Nota delle Autrici:
Salve a tutti e Buon carnevale!
=D
Per alcuni è già finito, per me e il Capo inizia oggi per
cui lo dico in generale ^^
Prima di tutto auguri alle befane :P ih ih ih In
ritardissimo ma ci perdoneranno =P
Inizio con le news, non abbiamo pubblicato
oggi e nel frattempo fatto niente, anzi!
Il 6 Gennaio abbiamo aggiunto la seconda parte del capitolo
6 che se non avete letto correte a farlo altrimenti di questo capitolo non
capirete granché! ^^
Successivamente abbiamo riscritto per bene il capitolo 12
di Untitled1 aggiungendo dei mini spoiler riguardanti Untitled Without end (poi
la Capitana qui si è cimentata in una FF nuova definita “terapeutica” ma non ci
interessa XD) e in conclusione anche a questa nuova parte che risulterà come
capitolo 7 ma in realtà non lo è ;)
Aggiungo per chi legge il capitolo 12: Sia in Unty1 che
Unty2 abbiamo messo la nota “cross-over, What if? (e se…)”, Cross per il viaggio
nel tempo e What if perché ci sono e saranno ben 2 personaggi che nel film di
Potc3 sono morti tutti e 2 =’( Invece in Unty saranno presenti, uno è Will ad
esempio!
Per cui teniamo conto di Potc3 solo per il fatto che Jack è
ancora nel mondo dei vivi ^^ Fiiiu! Mi sono dimenticata di aggiungere il
“regalino natalizio” spoileroso (lo lascio ancora una settimana nel mio profilo
d efp e poi lo levo perché è già venuta la Befana un paio di volte a dirmi che
le feste son passate XD) da parte mia e del Capo che è un po’ ridicolo ormai per
l'appunto! Lol
Appunto sul capitolo
6: ho
letto che molti di voi si sono preoccupati della “voragine” sul mento che si è
fatto da solo il Capitano nello scorso capitolo, si io ho esagerato nel
descriverla lo so, ma era intesa come quella ferita-bruciatura che Jack ha
realmente nel film, in basso a destra sulla mandibola, non so se ci avete mai
fatto caso.
http://img352.imageshack.us/img352/4492/johnny20depp2020potc20evr2.jpg E’ questa per
intenderci!
Eh lo so i
suoi occhioni distraggono *w* In ogni caso non è nulla di grave, Jack sta bene è
qui tutto pimpante XD Volevo rassicurarvi!
^^
Il
titolo di questa nuova parte, Wayfarers, in
italiano è tradotto con "viandanti", è ispirato all'opera di Friedrich
"viandante sul mare di nebbia" quadro
bellissimo!!
Sarà completata nel corso di questo mese e quando lo farò
ci sarà la scritta in neretto nell’introduzione di Unty2 come solito
^^
Ringraziamo tantissimo…
johnny
jack, la
mia principessa sempre :P meno male che ti facciamo ridere almeno basta
fasulet!! ^^ lol Ehm matrimoni?! Jack adora i matrimoni, da bere per
tutti!!
Porti pazienza altezza =D La dedica era dovuta =* Un
immenso bacioneoneone le vogliamo troppo bene
^^
Vanessola, ave a lei Mater
superiora 8-D La nostra Jenny si scrive con la Y, JennYfer e non Jennifer, per
gli americani è sbagliato perché per loro Jenny e Jennifer sono 2 nomi diversi
o_0 ma noi l’abbiamo resa particolare apposta ^^ Saprete in questo capitolo che
han combitato i pirati cattivoni per spaventare così i bimbi =) Ringraziamo sia
io che il Capo, non ci meritiamo certi complimenti =$ Ti aspetto da me oggi
pomeriggio con Vostra Onnipotenza XD LOL Un grande bacione!!!
=*
68Keira68, ciao Sara!! :D (sono
contenta che hai aggiornato la tua fic, aspettavo quel chap!!! *w*) Anche in
questo chap Jenny saprà farsi valere mica male ^^ Siamo davvero contente di
averti entusiasmato :D La paura dei pirati da parte dei bambini sarà spiegata
meglio nella parte successiva di “wayfarers”! Con
una romanticona come la sottoscritta nella nostra fic non mancheranno certe
parti romaticose =D Grazie tantissimo per il tuo impeto ^^ Un bacio grande
grande!! =* =*
daphne
greengrass, ah-ha! Svelato il
mistero :P Perdonatemi, non volevo essere indiscreta o impicciona, ma quando
scrivo i ringraziamenti non so se riferirmi a una o a 3 persone per cui mi sono
informata XD Il Capo e io siamo contente di fare anche da rimedio alla noia, wow
^^ hai visto Capo? Jenny-ninja ha fatto successo!!
Lol
Grazie mille per seguirci sempre e per i vostri commenti
positivi, fiiiu meno male ^^’ Tanti bacioni al vostro fantastico trio =D =*
=*
Luana, Luuu ciao mia Picci!!!
*.* Assaggio gustoso, caspita, non parliamo di cibo XD ho mangiato troppo in
questi giorni! Gracie mille per aver trovato il tempo di seguire queste due
pazze qui ancora dagli inizi ^^ =’) Lo apprezziamo tanto!! Grande segreto dici
tu? XD Dico solo che scoprire l’identità di quella donna è una delle chiavi per
scoprire il finale di Unty2! E una mia amica l’ha già capito <_< Dobbiamo
darvi meno indizi qui!! Salutami i tuoi uomini =D Un bacione a tuttiii,
organizziamo qualcosa per carnevale dai! ^^ lol Ti vogliamo tanto
bene!!
Hilly89:
Mara, Lorence! Che combinate? XD Ci fate preoccupare! Sì è vero ci siamo
appassionate anche a noi a Lor caro, ci hai scoperte! =D Ehm… Ehm.. Per quanto
riguarda Dylan come abbiamo già stradetto la faccenda è in fase di trattativa
per cui non sappiamo darvi una risposta precisa ma io direi di non perder la
speranza ^^ In Wayfareres
spiegheremo la faccenda del tumulto di quei bimbi e Jenny saprà ancora farsi
valere =) Grazie ad entrambi per l’entusiasmo che ci dimostrate, ne siamo
onorate =D Un grandissimo bacione!!
JiuJiu91, ciao Giulia!! =D Che bello risentirti ^^ Tranquilla anche
noi due siamo super incasinate con la scuola e mi è toccato fare questo capitolo
di fretta, infatti sono preoccupata di cosa ne sia venuto fuori :S Lo so che è
brutto da dire, ma inizialmente Dylan svolgeva il ruolo di “oggetto disturbo”
come dico sempre io, cioè l’intralcio in alcune occasioni. Successivamente è
diventato una chiave di unty1 ^^ In unty2 l’oggetto disturbo sarà rimpiazzato ma
non da Andrè :P il nostro francese eunuco è nella categoria “aiutante delle
chiavi” lol XD ok, la pianto con ste chiavi =D Grazie mille per la tua
recensione e il messaggio da parte di kathy ^^ Sono riuscita a parlarle anche io
poi ma grazie mille davvero per averla preceduta, ci stava facendo preoccupare
=(
A presto! =D Tanti
bacioni!!
giu91, ciao
Giulia!!! ^^ Uhhh =’) Gracie per essere uscita allo scoperto, siamo onorate di
averti colpita :D Urca, lo odio persino io il mio modo di scrivere XD Ih ih,
l’ho detto io Capo che Jenny-ninja fa faville!! Lol Uhm, non so cosa dirti
esattamente riguardo la tua affermazione perché rivelerei troppi dettagli… Posso
solo dirti che stai prendendo la via giusta e che non sono la stessa persona!
Magari leggendo questa nuova parte wayfareres
potrai capire meglio :P Aspetto io trepidante tue nove meraviglie
su quella coppia tanto insolita quanto meravigliosa *.* Un grandisssimo bacione
e ancora grazie! :D =* =*
Buona lettura a tutti di questa nuova parte, fateci sapere
cose ne pensare!
Bacioni, a presto.
Kela and Diddy
(Capitana and Capo)
Wayfarers.
“Dannati inetti con le braghe bianche! Per causa loro adesso sono rimasti solo i commercianti più fraudolenti e dispendiosi!” impreca tra se e se il Capitano, maneggiando articolatamente alcune scartoffie srotolate sul banco di un eccelso disegnatore.
Il suo tono forte e contrariato mi scuote dal mio stato attonito e per lo stupore mi sollevo dal bordo del banco, al quale ero appoggiata a braccia conserte.
Prima di esaminare il motivo dell’agitazione di Jack rivolgo lo sguardo verso la piazza ormai desolata: mette i brividi, è quasi come se fossero passati di qui gli Unni!
Sembra un luogo fantasma dove si odono solo i richiami in lontananza di qualche mercenario che cerca di persuadere i rari viandanti in transito qui.
Per fortuna nessuna traccia di cappuccetto grigio!
“Mannaggia!” inveisce ancora buttando all’aria l’intera bancarella.
Ma che combina??
IO: “Fermati Jack! Il signore qui potrebbe alterarsi se gli scompigli tutte le cartine così!” lo rimprovero riferendomi all’artigiano, che invece non ci degna della minima attenzione, ma continua a rifinire i dettagli d’ una illustrazione seduto su di uno sgabello dinanzi un cavalletto.
JACK: “Con tutti gli scellini che mi sottrae questo predone per un consunto foglio di carta raffigurante due insulse isole, posso scombussolare tutto il bancone come più mi pare!!” bandisce fissando torvo quell’omino che si nasconde dietro un fintissimo parrucchino color paglia e un paio di occhialetti buffi.
“Avete trovato la vostra mappa di Isla Oculta, signor Sparrow?” domanda ridacchiando consapevole sempre assorto nella sua ultima opera.
