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Autore: Atemlos    29/07/2013    3 recensioni
Alternative Universe. StilesxDerek.
Dal prologo: «Il sonno lo stava tradendo, ma con l'orario che aveva fatto era comprensibile; non se n'era nemmeno accorto, concentrato quant'era sul caso e sulla provetta di sangue trovata nell'appartamento di Audrey Parker, scomparsa da quasi due settimane. Non vi erano altre tracce su di lei, si era come dissolta nel nulla: nessun segno di effrazione nella stanza d'hotel in cui alloggiava, nessun biglietto, nessun segno di depressione o di volontà d'andarsene dalla città.»
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wolf & I'
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Autore: Atemlos.
Titolo: This town is only gonna eat you.
Titolo del capitolo: Hearing Damage.
Numero del capitolo: 0/? {prologo}
Fandom: Teen Wolf.
Pairing: StilesxDerek.
Rating capitolo: Verde.
Avvertimenti: Alternative Universe; Sentinels&Guides; non so cos'altro mettere.
Declaimer: I personaggi appartengono agli aventi diritto.
Note dell'autore: dunque, questo dovrebbe ritenersi il mio primo tentativo di long-fic. E dovrebbe rimanere tale, come un tentativo, dato che non ne ho mai gestita una (tranne un piccolissimo fallimento) e non credo facciano per me, che venero le one-shot in cui posso esprimere sentimenti quasi temporanei, quasi fossero i miei uniti a quelli dei personaggi; scrivere una long vuol dire adattarsi al personaggio, e non tirarselo dietro nei propri sentimenti, ma essere allegri anche quando non lo si è al fine di renderlo bene. Spero di riuscirci, ma già sono tipo depresso perché questo è solo il prologo e ci ho messo tre ore a scriverlo... Pensa un capitolo intero. Sempre che esisterà in un futuro, e spero di sì... Dipenderà ovviamente da come verrà accolta la cosa, anche perché ovviamente ho le mie idee, è abbastanza intrigante per me dilungarmi in questa mia fantasia, ma sarà very very very hard per me. Leggesi: se non verrà accolta, mi tolgo il "disturbo", anche se scrivo per me stesso, alla fin fine. L'idea principalmente mi è saltata fuori leggendo alcune fanfiction su Archive Of Our Own. Il titolo è una frase random, mentre quello del prologo proviene dall'omonima canzone di Thom Yorke. Mi sto dilungando troppo? Sì, come al solito, sorvoliamo. Negli avvertimenti non so davvero cosa scrivere, perché non so ancora nemmeno io come andrà a svilupparsi il tutto (mi avvalgo della teoria che la spontaneità sia assai migliore delle cose scritte a bacchetta), e dunque ho fatto una fatica boia a scegliere i rating & compagnia varia. Sì, la finisco. Ah, il nome della ragazza (capirete quale) è un omaggio alla mia personaggia preferita, dal fantastico mondo della serie tv Haven (ideata da quel genio di Stephen King). Spero vi piaccia, v'ispiri a continuare e a farmi sapere cosa ne pensate di questo inizio. Buona lettura dal vostro Atemlos. 





                                                                     This town is only gonna eat you
                                                                                                         Prologo:Hearing Damage


«Stiles» mormorò una voce profonda alle sue spalle, facendolo saltare dalla sedia. Letteralmente. In quel determinato modo dove un attimo prima sei concentrato, la mente in slow motion, come di fronte ad un classico film dell'orrore:  la vittima con un coltello in mano che sale le scale, il silenzio più assoluto, nulla se non lo scricchiolio dei propri passi, poi -d'un tratto- una figura incappucciata appare alle sue spalle e... la fa cadere giù dalle scale (nel suo caso, dalla suddetta sedia). 

 
Si portò una mano al petto, il cuore quasi a volergli uscire dalla gola. «Papà, sei impazzito? Apparire così all'improvviso! Mi hai fatto venire un attacco di cuore» sussurrò lui, il fiato a mancargli, le ultime parole pronunciate come fossero quelle di un vecchietto dopo una corsa campestre e la bocca spalancata in una storta smorfia. La sedia ribaltata, il suo corpo nascosto dietro una scrivania -bianca e con sopra un uragano di carta, provette, microscopi e succhi di frutta accartocciati- Stiles Stilinski vide di rialzarsi in fretta e furia, ignorando lo sguardo seccato del padre dall'altro lato della stanza, in piedi e pronto per abbandonare l'edificio.

