Cap. II°
Dimlè
Yuri si trascinava a fatica verso
la sua stanza, percorrendo quel corridoio di pietra che mai gli era parso tanto
lungo. La parete a cui era appoggiato portava i segni del suo passaggio,
strisce di rosso che gocciolavano in macabri rivoli lungo la superficie.
Si sarebbe sbattuto la porta alle
spalle se ne avesse avuto le forze, ma quel giorno considerava già un miracolo
l'esserne uscito vivo. Borgof era furioso e l'aveva usato come cavia per nuove
e terribili punizioni, che lo avevano fatto gridare come un'anima all'inferno.
Non gli aveva spaccato le ossa
solo perché poteva essergli ancora utile, ma conosceva mille modi per fare
comunque del male. la tuta candida del russo era a brandelli, impregnata di
sangue che cadeva come una pioggia cremisi sul pavimento.
Scivolò lungo la porta, sfinito.
Il bey rotolò fuori dalla tasca, volgendo verso il suo proprietario il bit
vuoto. Già, era quello il motivo della tortura: Wolborg se ne era andato.
Così…senza un motivo…durante un incontro
con un moccioso alle prime armi.
Yuri sospirò: in fondo il suo
Lupo non aveva fatto altro che dare corpo a un sogno che lui non poteva
realizzare. Era libero…
-Ciao, Yuri.
Il ragazzo sollevò la testa e
pensò di essere impazzito: forse era colpa del sangue perso… Perché in quel
momento vedeva una ragazza, sdraiata sul suo letto, che lo fissava
allegramente.
Sì, era un'allucinazione che a
breve sarebbe svanita.
-Ehi, Yuri. Sto parlando con te.
Decisamente era una fantasia
insistente…
Perché era una fantasia: come
poteva essere reale una fanciulla nel monastero?! Una giovane con un'aderente
tuta color pelle costellata di cristalli scintillanti e piccole punte di
ghiaccio bianco…
Era solo frutto delle frustate di
quello pseudo monaco.
-Yuri Ivanov, insomma!- brontolò,
arrabbiata dalla scarsa considerazione che il giovane mostrava nei suoi
confronti. E il sedicenne fu costretto a prestarle attenzione.
-Chi sei?
-Finalmente…mi chiamo Dimlè e
sono uno spirito del ghiaccio.
Ecco, quella era la prova che
stava diventando folle.
-Non fare quella faccia- lo
rimproverò lei. –Non sarei mai venuta se il signore dei ghiacci non avesse
insistito.
-Il…il signore…dei ghiacci…?
-Sì. Oh, non guardarmi come se
fossi un orso con il tutù! Lo conosci…è il Lupo siberiano…Wolborg.
A quel nome il rosso parve
riprendere lucidità: pur di ritrovarlo era persino disposto a credere che le
cupole di S. Basilio fossero in realtà navi spaziali aliene.
-Tu sai dov'è? Perché se ne è
andato?
Dimlè sorrise, scuotendo la
testa: il Lupo l'aveva avvertita. Yuri Ivanov non conosceva il significato
della parola "aspettare". Tutto e subito: questa la sua filosofia.
-Ogni cosa a suo tempo.
-Allora…perché sei qui?
-Perché so chi può aiutarti a
scovarlo.
Seppur con indicibili dolori, il
russo si alzò. Borgof era stato molto chiaro: se voleva sopravvivere lì dentro,
doveva ritrovare il suo bit-power, altrimenti ne avrebbe pagato le conseguenze.
E Yuri sapeva cosa significasse.
Se qualcuno era in grado di
trovare Wolborg, lui l'avrebbe seguito: non si sarebbe arreso finché il suo bey
non fosse tornato ad ospitarlo. Ma le sue buone intenzioni furono fermate da
una fitta improvvisa che lo piegò sulle ginocchia: quel maledetto… Perché non
scappava da quel luogo di sofferenze? Perché non seguiva il Lupo?
Perché non realizzava il suo
sogno? La libertà…
Una parola meravigliosa, che
suonava come il fruscio delle ali di un angelo… Una parola a lui negata.