Muovo qualche passo girando attorno alla bancarella per ammirare meglio le bellissime creazioni dello scribacchino, aguzzando l’udito. Mi suona familiare quell’isola...
JACK: “Capitan, Capitan Jack Sparrow!! [sottolinea irritato] Ma certo, cosa credi?!” afferma altezzoso mettendosi quasi in posa.
Me lo ricordo bene quando l’abbiamo trovata, seppure io ero troppo indaffarata a cercare un modo per dirti addio…
“Completa anche?”
Afferro la riproduzione di una statua antica e l’avvicino al viso per scrutarla da vicino a dir poco incantata.
JACK: “Senza dubbio! Me l’ha portata un dolce angelo neanche io so come…” pronuncia vago posando i suoi occhi cioccolato fondente su di me.
Inizialmente rimango spiazzata, poi ripresa dalla sorpresa reagisco abbassando lentamente la tela con un ampio sorriso memore arrossendo un poco.
“Dio!! Voi… Voi milady… [farfuglia il disegnatore avvicinandosi frastornato a me] Avete un sorriso che potrebbe illuminare a giorno il cielo stellato dal manto vespertino!!” pronuncia ammaliato in uno sguardo quasi funesto, calando lentamente verso il basso la tela ellenica per osservarmi meglio.
Sgrano gli occhi turbata: “Ehm, la… ringrazio signore…!” rispondo guardinga, non deve avere tutte le rotelle al proprio posto questo tizio!
“Dove avete colto questo raro fiore Capitano??” domanda ancora incredulo, in un atteggiamento teatrale che interpreto quasi come una mossa affaristica.
IO innervosita: “La bellezza eterna, caro signore, l’avrete solo nelle vostre opere probabilmente rubate che rivendete qui a quattro soldi!” sbotto con rabbia.
“Ma cosa dite?!?” controbatte colto nel segno aggiustandosi bruscamente gli occhialetti sul naso.
IO: “Questa riproduzione è la Dama Bianca, si trova in un luogo parecchio distante da qui, non credo abbiate mai avuto modo di riprodurla su tela dal vero…” confuto scrutando il disegno ammirata.
“E voi come fate a supporre ciò eh?! Capitan Jack Sparrow portate via dalla mia vista questa angelica megera e fatele mordere la lingua!!” sbraita indignato agitando le braccia.
Lo sapevo, era come supponevo io! Si trova nel torto e ora cerca di chiudere qui il discorso.
JACK: “Allenta i toni imbrattacarte” tuona parandosi davanti a me minacciandolo.
IO: “Se siete così certo di quel che dite allora illuminateci! Dove si trova la Dama Bianca?” domando facendomi spazio dal fianco di Jack, imitando il fare calmo e snervante che assume sovente il Comandante ed esibendo in viso un’espressione di sfida nei confronti del contafrottole.
“Io… I-io… Ho viaggiato molto milady, non ricordo con esattezza!” si legittima, mentendo come dimostrano i rivoli di sudore che scorrono lungo le sue tempie per l’agitazione.
IO: “Almeno il continente, non ditemi che non ricordate neppure quello!” incito sempre più interessata.
Jack assiste alla scena del tutto serio, ma i suoi forvi occhi somigliano a quelli di un bambino che assiste catturato e divertito ad uno spettacolo di marionette.
“Era l’Asia giovinetta spiantata, ed ora ridatemi quel capolavoro.” boccheggia scosso allungando la mano tremante d’ira.
IO: “Sbagliato! Ma ci siete andato vicino, si trova in Europa caro divulgatore di falsi.” controbatto soddisfatta, porgendogli la tela.
“Non si fa fortuna con le bugie!” concludo sminuente, mentre l’uomo oltraggiato in ogni senso mi strappa di mano con prepotenza la falsa copia ed io mi allontano dalla bancarella precedendo un Jack sogghignante.
“Per questo amo quella donna!” ammette sottovoce per deridere l’imbrattacarte, appoggiandosi con noncuranza al banco finendo col spiegazzare qualche rotolo cartaceo.
La gente di qui si riduce a vivere di paura e menzogne per scalare il lunario, purtroppo non ci sarà modo di migliorare tutto questo ancora per molto e molto tempo…
JACK: “Altro che la fortuna requisita ad Isla oculta… Non tutti i tesori sono d’oro e d’argento.” riferisce mantenendo lo sguardo fisso su di me.
“Cosa? Dunque avete realmente trovato l’isola e l’antico bottino con essa!?!” domanda incredulo il mendicante dal parrucchino di paglia.
JACK: “Proprio così Scribbler (nome del mercante NdAutori)!” definisce in posa fiera.
SCRIBBLER: “Immagino dunque che avrete le tasche piene di denaro
da spendere.” riconosce fregandosi con avidità le mani al sol pensiero di guadagnare molti
quattrini.
JACK: “Sì, ma non da te vecchio volpone!” lo deride
ancora una volta ad indici alzati, abbandonando a passo oscillante la bancarella
per raggiungere me al centro della piazza.
Al suono del suoi passi distolgo i miei occhi vigili
dal circondario, mi volto leggermente per assicurarmi che sia lui e gli rivolgo
un lieve sorriso.
IO: “Che razza di gente popola queste parti!” dico
attonita scuotendo la testa.
JACK: “Non possono fare a meno di essere tali”
risponde in tono grave, venendomi vicino.
Me ne rendo perfettamente conto.
“Deduco che se reagisci in questo modo devi esserti
ritrovato negli stessi loro panni in passato.” affermo leggermente divertita,
immaginando le mille disavventure da lui vissute, mascherando bene un brivido
che mi percorre lungo tutta la schiena quando la sua mano tesa mi sfiora
delicatamente il collo.
JACK: “Altresì peggiori di questi!” ammette ridendo.
L’assecondo scrutando ammaliata la sua rauca risata tanto
piacevole.
“E di me non hai nulla da ravvisare?” domanda
impaziente, aggrottando la fronte seminascosta dalla bandana purpurea.
Rievocando le sue parole dette poco prima dinanzi la
bancarella e distogliendo lo sguardo dal suo per non impacciarmi, mormoro vaga
in un sorriso: “Mai lo zucchero guastò vivanda… E tu sei stato
dolcissimo!”
Sulla sua bocca si dipinge di un sorriso furbesco
mentre con l’estremità del pollice mi carezza lievemente la
guancia.
Trascorre qualche istante studiando attentamente
l’alveo del mio sguardo e ne percepisce subito lo stato d’animo: “Cosa c’è che
non va?” indaga intrigato.
IO: “Nulla” controbatto immediata con una nota di
stupore, come se trovassi la domanda insolita.
Socchiude gli occhi in un ghigno buffo ruotando
leggermente il capo per niente convinto.
“Questa mattina hai atterrato come un ninja un membro
della mia ciurma [oddio Albert!!! 0_0 Chi gliel’ha detto??], lungo la strada hai
visto un branco di frugoletti e ti sei pressoché commossa. Ti porto a fare spese,
come piace a voi signore, e hai lo sguardo del tutto perso. Un istante or sono
noti un insignificante scarabocchio sulla carta e ti metti a fare la critica
d’arte antica…”
IO: “Mi metto a fare cosa?!?” domando divertita
incrociando le braccia semi-offesa.
Al suono delle mie parole il Capitano restringe lo
stomaco, gonfia il petto e assume
una fastidiosa vocina acuta: “La donna lattea non si trova in Asia mio
caro menzognero, ma in Europa!! Io lo so perché vengo dal ventunesimo secolo e
sono enormemente colta!” declama con una mano posata sul fianco e
pavoneggiandosi con la seconda. (Dialogo
ispirato al comportamento di Sua Onnipotenza, Vanessa tu la conoscerai :P lol
NdCapitana)
“Io non faccio così!” controbatto divertita,
serrandogli le braccia per farlo smettere.
“Orbene, cosa comporta in te questo insolito
atteggiamento?” domanda riprendendo il filo del discorso dapprima sogghignando,
ma divenendo ad ogni parola sempre più serio.
Sospiro profondamente rassegnata, non c’è modo di
nascondergli qualcosa…
“E’ sempre per colpa di quella…” dichiaro
riferita alla ‘donna misteriosa’ buttando gli occhi al
cielo.
JACK: “Quella chi??” sbotta stranito con un
bizzarro scatto del collo all’indietro.
Rimango del tutto sconcertata, cosa significa quella
chi?
Una sorta di pesante fardello proveniente dallo
stomaco risale alla velocità di un fulmine lungo tutta la mia gola ed infine si
riversa fuori con la sua medesima scarica elettrica: “No, no… Non è possibile
Jack… [inizio turbata] Ora tu stai davvero cercando di farmi credere con le tue
movenze bizzarre che ti sei già dimenticato di quella… Non è
così?! [definisco avvilita] Ma tale non lo è per niente invece…! [riconosco
amaramente mordendomi il labbro inferiore per la rabbia] Sei solo un lurido
approfittatore senza coscienza ecco quello che sei! [urlo rabbiosa spingendolo
via da me, senza ricevere una minima opposizione da parte sua se non uno sguardo
profondamente afflitto] Non mi hai ancora nemmeno chiesto scusa per l’accaduto…
[rilevo affranta scuotendo il capo da parte a parte] Neppure un lieve accenno se
non mi rendo conto di aver commesso un errore…- proseguo con voce
spezzata, le sue labbra si dischiudono per intervenire, ma recido subito il suo
tentativo -Continua pure a sprecare fiato per intrattenerti con le tue damigelle
tristi!” concludo furiosa ricacciando le
lacrime.
Non lascio al Capitano neanche la possibilità di
difendersi, mi allontano percorrendo a passo svelto la piazza, quasi interamente
svuotata, con la mente colma di rabbia e caotici pensieri.
Voglio tornarmene al porto, risalire a bordo della
Black Pearl e andarmene via da questo antro maledetto!
