Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: CowgirlSara    30/09/2004    1 recensioni
Un rigido e tagliente critico cinematografico, una recensione a dir poco cattiva, un attore incavolato, una donna algida ed elegante, dubbi, parole, scherzi del destino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un grazie particolare a Elisa, per i complimenti che non merito ^__-; un baciotto a Moon, in attesa dei suoi prossimi lavori e

Un grazie particolare ad Elisa, per i complimenti che non merito ^__-; un baciotto a Moon, in attesa dei suoi prossimi lavori e per la sempre attenta lettura dei miei deliri. ^x^ Grazie anche a tutti quelli che leggono. Divertitevi!

 

~ Capitolo 10 ~

 

Dominic entrò nella stanza silenziosamente, le tapparelle erano semi abbassate; Orlando guardava fuori, solo una tenue luce verdolina illuminava il letto. Il ragazzo si avvicinò, poi prese una sedia e si mise cavalcioni, in attesa che l'amico si accorgesse di lui.

"Come la va?" Domandò ad Orlando, quando lui si girò.

"E' maiala, Dom."(*) Rispose mesto.

"Io ci ho provato ad avvertirti, ma avevi sempre il telefono spento." Affermò Dom allargando le mani; Orlando fece una smorfia.

"Ti ringrazio lo stesso." Gli disse poi.

"Purtroppo lo hanno già saputo i giornalisti." Dichiarò amaro l'amico. "Sono assiepati qui fuori, quelle iene." L'altro ragazzo roteò gli occhi.

"Lo so, ma Robin mi ha assicurato che ci pensa lei." Rispose. "Era qui dieci minuti fa, mi ha fatto un cazziatone atomico, se mi faceva male la testa, ora mi sento il cranio come un pallone aerostatico." Aggiunse stancamente.

Dom si sporse per guardargli meglio il livido; l'occhio sinistro era circondato da una tumefazione piccola e irregolare, di colore violetto tendente al carminio. L'espressione di Orlando era mesta e rassegnata.

"Certo che ti ha preso pieno." Commentò l'amico. "Però non capisco perché non ti dimettono, in fondo è solo un occhio nero."

"E' per via della commozione cerebrale, mi tengono in osservazione dodici ore." Spiegò Orlando, mentre si sistemava meglio sui cuscini.

"La commozione cerebrale?!" Esclamò stupito Dom. "Ma cazzo, non vorrai dirmi che ti ha preso pure a mazzate in testa!"

"Ma no." Negò moscio l'altro. "Solo che non mi aspettavo il pugno, così sono indietreggiato, ho urtato il tavolino del salotto e sono caduto, sbattendo a testa contro il pavimento." Raccontò quindi.

"No, dai! Non ci credo!" Sbottò divertito Dom. "Sei veramente il peggio!" E scoppiò a ridere senza ritegno.

"Ma vaffanculo!" Replicò Orlando, portandosi una mano alla fronte e scostandosi i capelli. "Testa di cazzo, smettila di ridere, io sto male!"

"Vabbene, vabbene!" Fece il ragazzo, alzando le mani in segno di resa; dopo qualche risatina di assestamento, tornò normale, sempre che si potesse dire di lui. "Allora, di Kate che n’è stato?" Domandò a Orlando, qualche minuto dopo.

"Credo... non so di preciso..." Rispose vago lui. "Robin mi ha detto che è andata dalla sua amica Cinthya, poi non so." Aggiunse stringendosi nelle spalle.

"Senti, ma devo avvertire qualcuno, tua madre?" Gli chiese allora l'amico; Orlando si rianimò, negando vigorosamente con la mano.

"No, per l'amor di Dio, ci manca solo lei..." Affermò. "Si preoccuperebbe a morte, precipitandosi qui, e aggiungendo al mio mal di testa due coglioni difficilmente contenibili..."

"Non vuoi neanche che chiami... la..." Orlando osservava la strana espressione di Dom incuriosito, aggrottando la fronte. "...la tarantola..."

"Chi?" Fece l'amico ridacchiando. "Non starai parlando di Josie?!" L'altro non sapeva più dove guardare, ma, alla fine, annuì imbarazzato; Orlando rise. "Guarda che Josie non è poi così acida." Gli disse.