Se fosse fuggito, quel bastardo
avrebbe sfogato le sue ire sui suoi amici. E il ragazzo non poteva permetterlo.
Erano la sua famiglia, l'unica cosa per cui valesse la pena continuare a
sopportare quelle torture. Perché non toccassero a loro.
Lo spiritello abbandonò la sua
aria infantile a quella scena e, in un frullo di brillantini e polvere di ghiaccio,
gli fu accanto. Non aveva mai visto soffrire tanto un essere umano così giovane
e non sapeva assolutamente come comportarsi: Wolborg non l'aveva preparata a
questo. Gli passò un braccio attorno al corpo, aiutandolo a raggiungere il
letto. Gli sfiorò il viso con dita tremanti: lei non sapeva cosa significasse
provare dolore, perché era una creatura magica, solitamente nascosto fra i
ghiacci inesplorati. Non conosceva il significato di parole come ferita,
sangue, male…o meglio, sapeva cos'erano, ma non le aveva mai provate.
Però dovevano essere brutte,
almeno a giudicare dalle condizioni di Yuri.
Un rumore la distrasse: qualcuno
bussava alla porta.
-Avanti…- mormorò il moscovita.
-Sono venuto il prima possibile-
rispose Boris, entrando nella stanza.
-Non dovresti…essere
all'allenamento?
-Kei sta tirando in lungo il suo
incontro per darmi il tempo di rimetterti in sesto.
Già, il blader dell'Aquila Rossa
gli aveva dato uno sguardo che non necessitava di parole, annuendo
impercettibilmente e rallentando l'attacco che stava per scagliare contro il
bey avversario. Avrebbe giocato ancora un po' con il suo nemico, ma non poteva
farlo durare in eterno.
Questo Boris lo sapeva
perfettamente.
Bendò le ferite di Yuri dopo
averle ricucite alla meno peggio: non era la prima volta che il ragazzo si
ritrovava in quello stato. E l'ago dell'amico era niente in confronto alla
frusta chiodata di Borgof.
-Finito- annunciò il giovane,
alzandosi. Gli appoggiò sopra una coperta, raccomandandogli di riposare. –Al
resto penseremo domani.
-Grazie, Bo…e ringrazia…anche
Kei…
-Sì, non preoccuparti. Ciao.
-Ciao…
Il rosso era di nuovo solo. A
parte Dimlè, ovviamente, che aveva seguito le cure con curiosità: per lei era
tutto nuovo e strano. Il mondo degli esseri umani era un terreno ancora pieno
di misteri.
-Sei…ancora qui?- la chiamò.
-Sì, ma ora ti lascio dormire.
Hai sentito il tuo compagno, no?
-Un attimo…tu sei certa
che…ritroverò Wolborg?
-L'unica cosa certa che so è che
non hai molta scelta. Il resto dipende dal Lupo.
-Perché mi ha abbandonato?
-Immagino voglia insegnarti
qualcosa…qualcosa che devi capire da solo.- Gli sorrise, rimboccandogli la
coperta. –Ora dormi: ti serviranno tutte le energie di cui disponi per partire
alla sua ricerca. Ci rivedremo, Yu.
E svanì, in una scia di neve brillante.
…Canta, inverno. Canta la tua canzone e guida i passi di chi ti ha in sé…
Eccomi con il secondo capitolo… (Ma tu non riesci a
scrivere una qualsiasi cosa senza infilarci dentro Kei, vero? NdYuri) (Non
rispondo alla tua provocazione… NdA).
Allora, il nostro russo partirà dunque alla ricerca di Wolborg
che, per qualche inspiegabile motivo, lo ha abbandonato a sé stesso.
Ma non sarà solo…e scopriremo presto chi dovrà guidarlo in
questa avventura.
Un bacione…e alla prossima
Redeagle86^^
Iria, hai visto che qui ha sofferto come ti avevo promesso? (Ma che razza di promesse fai?! O.O NdYuri)