Harry Potter era seduto ad
uno dei lati del tavolo della cucina, alla sua destra stava Ginny,
tremendamente stupita, alla sua sinistra Blaise stava fumando una sigaretta (o
almeno sperava che fosse quella).
Spostò alternativamente gli
occhi sulle due figure accomodate di fronte al loro e si aggiustò gli occhiali:
Hermione, o meglio quella che era la sua versione più vecchia, era appollaiata
su una sedia e sospirava come se fosse stato inevitabile che qualcuno li avesse
rintracciati; accanto a lui era un bambino di dieci anni dai capelli
biondissimi e gli occhi azzurri che gli ricordava in modo impressionante la
prima volta che aveva incontrato Draco Malfoy a Hogwarts, il primo giorno.
Impossibile, non riusciva
quasi a crederci!
Si tolse le lenti rotonde e le
strofinò con il bordo della felpa per poi inforcare nuovamente gli occhiali e
strabuzzare gli occhi. Scrutò le facce degli altri, Ginny aveva la bocca aperta
per lo stupore, Blaise sembrava, invece, più divertito che altro. I restanti si
stavano scannando a suon di sguardi omicidi, probabilmente ancora per quanto
successo al risveglio.
-
Cioè voi adesso
avete… ventidue… - e indicò con
Lei annuì, lui sbuffò
guardando quasi con desiderio la sigaretta che il suo migliore amico teneva tra
le dita.
-
Ah… ehm… capisco…
In realtà non stava capendo
niente, ma sarebbe stato scorretto nei confronti della sua amica.
Ormai rassegnata, la mora
sospirò drammaticamente per l’ennesima volta e alzò gli occhi su Ginny e su
Harry
-
Come ci avete trovato?
– chiese infine, curiosa di sapere come mai i loro migliori amici li avessero
rintracciati
-
Io e Blaise
abbiamo minacciato Colin che, visto che era stato lui a fare tutto questo
casino, avrebbe dovuto scoprire dove accidenti vi aveva mandati Silente e cosa
vi era successo…
-
La McGranitt ci
aveva detto che eri tornata a casa per alcuni problemi in famiglia – Herm
sollevò un sopracciglio
-
Tu invece in
questo momento dovresti trovarti a gestire qualche affare di famiglia
Draco alzò gli occhi su
quelli blu di Blaise e alla Caposcuola
parve che i due si dicessero più di quanto avrebbero voluto far vedere. Blaise
sapeva qualcosa e, da come aveva reagito Malfoy alla pronuncia della parola
“famiglia” tutte quelle cose di cui parlava e discuteva e di cui, ovviamente,
non poteva riferirle, dovevano riguardare l’antico lignaggio Malfoy.
-
Così Colin è
riuscito a trovare una scusa per far entrare Harry nell’ufficio di Silente
-
Cioè mi stai
dicendo che Silente non lo sa?
-
Beh… - Harry
arrossì – in verità il preside se n’è accorto, però ha detto che se non fossimo
stati in tanti potevamo venire a trovarvi
-
Abbiamo lasciato
Ron e Daphne a casa – intervenne Ginny – mio fratello non se la passa bene…
-
Perché? – indagò
curiosa
-
È schiavizzato da
Lavanda – rispose asciutto e contrariato il bambino sopravvissuto borbottando
-
Non dirmi che…
no!
-
Sì invece! Ma gli
sta bene, s’è scelto proprio quella giusta, lo sta facendo girare come una
trottola…
-
E Daphne che
c’entra? – chiese Malferret, gli altri lo guardarono stupiti
-
È vero, loro non
lo sanno… - Hermione e Draco si scambiarono un’occhiata
-
Che cosa? –
domandò lei
-
Beh, come
dirlo… - Harry sembrava tremendamente a
disagio – un giorno sono entrato in Sala Studio e li ho trovati lì
-
Non stavano
proprio studiando – ammise Blaise
-
In verità si
stavano baciando – precisò Ginevra
-
Daphne e chi? –
chiese lei non capendo il nome dell’altro
-
Dpahne e Neville
– sospirò Potter
-
Paciock e la più
bella Serpeverde della storia di Hogwarts? – esclamò allibito il biondo
-
Loro. Pare che
alla festa di Halloween dei Greengrass fossero stati invitati anche Paciock e
sua nonna – incominciò Blaise tutto contento – e a quanto pare Daphne è rimasta
affascinata da Neville
-
Neppure se me lo
giurasse – rispose acido il Principe delle Serpi
-
Oh, invece è
pronta a farlo, tanto che porta uno sgargiante anello di fidanzamento al dito.
La sua famiglia non ha perso tempo.
Draco borbottò sottovoce
qualche insulto, incredulo che Daphne si fosse permessa di scegliere Paciock al
suo posto, assurdo! Ridicolo!
-
E non avete
saputo la parte più bella – s’intromise Zabini – avete presente la festa che il
Comitato aveva organizzato e di cui voi due dovevate essere testimoni? – lei
annuì, Malferret si limitò ad un grugnito di assenso
-
Ebbene, con la
vostra assenza ha mandato nel panico giornale scolastico e Comitato
Studentesco, voi non avete idea di cosa è successo in questa settimana!
Harry e Ginny si misero a
raccontare dell’episodio della scenata isterica di Terry Atkinson, la
presidentessa del Comitato, in mezzo alla Sala Grande durante la cena del
ventidue dicembre che aveva fatto voltare tutti i presenti che stavano
amabilmente mangiando tranquillamente facendosi i beati affari loro.
Madama Chips aveva dovuto
portarla in infermeria dopo averla narcotizzata con una dose da cavallo di sedativi
e calmanti. Hermione rise della scena e Blaise s’intromise nella conversazione
descrivendo personalmente ciò che era avvenuto dopo e mostrandole una versione
dell’ultimo numero della Gazzetta di Hogwarts dove una immagine gigantesca
occupava la prima pagina ritraendo la presidentessa in un lago di lacrime,
disperata come se le avessero ammazzato la famiglia.
Harry sorrise e annuì
confermando il tutto, mostrandole poi i cambiamenti che erano intervenuti nella
redazione del giornalino scolastico: la rubrica d’amore di Lavanda continuava
ad occupare un considerevole spazio delle pagine che, in genere, non leggeva
nessuno; erano stati aggiunti dei giochi babbani come parole crociate e sudoku
a fine giornale e
La Caposcuola prese tra le
mani e sfogliò le pagine che raccontavano di stupidaggini di cui non importava
nulla a nessuno, scorse gli esercizi di sudoku di livello “molto più che
facile” trovandoli veramente deprimenti e voltò pagina ritrovandosi davanti
l’oroscopo di Sinistra.
