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Autore: _BlueLady_    30/07/2013    4 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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  CAPITOLO 19~
 
Il tintinnio che le posate producevano sfregando sul dorso dei piatti di ceramica bianca era l’unico diversivo che riusciva ad attenuare il silenzio creatosi all’interno della sala da pranzo nella quale la famiglia Sunrise si era riunita per cena.
La signora Sunrise era meno polemica del solito: emetteva solamente qualche brontolio sommesso di tanto in tanto riguardo al fatto che la minestra fosse troppo calda, o l’arrosto troppo freddo.
Il marito e le figlie la stavano ad ascoltare in silenzio, annuendo accondiscendenti alle sue incomprensibili parole, quasi stessero prendendo parte ad un rituale abitudinario.
A Rein, lo sguardo perso davanti a sé, quei borbotti giungevano più sottoforma di un cupo rimbombo che faceva da sottofondo alle sue riflessioni. Nessuno sembrava curarsi dell’insolito mutismo nel quale si era chiusa quella sera.
Soltanto Fine, portandosi di tanto in tanto il cucchiaio alla bocca, alzava gli occhi verso quelli della sorella, ricevendo in cambio uno sguardo vacuo e assente.
Era evidente che qualcosa turbasse la turchina, eppure non riusciva a comprendere l’identità di tale tormento. Già da quando, nel pomeriggio, l’aveva vista tornare a casa in groppa al suo cavallo, pallida e stravolta, le erano sorti i primi sospetti, ma non se ne era data pena più di tanto, giudicando la faticosa cavalcata come causa dell’espressione sconvolta che le aleggiava in volto.
Osservandola in quell’istante, però, mentre si portava la forchetta alla bocca e masticava meccanicamente un boccone inesistente, capì che il caso era più serio di quanto avesse immaginato.
- Ho sentito dire che il Ballo di Primavera ha avuto un grande successo tra gli abitanti della contea: dicono si siano presentate più di una cinquantina di coppie per partecipare al lieto evento… - esclamò d’un tratto la signora Sunrise, volgendo un’occhiata fugace in direzione delle figlie e rompendo quell’accattivante silenzio.
In risposta alla madre, Rein si limitò ad emettere un sospiro di rassegnazione, senza proferire nulla di più a riguardo.
Fine, in vista della situazione problematica e temendo che in seguito allo strano comportamento di Rein la madre potesse insospettirsi e cominciare così ad assillarla con domande inopportune, si vide costretta ad intervenire.
- E’ stata una serata divertente, ci sono state innumerevoli occasioni per socializzare e approfittare della piacevole compagnia degli invitati.-
Rivolse di nuovo lo sguardo a Rein, nella speranza di essere riuscita a sottrarla al suo mutismo con quell’intervento, ma la turchina non sembrò neanche aver udito la domanda, più occupata ad ascoltare i suoi pensieri, che le voci di chi le stava intorno.
- Mi auguro davvero che tu abbia saputo approfittare bene della compagnia del duca, Fine. Quanto a te, Rein, nutro la speranza che la serata abbia saputo aprirti vie alternative verso nuove conoscenze prestigiose: desidero ardentemente che anche tu possa godere del lusso e degli agi che un matrimonio fruttuoso e conveniente saprà donarti, come ne godrà tua sorella quando il duca chiederà di sposarla.-
- Non giungere a conclusioni troppo affrettate in maniera così tempestiva, mia cara – intervenne il signor Sunrise tra una sorsata di vino e l’altra – Non siamo ancora certi dei sentimenti che il duca prova per Fine, dopotutto -
- Suvvia, Toulousse, sai bene quanto me che è ancora questione di qualche mese prima che quel caro gentiluomo si presenti qui a chiedere la mano di Fine e la tua approvazione. Non vedo perché ancora ti ostini a dubitare del contrario.-
- Tutto può accadere, quando è l’amore a far da padrone – rispose ancora quello, sotto lo sguardo scettico della moglie.
- Stupidaggini – ribadì la donna contrariata – non ho mai conosciuto in vita mia un uomo più innamorato come il duca di Tinselpearl lo è di Fine –
- Questo perché l’unico uomo innamorato che hai avuto il privilegio di conoscere prima del duca sono stato io. È facile dare un giudizio, se si hanno soltanto due mezzi di paragone – rispose ancora l’uomo, con la bocca inarcata in un mezzo sorriso.
