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Autore: Carmilla Lilith    27/07/2013    4 recensioni
Sirona si risveglia nella foresta e viene soccorsa da un misterioso cacciatore di taglie, Lovernios. La giovane non ricorda nulla del proprio passato, se non che è stata aggredita da Anya, una temibile assassina al servizio del Cavaliere dell'Incubo.
A Sirona non resta che partire, accompagnata da Lovernios, alla ricerca di Anya: solo così potrà ricostruire il proprio passato.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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fantasy 2
Dopo due giorni di cammino pressoché ininterrotto Sirona e Lovernios raggiunsero la Palude Nera. Sirona capì immediatamente perché quel luogo suscitava così tanto terrore negli abitanti delle terre limitrofe: l’aria era pregna dell’odore di decomposizione, una foschia nerastra rendeva difficile orientarsi e le acque stagnanti erano nere come la pece.
“Il Cavaliere dell’Incubo vive ormai da duecento anni in un maniero all’interno della Palude, in molti hanno provato a sfidarlo, ma tutto ciò che sono riusciti soltanto a donare nuovi corpi da possedere allo spirito del Cavaliere.” spiegò Lovernios a Sirona, poco prima di addentrarsi nella palude.
La giovane annuì, prima di domandare: “Perché il cavaliere si circonda di assassini? Il suo potere non è sufficiente”?
“Gli assassini hanno il compito di procurare vittime che il Cavaliere possa possedere, oltre che di razziare i territori confinanti per permettere l’espansione della Palude. Inoltre, quando la persona che il Cavaliere possiede muore, spesso sono gli assassini donano il proprio corpo, permettendo allo spirito di mantenere una dimora corporea”.
Sirona annuì, poi lei e Lovernios proseguirono il loro cammino all’interno del territorio infestato.
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Trovare un posto per accamparsi non fu un’impresa facile nel territorio, dato che le numerose sabbie mobili rendevano l’avanzata faticosa e gli appezzamenti di terra sicura erano pochi e non molto estesi. Le riserve di carne secca erano abbandonati, ma le scorte d’acqua cominciavano a scarseggiare e Lovernios decise di fare una deviazione nell’itinerario, che avrebbe permesso di passare dall’unica fonte di acqua pura all’interno della Palude. Non venne acceso alcun fuoco, sia per la mancanza di legna che per evitare il rischio di attirare qualche nemico.
 
Quella notte Sirona sognò l’uomo del bosco. Rivide l’ultima notte che trascorsero insieme e scoprì che i suoi rapporti con lui erano tutto fuorché casti ma, soprattutto, vide l’attentato: era vero, Sirona aveva eliminato tutti i suoi rivali ma, mentre Anya si occupava del suo compagno, lei era rimasta ferma ad osservarlo morire.  Non aveva alzato un dito per salvarlo, anzi, si era sentita sollevata quando l’uomo aveva esalato il suo ultimo respiro e Anya non aveva nemmeno provato ad attaccarla.
La giovane si alzò di scatto, trattenendo a stento un urlo, sconvolta dalla consapevolezza delle proprie colpe. Fortunatamente Lovernios dormiva e non si era accorto dell’orrore che provava la sua compagna, la quale non era intenzionata a rivelargli quanto scoperto.
 
Il giorno dopo il mercenario spiegò il suo piano a Sirona: si sarebbero diretti verso l’estremità meridionale della palude, dove si trovava un antico tempio dedicato a Dana, la divinità delle acque celesti. All’interno dell’edificio si trovava l’unica fonte di acqua potabile delle Palude Nera, inoltre Dana, la sacerdotessa del tempio e la presunta reincarnazione della divinità, conosceva molto bene Lovernios e sarebbe stata certamente disponibile ad aiutarlo a trovare Anya.
I due compagni di viaggio ripresero il viaggio verso sud, anche se la marcia proseguiva molto lentamente.
 