-
Che dice il mio
oroscopo oggi? – chiese ai suoi compagni cercando di interpretare la grafia
della prof
Ginny prese tra le mani il
giornale, lo piegò a metà e mise a fuoco le parole
-
Sei della
Vergine, vero Herm? – domandò per precauzione, l’altra annuì, Malfoy, invece,
mandò gli occhi al cielo… i casi della vita, si diceva…
-
Dunque… Gelosia e Ranocchi, non avete sempre
ragione, dategli un bacio e fate pace
-
Ma che significa?
– chiese interdetta la ragazza, Gelosia e Ranocchi? Ma la prof si era fumata
qualcosa prima di scrivere quella roba?
-
Ehi Harry, anche
te sei dello stesso segno? – domandò lei, Harry annuì
-
Avremo tutti e
due una scenata di gelosia – ipotizzò il moro – Ginny, non è che vuoi farci
qualche tiro mancino?
La rossa scosse i capelli
rossi e voltò gli occhi intorno, decidendo di controllare il suo
-
Leone – lesse
assorta – Visite opportune capitate
nel posto sbagliato al momento sbagliato, gli amici vi sono sempre stati
accanto, fate lo stesso con loro… Le predizioni della prof diventano sempre
peggiori… - borbottò scettica – Blaise, tu che segno sei? – indagò poi verso a
serpe che stava terminando la sigaretta
-
Ariete – rispose
lui – sono del 13 aprile… dicono che sia il segno più testardo di tutti
-
Posso confermare
– intervenne Draco annuendo e sbuffando, Blaise gli sorrise col suo solito fare
pacato
-
Ariete: Non lasciate la porta aperta, qualcuno
potrebbe vedere più di quel che volete… e forse no; vedrà comunque
-
Direi che
Sinistra è stata un po’ approssimativa – commentò Harry bevendo del succo di
frutta dal bicchiere sistemato davanti a lui
-
Malfoy, tu che
segno sei? – chiese ancora Ginny, anche se lo faceva solo per non essere
scortese e perché aveva letto tutti quelli dei presenti, lui non rispose
-
È nato il 5
giugno, è dei Gemelli – intervenne l’altro Slytherin mentre Draco mormorava
insulti poco carini all’indirizzo del suo migliore amico
-
Gemelli – sentenziò
lei schiarendosi la voce - Il verde vi
sia addice, siete volubile quanto una banderuola, l’edera è una pianta
tenera, ma fortissima
-
Poetica –
confermò sprezzante e per una volta anche i grifoni dovettero dargli ragione
-
Bene, mi sembra
che abbiamo divagato a sufficienza – decretò infine Harry – voglio sapere che è
successo
-
L’erba voglio non
cresce neanche nel giardino del re - ripeté meccanicamente Draco
-
Proprio tu vieni
a farmi la predica? – gli chiese, l’altro limitò la risposta ad una alzata di
spalle
-
Pecchi di
supponenza, Potter – aggiunse, Harry dovette trattenersi per non mettergli le
mani intorno al collo e stringere forte
-
Smettila di
sottilizzare, voglio sapere che cazzo ci fate conciati a quel modo…
-
Harry! – lo
riprese la rossa scandalizzata dal sentirgli usare un linguaggio tanto scurrile
-
Ma che belle
parole, Potty – lo canzonò invece il biondo sorseggiando del succo d’ananas e
storcendo le labbra al gusto un po’ acido dei prodotti babbani che non avevano
nulla a che vedere con l’originale
-
Taci Malfoy,
parli troppo
-
Ma come… e io che
volevo dirti davvero tutto… - rispose l’altro con ironia, Potter si limitò ad
alzare un sopracciglio, un muto avvertimento di tenere la bocca chiusa e la
lingua a posto.
Hermione decise che era il
momento giusto per intervenire e placare la tensione omicida che stava
invadendo l’aria rendendola stranamente pesante. Se una volta aveva pensato che
fosse il clima scolastico fatto di rivalità tra le diverse Case ad accentuare
quest’odio che Harry e Draco provavano l’uno nei confronti dell’altro, beh, non
era vero perché quell’antipatia reciproca si protraeva fastidiosa anche fuori
delle vecchie mura di Hogwarts, insistente come una mosca richiamata dal dolce
e altrettanto noiosa.
In realtà, a ben rifletterci,
anche lei era piuttosto insofferente a Malferret quando si trovavano a scuola,
mentre ora che erano a Londra tutto questo si sentiva decisamente meno, e
allora perché non accadeva anche con Harry?
Che il suo cambiamento nel
metro di giudizio della serpe bionda fosse determinato dal breve periodo di
convivenza che avevano condiviso?
Che dovesse seriamente
incominciare a preoccuparsi delle conseguenze?
In realtà sperava di no, anche
se tutto, ormai, urlava a gran voce un SI degno di un coro da stadio.
Scosse melodrammaticamente la
testa e alzò gli occhi su Harry e Draco ormai prossimi alle mani e Blaise che
di divertiva un mondo a guardarli mentre si azzuffavano come cane e gatto…
Blaise…
Era l’unica delle serpi con
cui avesse stretto una parvenza di amicizia e, senz’altro, la più stravagante
tra le stravaganze. Lo conosceva abbastanza bene e, se voleva, sapeva essere un
ragazzo intelligente e simpatico, peccato che la volontà fosse la sua peggior
carenza, non nel senso che non l’avesse, quanto più perché non la manifestava,
sembrava perennemente avvolto da un velo di noia e quei piccoli momenti di
divertimento, come quello, ad esempio, non ci teneva proprio a cancellarli
dalla sua esistenza.
Quello che Hermione però non
sapeva era che a Zabini, oltre che le zuffe tra Draco e Potter, piaceva
terribilmente tormentare in prima persona il suo migliore amico. Come lui e
Malfoy fossero diventati così legati non lo sapeva, era successo e non se ne
poneva il problema, da qualche parte aveva letto che domandandosi il perché di
una amicizia la si distrugge e lui non ci teneva proprio, anche perché si
divertiva un bel po’!
