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Autore: Ena_min    26/07/2013    6 recensioni
(jongkey e 2min)
“lo sai quale è la cosa più stupida da fare nella vita?? Viverla senza nessuno al tuo fianco che ti ami!!”… era sempre questo che gli ripeteva sua nonna quando ancora era viva.. ed era anche l’ ultima cosa che gli disse prima di morire...
Ripensava sempre a quelle parole.. ogni tanto gli davano il coraggio di andare avanti.. ogni tanto invece lo facevano piangere..
Ricordi tristi, ricordi strappalacrime, ricordi che vorresti solo cancellare dalla mente.... Ma vale veramente la pena di vivere la vita senza di essi?
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ECCOMI QUA!!!! xD... 
Buon giornoooo... Ecco un nuovo capitolo... SI come sempre sono un po in ritardo ma tra un capitolo e l' altro mi diverto a scrivere ONE SHOT, quindi finisco sempre per pubblicare tardi!!! ç_ç
Non mi picchiate!
Spero che il capitolo vi piaccia!! Bacione enorme a tuttii!!!!
 
"Mio padre è sempre stato una persona orribile" disse Minho "Ma non con noi di famiglia... Mi adorava, non mi faceva mancare niente... e come poteva con tutti i soldi che aveva?" continuò cercando non mantenere una voce calma  "Ho scoperto quello che lui era veramente quando finì in prigione per la terza volta. Non ci rimaneva molto... Giusto una settimana. usciva di galera e ritornava a casa come se nulla fosse.  A scuola mi rispettavano tutti. Dopo tutto ero il figlio del signor Choi. Non ho mai avuto amici veri.. e tanto meno gesti sinceri da parte degli adulti.. Mi stavano vicino e mi trattavano bene solo perchè non volevano guai" disse per poi guardarsi le mani.
"Ecco perchè me ne andai" Mentì per l' ennesima volta.
 
Il resto del gruppo lo guardò.. Taemin tratteneva le lacrime, mentre Kibum fissava il volto dell' amico con dispiacere e un pizzico di pietà. Non sapeva cosa aveva passato, ma gli dispiaceva un sacco per quel gigante buono.
Solo Jong decise di parlare. "Ti rovinerà la vita Taemin" Tutti lo fissarono. Taemin spalancò gli occhi.
"appena scoprirà della vostra relazione. Non vi lascerà in pace. Sarà in grado di uccidere la tua famiglia e farà tutto ciò che è in suo potere per allontanarvi. Ti renderà la vita un' inferno come ha fatto con me" disse continuando a guardare il più piccolo. "Salvati Tae" concluse per poi alzarsi e dirigersi verso l' uscita.
"Ti aspetterò fuori Kibum" disse "quando hai finito con i tuoi amici raggiungimi" concluse per poi aprire l' uscio.
"Non sono come mio padre Jong!" urlò Minho in modo che il più grande lo sentisse. "proteggerò Taemin, in qualunque modo!" 
"Niente può fermare tuo padre. Neanche il diavolo" disse Jong per poi uscire da dove era entrato.
 
I presenti rimasero in silenzio. Nessuno osava aprire bocca. Nessuno voleva peggiorare la situazione dicendo qualcosa di sbagliato.
"Penso che andrò a riposare un poco" disse infine Minho per poi alzarsi facendo peso alla gamba sana.
"mi dispiace Minho" cercò di dire Kibum, visibilmente scosso per ciò che era successo. "Lui non è così. Cambierà idea appena gli parlerò di te. Andrà tutto bene" disse per poi toccare una mano al più piccolo.
Kibum si alzò e si diresse verso l' uscita. "Ci vediamo ok?"  sorrise.
Taemin cercò di ricambiare il sorriso, ma qualcosa dentro di lui era cambiato. Non c'era più quella pace che aveva tanto ambito e trovato, non c'era più quel' armonia nell' aria e quella leggerezza nell' animo. Ora tutto quello era stato sostituito all' angoscia. Inutile, soffocante, schifosa angoscia.
 
