Reality Bites me 1x04
Un capannello
di curiosi si era radunato intorno alla bacheca
nell’ingresso principale. Gli studenti sgomitavano per
cercare di farsi spazio
e apprendere la novità del momento e, quando riuscivano ad
avvicinarsi
abbastanza, rimanevano impalati per un paio di secondi e poi
cominciavano ad esibirsi
nelle più svariate reazioni: le ragazze ridacchiavano con il
tono di chi si
trova davanti un succoso argomento di gossip, i ragazzi invece avevano
dipinto
sul volto un curioso misto tra incredulità e disgusto.
- Che succede?
– domandò Lily, giunta nell’atrio
proprio in quel
momento, al suo fianco aveva le immancabili Dorcas e Mary.
- Pare che
siano le foto compromettenti di due ragazzi. –
replicò la
vocetta di una bambina del secondo anno, Grifondoro anche lei.
-
Bè, mi spiace per loro, ma sono contenta che finalmente
tutta la
scuola abbia trovato qualcun altro su cui riversare la propria sete di
pettegolezzi. -
La rossa
rivolse un’occhiata contrariata all’amica.
- Mary, proprio
perché ci sei passata, dovresti mostrarti più
indignata. –
La McDonald si
strinse nelle spalle: - Infatti sono indignata, Lils, ma
non per questo la smetteranno di chiacchierare. –
Lily
annuì cupamente, in fin dei conti aveva ragione, in quella
scuola
sembrava che nessuno riuscisse a farsi gli affari propri.
- Dearborn,
allora è per questo che ti atteggi tanto a macho?
È tutta
una recita per nascondere il fatto che sei un… -
Mulciber,
notando l’ingresso dei due ragazzi che erano oggetto delle
foto osè che erano state affisse nell’atrio, non
si lasciò sfuggire l’occasione
per provocarlo. Tuttavia non riuscì a finire la frase
perché un preciso e
fulmineo montante lo colpì sotto il mento, facendogli
scattare la testa
all’indietro con un che che ricordava vagamente uno di quei
clown a molla che
sbucavano dalle scatole giocattolo dei bambini. Nell’istante
stesso in cui il
Serpeverde veniva colpito, Avery e Nott si affiancavano
all’amico, pronti a
prendere parte allo scontro. La folla osservava la scena con pacato
interesse:
Dearborn era un duro, ma i Serpeverde erano in tre, avrebbero
sicuramente avuto
ragione di lui.
- Insomma,
perché nessuno fa niente? Separateli! –
esclamò Lily,
cercando di mettersi in mezzo per separare i combattenti.
Mary e Dorcas
la tirarono via: - Non essere sciocca, non vorrai
rischiare di essere colpita. –
- Che succede
qui? –
La voce roca di
Rico si levò alta sopra il clamore dei colpi e gli
incitamenti degli schieramenti delle due fazioni della rissa. Persino i
diretti
interessati smisero di picchiarsi: Mulciber aveva il naso rotto e un
paio di
denti si erano scheggiati, Caradoc sfoggiava un labbro gonfio e un
taglio
all’altezza dello zigomo destro, gli altri due a parte
qualche lieve contusione
stavano bene.
Evan
approfittò di quel momento di calma per avvicinarsi alla
bacheca e
osservare il motivo dello scontro.
- È
per questo, cugino. –
Degnò
le foto appena di un’occhiata, poi le bruciò con
un colpo di
bacchetta.
- Non vedo
nulla. Voi quattro piantatela di fare gli idioti e, per quanto
riguarda tutti gli altri, il prossimo a cui sentirò dire
anche una sola parola
sulla faccenda se la vedrà con me… Ora sparite! -
Gli studenti si
diradarono in fretta, ognuno riprese la direzione che
aveva intrapreso prima di quel parapiglia e i tre compagni di Casa lo
guardarono con aria incredula.
- Difendi quel
finocchio? – esclamò indignato Mulciber.
Mary emise uno
sbuffo indignato: quell’idiota non le era mai piaciuto,
ma sembrava non perdere occasione per confermare sempre più
l’opinione che aveva
di lui.
