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Autore: Arsid    26/07/2013    2 recensioni
Leon parte da casa sua, in Messico, per arrivare a Buenos Aires. Cerca qualcuno, cerca qualcosa.
Violetta è una ragazza solare e determinata, ma anche molto dolce. Non saranno però questi i motivi che porteranno Leon e Violetta ad incontrarsi, in una storia intricata nei loro passati.
La mia seconda fanfiction. Spero che lasciate una recensione :D
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Possono amore e odio essere tanto uniti?

Lo scambio di sguardi di Violetta e Leon durava già da alcuni minuti, e nessuno dei due aveva intenzione di smettere di fissare l'altro.

La ragazza era subito stata incuriosita da Leon, che da quando era entrata non gli aveva tolto gli occhi di dosso.

Lui, intanto, beveva il suo frullato dal bancone, continuando a fissare Violetta. Pagò e uscì di corsa dal locale quando si accorse che era molto tardi, e probabilmente era già il suo turno per l'audizione. Non poteva permettersi di fare brutta figura e arrivare in ritardo prima di essere ammesso, altrimenti non l'avrebbero di certo visto di buon occhio.

Violetta, al Resto Band, era rimasta ferma con lo sguardo nel vuoto, mentre Francesca cercava di dirle qualcosa. La sua mente, però, era da tutt'altra parte.

«Allora, che ne pensi?» le chiese Francesca.

Violetta cadde dalle nuvole. «Eh? Non ne ho idea, mi dispiace. Fran, tu per caso conosci quel ragazzo?»

«Quale?» chiese guardandosi intorno.

«Quello che poco fa era seduto al bancone e beveva un frullato»

«Il ragazzo che ti fissava?»

Violetta annuì pensierosa. Quello sconosciuto le aveva fatto uno strano effetto, si sentiva ancora il suo sguardo penetrante addosso.

«No, non l'ho mai visto da queste parti» disse, scrollando le spalle e bevendo una granita. "Sembra quella che compravo in Italia" pensò soddisfatta, assaporando il gusto della fragola.

 

Leon era arrivato allo Studio di corsa, preoccupato. Poteva aver perso il turno, aver fatto una figura da imbecille e aver mandato in fumo tutto quello che era riuscito ad ottenere con il tempo, il duro lavoro e, soprattutto, i soldi. Tutto il suo piano poteva fallire per un semplice ritardo.

Ritornò davanti alla porta dove si facevano le audizioni, e a quel punto uscì dalla stanza una ragazza bionda, con un foglio in mano.

«Il prossimo è...» annunciò scorrendo la lista con gli occhi «Leon Vargas»

Leon si fece avanti, un po' nervoso, per affrontare la prova di canto e quella di composizione. Si era preparato molto, ma sapeva che la tensione poteva giocargli brutti scherzi.

Entrò nella stanza, dove c'era un tavolo con tre sedie. Nella prima era seduto un uomo bizzarro, dai capelli ricci, che indossava un paio di occhiali. Al centro c'era un uomo moro, dall'aria seria, che stava guardando dei fogli sul tavolo. Nell'ultima sedia, che fino a prima era vuota, si sedette la ragazza che aveva fatto entrare Leon.

Il ragazzo si avvicinò alla tastiera al centro della sala e iniziò a suonare e a cantare Voy por ti, un brano che aveva composto di recente.

Le note risuonarono per tutta la stanza e, alla fine dell'esibizione, i professori applaudirono soddisfatti. Leon si sentì improvvisamente più leggero: due delle tre prove erano passate e, vedendo l'espressione dei professori, soprattutto della ragazza, lui fu certo di essere andato bene.

Ora mancava quella più difficile, il ballo, ma ci avrebbe pensato il giorno dopo.

 

Leon aveva passato tutto il pomeriggio a ballare nella sua camera d'albergo, cercando di dare il massimo per essere ammesso.

