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Autore: idrilcelebrindal    26/07/2013    3 recensioni
Seguito de "L'Erede di Durin"
Kili e Miralys stanno insieme da un mese e, dopo tante traversie e momenti difficili, tutto sembra finalmente andare per il suo verso. Ma una nube minacciosa compare all'orizzonte e minaccia i loro progetti di matrimonio: le rispettive madri. A causa di una ruggine vecchia di oltre un secolo, le due volitive signore sembrano intenzionate a creare problemi al giovane Re di Erebor ed alla sua compagna. E ancora: Ori alle prese con una nana ninfomane, Dàin che rivela doti di scrittore satirico, una truppa di cortigiani indolenti, un nano molto raffinato, una spia poco fedele... anche dopo la Riconquista, la Montagna Solitaria è un posto molto interessante!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dìs, Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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6. Tiro al bersaglio
6 Tiro al bersaglio

Miralys stava guardando il suo amato di traverso.
“Non riesco a credere che abbiate fatto una scommessa così… idiota e cattiva! E tu… come hai potuto prenderti gioco dei sentimenti di una nana…?”
“No, un momento! Quali sentimenti? A Gleis non è mai importato un fico secco di me! Sono stato solo un’altra tacca sulla sua ascia!”
“E lei sulla tua, immagino! Non ho il coraggio di chiederti quante… no, non voglio saperlo!”
Miralys provava sentimenti contrastanti. Aveva sempre messo in conto che il suo re avesse un passato, ma dare a quel passato un volto era... una cosa strana. Si appoggiò sul petto di Kili e lo abbracciò. Lui la strinse forte.
“Non sono niente, non sono mai state niente, per me!” sussurrò lui con la bocca sulla fronte liscia della sua amata. “Gleis, in particolare, non mi attirava neanche; non riesco neanche a spiegarti come   quello che provo per te sia infinitamente diverso a quello che provavo allora.”
“Lo so,” rispose lei, “però… se incontrerò Gleis, domani, non so se riuscirò a non pensare che le tue mani hanno accarezzato la sua pelle… e che lei stessa ha avuto qualcosa di te…”
Kili la scostò da sé e la guardò negli occhi. Poi fece una mezza risatina.
“Cara… non farmi entrare in particolari, per favore! Ma sappi che anche da quel punto di vista... beh, rotolarsi un quarto d’ora in un fienile non è esattamente fare l’amore! E’… una tacca sull’ascia. Solo questo ha avuto Gleis da me.” Poi si alzò dal letto.
“Vestiti. Voglio dirti qualcosa, e questo non è il posto giusto per farti capire.”

Poco dopo, percorrevano i corridoi diretti alla Sala di Thròr. Kili stringeva la mano di Miralys; si fermarono accanto ad una delle massicce colonne. Il giovane Re attirò a sé la fidanzata, facendole appoggiare la schiena sul proprio petto e circondandola con le braccia. Poi cominciò  a parlare piano.
“E’ passato giusto un anno da quando siamo partiti dai Monti Azzurri; ricorderò sempre quella mattina di primavera, con l’aria piena del profumo del glicine, in cui la mia vita di prima è finita. Conosci le traversie ed i pericoli del viaggio, credo che tutti noi li abbiamo raccontati decine di volte; ma quei racconti non dicono di come quel viaggio abbia cambiato me… ed in una certa misura anche Fili. Una volta Thorin ci disse “Voi non sapete niente”, ed aveva ragione. Il viaggio  mi ha mostrato cose di me che non sapevo, e che non mi piacevano affatto; ho scoperto la paura, la delusione, tutte le mie debolezze, ed ho cambiato idea quasi su tutto. E’ stato come passare attraverso il fuoco, che brucia tutte le scorie, tutto il superfluo; ed alla fine è rimasto quello che vedi adesso. L’ultimo atto di questo percorso è avvenuto qui.” Miralys lo sentì tremare.
“Kili… basta. Tutto questo ti fa soffrire, e io non voglio.” Si girò nel cerchio delle sue braccia e  lo strinse forte, appoggiandogli il capo sulla spalla. Ma lui le alzò il viso, in modo da guardarla negli occhi.
“Amore mio, non devono esserci ombre tra noi.  Sentirai raccontare un sacco di cose sul Kili ragazzo, alcune divertenti, altre meno: non rinnego niente di quello che ho fatto allora, ma adesso ho voltato pagina… ed  è avvenuto esattamente qui. Venni qui, dopo la battaglia…”