"Beh, devo crederci, o non la tromberesti." Ribatté l'amico, incrociando le braccia; risero entrambi.

"E' a San Francisco per un convegno, tornerà domenica sera, non voglio farla preoccupare." Spiegò infine Orlando. "La chiamerò io."

"Ok." Acconsentì Dom. "Dunque, che facciamo?"

"Resti un po' a farmi compagnia?" Gli chiese il ragazzo ricoverato.

"Hm, perché no." Accettò l'altro, appoggiando il mento sulle braccia incrociate. "Tanto non ho un cazzo da fare."

Si raccontarono un po' di stronzate, scherzarono sul didietro dell'infermiera che venne a controllare Orlando, poi, inevitabile, venne un momento di stanca, era quasi l'una di notte.

"Oh, sai che faccio?" Annunciò entusiasta Dom, dopo un attimo di silenzio. "Io chiamo Lij e Billy!"

"Ma no, dai!" Sbottò Orlando, che cominciava ad accusare una certa stanchezza. "Non rompergli i coglioni, cazzone, a New York sono le quattro del mattino!"

Ma Dom alzò l'indice, fermando le sue proteste. "Primo, io non rompo i coglioni, semmai ne comporto l'incontrollato rigonfiamento." Proclamò sicuro. "Secondo, è venerdì sera, vuoi che Elwood non sia in giro?"

"No, Dom, è sabato mattina e sono le quattro lì!" Tentò ancora Orlando.

"Userò il mio accento islandese, non mi riconoscerà mai!" Esclamò allegramente imperterrito l'amico, mentre prendeva il telefono e impostava il sistema per nascondere il numero.

"Mi spiace dirtelo, Dom, sei un pessimo imitatore..." Gli confessò l'altro scuotendo il capo; nulla da fare, lui aveva già richiamato il numero e messo in viva voce.

Attese alcuni squilli, finche non si aprì la comunicazione. "Biondo? Ghi è ki tu balla?" Interrogò, con voce nasale ed un accento spudoratamente inventato lì per lì.

"Qui di biondo non ci sono nemmeno i peli del tuo culo, Monaghan." Rispose una voce pacata. "Ma non ti stanchi mai di 'ste menate?"

"Oh, cazzo, ma come hai fatto a riconoscermi, Elwood?" Replicò Dom, fingendosi stupito; Orlando, nel frattempo, rideva come un cretino.

"Per forza, uno scherzo imbecille come questo, alle quattro del mattino, lo puoi fare solo te, disgraziato!" Rispose Lij ridendo. "E guarda che ho riconosciuto anche quell'altro deficiente che sta ridendo!"

"Scusa Lij, ci ho provato a convincerlo, ma lo sai com'è fatto!" Intervenne Orlando; l'amico dall'altra parte del telefono sbuffò. "Dove sei?"

"Bah, un po' in giro, sapete, questa è la città che non dorme mai, ma stavo pensando di andarmene a letto." Rispose allegro. "Voi?"

"Siamo in ospedale!" Gli disse Dom ridendo; ci fu un attimo di silenzio.

"Come in ospedale?" Fece poi Elijah, con tono preoccupato. "Mi prendi per il culo Dom, siete sbronzi?" Era diventato serio.

"Macché sbronzi, siamo lucidissimi!" Replicò divertito l'amico. "Cioè, Orlando non tanto, perché è lui che sta ricoverato!"

"Dom, smettila di fare il cazzone!" Gli ordinò Lij, che non stava più scherzando. "Che cosa è successo, avete avuto un incidente, hai bevuto?"

"E dai con questo bere!" Sbottò Dom. "Ti ho detto che siamo sobri, ora ti dico cosa è successo..." Orlando, però, smanettava dicendo, solo con le labbra: No, dai!