La sua vita familiare, sempre
che esistesse, era qualcosa di abbastanza monotono: sua madre si era sposata
sette volte di cui nessuna per amore. Quando era bambino aveva guardato per
scherzo nel pensatoio ed aveva scoperto da dove accidenti veniva fuori lui: sua
madre e suo padre, un bellimbusto di Drumstrang, avevano avuto una rapida
quanto passionale storia d’amore durata pressappoco un’estate, entrambi belli e
di buona famiglia, avevano deciso di sposarsi, solo che il tipo in questione
fosse riuscito a farsi ammazzare durante una partita di quidditch, lasciandola
sola, incinta e, ovviamente ragazza madre. Sua madre avesse deciso,
innanzitutto, che, dato che il presunto padre non avrebbe svolto le sue
funzioni, il bambino non avrebbe portato il suo cognome e perciò gli aveva
posto il suo, e poi che, per consolarsi, non c’era cosa migliore che qualche
regalo costoso e così il passo dallo sposarsi una sfilza di miliardari con un
piede nella fossa era stato breve, anzi, giusto quello per oltrepassare
l’ingresso della chiesa.
Lui era nato figlio unico e
tale era rimasto, visto che
Ma anche mammina, al momento,
aveva la sua bella gatta da pelare… già perché tra una cosa e l’altra il suo
ultimo marito, o promesso sposo, che dir si voglia, aveva deciso di tirare le
cuoia prima del previsto e così, a due giorni dal matrimonio, eccolo lì pronto
per il funerale.
Decisamente non le era andata
bene, anche se, al momento, Cassandra Zabini non necessitava certo di
rimpinguare le finanze di famiglia… il nipote del milionario, però, avvenente
quarantenne dal capello brizzolato e la carriera sfolgorante nell’industria
giornalistica, aveva accettato di prendere il posto del nonno defunto e sposarsi
la povera sette volte vedova.
Mamma non l’aveva presa bene,
anche se le circostanze non le permettevano di fare altro per non rovinare il buon
nome della famiglia Zabini; lui si domandava spesso con quale coraggio quel
poveraccio che si era legato a doppio filo a lei riuscisse a coricarsi
tranquillo senza il terrore di essere avvelenato, pugnalato nel sonno,
schiantato contro una parete o semplicemente distrutto da una delle scenate
isteriche di mamma.
E poi c’era stata la pessima
notizia: la Gazzetta del Profeta, i cui cronisti erano senz’altro i peggiori
del Creato, aveva deciso che uno dei sette mariti di Cassandra, al momento gli
sfuggiva il numero di quale fosse, ma non importava, fosse un mangiamorte o,
comunque, legato alla setta di adepti di Voldemort. Chiaramente sua madre si
era sempre strafregata di queste inezie, bastava solamente che la loro borsa
fosse ben fornita e, a dirla tutta, ci stava anche attenta a girare al largo da
tipi simili perché poi le persone puntano l’occhio su di te e non ti riesce più
di continuare la tua vita.
Benissimo, se da una parte il
Ministro aveva deciso che, affettivamente, tutti i mariti di sua madre erano
morti di vecchiaia, dato inconfutabile, dall’altra c’erano i soliti
rompiscatole della Gazzetta che sostenevano che lei fosse una mezza assassina e
che li avesse uccisi di proposito come pegno di sangue ai mangiamorte.
Probabilmente c’erano due
cose che i giornalisti non sapevano:
- sua madre era terrorizzata perfino dal rompersi
un’unghia, quindi difficilmente si sarebbe sporcata le mani per avvelenare
qualcuno
- la setta di mangiamorte non esigeva certo una
prova del genere per i suoi sostenitori… bastava molto meno.
Ad ogni modo, Preston, il
Ministro, stava svolgendo per l’ennesima volta le indagini e gli incartamenti
erano sulla sua scrivania a prendere la polvere.
Quindi, con un tale mortorio
familiare (in tutti i sensi), perché privarsi dei propri svaghi?
Guardò l’occhiata torva di
Potter e il ghigno beffardo di Draco e scoppiò a ridere, attirando su di sé lo
sconcerto della mezzosangue e gli occhi della Weasley.
Quando si fu fatto silenzio
tra i due litiganti, la Granger finalmente cominciò a raccontare di quanto
accaduto e di Silente che li aveva mandati a Londra, spiegò come ci erano
arrivati e dei loro cambiamenti di età, sorvolando, per il momento, dei loro
incontri in biblioteca e delle avventure pseudo-sentimentali che al momento
l’avevano vista al fianco della serpe.
Si interrogò sul perché non
avesse detto a Harry dei mangiamorte alla Queen Victoria e decise che era
perché doveva scoprire di più sulla questione.
Draco seguì le mani
gesticolanti della Gryffindor che spiegavano quanto era accaduto loro da una
settimana circa a questa parte e un suono sprezzante gli uscì dalle labbra
mentre si portava nuovamente il bicchiere alle labbra in un estremo gesto di
autolesionismo, perfettamente consapevole che quel succo di frutta gli piaceva
ogni minuto di meno.
La mezzosangue gli rivolse
appena un’occhiata tornando ai suoi vaneggiamenti verso il suo piccolo pubblico,
Blaise spostò appena gli occhi blu sull’altro Slytherin per poi riportarli
sulla ragazza che raccontava.
Draco si sentì osservato, ma
Zabini al momento si stava facendo i beneamati fatti suoi ascoltando a metà
quello che lei narrava, le labbra piegate in un sorriso divertito, la pelle
leggermente più scura: Blaise era molto orgoglioso di avere dei parenti
mediterranei che gli avevano lasciato in eredità quella carnagione ambrata e i
capelli scuri, gli occhi blu, invece, erano qualcosa che, probabilmente, veniva
dalla famiglia di suo padre che era di origini russe, sua madre, infatti, aveva
gli occhi verdi e, ovviamente, era stata una Serpeverde esemplare.
Posò la stoviglia sul tavolo
producendo un rumore decisamente più elevato di quello che l’etichetta
prescrivesse, nessuno dei presenti, però, se ne accorse a parte Blaise che lo
sbirciò di soppiatto mentre il biondo si svaccava di nuovo malamente sulla
sedia babbana, sistemando prima il cuscino, poi i piedi, la camicia, l’appoggio
dei piedi, la posizione delle spalle, i vestiti stropicciati e quant’altro gli
saltasse in mente.
Si sentiva stranamente a
disagio e la cosa non gli andava.
Come facevano a risultargli
così odiosi?
Quell’atmosfera tranquilla e
familiare, intima e amichevole dove tutti erano contenti, tutti tranne lui.
