Fear
L’esplosione non l’ha sentita: l’ha avvertita.
Nel sangue, come se il suo corpo si fosse svuotato e riempito nuovamente in un nanosecondo. E forse è stato così, perché la sabbia tutt’intorno è diventata rossa, era rossa quando ha chiuso gli occhi – non voleva, ha cercato di impedire alla palpebre di chiudersi. E’ la regola: se ti addormenti non ti svegli più – ed è rossa quando li riapre, subito dopo.
Per un attimo sembra che qualcuno abbia tirato una tenda scarlatta davanti alle cose. Solo dopo si rende contro che la cortina c’è davvero, e che cola senza ostacoli dalla sua tempia, gocciolando dall’orecchio sulla sabbia impregnata.
Sente qualcuno imprecare, maledire Kimblee e la sua fottuta mancanza di precisione.
Degli ordini urlati. Spari. Una vampata di calore vicino al braccio.
Ma la mano che la tira fuori dal cumulo di macerie, che fino ad un momento prima era il tetto sul quale si era appostata, è più fredda della morte.
Chiude gli occhi un’altra volta. Non vuole più vedere tutto quel rosso, ne ha abbastanza, non vuole sapere cosa succederà dopo che la paura sarà passata.
Non vuole far vedere che la paura non è ancora passata.
La stessa mano – lo stesso tocco gelido – le scosta i capelli dalla fronte, vi appoggia sopra un pezzo ruvido di quello che sembra tessuto.
Quando riapre gli occhi, riconosce la trama irregolare e grezza di un brandello del suo pastrano.
“Sto bene.”
Il sapore del sangue – del suo sangue – è tanto forte, che decide di non aprire più la bocca, per evitare di vomitare.
Roy è vicino a lei, anche il giorno dopo, seduto su un angolo della brandina, nell’ospedale da campo.
Non dice nulla, sta in silenzio a guardarla, come se la fasciatura che le avvolge il capo sia una corona di fiori.
“Come stai?”
E’ la seconda volta da quando sono lì, che le fa quella stessa domanda.
E non ha ancora risposto sinceramente, non una sola volta.
“Bene. Cos’è successo?”
“Kimblee ha sbagliato. Capita.”
“Già. Capita.”
Solo mentre lui si alza, piuttosto stancamente, sente la fine della frase.
“… ma se capita ancora, è un uomo morto.”
E’ stata a prima volta in cui Riza Hawkeye ha sperimentato il terrore puro.
E a detta del capitano Hughes, l’eccezionale evento ha coinciso anche con la prima volta di Roy.
L’avevo
detto che
Kimblee sarebbe tornato fuori… quando ho scritto Happy hour,
ho pensato che uno
come lui non avrebbe ingoiato l’umiliazione così
facilmente. O almeno, non in
un contesto dove far fuori un compagno
“accidentalmente” è così
facile è non
punibile…
Anche in questo caso
il mio Roy immaginario si è mosso da solo senza che muovessi
alcun filo (a
volte i personaggi fanno anche questo, e non necessariamente
è un male), e ne è
venuto fuori un altro piccolo passo avanti nella loro relazione. Prima
o poi si
ritroveranno l’uno davanti all’altra, non disperate.
Anche questa volta,
rispostone comune: sono completamente d’accordo sul conto di
Kimblee. È
detestabile, ma in fin dei conti i suoi ragionamenti non fanno una
piega. E
secondo me è questo che lo fa sembrare disumano, quando in
realtà non c’è nessuno
di più umano e razionale di lui. Non è il solito
cattivone che ride malefico
con i fulmini nello sfondo (ok, occasionalmente lo è, ma penso sia un espediente
dell’Arakawa per
renderlo più detestabile): è semplicemente un
uomo che ho fatto due conti e ha
capito il vero senso di quella guerra. La differenza tra lui e uno come
Roy, è
che il secondo pur essendosene reso conto, continua a nutrire una
qualche
speranza e una buona dose di sensi di colpa (che da una parte
salvaguardano il
suo lato etico e morale, dall’altro non fanno che
distruggerlo fisicamente e
psicologicamente), mentre Kimblee si è pienamente calato
nella logica della
guerra, ovvero “uccidi prima di essere ucciso, e
già che ci sei divertiti nel
farlo, perché è un lavoro come un
altro”.
E’ ovvio, che con una
logica come questa, se la vita di un nemico è uguale a meno
di zero, ben presto
la vita di tutti (anche degli alleati) arriva ad
un’equivalenza simile.
Sembra un controsenso,
ma il cosiddetto “bombarolo pazzo” è
forse la persona più sana di mente del
gruppo, per quanto triste la cosa possa sembrare…
P.S: Per le
fans di
Maes (ma penso lo siamo un po’ tutte…
^^”) preparatevi, perchè il prossimo
capitolo è piuttosto incentrato su di lui… alla
prossima, e grazie per tutti i
commenti! ^^