Venga dannata la mia boccaccia che non sa mai tenersi
le cose per se, maledetta anche l’attaccatura morbosa di Jack al rhum, al rogo
quella sventurata mappa e che sia condannata a morte certa persino quella
ridicola cappuccetto grigio insieme alle sue labbra
scarlatte.
Mi stringo nelle spalle muovendomi velocemente tra le
anguste vie di West Caicos, stringo i pugni per estinguere la collera ma non
riesco in alcun modo a calmarmi.
Affino l’udito per ascoltare se alle mie spalle
proviene un passo svelto o pari al mio senza dovermi
voltare.
Nulla… Niente di rilevante almeno. A parte un berciare
confuso all’interno di una taverna nel momento in cui vi passo vicino e gli
starnazzi di qualche animale domestico in procinto di essere trasformato nel
pranzo di oggi da dentro un cucinino.
Riporto lo sguardo mesto al selciato ghiaioso e
proseguo il mio disorientato cammino lungo una discesa.
Ma chi voglio pendere in
giro…Eh?
…La colpa non è che mia… Sono solo una patetica
permalosa! Un brutto aspetto che era presente nel caratteraccio di mia madre ed
è rimasto in me.
Chissà il mio Dylan come se la passa con quei
“genitori fantasma”… Spero solo che non lo facciano sentire solo, non perdonerei
mai una mancanza del genere a quei due ora che io non ci sono
più!
Già, io non sono mai venuta al mondo per loro…
Io non esisto…
L’ennesimo brivido mi pugnala la schiena a quei
pensieri.
La mia immagine è presente solo nella mente di Dylan…
Oh funghetto mio, non dimenticarti mai di me… Ti prego!
Quando ne combinerai una delle tue pensa alla tua
sorellina rompiscatole che ti avrebbe rimproverato con la minaccia di dirlo a
mamma e papà… Se cammini per il corridoio del secondo piano in casa nostra e
passi dinanzi la mia stanza vuota affacciati all’interno, cerca di ricordare
com’erano disposti i mobili… Nell’angolino del letto rammenta la mia figura
assorta su di un libro con lo sguardo rapito… Ogni volta che ammiri il tramonto
ricordati quel triste giorno che mi hai fatto una promessa, ti voglio davvero
presente alle mie nozze! E per tutte le volte che ti mancherò…
Ti scongiuro, perdonami se puoi…
Allontano dal viso quelle lacrime dolorose e
diminuisco il passo per apprestarmi ad attraversare la strada, in una manciata
di minuti mi condurrà direttamente al porto.
Sollevo lo sguardo affranto per scrutare il lato
sinistro e destro della via che trovo totalmente deserti, quindi avanzo
tranquillamente.
A metà del breve tragitto, tra i due versanti opposti
della strada, la mia attenzione ricade su di una figura famigliare, di cui sono
certa non essermi accorta prima.
Guardando più attentamente riconosco
la donna incontrata ieri mattina fissarmi con un sorriso compiaciuto da sotto la
mantella plumbea.
Il respiro profondo che stavo
compiendo mi muore letteralmente in gola, sgrano gli occhi incredula bloccando
ogni movimento degli arti inferiori, senza più riuscire a spostarli di un solo
millimetro.
La mia persona si ‘pietrifica’ al
centro della stradina, incapace di muoversi con la paura più assoluta impressa
nello sguardo, come se il tempo si fosse fermato.
Una fitta gelida si insinua nelle
mie ossa come una lama acuminata, ma non riesco nemmeno a gemere di rimando, mi
sento congelare, soffocare… Sono impedita da qualcosa più grande di me che ha la
meglio sul mio corpo fragile e recide ogni mio tentativo di movimento, assorbendo
tutta la mia forza vitale.
Quella strana donna suscita in me
qualcosa … Un singolare timore… O paura, che non so spiegare…
Sono certa che mi sta fissando da
sotto quell’ampia stoffa grigia, anche le sue maledette labbra rosse lo
dimostrano attraverso quel sorrisetto inespugnabile. Cosa vuole da me, da Jack?
In che modo intende aiutarci??
La mia mente continua il suo normale
corso, ma io rimango a fissarla, immobile, senza riuscire a fare
altrimenti.
Intorno a me si è placato ogni
singolo rumore, tutto si è fermato insieme a lei… No, non è così! Avverto ancora
in lontananza qualche schiamazzo…
Sono solo io che mi sento
così?
Tutto continua a muoversi secondo il
proprio normale corso, tranne me.
Sento persino una voce lontana che
mi chiama per nome, ma non riesco a distinguerla in alcun
modo.
D’improvviso credo proprio di
essermi sbagliata, non era una richiamo nei miei confronti, ma il trotto
regolare di due cavalli in avvicinamento, trainanti qualcosa di pesante alla pari
di una carrozza.
Sono diretti nella mia direzione e
sembrano non aver alcuna intenzione di rallentare, non devono essersi ancora
accorti della mia presenza.
Un lungo brivido scuote il mio corpo
che non vacilla nemmeno, vorrei fuggire via come il vento ma sento i piedi come
radicati al suolo.
Dannazione, possibile che non
riescano a vedermi?
Già… Ma… Io non
esisto…
A questo punto non dovrei esistere
più in nessuna epoca, tanto meno trovarmi qui… Se ora scomparissi non
importerebbe ad alcuno, dopo quello che ho detto Jack tanto meno a lui… Ti ho
amato così tanto…
In ogni caso devo farlo almeno per
il mio piccolino, gliel’ho promesso prima di dirgli
addio!
E allora vienimi a prendere se ci
riesci! Chiunque e qualsiasi cosa tu sia… Sono qui, pronta a confrontarmi.
Ancora immobilizzata cerco si
stringere i pugni e riempire d’aria i polmoni che ne sono ormai quasi del tutto
assenti.
Il mio corpo viene investito da una
forza estranea che mi trascina a terra con se, quasi scaraventandomi al suolo,
dove ricado sbattendo la testa e colpendo involontariamente qualcosa sotto di
essa.
Nonostante la randellata contro il
suolo ciottoloso riesco a riaprire gli occhi un istante: un elegante carro
trainato da 2 corsieri attraversa frettolosamente la stradina, senza ridurre
l’andatura nemmeno di un trotto.
Da una finestrella della cocchio si
sporge una figura femminile dai capelli chiari e ondulati che si riversano sul
suo viso mascherando un’espressione di orrore e preoccupazione.
…Somiglia un poco a quella donna…
Colei che ho quasi investito la mattina della gita, ancora nel futuro… Ma non è
possibile, sarà la botta in testa ad avermelo fatto pensare… Come mi aveva
detto? Ah già!
Ci rivedremo Jennyfer, non molto presto ma
solamente nel momento in cui avrai più bisogno di me!
Questo era decisamente il momento più opportuno, anche
se, nel caso in cui era lei, non mi è stata molto d’aiuto…
La mia vista si annebbia, il respiro si assottiglia e gli occhi mi si richiudono pesantemente, forse per sempre…
-
La
Capitana ringrazia tantissimo la sua principessa pazzerella Fra per la zampa, il
sostegno e la pazienza che ci vuole con questa fuori di testa ^^’ Mille volte
gacie =’) =* =* =* =*
Volo di luce.
…Promettimi che ci arriverai a mangiare il
ketchup…dimmi che lo mangerai e lo farai assaggiare anche a
Jack…
…Io sarò sempre qui…e spero anche qualche volta
nei tuoi pensieri…
…Sorellina sono qui!
Sto benone, ti vorrò sempre bene, non dimenticarti di me,
ADDIOOO…
…Si impara dai propri errori e questo decisamente
non lo è! …La verità è che io ti amo…
…In che modo ho cambiato la tua vita? …Sembri un
angelo, l’angelo più bello che esista, il mio angelo…
…Sono qui per aiutarvi… Che bruta coSa la
JeloSia…
…Un cuore non ha spazio a sufficienza per
racchiudere in se più di un solo nome e io voglio che il tuo ci rimanga inciso
sopra per tutta la vita…
…Siamo pecore nere, gente spietata, trinchiamo
allegri yo-ho!
…Quella chi? …Io non
esisto…
Una impetuosa tempesta di frasi, immagini e ricordi si
scatena nella mia mente del tutto incosciente.
Il mio corpo non trova la forza di reagire, rimane
disteso a terra pienamente esanime, sovrastando a peso morto il braccio e il
torace dolorante di… Jack.
Non avevo tutti i torti riguardo la donna della
carrozza, a me è apparsa come una specie di miraggio, ma la sorte ha voluto che
fosse proprio lei; colei che nella mia epoca in un secondo di distrazione stavo
quasi per uccidere, la stessa che qualche istante fa stava per portare a termine
la mia vita e la medesima ora, mentre rientra col busto dal finestrino
del cocchio ostentando un’espressione sgomenta e di rammarico.
Si abbandona sconvolta sul sedile anteriore e ancora
con la bocca semi-spalancata spera con tutto il cuore, torturandosi le mani, che
io, nonostante l’incidente, per lo meno sia illesa e al sicuro.
Non è stato affatto l’impatto con la carrozza a
trascinarmi a terra, sul ciglio della strada perlomeno dove sarei stata più
protetta che in concomitanza delle ruote coriacee, ma l’intervento tempestivo
del Capitano il quale si è sgolato più volte nel richiamare in tempo la mia
attenzione, ma poi vedendomi inerte non ha esitato un solo istante ad
intervenire per mettermi in salvo.
Ed ora si rialza da terra a fatica, per gli arti
ammaccati dalla caduta, puntando tutta la forza che gli rimane sui gomiti,
riuscendo così a levarsi lentamente nonostante sia sfavorito dal peso del mio
corpo privo di sensi ancora tra le sue braccia.