Non servì a nulla, Dominic raccontò tutta la vicenda di Orlando, e la faccenda fu parecchio divertente; dieci minuti dopo stavano ridendo tutti e tre a crepapelle, Dom e Orlando stesi insieme sul letto e Lij dall'altra parte dell'apparecchio. Si salutarono solo quando un'infermiera gli ricordò che stavano in un ospedale ed era notte fonda. Orlando riuscì, infine, a far desistere Dominic dal telefonare anche a Billy, e così il ragazzo se ne andò a casa; poco dopo all'attore arrivò un messaggio di Josie.

Buonanotte tergiversatore. Ti amo. Diceva; quell'allusione alla sua indecisione lo fece sorridere, lei non mancava mai di punzecchiarlo, se avesse saputo... Ti amo anch'io, stronza. Buonanotte. Le rispose, poi spense il telefono e decise di dormire.

 

Il sabato e la domenica furono due giornate piuttosto uggiose; il primo passò tra le pratiche per uscire dall'ospedale e la fuga infinita dai giornalisti, alla sera Orlando si barricò in casa e non ne uscì fino al giorno dopo. La mattina di domenica si consumò stancamente tra casa e spiaggia, l'attore si sentiva ancora parecchio rincoglionito; all'ora di pranzo arrivarono Scott, Deb e Dominic, accompagnati da un delizioso pranzetto. Il pomeriggio fu decisamente più divertente. In serata, la coppia di amici dovette andare via, avevano un impegno a cena, così rimasero solo Dom e Orlando.

"Puttana di quella troia!" Imprecò Dom, che si era messo a giocare con la Play Station, mentre l'amico cercava di riposare un po'. "Questa pompinara si è fatta ammazzare di nuovo!"

"Dom, lascia stare!" Gli consigliò Orlando, alzando appena una mano. "Tomb Rider non fa per te." L'altro lo guardò con espressione riflessiva.

"Sai che hai ragione?" Replicò infine. "Lara è troppo squadrata per me, e poi, credo che abbia le tette rifatte..." Lo disse con un tono serissimo, che fece ridere entrambi; in quel momento suonò il campanello. "Vado io." Fece Dom, evitando che Orlando si alzasse.

Rispose al videocitofono, gli apparì davanti una ragazza bruna che non riconobbe; lei, vedendo che non le aprivano, fissò la telecamera sospettosa. "Sono Josie." Disse.

"Ah..." Fece Dominic. "Vieni." Invitò allora, spingendo l'apertura del cancello.

Pochi istanti dopo le aprì la porta di casa; ad ogni modo, se la ricordava un po' diversa da questa bella ragazza coi capelli sciolti, jeans scoloriti e una semplice maglietta bianca a maniche lunghe. Josie aveva un'espressione ansiosa e interrogò Dom con gli occhi; lui, che era rimasto un attimino imbambolato, esitò per un secondo.

"Ah! Orlando!" Esclamò quindi. "E' sul divano." E le indicò la sua destra; lei lo superò entrando in casa e dirigendosi verso le poltrone davanti al televisore.

Josie si diresse decisa in quella direzione, aggirò le poltrone e si mise davanti all'attore; aveva ancora in mano le chiavi della macchina. Lui era semi disteso, col busto nell'angolo del divano; il cane gli si era accoccolato in mezzo alle gambe, con il muso appoggiato su una coscia, osservava la nuova arrivata da sotto in su. Avevano la stessa espressione scazzata; visti in quel modo erano la rappresentazione della mestizia.

La ragazza si sedette sul tavolino davanti a lui, scansando un Joypad, e si piegò appoggiando i gomiti sulle ginocchia. "Che cavolo mi combini?" Gli disse, fissandolo negl'occhi.

"Qualcosa non è andato come doveva, Joss." Le rispose Orlando; lei sospirò raddrizzandosi. Dom, nel frattempo, era tornato a sedersi accanto all'amico.

"Ma come ha fatto a scoprirlo? Non siamo stati abbastanza attenti?" Continuò Josie.

"Temo di no." Fece il ragazzo, scuotendo il capo. "Ti ricordi quel giorno in barca, quando tu mi chiedesti se pensavo ci fossero dei paparazzi..." Lei scattò in piedi, interrompendolo.

"C'erano!" Esclamò; Orlando non poté che annuire. "Oh, cazzo!" Dominic, osservando il comportamento di Josie, cominciava a trovarla decisamente simpatica.