Poco più tardi infatti si ritrovò lì. Seduto sul divano. A realizzare quanto crudele fosse l' universo. Gli venne quasi da piangere quando ripensò all' incidente dei suoi genitori, allo stato di suo padre, al male che gli faceva il cuore ogni volta che una piccola ferita si riapriva. Perchè doveva passare tutto quello? Perchè doveva continuare a vivere così?
Una lacrime percorse la sua guancia pallida. E se fosse successo veramente tutto quello che diceva Jong?
Kibum gli aveva raccontato della sua situazione, di cosa aveva dovuto passare. Lui non sarebbe stato in grado di reggere tutto quel dolore ancora.
Spostò il suo sguardo sul tavolo della cucina. Vide che era ancora tutto apparecchiato. Vide il pane diventare oggetto di attenzione di alcune mosche, e infine si soffermò sul coltello con il manico giallo. Pensò a quanto sarebbe stato facile usarlo.
Sarebbe sparito da quel luogo pieno di dolore. Credeva anche in Dio, quindi magari in paradiso ci sarebbe finito, forse. Sicuramente sarebbe stato meglio.
Poi però la sua mente si focalizzò su un' altro particolare. 
"Saranghae" si ricordò di aver sentito uscire da quella labbra così soffici e calde. 
Si ricordò delle foto che aveva visto la sera in cui Minho si era dichiarato, i momenti che avevano ricordato insieme, il letto che lui aveva comprato affinchè potessero dormire abbracciati. 
Il suo angelo, il suo protettore, ora, la sua unica ragione di vita.
Si alzò dal divano e ritornò in camera dove c'era Minho disteso sul letto a dormire. GLi si adagiò di fianco cercando di non fare rumore. Fece in modo di finire tra le sue braccia protettrici e di rifugiarsi lì. Lontano da tutto. Lontano dal male. Insieme a lui. 
Lo avrebbe protetto... Taemin lo sapeva.
******
 
"Smettila di fare così.. Non lo conosci nemmeno!" cercò di calmarlo Kibum.
"Lo so... Non so chi è... so solo che ha il suo stesso sangue. So solo che renderà la vita un' inferno a Taemin appena scoprirà la loro relazione. Dobbiamo fare qualcosa Kibum" rispose Jong mentre girava per il loro appartamento cercando di calmarci.
Kibum lo guardò ancora un po. Poi si avvicinò a passo veloce e unendo le sue braccia lo abbracciò e fermò il suo moto. 
"Mi ha tirato fuori dall' anoressia dopo la morte dei miei genitori, ha fatto da padre, da madre e da fratello a Taemin, l' ha aiutato a crescere a sorridere e a vivere. Mi portava da mangiare ogni sera prima di ritornare a casa e portava mia sorella a scuola quando ero troppo esausto per farlo. Ha capito lui quello che aveva mia sorella. Me lo ha detto e solo grazie a lui Amber è riuscita a stare al mio fianco per altri 5 mesi. Ha trascurato se stesso lavorando e studiando senza neanche chiedere un centesimo a suo padre. Ha vissuto come noi. Minho non è una persona normale... Minho è un angelo." 
Kibum finì di dire tutto quello per poi alzare la testa e incontrare gli occhi di Jong.
Il più grande non aveva fatto nulla fino a quel momento. Aveva ascoltato il battito del cuore e le parole di quella persona tanto importante per lui. E aveva capito.
"mi dispiace" gli aveva solo detto.  " mi dispiace" gli aveva poi ripetuto.
Lo abbracciò anche lui e rimasero così per un pò. Giusto gli attimi per sentirsi completi, in armonia, felici.
Kibum ascoltava il cuore battere forte dell' altro. Lo rendeva così felice che sarebbe potuto morirci. Finalmente l' aveva trovato. Finalmente poteva essere felice. 
Sorrise, anche una piccola lacrima scese dai suoi occhi felini e scuri.
Ma non erano lacrime tristi. 
Una storia narra che se la prima lacrima scende dall' occhio sinistro è perchè sei triste... mentre se esce dall' occhio destro è perchè si è felici.  E Jong a queste cose credeva. Ecco perchè quando vide la prima lacrima di Kibum scendere dal suo occhio destro, un sorriso radioso illuminò il suo viso, e lo baciò.
Quanto gli piaceva vedere Kibum felice.. Lo rendeva una persona completa e non più sola. Si sedettero sul divano di casa e con il braccio di Jong che avvolgeva le spalle del più piccolo, parlarono del più e del meno finchè esausto Kibum si addormentò.
Il moro percorse la linea del suo viso con un dito. Cominciando dalla fronte spaziosa, per poi percorrere delicatamente lo zigomo alto e finire per toccare le sue rosee labbra a forma di cuore. Sentì il suo cuore battere ancora più forte a quel contatto. Non si trattenne. Posò le sue labbra sopra le sue e lo baciò delicatamente per poi staccarsi e sorridere. "Sono egoista se voglio che tu resta accanto a me per sempre?" disse senza che l' altro potesse sentirlo. "O sono solo un illuso che pensa di aver trovato la felicità?"
*******
 