“Jennyfer! Perché sei così fredda? Jenny… Tesoro,
apri gli occhi…” mormora agitato scrollandomi lievemente, distribuendo il peso
sulle ginocchia nonostante le brucianti spellature.
Mi solleva la testa portandomi più vicina a se, si
accerta che respiro percependo un lieve fiato sull’estremità della guancia e
rallegrato dal mio stato unicamente di sopore profondo, cerca un modo per farmi
ridestare.
“…Mozzarella…?” bofonchia impensierito.“Suvvia… Non
starai fingendo tuttora vero?!” nessuna risposta da parte mia. “Sei solo una
bimbetta viziata! …Testarda, ehm no…pigrona! …Gran permalosa!!” cerca di
provocarmi ma non serve proprio a nulla, io non posso
sentirlo…
“Cosa devo fare con te?!” domanda in forma retorica
buttando gli occhi al cielo.
Sbuffa spazientito, mi distacca da se riponendomi
delicatamente a terra dove i miei arti si affievolisco al suolo senza preciso
comando.
Si leva la giacca e l’arrotola con una mano per
riporla con accortezza sotto la mia nuca, anche lui sa che la testa va sempre
tenuta più in alto rispetto al resto del corpo quando si ha di fronte un
individuo privo di conoscenza.
Scostandomi con cura alcune ciocche dal viso, scopre un
modesto rigonfiamento sanguinante nella parte sinistra della mia fronte e si
appresta a reciderlo immediatamente con un lembo della camicia, senza
preoccuparsi di macchiare un suo prezioso effetto come accade
solitamente.
“Io che avrei voluto vendicarmi dei tuoi
dispetti… Adesso sei contenta
testaccia dura?! Mi trovo costretto a rimandare!” borbotta ironicamente
offeso, tamponando il punto in cui ho battuto la testa contro il
suolo.
“Sei fuggita via spiccando il volo così velocemente da
non darmi nemmeno il tempo di trattenerti con me…” confuta afflitto in poco più
che un sussurro. “Ed ora dopo che ti cacci nei guai… Ne esci pallida di morte”
definisce scuotendo la testa contrariato in un assolo
drammatico.
Fa scorrere amorevolmente un dito sotto la mia
palpebra chiusa scoprendola umida di lacrime, ed una tenue fitta di dispiacere
si leva in lui per avermi fatto piangere.
“Ti sbagli sai, sarò pure un lurido approfittatore, ma
ce l’ho una coscienza, anzi ne ho persino due!” sdrammatizza sorridendo per
discolparsi.
“Una buona ed un’altra più cattiva, stanno proprio
qui, sulle mie spalle! Si celano nella mia zazzera e sbucano fuori
all’occorrenza. Singolare, nevvero?” parlotta picchiettandosi sulla clavicola, in
un sogghigno rivolto alla mia persona che inizia a riacquistare i sensi ma non
può ancora controbattere.
Dopo aver atteso parecchio tempo prestando attenzione
ad ogni mio minimo ansito, l’intrepido Capitano sta quasi per cedere al
panico.
“Torna da me angelo mio…” invoca supplice portando la
mia mano debolmente stretta nella sua alle labbra.
Intorno a noi qualche curioso si è soffermato ad
osservare, ma dopo aver riconosciuto le nostre vesti truffaldine, quei abitanti
spauriti preferiscono allontanarsi alla svelta, senza indagare troppo sulla
questione.
Le mie funzioni vitali iniziano a ristabilirsi, il
battito del cuore si consolida e prendo di nuovo a respirare
normalmente.
Inspiro dal naso un’esile folata di vento che mi
riempie interamente i polmoni ridandomi vigoria.
Socchiudo gli occhi a poco a poco per farli abituare
alla gran luce che li investe una volta aperti, quando la vista diventa nitida
scorgo una distesa bianca al di sopra di me.
Bianco? Bianco… Candido come una nuvola, niveo alla
pari della neve …bianco come il soffitto della cameretta di Dylan.
Dove… Dove mi trovo, sono a
casa??
IO: “Nooo!” un grido lancinante e disperato
riecheggia in ogni più celato vialetto di West Caicos.
Mi rialzo in tumulto scontrandomi con qualcosa che mi
fa immediatamente ritornare in posizione supina, un forte dolore alla fronte
provoca in me un gemito e persino le lacrime agli occhi.
I-io non posso essere a casa… No, non devo!
Questa volta non l’ho desiderato, neppure esplicato…
Inizio a singhiozzare tremando, i miei occhi sono così
piangenti che non vedo nemmeno, come se dovessero riprendersi dopo essere stati
colpiti da un forte bagliore.
“Jen! Dolcezza… Va tutto bene, calma. Sei al sicuro
adesso…” la sua voce calda e confortante, pronunciata con una nota di
contentezza mista a preoccupazione, culla il mio burrascoso risveglio. Il mio
provato cuore sobbalza, sollevo la nuca più rapida che posso e m’imbatto con
immensa gioia nel suo stravagante pizzetto a treccine.
…Non posso crederci…
L’affascinante comandante del galeone più veloce dei
sette mari percependo il mio movimento china il mento per accertarsi sul mio
stato di coscienza, permettendomi così di avere la conferma che in questi
interminabili istanti di turbamento avevo tanto sperato.
“…Jack…Sei proprio tu…?” mugolo incredula in un fiato,
scrutandolo allibita.
Un largo sorriso rischiara il suo viso bruciacchiato
dal sole che sfioro appena con la punta delle dita per accertarmi sia
vero.
JACK: “Il solo ed unico, chérie” risponde suadente, tenendo impresso il ghigno
sorridente.
Emetto un profondo respiro di sollievo, ero del tutto
sconvolta, per un istante ho creduto di dovermi rassegnare al fatto che gli
ultimi cinque mesi della mia vita fossero stati soltanto una meravigliosa
illusione.
L’istante seguente la mia mente inizia a rimembrare i
momenti anteriori alla mia scampata visita nell’Ade.
IO: “Dopo tutto quello che ti ho detto…” affermo
dispiaciuta in un singulto, riferendomi alla discussione avvenuta poco fa nella
piazzetta.
JACK ridacchiando: “Non permetterò certo che il moto
irregolare della luna possa portarmi porti via ciò che amo di più a questo
mondo!” definisce altero, migliorando la mia posizione tra le sue
braccia.
Rimango stupefatta senza saper esattamente cosa
dire.
Come tento di muovermi però vengo trafitta da una
acuminata fitta alla testa che mi riduce a restare immobile senza poter compiere
gesti azzardati.
“Che diavolo mi ha ridotto così?!” domando alterata
ancora inconsapevole, cercando di soffocare il dolore portando una mano al punto
dolente nella parte alta della fronte.
JACK: “Eri ferma al centro di questa stradina, ti ho
chiamato più e più volte a squarciagola senza ricever da te alcuna risposta e in
quel mentre una carrozza per poco non ti lacerava al suolo” spiega ponderato,
senza tanti mezzi termini.
Con un violento sussulto ricordo il perché di tutto
questo.
Soffoco i singhiozzi per non apparire come una preda
impaurita rivivendo quegli istanti terribili, presa dall’agitazione ruoto il
collo abbastanza da poter scrutare attorno a noi ricercando quel riso gelido ed
infrangibile che prima mi ha resa incapace di compiere qualsiasi
cosa.
Nei paraggi non sta avvenendo nulla di ciò che mi
aspettavo, il ciglio della strada è del tutto deserto, gli abitanti
dell’isolotto proseguono il proprio corso ad occhi bassi, indifferenti, sembra
tutto ordinario e silenzioso, forse anche troppo…
Mi sorprende e atterrisce tutto questo.
“Respira… Tranquilla! E’ tutto finito, sei in salvo…”
mi conforta carezzandomi i capelli.
IO: “I..io…io l’ho vista..io… Era qui, lo giuro…!”
balbetto scossa con voce infranta.
JACK: “Cosa, chi hai visto?” indaga inquieto
brandendomi dal mento per placare la mia agitazione.
Lascio trascorrere qualche istante prima di
rispondere, quando mi appresto a dischiudere le labbra per replicare avverto una
gran rabbia salire verso l’alto dallo stomaco fino a pugnalarmi il
cuore.
“Quella che tu non conosci…” affermo
amaramente volgendo lo sguardo altrove.
Mi aspettavo un riscontro offeso da parte sua, gli
occhi al cielo spazientito almeno, ma Jack Sparrow è sempre tutto fuorché
prevedibile.
Distende le labbra in un sorriso furbesco e obbietta
beffardo: “Vorrà dire che la prossima volta renderemo ben chiaro fin da subito a
suddetta donzella che il qui presente Capitano non è più disponibile per alcuna
donna con le sue medesime intenzioni!” definisce sollevandomi accuratamente dal
terreno ghiaioso, riacquistando così una postura eretta.
Quando si accerta di tenermi ben salda tra le sue
braccia dà il via ad una camminata storna e dondolante giù per la discesa del
vialetto dal quale avrei potuto non far più ritorno.
Resto colpita dalla frase che ha appena enunciato, ma
non ho intenzione di darlo a vedere e per controbattere prontamente improvviso
un tono di voce poco convinto: “Credo di poter camminare da sola” lo contesto
saccente.
Solo adesso si degna di dirmi
così?!
Jack si blocca con un gesto meccanico, mi lascia
andare prima le gambe e poi allontana la mano da dietro la mia schiena
domandandomi dubbioso: “Ne sei proprio sicura?”
Rispondo affermativamente: “Ma si, certo! Ho solo
battuto la testa a terra, non è stato nul-…” come tocco con i piedi il terreno
tentando di rimettermi in normale equilibrio, la vista si appanna e sono
costretta a reggermi alla sua giubba per non cadere.
JACK: “Hai proprio ragione tu tesoro, non è stato
nulla di che!” ribadisce mordace con una cadenza di
rimprovero.