"Puoi trovare ancora qualche pezzettino della rivista tra le braci del camino." Le disse; lei lo guardò, poi sbuffò scocciata, passandosi una mano tra i capelli.

La ragazza si risedette e guardò di nuovo Orlando. "Quante volte ti ho detto di parlarci? Ti ho implorato di fare chiarezza? Eh?" Gli chiese con espressione quasi delusa. "Dico, c'era bisogno di arrivare a questo merdoso punto? Di farsi mandare all'ospedale?" Gli rimproverò poi, gesticolando.

"Sono un cretino, e non c'è bisogno che me lo dici tu, lo so perfettamente." Si difese lui. "Ma non è mica colpa mia, se ci hanno beccato!" Aggiunse.

"Oddio! Uomini!" Sbottò Josie, alzando gli occhi al cielo, poi si alzò di nuovo. "Che cosa abbiamo fatto di male per meritarvi? Pavidi, egoisti e insicuri!" Proclamò, mentre faceva qualche passo nel piccolo spazio. "E si lavano anche poco!"

Dom spalancò la bocca sorpreso, a quell'affermazione. "Oh, se ti facciamo così schifo, diventa lesbica!" Affermò; lei e Orlando lo guardarono con disapprovazione.

Il ragazzo si raddrizzò sulla poltrona. "Vai, Dominic, porta Sidi a fare una passeggiata, vai." Gli consigliò, facendo scendere l'animale dalle sue gambe. "Noi è meglio se parliamo un po' da soli."

L'amico, anche se con una discreta riluttanza, ubbidì; prese per il collare l'ancor più riluttante cane e si diresse verso la portafinestra che conduceva sul lato della spiaggia. Josie sospirò e si mise accanto ad Orlando; entrambi guardavano avanti.

"Insomma, Josie..." Esordì l'attore. "...non stiamo un po' insieme da almeno una settimana, e la prima cosa che fai è un pippone di cui, anche sforzandomi, non vedo la necessità." Lei girò il capo, trovandolo che la fissava.

"E' che sono arrabbiata con te." Spiegò la ragazza, e tornò a guardare avanti. "Mi hai raccontato tutta questa storia al telefono e mi sono preoccupata da morire." Continuò accorata, si capiva che era stata veramente in pensiero. "E poi... Oh, cavolo, in fondo io Kate posso anche giustificarla! Ha ragione!"

"Che cosa?!" Sbottò Orlando spalancando gli occhi. "Mi ha colpito!"

"E' che tu non capisci!" Ribatté Josie. "Io lo so cosa vuol dire avere le corna." Affermò, posandosi una mano sul petto. "Indipendentemente dall'affetto che ti lega ad una persona, essere traditi è molto umiliante, lo dico per esperienza personale."

"Oh, vabbene! Io non capirò un cazzo, ma ho comunque un occhio nero!" Replicò offeso il ragazzo, incrociando le braccia; lei si girò anche col busto e lo guardò in faccia.

"Parliamoci chiaro, Orlando." Disse seria. "Vuoi forse negare di nutrire dei profondi sensi di colpa, per la situazione che abbiamo creato?" Gli chiese poi; lui la fissò per un attimo negl'occhi, poi sospirò e chinò il capo.

"Tremendi sensi di colpa." Ammise sconsolato. "Non avrei mai voluto che finisse così, io sono stato bene con Kate, sono stato felice." Aggiunse mesto. "Lei mi ha dato così tanto, e io sento di non averla mai ripagata a sufficienza, ed ora è andata in questo modo..."

"Vedi." Fece Josie allargando le mani. "Non volevo davvero renderti triste, era solo per farti capire. Ad ogni modo, non credo che avremo mai la possibilità di spiegarci con lei, e poi cosa c'è da spiegare, noi siamo in colpa e non c'è nulla da fare."

"Io vorrei davvero avere la possibilità di spiegarmi, ma non credo di poter aggiungere qualcosa alla discussione dell'altra sera, e le conseguenze sono palesi." Affermò l'attore. "Però, cazzo, Josie, tu sei veramente spietata!"

