti a sé “Non ho intenzione di fare niente” poi si avvicinò a lei, pericolosamente vicino “Sempre che tu non voglia, naturalmente..” e le prese una ciocca di capelli tra le mani.
“I.. io..” balbettò lei “Ma che ti viene in mente?” si riprese la ciocca di capelli e si sistemò sul sedile.
“Guarda che scherzavo.” le sorrise lui, facendo lo stesso.
“Oh” disse Lucia, capendo la figuraccia appena fatta. “Dovresti saperlo che non ho senso dell'umorismo..”
Lui alzò le spalle. “Me ne ricorderò!”
Lucia non poteva crederci, era di nuovo insieme a Kaito ed era felicissima. Scesero dal taxi nei pressi della casa del ragazzo. Lui aveva intenzione di tornarci a vivere, l'idea di varcare di nuovo quella soglia era talmente strana che non gli sembrava possibile.
Lucia tirò fuori dalla tasca il cellulare, per vedere se Hanon, Rina o Nikora l'avevano chiamata, poi l'occhio le cadde sull'orologio: le dodici. Seira l'avrebbe ammazzata, sicuramente. Le aveva promesso che l'avrebbe aiutata con le faccende di casa, la aspettava una bella sfuriata una volta tornata a casa.
“Dunque..” disse Kaito, cercando nella tasca la chiave. Si chiese se la messa in scena stesse venendo bene, ma Lucia non proferiva parola, quindi, giunse alla conclusione di essere un ottimo attore. “..Ehm.. Lucia, per caso.. le hai tu le mie chiavi?”
“Oh, che sbadata!” esclamò lei “Scusami, le ho dimenticate all'hotel, dobbiamo andarle a prendere.” si girò e non potè vedere Kaito che sorrideva, pensando che a volte quella ragazza era proprio un'ingenua. La cosa che lo faceva sorridere ancora di più era che non aveva intuito niente della festa e che stavano andando lì proprio per quel motivo.

“Ma è possibile?” si chiese Nikora “Di solito torna sempre a casa in orario! Oh, Hanon, è tutta colpa tua! Perché non sei andata a prenderla?”
“Perché, effettivamente, qualcuno è andato a prenderla” le disse Hanon. “Abbiamo cambiato un po' i tuoi piani, Nikora. Spero che non ti dispiaccia” le fece l'occhiolino.
“Qualcuno vuole spiegarmi, per favore?” chiese Nikora alle Principesse intorno a lei. Coco sospirò, evidentemente l'unica disposta a parlare era lei.
“Beh.. diciamo che quando Noel e Caren ci hanno detto che tu avevi chiesto loro di andare a telefonare a Kaito, noi abbiamo pensato di farli stare un po' soli prima della festa dove, siamo sicuri - e qui lanciò un'occhiataccia a Hippo, che era rientrato di corsa -, non saranno mai soli soletti” La loro discussione venne interrotta dalla porta che sbatteva. Le luci erano completamente spente e Hippo si guadagnò altre occhiatacce, nonostante, poveretto, avesse provato a dire alle Principesse Sirene che Lucia era quasi davanti alla porta.
“C'è nessuno?” chiese Lucia, entrando nell'hotel. La cosa che la stupiva era il fatto che Kaito fosse tranquillo come un uccello sul trespolo. L'hotel poteva essere stato rapinato e le sue compagne rapite e lui era fresco come una rosa. “Ehi, Nikora, Hanon, Rina, siete in casa?”
“Dai, entriamo!” le disse Kaito, spingendola dentro.
“Entriamo? E se ci sono ancora i ladri?” chiese Lucia, voltandosi. Kaito la guardò stranito, si chiese di che ladri stesse parlando. “Allora?”
“Ma che ladri?!” le chiese, non avendo afferrato i pensieri della fidanzata. “Vedrai che sono al piano di sopra.”
