Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nyssa    06/02/2008    10 recensioni
L'amore non è solo come una rosa che sboccia o una pesca delicata, l'amore è anche una mela selvatica dal sapore un po' asprigno che nasce al freddo e tra le spine.
L'amore è fatto di tante cose, anche di imprevisti, esattamente come quello che colpisce Draco Malfoy ed Hermione Granger durante una delle loro solite litigate, ma che cosa gli è capitato veramente? E quali sono i tanti misteri della Londra babbana (ma non troppo) che Hermione è più che mai decisa a scoprire? E quali sono gli altrettanto sconosciuti motivi che spingono (o costringono?) Draco Malfoy a seguirla?
Prima classificata al Never Ending Story Awards - Terzo Turno secondo la scelta del pubblico.
Vincitrice nelle categorie: Best Saga, Best Romance, Best Plot e Best Couple (Draco/Hermione)
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Harry Potter era seduta ad uno dei lati del tavolo della cucina che aveva la superficie de

Harry Potter era seduto ad uno dei lati del tavolo della cucina, alla sua destra stava Ginny, tremendamente stupita, alla sua sinistra Blaise stava fumando una sigaretta (o almeno sperava che fosse quella).

Spostò alternativamente gli occhi sulle due figure accomodate di fronte al loro e si aggiustò gli occhiali: Hermione, o meglio quella che era la sua versione più vecchia, era appollaiata su una sedia e sospirava come se fosse stato inevitabile che qualcuno li avesse rintracciati; accanto a lui era un bambino di dieci anni dai capelli biondissimi e gli occhi azzurri che gli ricordava in modo impressionante la prima volta che aveva incontrato Draco Malfoy a Hogwarts, il primo giorno.

Impossibile, non riusciva quasi a crederci!

Si tolse le lenti rotonde e le strofinò con il bordo della felpa per poi inforcare nuovamente gli occhiali e strabuzzare gli occhi. Scrutò le facce degli altri, Ginny aveva la bocca aperta per lo stupore, Blaise sembrava, invece, più divertito che altro. I restanti si stavano scannando a suon di sguardi omicidi, probabilmente ancora per quanto successo al risveglio.

 

-          Cioè voi adesso avete… ventidue… - e indicò con la testa Hermione – e dieci anni?

Lei annuì, lui sbuffò guardando quasi con desiderio la sigaretta che il suo migliore amico teneva tra le dita.

-          Ah… ehm… capisco…

In realtà non stava capendo niente, ma sarebbe stato scorretto nei confronti della sua amica.

Ormai rassegnata, la mora sospirò drammaticamente per l’ennesima volta e alzò gli occhi su Ginny e su Harry

-          Come ci avete trovato? – chiese infine, curiosa di sapere come mai i loro migliori amici li avessero rintracciati

-          Io e Blaise abbiamo minacciato Colin che, visto che era stato lui a fare tutto questo casino, avrebbe dovuto scoprire dove accidenti vi aveva mandati Silente e cosa vi era successo…

-          La McGranitt ci aveva detto che eri tornata a casa per alcuni problemi in famiglia – Herm sollevò un sopracciglio

-          Tu invece in questo momento dovresti trovarti a gestire qualche affare di famiglia

Draco alzò gli occhi su quelli blu di Blaise  e alla Caposcuola parve che i due si dicessero più di quanto avrebbero voluto far vedere. Blaise sapeva qualcosa e, da come aveva reagito Malfoy alla pronuncia della parola “famiglia” tutte quelle cose di cui parlava e discuteva e di cui, ovviamente, non poteva riferirle, dovevano riguardare l’antico lignaggio Malfoy.

-          Così Colin è riuscito a trovare una scusa per far entrare Harry nell’ufficio di Silente

-          Cioè mi stai dicendo che Silente non lo sa?

-          Beh… - Harry arrossì – in verità il preside se n’è accorto, però ha detto che se non fossimo stati in tanti potevamo venire a trovarvi

-          Abbiamo lasciato Ron e Daphne a casa – intervenne Ginny – mio fratello non se la passa bene…

-          Perché? – indagò curiosa

-          È schiavizzato da Lavanda – rispose asciutto e contrariato il bambino sopravvissuto borbottando

-          Non dirmi che… no!

-          Sì invece! Ma gli sta bene, s’è scelto proprio quella giusta, lo sta facendo girare come una trottola…

-          E Daphne che c’entra? – chiese Malferret, gli altri lo guardarono stupiti

-          È vero, loro non lo sanno… - Hermione e Draco si scambiarono un’occhiata

-          Che cosa? – domandò lei

-          Beh, come dirlo…  - Harry sembrava tremendamente a disagio – un giorno sono entrato in Sala Studio e li ho trovati lì

-          Non stavano proprio studiando – ammise Blaise

-          In verità si stavano baciando – precisò Ginevra

-          Daphne e chi? – chiese lei non capendo il nome dell’altro

-          Dpahne e Neville – sospirò Potter

-          Paciock e la più bella Serpeverde della storia di Hogwarts? – esclamò allibito il biondo

-          Loro. Pare che alla festa di Halloween dei Greengrass fossero stati invitati anche Paciock e sua nonna – incominciò Blaise tutto contento – e a quanto pare Daphne è rimasta affascinata da Neville

-          Neppure se me lo giurasse – rispose acido il Principe delle Serpi

-          Oh, invece è pronta a farlo, tanto che porta uno sgargiante anello di fidanzamento al dito. La sua famiglia non ha perso tempo.

Draco borbottò sottovoce qualche insulto, incredulo che Daphne si fosse permessa di scegliere Paciock al suo posto, assurdo! Ridicolo!

-          E non avete saputo la parte più bella – s’intromise Zabini – avete presente la festa che il Comitato aveva organizzato e di cui voi due dovevate essere testimoni? – lei annuì, Malferret si limitò ad un grugnito di assenso

-          Ebbene, con la vostra assenza ha mandato nel panico giornale scolastico e Comitato Studentesco, voi non avete idea di cosa è successo in questa settimana!

Harry e Ginny si misero a raccontare dell’episodio della scenata isterica di Terry Atkinson, la presidentessa del Comitato, in mezzo alla Sala Grande durante la cena del ventidue dicembre che aveva fatto voltare tutti i presenti che stavano amabilmente mangiando tranquillamente facendosi i beati affari loro.