 

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L’immagine riflessa allo specchio continuava a rivolgerle uno sguardo vacuo ed assente, come se non stesse guardando altrove che dentro sé stessa.
Guardandosi attraverso le sue pupille riflesse, Rein riusciva a percepire i moti irrequieti della sua anima che culminavano in battiti veloci ed irregolari del suo cuore.
Perché–continuava a domandarsi– perché era voluta venire a conoscenza di una verità troppo dolorosa da sopportare? Perché in quel modo?
Con un gesto quasi automatico e involontario prese a sciogliersi i lunghi capelli, mentre alcune lacrime presero a rigarle il volto.
Non si preoccupò nemmeno di asciugarle. Sperava che, lasciandole uscire senza alcun impedimento, presto anche la depressione e la delusione, assieme a quell’amore incondizionato che era la causa di tutto il suo malessere, l’avrebbero abbandonata levandole quel peso opprimente dal cuore.
Soltanto quando non ci sarebbero state più lacrime si sarebbe asciugata il volto, e avrebbe riconosciuto, riflessa allo specchio, l’immagine della fanciulla allegra e solare che era sempre stata.
Quando le lacrime finirono e gli occhi le divennero rossi e asciutti, però, il malessere tornò più forte di prima, e un senso di totale sconvolgimento la invase.
Fu in quelle condizioni che la trovò Eclipse non appena scivolò cauto e silenzioso dalla finestra nella stanza.
Rein nemmeno si accorse dell’immagine scura riflessa dallo specchio che si ergeva alle sue spalle e che si faceva sempre più vicina a lei, troppo impegnata ad osservare il suo logoramento interiore per potergli badare.
Il giovane notò il suo cambiamento dalla notte precedente, come notò gli occhi rossi e consumati della turchina incastonati in quel volto pallido e sciupato.
Si mosse a passi lenti verso di lei, tenendole gli occhi addosso, quasi fosse ipnotizzato dalla fragilità che quella figura accartocciata su sé stessa sembrava esprimere, e al contempo affascinato dalla maestosità di quello sguardo vacuo.
La raggiunse ed improvvisamente, senza impedire che l’istinto prendesse il controllo sulle sue membra, si ritrovò ad accarezzare il collo nudo della giovane, facendo scorrere le dita su quella pelle pallida e vellutata.
I polpastrelli bruciarono a quel contatto proibito, ma non volle ritrarre la mano, consapevole che fosse ormai troppo tardi per tornare indietro sui suoi passi.
L’odore di Rein cominciò a penetrargli nelle narici, facendogli percepire tutto l’incanto che quella donna sapeva emanare.
Le sue dita continuavano ad accarezzarla percorrendole la nuca, le spalle, la giugulare, sempre più avide di quel contatto. Eclipse percorse meticolosamente ogni singolo centimetro di quella pelle diafana, in estasi: poté avvertire il sangue di lei pulsare nelle vene del collo, e il respiro dapprima simile a un alito di vento farsi sempre più smorzato ed irregolare.
Rein a quel contatto cominciò lentamente a riprendere coscienza di ciò che le stava intorno. Impiegò qualche attimo per accorgersi di non essere da sola nella stanza, e per realizzare fino a che punto Eclipse aveva osato avvicinarsi a lei.
Nessuno dei due osò azzardare movimenti impulsivi non appena si accorsero di aver ripreso entrambi il controllo sulle proprie azioni, temendo di scatenare nell’altro una reazione altrettanto improvvisa e istintiva.
Semplicemente, quasi si fossero messi di comune accordo, Rein voltò piano il volto verso il suo ospite mentre quello allontanava lentamente la mano da lei.
Fu allora che i loro sguardi si incrociarono, e Rein poté riconoscere in quelle iridi cobalto la causa di tutti i suoi tormenti.
- Siete di nuovo qui – sussurrò in tono duro e sprezzante.
- Non manco mai di accertarmi dell’incolumità dei miei tesorieri – rispose quello in un sorriso.
Rein continuò a specchiare gli occhi nei suoi, senza lasciare che il suo sguardo vacillasse un solo istante.
- Andatevene, non siete il benvenuto – ordinò secca e impassibile.
- Mi pare me lo aveste già detto una volta, eppure mi sembra di intuire che le mie visite vi siano gradite – continuò lui, senza cancellare il suo sorriso provocante dalle labbra.
