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Autore: _Safyra    26/07/2013    2 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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«Hai tutta l'aria di chi non vedeva l'ora di vedermi» dissi sarcastica, mentre mi lasciavo catturare dalle sue braccia e annullavo la distanza che divideva le nostre labbra.

Il silenzio che susseguì la mia osservazione fu spezzato dalla sua risata cristallina.

«Mmh, cosa te lo fa pensare?» replicò sulla mia bocca.

Tracciò il profilo del mio corpo con una mano, fino ad arrivare ai miei capelli, raccolti nel solito chinions. Sfilò abilmente il mio fermaglio, liberando la mia chioma paglierina.

Le sue dita tracciarono figure astratte sulla mia nuca, lisciando ciocca per ciocca.

«Mi piacciono di più così.» Si allontanò da me, senza però smettere di stringermi una mano, e mi trascinò in cucina.

«Che buon profumo»

«Grazie» ribatté con il suo fare superiore, facendomi sorridere.

«Come procede il lavoro?» chiese dopo qualche minuto, mentre io mi toglievo la giacca categoricamente bianca e la lasciavo sul divano del salotto.

Trasalii, ma non tanto forte perché lui potesse sentirmi, e ritornai in cucina con un finto sorriso sulle labbra.

«Non c'è che dire» cercai di nascondergli il fastidio e la preoccupazione con una semplice scrollata di spalle. Non amavo parlare con lui del lavoro: tra colleghi insopportabili e anime corrotte dai propri ospiti non era proprio il massimo chiacchierare di tal propositi.

«Fammi indovinare. Soliti problemi, soliti litigi»

«Esatto»

«E di quella famosa anima... come si chiama...»

«Viandante?» pronunciai quel nome con una punta di disprezzo, sperando più che altro di non dover parlare di lei.

«Sì, Viandante»

«Oh» sbuffai, appoggiando con fare stufo un gomito al tavolo «Ho intenzione di togliermela dai piedi il prima possibile»

«Come sarebbe?» domandò lui con un'espressione confusa e perplessa.

Annuii di tutto punto, sicura al cento percento di quello che avevo appena detto.

«Faresti un grande errore a sbarazzartene. Non...»

«Non sono come te, Drago. Non m'interessa quello che pensano gli altri. Io sono la Cercatrice che ha trovato la sua ospite. Nessuno può andarmi contro. Nemmeno tu.» sbottai, alterata.

«Si trova nella stessa situazione tua e di Lacey» disse in tutta risposta, inchiodandomi con il suo sguardo di ghiaccio «Non dovresti comportarti in questo modo. Pensa se fossi al suo posto»

«Io so mantenere il controllo.»

«Questo lo dici tu.»

«Non mi credi?» lo sfidai, mettendomi a braccia conserte.

«E tu credi a lei?»


«Mmh, erano proprio una bella coppia» borbottò Ian, appoggiando il mento sulla mia testa con fare assonnato.

Jeb ridacchiò stancamente e lanciò un'occhiata a Lacey, che dopo aver terminato il suo racconto aveva sospirato e si era seduta a gambe incrociate su una sedia.

«In effetti è vero. Non riesco ancora a capire come facessero a stare insieme»

Più che altro io mi domandavo come lei avesse potuto gestire tutto quello che la Cercatrice aveva combinato.

«Neanch'io» replicò Ian, iniziando a percorrere con l'indice il profilo del mio braccio destro. Mi appoggiai al suo petto, chiudendo gli occhi per un attimo.

Io e Lacey avevamo svegliato tutti i componenti della squadra dei razziatori in piena notte e, anche se nessuno di loro aveva ben accolto il nostro invito a seguirci in cucina, erano venuti senza fare tante storie.

«Ma si amavano molto. Credo. Per un attimo anch'io ho pensato di essermi innamorata...» mormorò Lacey.

Quelle parole mi ricordarono tanto ciò che Melanie era stata costretta a sopportare quando io ero stata dentro il suo corpo e avevo baciato più volte Ian.

Come se avessimo pensato alla stessa cosa, entrambe ci voltammo per scambiarci uno sguardo d'intesa.

«Ed è stato così?» domandò d'un tratto Jared, le braccia conserte e i capelli in disordine per la sveglia alle due di notte. «Te ne sei innamorata?» aggiunse, rivolgendosi a Lacey.

Guardai la ragazza. Sembrava insicura di dire o meno la verità.

«Questo non è importante.»

«Io penso di sì.»

«Sono umana. Non metterei mai a repentaglio la vita delle persone che mi hanno aiutata a ritornare per un'anima.» La ragazza si voltò per un secondo verso Doc, poi verso me, come per scusarsi.

In quanto alla sua affermazione, be', potevo ammettere di fidarmi di lei. D'altronde, anche Candy, la Guaritrice, una volta ritornata non aveva fatto altro che contribuire alla sopravvivenza di tutta la comunità. Sarebbe stato un controsenso se avessero fatto il contrario.