"Che ci posso fare." Dichiarò la ragazza stringendosi nelle spalle. "Dobbiamo convivere con i nostri errori, siamo esseri umani, Orlando."

Seguì un lungo momento di silenzio; i due sedevano accanto, guardando avanti, le loro spalle si sfioravano, in lontananza si sentiva la risacca della spiaggia, il sole rosseggiava oltre le vetrate.

"E' la nostra prima discussione." Affermò, ad un certo punto, Orlando.

"A parte quelle al premio cinematografico..." Ricordò Josie, con un mezzo sorriso; lui rise sommessamente, a capo chino.

"Certo che tu sei proprio un coglione!" Esclamò quindi la ragazza, girandosi di scatto verso di lui, però sembrava meno seria. "Farti mandare all'ospedale, dico io!"

"Per favore!" Replicò l'attore con un sorriso. "Ci ha già pensato Dom, a sfottermi!"

"E ha fatto bene!" Rincarò Josie.

"Dai!" Protestò Orlando. "Non puoi difendere uno che ti ha consigliato di diventare lesbica!"

La ragazza non ce la faceva più, stava per scoppiare a ridere; si lasciò andare ad una risata bassa, cui l'attore rispose allo stesso modo. Ora si appoggiavano l'uno all'altra, ridendo piano, ma con intensità; lentamente, il ragazzo, appoggiò la fronte a quella di lei, che non lo respinse. Si guardarono, infine, negl'occhi, entrambi li avevano lucidi. Josie gli carezzò il collo, Orlando le passò un braccio intorno alla vita, e si baciarono dolcemente.

 

Dominic si trattenne a cena. L'atmosfera si era decisamente rasserenata; a tavola risero e scherzarono. Dom dovette ricredersi della sua opinione su Josie, certo il suo umorismo era un po' sofisticato, ma era spiritosa e, soprattutto, molto lontana dall'algida donna in nero che lo aveva rimbalzato a quella famosa festa. I ragazzi si salutarono passata la mezzanotte.

Josie si mise a rassettare la cucina; Orlando riscontrò in lei una specie di lieve fissazione per l'ordine e la pulizia. L'attore, invece, dopo un po', preferì andare a letto.

Più tardi, quando la ragazza salì di sopra, trovò Orlando che dormiva su un fianco, col cane accucciato in fondo al letto e la testa sopra una gamba del padrone. Josie si spogliò, andò in bagno, con calma; quindi, frugò in un paio di cassetti, fino a trovare una delle magliette di Orlando, e se l'infilò. Lo raggiunse a letto, cercando di avvicinarsi il più possibile a lui, senza dare fastidio al cane; lo abbracciò alla vita e gli diede un lieve bacio sul collo.

"Questo non è un cane..." Mormorò una voce assonnata.

"Oh, ti ho svegliato?" Si rammaricò lei, sollevandosi un po'; lui scosse il capo, poi si girò verso la ragazza; lei gli carezzò i capelli.

"No, ti aspettavo sonnecchiando." Rispose sorridendo; cercarono di abbracciarsi, ma Josie non riusciva ad avvicinarsi che fino ad un certo punto. "Ma che fai?" Protestò Orlando.

"E' il cane." Dichiarò lei, abbassando gli occhi sulla massa di pelo scuro ai loro piedi.

"Dagli una spinta col piede, vedrai che lo muove quel culone." Le suggerì il ragazzo.

"No, dai!" Esclamò Josie. "Poverino, non possiamo convincerlo con le buone?"

"Scherzi? Da quell'orecchio proprio non ci sente." Ribatté Orlando, e diede a Sidi una piccola spinta, tipo carezza col piede; l'animale biascicò un po', poi si sollevò mollemente, spostandosi dietro a Josie, qui si lasciò cadere attaccato alla schiena della ragazza e schiacciandola contro il padrone.

"Oh!" Si lamentò lei. "Questo sarebbe il tuo metodo per farti abbracciare dalle ragazze?"

"Originale, eh?" Rispose divertito il ragazzo; risero.

"Ti ci vorrà un letto a tre piazze!" Scherzò la ragazza. "A proposito." Gli disse, tornando ad un tono normale. "Ti volevo chiedere una cosa."