Madama Chips aveva dovuto portarla in infermeria dopo averla narcotizzata con una dose da cavallo di sedativi e calmanti. Hermione rise della scena e Blaise s’intromise nella conversazione descrivendo personalmente ciò che era avvenuto dopo e mostrandole una versione dell’ultimo numero della Gazzetta di Hogwarts dove una immagine gigantesca occupava la prima pagina ritraendo la presidentessa in un lago di lacrime, disperata come se le avessero ammazzato la famiglia.

Harry sorrise e annuì confermando il tutto, mostrandole poi i cambiamenti che erano intervenuti nella redazione del giornalino scolastico: la rubrica d’amore di Lavanda continuava ad occupare un considerevole spazio delle pagine che, in genere, non leggeva nessuno; erano stati aggiunti dei giochi babbani come parole crociate e sudoku a fine giornale e la professoressa Sinistra che insegnava Astronomia si occupava personalmente ogni giorno di stilare l’oroscopo segno per segno, peccato che il suo modo di scrivere sarebbe dovuto essere annoverato tra la corrente degli “ermetici” tanto era stringato e incomprensibile.

La Caposcuola prese tra le mani e sfogliò le pagine che raccontavano di stupidaggini di cui non importava nulla a nessuno, scorse gli esercizi di sudoku di livello “molto più che facile” trovandoli veramente deprimenti e voltò pagina ritrovandosi davanti l’oroscopo di Sinistra.

-          Che dice il mio oroscopo oggi? – chiese ai suoi compagni cercando di interpretare la grafia della prof

Ginny prese tra le mani il giornale, lo piegò a metà e mise a fuoco le parole

-          Sei della Vergine, vero Herm? – domandò per precauzione, l’altra annuì, Malfoy, invece, mandò gli occhi al cielo… i casi della vita, si diceva…

-          Dunque… Gelosia e Ranocchi, non avete sempre ragione, dategli un bacio e fate pace

-          Ma che significa? – chiese interdetta la ragazza, Gelosia e Ranocchi? Ma la prof si era fumata qualcosa prima di scrivere quella roba?

-          Ehi Harry, anche te sei dello stesso segno? – domandò lei, Harry annuì

-          Avremo tutti e due una scenata di gelosia – ipotizzò il moro – Ginny, non è che vuoi farci qualche tiro mancino?

La rossa scosse i capelli rossi e voltò gli occhi intorno, decidendo di controllare il suo

-          Leone – lesse assorta – Visite opportune capitate nel posto sbagliato al momento sbagliato, gli amici vi sono sempre stati accanto, fate lo stesso con loro… Le predizioni della prof diventano sempre peggiori… - borbottò scettica – Blaise, tu che segno sei? – indagò poi verso a serpe che stava terminando la sigaretta

-          Ariete – rispose lui – sono del 13 aprile… dicono che sia il segno più testardo di tutti

-          Posso confermare – intervenne Draco annuendo e sbuffando, Blaise gli sorrise col suo solito fare pacato

-          Ariete: Non lasciate la porta aperta, qualcuno potrebbe vedere più di quel che volete… e forse no; vedrà comunque

-          Direi che Sinistra è stata un po’ approssimativa – commentò Harry bevendo del succo di frutta dal bicchiere sistemato davanti a lui

-          Malfoy, tu che segno sei? – chiese ancora Ginny, anche se lo faceva solo per non essere scortese e perché aveva letto tutti quelli dei presenti, lui non rispose

-          È nato il 5 giugno, è dei Gemelli – intervenne l’altro Slytherin mentre Draco mormorava insulti poco carini all’indirizzo del suo migliore amico

-          Gemelli – sentenziò lei schiarendosi la voce - Il verde vi sia addice, siete volubile quanto una banderuola, l’edera è una pianta tenera, ma fortissima

-          Poetica – confermò sprezzante e per una volta anche i grifoni dovettero dargli ragione

-          Bene, mi sembra che abbiamo divagato a sufficienza – decretò infine Harry – voglio sapere che è successo

-          L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re - ripeté meccanicamente Draco

-          Proprio tu vieni a farmi la predica? – gli chiese, l’altro limitò la risposta ad una alzata di spalle

-          Pecchi di supponenza, Potter – aggiunse, Harry dovette trattenersi per non mettergli le mani intorno al collo e stringere forte

-          Smettila di sottilizzare, voglio sapere che cazzo ci fate conciati a quel modo…

-          Harry! – lo riprese la rossa scandalizzata dal sentirgli usare un linguaggio tanto scurrile

-          Ma che belle parole, Potty – lo canzonò invece il biondo sorseggiando del succo d’ananas e storcendo le labbra al gusto un po’ acido dei prodotti babbani che non avevano nulla a che vedere con l’originale

-          Taci Malfoy, parli troppo

-          Ma come… e io che volevo dirti davvero tutto… - rispose l’altro con ironia, Potter si limitò ad alzare un sopracciglio, un muto avvertimento di tenere la bocca chiusa e la lingua a posto.

Hermione decise che era il momento giusto per intervenire e placare la tensione omicida che stava invadendo l’aria rendendola stranamente pesante. Se una volta aveva pensato che fosse il clima scolastico fatto di rivalità tra le diverse Case ad accentuare quest’odio che Harry e Draco provavano l’uno nei confronti dell’altro, beh, non era vero perché quell’antipatia reciproca si protraeva fastidiosa anche fuori delle vecchie mura di Hogwarts, insistente come una mosca richiamata dal dolce e altrettanto noiosa.

In realtà, a ben rifletterci, anche lei era piuttosto insofferente a Malferret quando si trovavano a scuola, mentre ora che erano a Londra tutto questo si sentiva decisamente meno, e allora perché non accadeva anche con Harry?

Che il suo cambiamento nel metro di giudizio della serpe bionda fosse determinato dal breve periodo di convivenza che avevano condiviso?

Che dovesse seriamente incominciare a preoccuparsi delle conseguenze?

In realtà sperava di no, anche se tutto, ormai, urlava a gran voce un SI degno di un coro da stadio.

Scosse melodrammaticamente la testa e alzò gli occhi su Harry e Draco ormai prossimi alle mani e Blaise che di divertiva un mondo a guardarli mentre si azzuffavano come cane e gatto…

Blaise…

Era l’unica delle serpi con cui avesse stretto una parvenza di amicizia e, senz’altro, la più stravagante tra le stravaganze. Lo conosceva abbastanza bene e, se voleva, sapeva essere un ragazzo intelligente e simpatico, peccato che la volontà fosse la sua peggior carenza, non nel senso che non l’avesse, quanto più perché non la manifestava, sembrava perennemente avvolto da un velo di noia e quei piccoli momenti di divertimento, come quello, ad esempio, non ci teneva proprio a cancellarli dalla sua esistenza.