«Cosa facciamo adesso?» chiese Kyle, spezzando la tensione che si era venuta a creare nella stanza.

«Be', ragazzi, credo che sia ora di uscire in missione: le scorte stanno per terminare.» gli rispose Jeb, alzando le spalle.

Qualcuno accanto a me sospirò, forse contrariato, forse spaventato.

Mi strinsi di più ad Ian, che contraccambiò la stretta e prese a sfiorarmi i capelli. Non volevo andare in missione proprio in quel momento; l'idea che uno di noi, che fosse Jeb, Melanie, Kyle o Ian, potesse morire mi faceva rabbrividire. Ma non potevamo aspettare, o saremmo comunque morti di fame.

«Quando?» domandai.

«Come siamo messi con le scorte, Jared?» fece Jeb.

«Ci bastano al massimo per quattro, cinque giorni. Io e Aaron abbiamo controllato oggi pomeriggio.»

«Mmh» lo zio di Melanie iniziò a passeggiare per la stanza, carezzandosi la barba grigia e lunga con fare pensieroso.

Dopo due minuti arrivò la risposta alla mia domanda.

«Dopodomani. Partiremo di notte, quando i Cercatori si saranno ritirati e noi potremo usare i furgoni.»

«Okay» Jared annuì e si alzò per dare una pacca sulla spalla a Jeb, che ricambiò con un sorriso appena accennato. Anche per loro, l'idea di dover uscire non era molto allettante.

«Verrò con voi, stavolta. Voglio assicurarmi che non facciate pasticci.» a quella sua battuta, i ragazzi ridacchiarono allegramente, privandosi di quella preoccupazione che aleggiava su tutti i loro volti, incluso il mio.

«Andate a dormire adesso. Domani ci metteremo d'accordo su chi andrà o meno in missione. Buona notte.»

«Notte, Jeb»

«Ragazzi»

Dopo essersi salutati, Kyle, Doc, Aaron, Brandt, Melanie e Jared se ne andarono. Quest'ultimo in particolare prima di andarsene fissò con fare diffidente Lacey, che era stata trattenuta da Jeb.

«Grazie, Lacey. Ci sei stata molto d'aiuto» gli sentii dire quando mi avvicinai insieme ad Ian.

«Jeb ha ragione» mi intromisi, facendo voltare entrambi verso di me.

«Be', se non fosse stato per Wanda probabilmente non avrei potuto aiutare.»

«Anche Wanda è stata brava. Se ti ha svelato questo piccolo segreto, vuol dire che si fida di te. Come me.» Jeb le sorrise.

«E come me» intervenne Ian nello stesso istante in cui mi circondò i fianchi con un braccio.

Lacey sorrise. «Sono felice che lo pensiate. Sono disposta a venire con voi, se servirà.»

«Non devi scomodarti per questo. Ci occuperemo noi della missione.» le disse gentilmente Ian.

«Okay... be', adesso vado... Buona notte.»

«Buona notte»

Lacey si congedò senza smettere di sorridere, lasciandoci soli.

«Hai avuto fegato, Wanda. Come hai fatto a non dubitare di lei?» mi domandò Jeb, curioso.

«Sesto senso.»

Lui rise. «Sei incredibile.»

«Lo è sempre stata.» lo corresse Ian, attirandomi di più a sé.

Arrossii, improvvisamente a disagio.

«Ci vediamo domani, ragazzi. Buona notte.» Jeb si affrettò a congedarsi, lanciandoci un'occhiata piuttosto eloquente. Il mio imbarazzo non poté che aumentare. Ian ridacchiò per la mia reazione.

Sbadigliai. D'un tratto mi accorsi di quanto avessi bisogno di dormire.

«Andiamo anche noi?» mi domandò dolcemente lui.

Annuii, appoggiandomi al suo petto.



«Ti fidi davvero di lei?»

Osservai il mio compagno chiudere per bene la porta prima di raggiungermi sul letto.

«Certo» fece spallucce, sdraiandosi su un fianco. «Tu ti fidi. Io mi fido.»

Ovviamente. Come potevo non saperlo?

Ian mi sorrise e prese a giocherellare con una ciocca dei miei capelli. Io rimasi a guardarlo, senza aspettare che aggiungesse altro.

Era così bello quella notte. La luce della luna, che penetrava dalla fessura sopra le nostre teste, rendeva la sua pelle pallida ancora più diafana, i capelli ancora più scuri, gli occhi color del ghiaccio ancora più profondi.

Quanto mi sarebbe mancato averlo tutto per me, se non fossimo ritornati dalla missione...

E se avessimo deciso di non andare? No. No. Sarebbe stato ingiusto, da codardi, lasciare che i miei amici incontrassero il pericolo mentre io me ne restavo al sicuro con Ian.