E lei sembrava così felice in
mezzo ai suoi amici… non era mai stata così raggiante quando era rimasta con
lui una settimana, quel sorriso rilassato era raramente affiorato sulle sue
labbra e non gli aveva neppure mai mostrato quel trasporto che ora trasudava
mentre si trovava in compagnia e a suo agio.
Un vago senso di fastidio
s’impossessò di lui.
Gelosia.
Invidia di Potty e della
Weasley e perfino di Blaise che potevano godere della sua compagnia per davvero
senza che lei stesse attenta ad ogni passo falso, senza che misurasse la prole
e, anche se avesse detto una stupidaggini, probabilmente non sarebbe accaduto
nulla. Quando erano insieme, invece, tutti e due pensavano parecchio qualcosa
prima di dire ciò che passava loro per la mente, l’improvvisazione era
assolutamente fuori questione e, nonostante litigassero e quella fosse, senza
dubbio, una cosa scaturita senza preavviso, anche lì stavano attenti a ciò che
dicevano, soprattutto lui perché, anche se le aveva detto molto più di quanto
avesse dovuto, lei non si fidava ciecamente o, comunque, aveva delle riserve.
Non poteva darle torto, le ragioni erano tutte dalla sua parte, ma era mai
possibile che non ci fosse un solo cane a quel mondo che decidesse un po’ di
capire anche come stava lui?
Davano tutti troppo per
scontato che stesse divinamente senza problemi né preoccupazioni, senza
rimpianti né problemi.
E invece i problemi erano il
suo pane quotidiano e doveva prestare attenzione ad ogni passo falso perché
aveva alle calcagna l’intero esercito di Voldemort che voleva la sua pelle.
Nessuno si era mai
preoccupato se avesse avuto bisogno di qualcosa, di affetto tantomeno.
Lei un po’ si era esposta, su
quel fronte, ma adesso che la vedeva così serena e felice, il dubbio che lo facesse
solo per essere gentile, il dubbio che lo facesse con tutti… gli dava
tremendamente fastidio.
Da quando aspirava ad avere
un ruolo speciale per lei?
Da mai!
Gridò la sua mente, era una cosa che non stava né in cielo né in terra né su in
ogni altro posto esistente.
Lui era una serpe, lei una
Gryffindor e neppure una qualsiasi, ma la Regina dei Gryffindor, l’emblema
della brava studentessa con le solite idee bacate da “brava bambina”. Non erano
problemi che si era posto fino a dieci minuti prima, ma… effettivamente era
quasi come se provenissero direttamente da due mondi differenti… e questo gli
faceva male.
Perché d’improvviso voleva
l’esclusiva? E cos’era quello strano desiderio di possesso nei suoi confronti?
Perché voleva essere così speciale?
Perché gli dava fastidio
quella familiarità da cui era escluso?
Per una volta il pensiero di
raccontarle davvero tutto, come aveva deciso di non fare, si fece largo nella
sua mente come il metodo più rapido per costringerla, in quel modo, a
rimanergli accanto per sempre. Ma non era carogna fino a quel punto, non ci
riusciva e aveva quel nodo in gola che gli impediva di deglutire e la mandibola
che quasi incominciò a fargli male da tanto stava digrignando forte i denti
dietro le labbra serrate in una smorfia.
Che gli stava prendendo?
Perché tutte quelle
stranezze?
Che cos’erano quelle
sensazioni strane all’altezza del petto e dello stomaco?
E quei sentimenti?
Accidenti, nessun Malfoy
aveva dei sentimenti! E lui non faceva differenza! Che dannazione andava a
pensare?
Cazzo, doveva essere l’influsso
benefico di quei due, Potty e la Piattola che, al momento, sembravano pendere
direttamente dalle belle labbra della mezzosangue.
Il ricordo pressante di
quando e labbra sue e della ragazza si erano incontrate tornò violento a
spingere per ottenere la sua attenzione, facendogli ancora più male.
Borbottò qualcosa di
incomprensibile che non scompose minimamente i presenti, tutti troppo presi
dalle loro cose.
Non gli faceva bene pensare
al tempo passato insieme alla Granger perché più lo faceva e più desiderava che
ce ne fosse e la cosa era decisamente sbagliata.
Se davvero avesse deciso di
fare una cosa del genere, se ne sarebbe pentito in eterno. Erano cose troppo
pericolose e personali per andarle a dire così e se l’avesse fatto, sarebbe
stato solo per egoismo. Quella parte del suo carattere si stava manifestando in
modo decisamente inappropriato, spingendolo a pensieri inadeguati e a idee
balzane, procurandogli sensazioni stravaganti e perfino gelosia.
Certo, non era gelosia…
Che cos’era? Probabilmente
irritazione per la visita di tutta quella gente, non gli piaceva la confusione,
meglio la tranquillità di un luogo da vivere in solitudine. Certo non gelosia.
La gelosia, e stava citando
dal dizionario, era una sensazione che si ha quando si teme di perdere qualcosa
o si invidia una cosa ad un altro.
Che cosa avrebbe dovuto
perdere? Che cosa temeva che qualcuno gli strappasse? Non aveva niente che, al
momento, San Potter e compagnia potessero sottrargli.
A parte LEI, aggiunse la sua
coscienza, decisamente troppo pignola.
Ma comunque non poteva essere
gelosia! Per quanto lo riguardava, lei poteva anche andarsene, non avrebbe
fatto che bene a non mettere il becco in quegli affari.
“Sei volubile” ripeté sempre
la coscienza “prima vorresti dirle tutto per tenerla con te e subito dopo che
sarebbe un bene se ne andasse per non mettere il becco…” messa a zittire quella
voce permalosa, tornò alle sue elucubrazioni mentre lei continuava a parlare,
adesso rinverdendo i ricordi di scuola assieme ai presenti.
Un ghigno perfido storpiò le
sue labbra mentre riappoggiava il bicchiere, questa volta con molta più calma,
Blaise se ne accorse e gli lanciò un’occhiata preoccupata che il biondo neppure
notò
-
Beh, quand’è che
la finiamo con questa pagliacciata? – domandò come se fosse un quesito
retorico, l’aria di superiorità dipinta sul viso e negli occhi – hai intenzione
di raccontargli ancora qualcosa?
Hermione smise di parlare e
lo fissò allibita da quella mancanza di educazione, le braccia ferme a
mezz’aria, gli occhi allargati per lo stupore, senza capire.
