Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: TeenSpiritWho_    25/07/2013    8 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La pallida luce solare mi riscaldò le palpebre. Cercai di dire qualcosa ma la mia bocca era impastata. Riuscivo a sentire chiaramente, anche senza toccarlo, un bernoccolo sulla nuca. Probabilmente stava anche sanguinando.

Molto bene, come inizio non era promettente.

Ma fu quando cercai di muovermi che mi accorsi di essere sottosopra.

Ma che diavolo...

Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare un uomo in piedi davanti a me, il viso coperto da passamontagna nero e un cappuccio, con come sfondo il tiepido cielo dell'alba. L'unico dettaglio era che l'uomo era al contrario.

Cercai di liberarmi le mani ma erano legate. Allora mi guardai i piedi: ero appeso a testa in giù al ramo di un albero.

-Non cercare di liberarti, è inutile.- ridacchiò l'uomo incappucciato e si fece passare un pezzo di corda da una mano all'altra -Ti ho legato stretto.-

Feci un sorriso sornione -Oh, meno male, amico- dissi, cercando di assumere un tono sollevato -Perché se no ti avrei fatto il culo.-

Lo vidi deglutire, nervoso, e si lasciò sfuggire la corda dalle mani -Stai zitto, o ti arriverà un altro colpo in testa-

-Oddio, sto tremando dalla paura! Brr!-

L'uomo aggrottò la fronte e strinse i pugni. Fortunatamente arrivò un altro che gli mise una mano sulla spalla.

-Che stai facendo? Non devi parlargli, conosci le regole.-

-Ma lui...-

-Zitto, idiota.-

Feci una risatina sotto i baffi e strinsi le labbra cercando di nasconderla quando l'uomo si girò verso di me, rabbioso. Poi si allontanò pestando i piedi.

Guardandomi intorno vidi che avevano devastato il nostro accampamento, saccheggiato le nostre provviste e le nostre armi.

Sentii qualcuno bisbigliare accanto a me -Duncan, penso che siano banditi.- disse Noah, il viso leggermente arrossato per il sangue che cominciava ad affluirvi -Stai molto attento a quello che dici o che fai.-

Annuii.

Sentii le voci dei due uomini e di altri due che parlottavano tra di loro, senza riuscire a vederli.

-Prendetene uno a testa, faremo meglio a sbrigarci se vogliamo arrivare presto alla macelleria.-

Rabbrividii sentendo quella parola usata in un contesto del genere. Ma cosa voleva dire? Cos'era “la macelleria”? E soprattutto, eravamo veramente sicuri che quelli fossero banditi?

-Addormentateli di nuovo, veloci!-

Un'altra fitta di dolore alla nuca mi fece capire che era tornata l'ora della nanna.

 

Risposi al cellulare sbadigliando -Buonasera, collega.-

La voce leggermente gracchiante di Geoff mi rispose -Ehi, collega. Programmi per stasera?-

Cambiai posizione sul divano, mettendomi a testa in giù e con le gambe appoggiate contro al muro -Beh, ad essere sinceri ho deciso di darmi al cazzeggio fino a notte fonda, collega.-

-Fino a che non crollerai dal sonno, presumo.-

-Ottima previsione.-

-E se io avessi un programma migliore?-

Mi raddrizzai, mettendomi a sedere sul bordo del divano -Sarebbe a dire?-

Geoff rise, divertito dal mio improvviso interessamento -Ci sarebbe una festicciola a casa di Lindsay Parker, un compleanno tra ragazze...-

I miei occhi si illuminarono -C'è anche Courtney?-

Il mio amico rise di nuovo -Esatto. E probabilmente qualche altra bella cheerleader avrà bisogno di un passaggio a casa dopo la festa, quindi se noi ci trovassimo lì per caso...-

-Ho capito. Sono a casa tua tra 15 minuti.- riagganciai dopo un breve saluto e scattai in piedi.

Prima feci una capatina in bagno per sistemarmi i capelli (al tempo avevo dei capelli verdi molto punk) poi corsi in camera per infilarmi dei jeans, una maglietta pulita e delle vecchie Converse rovinate. L'ultima tappa fu la camera di mia sorella Shirley, appena accanto alla mia. Stava già dormendo, naturalmente, perché era notte fonda. Mia madre si era chiusa in camera da letto, mentre io ero rimasto sveglio a guardare un po' di televisione in salotto, aspettando che mio padre tornasse a casa da chissà quale squallido bar della città. A quel punto sarebbe ripartito il solito copione, che ormai si ripeteva tutte le sere: lui entrava dalla porta d'ingresso ubriaco fradicio, io gli urlavo contro, lui rispondeva agli insulti. E, se andava bene, tutto finiva lì. Qualche porta sbattuta e niente di più. Ma purtroppo spesso eravamo passati alle mani, e il più delle volte io finivo con un occhio nero e lui con un dente scheggiato.

