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Autore: rekichan    08/02/2008    18 recensioni
«Mamma cos’è quello?»
«Una tazza di latte e zucchero.»
«Posso assaggiare?»
«No, piccola. Tu devi bere il latte e zucchero che ti porterà il ragazzo con cui passerai il resto della tua vita.»
«E come farò a riconoscerlo?»
«Se è la persona giusta, ti porterà una tazza di latte e zucchero.»
Una settimana dopo, Hitomi Hyuuga morì. [Come non detto, inserite coppie shounen ai]
Genere: Romantico, Commedia, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolino iniziale!

È dal Lucca comics che aspetto di scrivere questo capitolo.

“Come mai?”, vi chiederete. Ma se non ve lo chiedete lo scrivo lo stesso: ho l’illustrazione e gli appunti del Para Para fatti da Akane Shirakawa in persona! Per la precisione mentre aspettavamo la pizza dopo una stressante giornata in cosplay.

E, per una volta, ho benedetto il fatto di non aver portato Sasuke, anche se le mie foto con gli occhiali mentre mangio il gelato continuano a circolare <.< *fix male Akane*.

Comunque sia, questo capitolo non poteva che essere dedicato alle due Shirakawa, alla mia Itachi, alla mia Shikamaru (dai che il costume di Lavi arriverà, prima o poi!), alla mia Orochimaru, al mio Ratatouille e a tutte quelle persone che hanno reso indimenticabile il Lucca Comics 2007.

Messaggio per le Shirakawa: dovete passarmi le foto°-°”. Devo fare il video!

Al liceo Shitou, non si è mai certi di conoscere la verità.

Questo perché un quarto delle conversazioni degli studenti convergono sui gossip, la metà sulle ambiguità e il restante quarto viene drammaticamente scritto sul giornale della scuola.

Giornale che Neji Hyuuga e Sasuke Uchiha erano soliti consultare con grande timore ma che, quel giorno, riservava loro una gradita sorpresa.

«Sasuke! Guarda!»

Neji posò rumorosamente il giornale sul tavolo, interrompendo il pasto dell’Uchiha che, con la bocca piena, alzò lo sguardo dal proprio obento.

«Che sciusciede Neji?»

In tutta risposta, lo Hyuuga indicò il titolo del Para Para, stampato a caratteri cubitali nel frontespizio.

L’afferrare il giornale e cominciare la lettura fu tutt’uno con l’ingoiare l’ultimo polipo dell’obento.

«Ino Yamanaka e Tenten Mirabashi?

Ultimamente, il liceo Shitou sembra assistere alla rottura delle sue coppie topiche.

Fiera dei cuori infranti in cui, però, sbocciano nuovi e ambigui amori, come quello tra la punta d’oro del club di ginnastica artistica, Ino Yamanaka, e una delle nuove reclute: Tenten Mirabashi.

Evidentemente stanca delle continue liti con Kiba Inuzuka (secondo anno, membro del club di karate, evidentemente scadente in questo quanto nelle prestazioni), la bionda e avvenente ginnasta ha trovato un’attività alternativa nella sua relazione con l’esordiente Tenten.

Probabilmente, la scelta è caduta su quest’anonima figura proprio in virtù della sua abilità con i nastri: in fondo, possono essere utilizzati per molte cose.

È evidente, quindi, che la Yamanaka necessitava di un rapporto più snodabile, proprio come i flessuosi corpi delle due protagoniste del nostro numero…»

Sasuke e Neji leggevano allibiti; le parole mormorate a fior di labbra nella più genuina incredulità.

«Non ci credo…non parla di noi!»

Esclamò lo Hyuuga, sgranando gli occhi cerulei ad ogni rigo.

Sasuke annuì, troppo sconcertato perfino per commentare.

Nonostante la velata allusione alla sua rottura con Sakura, era la prima volta, dalla fondazione del giornalino e dall’ingresso delle Shirakawa nella sua vita, che non veniva citato in prima persona nei loro folli articoli.

E questo strano fatto gli dava un senso d’appagamento straordinario.

«…Ma cosa ne pensa l’Inuzuka, di questo? Il ragazzo non ha voluto rilasciare dichiarazioni, limitandosi ad alzare con noncuranza le spalle e ad affermare, con decisione, che quello che fa la Yamanaka con i suoi nastri non è affar suo. Non ci è sembrato molto scosso dalla perdita di una delle più belle ragazze della scuola; in compenso, continua a ronzare attorno a Naruto Uzumaki, con cui sembra aver stretto un rapporto di cordiale e sincera amicizia.

Che la sua relazione con la Yamanaka fosse stata solo un pretesto per nascondere la sua omosessualità latente? Non ci è dato saperlo…»

Lo sconcerto aumentava.

Naruto era stato citato e Sasuke non era stato tirato in ballo.

«Probabilmente, i Kami esistono davvero…». Pensò l’Uchiha, talmente commosso da essere, ormai, sull’orlo del pianto; Neji già versava copiose lacrime di felicità.

Ma la gioia, come si sa, è il più delle volte un’illusione destinata a spezzarsi proprio all’apice del lieto momento; ascia che si abbatte sul collo del povero condannato a morte.