-
Hai intenzione di
dire loro anche che ho cercato di violentarti? Povera, piccola Granger… in
balia di questo bruto – si alzò in piedi e dal suo metro e cinquanta la guardò
trionfante, pieno di sé.
Non capiva perché aveva
cominciato e sapeva che non avrebbe dovuto, ma accidenti, ogni momento era
diventato peggiore, perché doveva soffrire solamente lui? Se doveva farlo, che
lei lo accompagnasse pure all’inferno, l’avrebbe ridicolizzata davanti ai suoi
amici, in quel momento quella ferita che impediva al suo cuore di battere si
era rimessa a sanguinare.
-
Che cosa vorresti
dire? – chiese circospetta lei che in piedi c’era già, scrutandolo, per una
volta, dall’altro in basso
-
La piccola e
santa Caposcuola dei Grifoni costretta a trascorrere del tempo assieme ad una
infida serpe… senza i suoi amici, povera…
E fece il gesto di asciugarsi
una lacrima, mentre la bocca era, tuttavia, ancora ghignante
-
Senza i tuoi
amici – continuò senza pietà – abbandonata da tutti… come hai fatto, piccola
Granger? Oh, ma adesso sono arrivati perché lasciarla troppo tempo da sola,
piccina, sarebbe stato troppo, non è che una ragazza, dopotutto, no? – e spostò
gli occhi sui presenti: Ginny era sconcertata, Harry, lo si vedeva che si stava
trattenendo per non spaccargli la testa con il bicchiere e Blaise… la sua
faccia era scura e preoccupata, non più sorridente. Meglio, in quel momento
solo lui rideva.
-
E poi…
Non finì la frase che la mano
spalancata della ragazza lo colpì con violenza alla guancia sinistra,
procurandogli un bruciore inconsueto e diffuso, pungente, che non aveva mai
provato; si toccò appena la faccia dove spiccava un segno rosso a forma di mano
con cinque dita spalancate, alzò gli occhi su di lei e vide le lacrime sgorgare
copiose da quelle iridi che brillavano ancora, nonostante tutto, e le rigavano
le gote
-
Sei un maledetto
stronzo, Draco Malfoy – urlò tenendo le braccia serrate lungo i fianchi, le
mani strette a pungo, dopodiché voltò i tacchi e corse verso la cabina armadio
tenendosi il viso tra le mani.
Quella era la prima volta che
le aveva sentito dire una parolaccia e, a giudicare dalle espressioni
sconcertate degli altri astanti, probabilmente era la prima volta della sua
vita.
Quando la porta si fu
richiusa dietro di lei con un tonfo sordo e si udì qualche singhiozzo, Harry
Potter si alzò in piedi, andando a posizionarsi davanti al biondo e
sollevandolo fino alla sua altezza per i vestiti, lo sguardo di lui, nel
frattempo, aveva ripreso la consueta aria strafottente
-
Hermione non ha
mai detto una parolaccia in vita sua – incominciò con tono bellicoso mentre la
rossa si lanciava all’inseguimento dell’amica, pregandola da oltre la porta di
aprire e farla entrare, ma non succedeva nulla – solo per questo semplice fatto
ti strapperei le budella e te le farei ingoiare assieme ad ogni singola parola
velenosa che la tua lingua biforcuta è riuscita a dire su una persona che non
ha mai fatto o detto niente di male! Ma tu non lo capisci, come potresti –
aggiunse dandogli una scrollata forte – tu vedi solo te stesso, non sei che un
lurido bastardo…
-
Mettimi giù –
disse serio, gli occhi penetranti. Era un ordine, non una preghiera
-
Mi starai a
sentire! – gridò Harry
-
Subito! – intimò
il biondastro e, all’improvviso, il grifone si sentì le mani tremare, scottare,
mentre una strana aura circondava quel corpicino infantile mandato dal demonio.
Lo riappoggiò a terra, esitante, arrabbiato con se stesso per quella sua
mancanza di carattere e, senza dire un’altra parola, anche il Principe degli
Slytherin girò sui tacchi e uscì sul terrazzo, andando ad appoggiarsi alla
balaustra e guardando in lontananza Hyde Park affollato.
Il parco, dopo Natale, era
tornato alla consueta routine: mamme con bambini nella carrozzina, qualche
anziano che passeggiava, molta gente con cani e furetti al guinzaglio, giornali
spiegazzati che svolazzavano portati dal vento o appoggiati dimentichi su
qualche panchina.
Una vecchietta stava
rincorrendo affannata un bambino poco più piccolo di lui, pregandolo di volersi
mettere il cappottino, ma il bimbo era decisamente più preso a giocare a palle
di neve con gli altri ragazzini e a scivolare sui giochi di legno che a dare
ascolto alla nonna.
Lui non aveva mai avuto
qualcuno che si prendesse cura di lui a quel modo. Tranne la Granger.
Sfregiato si sbagliava a dire
che non capiva, capiva benissimo, più di quanto quel Grifondoro chiacchierone
riuscisse a credere, eppure, in quel momento, quando la prima parola di quella
sfilza era uscita dalle sue labbra, la rabbia, la frustrazione e l’invidia, sì,
proprio l’invidia, avevano avuto la meglio.
Almeno con se stesso non
aveva mai negato di essere tremendamente invidioso di Potty, ma non riusciva a
credere di esserlo perfino del suo migliore amico e questo era qualcosa che lo
turbava profondamente: lui e Blaise si conoscevano da una vita ed era strano
che due persone così diverse riuscissero ad andare d’accordo, ma succedeva e ne
era felice perché non c’era persona sulla faccia del pianeta che lo conoscesse
quanto Zabini.
A differenza delle normali
amicizie, non si raccontavano fatti privati o aneddoti riguardanti le
rispettive casate, Zab non sapeva di tutto il casino che stava accadendo e lui
non era stato messo a parte della verità assoluta che sua madre non era mai
stata una mangiamorte. Ma si conoscevano e sapevano quando c’era qualcosa che
non andava.
Per questo non si stupì
quando la figura atletica dello Slytherin comparve accanto a lui,
l’inseparabile sigaretta tra le dita affusolate dalle unghie curate, i capelli
color caffè, gli occhi di un intenso blu cobalto. Le labbra erano di nuovo
sorridenti, ora, mentre stava per dire qualcosa che, lo sapeva, lo avrebbe
fatto terribilmente infuriare perché corrispondeva a verità. Non avranno
conosciuto i dettagli della vita privata l’uno dell’altro, ma nel loro
carattere non c’erano ombre.