Davanti a quella porta, il giorno seguente, c'erano nuovamente molti ragazzi che aspettavano di poter entrare. Alcuni uscivano dalla stanza sconsolati e con le lacrime agli occhi, scuotendo il capo, altri facevano letteralmente i salti di gioia e sorridevano a tutti nel corridoio. Leon sperava che tutto andasse per il verso giusto, mentre si torturava le mani.

Proprio in quel momento Ludmilla percorse il corridoio, accompagnata dalla sua fida assistente Nata.

«Comprami un'aranciata, ho sete!» esclamò ad un certo punto la bionda, mentre l'altra si allontanava per prendere quello che le era stato chiesto.

Leon si avvicinò a lei, per chiederle l'ora. Quel giorno, per la fretta, aveva dimenticato l'orologio.

La ragazza sbuffò, visibilmente infastidita.

«Senti, io sono Ludmilla, uno che non ho mai visto non mi può disturbare solo per chiedermi che ore sono»

«E io sono Leon» ribatté lui «e vorrei sapere l'ora»

Ludmilla tirò fuori dalla sua borsetta un cellulare ultimo modello, coperto da una cover rosa.

«Sono le dieci e mezzo, contento?» esclamò.

«Si» rispose allontanandosi, e lasciando Ludmilla da sola in mezzo al corridoio.

Nata arrivò poco dopo verso l'amica con l'aranciata.

Ludmilla bevve e poi porse la bottiglietta alla mora.

«Che hai? Ti vedo seccata» le chiese

«Nulla»rispose Ludmilla «Mi hanno solo scambiata per il Big Ben»

 

Violetta entrò a scuola svogliatamente. Il pomeriggio precedente aveva continuato a sbagliare quando suonava, non concentrandosi.

“É per il caldo” si diceva, cercando di auto convincersi.

Sapeva benissimo che in realtà non era così.

La verità era che quel giovane dai capelli castani che aveva visto al Resto Band gli era rimasto in testa, e non aveva la minima intenzione di andarsene.

Quegli sguardi, quegli occhi verdi: la ragazza si era sentita bruciare quando l'aveva visto, ma aveva cercato di non darlo a vedere.

Queste sensazioni strane non le aveva mai provate, e la cosa la preoccupava.

E poi perché lui la fissava?

Quando se n'era accorta aveva iniziato a guardarlo anche lei, sperando che distogliesse per primo lo sguardo, invece era solamente scappato di corsa, dopo aver pagato il suo frullato.

Probabilmente non l'avrebbe mai più rivisto.

Continuò a camminare verso la sua classe lungo i corridoi dello Studio 21, finché non vide qualcosa che la scombussolò totalmente.

Il ragazzo era lì, davanti alla porta dell'aula dove si facevano le audizioni.

Violetta non ci poteva credere

Leon si girò in quel momento, e i loro sguardi si incontrarono di nuovo.

Lei sorrise timidamente, lui anche. O almeno provò a farlo, per lui era difficile sorriderle come se nulla fosse.

Violetta prese coraggio e, dopo aver fatto un bel respiro, cercò una scusa per attaccare bottone.

«Ciao»

«Ciao» la salutò lui, molto teso.

«Sei nervoso per le audizioni? Oggi mi pare che ci sia la prova di ballo»

Lui annuì.

«Se vuoi un consiglio» continuò lei «Non contraddire i professori, soprattutto Gregorio. Sono un po' scorbutici»

Leon sorrise, e la ragazza bionda del giorno prima lo chiamò di nuovo.

«Leon Vargas!»

«Vai Leon, buona fortuna» gli disse Violetta, prima che il ragazzo si avviasse dentro la stanza.

 

ANGOLO DELL'AUTRICE: Oggi non ho nulla da dire.... Non lo so... O.O

Beh, volevo ringraziare le persone che hanno recensito e quelle che hanno messo la fic nelle preferite/seguite. Grazie :3

  
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