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Autore: wallsofart    25/07/2013    3 recensioni
Affretto i passi, i primi raggi del tramonto penetrano tra gli alberi, danzando, prima sulle poche foglie rimaste attaccate ai rami, e poi su uno strato di neve, colorandolo di quel rosa dolce e puro.
Mi ricorda le tue guance rosate ogni volta che ti facevo un complimento, Harry.
La sciarpa scivola via dal mio viso e il freddo pungente mi morde le guance e mi punzecchia le labbra.
Sei tu, Harry?
Genere: Poesia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dedico questa One Shot ad Eva:
perché senza il suo incoraggiamento non avrei continuato
e poi, perché le voglio un mondo di bene.
E a Sara, la persona che mi completa.
I hope you like it.
DISCLAIMER: Naturalmente, i personaggi di questa One Shot
non mi appartengono, purtroppo.

 

 

 

 

 

«Louis, ti sto lasciando se non l'avessi capito.»
Mi giro e ti guardo con uno sguardo di chi la sa lunga, con uno sguardo di chi vuole rimandare questo momento al 'mai'.
E tutto quello che riesco a dire è «L'avevo capito.» mentre distolgo lo sguardo dai tuoi occhi verdissimi, che hanno quella tempesta impetuosa dentro di cui ho avuto sempre paura. Perché quella tempesta è stata capace di trascinarmi dentro un amore quasi irreale.
Non aggiungo altro, rimango seduto sul sedile della mia auto come un idiota, lasciando che tu scivoli via da me, per sempre.
E ti guardo, mentre con le tue lunghe e snelle gambe attraversi il vialetto di casa tua.
E ti guardo, mentre con mani frenetiche afferri le chiavi per aprire la porta, facendole cadere una, due volte.
Sei distrutto, Harry. Perché?
Non sei stato tu a volere che il nostro amore finisse?
E mentre varchi la soglia di casa tua, con la schiena scossa dai singulti, le lacrime scivolano lente e taglienti come lame sulle mie candide guance.
Non lo vuoi nemmeno tu questo dolore, Harry, non è vero?
Nemmeno tu vuoi che tutto questo finisca. Che questo amore che ci logora l'anima smetta di esistere, anche se ci fa del male, non è vero?

 

Cammino per le vie di Doncaster, la neve tracanna i miei passi, il mormorio della gente mi annulla.
Dove sei, Harry?
Il bianco splendente della neve mi avvolge e spero che, questo bianco, mi annienti, mi distrugga, proprio come ha fatto con te Harry.
Ho freddo e immagino il tuo corpo che mi circonda da dietro, come facevi sempre, trasmettendomi il tuo calore.
Affretto i passi, i primi raggi del tramonto penetrano tra gli alberi, danzando, prima sulle poche foglie rimaste attaccate ai rami, e poi su uno strato di neve, colorandolo di quel rosa dolce e puro.
Mi ricorda le tue guance rosate ogni volta che ti facevo un complimento, Harry.
La sciarpa scivola via dal mio viso e il freddo pungente mi morde le guance e mi punzecchia le labbra.
Sei tu, Harry?
È l'unica cosa che riesco a pensare è che tu, adesso, mi stai osservando e mi stai baciando. Per questo il freddo mi punzecchia le labbra, vero Harry?
Sei tu.
Tu ti divertivi sempre a mordicchiarmele e poi baciarle teneramente, e questo ricordo mi fa piangere, Harry.
Uno sbuffo di vento mi fa chiudere gli occhi; vedo i tuoi occhi verdi, sfavillanti, gioiosi, frizzanti.
Il cuore smette di battere e i passi si arrestano. E «Harry?» pronuncio a mezza bocca, incredulo.
Apro gli occhi, ma tu non ci sei. Non puoi esserci.
Perché ti prendi gioco di me?
Corro più veloce che posso, mentre alcune mie lacrime si infrangono contro la neve come cristalli.
Il lago ghiacciato si stanzia davanti ai miei occhi, immenso, infinito.
La mia mano destra tocca la bomboletta blu, stringendola tra le dita e questo movimento incondizionato mi fa pensare a tutto quello che hai passato, da solo.
So che mi avresti voluto al tuo fianco, ma tu hai fatto di testa tua, sempre per pensare a ciò che avrebbe fatto bene a me.
La vuoi una notizia, Harry? Tutto questo non mi ha fatto bene, per niente.
E mentre il blu lucido si scontra con il ghiaccio, formando una “T” io ripenso inevitabilmente a quel giorno.
 