Mi gira così tanto la testa che non sono nemmeno in
grado di controbattere, rassegnata mi accosto stancamente alla sua
spalla.
Il Capitano mi riprende pazientemente con se e
prosegue in direzione del porto a ritmo del suo passo strampalato.
“…Grazie Jack…” bisbiglio grata prima di chiudere gli
occhi per abbandonarmi al sonno.
JACK: “Non dormire, apri gli occhi! Resta qui con me”
impone consapevole che se mi fosse davvero successo qualcosa dormendo non
farebbe altro che peggiorare.
Cerco di dargli ascolto, ma è molto complicato, tutti
i miei muscoli sono rilassati seppur doloranti e si trovano sul punto di
abbandonarsi al sopore.
“Devo trovare un modo per mantenere la tua mente
impegnata mentre raggiungiamo la Pearl… -confuta pensieroso tra se e se- Ho
trovato! – annuncia festoso- Elencami i nomi dei 7 pianeti del sistema solare!”
Definisce serioso.
Solo 7? Ah, vero… Urano e Nettuno saranno scoperti tra
un centinaio d’anni. Tutt’ora però dovrebbero esserne noti solo
6…!
“Sette? Perché così tanti?!” domando divertita
socchiudendo gli occhi per sforzarmi di rimanere desta.
“Sei stata tu una volta a paragonarmi ad uno di essi…”
rammenta amabile alla mia memoria soggiogata da troppe emozioni avvenute tutte
in un singolo eterno momento.
-
“Basta Jack, ti prego! E’ la quinta volta che mi fai
cantare questa lagna” imploro esasperata.
JACK: “Perché tu per l’appunto non l’hai ancora
imparata!” si legittima con rimprovero.
Sbuffo spazientita rimpiangendo di non essermi
addormentata sul serio, a costo di rimanerci secca per una grave emorragia
celebrale.
Siamo sulla via del ritorno, oltre le spalle di Jack
intravedo il centro cittadino sempre più lontano e i primi moli delimitare la
distesa cristallina del mar caraibico.
JACK: “Su, avanti! Non ti sento intonare neanche un
suono e ciò non ti è affatto salutare!” sottolinea
insistente.
…Non rimane che arrendersi con tale sfrontata e
suadente cocciutaggine…
Sospirando profondamente:“Il re la colpì, quella dama rapì… -accenno
debolmente- Nel
mare si…?”continuo interrompendomi
sul finale della strofa perché non lo ricordo.
JACK: “Rianimò!” suggerisce.
IO: “Si ecco, contento adesso?! Basta, fine! Da qui
non la ricordo più” mento stancamente accostandomi a lui.
JACK: “Non riesci a convincermi dolcezza! -fissa
altezzoso- Forza! Poi come continua? …Il
cielo più…?” canticchia tre lemmi di questa mesta
cantilena.
“Intenso” controbatto svogliata.
JACK: “Nel
mare…?”
IO: “Cobalto” azzardo ironica.
JACK: “Come dici?!” sbotta ridendo. (La parola giusta che Jennyfer doveva pronunciare è immenso, tratta dalla canzone intonata dai prigionieri all’inizio dei Pirati dei Caraibi3 Hoist the colours NdAutori)
“Il colore del mare, azzurro cobalto! Nevvero
Capitano?”
JACK: “Ti sbagli dolcezza!” si contrappone
pensieroso.
“Davvero?! Allora mi illumini gran cervellone,
ho battuto la fronte a terra ma riesco ancora a vederci bene!!” sottolineo
risentita.
JACK: “Spiacente tesoro, non ho qui con me il bagliore
portatile del sole per emanar luce come mi hai raccontato tu stessa una volta,
ma…”
“Lampadina Jack, nel futuro l’hanno designata come
lampadina ” gli ricordo divertita interrompendolo.
“Ecco sì, la piadina ” assolve velocemente in
una smorfia contorta che procura in me una risata.
Inaspettatamente interrompe il ritmo già di per se
irregolare del suo cammino e adagio mi ripone a terra. Subito mi aggrappo
intimorita alle falde della sua giacca, si ripeterebbe l’episodio di prima dove
per poco non ricadevo nuovamente a terra altrimenti, ma vengo rassicurata dal
suo tono confortante: “Ti tengo io, non credere che ti lasci volare via una
seconda volta!”
Gli rivolgo un sorriso fiducioso e lascio che mi
avvolga a se, in modo da stare in piedi ma con il suo fermo e sicuro sostegno
attorno alla vita.
Provo a sollevare la testa distaccandomi dalla spalla
di Jack, ma subito la lesione della fronte torna a pulsare bruciante e sono
costretta a tornare nella mia posa precedente.
Dopo aver chiesto conferma sul mio stato ricevendo un
acconsento da parte mia esplica estasiato: “Osserva tu
stessa!”
Rimango per un attimo smarrita, fin quando il suo
braccio si allontana leggermente da me per sollevarsi sino ad indicare
l’orizzonte dritto dinanzi a noi.
Ruoto leggermente il collo, a pochi centimetri dal
pontile su cui ci troviamo ravviso un’immensa distesa cristallina capace
letteralmente di mozzare il fiato costeggiarci smossa appena da un magnetico
impeto.
E’ davvero così bella la vista da qui…? Per tutto
quello che è successo non me ne sono proprio resa conto.
“Ebbene, cosa vedi ora?” domanda enfatico dopo qualche
istante di sbalordimento.
Possibile che noi sciocchi mortali non siamo neanche
in grado di apprezzare certi strabilianti spettacoli che la natura
silenziosamente ci offre? Se ci allontanassimo per un attimo, anche solo un
istante da ogni forma di saggezza e vile concretezza la vecchiaia non
esisterebbe neppure… Nel mio tempo siamo ridotti ancor
peggio…
“Acqua cerulea, schiuma bianchiccia… Onde, spuma,
bollicine, barche… Cosa dovrei distinguere di così singolare?” sostengo
incuriosita dopo essermi ripresa dallo sgomento.
JACK: “Quei colori prodigiosi ad esempio” esorta con
lo sguardo del tutto rapito dal dolce ondeggiare marino.
“Azzurro, blu, celeste… Pervinca! Cobalto…” elenca
ammaliato dilatando a poco a poco un sorriso.
Aguzzo la vista e mi rendo conto che ha davvero
ragione, non esiste un solo colore dove racchiudere la tonalità dell’intera
distesa acquea.
Ciascun onda che avanza e poi si frantuma sulla sabbia
porta con se una sfumatura differente mai simile ad un’altra, trascinandosi
dietro anche una nuova emozione.
“Non è una singola macchia colorata, ma uno sconfinato
specchio capace di portarti sin dove il sole nasce e muore oltre la linea
dell’orizzonte. Dovunque desideri andare esso ti conduce, il mare è questo in
realtà. Non è solo acqua, sale e bollicine, sì, il mare è fatto così, ma ciò che
è...ciò che come la Pearl è in realtà...è libertà!” pronuncia
nostalgico.
Assecondo la sua convinzione a dir poco incredula
prima di confutare scherzosa: “Ognuna di quelle tinteggiate frangenti sembra una
sfumatura della tua personalità…Ed io sono innamorata di ognuna di esse!”
confesso facendo scorrere debolmente la punta delle dita lungo il contorno del
suo viso situato a poca distanza dal mio.
Il fiero Capitano ne rimane colpito, ma non lo da a
vedere, si limita solamente a ricercare il mio sguardo per trarne una
conferma.
Rincuorato dalla mia espressione gaia si appresta a
chinarsi maggiormente su di me per sigillare il tutto con un bacio quando un
suono esterno seppur flebile lo interrompe tendendogli i
nervi.
Un sospiro trasognante giunto dall’alto richiama
l’attenzione del Comandante che ora ne ricerca il mittente con occhio
truce.
Ripercorre con gran velocità una chiglia nera che poi
riconosce come quella del suo stesso galeone corvino e dalla balaustra del ponte
individua affacciato verso il molo su cui posteggiamo il suo marinaio francese
osservarci incantato con la testa sorretta da una mano.
Jack contraccambia l’invadenza subita con un ghigno
rabbioso che fa atterrire io mio povero Andrè portandolo alla
fuga.
Meglio darsela a gambe prima che il gato ti
trovi!!
-
Mistake and forgive
“I messaggeri
d’amore dovrebbero essere i pensieri,
che corrono
dieci volte più ei raggi del sole,
quando
cacciano le ombre dalle cime dei monti.
Per questo
colombe dalle ali veloci portano Amore;
e per questo,
Cupido, fulmineo come il vento,ha le ali.
-William
S.-
Il passo baldanzoso del Capitano preceduto dal mio
tentennante e sofferto fanno ingresso sul ponte deserto della Black
Pearl.
Jack rivolge una minuziosa occhiata al circondario
senza avvistare con successo il cuoco francofono, quindi inizia a borbottare tra
se e se sprezzanti ingiurie mente mi assiste benevolo nel sedermi su di un baule
contenente del sartiame.
“Rimani pure qui tesoro, torno tra un momento.” si sforza di apparire gentile quando invece digrigna i denti per la
rabbia.
“Jack! –lo richiamo trattenendolo debolmente per un
braccio- …Se lo trovi non sgridarlo, per favore, non ha fatto nulla di male!”
gli prego con sguardo supplice riferendomi ad Andrè.
Non ricevo alcuna risposta da parte sua, benché prima
di proseguire ad andatura molleggiante increspa le labbra in una smorfia
spazientita come a significare controvoglia un “va bene”.
L’osservo allontanarsi sollevata, spero mantenga la
parola piuttosto, quindi nell’attesa cerco di oppormi al dolore proveniente
dalla fronte.