-
Pessima mossa –
commentò il serpeverde aspirando una boccata di fumo e formando poco dopo una
nuvoletta grigia. Appunto, il grillo parlante che viene a dire delle ovvietà
Sapeva da solo che non avrebbe dovuto comportarsi a quel modo e ne era pentito
due secondi dopo aver cominciato, ma non avrebbe lasciato le cose a metà, il
santo onore Malfoy voleva la sua parte e questa imponeva che nessuno potesse
avere la meglio su di lui
-
Fai pure il moralista?
– gli chiese sgarbato, l’altro si voltò dalla sua posizione con la schiena
appoggiata alla ringhiera e vi posò sopra i gomiti, guardando lontano
-
È stato infantile
– continuò, Draco sollevò gli occhi al cielo, prossimo a perdere la pazienza,
cosa che, sfortunatamente, con Zabini gli capitava spesso, anche se non nello
stesso modo di quando succedeva con la mezzosangue.
-
Sai, sono un
bambino di dieci anni – bofonchiò scorbutico, Blaise lo ignorò continuando a
fumare tranquillo
-
Mostrare i tuoi
sentimenti egoistici con lei e di fronte a tutta quella gente e in quel modo è
stato molto infantile, Hermione ci è rimasta molto male, l’hai punta su una
cosa a cui tiene moltissimo; i suoi amici sono la sua vita.
-
Non potevi certo
aspettarti che rimanessi zitto a guardare quella scenetta smielata! – protestò
sapendo, però, che Blaise aveva visto giusto per l’ennesima volta
-
Eri geloso?
– gli chiese voltando la testa e abbassando lo sguardo. Draco si affrettò a
distogliere il suo borbottando qualcosa, l’altro Slytherin ridacchiò, aveva
fatto centro, come sempre.
-
Vatti a scusare
con Herm, starà piangendo…
Lui non disse niente e non
fece nulla.
Non ci sarebbe andato, non
ancora. Non con tutta quella gente che lo guardava e che lo spiava, che si
aspettava che facesse qualcosa.
* * *
Harry bussò tre volte alla
porta, ma nessuna risposta giunse dall’altra parte, si udì solo un singhiozzo
strozzato.
Si guardò alle spalle: Ginny
era preoccupatissima e si stava mangiando le unghie con insistenza, aspettando
di avere qualche segno di vita dalla sua migliore amica. Oltre la finestra, il
biondastro e Zabini rimanevano in silenzio, ciascuno perso nella propria mente.
Maledetto Malfoy, ma che gli
era preso, tutt’a un tratto? Perché aveva fatto quella piazzata?
Ok, era una stupida serpe
altezzosa, ma fino a dire quelle cose, come se fosse geloso di loro… naaaa,
impossibile, decisamente impossibile.
-
Herm, apri la
porta – disse bussando nuovamente; udì un fruscio, ma nessuno giunse a
sbloccare
-
Dai Herm, apri la
porta, sono preoccupato! – disse ancora
-
Vai via, Harry,
scusami… - fu tutto ciò che ottenne in risposta da una voce un poco roca.
Guardò Ginny che si era messa a tormentare i capelli, Herm non era mai stata
così colpita da una frase, tranne che quando era al secondo anno e quello
stupido Serpeverde l’aveva chiamata Mezzosangue. Ma le lacrime agli occhi, le
mani che tremano… perché se l’era presa così tanto? Serpi e Grifoni si
insultavano ad ogni corridoio, in ogni lezione in comune, in Sala Grande, ad
ogni circostanza, perché quel giorno era così scioccata?
Se c’era una cosa che sapeva
era che, in quel momento, avrebbe strozzato Draco Malfoy, oppure l’avrebbe
scaraventato giù per il poggiolo. Far piangere la Caposcuola era un crimine
perché lei non piangeva mai.
Udì un fruscio alle sue
spalle e si ritrovò le figure altere dei due allievi della Casa di Salazar,
rimase stupito di non averli sentiti arrivare e anche un po’ stupito dal fatto
che il biondastro si fosse degnato di venire e fingersi preoccupato. No, più
che preoccupato sembrava seccato, anche se, lui non lo sapeva, ma era seccato
con se stesso, non con lei.
Si parò di fronte alla porta
bloccando l’avanzata dello Slytherin che lo guardò minaccioso
-
Stalle lontano –
intimò – l’hai già fatta piangere una volta, non deve succedere di nuovo
Non lo diede a vedere, ma
quelle parole lo colpirono come un pugno allo stomaco: il rapporto suo e della
mezzosangue era fragile e instabile già prima, adesso doveva essere crollato
come un castello di carte al primo alito di vento… forse, se si fossero davvero
detti tutto…
“Ma chi vuoi prendere in
giro” borbottò quello spiritello maligno della sua coscienza, “Se le avessi
detto qualcosa a quest’ora lei avrebbe altri motivi per piangere, certo non il
suo orgoglio ferito!” aveva ragione, accidenti, ma sapeva di aver sbagliato e
sapeva che voleva cercare di rimettere in piedi quella specie di amicizia
perché quella sera al ristorante, anche se nelle vesti di una mocciosa, gli era
parso che lei ci tenesse almeno un po’ ad essere sua amica e, casualmente, lui
aveva rovinato tutto con le sue parole. Come si fa a non essere gelosi degli
amici? Con Blaise non si era mai dimostrato possessivo come lo era stato con
lei, quello strampalato desiderio di non dividere i loro segreti con nessuno,
quel volere che la storia che li riguardava, di loro che diventavano grandi e
piccoli così, della loro vita quotidiana fosse solamente loro, un fatto
privato. Perché?
-
Levati, Potter –
sibilò, Harry non si spostò e rimase impalato di fronte all’uscio, le braccia
conserte, gli occhi fiammeggianti di rabbia oltre le lenti rotonde
A mali estremi…
Un sibilo terrificante gli
uscì dalle labbra, ma non delle parole dette con rabbia, parole dette in
serpentese!
Harry sgranò gli occhi
all’udire ciò che l’altro aveva detto e non poté crederci, né a ciò che aveva
sentito, né al fatto che potesse parlare quella lingua maligna; ma dopotutto, i
Malfoy avevano una affinità speciale per quei rettili viscidi e subdoli, non
c’era poi così tanto da stupirsi, però…
Vide il biondo muovere un
nuovo passo verso la porta e, all’improvviso, le fiamme ricoprirono il suo
corpo di bambino come un guscio, dalla testa ai piedi, il Grifondoro si
ritrasse mentre il fuoco lambiva la figura dello Slytherin.