“Si ma..” non ebbe il tempo di finire la frase che si ritrovò dentro, stordita dai suoni di trombette e travolta da almeno sette persone; fu solo per caso che sentì “SORPRESA!” ma ancora non poteva vedere la luce, perché qualcuno le aveva messo Hippo proprio sul naso. “Ehm.. grazie infinite ragazzi. Mi aiutereste?”
“Oh!” disse Nikora “Ma certo cara!” prese l'unico braccio di Lucia che era sopravvissuto alla corrente di regali e la tirò su. “Buon compleanno!” e l'abbracciò. Lucia si trovò un po' spiazzata: si era aspettata una reazione del genere, perché al ventesimo compleanno di Hanon si era addirittura messa a piangere, ma non per quello di Rina: era malata, altrimenti si sarebbe data ad altre manifestazioni di affetto esagerato.
“Beh..” disse Kaito, avvicinandosi. “Immagino di doverti dare per primo il mio regalo!”
Hanon ridacchiava e Noel insieme a lei. Infatti, Kaito si avvicinò a Lucia, le prese la mano, con fare teatrale, e le consegnò il pacchetto.
“Ma cos..” chiese lei, guardando il regalo che teneva in mano. Curiosa, cominciò a scartare, chiedendosi che cosa le avesse avrebbe regalato il suo ragazzo. Finì di strappare la carta e rimase letteralmente a bocca aperta.
“È..” tentò, ma aveva paura di dire qualcosa di sbagliato. “Molto... bizzarro.”
“Lo credo!” esclamò Kaito, orgoglioso “Non sai quanto ho dovuto girare per trovarlo!”
Lei sorrise, cercando di non farlo sembrare troppo tirato. Guardò perplessa la statuina che aveva in mano: era una sirena bionda, che assomigliava a lei in modo impressionante, la sua coda, però, era dentro la bocca di uno squalo.
“Non preoccuparti” le disse, forse intuendo quello che stava pensando “Si può togliere” e tolse la piccola sirena dalle grinfie dello squalo. “Visto?”
Lei annuì, certo era un po' strano, ma, dopotutto, si disse che era il pensiero a contare e, se lui era lì, tutto il resto non aveva importanza. Lo ringraziò, e cominciò a scartare i regali degli altri: ce n'erano tre. Uno da parte di Caren e Noel, uno da parte di Coco e Seira e l'ultimo era, sicuramente, di Rina, Hanon e Nikora.
“Prima il mio!” esclamò Seira, saltellando verso di lei. Lucia sorrise: se lo aspettava proprio. Prese ciò che l'amica le porgeva e cominciò a scartarlo. Quello che vide la lasciò esterrefatta: era una conchiglia grande quanto il palmo della sua mano che luccicava come una perla..
“Ti piace?” chiese la ragazzina, timorosa.
“È magnifica, dove l'avete trovata?” chiese Lucia, meravigliata.
“Nell'Oceano Indiano!” esclamò Seira orgogliosa. “Queste cose ti piacciono e allora io e Coco siamo andate a cercarla, sono rarissime!”
“E non ce ne sono di simili da nessun'altra parte” continuò Coco. “Devi essere una delle poche a possederne una!”
“Grazie infinite, ragazze!” esclamò Lucia, abbracciandole.
“E adesso..” cominciò Hanon “Veniamo al nostro!”
Nel frattempo, Nikora e Rina avevano spinto quello che doveva essere il suo regalo. Era piuttosto grande, e Lucia si chiese cosa potesse essere. Era coperto da un telo blu, e si muoveva grazie a delle rotelle.
“Vedrai” le disse Rina, affaticata “Ti piacerà!” poi sentì bisbigliare ad Hanon qualche parola riguardo al fatto che avrebbe anche potuto aiutarle, visto che il regalo era anche da parte sua.
La Principessa Sirena dalla Perla Rosa non stava più nella pelle, tolse il telo e scoprì che sotto c'era un acquario con dentro ogni tipo di alga e di anemone presente nell'Oceano.
“Rina aveva pensato ad una medusa” la informò Hanon, orgogliosa “Ma sono stata io a scegliere questo!”