E allora cosa avrei potuto fare?

Niente, sussurrò la mia voce interiore, assopita. Era troppo impegnata a godersi le carezze che Ian mi stava facendo per potermi urlare in faccia.

«A cosa pensi?» chiese lui, ridestandomi dal mio monologo interiore.

Alzai gli occhi sul suo viso, così sereno e perfetto, chiedendomi come riuscisse a nascondere la preoccupazione che vi aleggiava.

«Ho paura, Ian.» ammisi, lasciando che una lacrima scivolasse sulla mia guancia.

«Di cosa?» chiese, turbato.

Mi sdraiai accanto a lui, intrecciando le nostre dita.

«Ho paura di quello che potrebbe succedere durante la missione.»

«Andrà tutto bene, piccola» mormorò, avvolgendomi fra le sue braccia. E per un attimo, nei suoi occhi riuscii ad intravedere quella stessa paura che io non avevo saputo nascondere.

«Abbiamo ancora due giorni: sta tranquilla.»

«Due giorni per me non sono abbastanza. Non se so che saranno gli ultimi che potremo passare in questo modo.»

Ian si sforzò di ridere, poi divenne nuovamente serio. «Te lo prometto, Wanda. Qualsiasi cosa accadrà, noi saremo sempre insieme. Sempre.»

«Okay.» dissi, stringendomi ancora di più a lui.

«Nemmeno per me due giorni sono abbastanza.» soffiò poco dopo, facendomi finalmente sorridere.

Ce lo eravamo promesso. Noi saremmo stati sempre insieme, qualsiasi cosa sarebbe accaduto.

E avrei rispettato questa promessa anche a costo della vita.

Sull'onda di questi pensieri scivolai fra le braccia di Morfeo, alleggerendo la mente di qualsiasi problema o preoccupazione.


§


«Seriamente, ragazzi. Avete una faccia che fa invidia al più brutto dei drogati! Cosa avete fatto stanotte?» sbottò Jamie, sconsolato.

Sbuffai, assumendo un'espressione alquanto contrariata che però lui non poté vedere, dato che gli davo le spalle.

Ian affondò la zappa nella terra, alzandosi per poter prendere un altro attrezzo dal tavolo accanto a noi.

«Ma tu non dovresti essere a scuola?» lo rimbeccò, esasperato.

Jamie ovviamente non sapeva niente e per quanto cercasse di indovinare quale grandi e travolgenti cose fossero accadute la notte prima, ero sicura che non sarebbe mai arrivato a scoprire la verità.

«Sharon non lavora ventiquattro ore su ventiquattro.»

«Ma guarda caso!» esclamò Ian. Non era la prima volta che assistevo ad un loro battibecco. Era divertente ascoltarli, anche se la maggior parte delle volte litigavano perché Jamie era troppo curioso di sapere tutto su tutti.

Ma era ancora piccolo per cercare di trattenersi, quindi non lo accusavo. Tuttavia, certe volte mi chiedevo chi tra i due fosse il più bambino.

Alcune volte sembravano in combattuta per chi ottenesse il giocattolo più bello, altre in collera perché l'uno aveva rovinato la giornata all'altro.

«Dai, Wanda. Almeno tu puoi dirmelo, vero?» mi implorò Jamie, facendomi gli occhi da cucciolo bastonato.

Mi tirai su, voltandomi verso di lui per regalargli un sorriso che additava scuse.

«Io...»

«Wanda non è stata bene. Contento?» m'interruppe Ian, prima che potessi finire la frase.

Jamie mi lanciò un'occhiata indagatrice. Chissà perché qualcosa mi suggerì che non se l'era bevuta? Fatto sta che, probabilmente per la poca delicatezza con cui Ian lo aveva liquidato, si accontentò di quella risposta.

Nella grotta d'un tratto apparì Melanie, che ci raggiunse in poche falcate attraversando i campi di grano.

«Oh, Melanie! Non vedevo l'ora di vederti! Il tuo fratellino è in vena di chiacchiere.» esclamò Ian, esponendo in modo assai diplomatico il fastidio che gli stava provocando Jamie. Gli diedi una gomitata.

«Non è vero, Mel.» replicò il ragazzino, lanciando un'occhiata di sfida al mio compagno, che lo trafisse con la forza del pensiero.

Ridacchiai e, inginocchiandomi nuovamente sul terreno fresco di aratura, incontrai il viso contratto dalla rabbia di Melanie.

«Jamie, non dovresti essere a scuola?» chiese.

«Perché me lo chiedete tutti? Sono così insopportabile?»

«Non so cosa te lo faccia pensare.» borbottò Ian.

«Stai saltando troppe lezioni. E sai che Sharon perde la pazienza piuttosto velocemente.» intervenne Melanie.