“Lì, su un  basso catafalco, giaceva il corpo di suo fratello. Fili indossava ancora l’armatura da battaglia, ma il  viso era stato ripulito, i capelli pettinati, le trecce rifatte; le ferite erano nascoste da un drappo dorato.  Sembrava dormisse, l’espressione serena.
Ora che la furia ed il desiderio di vendetta si erano placati, Kili si sentiva vuoto, stordito, incapace di assimilare l’enormità di quanto era successo. Era come se una mano enorme gli stringesse la  gola e gli impedisse di respirare.
Fratello, cosa devo fare adesso? Senza di te…
Oh, avanti, Kee! Sai cosa devi fare. Credevo di averti insegnato meglio. Nessuno sceglie in che tempo nascere, o in che famiglia nascere. Possiamo solo fare del nostro meglio con le possibilità che ci vengono date. Non devi chiederti cosa avrei fatto io: non sei me. Ma segui il tuo cuore, e vedrai che ti guiderà bene… anche perché non sai fare diversamente.”

“In quel momento ho capito che la mia vita era cambiata. Non c’era nessun altro, toccava a me. E, grazie a tutto quello che era successo, io ero pronto.”
“Sei stato meraviglioso, amore mio… i tuoi cari sono orgogliosi di te.”
Rimasero un attimo stretti l’uno all’altra, poi Kili la  baciò leggermente sulle labbra.
“Ed ora c’è qualcosa d’altro che voglio fare… giusto per precisare il punto.”
Tornarono nella camera e Kili tolse a Miralys tutto quello che aveva addosso, senza smettere di baciarle il viso, il collo e le spalle; poi la fece sedere sul letto. Si spogliò rapidamente e si distese davanti a lei, prendendole le mani ed  appoggiandosele sul petto, a palmi aperti. Miralys sentiva il cuore  di lui che batteva a grandi colpi.
“Lo senti?” sussurrò Kili. “E’ tuo, e lo sai… ma non solo.”
Guidò le mani di lei sul proprio corpo, le spalle, il petto, i fianchi, sussultando ogni volta che sfioravano un punto più sensibile.
“La mia pelle  ha sete delle tue carezze…” disse piano, con il fiato corto. Le mani congiunte proseguirono il loro viaggio, fermandosi infine sulla virilità ormai risvegliata.
“Il  mio corpo riconosce il tuo tocco… solo il tuo. Nessun altro, mai. ” Lasciò  le mani di lei ed alzò le braccia sopra la testa, in un gesto di completo  abbandono. “Solo tu.”
Miralys era allo stesso tempo terribilmente eccitata e commossa fino alle lacrime, tanto da sentirsi un nodo in gola. Lo accarezzò,  e lo baciò, bevendo ogni brivido ed ogni sospiro che gli rubava; la vista di quel corpo perfetto, la pelle liscia e leggermente abbronzata, i muscoli splendidamente modellati, che fremeva sotto i suoi tocchi, le faceva girare la testa.  Si chinò sulla sua bocca, sussurrando fra i baci:
“Sei mio…tutto mio.”
“Sì… alitò lui accarezzandole le spalle.
“Solo mio…”
“Sì…”
Miralys si distese contro il corpo fremente del giovane re, stringendosi a lui e nascondendo il viso nella sua spalla, senza interrompere le lente carezze. Poi alzò il viso e lui vide  che gli occhi verdi erano  lucidi di lacrime trattenute.
“E’… è troppo, troppo…” lei cercava invano le parole per spiegare quello che provava, ma a Kili le parole non servivano per riconoscere la sua stessa meraviglia per il miracolo del loro amore.
“Sì,” disse, “ è solo… troppo.” E le chiuse la bocca con un altro bacio.
Kili mise in quel bacio tutta la tenerezza e l’amore che gli gonfiava il cuore, e desiderò adorarla con tutto se stesso…