“La verità è che non volevi che anche lei avesse una medusa!” la rimbeccò Rina “Potresti almeno avere il buon gusto di tacere” era ancora arrabbiata con lei per via dei biscotti e del fatto che quella mattina si era fatta più docce che in tutta la sua vita.
“Grazie mille!” esclamò, abbracciando anche loro. Adesso toccava solo a Caren e Noel, che si avvicinarono con diversi pacchetti, poteva contarne una decina, tutti rettangolari, ma di dimensioni diverse.
Cominciò a scartarli uno per volta e ad accatastarli per formare una specie di torre. “Che bello!” esclamò, guardandola “Sono le fiabe degli esseri umani!”
“Beh..” disse Caren, pensando che fosse un po' ridicolo come regalo “Vivi sulla terraferma da tanto tempo e ti lamenti spesso di non sapere molto sugli esseri umani e, pensando al fatto che tu volessi restare qui con Kaito – e qui il volto di Lucia assunse ogni tipo di colorazione – abbiamo pensato di farti come regalo questi libri di favole!”
Lucia non sapeva cosa dire, abbracciò anche loro, ma, poi, venne interrotta da Kaito, che cercava di attirare l'attenzione con un colpo di tosse.
“Ehm..” cominciò, un po' in imbarazzo “Scusami tanto Lucia – cercò di assumere un'aria il più contrita possibile – ma devo proprio andare!”
“Cosa?” chiese lei, stupita. Non restava nemmeno per la torta? Le altre sirene si scambiarono sguardi perplessi, che diamine aveva in mente quel ragazzo? “Oh – Lucia cercò di sembrare il meno delusa possibile – beh.. allora grazie mille per il regalo, ci vediamo domani”
Lui si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. “D'accordo”
Dopo che se ne andò; Nikora decise, per dissipare la tristezza di Lucia, di portare la torta in sala, con sopra un bel numero venti.

“Non ce la faccio più” ammise Hanon, seduta scompostamente su una sedia, accarezzandosi quella che una volta era la sua pancia, adesso sembrava un cuscinetto. “Sento che sto per scoppiare!”
“Concordo” dissero in coro Lucia e Rina
“Dovevi proprio ordinare tutta quella roba, Nikora?” chiese Noel. “Dovrò stare a dieta per il resto dei miei giorni!”
“Esagerata” esclamò Coco, che stava per seguire Seira nel mondo dei sogni, nonostante fossero appena le cinque del pomeriggio. “Tanto lo sappiamo tutte che domani tornerai a mangiare come un bisonte!”
“Io non mangio come un bisonte” rispose Noel, con quello che voleva essere un tono alterato, ma che era stato modificato dallo sbadiglio finale. “Ho sonno”
“Lucia, perché non porti i tuoi regali nella tua stanza?” chiese Nikora. Lucia annuì, non era stata più molto partecipe dopo che Kaito se n'era andato. Era stato molto scortese, pensò la donna. Ma si chiese perché Lucia perdesse tempo con un ragazzo del genere. “L'amore è veramente assurdo!”
“Cosa?” chiese Lucia, alzando lo sguardo su di lei.
“Niente,” le rispose “non ti preoccupare, ti aiuto.”
“Grazie!” le sorrise: non ce l'avrebbe mai fatta a portare il regalo di lei, Hanon e Rina al piano di sopra tutta da sola e, guarda caso, c'era stata una moria generale e tutte si erano – stranamente – assopite proprio in quel momento.
“Sfaticate!” borbottò Nikora “Comincio ad avere una certa età, io!”
Per le scale, Lucia cominciò ad osservare il regalo di Kaito, l'avrebbe usato come soprammobile, in fondo non c'era altro da fare, però doveva togliere la coda di quella povera sirena dalla bocca di quello stupido squalo. Si chiese come mai le aveva fatto un regalo tanto... non riusciva nemmeno a trovare la parola adatta: non si regala ad una sirena uno squalo che le mangia la coda! E, tra le altre cose, se n'era anche andato prima! Era furiosa, semplicemente furiosa: vent'anni non si compiono tutti i giorni e pensava che sarebbero stati un po' di tempo insieme, ma, evidentemente, si era sbagliata di grosso.