«Cosa ci fai ancora qui? Il tuo turno è finito ore fa, è tardi.» asserì lo sceriffo del dipartimento di polizia di Beacon Hills, avanzando a grandi passi mentre Stiles si rimetteva a posto il paio d'occhiali e tirava su la sedia, sulle labbra un sorriso idiota. «Ah...» disse soltanto, rallentando le sue azioni -ed in contemporanea anche il battito cardiaco- portandosi poi una mano a grattarsi la nuca. «Quanto tardi?» chiese con cautela, strizzando l'occhio sinistro mentre con la mano libera si schiaffeggiava il sedere per rimuovere i residui di povere, lo stesso sedere che istanti prima ebbe baciato il pavimento.
«Quanto le tre di notte, Stiles. Finisci quello che hai da fare e torna a casa.» al che il ragazzino (ormai non tanto più "ino") rispose con un sonoro «Cazzo, sì» deciso e stupito. «Linguaggio!» si voltò John, già avviatosi verso la porta, puntando l'indice contro il figlio. «Scusa...» disse Stiles di rimando, rapido, lo sguardo in basso verso il microscopio a portata di mano.
«Ti aspetto a casa» concluse l'altro, già fuori dalla stanza, e pochi istanti dopo si sentì la chiusura della porta principale. 
 
Stiles si abbandonò completamente sulla sedia dietro di lui, gli occhi a squadrare il soffitto per un paio di minuti.
Il sonno lo stava tradendo, ma con l'orario che aveva fatto era comprensibile; non se n'era nemmeno accorto, concentrato quant'era sul caso e sulla provetta di sangue trovata nell'appartamento di Audrey Parker, scomparsa da quasi due settimane. Non vi erano altre tracce su di lei, si era come dissolta nel nulla: nessun segno di effrazione nella stanza d'hotel in cui alloggiava, nessun biglietto, nessun segno di depressione o di volontà d'andarsene dalla città.
Audrey era una ragazza di ventitré anni, la stessa età di Stiles, trasferitasi a Beacon Hills dopo la morte dei genitori in un incidente stradale a Los Angeles; a detta degli amici, o meglio conoscenti, aveva voglia di cambiare aria, dove nessuno la conosceva o sapeva del tragico evento capitatole, così -da tre mesi- si era trasferita in un posto sperduto nei boschi come quello.
Riguardo questo, Stiles ne sapeva qualcosa, avendo dovuto affrontare la morte della madre sette anni prima. La voglia di evadere era stata tanta, davvero troppa, ma niente di così potente da voler lasciare il padre da solo ad affrontare la perdita della moglie. Finito gli studi e laureatosi in medicina, volle seguire le orme del padre ed entrò nel suo stesso dipartimento; il suo lavoro consisteva, esattamente, nello stabilire le morti delle vittime, elaborare qualche teoria sul come fosse andata la scena del crimine e, in rare occasioni, indagare di proprio conto.

Quello di Audrey Parker era diventato uno di quelle rare occasioni, eppure vi erano molte cose che Stiles non riusciva a capire, nonostante gli sforzi. Come poteva una persona sparire così, all'improvviso, senza neanche una traccia? La molecola di sangue che avevano scovato su un mobile della sua stanza d'hotel, si era poi rivelata null'altro che quella tipica di una perdita dal naso, risalente a qualche settimana prima della sua scomparsa; le cause di un'epistassi potevano essere molte, dallo stress, da un'insolita ed intensa nottata di sesso, dal caldo torrido che d'estate è presente in città ad una possibile coaguluazione di sangue nel corpo, ma non poteva ben stabilirlo non avendo il corpo fisico della ragazza a disposizione. Ma la vera domanda poteva essere: perché non ripulire la superficie del mobile, perché lasciare la chiazza rossa -seppur appena visibile- lì dov'era e non fare le pulizie d'estate? E qui subentravano altre teorie, alle quali Stiles non volle pensare in quel momento.