… e fu quello che fece. La  accarezzò con gli occhi, le mani e le labbra, ogni singolo punto di lei, senza smettere mai di dirle quanto l’amasse, con un ritmo lento ed esasperante; si prese il tempo di baciare ed ammirare ogni particolare, fino ad ogni singolo dito, ogni curva dell’orecchio, ogni centimetro di pelle, godendosi ogni fremito ed ogni sussulto,  sempre consapevole delle mani di lei sul suo corpo, senza fiato, con il cuore che batteva da spezzarsi.
Più tardi, inginocchiato tra le gambe di lei, si riempì gli occhi della sua bellezza; si dedicò con passione ad  accarezzezzare, leccare e succhiare ogni piega, sapendo bene, ormai, come suscitare in lei le sensazioni più intense, alternando tocchi leggeri e delicati ad altri solo appena più decisi, ed al tempo stesso smarrendo la  ragione e perdendosi nell’abisso dei suoi occhi.
Quando fu il momento, entrò in lei con la stessa esasperante lentezza, senza smettere mai di baciarla; lei gli andò incontro, stringendolo a sé; le parole si persero, smozzicate, senza senso, tra i sospiri. Si mossero senza fretta, in un ritmo  ipnotico, intossicante, che trascinò entrambi in un universo senza tempo, dove lo spazio non aveva senso, dove non seppero più dove finiva l’uno ed iniziava l’altro. In quel momento avrebbe potuto cadere l’intera Montagna  senza nessuno dei due se ne accorgesse, mentre la marea saliva e il puro istinto prendeva  il sopravvento.
Ogni pensiero svanì dalle loro menti, ed essi si trasformarono in nulla più che sensazioni, incapaci di distinguere a chi quelle stesse sensazioni appartenessero. Un piacere intenso e travolgente si sprigionava e correva lungo ogni nervo, scuoteva ogni muscolo, sempre di più e di più.
E quando infine raggiunsero la massima intensità del piacere, fu come un’esplosione di luce che li lasciò storditi, quasi privi di sensi, le loro energie prosciugate. Come privi di ossa.
Dopo, rimasero a lungo abbracciati, tremanti, ancora scossi dai lunghi spasimi del piacere appena provato; ed all’intensa gioia dell’appagamento si intrecciò un filo di rimpianto, nostalgia di quel paradiso perduto che solo in pochi momenti benedetti si può raggiungere.   
 
Il pomeriggio successivo, Kili e Miralys, entrambi reduci da una lunga  visita alle terme, si dirigevano verso lo studio del sovrano. Balin li stava aspettando.
Kili guardò di sottecchi il viso radioso della sua compagna: Miralys sfoggiava un sorrisetto estremamente compiaciuto. Sembra un gatto che ha appena catturato un uccellino,  pensò il giovane re. Esordì:
“Allora, sei soddisfatta?”
“Bell’allenamento, sì.”
“Non ti sembra di avere un po’… ecco … esagerato?”
“Io?” Miralys spalancò gli occhi verdi in una espressione esageratamente sopresa. “Io non ho fatto altro che approfittare della bellissima giornata di sole per venire sul campo di pratica a fare un po’ di allenamento con le mie due spade. Dwalin dice che posso migliorare ancora!”
“Come se ne avessi bisogno,” bofonchiò Kili. “Ed è solo per caso che, giusto a fianco, stessi insegnando il tiro con l’arco ai ragazzi della mia nuova Guardia Personale?”
“Certo! E non è mica colpa mia se in fondo al campo c’era quel gruppo di giovane nane, Gleis compresa, che vi osservava con lo sguardo critico della massaia che sceglie il pesce al mercato, e cerca di individuare il più fresco! Certo, tra i tuoi ragazzi c’è qualche esemplare notevole…”
“Ma era necessario scegliere il bersaglio più vicino al fondo del campo per esercitarti con i tuoi coltelli da lancio? Ed era necessario farne passare due a meno di un metro dal naso di Gleis?”
“Hai visto? Ho bisogno di allenamento! Io volevo farglieli passare a meno di  mezzo  metro dal naso. Così forse imparerà a smettere di guardare il mio  pesce!”
“Credo che abbia colto  il messaggio,” grugnì Kili. “Era bianca come uno straccio lavato.” Poi non potè fare a meno di ridacchiare.” Non puoi andare in giro ad intimidire i miei Nani, Mira…”
“E chi se ne importa dei Nani? Io mi interesso solo delle Nane!”
“Sei impagabile, Miralys!” Non lo avrebbe mai confessato, ma in fondo era molto divertito – ed anche compiaciuto – dall’atteggiamento della sua compagna.