Dopo che Nikora ebbe sistemato tutti i regali nella stanza della Principessa Sirena, Lucia si chiuse in camera, continuando a tenere in mano quello stupido regalo. Si chiedeva come mai ci tenesse già tanto. Tolse con rabbia la coda della sirena dalla bocca dello squalo e vide qualcosa di bianco cadere a terra.
– Fantasistico – pensò – Si è già rotto! –
Quando, però, si abbassò per vedere quale fosse la parte di squalo che le era caduta, si accorse che non era niente del genere: era un biglietto.
“Questa poi..” disse, ad alta voce. Aprì il biglietto e lesse in fretta le poche parole che c'erano scritte sopra.

Ti aspetto alle otto in punto, alla Grotta della Sirena,
c'è una sorpresa per te, non mancare
Kaito

Cosa voleva fare a quell'ora alla Grotta della Sirena? Non è che aveva in mente qualcosa di strano? Lucia fissò perplessa per svariati minuti quel pezzetto di carta che teneva in mano. La cosa era sospetta, Kaito non era mai stato un tipo troppo romantico, e, di certo, non era il tramonto quello che gli premeva.
“Cosa vorrà alle otto in quel luogo sperduto?” le idee più assurde si formarono nella sua mente, intanto due sirene si erano appostate dietro la sua porta, per capire il motivo per il quale la loro amica, nel giorno del suo compleanno, si fosse segregata in camera come una prigioniera.
Hanon e Rina si guardarono, scoccandosi un'occhiata di intesa: con ogni probabilità Lucia parlava di Kaito e lui, da quello che avevano potuto udire, l'aveva invitata da qualche parte alle otto. Rimaneva un unico problema: vestire Lucia. Se avessero lasciato fare tutto a lei, Hanon era sicura che avrebbe combinato un pasticcio, abbinando colori che sarebbero stati bene insieme (in condizioni normali e per persone con un po' di senso estetico) come un pugno in un occhio.
“Ma cosa pretendi?” le bisbigliò Rina, una volta che Hanon ebbe esplicitato i suoi pensieri “Non possiamo mica buttare giù la porta e dirle che abbiamo sentito per caso!”
“Dobbiamo farci venire un'idea!” concordò Hanon.
“A proposito di cosa?” chiese una voce. Ebbero tutto il tempo di guardarsi tra loro e guardare la porta, tristemente aperta e Lucia che stava aspettando una risposta, con un'evidente espressione di sorpresa. Fortunatamente, ma non sembrava affatto arrabbiata. “Beh?”
“Ecco..” tentò Rina “Noi..”
“Scusaci tanto Lucia!” esclamò Hanon, cercando una voce piuttosto colpevole. “Non volevamo origliare, ma sai com'è fatta Rina! Lei è curiosa come un ippopotamo!”
“Ehi, bada a come parli!” rispose quella, Hanon le fece un gesto con la mano, come per dirle di stare in silenzio perché aveva una cosa importante da fare.
“Comunque, abbiamo sentito abbastanza da poter capire!” e sul suo volto apparve un sorriso furbo. “Scommetto che hai bisogno di noi, Lucia!”
“Per cosa?” chiese lei.
“Ma per l'invito di Kaito, no?” disse Rina, intromettendosi in quella discussione.
“Non credo proprio che ci andrò!” esclamò, convinta.
“Sei diventata pazza? Sei certa di essere Lucia?” chiese Hanon, preoccupata “Non è che qualcuno l'ha rapita e l'ha sostituita con una copia?”
“Hanon, tu guardi troppa televisione” le disse Rina “Comunque, Lucia.. avresti fatto i salti di gioia stamattina se Kaito ti avesse fatto una proposta del genere!”
“Beh, non deve desiderare molto stare con me, se preferisce andarsene in tutta fretta dalla mia festa di compleanno! Non ha neanche assaggiato la torta!”