Provo a distrarmi per non pensarci diminuendo così il
tormento, in questo intento ci riesce benissimo un insolito sbattere d’ali
proveniente da poppa, accanto al castello del timone.
Mi chino in avanti per osservare meglio, ma dalla mia
posizione riesco a distinguere solo un’ombra in movimento.
Faccio forza prima sulle braccia ottenendo così un
bello slancio per alzarmi, in seguito sulle mie ancora deboli gambe che cedono
lievemente mentre mi trascino nella direzione dell’oscuro rumore reggendomi alla
balaustra.
Arranco sino a giungere nelle vicinanze, durante tutto
il tragitto percepisco i piedi come pesanti blocchi di ghiaccio in contrasto con
la mia avanzata, ma riesco ad arrivare a destinazione.
Con gioia mista a sollievo scorgo solamente il
brizzolato ciuffo di Andrè, intento ad addomesticare un piccione o almeno così
sembra.
Rimango qualche istante in disparte ad osservarlo
incuriosita e allo stesso tempo divertita: trattiene il volatile dalle zampe a
cui ha legato dei lunghi lacci, nel frattempo l’accarezza amorevole parlandogli
in francese con la voce ridotta ad un sussurro.
IO: “Psssst…!” sibilo con l’intento di attirare la sua attenzione.
Il mio dandy si volta di scatto sobbalzando, per poco
non fa persino volar via il pennuto, alla mia vista tuttavia si tranquillizza
rivolgendomi un raffinato saluto.
ANDRE’: “Mademoiselle, vi pResento Charlotte! [dice indicando il piccione]
Charlotte, ma cher, saluta!” esorta raggiante rivolgendosi
all’animale.
Il columbidae (non è una
parolaccia, si scrive davvero così! Lol)
replica grugando (verso del piccione NdAutori)
ignaro, ruota leggermente il collo e
sbatte ad intermittenza gli occhietti arancio.
Ridacchio frastornata carezzando dolcemente il manto
piumato della creaturina ferrigna.
Dopo qualche lusinga rivolta all’animale l’umore del
pirata muta improvvisamente, diviene cupo, affranto…
A testa bassa mormora con la sua cadenza
inconfondibile: “SpeRo posiate peRdonaRmi peR pRima… Non volevo eseRe
minimamont d’impiScio!” ammette afflitto.
Scuoto la testa negando la sua affermazione in modo da
rassicurarlo.
“InveSce oui Jennyfer, vi ho pRivato di un baScio
d’amoRe …Et io steSo non so cosa daRei peR poteRne daRe seulement uno altRo encore à ma douce Marié!” s’incolpa greve profondamente
dispiaciuto.
IO: “Andiamo, non essere sciocco! Non importa, va tutto bene, sul serio, stai tranquillo Andrè! –lo discolpo indulgente- Piuttosto, chi è Marié, tua moglie per caso?” domando incuriosita.
Dalla luce con la quale s’illumina il suo volto dopo
il mio quesito intuisco già la risposta: “Exactement! Insieme abiamo quatre splendidi bambini, non li vedo da ben sete anni
quand laSciai la mia amata FranScia peR le Nouveau Monde in SceRca de chance
(fortuna)…!”
racconta in un velo di
mestizia.
Imito il suo sguardo afflitto poggiando una mano sulla
sua spalla come supporto.
“SaRano ainsi (così) cResciuti…” confuta
abbozzando un sorriso triste.
“Capisco benissimo quanto ti manchino!” ammetto
ripensando al mio piccolo Dylan come spesso mi accade.
ANDRE: “Oji saRebe stato le notre anniveRsaRio di noSe!” rivela con occhi velati di
rammarico ma sempre sorridendo.
IO: “Dici sul serio?! Oh, tanti auguri Andrè!!
[comincio entusiasta] … Però mi dispiace davvero tanto, non potrai trascorrerlo
accanto lei…!” concludo crucciata.
“Merci (grazie)
Jennyfer. Devi sapeRe che moi et elle (io e lei)
abiamo come una tRadiSione selon lequel (secondo cui)
ogni ano in questo JoRno Sci inviamo a
viScenda un mesaJero comme Charlotte peR tRaspoRtaRe un petit mais romantique (piccolo ma
romantico)pensieRo…” favoleggia
attorcigliando accuratamente il lungo gambo di un fiore intorno alle zampe del
piccione.
…“Quella quaglia spennacchiata non volerà 10 miglia
più lontano da questa baia, come credi che sarà in grado di librarsi nell’aria
fino alla tua patria di eunuchi?!”
La figura del Capitano si materializza alle nostre
spalle interrompendo il racconto per infierire con voce sdegnata e un ciglio
esageratamente inarcato.
ANDRE’: “S-s… Salut Capiten!” balbetta tramortito stringendosi nelle spalle con
la schiena incurvata dalla paura.
“E’ un jesto symbolique signoRe, ahimè lo
so, ma cher Charlotte non Junjerà mai fino en France…” ammette contrito ultimando il mazzetto floreale
attorno agli artigli del volatile.
JACK: “Vorresti dunque spiegarci lo stolto motivo per
cui lo fai ugualmente?! …E’ un gesto balordo” commenta
avverso.
IO: “Invece io trovo che sia dolcissimo! –mi oppongo
in difesa del suggestionato francofono- Dimostra che nessun tipo di lontananza
sarà mai in grado di disgiungere due cuori innamorati. Potrebbe esserci il mare
nel loro mezzo, come Andrè e Marié, o persino l’intero
universo.
Ma il loro forte legame fronteggerà ogni distanza
e la passione
presterà loro il tempo, i mezzi e il modo per rincontrarsi e consolare le
estreme sofferenze con estreme dolcezze… [aforisma di W.S.]” definisco fiduciosa per rincuorare
Andrè.
L’intimidito pirata asseconda il mio pensiero
sovrastando delicatamente la mia mano e trattenendo sempre Charlotte nell’altra:
“C’est vrais mademoiselle!” (è vero) mormora consapevole.
Rispondo al suo tentennamento col sorriso, il caro
Andrè ha un’età molto più avanzata della nostra, ciò gli conferisce parecchia
esperienza. Capisco quanto deve soffrire lontano da casa, anche lui come me ha
lasciato tutta la sua vita per amore. Io devo ritenermi più fortunata di lui, ho
l’uomo che amo al mio fianco, mentre il caro cuisinier si accontenta di sognarla sempre e compiere una volta
all’anno quest’allegorica tradizione.
IO: “Non sei solo Andrè” assento avvolgendolo in un
abbraccio affettuoso, aumentando ancora di più l’irritabilità del
Capitano.
Lo stralunato filibustiere compie qualche passo
posizionandosi dinanzi a noi, non’appena è abbastanza vicino afferra bruscamente
per una spalla il marinaio francofono portandolo via da quell’abbraccio che gli
aveva tanto scaldato il cuore.
JACK: “Ti stai ghermendo di troppa libertà amico!”
intima minaccioso volgendo il proprio sguardo iroso a pochi centimetri sopra il
naso a patata di Andrè.
ANDRE’: “C… C-credo che voi stiate fRaintendendo
monsieur…!” tartaglia indietreggiando per guadagnare lo spazio
necessario a mettere in pratica una nuova fuga.
“Jack! -intervengo con rimprovero fiancheggiando il
mio ganimede per compromettere la sua disfatta- ti avevo chiesto di non
prendertela con lui!” gli ricordo corrucciata.
JACK: “Se non erro TU mi avevi promesso che non ti
saresti più avvicinata ad alcun uomo tranne il sottoscritto (vedi capitolo 5 - Better Days -
Sentences)” controbatte puntandomi
contro un indice accusatore e volgendo la bocca in una smorfia
contrariata.
“Io non ti ho promesso proprio niente, che razza di
condanna era poi quella?!” mi difendo alterata.
JACK: “Quale inutile significato ha, dunque, far
recapitare dall’altra parte del mondo 2 fiori e una letterina da un canarino
annerito in grado di fare solo il giro dell’isola prima di tornare indietro?!?”
replica carpendo il pennuto con volto truce per coinvolgere ancora una volta
l’innocente Andrè.
Il povero francese intona disperato una cantilena di
“…Nu nu nu nu nu… la pRego Capiten…”
Metto da parte per un istante tutti gli acciacchi
della caduta che mi impediscono di valorizzare al meglio le mie difese, per
esplicare con voce ferma ma efficace: “Al posto di criticare con cinismo prendi
esempio da lui piuttosto! Ama così tanto sua moglie da portarla sempre dentro al
cuore, a discapito di tempo e distanze. C’è fiducia, complicità, speranza… Amare
non significa recludere il soggetto del nostro amore in uno scrigno di cristallo
per il nostro piacere. Ha bisogno di essere nutrito con credito, intesa,
benevolenza… Non può essere sforzato ad essere tale sin dal principio, con
gelosia e sospetto! In questo modo finirà solo per marcire emanando l’olezzo
immemore della malerba. Ma tu che ne sai Jack… Non me l’hai mai neppure regalato
un fiore…” convengo spiaciuta.
Il Comandante reagisce in silenzio, per mezzo solo
degli occhi che si dilatano maggiormente la durata di un secondo, prima di
tornare immediatamente alla loro inerzia soffocante.
“Ed ora, se vuoi scusarci… -contesto irritata
strappando dalle sue mani la povera Charlotte- Andrè, andiamo a prenderci una
tisana in cucina?” propongo con tono più entusiasta possibile prendendo
sottobraccio l’attonito dandy ancora frastornato dalla nostra discussione di cui
ha preso parte ingiustamente.
JACK: “In cucina? Sempre quella maledetta cucina, mi
piacerebbe sapere cosa vi succede di tanto in tanto!” enuncia saccente con una
punta di sdegno per riprendere tono.