- Il fatto che voi gradiate la mia compagnia non mi sembra un buon motivo per pensare che la cosa sia reciproca, perciò è meglio se vi allontanate di qui in fretta, giacché sono piuttosto stanca e non ho la forza di sopportare oltre la vostra visita oltraggiosa – ribadì lei, tornandosi a fissare allo specchio.
Al suono di quelle parole, Eclipse sgranò gli occhi stupito e divertito, ammirandola in silenzio mentre si spazzolava i capelli, incapace di credere che uno spirito tanto forte potesse nascondersi dentro una fanciulla così minuta e docile all’apparenza.
La cosa lo stimolava alquanto.
Ignorando la richiesta della turchina, tornò ad avvicinarsi a lei, più determinato e ostinato di prima a penetrare nel suo cuore e comprendere le ragioni dell’ostilità che serbava nei suoi confronti. L’ultima volta che si erano visti non gli era sembrata troppo contrariata nel vederlo, dunque doveva essere accaduto qualcosa nel mentre, e a giudicare dalle parole aggressive che gli rivolgeva, ne era la causa, o il capro espiatorio.
Bloccandole la mano in cui reggeva la spazzola con la quale si stava pettinando, la costrinse delicatamente a voltarsi per guardarlo negli occhi.
Le sue iridi cristalline lampeggiarono d’indignazione alla vista di quel gesto.
- Lasciate che allevi le vostre sofferenze – le disse quasi in un sussurro.
Rein non volle dargli a vedere il brivido che le aveva percorso la schiena nel momento in cui l’aveva guardata negli occhi, perciò si allontanò tempestivamente da lui, voltando la testa di lato.
- Siete voi la causa delle mie sofferenze.- proferì atona.
- La causa di un male a volte è anche il miglior antidoto –
- E a volte ciò che ha causato il male non fa che peggiorare la condizione del malato, se continua a persistere.-
Si voltò nuovamente verso lo specchio, tentando inutilmente di ignorare i battiti accelerati del suo cuore che tradivano la durezza del suo comportamento.
Eclipse riprese a fissarla da lontano, senza accennare ad andarsene come gli aveva ordinato di fare.
- E’ incredibile la capacità con cui tendete a cambiare umore così facilmente da un momento all’altro – le disse a un tratto, quasi a volerla provocare – Ammiro la vostra lunaticità. È un lato del vostro carattere che apprezzo molto.-
Nell’udire quelle parole, Rein sbatté con forza la spazzola sulla specchiera, alzandosi di scatto e volgendosi a lui con sguardo corrucciato.
- Non dovrebbe esservi difficile comprendere anche il motivo della mia lunaticità, allora – sibilò tra i denti, fulminandolo con gli occhi – Fino a stamattina ero di ottimo umore – disse poi, con una nota nella voce che a Eclipse lasciò intendere di dover scorgere un significato nascosto tra le sue parole.
- Devo dedurre che qualcosa è andato storto nel corso della vostra passeggiata mattutina?- domandò.
- Siete perspicace – rispose lei sprezzante.
- Ed io ho inconsapevolmente a che fare con questo imprevisto?- chiese ancora lui, osservandola camminare per la stanza.
Rein si fermò a pochi passi da lui, piantandogli il suo sguardo severo negli occhi.
- Fingete anche di non sapere – disse rude – Vi divertite tanto a tormentarmi con la vostra presenza? Dovunque mi volti riesco a scorgere un segno del vostro passaggio. Dovunque vada mi sento continuamente soggiogata dalla vostra persona. Non c’è alcun posto in cui io riesca a sentirmi al sicuro da voi. Nemmeno in occasione di un Ballo, circondata da tanta gente, non riesco ad evitare di percepire i vostri occhi che mi scrutano da lontano.- (*)
- Non incolpatemi delle vostre paranoie -
- Secondo voi qual è la causa delle mie paranoie? Chi mi ha donato il gioiello per il quale venite ogni notte a tormentarmi?-
Il silenzio calò improvvisamente nella stanza, rotto solamente dai profondi sospiri della turchina che tentava inutilmente di calmare il suo cuore troppo agitato.
Le parve di scorgere Eclipse scrutarla con una punta di colpevolezza nello sguardo.