Nello studio, trovarono Balin e Dìs.
“Ho pensato,” esordì Balin, “che forse Dìs può aiutarci a risolvere il problema a cui dobbiamo mettere mano. Dàin.”
“Eldris, vorrai dire,” sbuffò Miralys. “Papà non c’entra, credo che abbia  le mani
abbastanza legate.”
“Scusate,” intervenne Dìs, “non so di cosa state parlando…”
Miralys trasse due fogli da un cassetto e glieli porse.
“Non posso semplicemente dire  che ho deciso così?” intervenne Kili, che non aveva mai brillato per pazienza. “Dopotutto sono il Re sotto la Montagna. Potrò togliermi qualche soddisfazione, no?” ma Balin stava già scuotendo il capo.
“Mettera Dàin in difficoltà non è nostro interesse.”
“Ma quali difficoltà, per Durin?” sbottò il giovane re. Dìs sospirò e guardò Balin,
“Glielo spieghi tu?”  Il vecchio nano annuì.
“Miralys potrà correggermi se sbaglio. La famiglia di Eldris è molto ricca, ed è a capo di un clan che vive nella zona più a Nord-ovest dei Colli Ferrosi. E’ anche molto influente sulla corte.”
“Vero,” confermò la nana più giovane. “Siamo pieni di cugini e cugine che oziano intorno  a mia madre, senza perdere occasione alcuna di tessere intrighi, elevando e screditando gli altri a loro piacimento e acquistando influenza in ogni modo. Sono le persone di cui mio padre parlava…”
“Quelli che spedirò a lavorare di badile se mai dovessero presentarsi, dici? Che me li mandi tutti, gli risolvo io il problema!”
“Fino ad ora,” continuò Balin,”il regno di Dàin si è basato sull’equilibrio tra questa fazione e quella dei guerrieri, che invece è fedele a lui. Quando Dàin divenne Re, dopo la Battaglia di Azanulbizar e la morte di suo padre, dovette venire a patti con il nonno di Eldris per mantenere il trono, ed il loro matrimonio fu il prezzo che dovette pagare. Ora Eldrak è morto, ma suo figlio, il padre di Eldris, è esattamente della stessa pasta. Se Eldris dovesse ritenersi offesa, questa fazione potrebbe minare l’alleanza tra Erebor ed i Colli Ferrosi; per questo Dàin ci chiede di trovare una buona scusa.”
“Quindi dovrebbe essere la stessa Eldris ad abbandonare le sue pretese, “meditò Dìs. “A proposito, Miralys, non avrai creduto una sola parola di quella lettera, vero? Mi dispiace molto, ma conoscendo Eldris non mi ha sorpreso neanche un po’. Quello che continua a sorprendermi è come sia possibile che abbia avuto una figlia come te.”  Sorrise alla ragazza. La giovane nana sospirò.
“Dovrei averci fatto l’abitudine… e adesso non ha più molta importanza,” concluse stringendo la mano che Kili le aveva porto. “Ma come fai a conoscere Eldris così bene?” Dìs ridacchiò.
“Prima di Smaug, suo nonno aveva cercato di estendere la sua influenza su Erebor; il suo progetto era proporre un matrimonio tra Eldris e Thorin, ed era venuto in visita con un grosso seguito proprio a questo scopo.”
MIralys spalancò gli occhi, mentre Kili scoppiò in una irrefrenabile risata. Balin ridacchiò scuotendo la testa bianca.
“Lo zio…? Posso immaginare come reagì lui! Quante asce ha tirato?”
“Veramente, dopo aver sentito aleggiare la possibilità, ha preso Dwalin ed è sparito per i due mesi successivi. Credo che Eldris non lo abbia neanche incontrato… e ci pensai io a farle cambiare idea.”
“Vedete,” continuò, “mi ero già scontrata con lei, quando eravamo ragazzine, e la conoscevo. Così, con l’aiuto di altre ragazze della corte, feci girare una storiella, in via assolutamente riservata, secondo la quale Thorin era affetto da una rara forma di malattia mentale, che tenevamo ben nascosta, per cui periodicamente sosteneva che Mahal gli avesse parlato, imponendogli di liberarsi di ogni ricchezza. Cosa che faceva, distruggendo  ogni gioiello ed ogni cosa di valore gli venisse sottomano; quindi, quando incappava in quei periodi, veniva spedito nei boschi sotto scorta armata.”
Balin spalancò gli occhi, mentre i due giovani ridevano.
“Ecco perché… Tuo padre e tuo nonno, Dìs, si sono sempre chiesti come mai Eldrak avesse rinunciato così all’improvviso. Sapete, non gradivano affatto l’idea che quel trafficone venisse ad impicciarsi degli affari di Erebor, ma, allora come ora, non era saggio crearsi un nemico così influente; quindi anche loro stavano cercando un modo  per rifiutare elegantemente l’alleanza, quando Eldrak annunziò che sarebbe partito. E non lo vedemmo mai più…”
Ci volle un po’ perché tutti si ricomponessero. L’ idea di Eldris e Thorin sposati era assurda quanto un gatto con le ali.
“Sono sicura che se ci penserò su,” concluse Dìs,”troverò il modo per convincere Eldris.”
“Nel frattempo,” proseguì Balin, “chiederò ad Oìn di studiare le stelle ed i presagi e di trovare una serie di motivi del tutto vincolanti perché il vostro matrimonio venga celebrato entro la metà di maggio.”
“Scusate, ragazzi…” intervenne un po’ timidamente Dìs, “ma avete pensato alla scusa più semplice…?”
Rimase un po’ perplessa quando i due giovani scoppiarono di nuovo in una risata.