IO: “Vuoi proprio saperlo? Bhe, è il qui presente
Andrè l’artefice di tutto quello che finisce nei piatti e nelle pance smodate di
questa ciurma, se proprio ci tieni ad esserne informato!” definisco sdegnata
strattonando la giubba del cusinier il quale si fa prendere da un ondata di
agitazione ed inizialmente nega nel panico le mie parole, ma poi si trova
costretto a confermare la reale versione dei fatti.
Jack rimane a bocca aperta, ci fissa sconcertato,
forse nauseato, troppo sconvolto per reagire di rimando.
“L’eunuco qui presente con il grembiulino anche ai
fornelli??” sbotta torcendo il naso disgustato come
temevo.
Tronco quella sciocca obiezione con un dietrofront,
proseguiamo come prima stabilito nel regno culinario della nave, capitanato dal
migliore chef esistente nella Francia di questo tempo.
“E comunque qui sono IO il Capitano, perciò pretendo
di essere messo al corrente di tutto!!!” precisa iroso ormai in
lontananza.
Ci allontaniamo quieti dalla figura erronea del
Capitano, raggiunta una discreta distanza Andrè sibila preoccupato: “Non dovevi
diRglielo…! Hai visto, mi ha pReso en giRo…”
IO: “Prima o poi l’avrebbe scoperto da se”
ANDRE’: “Et puis ainsi (e poi così) faScendo si aRRabbieRà de plus mademoiselle! Lasciatemi il bRaScio almeno…”
IO: “Non ti stringo così per farlo innervosire, è che…
Non riesco a camminare se non mi tengo a te” rivelo titubante cercando di
zoppicare il meno possibile.
ANDRE’: “Pourquoi, cosa vi è suSceso?!?” chiede
preoccupato.
IO: “Posso assistere anche io alla partenza di
Charlotte?” domando prontamente per cambiare discorso.
“Jennyfer…” mormora il bucaniere con
rimprovero.
Mi appresto a rispondere rassegnata, quando la mia
voce viene sovrastata dal richiamo-ruggito iroso di Jack nei confronti del
marinaio europeo.
“Adeso mi amaSa adeso mi amaSa…” dice con voce
tremante rivolgendo un fulmineo sguardo alle nostre spalle dove si trova il
Capitano.
“Sta calmo, non ti succederà nulla! Deve passare sul
mio corpo prima” stabilisco infervorata per
tranquillizzarlo.
Annuisce pencolante, emette un respiro profondo prima
di tornare coraggiosamente sui suoi passi.
Al cospetto del Capitano mantiene la testa bassa e un
portamento solenne, ma viene sorprendentemente accolto da una calda pacca sulla
spalla seguita da un cenno di avvicinarsi per confabulare
qualcosa.
Vigilo il tutto da lontano assicurandomi che ad Andrè
non venga fatto alcun male, invece questa insolita reazione di Jack mi spiazza
del tutto, ancor di più suscita in me una irrefrenabile
curiosità.
…Cosa starà mai architettando?
Andrè al suo ritorno aveva negli occhi uno strano
luccichio, ha badato bene di sorvolare sul discorso tenuto con il Capitano, non
sono riuscita ad estorcergli mezza parola.
Vinta dal tormentarlo gli ho mostrato la mia fronte
malconcia, egli molto amorevolmente ha provveduto subito a medicarla con un
infuso di ricetta segreta.
“Le voilà!” annuncia vittorioso una volta terminata la
cura.
IO: “Secondo te rimarrà qualche cicatrice?” domando un
po’ preoccupata.
“Mais no (ma no)
Jennyfer, è solo un peu (poco) sbuSciato!
ImpiegheRà qualche joRno per guaRiRe poi saRai come nuova!” proferisce
fiducioso.
Tiro un lungo sospiro di
sollievo.
“Intanto posso mascherarla con il ciuffo” l’assecondo
rincuorata sistemando le ciocche di capelli con le dita.
Dopo essersi accertato che sono più tranquilla il
dolce cuisinier torna dietro il banco
da lavoro, spesso lo sorprendo a lanciare brevi occhiate al di fuori della cucina sul ponte
principale.
Incuriosita mi volgo anche io a
sbirciare, ma vengo subito interrotta
dal suo intervento inquieto: “NU mademoiselle, state comoda qui seduta!” esorta apprensivo
accorrendo al mio fianco per farmi raddrizzare sulla
sedia.
“Cosa succede Andrè?!” sbotto
insospettita.
ANDRE’: “Rien! Pourquoi?(niente! Perché?)
AnSi… Che ne diResti di andaRe a Riposare
un poco le tue membRa stanche en cabina, n’est pas?” propone trattenendomi di spalle dopo l’ennesima
adocchiata al di fuori della porta.
“Dimmi-subito-cosa-sta-succedendo!” scandisco irritata
così come non ho mai fatto con lui.
“GuaRda come sei tesa, il Riposo può faRti bien,
vas(vai)!” recita
imperterrito.
Con la sua innocente gentilezza mi aiuta ad alzarmi e
mi scorta sino alla porta.
“Che diamine avete architettato voi due, me lo dici?! Nelle mie condizioni non sono in vena di scherzi, vi avverto.” definisco bizzosa.
“Come diSci? Ma che sciocheSa! PRenditi tout
l'après-midi (tutto il pomeriggio) di Riposo ma cher! Alla cuScina penso io, non abiamo
neanche plus la pReocupaSione del Capiten oRa” avversa
sollevato.
Gli rivolgo un’occhiataccia indagatrice, ma lui non ne
fa peso. Con volto sereno continua ad indicarmi l’entrata del corridoio che
conduce alle cabine.
Se c’è sotto qualcosa di losco la faccio pagare cara a
tutti e 2 quei… PIRATI!
Mentre seguo il suo consiglio do una rapida occhiata
al circondario, non vorrei sbagliarmi ma ho come l’impressione di intravedere da
dietro un barile contenente polvere da sparo la bandana rosso porpora di Jack
prima mostrarsi e poi ritrarsi fulminea dietro al suo
nascondiglio.
No… Avrò solo visto male…
Scuoto la testa confusa e proseguo verso le
cabine
come suggerito da Andrè.
La porta del corridoio si apre con un cigolio, lo
trovo deserto come sempre, ogni stanza ha l’entrata spalancata pronta ad
accogliere caldamente lo spettatore con impeccabile ordine e il lusso che le
contraddistingue.
Cammino piuttosto svelta nonostante gli impedimenti
della caduta, ormai è automatico questo percorso, potrei raggiungere la nostra
ad occhi chiusi.
Temo un po’ per ciò che mi aspetta, le alternative di
vendetta tuttavia mi rasserenano.
Giunta all’uscio della camera da letto un’insolita
presenza al mio fianco mi fa sussultare, nel raggiungere la soglia non avevo
fatto caso ad un’enorme ombra nera alta almeno quanto uno stipo stagliarsi turpe
lungo tutta la parete.
Compio un balzo all’indietro ed assumo una posa
difensiva seppur nel mio sguardo vi è impresso solo
terrore.
Il battito del cuore rimbomba nella gola, le labbra si
seccano al punto di impedirmi di parlare, ma un vocione profondo e familiare mi
precede porgendomi il proprio saluto con una nota
divertita.
…: “Salute bellezza, come andiamo?”
Dalla penombra appare, con il viso celato da un
cappello piumato di larga visiera, il ponderoso Jimmy in tutta la sua imponente
vigoria.
Abbandono ogni ostilità, rimpiazzo le asce di guerra
con un largo sorriso seguito da un caldo abbraccio verso l’uomo che una volta mi
ha salvato la vita e senza cui adesso non mi troverei ancora
qui.
“Jim…!” affermo incredula semi-soffocata dalle sue
muscolose braccia.
JIMMY ridacchiando: “Ti ho forse
spaventata?”
IO: “Bhe, io… Non me l’aspettavo, cosa ci fai qui? Da
quanto tempo! Sei stato via molto, ci sei mancato!!” farfuglio incredula presa
alla sprovvista.
Dopo aver deciso di rimanere qui per sempre e Dylan di
far ritorno nel futuro Jimmy è rimasto ben poco insieme a noi, trascorsa qualche
settimana ha annunciato di avere qualcosa d’importante da sbrigare, raggiunto il
primo porto è sceso a terra per ripresentarsi solo ora.
JIMMY: “Sai com’è… Avevo da togliermi qualche sfizio,
ma ora sono pronto di nuovo a servire fedelmente il mio Capitano!” rivela
fero.
IO: “Ne sono molto contenta!” rispondo sinceramente
lieta di riaverlo con noi.
JIMMY: “…Per l’appunto ora metterò in pratica il primo
incarico affidatomi dal Comandante…” esorda inginocchiandosi a
terra.
“Com-..?” Non mi viene dato neanche il tempo di
braccare il senso delle sue parole, le mani brutali di Jimmy scendono sino ad
afferrarmi il tallone destro e lo ripongono sopra il suo robusto
ginocchio.
“…Posso?” domanda garbato impugnando il tacco dello
stivale. Annuisco seppur un poco sconcerta ed intimorita da questa insolita
esecuzione. Con il minimo sforzo sfila il calzare lasciandomi a caviglie e piedi
scoperti nonché sempre più perplessa. Fa lo stesso con il piede sinistro, questa
volta per non sbilanciarmi trovo appoggio sulla parete attigua, nonostante i
gesti di Jimmy siano molto cauti.
JIMMI: “Che piedini morbidi e graziosi!” commenta
alzandosi per riporre i miei stivali in disparte.
“Io aggiungerei callosi anche!” scherno contraria,
quando si indossano da mattina a sera degli stivali tutt’altro che comodi…
JIMMY sogghigna divertito: “Da questa parte dunque
occhio di pernice (specie di volatile, ma anche un detto per indicare i
duroni come in questo caso ^^’ NdAutori) sprona mostrandomi la porta della
prestigiosa cabina di proprietà del Capitano.