Chiusi gli occhi, sospirando al ricordo. No, non quella sera.

Guardai Shirley riposare serena nel suo lettino, con un sorriso angelico dipinto sulle labbra e i riccioli castani che le ricadevano sul viso. Gliene scostai uno, accovacciandomi accanto al letto. Le sistemai le coperte e raccolsi il suo orsacchiotto, che durante il sonno le era caduto a terra. Mentre glielo posavo accanto lei socchiuse gli occhi.

-Ducky?-

Le accarezzai la testa -Dormi, zuccherino.-

-Papà sta per tornare a casa, vero?-

La gola mi si inaridì ma mi costrinsi a rispondere -Si, ma non devi preoccuparti...-

-Non andare via, Ducky, papà mi fa paura di notte.-

-Senti, Sherry- le presi le manine -Non devi avere paura, d'accordo? Se chiudi la porta e ti tappi le orecchie non sentirai nulla. Io tornerò presto, così presto che papà potrebbe anche non essere ancora arrivato.-

Lei annuì, mordicchiandosi il labbro inferiore -Va bene, fratellone.-

Le sorrisi e le diedi un dolce bacio sulla fronte -Ora dormi, ci vediamo dopo.-

 

Cristo, Duncan, non è il momento adatto per sognare!

Mi risvegliai appena in tempo per vedere l'edificio in cui ci stavano conducendo: era un cottage di campagna, piuttosto anonimo, circondato da un giardino poco curato.

E secondo te qualcuno in questo 2063 del cazzo ha tempo di curare il giardino?

I quattro uomini, ancora incappucciati, ci stavano trascinando dentro, lungo un sentiero sterrato. Faceva un male cane, e tutti quei dannati sassolini mi entravano nei vestiti e mi si piantavano nella pelle. Gemetti, serrando gli occhi per non farvi entrare la polvere.

Ci lasciarono cadere pesantemente sul pavimento all'interno dell'abitazione. Zoey, che era sdraiata accanto a me, mi lanciò uno sguardo spaventato.

Cercai di rincuorarla -Non preoccuparti, andrà tutto bene.-

Uno degli uomini mi sbatté la testa contro il pavimento premendoci contro il suo scarpone.

-Cosa avete tanto da chiacchierare?- chiese, ghignando.

-Oh, sai, parlavamo di quanto siano maleducati i vostri modi di fare...- schioccai la lingua con disapprovazione.

Lui premette ancora di più contro la mia testa e io urlai di dolore.

Per l'amor di Dio, stai zitto, taci!!, pensai, inveendo contro me stesso.

Una donna sulla sessantina entrò nell'ingresso, asciugandosi le mani su un grembiule lurido. Sembrava cercasse di tenersi in ordine, aveva i capelli acconciati, abiti colorati e trucco, ma i suoi occhi dietro le lenti spesse degli occhiali erano quasi fuori dalle orbite e cerchiati da occhiaie scure.

-Ma chi abbiamo qui? Ne avete portati altri, tesorini?- chiese, con un tono eccessivamente mieloso.

-Si, mamma, erano accampati nel bosco.- disse quello che mi teneva la scarpa sulla testa.

Mamma?!

-Si- confermò un altro -Sembrano piuttosto in forma, e non sono nemmeno troppo magri.- diede un calcio a Noah, che reagì cacciando un urletto molto poco virile.

Non riuscivo veramente a seguire il loro discorso. Di cosa stavano parlando? In forma? Per cosa?

La Mamma fece un sorrisetto zuccheroso -Molto bene, siete stati bravi. Stasera a cena avrete i pezzi migliori. Ora portate i primi due nella macelleria, per favore.-

Mi sentii afferrare per le spalle e tirare su con forza, e lo stesso accadde a Zoey. Mi misero in piedi e cominciarono a spingermi con i nostri stessi fucili verso una scala che scendeva verso quella che presumevo fosse la cantina. E, a quanto pareva, anche la macelleria. Era una stanza rettangolare, piuttosto larga per essere una cantina, e con una porta che dava sul giardino posteriore, a cui si poteva accedere salendo pochi gradini.

Il sangue mi si gelò nelle vene quando vidi cosa conteneva la stanza. Un'incredibile quantità di seghe circolari, martelli, coltelli e attrezzi da macellaio erano riposti sugli scaffali e i tavoli da lavoro. Ecco cosa intendevano quando parlavano della cena. Noi eravamo la cena.

Zoey cercò di urlare ma uno dei due uomini le diede una ginocchiata nello stomaco e le si mozzò il fiato.