- Proprio perché avete detto di non essere in grado di sostenere il peso di quel gioiello da sola vengo a farvi visita ogni notte, prendendomi parte del carico sulle mie spalle. Non ho mai preteso che voi diveniste mia complice, vi ho sempre lasciato la libertà nelle vostre scelte. Rifletteteci bene: io non vi ho mai impedito di andare a denunciarmi alla polizia qualora aveste voluto farlo, eppure finora non vi siete mai attentata a prendere questa iniziativa. Vi ho affidato la mia completa fiducia, pur sapendo che avreste potuto tradirmi in qualsiasi momento, ma non l’avete fatto.-
Rein avvertì il cuore mancarle di un battito al suono di quelle parole.
Si portò una mano al petto, stringendosi i lembi del vestito.
- Ciò mi lascia pensare – riprese Eclipse dopo un istante di silenzio, prendendo ad avanzare lentamente verso di lei – che il rammarico che riversate contro di me sia in realtà rammarico che provate verso voi stessa. Non riuscite a capacitarvi del perché, sebbene mi disprezziate così tanto, ancora non siete stata in grado di denunciarmi.-
Non appena incontrò le sue iridi buie la giovane volle distogliere lo sguardo, insofferente a quella verità infiammata dalle parole del ladro che aveva preso a ribollirle feroce in petto.
- Andatevene, ho sopportato anche troppo la vostra impertinenza – disse solo, voltandogli le spalle.
- Non è cacciandomi che riuscirete a risolvere il vostro conflitto interiore. Per quanto cercherete di allontanarvi non riuscirete ad impedire alle vostre pene di scovarvi di nuovo, un giorno. Affrontatemi – le disse Eclipse, avanzando ancora verso di lei.
- Lasciatemi sola – continuò la turchina, muovendo un passo indietro.
- Avverto la vostra paura, e la comprendo: sono succube anch’io del vostro stesso tormento. Fuggire è tuttavia inutile, negarsi tutto solamente per orgoglio non farà altro che recarvi sofferenze. Abbiate il coraggio di cedere ai desideri dell’istinto: sarà meno doloroso che non avervi ceduto affatto.- continuò lui, senza indulgere a fermarsi.
Ad ogni passo che Eclipse faceva verso di lei corrispondeva un suo passo indietro. Rein voleva fronteggiarlo a testa alta, ma era anche consapevole che, se soltanto avesse accorciato la distanza che li separava di anche solo un millimetro, non sarebbe più riuscita a tenere a freno quella tempesta di sentimenti che le infuriava dentro.
Indietreggiò ancora, finché non le fu più possibile farlo: si trovò improvvisamente con le spalle al muro, la figura minacciosa del ladro davanti a sé che si faceva sempre più pericolosamente vicina.
Tentò disperata di trovare una via di fuga, Eclipse a pochi passi da lei.
Tastò disperatamente il muro dietro a sé con le mani, finché non riuscì a trovare il pomello della porta che la conduceva all’esterno della stanza.
Eclipse l’aveva ormai raggiunta, e non accennava ancora a fermarsi. Strinse con forza il pomello dietro di sé, e gli rivolse un’ultima occhiata carica di determinazione.
- Andatevene, è tutto ciò che vi chiedo di fare.- disse ancora, nella speranza di indurlo a tornare indietro sui suoi passi un’ultima volta.
Eclipse, per tutta risposta, avvicinò il viso al suo, soffiandole delicatamente sul collo.
- Ogni singola particella del vostro corpo brama un mio contatto con la stessa intensità con cui il mio corpo brama il vostro. Lo sento nell’aria – le sussurrò lui all’orecchio senza osare sfiorarla, provocandole un brivido lungo la schiena.
Lo udì inspirare delicatamente l’aria satura di quel desiderio che già li stava consumando dall’interno, e strinse con più forza il pomello della porta alle sue spalle.
Avvertì i nervi tendersi al suono del suo respiro, e pregò con tutta sé stessa che i brividi che continuavano a percorrerle la schiena fossero dovuti alla paura, invece che alla brama di sentire ancora più vicino quel corpo caldo che la stava sovrastando.
Improvvisamente Rein si pentì di non essersi opposta al ladro quando era ancora in grado di farlo, di non averlo cacciato quando aveva ancora la forza di opporsi.
