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Autore: HisL0uis    28/07/2013    5 recensioni
dal prologo :
Fù in quel momento che , mentre Niall masticava ignaro di tutto , con le labbra umidicce che schioccavano rumorosamente , presi la mia decisione una volta per tutte : lo avrei lasciato .
Quell’ orsetto gommoso giallo aveva messo fine alla nostra relazione .
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  PROLOGO

Alla fine fu quell’orsetto gommoso giallo a convincermi.
Certo, le cose con Niall non andavano da parecchio
ormai, da più tempo di quanto avessi osato ammettere con
chiunque, ma alla fine fu un’innocua caramellina gommosa
a rendere tutto più chiaro nella mia mente.
Per mesi avevo cercato di convincermi che tra noi fosse
tutto a posto. Ogni coppia attraversa periodi bui, è perfettamente
normale, specie quando si sta insieme da tanto.
Persino mia sorella Charlie, che vive una vita da sogno
in Inghilterra con il suo devoto maritino Josh e quegli
angioletti dei gemelli, una volta mi ha confidato di aver
attraversato una fase in cui anche solo la vista del marito
scatenava in lei un odio viscerale. Successe per un breve
periodo dopo l’arrivo dei gemelli: la povera Charlie aveva
affrontato non uno, ma ben due parti strumentali, cui si era
aggiunta anche l’umiliazione di un conseguente prolasso
uterino, tutto per colpa di “quel pervertito”, così cominciò
a chiamare Josh dopo il parto.
Il guaio era che Josh le aveva promesso solennemente
di insistere per un taglio cesareo d’emergenza quando fosse
arrivato il momento, che l’emergenza fosse reale oppure
no. Ma quando il momento era effettivamente arrivato, non
aveva tenuto fede alla promessa. Era invece rimasto lì, a torcersi
quelle mani da inetto fresche di manicure mentre il ginecologo
– che (secondo Charlie) aveva un’innaturale predilezione
per i parti naturali, quando possibili – la rovinava
sul tavolo operatorio! E aveva avuto pure la sfacciataggine
di svenire quando il primo gemello, con quello strano cranio
alieno a forma di cono provocato dal forcipe, era stato
estratto a forza dal corpo di mia sorella tra calci e strilli.
Riacquistata la lucidità, Charlie  aveva riconosciuto che
forse ciò che aveva subìto non era effettivamente colpa di
Josh , ciononostante a volte la notte se ne stava sdraiata
architettando modi per ucciderlo. Una volta aveva letto di
un uomo che aveva strangolato la moglie mentre dormiva
tranquilla e in seguito aveva dichiarato di averlo fatto nel
sonno e di non ricordare nulla. Aveva sostenuto senza esitazione
davanti al giudice e alla giuria di aver agito inconsapevolmente…
e la cosa straordinaria è che era riuscito a farla
franca! Gli avevano creduto quando aveva detto di non essersi
reso conto che stava soffocando quella povera anima,
che ora era tormentato dal senso di colpa e dal rimorso e
che doveva prendere diciassette farmaci diversi per cercare
di superare la disgrazia.
Charlie  mi ha confessato che quel piano aveva cominciato
a stuzzicarla… sembrava così semplice e addirittura plausibile.
Non lo riteneva nemmeno così difficile da mettere in
pratica – era un membro attivo nel gruppo teatrale della sua
comunità e aveva vissuto un momento di gloria interpretando
una vedova affranta ne Il violinista sul tetto. Aveva persino
ricevuto recensioni favorevoli sul giornale locale. Ciliegina
sulla torta, si era già creato un precedente in una corte di
giustizia… poteva farlo, di questo era certa. E se fosse stata
costretta a prendere diciassette pillole diverse dopo l’accaduto,
pazienza. Evidentemente era il suo destino.
Charlie  mi ha detto che soltanto quando il dottore le diagnosticò
una grave forma di depressione post partum e le
prescrisse delle pilloline blu capì di essere stata a un passo
dal mandare a rotoli la sua vita perfetta. Era stata una follia
– tutto quanto – e finché continuava a prendere le pillole
riusciva a rendersene conto.