Lama affilata tramutata in breve trafiletto che distrusse ogni sogno d’anonimato dei due poveri diciottenni.

«E cosa dire di Neji e Sasuke? Che il colpo di testa di Tenten serva a far ingelosire Neji e a mitigare la crescente passione tra i due?

Aiko&Akane Shirakawa.»

Fu come una secchiata d’acqua gelida, nudi, in pieno inverno.

Ma, il velenoso articolo, aveva fatto due vittime in più, quella volta.

Tenten era letteralmente affogata per la vergogna nel suo riso, con Hinata che tentava di tirarla su di morale; la ragazza era sull’orlo del pianto e le raccomandazioni dell’amica non servivano a farla calmare.

La sua, già minata, reputazione era definitivamente rovinata.

E, come se non bastasse, sarebbe stato inutile difendersi dalle accuse mosse dal giornale.

«Tenten, calmati… Mio cugino e Sasuke sono perennemente presi di mira dal Para Para; sono solo sciocchezze…»

Tenten singhiozzò.

Era inutile spiegare ad Hinata, la quale non si era mai interessata dei meccanismi della popolarità, che due personalità come Neji e Sasuke potevano permettersi una cosa del genere, sia per prestigio scolastico, sia per aspetto fisico.

Nessuno avrebbe mai deprecato i due ragazzi più popolari della scuola, non solo per la loro bravura nello studio e negli sport, ma anche per bellezza.

Non poteva dirsi lo stesso per lei: primo anno, bruttina e assolutamente incapace.

Diverse teste erano orientate verso la ragazza, i cui singhiozzi riempivano la mensa, riuscendo perfino a coprire i numerosi: «Oh, amore, ci hanno scoperti!» e i: «Sì, ma il nostro amore resisterà anche alla pubblica gogna!» di Naruto e Kiba.

«Tenten l’ha presa male.» commentò Sasuke, lanciando un’occhiata significativa a Neji.

Questi scosse il capo, irritato.

«È stupido reagire così. Meglio buttarla sul ridere come fanno l’Inuzuka e l’Uzumaki.»

«Noi non l’abbiamo mai presa sul ridere, Neji. Non puoi pretendere che lei ci riesca al primo anno!»

Lo Hyuuga sbuffò, decidendosi ad incrociare lo sguardo dell’amico.

«Come mai ti interessa tanto?»

«Oh, non mi interessa. Pensavo potesse interessare a te.»

«Non ne vedo il motivo.»

«Beh, ci sei uscito. Pensavo che tra voi fosse sbocciato il coloratissimo, profumatissimo, dolcissimo fiore dell’ammmmmmore!»

Neji alzò un sopracciglio all’uscita di Sasuke, fissando l’Uchiha come se gli avesse appena detto che aveva intenzione di maritarsi con Aiko e Akane Shirakawa.

Sasuke sembrò intuire le intenzioni dello Hyuuga di chiamare il manicomio, perché arrossi leggermente e si fece serio.

«Scusa. A furia di sentire Shisui e Itachi…»

«Ah.»

«Comunque potresti andare da lei.»

«Non ne vedo il motivo.»

«Il fiore dell’ammm…»

«Sasuke risparmiami il bis, grazie. Tenten non mi piace.»

«Capito.» acconsentì Sasuke, lanciando un’ultima occhiata al tavolo della ragazza piangente.

Trattenne un sorriso.

«Beh, a quanto pare ha già trovato di che consolarsi.»

Yamanaka Ino sollevò, furente, lo sguardo dal giornale scolastico.

Gli occhi azzurri, sottolineati da un velo di ombretto viola e da numerosi strati di eyeliner, saettarono per tutta la sala mensa, alla ricerca delle due responsabili.

Ma Aiko e Akane Shirakawa sembravano volatilizzate nel nulla, pertanto l’attenzione della Yamanaka fu rapidamente concentrata su un altro obiettivo.

Kiba.

Kiba Inuzuka si era avvicinato al tavolo dove si trovava quella irritante primina e le stava sorridendo.

Anzi, dal linguaggio del corpo, intuiva che ci stava proprio provando, almeno a giudicare dal modo di chinarsi vicino all’orecchio di Tenten, scostarle i capelli e asciugarle garbatamente le lacrime.

Le dita dalle unghie perfettamente smaltate di verde oliva si contrassero, fino a ridurre il Para Para in un’enorme palla di carta.

«Agitata, signorina?»

Ibiki Morino ghignò, malignamente divertito dall’insicurezza della nuova insegnante di Giapponese.

Tayuya, neolaureata di venticinque anni; capelli di un innaturale color carota e occhi rabbiosi, scosse bruscamente il capo, scacciando il panico e ricambiando il sorriso beffardo del vicepreside con un’occhiataccia.

«No.» sibilò, gettandosi indietro la lunga chioma con gesto sprezzante.

«La avviso, sono ragazzi un po’ vivaci. Ma non dubito che li saprà tenere a bada.»

«Ci penso io a questi stronzetti, Morino.»