Nel giro di poco tempo Eclipse era riuscito a soggiogarla, insinuandosi nella mente e nel corpo come un veleno, una droga di cui, non si decideva ancora ad ammetterlo, non riusciva più a fare a meno. Fin dal loro primo incontro sapeva che sarebbe successo, e non aveva fatto nulla per impedirlo
Accettando di custodire il gioiello che lui le aveva donato aveva firmato la sua condanna, e si chiese se anche lui stesse rimpiangendo il suo stesso errore nell’avere voluto avvicinarsi a lei più di quanto gli fosse consentito.
-  Ve lo chiedo per l’ultima volta: andatevene, o sarò costretta a rivelare la vostra presenza qui – riuscì a dire in un momento di lucidità, riprendendo il controllo delle sue azioni.
Eclipse, per tutta risposta, scosse la testa risoluto.
- Non posso andarmene – sussurrò.
- Perché?-
- Non voglio –
Quelle parole le piovvero addosso con la stessa intensità di una carezza. Il tono con cui erano state pronunciate era privo di qualsiasi malizia, e mostravano invece tutta l’intensità di quel sentimento a cui entrambi volevano dare sfogo e che in Rein, impedito dall’orgoglio, le stava implodendo dentro.
Nell’attimo di smarrimento in cui tornò a perdersi nei suoi occhi bui e la sua volontà cominciava ad incrinarsi, sentì quasi l’orgoglio tirarla per i capelli, più ostinato che mai a non permetterle di cedere alle lusinghe di quel giovane oscuro.
- Non sarò altrettanto magnanima se oserete ancora non ascoltarmi – balbettò, recitando alla perfezione ciò che la coscienza le suggeriva di dire, ormai allo stremo delle forze.
Al ché Eclipse si allontanò, assumendo un’espressione dura nello sguardo. Rein poté notare quanto anche lui fosse provato da quella situazione diventata ormai insostenibile per entrambi.
Erano giunti a un punto di non ritorno.
- Fatelo – lo udì sussurrare tra i denti – Aprite quella porta, chiamate aiuto, fatemi arrestare. Siete sempre stata dotata di una lingua tagliente come la lama affilata di un coltello: mostratemi che non siete forte solo a parole. Mostratemi la vostra tenacia nei fatti, così come siete tenace nel provocarmi. Ammetterò di aver torto su tutto, allora.-
I loro occhi non cessarono di specchiarsi gli uni negli altri nemmeno quando Rein fece scivolare la mano sul pomello, e la porta produsse uno scatto sordo, aprendosi.
Eclipse non accennò alcun movimento, né distolse lo sguardo.
- Sto aspettando – le disse solo, notando la sua incertezza nell’agire.
Rein fece per voltarsi e chiamare aiuto, convinta della sua decisione.
- Ricordate: più si tenta di sopprimere la furia dei propri sentimenti, più quelli ci si abbattono contro con la forza di un uragano – lo udì pronunciare, prima che potesse dar sfogo al grido che le premeva violentemente in gola.
Allora l’uragano cominciò veramente a esploderle in petto, rendendola incapace di tradirlo dopo tutto quel tempo passato ad amarlo segretamente.
Senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava facendo, si richiuse la porta alle spalle, e si volse verso di lui a volto basso.
- E’ l’ultima possibilità che vi concedo – sussurrò esausta.
Non udì nulla, se non un tocco delicato simile al volo di una farfalla sulla mano che ancora stringeva il pomello della porta, e che la costrinse a sciogliere la presa su di esso.
- Sapevo che non ne sareste stata capace – sentì sussurrarsi all’orecchio, un altro brivido a percorrerle la schiena.
- Non approfittatevi della mia compassione – lo avvertì, secca.
Immaginò la bocca di Eclipse inarcarsi in un sorriso saccente.
- Un gesto vale più di mille parole. Anche voi desiderate che io rimanga.-
Rein scosse piano la testa, ostinata a non guardarlo negli occhi.  
Avvertì le dita della mano intrecciarsi a quelle di lui senza che lei avesse dato loro l’impulso per farlo. Poi Eclipse adagiò entrambe le loro mani sul proprio petto.
- L’incendio che divampa nel vostro cuore ha una forza pari quasi quanto a quello che arde nel mio – le disse, premendole la mano affinché il veloce rimbombo del suo cuore le fosse quasi tangibile da poterlo sfiorare con le dita.
Fu allora che Rein non fu più capace di resistergli, e si decise ad alzare il volto verso di lui.
- Tutto ciò è sbagliato, lo sapete anche voi – mormorò, senza riuscire a tenere a freno il tramestio irrequieto dentro al suo petto.