Rispondo con una smorfia del tutto offesa sporgendo
maggiormente il labbro inferiore.
Come mi ha chiamata?!? Argh, ringrazia che somigli
moltissimo a mio padre e sei grande come un enorme guardaroba a due ante
Jimmy!!
IO: “Ma che significa, siete impazziti tutti oggi?!”
domando attonita mentre, dopo essermi opposta al suo invito, vengo spinta
all’interno dalla sua energica manona.
JIMMY: “Non temere bocciolo!” mi rassicura prima di
forzare un mio ultimo passo richiudendosi in fretta la porta alle
spalle.
I miei piedi discinti affondano subito in qualcosa di
liscio e fresco innescando in me un sentore piacevolmente
rilassante.
Atterrita volgo subito lo sguardo al pavimento, con
immensa meraviglia mi accorgo dell’intera superficie nei dintorni del letto
immersa in un assortito fiume fiorito, il quale via via procedendo s’intensifica
sino a raggiungere l’altezza del ginocchio.
La cabina si presenta ai miei occhi rischiarata dal
delizioso sole del meriggio (influenza
Montaleniana :P NdCapitana), i finestroni lungo le
pareti sono stati del tutto privati delle tende scure che solitamente li
abbuiano. Il lettone matrimoniale è sfatto come sempre, ma le lenzuola sono
disposte con pieghe ben studiate per formare un ornamento elegante, in cornice
ad una distesa di petali rosei.
Le assi cupe del pavimento sono scomparse per essere
ricoperte da un variopinto tappeto di veri fiori in mille varianti e
colorazioni.
Lo stomaco si chiude in una morsa di stupore, il cuore
batte come un tamburo, le gambe tremano leggermente e la mia bocca è spalancata
dall’incredulità al punto che devo ricorrere ad una mano per chiuderla
altrimenti rischio di perdere la mandibola, è tutto così incredibile, disposto
alla perfezione…
Inspiro per un istante l’aria profumata della stanza
per convincermi che sia tutto vero, non solo il frutto di un miraggio.
Chiudo gli occhi per dei lunghi istanti, poi li riapro
esitante… E’ tutto ancora identico, non lo sto immaginando
allora!!
Mi ritrovo a ridere come una sciocca tra me e me,
presa da stupore, sbalordimento, commozione…
Strofino con le mani più e più volte gli occhi, ho
quasi paura di non essere del tutto sveglia ma di star aleggiando sulla scia di
un sogno, dopo energici pizzicotti riscontro per certa di esser
desta.
Prendo coraggio, emetto un respiro profondo e
“immergo” il primo piede nella distesa fiorita, tremante come il primo sole di
primavera.
Mi muovo molto lentamente tra i delicati petali,
assaporo ogni lieve tocco e mi rallegro di ogni contatto con questa magnifica
piana erbosa.
Allargo le braccia giocosa come se stessi camminando in equilibrio, fino a giungere al letto dove per un altro istante il mio cuore si ferma ancora.
(prospetticamente imperfetta lo so ^^' abbiate clemeza, non li so fare i miracoli altrimenti non sarei qui ma a riportare in vita qualcuno =P NdCapitana)
I petali di rosa che avevo distinto sopra cosparsi non
erano disposti casualmente, nel loro insieme formano una scritta! “Mi
dispiace” recita mesta.
Non sei proprio capace di dirlo a voce, vero
Jack?
Sorrido rincuorata finalmente, scuse accettate
mascalzone!
Nel muovere un altro passo avverto una puntura sulla
pianta del piede, mi sbilancio talmente tanto che finisco con il sedere per
terra.
“Ohiiii…” Mormoro a denti stretti massaggiandomi il
fondoschiena, ci mancava solo questa!
Da questa posizione individuo facilmente la causa del
danno, si tratta di uno stelo spinoso un tempo appartenuto alla rosa deturpata
da quel filibustiere per scrivere le sue scuse.
Spero che ti dispiaccia anche per questo!!
Mentre lancio silenziosi insulti a quell’incauto
bucaniere la mia attenzione viene attirata da un singolare fiore in risalto
rispetto agli altri per il suo particolare candore. Raccolgo dalla mischia una
corolla di gardenia, la tengo tra due palmi col timore di gualcirla e l’avvicino
alle narici respirandone la sua dolcissima fragranza.
Questo fiore è familiare… In quale altra occasione ho
avuto modo di trovarlo? La mia mente sta per materializzare un ricordo, quando
viene spezzato.
…“Cosa ne dici, possono bastare tutti questi?” domanda
riferendosi ai fiori.
Riconosco alle mie spalle il tono deciso del
Comandante, prima di rispondere lo lascio avvicinare assistendo quieta a tutta
la sua entrata pacata e dondolante nonostante sa benissimo di essere in torto
marcio.
Quando tenta di sfiorarmi mi volto di scatto
rivolgendogli un’espressione truce ben armata di “proiettili”
floreali.
Anche se mi trovo in svantaggio dovendo rimanere
seduta a terra, prendo bene la mira, implico un po’ di forza nelle braccia ed
inizio a bersagliarlo di corolle e bocci.
“Sei un farabutto, un brutto villano maleducato,
ingannatore, predone, disonesto, furfante!” inveisco rabbiosa di ogni oltraggio
durante i lanci.
Alcuni “proiettili” vanno a vuoto, altri colpiscono
Jack solo di striscio, molti si arrestano tra la zazzera scarmigliata dei suoi
capelli e da tutti trae riparo con le mani dinanzi al viso continuando comunque
ad avanzare.
Quando abbassa le difese per scrutarmi inorridito con
il suo caratteristico scintillio stralunato approfitto di un ultimo tiro che
atterra direttamente nella sua bocca impedendogli di
controbattere.
Il Capitano fa mostra di un’espressione disgustata, si
volge leggermente e sputa schifato il bocconcino vegetale non proprio
commestibile.
JACK: “Diamine, ma… Cosa diavolo ti è preso??” erompe
frastornato.
IO: “A
me?! Tu piuttosto!” replico infuriata armandomi di altre “munizioni” per
ricominciare il mio attacco.
Questa volta mi rendo più insistente, Jack evitando la
serie di colpi compie dei movimenti strapalati che infine gli fan rovinosamente
perdere l'equilibrio.
Approfitto del suo stato in bilico per metterlo a
tappeto con un’ultima spinta, faccio sì che non si divincoli portandomi sopra di
lui ancora a terra.
JACK ansando: “Ero certo di meritar ringraziamenti
migliori… Non tutti quei insulti!” protesta confuso.
IO: “Dopo tutto il male infierito ad Andrè puoi
scordarteli!” controbatto indignata.
Il Comandante strabuzza gli occhi spazientito prima di
riuscire a trarsi seduto almeno.
JACK: “Vedrò di farmi perdonare anche da quel
francesino fru fru…” borbotta per nulla convinto.
Se in questo momento potessi vedere le sue mani celate
dal fiume di fiori mi accorgerei delle sue dita
incrociate.
“Bene!” dico soddisfatta.
Segue un silenzio carico di tensione entro il quale il
Capitano mi fissa scrutatore, questa volta pronto a rispondere al
“fuoco”.
JACK: “C’è dell’altro per caso?!”domanda
impensierito.
“Ah si, dimenticavo! –replico portandomi più vicina a
lui- Ti amo mascalzone…” concludo carezzandogli la guancia e deponendo sulle sue
labbra uno dei più grandi baci d’amore che abbia mai dato.
Il filibustiere abbandona le “cartucce” di cui si era
attrezzato per avvolgermi a se.
“…Mi sei mancata” mormora sorridendo dopo essersi disgiunto leggermente seppur ancora ad
un soffio da me.
Per trarmi fuori dall’imbarazzo mi guardo intorno ed
esplico estasiata in un fil di voce: “Jack… Santo cielo, sono davvero splendidi…
Come hai fatto, tutto da solo?”
JACK: “Tesoro, stai dimenticando una cosa importante
di me… Sono Capitan Jack Sparrow!” pronuncia altezzoso.
Non ti smentisci mai!
“Sentivo l’assenza di tutto questo, per questo ho trattato male
Andrè ” rivela mentitore, con un furbesco ghigno
innocente.
IO: “Ora
non cercare scuse! -l’ammonisco ironicamente truce- Piuttosto… Arrenditi!”
sopraggiungo puntandogli al collo il gambo spinoso spoglio dei petali di rosa,
come se fosse il più affilato dei pugnali.
Jack si ritrae indietro istintivamente procurando in
me una sonora risata. Mostro lui la mia “arma letale” e sogghigna sollevato a
sua volta.
JACK: “Come avrei fatto senza più questo limpido
riso?” domanda in forma retorica sfiorandomi dolcemente i capelli. Con il suo
amorevole gesto ha modo di ostentare il polsino malridotto della sua camicia, il
mio sorriso muta subito in uno sguardo afflitto.
IO: “Cosa ti è successo??” domando angustiata
scoprendo a poco a poco quel lembo di stoffa consunto ed
insanguinato.
Cerca di rassicurarmi prestandogli noncuranza, ma quei
graffi mal rimarginati non mi convincono affatto! Se li è sicuramente causati in
seguito alla caduta dopo l’incidente di oggi…
“Togliti la camicia!” ordino alzandomi e volgendo in
tutta fretta verso l’armadio contenente le medicazioni necessarie usate anche la
scorsa notte per il suo mento malconcio.
“Devo togliermi la camicia…” confuta in tono malizioso
con un ghigno stampato in viso altrettanto malpensante.
Biasimo la sua affermazione con fare contrariato ma
sempre sarcastico: “Non farti strane idee briccone!”
A volte appare complicato tradurre l’amore in qualcosa
di fisico… Ma la cosa veramente importante è che rimanga sempre
amore!