 

Quello che Hermione però non sapeva era che a Zabini, oltre che le zuffe tra Draco e Potter, piaceva terribilmente tormentare in prima persona il suo migliore amico. Come lui e Malfoy fossero diventati così legati non lo sapeva, era successo e non se ne poneva il problema, da qualche parte aveva letto che domandandosi il perché di una amicizia la si distrugge e lui non ci teneva proprio, anche perché si divertiva un bel po’!

La sua vita familiare, sempre che esistesse, era qualcosa di abbastanza monotono: sua madre si era sposata sette volte di cui nessuna per amore. Quando era bambino aveva guardato per scherzo nel pensatoio ed aveva scoperto da dove accidenti veniva fuori lui: sua madre e suo padre, un bellimbusto di Drumstrang, avevano avuto una rapida quanto passionale storia d’amore durata pressappoco un’estate, entrambi belli e di buona famiglia, avevano deciso di sposarsi, solo che il tipo in questione fosse riuscito a farsi ammazzare durante una partita di quidditch, lasciandola sola, incinta e, ovviamente ragazza madre. Sua madre avesse deciso, innanzitutto, che, dato che il presunto padre non avrebbe svolto le sue funzioni, il bambino non avrebbe portato il suo cognome e perciò gli aveva posto il suo, e poi che, per consolarsi, non c’era cosa migliore che qualche regalo costoso e così il passo dallo sposarsi una sfilza di miliardari con un piede nella fossa era stato breve, anzi, giusto quello per oltrepassare l’ingresso della chiesa.

Lui era nato figlio unico e tale era rimasto, visto che la cara Cassy non aveva certo voglia di adempiere ai suoi obblighi coniugali con persone che trascorrevano la loro vita tra la dialisi e le trasfusioni.

Ma anche mammina, al momento, aveva la sua bella gatta da pelare… già perché tra una cosa e l’altra il suo ultimo marito, o promesso sposo, che dir si voglia, aveva deciso di tirare le cuoia prima del previsto e così, a due giorni dal matrimonio, eccolo lì pronto per il funerale.

Decisamente non le era andata bene, anche se, al momento, Cassandra Zabini non necessitava certo di rimpinguare le finanze di famiglia… il nipote del milionario, però, avvenente quarantenne dal capello brizzolato e la carriera sfolgorante nell’industria giornalistica, aveva accettato di prendere il posto del nonno defunto e sposarsi la povera sette volte vedova.

Mamma non l’aveva presa bene, anche se le circostanze non le permettevano di fare altro per non rovinare il buon nome della famiglia Zabini; lui si domandava spesso con quale coraggio quel poveraccio che si era legato a doppio filo a lei riuscisse a coricarsi tranquillo senza il terrore di essere avvelenato, pugnalato nel sonno, schiantato contro una parete o semplicemente distrutto da una delle scenate isteriche di mamma.

E poi c’era stata la pessima notizia: la Gazzetta del Profeta, i cui cronisti erano senz’altro i peggiori del Creato, aveva deciso che uno dei sette mariti di Cassandra, al momento gli sfuggiva il numero di quale fosse, ma non importava, fosse un mangiamorte o, comunque, legato alla setta di adepti di Voldemort. Chiaramente sua madre si era sempre strafregata di queste inezie, bastava solamente che la loro borsa fosse ben fornita e, a dirla tutta, ci stava anche attenta a girare al largo da tipi simili perché poi le persone puntano l’occhio su di te e non ti riesce più di continuare la tua vita.

Benissimo, se da una parte il Ministro aveva deciso che, affettivamente, tutti i mariti di sua madre erano morti di vecchiaia, dato inconfutabile, dall’altra c’erano i soliti rompiscatole della Gazzetta che sostenevano che lei fosse una mezza assassina e che li avesse uccisi di proposito come pegno di sangue ai mangiamorte.

Probabilmente c’erano due cose che i giornalisti non sapevano:

 

  1. sua madre era terrorizzata perfino dal rompersi un’unghia, quindi difficilmente si sarebbe sporcata le mani per avvelenare qualcuno
  2. la setta di mangiamorte non esigeva certo una prova del genere per i suoi sostenitori… bastava molto meno.

 

Ad ogni modo, Preston, il Ministro, stava svolgendo per l’ennesima volta le indagini e gli incartamenti erano sulla sua scrivania a prendere la polvere.

Quindi, con un tale mortorio familiare (in tutti i sensi), perché privarsi dei propri svaghi?

Guardò l’occhiata torva di Potter e il ghigno beffardo di Draco e scoppiò a ridere, attirando su di sé lo sconcerto della mezzosangue e gli occhi della Weasley.

Quando si fu fatto silenzio tra i due litiganti, la Granger finalmente cominciò a raccontare di quanto accaduto e di Silente che li aveva mandati a Londra, spiegò come ci erano arrivati e dei loro cambiamenti di età, sorvolando, per il momento, dei loro incontri in biblioteca e delle avventure pseudo-sentimentali che al momento l’avevano vista al fianco della serpe.

Si interrogò sul perché non avesse detto a Harry dei mangiamorte alla Queen Victoria e decise che era perché doveva scoprire di più sulla questione.

 

Draco seguì le mani gesticolanti della Gryffindor che spiegavano quanto era accaduto loro da una settimana circa a questa parte e un suono sprezzante gli uscì dalle labbra mentre si portava nuovamente il bicchiere alle labbra in un estremo gesto di autolesionismo, perfettamente consapevole che quel succo di frutta gli piaceva ogni minuto di meno.

La mezzosangue gli rivolse appena un’occhiata tornando ai suoi vaneggiamenti verso il suo piccolo pubblico, Blaise spostò appena gli occhi blu sull’altro Slytherin per poi riportarli sulla ragazza che raccontava.

Draco si sentì osservato, ma Zabini al momento si stava facendo i beneamati fatti suoi ascoltando a metà quello che lei narrava, le labbra piegate in un sorriso divertito, la pelle leggermente più scura: Blaise era molto orgoglioso di avere dei parenti mediterranei che gli avevano lasciato in eredità quella carnagione ambrata e i capelli scuri, gli occhi blu, invece, erano qualcosa che, probabilmente, veniva dalla famiglia di suo padre che era di origini russe, sua madre, infatti, aveva gli occhi verdi e, ovviamente, era stata una Serpeverde esemplare.