Eclipse annuì:- Non ne dubito. Tutto ciò è indubbiamente sbagliato. Qual è, tuttavia, l’atteggiamento meno ipocrita da assumere nel bel mezzo di questo irrimediabile errore? Ammettere una verità che fa paura, ma giusta, o continuare a fingere, vivendo in una menzogna che, più che fortificarci, ci danneggia fino allo stremo delle forze? –
Colpita nel più profondo dei suoi pensieri, Rein non riuscì a trovare una risposta alla domanda.
Ad Eclipse, invece, il suo silenzio si mostrò come la più eloquente delle dimostrazioni.
Pronunciò quell’ultima frase a un soffio dalle sue labbra, poi, non notando alcuna forma di resistenza o esitazione da parte sua, senza neanche darle il tempo di realizzare, catturò il suo respiro, imprigionandolo tra le loro bocche.
Il Cavaliere Nero finalmente la baciò, e lei si lasciò cullare nella dolcezza di quel bacio, troppo stremata per opporvisi.
Passarono minuti interi assaporando l’uno il respiro dell’altro, come se non avessero aspettato altro che quel momento da tutta una vita.
In un attimo di respiro in cui i loro volti si allontanarono per un istante, Rein realizzò con orrore di aver permesso che capitasse ciò che si era ripromessa di non far mai succedere, e che ormai era troppo tardi anche solo per sperare di poter tornare indietro e cancellare tutto quanto.
Non riuscì a capacitarsi di quanto facilmente si fosse lasciata vincere, dopo tanto tempo passato a lottare contro quella tentazione.
Avrebbe voluto dar la colpa di tutto alla stanchezza, ma era perfettamente consapevole di sbagliarsi. Voleva ancora con tutta sé stessa restare fedele ai principi che l’avevano condotta fin lì, voleva ancora diffidare di quell’uomo dal manto scuro di cui non conosceva altro che il nome.
Tuttavia, dei due uomini dei quali era innamorata, Eclipse era quello che, straordinariamente, non l’aveva ancora delusa.
Così si era decisa a lasciarsi catturare da quelle labbra proibite come i petali di una rosa, e pungenti come le spine che portava con sé.
Il resto, al momento, non contava più nulla.



Angolo Autrice:

(*) Il Ballo a cui si riferisce Rein è il Ballo di Primavera, dove al termine il cocchiere le aveva riferito un messaggio inviatole proprio da Eclipse, che le chiedeva di incontrarlo nella Contea di Moonville per smascherare l'identità di Shade.

Ebbene si, torno ad aggiornare anche questa storia, dopo un anno e più passato a laciarla marcire nel fandom.
Mi dispiace tantissimo della lunga assenza, e mi scuso con tutti i miei lettori, come già detto nelle note d'autore nell'altra storia, l'università e lo studio non mi hanno lasciato un attimo di respiro, e mi sono ridotta solo ora a postare.
Meglio tardi che mai, direte voi...
Siamo giunti a un punto cruciale della storia: Shade non è chi dice di esere, Rein si sente ingannata e tradita, e sfoga la sua angoscia e il suo dolore sul misterioso Eclipse, pur non sapendo chi si cela dietro la sua maschera.
Ormai il dado è tratto e i nostri protagonisti sono imbrigliati in una situazione dalla quale difficilmente riusciranno ad uscirne incolumi, e con incolumi intendo senza riportare i segni che questo mistero ha trascinato nel cuore di tutti.
La minaccia di Sophie incombe sempre di più, Rein è sempre più vicina alla verità, e in tanti sono a macchinare contro il destino di questa povera fanciulla, imbattutasi per caso in qualcosa di decisamente più grande di lei.
Riuscirà a venirne a capo? I cattivi saranno smascherati e sconfitti?
Per saperlo, dovrete attendere ancora un pò (come se non aveste già atteso abbastanza)
Mi scuso ancora della lunghissima assenza, l'unico modo che ho per farmi perdonare è aggiornare la storia giusto prima di partire per le vacanze ( tradotto: non mi farò sentire per un pò.... di nuovo)
Ringrazio anticipatamente tutto coloro (se ce ne saranno) che leggeranno la storia.
Spero che, nonostante il tempo, la fiction continui ad intrigarvi e a non annoiarvi.
Un saluto a tutti e buone vacanze a chi, come me, è in procinto di partire.

_BlueLady_

  
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