A quelle parole, ad Hanon montò una rabbia sconsiderata. Come poteva essere tanto sciocca? Non era quello che aveva sempre desiderato? Perché perdere un'occasione d'oro, così? Sospirò, cercando le parole per farle cambiare idea.
“Non capisci, eh?” le chiese. E, dallo sguardo perplesso di Lucia, capì che era proprio così. “Se n'è andato, Lucia, perché doveva prepararti questa sorpresa, è tornato oggi, ricordi? E ieri mattina ha partecipato ad una gara di surf.”
“Cosa c'entra il surf?” chiese Lucia, non riusciva proprio a capire dove Hanon volesse andare a parare.
“Non poteva prepararla prima!” quasi urlò. “In parole povere, dovresti avere più comprensione. E adesso entriamo che ti scelgo il vestito!” si chiuse la porta della camera dell'amica alle spalle, lasciando una Rina alquanto perplessa lì fuori. La sirena dalla Perla Verde guardò per qualche secondo la porta chiusa davanti a lei.
Evidentemente, Hanon, nella foga del momento si era scordata che c'era anche un'altra persona con lei e Lucia. Sospirò di sollievo, comunque: almeno per quella volta non si sarebbe dovuta sorbire un comizio su come si abbinano i colori, in che stagione va bene quello e in quale quell'altro. Decise di fare in fretta, se tornava in camera sua presto ed in silenzio, probabilmente, Hanon si sarebbe dimenticata di averla dimenticata fuori.

Nel frattempo, all'interno della stanza, Hanon stava mettendo a soqquadro l'armadio di Lucia, per cercare un vestito adatto. Il letto stava venendo sommerso da vestiti, mentre Lucia, seduta sul tappeto, guardava la sua amica che le buttava all'aria la camera.
“Han..” cercò di dire.
“No, questo non va bene!” esclamò l'altra, senza neanche prestarle attenzione, buttando un altro abito sulla montagna che si era formata sopra quello che una volta doveva essere un letto. Possibile che Lucia non avesse un vestito adatto ad un'occasione del genere? Ma che occasione? Non lo sapeva, come aveva potuto essere tanto superficiale? “Lucia!” esclamò, poi, come se avesse visto chissà cosa “Non mi hai detto dove ti ha invitata, come faccio a sceglierti un vestito?”
“È quello che stavo cercando di dirti, Hanon, ma eri troppo impegnata a buttare all'aria il mio povero armadio!” rispose Lucia, guardando con rammarico tutti i suoi vestiti, sapendo benissimo che avrebbe dovuto rimetterli a posto da sola “Mi ha invitata alla Grotta della Sirena!”
Hanon strinse le mani, guardando un punto imprecisato del soffitto con occhi sognanti “E poi hai anche il coraggio di dire che non è romantico!” poi sospirò “Nagisa neanche ci pensa a portarmi in un posto così romantico! L'unica volta che si è avvicinato ad una cosa simile è stato al primo appuntamento sei anni fa, quando mi ha portata a vedere i fuochi d'artificio.”
“Certo che tu non sei mai contenta..” notò Lucia, in effetti era proprio vero, non le andava mai bene niente di quello che faceva il povero Nagisa che, poveretto, cercava di essere in tutti i modi il ragazzo perfetto per Hanon.
“Perché parlare di Nagisa? Adesso che c'entra? Non sei tu il problema? Dunque..” riprese la sirena dalla Perla Blu, con aria pensierosa, mettendosi una mano sotto il mento. Grotta della Sirena. Probabilmente intenzioni poco caste. Probabile dichiarazione d'amore al tramonto. Hanon analizzò attentamente questi punti, l'abbigliamento è la prima cosa che un ragazzo nota, soprattutto se lascia poco all'immaginazione, ma sapeva che Lucia non avrebbe mai accettato abiti succinti. “È troppo complicato vestirti, Lucia! Indossi abiti troppo sobri per un'occasione come questa!”
“Cosa intendi dire?” chiese lei, arrossendo. “Che intenzioni credi che abbia?”
“Beh.. poteva portarti in un pub, in una discoteca, significa che ha intenzioni ben più chiare, mia cara!”