Posò la stoviglia sul tavolo producendo un rumore decisamente più elevato di quello che l’etichetta prescrivesse, nessuno dei presenti, però, se ne accorse a parte Blaise che lo sbirciò di soppiatto mentre il biondo si svaccava di nuovo malamente sulla sedia babbana, sistemando prima il cuscino, poi i piedi, la camicia, l’appoggio dei piedi, la posizione delle spalle, i vestiti stropicciati e quant’altro gli saltasse in mente.

Si sentiva stranamente a disagio e la cosa non gli andava.

 

Come facevano a risultargli così odiosi?

Quell’atmosfera tranquilla e familiare, intima e amichevole dove tutti erano contenti, tutti tranne lui.

E lei sembrava così felice in mezzo ai suoi amici… non era mai stata così raggiante quando era rimasta con lui una settimana, quel sorriso rilassato era raramente affiorato sulle sue labbra e non gli aveva neppure mai mostrato quel trasporto che ora trasudava mentre si trovava in compagnia e a suo agio.

Un vago senso di fastidio s’impossessò di lui.

Gelosia.

Invidia di Potty e della Weasley e perfino di Blaise che potevano godere della sua compagnia per davvero senza che lei stesse attenta ad ogni passo falso, senza che misurasse la prole e, anche se avesse detto una stupidaggini, probabilmente non sarebbe accaduto nulla. Quando erano insieme, invece, tutti e due pensavano parecchio qualcosa prima di dire ciò che passava loro per la mente, l’improvvisazione era assolutamente fuori questione e, nonostante litigassero e quella fosse, senza dubbio, una cosa scaturita senza preavviso, anche lì stavano attenti a ciò che dicevano, soprattutto lui perché, anche se le aveva detto molto più di quanto avesse dovuto, lei non si fidava ciecamente o, comunque, aveva delle riserve. Non poteva darle torto, le ragioni erano tutte dalla sua parte, ma era mai possibile che non ci fosse un solo cane a quel mondo che decidesse un po’ di capire anche come stava lui?

Davano tutti troppo per scontato che stesse divinamente senza problemi né preoccupazioni, senza rimpianti né problemi.

E invece i problemi erano il suo pane quotidiano e doveva prestare attenzione ad ogni passo falso perché aveva alle calcagna l’intero esercito di Voldemort che voleva la sua pelle.

Nessuno si era mai preoccupato se avesse avuto bisogno di qualcosa, di affetto tantomeno.

Lei un po’ si era esposta, su quel fronte, ma adesso che la vedeva così serena e felice, il dubbio che lo facesse solo per essere gentile, il dubbio che lo facesse con tutti… gli dava tremendamente fastidio.

Da quando aspirava ad avere un ruolo speciale per lei?

Da mai! Gridò la sua mente, era una cosa che non stava né in cielo né in terra né su in ogni altro posto esistente.

Lui era una serpe, lei una Gryffindor e neppure una qualsiasi, ma la Regina dei Gryffindor, l’emblema della brava studentessa con le solite idee bacate da “brava bambina”. Non erano problemi che si era posto fino a dieci minuti prima, ma… effettivamente era quasi come se provenissero direttamente da due mondi differenti… e questo gli faceva male.

 

Perché d’improvviso voleva l’esclusiva? E cos’era quello strano desiderio di possesso nei suoi confronti? Perché voleva essere così speciale?

Perché gli dava fastidio quella familiarità da cui era escluso?

Per una volta il pensiero di raccontarle davvero tutto, come aveva deciso di non fare, si fece largo nella sua mente come il metodo più rapido per costringerla, in quel modo, a rimanergli accanto per sempre. Ma non era carogna fino a quel punto, non ci riusciva e aveva quel nodo in gola che gli impediva di deglutire e la mandibola che quasi incominciò a fargli male da tanto stava digrignando forte i denti dietro le labbra serrate in una smorfia.

Che gli stava prendendo?

Perché tutte quelle stranezze?

Che cos’erano quelle sensazioni strane all’altezza del petto e dello stomaco?

E quei sentimenti?

Accidenti, nessun Malfoy aveva dei sentimenti! E lui non faceva differenza! Che dannazione andava a pensare?

Cazzo, doveva essere l’influsso benefico di quei due, Potty e la Piattola che, al momento, sembravano pendere direttamente dalle belle labbra della mezzosangue.

Il ricordo pressante di quando e labbra sue e della ragazza si erano incontrate tornò violento a spingere per ottenere la sua attenzione, facendogli ancora più male.

Borbottò qualcosa di incomprensibile che non scompose minimamente i presenti, tutti troppo presi dalle loro cose.

Non gli faceva bene pensare al tempo passato insieme alla Granger perché più lo faceva e più desiderava che ce ne fosse e la cosa era decisamente sbagliata.

Se davvero avesse deciso di fare una cosa del genere, se ne sarebbe pentito in eterno. Erano cose troppo pericolose e personali per andarle a dire così e se l’avesse fatto, sarebbe stato solo per egoismo. Quella parte del suo carattere si stava manifestando in modo decisamente inappropriato, spingendolo a pensieri inadeguati e a idee balzane, procurandogli sensazioni stravaganti e perfino gelosia.

Certo, non era gelosia…

Che cos’era? Probabilmente irritazione per la visita di tutta quella gente, non gli piaceva la confusione, meglio la tranquillità di un luogo da vivere in solitudine.  Certo non gelosia.

La gelosia, e stava citando dal dizionario, era una sensazione che si ha quando si teme di perdere qualcosa o si invidia una cosa ad un altro.

Che cosa avrebbe dovuto perdere? Che cosa temeva che qualcuno gli strappasse? Non aveva niente che, al momento, San Potter e compagnia potessero sottrargli.

A parte LEI, aggiunse la sua coscienza, decisamente troppo pignola.

Ma comunque non poteva essere gelosia! Per quanto lo riguardava, lei poteva anche andarsene, non avrebbe fatto che bene a non mettere il becco in quegli affari.

“Sei volubile” ripeté sempre la coscienza “prima vorresti dirle tutto per tenerla con te e subito dopo che sarebbe un bene se ne andasse per non mettere il becco…” messa a zittire quella voce permalosa, tornò alle sue elucubrazioni mentre lei continuava a parlare, adesso rinverdendo i ricordi di scuola assieme ai presenti.

 

Un ghigno perfido storpiò le sue labbra mentre riappoggiava il bicchiere, questa volta con molta più calma, Blaise se ne accorse e gli lanciò un’occhiata preoccupata che il biondo neppure notò

-          Beh, quand’è che la finiamo con questa pagliacciata? – domandò come se fosse un quesito retorico, l’aria di superiorità dipinta sul viso e negli occhi – hai intenzione di raccontargli ancora qualcosa?