«Ma...»

«Niente ma, Jamie. Vai subito da Sharon!»

Jamie, come sempre, si sottomise agli ordini della sorella, e si allontanò dai campi a testa bassa.

Passarono alcuni minuti di silenzio, in cui io ed Ian ci scambiammo degli sguardi alquanto perplessi. Melanie invece indossò dei guanti e iniziò a zappare il terreno.

«Siamo irascibili stamattina.» mormorò Ian, talmente piano che riuscii a sentirlo solo io.

Gli lanciai l'ennesima occhiataccia, poi mi avvicinai a Melanie.

«Va tutto bene?» le domandai, aiutandola con la zappa.

«No.» grugnì «Ho litigato con Jared.»

«Per cosa?»

«Va bene se ne parliamo dopo?» sospirò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«D'accordo.»

Mi allontanai nuovamente, notando Maggie distribuire dell'acqua fra i campi. Quando arrivò da noi porse una bottiglia sia ad Ian che a Melanie, poi, con riluttanza, me ne diede una anche a me.

«Grazie» mormorai timidamente, prima che notassi lo sguardo cupo che Ian le aveva appena riservato.

Trangugiai metà bottiglia, poi ritornai al mio lavoro.

«Jared pensa che sia una cazzata fidarsi di Lacey.» cominciò d'un tratto Melanie.

Corrugai la fronte. «Non ne sono sorpresa, dato che il modo in cui si è comportato ieri notte.»

Mel sbuffò. «Pensa che non dovremmo nemmeno andare in missione. "Se è come penso io e lei verrà con voi in missione, allora avrete qualcosa su cui riflettere", ha detto.»

«Con voi?» chiesi, confusa.

«Sì, non ha intenzione di venire se ci sarà lei. Non vuole fare andare nemmeno me. Per questo abbiamo litigato. Pensa sia troppo pericoloso.»

Ripensai al fatto che la sera prima Lacey avesse dato disponibilità per venire in missione.

Ripensai anche a quello che aveva appena detto Melanie. Non potevo sapere quanto fossero fondati i sospetti di Jared; probabilmente era così preoccupato solo perché si era fatto uno dei suoi tanti film in testa.

«Mel, sta tranquilla. Si risolverà tutto.» strinsi amichevolmente una mano alla sua spalla, sorridendole.

«E come?» chiese lei.

«Gli parlerò io.»

«Non ti darà ascolto.»

«Staremo a vedere.»

Melanie fece per ribattere quando improvvisamente sentimmo un rumore provenire dall'apertura della grotta in cui erano affissi gli specchi. Le persone si zittirono per ascoltare con più attenzione il suono lontano ma familiare delle pale di un elicottero, guardandosi fra di loro con aria preoccupata.

«Abbassate gli specchi!» urlò la voce di Jeb, che apparì poco dopo nella grotta. Subito venne aiutato da altre quattro persone, che scattarono verso di lui nel tentativo di oscurare la caverna e non farci scoprire dall'elicottero.

Ian mi attirò a sé con fare protettivo, trattenendo il respiro.

Il rumore delle pale si fece ancora più assordante quando i Cercatori si avvicinarono all'apertura. Per un momento mi sembrò di rivivere un deja-vu. Tutti si immobilizzarono, in attesa.

Chissà se fossimo mai riusciti a passare un giorno senza essere tormentati da quei dannati Cercatori?


Spazio pseudo autore


E dopo un mese e un giorno, sono ritornata fra voi! Oh, ragazzi, mi spiace di avervi fatto aspettare così a lungo, ma proprio non ho avuto tempo per scrivere e pubblicare. Ma voi siete bravi, quindi mi perdonerete, vero??? *fa gli occhi da cucciolo*

Ok, passiamo al capitolo xD

Il flashback che lo apre descrive un momento abbastanza quotidiano e intimo della Cercatrice e del suo compagno. Stiamo iniziando a sapere qualcosa su di lui, ad esempio il suo nome (non so se avete fatto attenzione ;)).

Jared. In questo capitolo ci ha fatto un po' penare. Sapete com'è, quindi, vi prego, compatitelo! Alla fine arriverà a prendere una decisione (andrà o non andrà in missione con Melanie?) quindi stay strong and take it easy xD

O'Wanda. Lascio commentare a voi la parte in cui i nostri fidanzatini si sono scambiati una sacra promessa (che ho accennato anche nel prologo ù.ù)

La missione. Finalmente ci sarà un po' di azione in più! Prometto che vi rifarete di tutti questi capitoli calmi e noiosi ;)

Prima di andarmene, vi devo spoilerare una cosetta o due: i nostri protagonisti cercheranno di godersi appieno questi due, ultimi giorni di pace prima di uscire ;D

Vi saluto!! (Non è necessario dire che vi aspetto nelle recensioni xD)

Sha

   
 
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