“O forse voleva solo un posto tranquillo e insieme romantico!” ribattè lei, ma non potè fare a meno di non ricordare la conversazione che avevano avuto in taxi. E si chiese se davvero voleva fare ciò che Hanon pensava. “Non credi che andrebbe bene questo rosso?”
“Sei fuori di testa!” esclamò Hanon, con gli occhi quasi fuori dalle orbite. Quello era un vestito lungo, lei sarebbe dovuta andare in spiaggia. Spiaggia esclude vestito lungo, quindi scarpe eleganti e viceversa. “Non puoi mettere quello! Andrai sulla sabbia!”
“Giusto.. non ci avevo pensato..” ammise Lucia, grattandosi la testa nel disperato tentativo di pensare ad un vestito. Erano lì da almeno mezz'ora ed erano quasi le sei, l'unica consolazione che aveva era che mancavano ancora due ore all'incontro. Lucia alzò lo sguardo su Hanon, che sembrava persa nei suoi pensieri.
“Ci sono!” esclamò alla fine, prese per mano Lucia e la trascinò fuori dalla stanza. Come aveva fatto a non pensarci prima? Lucia non aveva niente per le occasioni speciali, lei invece sì! Aprì la porta della stanza, prese con la mano libera il braccio di Rina, che si era messa a leggere, pensando di essersi salvata e le portò entrambe nella propria camera.
“Cosa c'entro io?” chiese Rina, che aveva abbandonato il suo libro in mezzo al corridoio. Hanon nemmeno le rispose, ma aveva bisogno di lei nel caso in cui Lucia si fosse rifiutata di indossare il vestito che le avrebbe, di lì a poco, proposto. Sapeva che se anche Rina avesse dato la sua approvazione, Lucia si sarebbe calmata e, forse, avrebbe accettato di indossarlo e di andarci all'appuntamento. Sorrise maleficamente mentre si sfregava le mani, prima di aprire l'armadio.

“Perfetta!” esclamò Hanon, una volta che permise all'amica di aprire gli occhi. Per poco, per pochissimo, Lucia non urlò. Stentava a riconoscersi, era truccata ma, fortunatamente, non sembrava un mascherone, cosa che, solitamente, non si poteva dire di Hanon. I capelli erano legati in una mezza coda da un elastico celeste, come il vestito, che le arrivava sopra al ginocchio.
“Non credi che...” disse Lucia, incerta. “Sia un po' troppo eccessiva? In fondo devo andare sulla spiaggia, non ad un ballo alla reg..”
“Smettila, Lucia!” sbottò Hanon “Sei perfetta, ti dico, vero Rina?”
“Perché mi tiri in ballo, adesso?” chiese l'altra che era rimasta lì a fare il palo per quasi un'ora e mezzo, mentre Hanon provava tutte le acconciature e gli accoppiamenti di colori che le saltavano in testa. Si era annoiata a morte e non l'aveva considerata nemmeno per mezzo secondo. Adesso che serviva qualcuno che convincesse Lucia, invece, ecco la vecchia Hanon si ricordava che esisteva anche lei.
“È perfetta, vero Rina?” ripetè l'altra, facendo finta di non aver sentito.
“Certo, certo” rispose lei, contrariata. “Adesso vado a vedere se il mio libro è sopravvissuto, se non ti dispiace.” detto questo, uscì dalla stanza, per paura di poter ascoltare le dritte di Hanon per Lucia, anche perché, se seguiti, erano potenzialmente distruttivi per l'appuntamento.
“Sono le sette e mezzo, amica mia!” Hanon rise. “Forza!” la spinse fuori dalla camera. Questa era la grande occasione di Lucia, non poteva permetterle di perderla.
“Piano, Hanon, così cado!” diceva Lucia, mentre la sirena dalla Perla Blu la spingeva giù per le scale, in direzione della porta.
“Farai tardi, se continui così, sciocca!” e, con un “non tornare tardi” che Nikora aveva appena fatto in tempo a pronunciare, Hanon le diede un pacchetto e le sbattè la porta in faccia, augurandole di divertirsi.

