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Autore: Samurai Riku    28/07/2013    0 recensioni
La fanfic Yon-nen mae ni... (quattro anni prima...) è il prequel di questa storia; detto questo, non è indispensabile averla letta, ma potrebbe chiarire qualche piccolo punto contenuto in questa nuova fanfic.
Per chi mi segue, e si è domandato come sia finita la samurai Riku Komatu nel mondo di Gintama, signore e signori, ecco finalmente la spiegazione!!
La giovane samurai fa ritorno a Edo, e dovrà riconquistarsi un posto nell'amata città in cui è cresciuta, tra difficoltà, nuove conoscenze più o meno piacevoli e piani terroristici, il tutto nel classico stile comico, ma anche un po' introspettivo, di Gintama.
Genere: Azione, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gintoki Sakata, Kagura, Nuovo personaggio, Shinpachi Shimura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 1: la maggior parte degli incidenti stradali avvengono al mattino presto, per cui se non volete rischiare dormite fino a tardi!!
 
Non immaginavo che la stazione ferroviaria fosse così vuota a quell’ora di mattina. Sì, era una piccola stazione di un piccolo borgo di provincia, ma chissà perché ci si aspetta sempre che un posto simile sia affollato a qualsiasi ora del giorno.
Forse perché le persone immaginano che sia un punto di partenza o di arrivo… l’inizio di qualcosa di grande, di una svolta, un’importante decisione che viene ufficialmente presa obliterando un biglietto. Non ho idea di cosa potesse rappresentare quella piccola stazione ferroviaria per quelle quattro o cinque persone che attendevano leggendo il giornale o sistemando le proprie cose, ma per me significava davvero una svolta radicale nella mia vita…
Avevo finalmente deciso di fare ritorno alla mia vecchia città. Ritornare a Edo.
Non erano passati poi così tanti anni, tre o quattro a dir tanto… ma ne sentivo la mancanza. Mi trasferii in questo piccolo villaggio rurale con i miei genitori per ricominciare una nuova vita… strano, eh? Sarà per questo che hanno tanta importanza i treni e le stazioni per me. Pare segnino eventi importanti della mia vita senza che io possa intervenire in alcun modo, lamentandomi o gioendo.
Eppure mi mancherà questo posto… non è così male dopotutto, è tranquillo, gli abitanti sono cordiali e simpatici… una piccola goccia di antica tradizione nipponica in questo Paese ormai mutato dagli Amanto. Edo poi, è il fulcro del cambiamento. Pare che gli Amanto si trovino bene nel nostro Paese, nella capitale economica soprattutto… piaceva anche a me viverci, eh sì… ma non ci hanno pensato due volte a sbattere fuori di casa me e la mia famiglia.
Comunque… le cose sono cambiate. Sono cresciuta, mi sono rassegnata all’idea di convivere con queste creature, che poi… non sono tutti dei pessimi elementi, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio!! Ma adesso le cose cambieranno… mi sono allenata in questi anni, sono migliorata, nonostante i primi disperati tentativi di dissuadermi di mi padre, sono diventata un samurai esperto. Sì, sono una ragazza e sono un samurai… insomma, il Paese è stato invaso dagli alieni e una donna non può brandire la spada!? È da ipocriti sostenere una cosa del genere!
Ho continuato ad esercitarmi seguendo i precetti del mio maestro, e alla fine anche papà mi ha dato una mano… sono la degna figlia di un vecchio maestro di spada!
Il mio maestro… chissà come se la passa… mi piacerebbe rivederlo, chissà…
Finalmente il treno si fermò in stazione, stridendo sui binari e sbuffando.
Meno gente di quanta aspettava scese alla mia stazione… in un borgo così piccolo non c’era da aspettarsi chissà quale attività frenetica. L’evento più insolito che si è verificato negli ultimi dieci anni è stato il trasloco della mia famiglia.
Presi la mia sacca contenente le poche cose che decisi di portarmi dietro, assicurai per bene al fianco sinistro la mia spada e salì in carrozza, andando a sedermi vicino al finestrino.
Osservai forse per l’ultima volta quella piccola stazione ferroviaria e gli sporadici tetti blu avio che sporgevano dietro di essa, poi il mio volto delicatamente riflesso sul vetro. In quegli anni avevo deciso di non tagliarmi i capelli, per far felice mia madre e avere un aspetto almeno un po’ meno ‘maschile’ ma per la mia pratica con la spada mi erano di impaccio, così li portavo sempre legati in una coda alta. Sì, aspetto maschile… l’hakama rosso e il juban blu scuro non erano certo capi di alta moda delle signorine, ma che ci posso fare… io sono un samurai.
Con un altro sbuffo e un leggero scossone il treno riprese la sua corsa che nel giro di qualche ora mi avrebbe portata alla ben più grande e confusa stazione ferroviaria di Edo.
I campi di riso, le strade sterrate e le colline si allontanavano sempre più alla mia vista, ma mi sarei portata quei luoghi, quei colori e quei profumi nel mio cuore. Mi sarebbero mancati nella moderna e trafficata capitale, ma era lì che volevo vivere, e lì sarei andata.
 
 
Scesi alla fermata più vicina a Kabuki-cho, il mio vecchio quartiere.
Più gente, più confusione, più amanto.
Wow… il primo impatto fu come ricevere un cazzotto in pieno stomaco! Il traffico della città mi travolse in pieno quasi disorientandomi. Tutto così diverso, grande, avanzato… ah, non avevo tempo per guardarmi troppo intorno, avevo una missione da compiere! E poi, prima mi sarei sistemata, poi avrei fatto tutti i giri che volevo, assaporando a pieno il fascino di Edo.
Provai comunque una grande gioia, come una piacevole fitta nel petto, e il cuore mi batté forte… ce l’avevo fatta, il primo passo della mia svolta l’avevo compiuto! Sìì!!!
Bene o male la strada me la ricordavo ancora, e le indicazioni stradali fecero il resto… al contrario degli artigiani e dei contadini rurali, la gente di città non è molto cortese ed educata, ma che ci posso fare… è la frenesia di vivere al centro del mondo.
Svoltai per l’ultima volta a destra, e accelerai il passo al pensiero che presto avrei ritrovato casa, la mia vecchia casa, il dojo… avrei ricominciato da lì, sì! Fare il maestro di spada di questi tempi non è molo redditizio, ma mi sarei trovata anche un altro lavoro per tirare avanti, non era un problema. La strada era cambiata in quegli anni… molto cambiata, direi, feci fatica ad individuare l’esatta ubicazione di casa mia e, be’… in effetti non la trovai.
Al posto di casa mia, del mio dojo, c’era un’altra costruzione a due piani, abbastanza fatiscente, con insegne luminose e loschi individui che entravano e uscivano. Amanto, per lo più.
-Cosa…?! Che diavolo è questo posto?- spostai lo sguardo sull’intera facciata, adocchiando anche avvenenti donne umane e amanto che sbirciavano la strada dal balcone al secondo piano, poi mi concentrai sull’insegna che recitava «dojo del piacere». Ero sempre più sconcertata -… Cosa?!-
Un Inui uscì da quel… quel… coso, e mi si avvicinò. Una ventata di alcol misto a qualche altro odore sgradevole mi accerchiò.
-Ehi, ehi, ti sei persa ragazzina?-
-Questo… che razza di posto è?!- sbottai, preda del più profondo sconforto e della più tremenda frustrazione.
-Non si vede?!- disse l’altro quasi con scherno -È una casa del piacere! Giochi d’azzardo e, be’… ehehe, altri giochi più divertenti!- aggiunse con un ghigno.
Spostai lo sguardo dalle ‘belledonne’ del secondo piano all’Inui davanti a me -Mica erano illegali queste cose a Edo!?-
Questo rise di gusto -Sì, sì, certo…!! Illegali! Ahaha!!-
No… non potevo crederci… avevo fatto tutta quella strada, mi ero preparata apposta solo per questo momento… e al posto di casa mia trovo…
-Che fine ha fatto il dojo che sorgeva qui?- chiesi, senza guardarlo più in faccia, con un tono greve.
-Eeh?! Il dojo…? Aah, sì, sì, ora ricordo! L’hanno buttato giù quattro anni fa quel posto!! Nn c’era più nessuno e così l’hanno raso al suolo!!-
… non hanno nemmeno aspettato che ce ne andassimo…
-Com’è che si chiamava…? Shotokan… no, no… Kirei… -
-Komatsu. Dojo Komatsu.- serrai i pugni lungo i fianchi.
L’Inui batté i palmi -Ecco!! Komatsu!! Come mai ti interessa?! Conoscevi qualcuno, ragazzina?-
Chiamami ancora ragazzina e ti apro un altro buco per respirare.
-Ehi, che hai lì al fianco, una spada? Non lo sai che è vietato portare le spade?!- allungò una mano verso la mia katana, ma con un gesto lo allontanai, stizzita.
-Non toccarla!-
-Attenta a quello che fai, ragazzina!!- mi strinse la mascella, sollevandomi il volto e costringendomi a guardarlo. Per nulla intimorita gli rivolsi uno sguardo di fuoco -Tsk… ora che ti guardo bene non sei poi così male, quanti anni hai?-
Non gli risposi.
-Non sembri di qui, ti sei appena trasferita? Sai, se non sai dove andare e non hai un lavoro puoi sempre fermarti qui, è un posto carino, pagano bene… e poi, le umane sono sempre ben apprezzate!- aggiunse con un mezzo ghigno -Voi che ne dite?!-
Altri due Inui gli si affiancarono, fissandomi.
-Non è niente male, ci si fa sempre un bell’incasso con queste scimmie!-
Mi liberai dalla presa con un rapido e forte gesto che sorprese i miei intrattenitori, posai poi una mano sull’elsa della katana -Levatemi le  mani di dosso!!-
-Uuh, agguerrita la ragazza!- commentò uno dei tre.
-Abbassa i toni, chi ti credi di essere?!-
Sorrisi… o per meglio dire, sogghignai, mettendomi in posizione di attacco -Voi, cani bastardi… mi avete sbattuto fuori di casa, e l’avete demolita per costruirci questo sudicio bordello. La pagherete cara.-
-Cosa…?!-
-Ma che sta dicendo…?-
Ringhiai -Tremate…- con uno scatto sguainai la spada, colpendoli con un fendente mortale tutti e tre. Uno venne decapitato, agli altri aprii uno squarcio nel torace -Komatsu è tornata.-
Un grido acuto riempì la strada dal secondo piano di quell’edificio, subito seguito da altri strilli.
-Chiamate a polizia!!-
-Li ha uccisi… li ha uccisi!!-
Mi guardai rapida attorno e di istinto lasciai quel posto rinfoderando la spada e mettendomi a correre più che potevo.
… merda! Sono tornata a Edo da mezz’ora e mi sono già messa nei guai!! Non è possibile, perché non mi so controllare?!
Percorsi pochi isolati e già potevo udire le sirene della polizia in lontananza che si avvicinavano… maledizione, maledizione, maledizione!! Mi fanno fare seppuku!!
Svoltai in un vicolo, appiattendomi contro la parete, cercando di regolare il respiro affannoso e di non farmi perdere dal panico.
Ragiona, Riku… ragiona! Hai appena ucciso tre amanto… e ti hanno vista tutti. Ok, ok, ma puoi sempre dire che è stata legittima difesa… dopotutto mi stavano adescando, mi hanno proposto di andare a lavorare in un bordello!! Sì, legittima difesa… forse un po’ esagerata, ma la miglior difesa è l’attacco, no? Meglio prevenire che curare!!
Mi presi la testa tra le mani, disperata -Aaah, sto delirando!! Calma, respira…- feci un profondo respiro riuscendo a placare le mie paranoie almeno per qualche istante. Avrei aspettato che le acque si calmassero, poi sarei andata io dalla polizia a spiegare cos’era realmente successo. Sì, era la soluzione migliore…
Una giovane voce attirò la mia attenzione, facendomi alzare la testa di scatto -Ehi, sei davvero una ragazza!! Che storia!!-
All’ingresso del vicolo c’era un ragazzo, avrà avuto all’incirca la mia età. Vestiva un’uniforme nera, capelli corti chiari e… imbracciava un… bazooka…?!
Alla sua sinistra un altro uomo vestito alla medesima maniera, con capelli neri e una sigaretta tra le labbra sguainò la katana puntandomela contro -Shinsengumi, sei in arresto.-
…… e questi chi cavolo sono?!
Restammo a fissarci in silenzio per qualche secondo, poi senza pensarci due volte mi voltai e scappai in tutta fretta.
-Spara, Sogo.-
-Aah… te l’ho detto Hijikata, se dici ‘Shinsengumi, sei in arresto’ è ovvio che i criminali non si fermano!- il biondino prese la mira con il lanciarazzi e sparò un colpo con tutta la nonchalance possibile.
Finii catapultata a terra con qualche detrito di bidoni che mi volavano attorno -Da quando la polizia ha in dotazione l’artiglieria pesante?!- nn feci nemmeno in tempo a rialzarmi che un fendente calò sopra di me, rapido e silenzioso. Pronta di riflessi rotolai con la schiena a terra e sguainai la spada, parando il colpo.
L’altro tizio della Shinsengumi aveva appena cercato di decapitarmi.
-Tsk… non la passerai liscia, donna samurai!-
-Levati…!!- gli diedi un forte  calcio e mi rialzai, ma quello mi fu subito addosso con un affondo. Schivai e gli bloccai la lama contro la mia, mantenendo la pressione per non farlo muovere.
È davvero un osso duro, non c’è che dire.
-Questa è resistenza all’arresto!-
-Ah sì?! Sai quanto me ne frega!!- spostai rapida la katana cercando di colpirlo all’addome.
Evitò abilmente il mio fendente, e le nostre lame finirono ancora per cozzare -E questa è aggressione ad un pubblico ufficiale!!-
-Fermo così, Hiijikata!- disse l’altro poliziotto, poco lontano che aveva imbracciato di nuovo il bazooka e mirava verso di noi.
-… che fa, ci spara contro?!-
-Non t’azzardare a farlo Okita!! Ehi, mi hai sentito?!- sbraitò il mio avversario, ma pareva che l’altro non gli desse ascolto e sparò il secondo colpo.
Con un  calcio allontanai lo sbirro e mi gettai a terra di lato, riparandomi dall’esplosione.
E questo è tentato omicidio…
Ma che diamine… che razza di poliziotti sono questi?! Si ammazzano a vicenda!!
-Hijikata? Sei vivo Hijikata?-
Riemerse dal polverone, dando un pugno in testa al compagno -Certo che sono vivo, razza di cretino!! Ma che ti è saltato in mente, eh?!-
-Uff… mancato anche questa volta!- sbuffò Okita.
-Come sarebbe a dire mancato?! Voglio una spiegazione!!-
Inutile dire che approfittai dell’insolita e assurda confusione creatasi e me la diedi a gambe.
Attraversai qualche altro isolato di corsa senza fermarmi, giusto per essere sicura di aver seminato quei due folli in uniforme. Altro che seppuku, questi qui mi fanno saltare in aria, per la miseria!! Sbucai su una strada secondaria sterrata, che costeggiava il letto del fiume. Ero talmente presa dalla mia frenetica fuga che mi accorsi solo all’ultimo momento dello scooter che mi stava venendo addosso -… Aah!!-
Ci mancava solo che finissi investita. Accadde tutto in un attimo; io caddi a terra presa di sorpresa dall’improvvisa virata che il conducente fece vedendomi, e sia lui che lo scooter si ribaltarono a terra, strisciando per qualche metro.
-Cavolo…!! Che botta, che botta!! Ecco cosa succede a svegliarsi troppo presto!! Ah… no, ti prego, dimmi che è tutto intatto!!- controllò la busta della spesa che era rimasta appesa al manubrio e tirò un sospiro di sollievo -Meno male, il latte alla fragola non si è rovesciato!!-
Rimasi a terra a fissarlo…
No, non può essere… sarebbe troppo assurdo, eppure…
Rimise in piedi lo scooter e mi venne incontro -E-ehi, tutto bene? Non ti ho investita, vero?! Mi ritirano la patente questa volta se ho tirato sotto una persona! Puoi alzarti, vero?-
Non riuscivo a scollare lo sguardo da quell’uomo. Il kimono bianco che portava sopra alla maglia e i pantaloni neri, le iridi di un rosso rubino e quei ricci scomposti schiacciati dal casco -…… Gintoki?-
Lui mi guardò confuso, inarcando un sopracciglio, come se non riuscisse a spiegarsi come mai conoscessi il suo nome, poi si illuminò di una sincera sorpresa -Un momento, tu sei… Riku?-
Un sorriso mi si dipinse in volto, allargandosi sempre di più. Scattai in piedi abbracciandolo di getto, felice come non mai di rivederlo. Mi ero chiesta che fine avesse fatto, ma non immaginavo di certo di rincontrare il mio amico e maestro in queste circostanze!
-Come sono felice di vederti!!-
-Ma… tu non ti eri trasferita? Insomma, cosa ci fai qui?-
-Sono tornata!! E questa volta non me ne vado!-
Soprattutto se mi chiudono in prigione… a tal proposito l’allarme ridondante delle sirene mi ricordò come uno schiaffo la mia recente condizione di fuggiasca.
-… oh, cavolo!-
-Nh?- Gintoki restò in silenzio a guardarmi, poi si volse nella direzione da cui si avvicinavano le volanti della polizia.
-Gintoki, credimi, è stato davvero bellissimo averti incontrato… scusami, ma devo proprio… oh!!- mi ritrovai tra le mani un altro casco, Gin stava già dando gas allo scooter.
-Allaccialo bene, o mi ritirano la patente!-
Eccolo… senza che me ne rendessi conto mi stava di nuovo porgendo la mano, come quattro anni fa. Mi rialzai fissando la sua schiena, come la prima volta.
Mi misi il casco e salii sullo scooter, aggrappandomi ai suoi fianchi -… grazie.-
-Tieniti forte!- mise in modo e partimmo a tutta velocità lungo quella strada sterrata sollevando un polverone.
Ti rincontro da cinque minuti e già mi tiri fuori dai guai…
Grazie Gintoki.
Restai stretta a lui fino a quando non ci fermammo in una stradina poco trafficata e le sirene della polizia non erano più udibili; scesi togliendomi il casco, poggiandomi di schiena contro il muro in legno di un’abitazione. Tirai un profondo sospiro.
Gin se ne stava con le braccia a penzoloni sul manubrio e il volto poggiato su di esse -Direi che li abbiamo seminati.-
-… è normale per te seminare la polizia?-
Alzò le spalle -Mh, sì…-
… magnifico. Chissà perché la cosa non mi stupisce più di tanto.
-Da quanto sei tornata a Edo?-
-Sarà circa un’ora, un’ora e mezza.-
-E la polizia ti da già la caccia?! Wow!!- la cosa sembrava entusiasmarlo.
-Non c’è niente di divertente!! Aah…- mi coprii il volto con una mano -Mi sono messa nei guai, e adesso ho trascinato anche te! Che fiasco totale… e dire che ero tornata per ricominciare una nuova vita.-
-Ricominciare, eh? Non è mai facile come ci si aspetta.- disse, sempre con quel tono indifferente, volgendo lo sguardo non particolarmente vispo ai passanti.
Già, lui ha ricominciato… se ha uno scooter e una patente avrà anche una casa e un lavoro. Ora che lo guardavo bene era in forma, ben tenuto, e i capelli leggermente meno folti… leggermente, eh. Aveva una spada di legno al fianco. Curioso…
-Che è successo, Riku?-
-Io, ecco… be’…- non volevo dirgli tutto subito. Dovevo ancora assimilare io gli eventi di quella orrenda giornata, e sobbarcarlo di un tale peso mi dava fastidio -Volevo tornare a casa mia, al dojo… ma non esiste più. C’è una specie di bordello al posto di casa mia.- involontariamente serrai i pugni, dando un colpo al muro alle mie spalle.
Gin non disse nulla. Io non riuscivo a guardarlo.
-Mi hanno allontanato dalla mia città, e si sono presi la mia casa… razza di bastardi parassiti.- dissi a denti stretti.
-E ti inseguivano per questo?-
-È una storia un po’ lunga…- mi limitai.
Lui accennò un sorriso -Pensare che sei tornata da solo un’ora… in questo caso tieni questo.-
Abbassai lo sguardo e mi ritrovai davanti al naso un biglietto da visita -Agenzia tuttofare di Gintoki Sakata.- lessi -Hai un’agenzia tuttofare?!-
-Siamo specializzati in casi disperati e situazioni impossibili, ovviamente siamo anche i migliori sulla piazza e abbiamo un certo costo, ma questa volta posso farti l’offerta vecchi amici.- mi rivolse quel suo sguardo sicuro e spavaldo, di chi vuole salvare il mondo facendone il giro dalla parte sbagliata.
-Gintoki, io…-
-Non accetto un rifiuto, sappilo!- si riprese il biglietto da visita con aria offesa -Monta, starai a casa mia finchè non troviamo una soluzione! Così inizio a sdebitarmi finalmente!-
-Ma no, ti avrò detto un sacco di volte che tu…!!- prima che potessi finire di parlare Gin posò due dita sulle mie labbra, zittendomi.
-Meno chiacchiere e muoviti!- mise in moto lo scooter.
Sorrisi -Sì, maestro!-
  
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