 
"Vado a trovare Jong domani. Per quanto ne so sta a casa di un ragazzo che ha conosciuto da poco. Un certo Kim Kibum.. Parleremo di questa situazione e poi vedremo che fare" DIsse Jinki più serio che mai. 
Perfino la fidanzata stentava a crederci che esistesse un Jinki come quello che aveva davanti in quel momento.
"Va bene.. Però state attenti. Non si sa mai cosa farà quell' altro matto. Stai attento, e se posso aiutare fammi sapere cosa devo fare. Sai come la penso di tutto questo" disse la fidanzata preoccupata.
Jinki si avvicinò a Sammi e le cinse le spalle con un braccio. Le diede un bacio sulla fronte e sempre con la faccia seria di prima le si avvicinò all' orecchio e le sussurrò "qualsiasi pasto potrebbe essere il mio ultimo..." 
Sammi si allontanò lievemente.. ma la forza del suo fidanzato la riportò vicino a lui.  "preparami del pollo e avrò una morte di tutto rispetto" finì poi per dire.
Se fosse stato un manga  sarebbe stato disegnato con gli occhi che gli ricoprivano metà viso e che luccicavano di tante piccole stelline luminose.
Sammi non sapeva neanche più che rispondere. SI era fidanzato con un pollo-dipendente e non sapeva neanche se esisteva questo tipo di malattia o se era solo un problema mentale del suo uomo.
Si dileguò in cucina.. Il pollo nel frigo non poteva attendere a lungo.
Così Jinki si ritrovò in salotto da solo. SI sedette sul divano. A dirla tutta il pollo non gli andava tanto. Ma parlare di quello era l' unica cosa con cui riusciva a far sorridere e anche un po distrarre Sammi. SApeva quanto lei tenesse a lui.. e sapeva quanto soffrisse quando lui era triste e preoccupato per tutto quello che doveva passare a causa dello zio.
Guardando verso la tv spenta pensò al discorso che avrebbe dovuto fare al suo amico.
doveva convincerlo a scappare, a cambiare città magari, cosichè il signor Choi non l' avrebbe più trovato. Ma poi si ricordò di quella telefonata. "SOno innamorato di una persona" gli aveva detto quella volta. 
Jinki sapeva che non avrebbe abbandonato nessuno che amava veramente. Ecco quale era il problema in quel momento. Domani avrebbe provveduto a risolverlo.
In quel momento si ridusse ad accendere la tele e ad ascoltare Sammi mentre dalla cucina malediceva il pollo ancora tutto surgelato.
"te ne devi andare Jong. Fallo per la persona che ami"
*******
 