Una fiammata più potente
delle altre costrinse i tre ragazzi a coprirsi con gli occhi, sentendo
terribilmente caldo intorno a loro e, quando riuscirono a riaprirli l’unica
cosa che scorsero fu la porta che si chiudeva dietro il bambino: Harry si
lanciò per afferrarla e tirarlo fuori, ma troppo tardi, l’uscio era
irrimediabilmente chiuso sigillato e qualcosa gli lasciava intendere che non si
sarebbe aperto finché quel dannato Serpeverde avesse voluti, l’unica che
avrebbe potuto fare qualcosa era Hermione.
* * *
-
Granger…
Un brivido la percorse lungo
la schiena quando lui pronunciò quel nome, ma non si voltò e gli diede
insistentemente le spalle senza voltarsi nonostante nella voce del biondastro
ci fosse una nota di tristezza, quasi di dispiacere. Impossibile.
E comunque non l’avrebbe
perdonato per quello che le aveva detto e quello che si era permesso di dire
sui suoi amici, avrebbe fatto lo stesso se qualcuno avesse parlato male di
Blaise o addirittura di lui… perché si era accanito così tanto? Che aveva
voluto? Perché così all’improvviso?
Malfoy era un tipo strano, se
da una parte non vedeva l’ora di liberarsi di quella situazione, dall’altra,
però, non faceva niente per smuovere un po’ le cose, si rifiutava di andare ad
indagare sui mangiamorte e aggrediva addirittura lei che, tra tutti, quel
giorno, a parte Blaise, era l’unica che non gli fosse ostile, che voleva?
Perché si era comportato così da cafone?
Era abituata a insulti
velati, prese in giro e sottili malizie casualmente a sfondo sessuale, ma una
piazzata del genere che più che altro le ispirava gelosia non sapeva come
prenderla e ci era rimasta molto male perché si era sentita come se lui non si
fidasse di lei.
Scosse la testa per scacciare
quei pensieri che la rendevano terribilmente vulnerabile e rimase in ascolto,
lui non si era mosso, anche se poteva udire alla perfezione il tacco della
scarpa mentre batteva nervoso sul pavimento e anche il fruscio della stoffa,
spostò gli occhi sulla finestra sopra di lei e vide la figura riflessa di lui
mentre si passava una mano tra i capelli, scompigliandoli e poi sbuffare.
-
Hermione, mi
dispiace – sbottò poi, alla fine e lei riuscì a scorgere la propria silhouette
nel vetro mentre arrossiva; riabbassò gli occhi e valutò la situazione senza
riuscire ad evitare di voltarsi verso di lui per scoprire se era tutto vero
oppure se l’aveva detto solo per ottenere la sua attenzione, anche se,
sospettava, doveva possedere senz’altro metodi meno umilianti, dal suo punto di
vista, per richiamare l’interesse di qualcuno.
Malfoy stava guardando con
particolare interesse una cesta posta su uno dei ripiani della cabina armadio,
leggermente rosso, i capelli sparati in tutte le direzioni e le mani nelle
tasche in un gesto di finta noncuranza.
Sorrise a quell’espressione
imbarazzata che riusciva a leggere negli occhi di lui che non guardavano i suoi.
-
Sei serio? – gli
domandò con un sorriso, divertita dall’insicurezza che lui dimostrava
Bastò un’occhiata e lei capì:
era serio, serissimo.
-
Non voglio
tornare là fuori – gi disse mentre lui allungava una mano per rimetterla in
piedi e riportarla dai suoi amici, le dita si sfiorarono appena e, senza
accorgersene, lui si ritrovò seduto accanto a lei, sul pavimento coperto dallo
stesso plaid
-
Potty e la
Piattola sono preoccupati – commentò lui tranquillo mettendosi le mani dietro
la testa e rilassandosi sul parquet che profumava di c’era d’api appena stesa
Si calmeranno quando avrò
voglia di tornare… - biascicò appena scrutando il soffitto e una minuscola
macchia di umidità accanto ad uno dei faretti
-
Li farai soffrire
– sottolineò lui, positivamente colpito da quello sprazzo di egoismo che lei
aveva manifestato e che lo faceva sentire un po’ meno solo nel nero e nelle
tenebre che lo circondavano ma di cui non poteva liberarsi. Lei ignorò le sue
parole
-
Perché mi hai
chiesto scusa? – le sopracciglia di lui si alzarono mentre la scrutava, le
iridi dorate di lei, invece, erano posate sulla maniglia della porta, chiusa,
con la chiave inserita, la bacchetta era appoggiata accanto a lei ed era con
quella che aveva lanciato l’incantesimo per bloccare, però Malfoy era riuscito
a oltrepassare comunque la porta, come se la magia non fosse mai stata lanciata
e senza neppure utilizzare la propria di bacchetta perché, se n’era accorta,
quando si trovava ad una età diversa dalla sua quella smetteva all’improvviso
di funzionare: come aveva fatto?
-
Una volta tu mi
hai chiesto scusa – mormorò – non voglio avere debiti - ma lei sapeva che non era per quello,
chissà cosa gli frullava in quella testolina bionda – domani andremo alla
ricerca dei mangiamorte – decretò poi e il sorriso tornò sulle labbra di lei,
facendogliele schiudere appena
-
Davvero? Questo…
-
Ma c’è una
condizione – aggiunse fissandola negli occhi, lei parve leggermente stupita,
anche se, probabilmente, dentro di lei stava ripetendosi che doveva aspettarsi
qualcosa del genere.
Due iridi argentate come un
lago in una notte di luna si soffermarono scrutando nelle sue dall’alto dei
loro dieci anni
In cambio voglio un bacio
-
Cheeeeeee?!!! –
esclamò allibita
-
Ho detto che
voglio un bacio – ripetè seccato lui, incrociando le braccia
-
Ma-ma-ma-ma sei
un ba-ba-bambinetto di dieci anni! – protestò cercando una scusa che non
rientrasse nella classifica delle boiate più stupide della storia di Hogwarts
che prevedeva, tra l’altro, essere rapiti da vongole aliene, cani assassini,
ripetuta morte di vari componenti della famiglia e, a quanto pareva, gravissime
turpe mentali
-
Aspetterò –
ribattè alzandosi in piedi, poi si voltò verso di lei, sorridendo – quando avrò
di nuovo diciotto anni
Hermione divenne di un
intenso color porpora e non era per il cado.