Camminava lentamente, non che non avesse voglia di arrivare, solo non sapeva come comportarsi: era la prima volta che Kaito la invitava in un posto del genere. Aveva ancora il pacchetto che Hanon le aveva dato in mano. Chissà cosa c'era dentro, probabilmente qualcosa per ringraziare Kaito, ma la curiosità ebbe la meglio e decise di sbirciare.
Si diede almeno dieci volte della stupida, incredibile! Non ci aveva nemmeno pensato, eppure si ricordava perfettamente perché la Grotta della Sirena era così importante per lei: lì aveva acceso la candela col suo nome e quello di Kaito, quella a cui lui aveva impedito di spegnersi e non aveva neanche pensato a portarne una! Menomale che c'era Hanon! Si disse di doverla ringraziare una volta tornata in albergo.
Si stava avvicinando sempre di più e le sue gambe rispondevano sempre meno. Voleva e allo stesso tempo non voleva sapere che genere di sorpresa Kaito le aveva preparato. Quando arrivò all'entrata quello che vide la lasciò sorpresa come mai in vita sua: la pietra centrale della caverna sopra alla quale, solitamente, le ragazze posavano le loro candele – e dove lei aveva posato la sua, più di cinque anni prima – adesso era coperta da una tovaglia e apparecchiata come una tavola del miglior ristorante di Tokyo.
Due coperte dovevano fungere da sedie e infatti erano ai lati del ''tavolo'', guardò il tutto, stupita come prima, finchè la voce di Kaito non la distolse da quel meraviglioso sogno.
“Sei arrivata presto!” esclamò. Lei dovette girarsi per vederlo, si trovava all'entrata della grotta.
Gli sorrise, timidamente.
“Avrei anche potuto non vedere quel biglietto, non potevi dirmelo?” gli chiese.
“Che sorpresa sarebbe stata? Credevi davvero che il mio regalo fosse solo un semplice squalo?” la fissò, fintamente indignato. “Non sono così superficiale, certe cose le capisco anch'io”
Dal suo sorriso, Lucia capì che stava scherzando e si tranquillizzò un po'. “Oh!” esclamò, fissando il pacchetto tra le proprie mani “Mi ero quasi dimenticata. Ho portato questa”
Kaito la fissò, interessato, e quando vide la candela che Lucia gli porgeva, anche lui si ricordò quella notte in cui aveva protetto la fiamma della candela di Lucia, senza neanche sapere perché. Era stato lo stesso giorno in cui che le aveva confessato quanto somigliasse alla sirena che lo aveva salvato da bambino. Sorrise, pensando a quanto niente, in fondo, fosse cambiato. Neanche loro lo erano. Accese la piccola e bassa candela bianca con la fiamma di una delle due che si trovavano sul tavolo, sperando che così la ragazza le notasse. Si poteva dire una cena al lume di candela in piena regola, e quale posto migliore di quello per farla?
“Madamigella,” disse, facendo un mezzo inchino e indicandole quella che avrebbe dovuto essere la sua sedia. “La cena è servita!” sollevò i coperchi dai piatti, che rivelarono una quantità industriale di pietanze. Lucia si chiese se il suo fidanzato stesse progettando il suo omicidio, aveva mangiato quanto mai in vita sua quel pomeriggio, e adesso le voleva rifilare tutte quelle – almeno all'aspetto – buone cose. Certo, rifiutare dopo tutta la fatica che, evidentemente, aveva fatto, sembrava molto scortese, quindi, decise di soffrire in silenzio: tre chili di digestivo e avrebbe risolto il problema.
Lucia afferrò la forchetta e Kaito lo fece solo dopo di lei. Cominciarono a mangiare il primo e Lucia dovette fargli i complimenti: nemmeno con tutta la buona volontà, lei sarebbe riuscita a fare qualcosa buono la metà di quello. Per tutta la durata della cena, parlarono delle loro avventure, di com'era curioso tutto quello che era successo, fin dal loro primo incontro, a sette anni.