Tutto questo mi aveva dato un barlume di speranza, poi
mi ero ricordata che io e Niall non avevamo figli, quindi
non c’era alcuna depressione post partum da incolpare per
come mi sentivo. Oltretutto, depressione o meno, Charlie
aveva davvero delle ottime ragioni per odiare Josh perché
era un pervertito: ci aveva provato con me due Natali
prima. Lui naturalmente aveva detto che si era trattato di
un incidente, ma io sapevo che aveva fatto cadere le patate
arrosto sul pavimento con il solo scopo di guardarmi sotto
la gonna.
E così avevo passato un’infinità di notti ad ascoltare il fastidioso
inspirare ed espirare di Niall , e a interrogarmi
sul da farsi. Innanzitutto avevo cercato con tutta me stessa
di ignorare le mie emozioni e di tirare avanti, timbrando
ogni giorno il cartellino all’agenzia immobiliare Hanly &
Company, nella speranza che le cose cambiassero. Dopotutto,
il mondo intero era in preda all’incertezza e all’instabilità
per via della crisi economica globale. Non ero di
certo l’unica con dei problemi. Anche Niall – è architetto
– era nella stessa situazione, mi dicevo. Passava quasi ogni
serata a leggere statistiche sulla disoccupazione e a borbottare
fra sé che tutti avevano la testa sul ceppo e non era
rimasta alcuna speranza.
Ne saremmo usciti, però, lo sapevo. Per forza: eravamo
stati fidanzatini dai tempi dell’infanzia e si sa che chi sta
insieme fin dall’infanzia non si lascerà mai, è una regola. Il
solo pensiero mi faceva star male in modi che non avevo
mai creduto possibili. Non potevo – non volevo – neanche
pensare a una separazione. Questa stranezza doveva essere
una fase, una cosa che avremmo superato. Si doveva resistere
e discuterne dopo, molto tempo dopo, quando saremmo
stati di nuovo follemente innamorati e in grado di ammettere
l’uno con l’altra che avevamo attraversato un periodo di
stanca. Probabilmente ne avremmo riso quando saremmo
stati una vecchia coppia sposata. Perché a rigor di logica
era quello il passo successivo: il matrimonio. Era ciò che
tutti si aspettavano – un grandioso matrimonio in bianco.
Era quello che facevano due persone innamorate. Non ci
pensavano nemmeno, a lasciarsi, se erano perfette l’una per
l’altra.
Ma la verità era che cominciavo a pensare di non amare
più Niall. Come avrei potuto quando quasi tutto ciò
che faceva mi irritava… dal modo in cui si svegliava (sganasciandosi
di sbadigli finché le mascelle non scricchiolavano
rumorosamente, per poi tirar su col naso, con quelle narici
perfettamente depilate con le pinzette) al modo in cui si addormentava,
con il respiro che si faceva via via più pesante a
ogni piccolo sbuffo? Spesso sentivo il desiderio di afferrare
il cuscino e premerlo con forza su quella bocca che continuava
a sbavare, solo per ridurlo finalmente al silenzio. Avevo
persino iniziato a compilare una lista dei motivi per cui
avrei dovuto lasciarlo: non potevo sopportare di vedere in
bagno ogni mattina il suo spazzolino accanto al mio; odiavo
il modo in cui versava attentamente il latte sui cornflakes;
pensavo di ficcargli in gola l’«Irish Times» se avesse borbottato
ancora una volta le parole “crisi economica”.
Avevo infilato la lista in fondo alla mia migliore borsa di
Prada e avevo continuato ad aggiornarla, di tanto in tanto,
per mesi. Ma non avevo mai fatto nulla basandomi su questo,
perché dopotutto nemmeno io ero perfetta. E comunque
si trattava di un terribile sbaglio. Non c’era più slancio
nella nostra relazione, e allora? Niall era sempre stato
prudente per natura, non era di certo una scoperta recente
per me. La sua idea di una serata eccitante era guardare tre
episodi di fila di Grand Designs. Non era il tipo da partire
su due piedi per folli avventure… niente bungee jumping o
safari in Africa per lui. No, era stabile, affidabile e tremendamente
prevedibile, e la cosa mi era sempre andata bene.