-
Oppure puoi
sempre rinunciare alla tua caccia al ladro – aggiunse
Se da una parte pregava che
lei fosse talmente schifata da rifiutare quell’offerta, in modo che non si
cacciasse in seri pasticci come temeva, dall’altra sperava che accettasse per
suggellare definitivamente quello strano rapporto che li legava che forse era
amicizia e forse… chissà.
-
Accetto – rispose
alla fine
* * *
Spazio autrice: finalmente, era da un po’ che volevo scrivere questo capitolo perché,
se guardate bene, c’è und ettaglio molto molto importante per il resto della
storia.
In verità non ho molto da
dire, spero solo che vi piaccia e vi ringrazio tutti per le numerosissime
recensioni che mi avete lasciato al precedente, Grazie Infinite! Spero di
ritrovarvi ancora tra i commenti di questo!
Un bacio
Nyssa
herm83:
eheheh, anche io quando ho pubblicato non stavo molto bene… adesso invece sto
anche peggio! Pazienza, ho più tempo per scrivere, ogni tanto serve anche
quello…
In questo capitolo in
particolare è evidente quanto Draco ed Herm si stiano affezionando, o almeno
spero che si noti ^^
Anche io preferisco quando
Draco è bambino, ma la mia scena preferita è sempre quando sono tutti e due
grandi…
Bene, spero ti piaccia anche
questo nuovo aggiornamento, aspetto di conoscere la tua opinione, ciao e un
bacione! A presto, Nyssa
luana1985:
le scene più strampalate escono sempre quando non ce ne rendiamo conto, o
almeno, io non ho specificato come la mano sia finita là… XP e non garantisco
che sia un caso, ma questo dovresti chiederlo a Draco, forse lui saprebbe
rispondere, se ne ha voglia.
Ti ringrazio per i
complimenti, mi fa piacere sapere che la coppia sta uscendo bene, spero che ti
piaccia anche questo nono capitolo, ciao e a prestissimo! Nyssa
giuliastarr:
wow, tutta d’un fiato? Sono ammirata e commossa! Grazie mille e anche per i bei
complimenti che mi hai fatto! Spero di non deludere le tue aspettative e mi
auguro che ti piaccia altrettanto anche questo mio nuovo post!
Aspetto una tua opinione,
quindi, un bacio! Nyssa
Shavanna:
ehehehe, sarà proprio una bella sorpresa… ihihihi, in questo capitolo mi
sono divertita a fare un po’ la sadica con tutti i miei personaggi, nessuno se
la passa tanto bene, ammettiamolo, c’è sempre qualche problema: Herm offesa,
Draco geloso, consolare Herm ecc ecc…
In realtà la storia della
chiesetta è uscita per caso, non volevo mettere riferimenti religiosi perché
sono tutti personali, però poi mi è uscita così, anche perché in quella scena
si dice qualcosa a proposito di un fatto che tornerà abbastanza presto (non so
quanto, ma tornerà).
Bene, mi auguro che ti
piaccia anche questo capitolo post-Natale, aspetto la tua recensione, ciao e un
bacione grande! Nyssa
lauwren:
figurati, ogni tanto capita anche a me di sbagliarmi e lasciare i commenti
chissà dove, capita ^^!!
Sono felice di averti fatto
apprezzare questa coppia un po’ strampalata con l’altra mia storia, in effetti
neppure io sono nata come una Dramione, ma lo sono diventata e credo che ormai
la mia coppia originale, Ron/Herm, la cestinerei perché è troppo scontata.
Mi fa anche moltissimo
piacere sapere che sono riuscita in quest’intento e anche che ti sia piaciuto
la mia precedente fic, alla quale sono molto legata essendo la mia prima
creazione e, quindi, un esperimento totale.
Sono orgogliosa del capitolo
sul Natale e molto onorata che anche a te piaccia, grazie mille!
Spero di trovarti ancora
nelle recensioni, sono curiosa di conoscere ancora la tua opinione sui vari
sviluppi della storia, ciao e a presto! Nyssa
potterina_88_:
sì sì, invece, per questa volta, strano ma vero, devi essere drastica e credere
proprio quello: Silente ha violentato Minerva McGranitt.
So che avrei dovuto scriverlo
perché, per come l’ho detto, poteva essere tutto e il contrario di tutto, ma mi
sembrava che mettere quelle parole nella storia fosse quasi sacrilegio, visto
che il tono di quella scena era volutamente lento e terribile, ma mai forte con
le parole.
Sul perché, te ne accorgerai
piano piano, c’è tutta una motivazione dietro che va ricercata nel fatto che
Silente, come ho detto, non è sempre stato un vecchio mago bravo, ha anche lui
i suoi scheletri nell’armadio che piano piano vengono a galla, come quello che
è, forse, uno dei più terribili.
Sono molto contenta anche che
ti piaccia il capitolo sul Natale e spero che sia lo stesso anche per questo
sequel, ciao e un bacione grande! Nyssa
Lord Martiya:
adesso ho le idee più chiare… e dire che storia è la mia materia preferita, ma
non sapevo proprio nulla di questa Dichiarazione di San Pietroburgo, sarà che
in fatto di armi e compagnia sono ignorantissima (non se ne accorgerebbe
nessuno >_>), cmq ti ringrazio molto per la spiegazione, chissà che, ad
un modo o all’altro, non la utilizzi, anche se non saprei come mettere in mano
un fucile ad un mago... ci rifletterò.
Per la suora e il rockettaro…
beh, è questione di punti di vista, l’arte la sia esprime liberamente ^^
Aspetto una tua opinione per
questo nono capito, ciao e a presto! Nyssa
PS: Curioso però che, visto
che la dichiarazione è stata firma a S Pietroburgo, anche la Russia zarista non
abbia partecipato…
Silmarilichigo:
sono felice di sapere che continuerai a seguirla, la cosa mi rende molto fiera
della mia piccola creatura… grazie anche per tutti i complimenti che mi hai
fatto, mi fa piacere sapere che la fic ti piace, come vedi ho aggiornato prima
che ho potuto, spero che anche questo nono capitolo ti piaccia, ciao e un
bacio! A presto, Nyssa
PS: grazie anche per il
commento a Aiutami a Dimenticare, anche io in genere sono per le fic più
lunghe, le cose vengono spiegate meglio, ma ogni tanto mi scappa una shot… come
è stato per quella. Ciao!