Hermione smise di parlare e lo fissò allibita da quella mancanza di educazione, le braccia ferme a mezz’aria, gli occhi allargati per lo stupore, senza capire.

-          Hai intenzione di dire loro anche che ho cercato di violentarti? Povera, piccola Granger… in balia di questo bruto – si alzò in piedi e dal suo metro e cinquanta la guardò trionfante, pieno di sé.

Non capiva perché aveva cominciato e sapeva che non avrebbe dovuto, ma accidenti, ogni momento era diventato peggiore, perché doveva soffrire solamente lui? Se doveva farlo, che lei lo accompagnasse pure all’inferno, l’avrebbe ridicolizzata davanti ai suoi amici, in quel momento quella ferita che impediva al suo cuore di battere si era rimessa a sanguinare.

-          Che cosa vorresti dire? – chiese circospetta lei che in piedi c’era già, scrutandolo, per una volta, dall’altro in basso

-          La piccola e santa Caposcuola dei Grifoni costretta a trascorrere del tempo assieme ad una infida serpe… senza i suoi amici, povera…

E fece il gesto di asciugarsi una lacrima, mentre la bocca era, tuttavia, ancora ghignante

-          Senza i tuoi amici – continuò senza pietà – abbandonata da tutti… come hai fatto, piccola Granger? Oh, ma adesso sono arrivati perché lasciarla troppo tempo da sola, piccina, sarebbe stato troppo, non è che una ragazza, dopotutto, no? – e spostò gli occhi sui presenti: Ginny era sconcertata, Harry, lo si vedeva che si stava trattenendo per non spaccargli la testa con il bicchiere e Blaise… la sua faccia era scura e preoccupata, non più sorridente. Meglio, in quel momento solo lui rideva.

-          E poi…

Non finì la frase che la mano spalancata della ragazza lo colpì con violenza alla guancia sinistra, procurandogli un bruciore inconsueto e diffuso, pungente, che non aveva mai provato; si toccò appena la faccia dove spiccava un segno rosso a forma di mano con cinque dita spalancate, alzò gli occhi su di lei e vide le lacrime sgorgare copiose da quelle iridi che brillavano ancora, nonostante tutto, e le rigavano le gote

-          Sei un maledetto stronzo, Draco Malfoy – urlò tenendo le braccia serrate lungo i fianchi, le mani strette a pungo, dopodiché voltò i tacchi e corse verso la cabina armadio tenendosi il viso tra le mani.

Quella era la prima volta che le aveva sentito dire una parolaccia e, a giudicare dalle espressioni sconcertate degli altri astanti, probabilmente era la prima volta della sua vita.

Quando la porta si fu richiusa dietro di lei con un tonfo sordo e si udì qualche singhiozzo, Harry Potter si alzò in piedi, andando a posizionarsi davanti al biondo e sollevandolo fino alla sua altezza per i vestiti, lo sguardo di lui, nel frattempo, aveva ripreso la consueta aria strafottente

-          Hermione non ha mai detto una parolaccia in vita sua – incominciò con tono bellicoso mentre la rossa si lanciava all’inseguimento dell’amica, pregandola da oltre la porta di aprire e farla entrare, ma non succedeva nulla – solo per questo semplice fatto ti strapperei le budella e te le farei ingoiare assieme ad ogni singola parola velenosa che la tua lingua biforcuta è riuscita a dire su una persona che non ha mai fatto o detto niente di male! Ma tu non lo capisci, come potresti – aggiunse dandogli una scrollata forte – tu vedi solo te stesso, non sei che un lurido bastardo…

-          Mettimi giù – disse serio, gli occhi penetranti. Era un ordine, non una preghiera

-          Mi starai a sentire! – gridò Harry

-          Subito! – intimò il biondastro e, all’improvviso, il grifone si sentì le mani tremare, scottare, mentre una strana aura circondava quel corpicino infantile mandato dal demonio. Lo riappoggiò a terra, esitante, arrabbiato con se stesso per quella sua mancanza di carattere e, senza dire un’altra parola, anche il Principe degli Slytherin girò sui tacchi e uscì sul terrazzo, andando ad appoggiarsi alla balaustra e guardando in lontananza Hyde Park affollato.

 

Il parco, dopo Natale, era tornato alla consueta routine: mamme con bambini nella carrozzina, qualche anziano che passeggiava, molta gente con cani e furetti al guinzaglio, giornali spiegazzati che svolazzavano portati dal vento o appoggiati dimentichi su qualche panchina.

Una vecchietta stava rincorrendo affannata un bambino poco più piccolo di lui, pregandolo di volersi mettere il cappottino, ma il bimbo era decisamente più preso a giocare a palle di neve con gli altri ragazzini e a scivolare sui giochi di legno che a dare ascolto alla nonna.

Lui non aveva mai avuto qualcuno che si prendesse cura di lui a quel modo. Tranne la Granger.

Sfregiato si sbagliava a dire che non capiva, capiva benissimo, più di quanto quel Grifondoro chiacchierone riuscisse a credere, eppure, in quel momento, quando la prima parola di quella sfilza era uscita dalle sue labbra, la rabbia, la frustrazione e l’invidia, sì, proprio l’invidia, avevano avuto la meglio.

Almeno con se stesso non aveva mai negato di essere tremendamente invidioso di Potty, ma non riusciva a credere di esserlo perfino del suo migliore amico e questo era qualcosa che lo turbava profondamente: lui e Blaise si conoscevano da una vita ed era strano che due persone così diverse riuscissero ad andare d’accordo, ma succedeva e ne era felice perché non c’era persona sulla faccia del pianeta che lo conoscesse quanto Zabini.

A differenza delle normali amicizie, non si raccontavano fatti privati o aneddoti riguardanti le rispettive casate, Zab non sapeva di tutto il casino che stava accadendo e lui non era stato messo a parte della verità assoluta che sua madre non era mai stata una mangiamorte. Ma si conoscevano e sapevano quando c’era qualcosa che non andava.

Per questo non si stupì quando la figura atletica dello Slytherin comparve accanto a lui, l’inseparabile sigaretta tra le dita affusolate dalle unghie curate, i capelli color caffè, gli occhi di un intenso blu cobalto. Le labbra erano di nuovo sorridenti, ora, mentre stava per dire qualcosa che, lo sapeva, lo avrebbe fatto terribilmente infuriare perché corrispondeva a verità. Non avranno conosciuto i dettagli della vita privata l’uno dell’altro, ma nel loro carattere non c’erano ombre.