Se Lucia ripensava a come cantava quando Kaito aveva ancora la sua perla le veniva la pelle d'oca, ora credeva di sapere cosa aveva dovuto sopportare il povero Hippo. Adesso capiva tutto, il perché di quel regalo, e anche della ''fuga'' dalla sua festa. Lui aveva programmato tutto fin dall'inizio e lei non aveva capito niente, dandogli del superficiale e dello stupido. Era tutto perfetto, esattamente come aveva sempre sognato. Anche questa volta, dovette dare ragione ad Hanon sul romanticismo di Kaito: non era assolutamente come lei stessa aveva sempre sostenuto.
“Ti prego non parlarmene!” esclamò Kaito, una volta finito il dolce, riferendosi a Mikaru “Era appiccicosa come una ventosa.”
“Non dovresti parlare così, poverina.” lo rimproverò.
“Oh, avanti, smettila!” le disse, mettendosi più comodo sulla sua coperta. “Tanto lo so che lo pensi anche tu.” lei non gli rispose, ma guardò la candela che aveva portato, e pensò che mancava qualcosa.
“Ecco!” esclamò, Kaito la guardò stranito, per il repentino cambio di argomento. “Hai una penna per scrivere sulla la candela?”
“Non l'hai portata tu?” chiese, incerto. Lucia ci pensò: se Hanon aveva pensato alla candela, avrebbe dovuto pensarci in grande, quindi, forse, c'era una minima possibilità che ci potesse essere anche la penna. Fortunatamente, le sue speranze vennero esaudite e scrisse i loro nomi sulla candela, dopodichè la mise al centro del tavolo, tra le altre due. “Così va molto meglio!” aggiunse, sorridendo, girandosi verso Kaito “Non trovi?”
Lui annuì. Rabbrividì di freddo, nonostante fosse estate: quel venticello era troppo fresco per i suoi gusti e non si era neanche portata un coprispalle. Kaito, vedendola tremare, prese la propria coperta e gliela mise sulle spalle, mettendocisi sotto anche lui.
Lucia pensò che non esisteva situazione più buffa: era tutto quello che era successo in passato, poco prima che partisse la prima volta. Avevano da poco sconfitto Gaito e adesso si trovavano nella stessa posizione, su quella stessa spiaggia. “Comunque” disse Kaito, che stava pensando esattamente le stesse cose. “Non avrai pensato che il regalo per il tuo compleanno fosse tutto qui”
“C'è dell'altro?” chiese lei, stupita, guardandolo.
“Certo che c'è! Per chi mi hai preso, scusa?” le chiese, tirando fuori dalla giacca una scatolina incartata con un fiocco “Veramente pensavo che fosse un po'.. beh.. poco”
Lei sorrise, e aprì la scatolina. Per l'ennesima volta in quella giornata si ritrovò ad essere stupita, credeva che con la cena fosse finita e invece c'era quel braccialetto stupendo. “È meraviglioso!” esclamò, e stavolta non aveva bisogno di mentire. Il braccialetto era d'oro bianco, con i pendenti dello stesso materiale, ma erano cinque pesciolini. Appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre lo ringraziava. Fissare il mare da lì era magnifico, era calmo come non lo aveva mai visto. Pensava che niente potesse rovinare quella tranquillità.
Tornando alla cena, Lucia aveva notato con piacere che, fino all'ultimo piatto, non c'era stata nessuna pietanza a base di pesce. Pensò di doverlo ringraziare, ma quando alzò la testa per guardarlo, vide che era a una distanza così ridicola dal suo viso che si chiese se potesse definirla tale. Neanche il tempo di formulare un pensiero con un inizio ed una fine, che si ritrovò le labbra di Kaito sulle proprie. Prima aveva pensato di respingerlo, non sapeva se si sentiva pronta o meno, ma.. avevano vent'anni, erano innamorati, non c'era niente di male. Rispose al bacio e rimandò tutto il resto al giorno dopo.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch / Vai alla pagina dell'autore: _Pan_