Il campanello dell' appartamento di Kibum suonò verso le tre del pomeriggio. 
Jong sapeva già chi sarebbe arrivato. Si erano mandati qualche messaggio e il moro lo  aspettava con un po di ansia per quello che gli avrebbe detto. Si aspettava qualcosa.. Jinki non sarebbe venuto senza idee.
Jong andò ad aprire la porta mentre Kibum finì di sistemare le ultime cose per uno spuntino di metà pomeriggio.
"Ciao Jinki!" lo accolse Jong con un bel sorriso.
Era il suo migliore amico da tanto. Si era occupato tanto di lui e lo avrebbe ringraziato per tutta la sua esistenza.
"Vieni.. siediti sul divano!" gli disse indicando il posto a sedere.
In quel momento arrivò Kibum, che uscì dalla cucina e con un inchino salutò l' ospite appena arrivato.
"Piacere di conoscerti" gli disse.
Jinki ricambiò il sorriso e l' inchino e si voltò verso Jong. Vide l' amico sorridere. Era felice che lui e Kibum si fossero incontrati? Perchè guardava Kibum così? Non è che..??
Erano queste le domande che invadevano il cervello di Jinki. Finchè anche il suo cervello da pollo ci arrivò!
Sgranò gli occhi e si trattenne finchè Kibum ritornò in cucina, per poi alzarsi, avvicinarsi a Jong e sussurrargli nell' orecchio  "ma.. ma.. E' lui quella persona??"
Jong sorrise. Sapeva che l' amico sarebbe stato l' ultimo a giudicarlo. Così si limitò ad abassare ed alzare la testa in segno di assenso.
Jinki si allontanò e ritornò al suo posto.
"Meglio di Emily sicuramente.. SI, dai, approvo" disse, e si voltò verso l' amico sorridente!
Poi però ritornò serio ricordando il perchè era venuto fino a lì. 
"Jong.. lo sai che non puoi farlo vero?" lo guardò Jinki serio.
"Devi lasciarlo andare se non vuoi che soffra" finì di dire.
Jong lo guardò incredulo, non aveva mai pensato a questo. Era veramente così tanto egoista per pensare solo a se stesso e a quanto volesse Kibum vicino?
Ora il sorriso di prima era sparito dal viso del ragazzo che si lasciò cadere sul divano.
"Non posso lasciarlo. Abbiamo biosogno uno dell' altro" cercò di dire Jong cercando di negare la realtà.
"Non posso andare, Jinki." gli disse quasi implorandolo di farlo rimanere.
"La Corea non è piccolissima. Cercati un nuovo posto dove stare. Vai via da Seoul, Jong. Fallo per te. Non ti troverà se te ne andrai." lo supplicò Jinki troppo preoccupato per quello che avrebbe deciso.
"Ci penserò Jinki... CI penserò" Concluse il discorso l' altro.
Jinki restò per un pò li con Jong e l' altro ragazzo che aveva appena conosciuto ma che trovò molto simpatico già dall' inizio.
Finchè non si ricordò che Sammi lo stava aspettando davanti al ristorante in cui quella sera avrebbero cenato.
"Ragazzi devo andare! Ci vediamo. Grazie per la chiacchierata e tutto." disse prima di andarsene. 
Si diresse verso la porta e diede un' occhiata a Jong. Lo vide sorridente, ma riuscì comunque a percepire quella luce di tristezza nei suoi occhi.
"Ti accompagno fino a sotto" Si propose poi il moro.
"grazie tante" lo ringraziò Jinki.
Kibum rimase in casa a finire di sistemare. La mania del pulito non l' aveva abbandonato per niente.
********
 