La generale ilarità fu interrotta da alcuni colpi sulla porta. Era Ori, che entrò portando due sottili fasci di carte e posandole sulla scrivania. Era sudato, rosso come un pomodoro e chiaramente imbarazzato.
“S-sono le richieste di giudizio, Kili…” si tolse un enorme fazzoletto di tasca e si asciugò la fronte. “A-avresti qualcosa da b-bere?”
I quattro lo guardarono, e Dìs si alzò, mettendogli un bracco  intorno alle spalle.
“Ti senti bene, Ori? No… non hai la febbre.  Vieni, siediti. Cos’è successo?”
Kili gli versò due dita di un forte distillato di malto. Il giovane nano prese il bicchiere, e tutti videro  che gli tremava la mano.
“Ho… ho incontrato Gleis… nel corridoio vicino alle cucine. M-mi ha detto che le b-bruciava un occhio, e se potevo g-guardare cosa ci fosse dentro.” Quattro coppie di sopracciglia si alzarono di scatto.
“E allora?”
“M-mi ha trascinato sotto una t-torcia e si è avvicinata per mostrarmi l’occhio…”
“E qualcos’ altro, ci scommetto,” sbuffò Miralys.
“M-m-ma io non ho p-potuto aiutarla.”
“Perché, ragazzo? Non aveva nulla, immagino..” disse Balin.
“N-Non lo so. Vedete… a-aveva dimenticato di.. di vestirsi…” gli rispose un coro.
“Che cosa??”   
“No, cioè… a-aveva s-solo la blusa… non la camicia…e quindi  d-da quella p-posizione… si.. si v-vedeva... cioè…” tirò un lungo sospiro tremante. Poi continuò:
“Come potevo guardare nel suo occhio… quando tenevo i miei strettamente chiusi? N-non sarebbe stato educato a-approfittare della sua distrazione!”
  
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