"Dimmi." Fece Orlando, mentre faceva scorrere una mano sulla coscia vellutata di Josie.

"Tu, qui sei in affitto?" Gli domandò; lui fu un po' stupito dalla richiesta, ma rispose.

"Sì." Annuì. "Sono miei solo i divani di pelle, il televisore e l'attrezzatura del pc nello studio, perché?" Aggiunse incuriosito.

"Beh, mi chiedevo se..." Riprese la ragazza, distrattamente. "...magari potresti... venire a stare da me..." Orlando spalancò gli occhi, sorpreso.

"Io, Josie, non vorrei offenderti, ma..." Rispose infine, preoccupato. "...ho appena rotto con Kate, non oso pensare a che ricami ci farebbero sopra i giornalisti, già quelle foto sono state un bel problema, e..."

"Ma io non dico subito." L'interruppe lei. "Può essere tra un mese, fra tre, l'anno prossimo, insomma, non voglio metterti fretta, solo mi farebbe piacere."

"Credimi, sono lusingato dalla tua proposta, ma preferisco aspettare, spero di non ferirti..."

"Ma no! Sono d'accordo." Affermò Josie con un gesto rafforzativo. "E' che ho pensato, tu non passi tutto l'anno a Los Angeles, sei una persona molto impegnata, e mi sembrava inutile passare il poco tempo nella stessa città in due case diverse." Spiegò tranquilla.

"Hai perfettamente ragione." Commentò Orlando. "E ti giuro, appena le acque si sono calmate, ed avrò un momento di respiro, mi trasferirò subito da te." Josie gli sorrise.

"Non devi farlo per farmi contenta." Gli disse però.

"Lo faccio solo per me stesso." Ribatté lui con dolcezza, stringendola a se. "Perché quando sono con te, sto bene." La ragazza gli sorrise di nuovo, poi si accoccolò tra le sue braccia e, poco dopo, si addormentarono.

 

La settimana successiva Orlando terminò le riprese in interni del suo film, cosa che preparava la partenza verso le location degli esterni. Lui e Josie, dopo l'incidente, si erano visti abbastanza regolarmente, anche se non avevano frequentato posti pubblici; per lo più, si erano visti a casa dell'uno o dell'altra, ma non gli pesava, poiché stavano attraversando una fase piuttosto passionale del loro rapporto...

Orlando, infine, partì, e questo, in un certo senso, fu un evento positivo: per almeno due mesi l'attenzione dei media si sarebbe spostata su personaggi più accessibili, visto che il set era off limits per qualsiasi giornalista.

Josie lo sentiva solo per telefono, ma era bello; si punzecchiavano, ridevano, parlavano di tutto e, inevitabilmente, finivano per fare i cinici romantici, come piaceva a loro. Ogni quindici giorni, più o meno, a Orlando prendeva la malinconia e la supplicava di raggiungerlo lì; lei, con pazienza, gli ricordava la faccenda delle foto e riusciva a dissuaderlo. Josie non voleva, nel modo più assoluto, creare problemi con la sua presenza; comunque, un piccolo momento d'imbarazzo ci fu, anche se la ragazza non fu coinvolta direttamente.

Una sera Orlando usciva da un locale, dove aveva cenato con la troupe; un giornalista, lì appostato con altri, gli chiese se il suo ricovero in ospedale fosse dovuto, come si diceva, ad una lite con Kate, causata dalla sua scappatella ai Caraibi. L'attore ribadì la versione ufficiale, e cioè che si trattava di un banale incidente domestico, e aggiunse che la sua vita privata riguardava solo e soltanto lui.

A Los Angeles, nel frattempo, Josie si divideva tra lavoro, uscite con Franny e cura della casa; infatti, i mobili di Cary erano finiti al mercato dell'usato e lei aveva sgombrato lo studio. In previsione che, in un prossimo futuro (molto prossimo, sperava la ragazza), Orlando ne volesse fare la sua stanza privata...

 

(*) Espressione tipicamente toscana che sta per "le cose vanno piuttosto male".

 

CONTINUA....

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: CowgirlSara