Finché non eravamo arrivati al punto in cui tutto ciò che
faceva e diceva aveva cominciato a indispormi o irritarmi al
di là di ogni immaginazione. Mi odiavo per questo. Niall
era un brav’uomo, una brava persona. Non era colpa sua.
Ma con il passare del tempo trovavo sempre più difficile
continuare a fingere che tra noi andasse tutto bene.
Come spesso succede, la goccia fece traboccare il vaso un
tranquillo giovedì sera. Eravamo seduti ciascuno a un’estremità
del divano: io stavo facendo zapping e lui stava lavorando
sul portatile a un qualche progetto complicato. In
preda alla delusione più totale per il lavoro, per il clima
economico sconfortante e per il fatto che i miei capelli non
sarebbero mai stati lucenti come quelli di Cheryl Cole, sulla
via di casa avevo comprato una confezione gigante di orsetti
gommosi e stavo allegramente masticando, intenzionata a
finire l’intero pacchetto. Non mi sentivo neanche particolarmente
in colpa perché, come tutti sanno, gli orsetti gommosi
sono privi di grassi e quindi praticamente salutari.
La prima volta che Niall si era allungato per prenderne
uno senza chiedere il permesso, mi ero morsicata un labbro
per non dire nulla. Dopotutto eravamo una coppia… una
coppia che stava insieme da molti anni, non due partner
occasionali; la condivisione era una cosa scontata tra noi.
Anzi, sapevo che nel profondo del cuore avrei dovuto desiderare
intensamente di dividerli con Niall. Avrei dovuto
fare l’impossibile per imboccarlo con gli orsetti. Rimpinzarlo
allegramente, ecco cosa avrei dovuto fare, invece me ne
stavo lì a stringere il sacchetto, marcando il territorio con
la ferocia di una bambina di due anni. Masticavo con cupa
determinazione: non avrei ceduto nemmeno un orsetto senza
una lunga ed estenuante battaglia, e se necessario sarei
ricorsa anche ai capricci.
Niall, naturalmente, non sapeva quanto fossi seccata…
il che, nella mia furia irrazionale, non mi sorprendeva neanche
un po’: perlopiù sembrava all’oscuro di tutti i suoi difetti.
Per esempio, non riuscivo a capire come facesse a non
rendersi conto che usare il filo interdentale diverse volte al
giorno era un’abitudine bizzarra e sgradevole, ma a lui sembrava
perfettamente ragionevole usare un filo aromatizzato
alla menta sulla propria persona, persino in pubblico, e si
dedicava a quest’attività incurante di chiunque gli passasse
davanti. Non c’era da meravigliarsi che non vedesse nulla di
male nel continuare a infilare liberamente la mano dentro al
sacchetto che tenevo in grembo senza nemmeno un “posso?”,
proprio come aveva sempre fatto. La mia collera aveva
raggiunto il punto di ebollizione quando lui era arrivato
alla quarta pescata, e quando si infilò in bocca quell’orsetto
giallo, qualcosa dentro di me scattò.
D’un tratto tutto fu chiaro. Seppi con estrema certezza che
non avrei più potuto rimanere con lui. Perché, se non me ne
fossi andata, avrei passato i vent’anni successivi a pentirmene.
Avrei persino finito per pensare all’omicidio – come attrice
non ero nemmeno lontanamente paragonabile a Charlie
– e non sarei mai sopravvissuta in una di quelle prigioni
femminili. Avevo visto Bad Girls in TV, sapevo cosa sarebbe
successo: qualche maschiona, con i capelli ossigenati grazie
al gel per il gabinetto, avrebbe insistito per farmi da protettrice
e se non avessi accettato avrebbe finito per strapparmi
le unghie una per una. In galera non sarei durata nemmeno
cinque minuti.
In quel momento, mentre Niall masticava ignaro di tutto,
con le labbra umidicce che schioccavano rumorosamente,
presi la mia decisione una volta per tutte: lo avrei lasciato.
Quell’orsetto gommoso giallo aveva messo fine alla nostra
relazione e non c’era modo di tornare indietro.
Continua …

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