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Autore: redeagle86    06/02/2008    7 recensioni
Una storia che avrà per protagonista il nostro Yuri Ivanov (Evviva!! Una ff con me come interprete principale!! NdYuri) (Io aspetterei a festeggiare... NdA). Il nostro russo si troverà ad affrontare mille avversità, alla ricerca di...
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. II°
Dimlè

 

Yuri si trascinava a fatica verso la sua stanza, percorrendo quel corridoio di pietra che mai gli era parso tanto lungo. La parete a cui era appoggiato portava i segni del suo passaggio, strisce di rosso che gocciolavano in macabri rivoli lungo la superficie.

Si sarebbe sbattuto la porta alle spalle se ne avesse avuto le forze, ma quel giorno considerava già un miracolo l'esserne uscito vivo. Borgof era furioso e l'aveva usato come cavia per nuove e terribili punizioni, che lo avevano fatto gridare come un'anima all'inferno.

Non gli aveva spaccato le ossa solo perché poteva essergli ancora utile, ma conosceva mille modi per fare comunque del male. la tuta candida del russo era a brandelli, impregnata di sangue che cadeva come una pioggia cremisi sul pavimento.

Scivolò lungo la porta, sfinito. Il bey rotolò fuori dalla tasca, volgendo verso il suo proprietario il bit vuoto. Già, era quello il motivo della tortura: Wolborg se ne era andato.

Così…senza un motivo…durante un incontro con un moccioso alle prime armi.

Yuri sospirò: in fondo il suo Lupo non aveva fatto altro che dare corpo a un sogno che lui non poteva realizzare. Era libero…

-Ciao, Yuri.

Il ragazzo sollevò la testa e pensò di essere impazzito: forse era colpa del sangue perso… Perché in quel momento vedeva una ragazza, sdraiata sul suo letto, che lo fissava allegramente.

Sì, era un'allucinazione che a breve sarebbe svanita.

-Ehi, Yuri. Sto parlando con te.

Decisamente era una fantasia insistente…

Perché era una fantasia: come poteva essere reale una fanciulla nel monastero?! Una giovane con un'aderente tuta color pelle costellata di cristalli scintillanti e piccole punte di ghiaccio bianco…

Era solo frutto delle frustate di quello pseudo monaco.

-Yuri Ivanov, insomma!- brontolò, arrabbiata dalla scarsa considerazione che il giovane mostrava nei suoi confronti. E il sedicenne fu costretto a prestarle attenzione.

-Chi sei?

-Finalmente…mi chiamo Dimlè e sono uno spirito del ghiaccio.

Ecco, quella era la prova che stava diventando folle.

-Non fare quella faccia- lo rimproverò lei. –Non sarei mai venuta se il signore dei ghiacci non avesse insistito.

-Il…il signore…dei ghiacci…?

-Sì. Oh, non guardarmi come se fossi un orso con il tutù! Lo conosci…è il Lupo siberiano…Wolborg.

A quel nome il rosso parve riprendere lucidità: pur di ritrovarlo era persino disposto a credere che le cupole di S. Basilio fossero in realtà navi spaziali aliene.

-Tu sai dov'è? Perché se ne è andato?

Dimlè sorrise, scuotendo la testa: il Lupo l'aveva avvertita. Yuri Ivanov non conosceva il significato della parola "aspettare". Tutto e subito: questa la sua filosofia.

-Ogni cosa a suo tempo.

-Allora…perché sei qui?

-Perché so chi può aiutarti a scovarlo.

Seppur con indicibili dolori, il russo si alzò. Borgof era stato molto chiaro: se voleva sopravvivere lì dentro, doveva ritrovare il suo bit-power, altrimenti ne avrebbe pagato le conseguenze.

E Yuri sapeva cosa significasse.

Se qualcuno era in grado di trovare Wolborg, lui l'avrebbe seguito: non si sarebbe arreso finché il suo bey non fosse tornato ad ospitarlo. Ma le sue buone intenzioni furono fermate da una fitta improvvisa che lo piegò sulle ginocchia: quel maledetto… Perché non scappava da quel luogo di sofferenze? Perché non seguiva il Lupo?