"L' ho seguito, signore" Gli disse una voce al telefono.
"Bene. Se è andato da Jong ora sai cosa fare, non deludermi" disse il signor Choi, per poi riattaccare e sorridere compiaciuto.
Si sedette sulla poltrona e aspettò la prossima chiamata. Sarebbe stata certamente di suo gradimento.
*******
 
"Chiamami appena hai bisogno. So che prenderai la decisione giusta" 
Jinki gli diede qualche colpetto sulle spalle e gli fece forza sfoderando un leggero sorriso.
"si, grazie di tutto"
Jong lo accompagnò fino alla macchina e lo abbracciò. Gli rivolse l' ultimo sorriso e si accinse ad attraversare la strada.
Alzò lo sguardo verso l' appartamento in cui viveva da un po.
Vide Kibum che lo stava guardando e alzò una mano per salutarlo.
Fu solo in quel momento che sentì uno strano suono di pneumatici sull' asfalto. Si girò verso la macchina senza targa che stava sfrecciando verso di lui. Sentì un dolore allucinante alla testa per poi cadere nel nero.
Kibum vide tutta la scena dall' altro. Jong che veniva scaraventato sull' asfalto duro, la macchina che non si fermava, Jinki che correva verso di lui, Jong che non si muoveva, il suo corpo che non riusciva in nessun movimento. 
Le lacrime caddero ancora una volta. 
Non riuscì in nulla. Anche se aveva sofferto tanto non riusciva comunque ad abituarsi al dolore come aveva sempre cercato di fare.
Si voltò, entrò in casa e aprì la porta. Si precipitò verso la strada.
L' ambulanza arrivò poco dopo, e Jong venne portato in ospedale.
Quante volte aveva visto quell' ospedale. Ormai a Kibum veniva la nausea solo a guardarlo.
Ma in quel momento non aveva il tempo di vomitare.
SI recò dove avevano portato Jong e aspetto nella saletta.
Dopo mezz'ora arrivò il medico. 
"Jonghyun sta bene. Le ferite non sono tante. Ha solo battuto un po la testa. Ma si riprenderà. Ora aspettiamo solo che si risvegli" disse il medico.
Kibum non lo ringraziò neanche. Ormai aveva smesso con quelle formalità nei confronti dei dottori.
Corse velocemente verso camera del più grande.
Ci trovò anche Jinki. 
Il ragazzo gli sorrise, mentre Kibum gli rispose con una lacrima. 
Restò lì la notte. 
Solo il mattino seguente Jong si svegliò.
Kibum era in bagno e quando ritornò, trovò Jong seduto sul letto. Un po spaesato per il luogo in cui si trovava.
Il biondo corse verso di lui e lo abbracciò... Sorrideva, piangeva, quasi urlava di gioia. Quanto era felice!!!!
"scusi ma... " disse Jong.
Kibum si staccò e lo osservò, ora era lui, un po spaesato.
"Lei chi è? Ci conosciamo?"
Il cuore di Kibum prese a far male ancora una volta. 
Se ne andò. Lasciò la camera. E si rifugiò sotto lo scivolo del parchetto dove lui e Amber giocavano da piccoli. 
 
"Scusami Kibum. Ti devo proteggere" sospirò Jong.
*********
 
Come aveva previsto la chiamata era arrivata. E l' aveva compiaciuto.
"Ora è in ospedale. Non ci sono andato troppo forte. Lei, signore, non lo voleva morto. SOno stato ai suoi ordini" si era sentito dire.
"Ottimo lavoro. Verrai ripagato" aveva poi detto con quel solito sorriso sinistro.
Aveva poi chiuso la chiamata. Sapeva già quale sarebbe stato il prossimo passo.



ECCOVIII!!! GRAZIE PER AVER LETTO IL CAPITOLOOO!! SE VI è PIACIUTO VI INVITO NATURALEMENTE A LASCIARE UNA PICCOLA RECENSIONE!!!! BACIONE!
AL PROSSIMO CAPITOLO! :)
  
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