 

-          Pessima mossa – commentò il serpeverde aspirando una boccata di fumo e formando poco dopo una nuvoletta grigia. Appunto, il grillo parlante che viene a dire delle ovvietà Sapeva da solo che non avrebbe dovuto comportarsi a quel modo e ne era pentito due secondi dopo aver cominciato, ma non avrebbe lasciato le cose a metà, il santo onore Malfoy voleva la sua parte e questa imponeva che nessuno potesse avere la meglio su di lui

-          Fai pure il moralista? – gli chiese sgarbato, l’altro si voltò dalla sua posizione con la schiena appoggiata alla ringhiera e vi posò sopra i gomiti, guardando lontano

-          È stato infantile – continuò, Draco sollevò gli occhi al cielo, prossimo a perdere la pazienza, cosa che, sfortunatamente, con Zabini gli capitava spesso, anche se non nello stesso modo di quando succedeva con la mezzosangue.

-          Sai, sono un bambino di dieci anni – bofonchiò scorbutico, Blaise lo ignorò continuando a fumare tranquillo

-          Mostrare i tuoi sentimenti egoistici con lei e di fronte a tutta quella gente e in quel modo è stato molto infantile, Hermione ci è rimasta molto male, l’hai punta su una cosa a cui tiene moltissimo; i suoi amici sono la sua vita.

-          Non potevi certo aspettarti che rimanessi zitto a guardare quella scenetta smielata! – protestò sapendo, però, che Blaise aveva visto giusto per l’ennesima volta

-          Eri geloso? – gli chiese voltando la testa e abbassando lo sguardo. Draco si affrettò a distogliere il suo borbottando qualcosa, l’altro Slytherin ridacchiò, aveva fatto centro, come sempre.

-          Vatti a scusare con Herm, starà piangendo…

Lui non disse niente e non fece nulla.

Non ci sarebbe andato, non ancora. Non con tutta quella gente che lo guardava e che lo spiava, che si aspettava che facesse qualcosa.

 

*          *          *

 

Harry bussò tre volte alla porta, ma nessuna risposta giunse dall’altra parte, si udì solo un singhiozzo strozzato.

Si guardò alle spalle: Ginny era preoccupatissima e si stava mangiando le unghie con insistenza, aspettando di avere qualche segno di vita dalla sua migliore amica. Oltre la finestra, il biondastro e Zabini rimanevano in silenzio, ciascuno perso nella propria mente.

Maledetto Malfoy, ma che gli era preso, tutt’a un tratto? Perché aveva fatto quella piazzata?

Ok, era una stupida serpe altezzosa, ma fino a dire quelle cose, come se fosse geloso di loro… naaaa, impossibile, decisamente impossibile.

-          Herm, apri la porta – disse bussando nuovamente; udì un fruscio, ma nessuno giunse a sbloccare la serratura. Sospirò mesto, Hermione sapeva essere testarda quanto un mulo, se le girava e quello sembrava proprio il momento. Accidenti a Malferret!

-          Dai Herm, apri la porta, sono preoccupato! – disse ancora

-          Vai via, Harry, scusami… - fu tutto ciò che ottenne in risposta da una voce un poco roca. Guardò Ginny che si era messa a tormentare i capelli, Herm non era mai stata così colpita da una frase, tranne che quando era al secondo anno e quello stupido Serpeverde l’aveva chiamata Mezzosangue. Ma le lacrime agli occhi, le mani che tremano… perché se l’era presa così tanto? Serpi e Grifoni si insultavano ad ogni corridoio, in ogni lezione in comune, in Sala Grande, ad ogni circostanza, perché quel giorno era così scioccata?

Se c’era una cosa che sapeva era che, in quel momento, avrebbe strozzato Draco Malfoy, oppure l’avrebbe scaraventato giù per il poggiolo. Far piangere la Caposcuola era un crimine perché lei non piangeva mai.

 

Udì un fruscio alle sue spalle e si ritrovò le figure altere dei due allievi della Casa di Salazar, rimase stupito di non averli sentiti arrivare e anche un po’ stupito dal fatto che il biondastro si fosse degnato di venire e fingersi preoccupato. No, più che preoccupato sembrava seccato, anche se, lui non lo sapeva, ma era seccato con se stesso, non con lei.

Si parò di fronte alla porta bloccando l’avanzata dello Slytherin che lo guardò minaccioso

-          Stalle lontano – intimò – l’hai già fatta piangere una volta, non deve succedere di nuovo

Non lo diede a vedere, ma quelle parole lo colpirono come un pugno allo stomaco: il rapporto suo e della mezzosangue era fragile e instabile già prima, adesso doveva essere crollato come un castello di carte al primo alito di vento… forse, se si fossero davvero detti tutto…

“Ma chi vuoi prendere in giro” borbottò quello spiritello maligno della sua coscienza, “Se le avessi detto qualcosa a quest’ora lei avrebbe altri motivi per piangere, certo non il suo orgoglio ferito!” aveva ragione, accidenti, ma sapeva di aver sbagliato e sapeva che voleva cercare di rimettere in piedi quella specie di amicizia perché quella sera al ristorante, anche se nelle vesti di una mocciosa, gli era parso che lei ci tenesse almeno un po’ ad essere sua amica e, casualmente, lui aveva rovinato tutto con le sue parole. Come si fa a non essere gelosi degli amici? Con Blaise non si era mai dimostrato possessivo come lo era stato con lei, quello strampalato desiderio di non dividere i loro segreti con nessuno, quel volere che la storia che li riguardava, di loro che diventavano grandi e piccoli così, della loro vita quotidiana fosse solamente loro, un fatto privato. Perché?

-          Levati, Potter – sibilò, Harry non si spostò e rimase impalato di fronte all’uscio, le braccia conserte, gli occhi fiammeggianti di rabbia oltre le lenti rotonde

A mali estremi…

Un sibilo terrificante gli uscì dalle labbra, ma non delle parole dette con rabbia, parole dette in serpentese!

Harry sgranò gli occhi all’udire ciò che l’altro aveva detto e non poté crederci, né a ciò che aveva sentito, né al fatto che potesse parlare quella lingua maligna; ma dopotutto, i Malfoy avevano una affinità speciale per quei rettili viscidi e subdoli, non c’era poi così tanto da stupirsi, però…

Vide il biondo muovere un nuovo passo verso la porta e, all’improvviso, le fiamme ricoprirono il suo corpo di bambino come un guscio, dalla testa ai piedi, il Grifondoro si ritrasse mentre il fuoco lambiva la figura dello Slytherin.