Dopo circa tre ore di camminata accadde qualcosa di strano. Più di una volta sia Lovernios che Sirona udirono dei rumori di passi che non appartenevano a loro. La foschia rendeva difficile individuare un possibile nemico, così presero ad avanzare nel più completo silenzio, affidandosi soltanto all’udito.
Improvvisamente sentirono un colpo di arma da fuoco esplodere alle loro spalle e riuscirono a mettersi in salvo soltanto gettandosi a terra.
Sirona si rialzò per prima e, non appena riuscì a mettere a fuoco l’avversario, rimase sconvolta: era un non morto. La pelle era putrefatta e gonfia, le vesti lacerate e odoravano di muffa e, oltre alla pistola, era armato di una corta daga. Gli occhi vitrei dell’essere indugiarono su Sirona mentre la ragazza si metteva in posizione di guardia. “Povera creatura, vuoi cedermi la tua anima così?!” la schernì lo zombie, ridendo.
“Non mi fai paura.” Rispose, in un soffio, Sirona “Ne sei sicura, piccola impudente?”domandò, minaccioso, l’altro.
Il non morto le sparò ma lei scartò di lato appena in tempo per evitare il proiettile. Fortunatamente quella pistola richiedeva molto tempo per essere caricata e questo giocava a favore della ragazza. Piena di rabbia e alimentata da un certo desiderio di violenza, la giovane si scagliò contro l’avversario a spada tratta. Lo zombie, però, sapeva il fatto suo e bloccò il colpo opponendo alla lama di Foxy quella della sua spada e cominciò a fare pressione verso il corpo di Sirona.
Nel frattempo aveva cominciato a piovere e leggere ma gelide gocce di acqua cadevano sui due combattenti. Sirona mollò improvvisamente la presa e, approfittando del momentaneo squilibrio dello zombie, gli mollò un calcio facendolo cadere a terra. Sollevò poi la sua spada e la calò sul corpo dell’avversario, che urlò di dolore ma, soprattutto, di rabbia. La ragazza tentò di estrarre la spada dal corpo del mostro ma quello si alzò e la scaraventò a terra per poi estrarre la spada e gettarla lontano.

Lovernios si ritrovò impegnato nello scontro con altri due guerrieri zombie, che avevano attaccato subito dopo il loro compagno.
 

Lo zombie fissò la giovane che giaceva semisdraiata a terra e lo guardava con espressione sprezzante. Cominciò a caricare la pistola per finire quella dannata sgualdrina ma gli bastò un istante di distrazione per perderla di vista. Si guardò intorno e la vide mentre riafferrava la sua spada. “Non pretenderai di affrontarmi ad armi impari.” mormorò la ragazza con un espressione divertita. Il non morto capì che quella ragazza era decisamente più pericolosa di quanto dimostrasse e decise di finirla, sparandole mentre lei lo caricava. Il proiettile non colpì, come aveva sperato, un organo vitale ma si conficcò in una spalla della ragazza. La giovane avvertì quel lancinante dolore che si diffondeva in tutto il suo corpo ma proseguì imperterrita il suo attacco: infilzò lo zombie con la sua spada, gli rifilò un calcio nell’inguine, estrasse Foxy dal corpo dell’avversario e la utilizzò per potenziare la spallata con la quale gettò la malvagia creatura all’interno delle sabbie mobili color della notte.
La spalla sembrava aver preso fuoco da tanto le bruciava e la pioggia continuava a cadere. Lovernios, che aveva eliminato gli altri aggressori, le corse incontro, domandandole se stesse bene.
Sirona sorrise debolmente, mostrando la sanguinante ferita che aveva sulla spalla. “Non molto, purtroppo.” rispose poi.
Il mercenario imprecò, affrettandosi a soccorrere la sua compagna di viaggio realizzando una rudimentale fasciatura.
“Dobbiamo raggiungere il tempio il prima possibile, certamente sapranno come medicarti!” disse Lovernios, incoraggiando Sirona a riprendere il cammino.
La giovane avanzava più lentamente del compagno di viaggio, resa debole della generosa perdita di sangue, e si sentiva sempre più debole.
Quando, dopo un’ora di cammino, i due arrivarono alle porte del tempio Sirona svenne, vinta dalla fatica.
 