Gli occhi iniziavano a dar segno di fatica, e così anche il suo corpo; non avrebbe retto a lungo se non dava esso il giusto risposo, cosa teoricamente impossibile dato che lavorara 24 ore su 24, anche se il padre gli raccomandava in continuazione di rispettare i turni e non esagere con gli orari. Per Stiles invece questa era anche passione, adorava il suo lavoro, non gli costava nulla perdere qualche ora in più su ciò che era davvero importante, ovvero persone che morivano in continuazione. Si era messo a loro disposizione, andare a  guardare qualche video porno sul computer o uscire a cena con qualche ragazzo random non gli sarebbe sembrato giusto, non avrebbe rispettato il codice che la polizia in sé aveva ideato, ossia proteggere gli innocenti e scovare i figli di puttana che li mettevano in condizioni piuttosto atroci.

Dopotutto, stare in centrale non era poi così orribile; aveva Scott che, insieme ad Allison, svolgevano a pieno il loro lavoro di detective (fu particolamente emozionante la prima volta che poté chiamare "Agente McCall" il suo miglior amico), Lydia nel suo ruolo da avvocato badass (faceva il culo a tutti i criminali, nessun escluso) ed Isaac suo collega nel reparto della medicina (anche se -a detta sua- avrebbe voluto lavorare come medico in ospedale, insieme a Melissa McCall, che lui stesso ormai chiamava madre, trasferitosi in famiglia dopo la morte del padre).

Anzi, orribile era probabilmente l'ultimo termine nel proprio vocabolario che avrebbe mai potuto definire il suo lavoro. Fatta eccezione per il suo camice bianco e gli occhiali.

 
Spense la luce del laboratorio, chiudendo la porta alle sue spalle, non prima di aver -ovviamente- fatto un poco di ordine ed aver messo a posto fialette e filtri vari. Il dipartimento era completamente vuoto, silenzioso, le luci spente; Scott ed Allison erano andati via tempo prima, così come Lydia ed Isaac. Si perse in un sospiro, le dita attorcigliate alla maniglia della porta d'uscita, per poi lasciare la propria pelle rabbrividire all'aria gelida del mondo esterno. Si strinse nella sua stupida giacca e si avviò alla sua stupida jeep, nel parcheggio anch'esso vuoto. Il rombo del motore segnò la sua scomparsa.

                                                                                                     {•••}

 
Lasciò la macchina lungo il marciapiede, poco distante dalla propria abitazione. Prese chiavi e cellulare e scese (non parliamo del fatto che stesse quasi per cadere nell'impresa), di nuovo a contatto con l'aria satura e fredda. Immerso nel messaggio di Scott che gli chiedeva della famosa goccia di sangue, non appena alzò lo sguardo, s'immobilizzò di fronte alla vista del padre impegnato a conversare con un tizio sul portico di casa.

John, facendo un cenno col capo, salutò tizio in questione non appena Stiles entrò nella sua visuale. Suddetto tizio, dopo aver percorso il viale del giardino, prese posto nella sua macchina da un milione di dollari; non prima di aver scambiato una fugace occhiata con Stiles, che ormai aveva già raggiunto il padre. «Cosa voleva il tizio ho-una-macchina-da-far-invidia-anche-ai-cani, lo conosci?» domandò sospettoso il ragazzo, ancora immobilizzato a guardare la strada ormai vuota.

«Il tizio, Stiles, è la Sentinella che il Bureau ci ha mandato per il caso Parker» informò lo sceriffo, già dentro casa, probabilmente in salotto. «Una Sentinella? Per il caso Parker? Perché? E perché si è presentato qui alle quattro di notte?» chiese Stiles, affacciato di corsa nel salotto -con una gamba poggiata al pavimento ed un all'aria-  accorgendosi poi di non aver chiuso la porta, provvedendo. Sentì il padre sbuffare, al che aggrottò gli occhi, tornando definitivamente in salotto, braccia conserte. John si era messo a mangiare, probabilmente gli avanzi di pasta andata a male di chissà quante settimane.

«La ragazza è scomparsa senza tracce ad occhio e possibilità umane, lui potrà aiutarci.» Stiles sollevò un sopracciglio. «E si è presentato qui a quest'ora perché...» John aspettò di finire la sua boccata di pasta. A Stiles parve un'eternità. «Perché Derek è un licantropo».

                                                                                                        {•••}

 
Quella notte sognò Derek e una volpe. Il primo immerso fino alle labbra nelle acque di un lago non molto lontano da Beacon Hills, gli occhi rossi fissi in quelli di Stiles; la seconda - piccola e di un colore rosso acceso - a muovere le minute zampe sulle sponde del lago, gli occhi scuri fissi in quelli di Stiles.
   
 
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