Perché non realizzava il suo sogno? La libertà…

Una parola meravigliosa, che suonava come il fruscio delle ali di un angelo… Una parola a lui negata.

Se fosse fuggito, quel bastardo avrebbe sfogato le sue ire sui suoi amici. E il ragazzo non poteva permetterlo. Erano la sua famiglia, l'unica cosa per cui valesse la pena continuare a sopportare quelle torture. Perché non toccassero a loro.

Lo spiritello abbandonò la sua aria infantile a quella scena e, in un frullo di brillantini e polvere di ghiaccio, gli fu accanto. Non aveva mai visto soffrire tanto un essere umano così giovane e non sapeva assolutamente come comportarsi: Wolborg non l'aveva preparata a questo. Gli passò un braccio attorno al corpo, aiutandolo a raggiungere il letto. Gli sfiorò il viso con dita tremanti: lei non sapeva cosa significasse provare dolore, perché era una creatura magica, solitamente nascosto fra i ghiacci inesplorati. Non conosceva il significato di parole come ferita, sangue, male…o meglio, sapeva cos'erano, ma non le aveva mai provate.

Però dovevano essere brutte, almeno a giudicare dalle condizioni di Yuri.

Un rumore la distrasse: qualcuno bussava alla porta.

-Avanti…- mormorò il moscovita.

-Sono venuto il prima possibile- rispose Boris, entrando nella stanza.

-Non dovresti…essere all'allenamento?

-Kei sta tirando in lungo il suo incontro per darmi il tempo di rimetterti in sesto.

Già, il blader dell'Aquila Rossa gli aveva dato uno sguardo che non necessitava di parole, annuendo impercettibilmente e rallentando l'attacco che stava per scagliare contro il bey avversario. Avrebbe giocato ancora un po' con il suo nemico, ma non poteva farlo durare in eterno.

Questo Boris lo sapeva perfettamente.

Bendò le ferite di Yuri dopo averle ricucite alla meno peggio: non era la prima volta che il ragazzo si ritrovava in quello stato. E l'ago dell'amico era niente in confronto alla frusta chiodata di Borgof.

-Finito- annunciò il giovane, alzandosi. Gli appoggiò sopra una coperta, raccomandandogli di riposare. –Al resto penseremo domani.

-Grazie, Bo…e ringrazia…anche Kei…

-Sì, non preoccuparti. Ciao.

-Ciao…

Il rosso era di nuovo solo. A parte Dimlè, ovviamente, che aveva seguito le cure con curiosità: per lei era tutto nuovo e strano. Il mondo degli esseri umani era un terreno ancora pieno di misteri.

-Sei…ancora qui?- la chiamò.

-Sì, ma ora ti lascio dormire. Hai sentito il tuo compagno, no?

-Un attimo…tu sei certa che…ritroverò Wolborg?

-L'unica cosa certa che so è che non hai molta scelta. Il resto dipende dal Lupo.

-Perché mi ha abbandonato?

-Immagino voglia insegnarti qualcosa…qualcosa che devi capire da solo.- Gli sorrise, rimboccandogli la coperta. –Ora dormi: ti serviranno tutte le energie di cui disponi per partire alla sua ricerca. Ci rivedremo, Yu.

E svanì, in una scia di neve brillante.

 

…Canta, inverno. Canta la tua canzone e guida i passi di chi ti ha in sé…

 

 

 

 

Eccomi con il secondo capitolo… (Ma tu non riesci a scrivere una qualsiasi cosa senza infilarci dentro Kei, vero? NdYuri) (Non rispondo alla tua provocazione… NdA).

Allora, il nostro russo partirà dunque alla ricerca di Wolborg che, per qualche inspiegabile motivo, lo ha abbandonato a sé stesso.

Ma non sarà solo…e scopriremo presto chi dovrà guidarlo in questa avventura.

Un bacione…e alla prossima

Redeagle86^^

 

Iria, hai visto che qui ha sofferto come ti avevo promesso? (Ma che razza di promesse fai?! O.O NdYuri)

  
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