-Cosa volete farci?!- sbraitai, cercando di sottrarmi alla presa del ragazzo ancora incappucciato.

Lui scoppiò in una spaventosa risata da psicopatico -Perché, non è ovvio?-

-Perché lo fate?!- urlò Zoey di rimando, la sua voce ancora indebolita dal colpo allo stomaco.

-Perché abbiamo fame. Le razioni di cibo sono minime sia nelle città che nelle campagne ed è vietato cacciare animali selvatici. Uno dei nostri fratelli ci ha provato una volta...- scosse la testa, tuonando di nuovo nella sua strana risata -Beh, vi basti sapere che prima eravamo 5 fratelli, non 4.-

-E' stato giustiziato nella piazza del paese qui accanto, davanti a tutti quelli che conoscevamo, davanti a nostra madre.- ghignò -Dobbiamo arrangiarci come possiamo.-

-Ma voi mangiate persone!- replicai, nel debole tentativo di farli sentire in colpa.

Questa volta risero entrambi -Grazie dell'illuminazione, amico!-

-Ora basta perdere tempo.- aggiunse l'altro, e mi spinse verso uno dei tavoli, per poi legarmi le braccia a delle catene che erano appese contro al muro. Sollevò una sega e mi squadrò, cercando un punto da cui cominciare.

-Non farà male... nah, scherzo, sarà l'inferno. Ma se sarai fortunato morirai prima dissanguato...-

Mentre continuava a parlare l'altro fratello controllava Zoey. Ma non si accorse dell'occhiata d'intesa che ci scambiammo. In quell'istante Zoey gli fece un fischio.

-Ehi, faccia da culo!-

Il fratello si girò, sbalordito, e Zoey gli piantò una testata dritta sulla fronte, tramortendolo. A quel punto l'altro ragazzo, ancora con la sega in mano, si girò verso di lei, cercando di capire cosa stesse succedendo, e io gli diedi un calcio sulle gambe, facendolo cadere a terra, in ginocchio. Vide il fratello steso sul pavimento della cantina/macelleria, privo di sensi, e capì, ma fu troppo tardi, perché Zoey con una ginocchiata gli fece fare la stessa fine.

Rimanemmo in silenzio, ansimanti, per qualche secondo, poi ci guardammo.

-Dobbiamo sbrigarci, prima che facciano del male agli altri.- dissi.

Zoey annuì e corse, per quello che potevano permetterle le mani legate, verso di me. Guardò sul tavolo da lavoro e scorse un'altra sega. Ci sfregò contro le corde che le impedivano di muovere le mani finché questa non si spezzarono. Esultò sottovoce e poi venne verso di me.

-Aspetta, non agitarti.- mormorò, mentre mi liberava dalle catene, ma io stavo tremando. Ero sconvolto, non avevo mai visto niente del genere.

Finalmente Zoey riuscì nel suo intento e, mentre io mi massaggiavo i polsi doloranti, lei mi guardò la ferita dietro alla testa.

-Sanguina parecchio, dovrei medicarti.-

Sorrisi -Appena saremo fuori di qui. In effetti pensavo fossi un'infermiera, non una combattente.-

Lei arrossì lievemente -Diciamo che è meglio non farmi arrabbiare!-

Sentimmo un urlo provenire dal piano superiore.

-E' Heather. Dobbiamo sbrigarci!-

Corremmo su per le scale affannosamente, quasi inciampando nelle nostre stesse gambe, ma quando arrivammo di sopra non c'era nessuno. Eppure qualcosa doveva essere successo, perché alcuni mobili erano rovesciati, e così anche alcune lampade.

Oh no no no.

Presi le pistole che i fratelli avevano dimenticato sul tavolino in salotto, una per me e una per Zoey, e decidemmo di cercarli fuori. Il cielo era stato oscurato da enormi nuvoloni grigi e folate di vento ci costringevano a tenere gli occhi socchiusi.

-Dove diavolo sono finiti?!- urlai, riparandomi gli occhi con un braccio.

Zoey mi rispose senza parlare, indicando il granaio dietro alla casa. La porta era socchiusa. Ci scambiammo uno sguardo e annuimmo, per poi avviarci in quella direzione. Ci mettemmo ai lati opposto dell'entrata.

Riuscivo a sentire il battito del mio cuore come un martello, e avevo paura che anche loro all'interno lo sentissero. Cercai di respirare più lentamente ma era impossibile. Chiusi gli occhi un secondo.

Se questa cosa non finirà bene potresti condannare l'intera umanità, lo sai questo?

Si, lo so.

Sei l'unica speranza per il mondo. Vai da Courtney e salvalo. Non vale la pena di rischiare la vita per questi due.

Non posso lasciarli qui. Loro non lo farebbero.

Certo, solo perché hanno bisogno di te.

Scossi la testa, scacciando quel pensiero, e riaprii gli occhi. Era il momento. Spalancammo le porte ed entrammo di scatto. In pochi attimi analizzai lo spazio: un granaio dal soffitto alto,con un soppalco in fondo alla stanza. Niente animali all'interno, solo fieno. Vidi subito Heather e Noah legati a due colonne, che si dibattevano. I due fratelli stavano stuzzicando Heather con dei coltelli, evidentemente attratti dalla sua forma fisica, mentre la Mamma preparava due sacchi per cadaveri. Rabbrividii pensando che quei sacchi sarebbero stati per i nostri corpi. Quando si accorsero della nostra presenza si voltarono urlando dallo stupore.

-Fermi tutti o vi faccio fuori!- gridai a pieni polmoni, puntando la pistola prima su uno poi sull'altro.

Ne saresti davvero capace, Duncan?

Ho già ucciso delle persone, i Grigi. Per salvare Geoff.

Oh, ma quelle non sono vere persone, e lo sai. Fai tanto il duro, ma saresti capace di uccidere un umano?

Fortunatamente loro non riuscivano a sentire le voci nella mia testa e si immobilizzarono subito dal terrore. La mano mi tremava, così impugnai la pistola con entrambe. Mentre Zoey teneva di mira la Mamma e gli altri io mi affrettai ad andare a slegare Noah e Heather.

-Appena vi liberate, correte fuori di qui.- bisbigliai.

-Non possiamo! Siete due contro tre!- protestò Heather.

-Si, due idioti e una vecchia. Andatevene e basta!- replicai, sciogliendo finalmente i lacci che li imprigionavano.

Ma in quel momento Noah urlò -Duncan, attento!-

Mi scostai appena in tempo ed evitai per un pelo la coltellata di uno dei fratelli, che mi colpì solo di striscio ad una spalla. Urlai, rotolando a terra. Zoey sparò subito un colpo, uccidendolo all'istante.

I suoi occhi vitrei e vuoti mi guardavano, spalancati ma immobili. Mi allontanai dal suo cadavere strisciando all'indietro, con un'espressione disgustata ma senza riuscire a staccare gli occhi da lui.

La Mamma si lanciò su Zoey. La ragazzina fece solo in tempo ad uccidere anche il secondo fratello che si stava lanciando contro di me, prima di essere afferrata dalla donna, il doppio più grossa di lei. Balzai in piedi e puntai nuovamente la pistola contro di lei, ma era troppo tardi: la Mamma teneva il coltello contro la tempia di Zoey e non potevo colpirla senza colpire anche Zoey.

La Mamma indietreggiò verso la porta, ridendo sadicamente e in modo quasi folle -Questa puttana ha ucciso i miei figli e ora la pagherà, la pagherà cara, la pagherà cara...- continuò questa litania ancora per qualche secondo, mentre io e gli altri la fissavamo immobili e impotenti. Poi il rumore di uno sparo e la Mamma cadde a terra, lasciando una Zoey sconvolta a fissarci, paralizzata.

Chi ha sparato? Qualcuno fuori, per forza, da qualsiasi altra angolazione avrebbe colpito anche Zoey...

Il mistero fu presto svelato e Gwen, lo sguardo fiammeggiante e i capelli blu che svolazzavano al vento, fece capolino oltre la soglia.

-Ti ho sentito urlare.- disse, con tono piatto.

Rimasi a bocca aperta, senza riuscire a spiccicare parola. Gwen fece un passo verso di me ma una mano le afferrò la gamba. Si girò di scatto verso la Mamma, che era incredibilmente ancora viva, e le sorrise con un ghigno pieno di sangue, piantandole il pugnale che ancora stringeva in mano dritto nella gamba. Gwen gridò.

Ne saresti davvero capace, Duncan?

Gwen.

Con una freddezza e precisione che non credevo nemmeno di avere sparai una pallottola esattamente in mezzo agli occhi della Mamma, che, finalmente, mollò la presa. Gwen fece un altro passo incerto ma le gambe non la ressero più. La afferrai appena prima che toccasse terra e la presi in braccio.

-Duncan...- mormorò, mordendosi il labbro per sopportare il dolore.

-Zoey, vieni immediatamente qui, abbiamo bisogno di te!- chiamai, e strinsi la mia Gwen contro il petto.



Ok, con questo capitolo abbiamo appurato che sono ufficialmente pazza, psicotica e sadica.
Solo un pochino.
Alleluiaaaa, GWEN IS BACK!
Siete contenti? Shi che lo siete :3
So che sto mettendo un sacco di flashback in questi capitoli, ma sono parte della storia, e spero che vi facciano piacere!

Ditemi che ne pensate, mi raccomando c:

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: TeenSpiritWho_