Il telefono non smette di squillare, dandomi sui nervi. Prendo velocemente l'ordinazione e poi mi dileguo verso la cucina del ristorante, per porgere a Mike ciò che aveva ordinato la coppia.
Le note di “Hall Of Fame” dei The Script e Will.i.am si propaga per tutto l'abitacolo.
Sbuffo e afferro il mio Galaxy, leggendo con stupore il nome che appare sullo schermo.
«Louis? Ciao.» c'è qualcosa che non va nella voce di Gemma.
È triste e tremolante.
Il cuore mi diventa subito pesante e le gambe mi trascinano istintivamente fuori dal ristorante.
Nessuno dei due sta parlando. Sento il respiro irregolare di Gemma infrangersi contro il microfono dell'apparecchio e me la immagino; seduta da qualche parte, la mano aggrappata al suo BlackBarry e gli occhi velati di lacrime.
«Tutto okay, Gemma?» chiedo dopo un po', decidendo di andare dritto al sodo.
Il tono della sua voce e il fatto che non mi avesse mai chiamato precedentemente, mi aveva fatto insospettire.
Le parole che escono dalle sue labbra, dopo la mia domanda, vengono risucchiate dall'apparecchio elettronico, tenuto saldo nella mia mano destra, che me le rimanda indietro come pugnali affilati, assassini.
È per questo che mi hai lasciato?
È per questo che non hai mai risposto alle mie telefonate e ai miei messaggi?
È per questo che non mi hai mai aperto la porta di casa tua, lasciandomi fuori da essa per ore, Harry?
Tua sorella sta ancora parlando, ma io non le do ascolto, troppo impegnato a correre verso di te.
Inciampo, cadendo rovinosamente a terra, seguito dal mio cellulare.
Ma non mi importa.
Mi rialzo velocemente e riprendo la mia corsa, mentre il mio Galaxy giace a terra come tu adesso giaci su un lettino d'ospedale.
Le porte scorrevoli di esso mi accolgono e subito mi precipito sulle scale.
Una domanda mi frulla in testa: “Perché non me lo hai detto?”.
E quando apro la porta della tua stanza, tu sei immobile ma i tuoi occhi verdi guizzano su di me.
Sono spenti, Harry.
E questo mi fa male, più di qualsiasi tradimento, più di qualsiasi volta che ti ho perso per poi ritrovarti, fino a perderti davvero.
Esali un semplice e dolce «Ciao.» accompagnato da una tosse tumultuosa.
Mi avvicino lentamente, sperando di trovare dei meravigliosi ricci ad incorniciarti il volto e delle fossette a scavarti le guance, ma non trovo nulla di tutto ciò.
«Sei un idiota, lo sai?» quindi urlo, gli occhi pieni di lacrime, il respiro affannato. «Perché non me lo hai detto?! Perché? Avremmo dovuto passare questi..» le parole vengono bloccate da un mio singulto.
Mi sorridi stancamente e scuoti leggermente il capo, come a volermi dire che non fa nulla. Che è tutto apposto.
Ma no, non è tutto apposto.
«Avremmo dovuto passare questi tuoi ultimi mesi insieme, Harry.» sussurro, deglutendo sfiancato dalla corsa e dalle lacrime che bruciano la mia pelle.
Non ti guardo. Non ci riesco.
È per caso colpa mia se sei su quel lettino, Harry?
«Louis...Louis, guardami.» la tua voce è un filo sottile, invisibile.
Quelle parole si stagliano contro le pareti della camera, rimbombandomi attorno.
Alzo lo sguardo e tu mi stai guardando Harry.
Mi stai guardando come mi guardasti la prima volta che ci incontrammo.
«Non volevo che tu mi vedessi divorato dalla leucemia, Louis.» i tuoi occhi si riempiono di lacrime ed io mi avvicino a te, appoggiando la testa sul tuo torace.
E piango, ancora più forte, sul tuo petto con le tue mani che si infilano fra i miei capelli.
Sono debole, Harry.
Lo sono sempre stato, ma non lo davo a vedere.
«Mi hai lasciato per questo?» chiedo fra i singhiozzi, stringendo il tuo camice tra le dita.
«Sì, non volevo che tu...rimanessi con me perché ti facessi pena.» sussurri.
E adesso lo so per certo.
Sei un idiota, Harold Edward Styles.
«Come hai potuto pensare questo? Io sarei rimasto con te perché sei l'unico idiota che abbia mai amato e amerò sul serio, per tutta la vita.» dico con enfasi, perché è questo quello che provo per te.
«Ti amerò per sempre anche io, Louis.» alzo il capo e i miei occhi si fermano sulle tue labbra violacee, secche.
Le plasmo con le mie in un bacio dolce, in un bacio pieno d'amore, in un bacio d'addio.
Perché è un addio questo, ed io lo bene.
E passo la notte sdraiato accanto a te, mentre tu ti spegni fra le mie braccia, lasciandomi con un vuoto nello stomaco.
Lasciandomi senza anima.
Lasciandomi senza un cuore.

 

Sbatto la bomboletta e lascio che il colore si infranga per un'ultima volta sul ghiaccio.
Mi sollevo sulle gambe e la scritta “Ti amo, Harold Edward Styles.” campeggia immortale sul ghiaccio.
Scatto una foto con il mio iPhone alla scritta e poi esco dalla tasca la nostra foto insieme, Harry.
La guardo per qualche istante e poi lascio che il vento la faccia scivolare via dalle mie dita.
Come la leucemia ti ha fatto scivolare via da me, struggendomi.
Non è un addio, Harry, ma un arrivederci.
In fondo, il nostro amore era il nostro film preferito, ricordi?

 

 

Writer's corner.

Non aggiungo molto, volevo solo dire che l'ispirazione mi è venuta leggendo per la milionesima volta “Bianca come il latte, rossa come il sangue” di Alessandro D'Avenia.

Ringrazio a chi recensirà.

Chi è arrivato a leggere fino all'ultima riga.

Chi ha aperto, letto le prime righe e poi richiuso.

Ringrazio anche a chi piacerà questa idiozia assurda.

Vi voglio bene.

Lucrezia ❤

   
 
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