“Ehi, Foxy!” chiamò un giovane dai capelli neri, piuttosto muscoloso e ricoperto di cicatrici. “Che vuoi, Jackal?” domandò sottovoce Sirona. I due erano seduti nei pressi di un acquitrino fetido e osservavano l’acqua melmosa.
“Volevo vedere come stavi, dopo l’ultima missione mi sembravi piuttosto scossa.”
“Missione? Con quale coraggio definisci missione l’aggressione di poveri mercanti indifesi? Non erano corpi adatti al nostro padrone, lo sai benissimo!”
“Non puoi lamentarti, Foxy, questa è la nostra vita! I loro corpi non saranno la prossima dimora del Cavaliere, ma si sono rivelati degli ottimi zombie.” ribattè Jackal.
In quel momento arrivarono una donna dai capelli corvini e l’espressione maliziosa e l’uomo del bosco, raggiunti poco dopo da due ceffi alti e muscolosi, entrambi castani.
“Dov’eravate finiti voi due?” domandò Sirona, rivolta all’uomo del bosco e all’altra donna. “Che c’è, sei gelosa?” domandò la donna, con un largo sorriso.
Sirona scattò in piedi e puntò la lama contro la gola della donna. “Foxy, Puma, fatela finita immediatamente!” le separò l’uomo del bosco. Sirona rifoderò l’arma, squadrando Puma “La tua amichetta dovrebbe darsi una calmata o il nostro Signore potrebbe adirarsi con lei.” osservò, riprendendosi, la donna mora.
“Tu farai meglio a sparire, prima che io…” minacciò Sirona. “Foxy, smettila immediatamente! Puma ha ragione, sei indisciplinata” intervenne l’uomo del bosco. “Scusami, hai ragione Wolfe.” si scusò Sirona, calmandosi un po’.
“In ogni caso il Cavaliere vuole già vederla.” intervenne uno dei due uomini castani. “Che hai detto Lionel?” domandò, esterrefatta, Sirona. “Ti garantisco che è vero.” assicurò l’altro.
“Non può essere, non ho mai disubbidito agli ordini, lo sai Leonard!” obbiettò Sirona. “Io non c’entro. Che tu ci creda o no, è stato proprio lui a chiedere di vederti.” rispose Leonard.
Sirona si alzò e si avviò verso l’interno del castello. “Non preoccuparti, vedrai che non è niente di grave.” la rincuorò Wolfe, battendole una mano sulla spalla. “Forse vuole solo sapere chi sei, non ti ha mai vista.” aggiunse.
La ragazza accennò un sorriso e poi raggiunse l’interno del castello, con il cuore che le batteva all’impazzata.
 
Sirona si svegliò di soprassalto, interrompendo il sogno. Era distesa all’interno di un edificio che non riconosceva, probabilmente il tempio e, poco distante da lei, udì la voce di una donna e di Lovernios. La ragazza si alzò a fatica, notando che la sua ferita era stata medicata, e raggiunse i due. “Sirona, come stai?” domandò Lovernios, andandole incontro. “Molto meglio, anche se sono ancora un po’ debole.” rispose la giovane. Lovernios annuì, rasserendandosi notevolmente.
Il mercenario presentò a Sirona la sacerdotessa Dana. Quest’ultima era una donna piuttosto anziana, dai capelli candidi e lunghissimi, vestita di una larga tunica color acquamarina.
“Cosa sta succedendo, Dana? Sento che il potere del Cavaliere dell’incubo sta tornando.” intervenne il giovane mercenario.
Dana sospirò. “Non so se posso parlartene in sua presenza.” disse, osservando diffidente Sirona. “Lei viaggia con me, deve saperlo.” sentenziò Lovernios, difendendo la compagna di viaggio.
Sirona cominciava a temere che Dana sapesse qualcosa sul suo passato. Forse lo avrebbe detto a Lovernios, e sarebbero stati guai seri. “Se tu ti fidi di lei…” commentò la sacerdotessa, facendo le spallucce.
“In ogni caso, circola la voce che il Cavaliere dell’Incubo sia tornato al suo antico splendore, protetto dalla sua servitrice Anya. Alcuni dicono che quell’essere malvagio stia escogitando qualcosa per diventare ancora più potente.” spiegò Dana, preoccupata. “Sai dove si trova?” domandò, con una sorprendente foga, il giovane mercenario.
 “Le mie fonti dicono che ha fatto ritorno nel suo maniero.” rispose Dana, osservando Sirona con uno strano luccichio negli occhi chiari. La giovane mora ne ebbe la conferma: quella sacerdotessa sapeva qualcosa su di lei.

L'angolo dell'autrice

Salve a tutti! Vi lascio un nuovo capitolo, molto più breve del precedente.
Non c'è molto da dire, se non che anche il nome Dana deriva dal celtico ed era uno dei nomi della Grande Dea, generalmente associato al suo potere sulle acque.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia e vi invito a segnalarmi eventuali errori riscontrati nel testo: l'ho ridotto moltissimo e ho paura di aver modificato dei periodi senza corregerli.
Detto ciò, sparisco.
A presto,
Carmilla Lilith.
 
   
 
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