Una fiammata più potente delle altre costrinse i tre ragazzi a coprirsi con gli occhi, sentendo terribilmente caldo intorno a loro e, quando riuscirono a riaprirli l’unica cosa che scorsero fu la porta che si chiudeva dietro il bambino: Harry si lanciò per afferrarla e tirarlo fuori, ma troppo tardi, l’uscio era irrimediabilmente chiuso sigillato e qualcosa gli lasciava intendere che non si sarebbe aperto finché quel dannato Serpeverde avesse voluti, l’unica che avrebbe potuto fare qualcosa era Hermione.

 

*          *          *

 

La giovane Caposcuola alzò gli occhi al rumore dello scatto secco della porta e vide la figura sottile dello Slyhterin bambino avvolto dalle fiamme, ma, questa volta, il fuoco che lo circondava non era striato di nero e non sembrava consumarlo facendolo urlare e soffrire come un condannato dell’Inferno. Un’ultima vampata e il fuoco di dileguò, ma non l’espressione di lui; distolse rapida gli occhi e tornò a concentrarsi sulla coperta di pile che la avvolgeva mentre stava rannicchiata con le spalle al calorifero tra i piumoni e le lenzuola pulite con un libro aperto davanti agli occhi.

-          Granger…

Un brivido la percorse lungo la schiena quando lui pronunciò quel nome, ma non si voltò e gli diede insistentemente le spalle senza voltarsi nonostante nella voce del biondastro ci fosse una nota di tristezza, quasi di dispiacere. Impossibile.

E comunque non l’avrebbe perdonato per quello che le aveva detto e quello che si era permesso di dire sui suoi amici, avrebbe fatto lo stesso se qualcuno avesse parlato male di Blaise o addirittura di lui… perché si era accanito così tanto? Che aveva voluto? Perché così all’improvviso?

Malfoy era un tipo strano, se da una parte non vedeva l’ora di liberarsi di quella situazione, dall’altra, però, non faceva niente per smuovere un po’ le cose, si rifiutava di andare ad indagare sui mangiamorte e aggrediva addirittura lei che, tra tutti, quel giorno, a parte Blaise, era l’unica che non gli fosse ostile, che voleva? Perché si era comportato così da cafone?

Era abituata a insulti velati, prese in giro e sottili malizie casualmente a sfondo sessuale, ma una piazzata del genere che più che altro le ispirava gelosia non sapeva come prenderla e ci era rimasta molto male perché si era sentita come se lui non si fidasse di lei.

Scosse la testa per scacciare quei pensieri che la rendevano terribilmente vulnerabile e rimase in ascolto, lui non si era mosso, anche se poteva udire alla perfezione il tacco della scarpa mentre batteva nervoso sul pavimento e anche il fruscio della stoffa, spostò gli occhi sulla finestra sopra di lei e vide la figura riflessa di lui mentre si passava una mano tra i capelli, scompigliandoli e poi sbuffare.

 

-          Hermione, mi dispiace – sbottò poi, alla fine e lei riuscì a scorgere la propria silhouette nel vetro mentre arrossiva; riabbassò gli occhi e valutò la situazione senza riuscire ad evitare di voltarsi verso di lui per scoprire se era tutto vero oppure se l’aveva detto solo per ottenere la sua attenzione, anche se, sospettava, doveva possedere senz’altro metodi meno umilianti, dal suo punto di vista, per richiamare l’interesse di qualcuno.

Malfoy stava guardando con particolare interesse una cesta posta su uno dei ripiani della cabina armadio, leggermente rosso, i capelli sparati in tutte le direzioni e le mani nelle tasche in un gesto di finta noncuranza.

Sorrise a quell’espressione imbarazzata che riusciva a leggere negli occhi di lui che non guardavano i suoi.

 

-          Sei serio? – gli domandò con un sorriso, divertita dall’insicurezza che lui dimostrava

Bastò un’occhiata e lei capì: era serio, serissimo.

-          Non voglio tornare là fuori – gi disse mentre lui allungava una mano per rimetterla in piedi e riportarla dai suoi amici, le dita si sfiorarono appena e, senza accorgersene, lui si ritrovò seduto accanto a lei, sul pavimento coperto dallo stesso plaid

-          Potty e la Piattola sono preoccupati – commentò lui tranquillo mettendosi le mani dietro la testa e rilassandosi sul parquet che profumava di c’era d’api appena stesa

Si calmeranno quando avrò voglia di tornare… - biascicò appena scrutando il soffitto e una minuscola macchia di umidità accanto ad uno dei faretti

-          Li farai soffrire – sottolineò lui, positivamente colpito da quello sprazzo di egoismo che lei aveva manifestato e che lo faceva sentire un po’ meno solo nel nero e nelle tenebre che lo circondavano ma di cui non poteva liberarsi. Lei ignorò le sue parole

-          Perché mi hai chiesto scusa? – le sopracciglia di lui si alzarono mentre la scrutava, le iridi dorate di lei, invece, erano posate sulla maniglia della porta, chiusa, con la chiave inserita, la bacchetta era appoggiata accanto a lei ed era con quella che aveva lanciato l’incantesimo per bloccare, però Malfoy era riuscito a oltrepassare comunque la porta, come se la magia non fosse mai stata lanciata e senza neppure utilizzare la propria di bacchetta perché, se n’era accorta, quando si trovava ad una età diversa dalla sua quella smetteva all’improvviso di funzionare: come aveva fatto?

-          Una volta tu mi hai chiesto scusa – mormorò – non voglio avere debiti  - ma lei sapeva che non era per quello, chissà cosa gli frullava in quella testolina bionda – domani andremo alla ricerca dei mangiamorte – decretò poi e il sorriso tornò sulle labbra di lei, facendogliele schiudere appena

-          Davvero? Questo…

-          Ma c’è una condizione – aggiunse fissandola negli occhi, lei parve leggermente stupita, anche se, probabilmente, dentro di lei stava ripetendosi che doveva aspettarsi qualcosa del genere.