- Sono
abbastanza sicuro che non ti abbia gonfiato solo perché gli
andava di farlo… ora sparisci, ho visto per troppo tempo la
tua brutta faccia,
e lo stesso vale per voi due. –
- Non ti facevo
amico dei Grifondoro, per di più di uno così, non
sapevo
fossi un cuore tenero. –
- Ti avviso,
Mulciber, il mio pugno sta gridando a gran voce di finire
ciò che Caradoc ha iniziato, non provocarmi. –
Mason, intuendo
che il compagno di Casa era mortalmente sincero, prese
sottobraccio l’amico e lo trascinò di peso verso
la scala che conduceva ai
sotterranei, Nott veniva dietro di loro.
- Avrei potuto
cavarmela da solo. –
Rico
sbuffò sarcastico: - Figurati, Caradoc, non
c’è alcun bisogno che
mi ringrazi… No, sul serio, smettila con tutto questo
riconoscimento, mi metti
in imbarazzo. –
Il Grifondoro
abbassò lo sguardo, imbarazzato. Doveva ammettere che non
avrebbe mai pensato che Rico Wilkes, lo stesso ragazzo che si divertiva
a
mettere in ridicolo e ad attaccar briga con chiunque non gli andasse a
genio,
avrebbe mai preso le sue difese. Era sorpreso, piacevolmente sorpreso.
- Forza,
Dearborn, Madama Chips dovrà darti un’occhiata.
Senza offesa,
ma hai un aspetto disgustoso. – intervenne Evan, poggiandogli
una mano sulla
spalla e dirottandolo verso l’infermeria.
- Oh, ma non
centra nulla la rissa, quella è proprio la sua
faccia… è
sempre stato così. – scherzò Rico,
ricevendo in risposta un pugno amichevole
sulla spalla.
Lily e le
ragazze li osservarono allontanarsi così, ridendo e
scherzando come se fossero amici di vecchia data e non avessero fatto
che
quello da quando erano nati.
- Da quando in
qua quei tre sono amici? –
- Non credo che
la loro sia proprio amicizia, non come la intendiamo
noi almeno, penso che siano affinità caratteriali e poi,
bè non saprei. – la
corresse Dorcas.
- Rispetto.
L’ho notato anche durante le partite di Quidditch, provano
rispetto reciproco, indipendentemente da quale sia la Casa
d’appartenenza. –
Guardarono Mary
con sorpresa: quella ragazza aveva una capacità di
capire i rapporti umani che molto spesso le lasciava senza parole,
sembrava
quasi in grado di leggerti dentro.
- Sai, credo
che tu abbia proprio ragione. – decretò Lily, poi
tutte e
tre tornarono verso il loro dormitorio. Forse, se avessero fatto in
fretta,
sarebbero riuscite a farsi la doccia e andare a cena ad
un’ora decente, tanto
per cambiare.
********
Charis sedeva
sui gradini della Guferia, aveva tra le mani una lettera
e la rigirava con aria assorta. Non sapeva se aprirla o meno; da un
lato
avrebbe finalmente scoperto se i suoi sospetti erano fondati, ma
dall’altro
quelle poche righe avrebbero potuto stravolgere la sua vita in modi che
ancora
erano fuori dalla sua comprensione. Sbuffò, insomma si stava
comportando come
una sciocca Tassorosso, così non andava per niente bene!
Tolse il sigillo di
ceralacca del San Mungo e ne estrasse il foglio di pergamena, la mano
che le
tremava leggermente mentre scorreva con lo sguardo quelle righe
compilate in
modo ordinato. Tanta cura e attenzione contrastavano incredibilmente
con il
contenuto assurdo di quella missiva. L’accartocciò
e la gettò nel cestino,
incastrando la testa tra le ginocchia e cercando di imporsi di non
scoppiare a
piangere.
Spazio autrice:
Lo so, sono
cattiva e voi mi odiate perché vi ho lasciato con la
suspance sul contenuto di quella lettera, ma fidatevi
l’attesa varrà la pena!
Dunque, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e che
vogliate
lasciarmi una vostra opinione. Al prossimo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt