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Autore: Elysium_    28/07/2013    0 recensioni
Una storia macabra, composta da intensi e brevi attimi di passione, tra due vampiri. Una coppia amata un po' da tutti. Spero vi piaccia.
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Dal secondo capitolo:
"Che cosa..", urlai, serrando le guance tra le mani, poi mi voltai nella stanza e guardai la pozza di sangue.
Mi aggrappai alla parete e mi piegai in avanti, spezzata in due da un conato violento.
Suonava una musica. Una musica blu.
Blu, dolce e soave. Quella l, che è posta subito dopo la b, dà il sapore dolce alla parola. E alla melodia.
Tutto era perfetto, non mancava niente. O forse sì.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Jeremy Gilbert, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Avevo più che goduto tutto quel ben di Dio che fluiva nei canali corporei del piccolo Gilbert.
 
Un piccolo raggio di sole colpiva la salma colante quel liquido rosso. Accarezzava le gocce che provenienti dall'interno della gola, come in fiume, scorrevano sulla lingua e da essa scendevano, sino alla fitta coperta di foglie che ricopriva il terreno boscoso e umido. 
I piccoli raggi di sole facevano brillare di un rosso più intenso le gocce, che trasudavano brama e fame, e facevano brillare anche la piccola pozza dove il Sanguigno s'era posato.
 
Fui attratta di nuovo a nutrirmi, ma con più foga. 
Non mi interessava che fosse già morto, il povero Jeremy. Io stavo per morire di fame, avevo il diritto e, più che mai, la voglia di bere fino alla più completa sazietà.
Solo un Vampiro come me può capire con quanta forza e con quanta volontà resistiamo alla nostra natura di cacciatori, di massacratori senza pietà, senza cuore... resistiamo alla nostra natura di predatori, e questo ci fa sentire davvero morti.
 
Ma i piccoli e deboli raggi di sole non erano diretti solo, e soltanto, sulla morte del ragazzo. Erano diretti anche verso di me: schiava  della notte e servitrice della mala oscurità.
Quei piccoli, e apparentemente innocui, -innocui sì, ma per tutti tranne che per noi vagabondi nel buio-, fotoni accarezzavano di rosso e mettevano fuoco alla mia pelle bianca. 
 
Ero in salvo dentro la mia misera capanna. 
Dovevo aspettare di nuovo la notte, la mia amica che da sempre mi condanna... e mi accompagna nella caccia.
 
Guardai il mio braccio, dove si erano posate le piccole particelle fotoniche, e notai il disegno che avevano impresso in quel piccolo lasso di spazio temporale.
Anche se guarivo più velocemente della norma, le impronte lasciatemi erano ben visibili. Si notavano ancora i lineamenti e i confini delle macchie rossastre.
Pareva quasi un disegno. Un disegno rosso pallido, tendente al rosa -che ormai era quasi scomparso-, su tela vecchia. Piccoli schizzi di tempera color salmone sopra cera pallida e bianca cangiante.
 
Scomparsi.
Svaniti.
 
Guarita.
 
 
Di colpo, con un tonfo sordo, caddi nel pavimento e mi addormentai profondamente.
 
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Erano bellissimi i tempi in cui potevo uscire anche sotto la luca della stella che mi costringe a rintanare. Ricordo ancora quando ero umana, quando non ero attratta dal sangue. Quando provavo lo schifo nel solo guardarlo. Ora, invece, ridotta a nutrirmi di Lui.
Ricordo ancora quando il giorno del mio sedicesimo compleanno andai con alcuni miei amici e amiche alla cascata, che si trova appena fuori il bosco di Mystic Falls. Eravamo tutti contenti di buttarci nella limpida acqua fredda.
Organizzammo di prenderci tutti per mano, senza i nostri genitori però, e di tuffarci nella profonda pozza di liquido trasparente.
 
"1... 2... 3... Via!", fui io che diedi l'inizio alla piccola tragedia.
Nella caduta verso l'acqua, niente di male; ma quando toccai il fondo la mia gamba sbatté contro una roccia che mi tagliò nella pianta del piede, nel malleolo e anche vicino al ginocchio.
La mia gamba destra era pronta ad abbandonarmi, avevo sangue che colava sopra tutta la parte inferiore  della gamba e il mio piede non era in grado di muoversi.
Come paralizzato.
--
 
Mi alzai in tutta fretta e guardai la stanza. 
Scivolai sul sangue e caddi su un ginocchio, poi andai verso la soglia, come per uscire fuori andando incontro all'inferno solare, e mi arrestai come sul bordo di una buca, agitando la mani per la paura.
"Che cosa..", urlai, serrando le guance tra le mani, poi mi voltai nella stanza e guardai la pozza di sangue.
Mi aggrappai alla parete e mi piegai in avanti, spezzata in due da un conato violento.
  
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