Due iridi argentate come un lago in una notte di luna si soffermarono scrutando nelle sue dall’alto dei loro dieci anni

In cambio voglio un bacio

-          Cheeeeeee?!!! – esclamò allibita

-          Ho detto che voglio un bacio – ripetè seccato lui, incrociando le braccia

-          Ma-ma-ma-ma sei un ba-ba-bambinetto di dieci anni! – protestò cercando una scusa che non rientrasse nella classifica delle boiate più stupide della storia di Hogwarts che prevedeva, tra l’altro, essere rapiti da vongole aliene, cani assassini, ripetuta morte di vari componenti della famiglia e, a quanto pareva, gravissime turpe mentali

-          Aspetterò – ribattè alzandosi in piedi, poi si voltò verso di lei, sorridendo – quando avrò di nuovo diciotto anni

Hermione divenne di un intenso color porpora e non era per il cado.

-          Oppure puoi sempre rinunciare alla tua caccia al ladro – aggiunse

Se da una parte pregava che lei fosse talmente schifata da rifiutare quell’offerta, in modo che non si cacciasse in seri pasticci come temeva, dall’altra sperava che accettasse per suggellare definitivamente quello strano rapporto che li legava che forse era amicizia e forse… chissà.

 

-          Accetto – rispose alla fine

 

*          *          *

 

Spazio autrice: finalmente, era da un po’ che volevo scrivere questo capitolo perché, se guardate bene, c’è und ettaglio molto molto importante per il resto della storia.

In verità non ho molto da dire, spero solo che vi piaccia e vi ringrazio tutti per le numerosissime recensioni che mi avete lasciato al precedente, Grazie Infinite! Spero di ritrovarvi ancora tra i commenti di questo!

Un bacio

Nyssa

 

herm83: eheheh, anche io quando ho pubblicato non stavo molto bene… adesso invece sto anche peggio! Pazienza, ho più tempo per scrivere, ogni tanto serve anche quello…

In questo capitolo in particolare è evidente quanto Draco ed Herm si stiano affezionando, o almeno spero che si noti ^^

Anche io preferisco quando Draco è bambino, ma la mia scena preferita è sempre quando sono tutti e due grandi…

Bene, spero ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, aspetto di conoscere la tua opinione, ciao e un bacione! A presto, Nyssa

 

luana1985: le scene più strampalate escono sempre quando non ce ne rendiamo conto, o almeno, io non ho specificato come la mano sia finita là… XP e non garantisco che sia un caso, ma questo dovresti chiederlo a Draco, forse lui saprebbe rispondere, se ne ha voglia.

Ti ringrazio per i complimenti, mi fa piacere sapere che la coppia sta uscendo bene, spero che ti piaccia anche questo nono capitolo, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

giuliastarr: wow, tutta d’un fiato? Sono ammirata e commossa! Grazie mille e anche per i bei complimenti che mi hai fatto! Spero di non deludere le tue aspettative e mi auguro che ti piaccia altrettanto anche questo mio nuovo post!

Aspetto una tua opinione, quindi, un bacio! Nyssa

 

Shavanna: ehehehe, sarà proprio una bella sorpresa… ihihihi, in questo capitolo mi sono divertita a fare un po’ la sadica con tutti i miei personaggi, nessuno se la passa tanto bene, ammettiamolo, c’è sempre qualche problema: Herm offesa, Draco geloso, consolare Herm ecc ecc…

In realtà la storia della chiesetta è uscita per caso, non volevo mettere riferimenti religiosi perché sono tutti personali, però poi mi è uscita così, anche perché in quella scena si dice qualcosa a proposito di un fatto che tornerà abbastanza presto (non so quanto, ma tornerà).

Bene, mi auguro che ti piaccia anche questo capitolo post-Natale, aspetto la tua recensione, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

lauwren: figurati, ogni tanto capita anche a me di sbagliarmi e lasciare i commenti chissà dove, capita ^^!!

Sono felice di averti fatto apprezzare questa coppia un po’ strampalata con l’altra mia storia, in effetti neppure io sono nata come una Dramione, ma lo sono diventata e credo che ormai la mia coppia originale, Ron/Herm, la cestinerei perché è troppo scontata.

Mi fa anche moltissimo piacere sapere che sono riuscita in quest’intento e anche che ti sia piaciuto la mia precedente fic, alla quale sono molto legata essendo la mia prima creazione e, quindi, un esperimento totale.

Sono orgogliosa del capitolo sul Natale e molto onorata che anche a te piaccia, grazie mille!

Spero di trovarti ancora nelle recensioni, sono curiosa di conoscere ancora la tua opinione sui vari sviluppi della storia, ciao e a presto! Nyssa

 

potterina_88_: sì sì, invece, per questa volta, strano ma vero, devi essere drastica e credere proprio quello: Silente ha violentato Minerva McGranitt.

So che avrei dovuto scriverlo perché, per come l’ho detto, poteva essere tutto e il contrario di tutto, ma mi sembrava che mettere quelle parole nella storia fosse quasi sacrilegio, visto che il tono di quella scena era volutamente lento e terribile, ma mai forte con le  parole.

Sul perché, te ne accorgerai piano piano, c’è tutta una motivazione dietro che va ricercata nel fatto che Silente, come ho detto, non è sempre stato un vecchio mago bravo, ha anche lui i suoi scheletri nell’armadio che piano piano vengono a galla, come quello che è, forse, uno dei più terribili.

Sono molto contenta anche che ti piaccia il capitolo sul Natale e spero che sia lo stesso anche per questo sequel, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Lord Martiya: adesso ho le idee più chiare… e dire che storia è la mia materia preferita, ma non sapevo proprio nulla di questa Dichiarazione di San Pietroburgo, sarà che in fatto di armi e compagnia sono ignorantissima (non se ne accorgerebbe nessuno >_>), cmq ti ringrazio molto per la spiegazione, chissà che, ad un modo o all’altro, non la utilizzi, anche se non saprei come mettere in mano un fucile ad un mago... ci rifletterò.

Per la suora e il rockettaro… beh, è questione di punti di vista, l’arte la sia esprime liberamente ^^

Aspetto una tua opinione per questo nono capito, ciao e a presto! Nyssa

 

PS: Curioso però che, visto che la dichiarazione è stata firma a S Pietroburgo, anche la Russia zarista non abbia partecipato…

 

Silmarilichigo: sono felice di sapere che continuerai a seguirla, la cosa mi rende molto fiera della mia piccola creatura… grazie anche per tutti i complimenti che mi hai fatto, mi fa piacere sapere che la fic ti piace, come vedi ho aggiornato prima che ho potuto, spero che anche questo nono capitolo ti piaccia, ciao e un bacio! A presto, Nyssa

 

PS: grazie anche per il commento a Aiutami a Dimenticare, anche io in genere sono per le fic più lunghe, le cose vengono spiegate meglio, ma ogni tanto mi scappa una shot… come è stato per quella. Ciao!

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nyssa