Il professore ghignò, malefico.

«Buona fortuna, allora, novellina.»

«Non ne ho bisogno.»

«Lo spero per te.»

Stizzita, la ragazza fissò l’ampia schiena del vice preside allontanarsi.

Lei non aveva bisogno di fortuna. Era pienamente in grado di badare a se stessa e a quei miseri ragazzini che si ponevano sulla sua strada.

Con un movimento brusco aprì la porta.

E dovette ricredersi.

Tayuya lanciò un’occhiata all’interno della II^ C e capì l’avvertimento di Morino.

Per tenere a bada quegli scalmanati, forse, neanche la fortuna sarebbe bastata.

Sakura sistemò i propri pattini da ghiaccio in una scatola rivestita di carta fiorita.

Con un sospiro, lanciò un’occhiata alla serie di scarpe che si trovavano ordinatamente in fila, in ordine di grandezza.

I suoi pattini: una passione cominciata quando era piccola e aveva visto quel bambino dai capelli neri sfrecciare dritto sui pattini a rotelle.

Sorrise, pensando a quanto fosse impacciato Sasuke a quel tempo.

Un bambino un po’ paffutello per la sua età, con spessi occhiali da vista che ingrandivano ulteriormente gli occhi scuri.

E, già a quel tempo, protestava di non volersi mettere le lenti e subiva i rimproveri della ragazza più grande del corso che gli annunciava, bruscamente, che una talpa come lui non sarebbe mai diventato un bravo pattinatore.

Scosse il capo; tirò indietro una ciocca di capelli e chiuse la scatola, riponendola nuovamente sul ripiano più alto dell’armadio.

Intanto, il bambino, ormai cresciuto, la osservava appoggiato allo stipite della porta.

«Strano, non pensavo che ti crescesse ancora il piede.»

Sakura fece spallucce, ignorando il commento di Sasuke.

«Non è un po’ presto per metterli nella scatola dei ricordi? Ti stanno ancora.»

La rimproverò.

«Hanno perso il filo.»

«Mh.»

Non replicò, lanciando un’occhiata alla scatola.

Sakura chiuse l’armadio.

«Allora? – sorrise – Come è andata l’uscita a quattro?»

«Un disastro.»

Sospirò, avvicinandosi al ragazzo e aggiustandogli gli occhiali – storti – sul naso.

«Dovresti impegnarti un po’ di più, Sasuke. In fondo è la tua ragazza. Potresti…»

«Zitta.»

Il tono brusco del diciottenne la fece indietreggiare di un passo.

Fuga non riuscita, perché Sasuke la riafferrò in fretta per la vita, stringendola forte.

Il passo dall’abbracciarla a baciarla fu breve.

Non avrebbe dovuto. Non avrebbe dovuto farlo, ma non riusciva a stare nella sua stessa stanza senza provare il desiderio di stringerla a sé; di baciarla; di toccarla…

E il sentirla rispondere era l’unica gioia succeduta a quel periodo di separazione.

Si erano sempre dovuti nascondere; semplici partner di pattinaggio e ottimi amici agli sguardi dei compagni e dei genitori.

Intrufolò la mano sotto la sua maglietta; la schiena calda entrò a contatto con le dita fredde, irrigidendosi sotto quel tocco leggero.

E si staccò.

Bruscamente, Sakura spinse via da sé il corpo di Sasuke, incrociando il suo sguardo.

Non c’era stupore.

Sasuke si aspettava un suo rifiuto e fu proprio questa sua consapevolezza che la fece infuriare.

La conosceva bene. Fin troppo.

Eppure, questo non l’aveva fermato; aveva acceso nuovamente il bisogno di entrambi, solo per costringere lei, Sakura, a raffreddarlo nuovamente.

«Sei uno stupido.»

L’offesa fu pronunciata a voce bassa; si grattò nervosamente un braccio, lasciando che i propri occhi si dirigessero verso il pavimento, divenuto, improvvisamente, così attraente.

«Lo so.»

«Non stiamo più insieme, Sasuke. – rialzò lo sguardo. Deglutì, tentando di dare un’impostazione fredda alla propria voce tremante. – In fondo, non lo siamo mai stati. E non per mia scelta.»

Fu il turno di Sasuke di abbassare il volto.

Era stato lui a rifiutare di ufficializzare la loro storia; era stato lui ad acconsentire all’imposizione paterna di un matrimonio combinato che lo avrebbe portato, inevitabilmente, a troncare con Sakura.

Però, finché erano ragazzini, l’idea era stata tollerabile per entrambi.

«Abbiamo tempo.»

Si dicevano l’un l’altro; e ogni giorno era vissuto con gioia, perché poteva essere l’ultimo; ogni attimo poteva non ripetersi mai più.

Ma il tempo è ingannevole e, finché sei bambino, ti illude che non passerà mai; che quei momenti sarebbero durati per sempre.

Poi cresci. E Padre Tempo ti attende per riscuotere il conto.

Allora ti accorgi che gli anni sono volati e che i giorni vissuti non basteranno a soddisfare la sete che, ancora, ti attanaglia.

«È meglio che vai, adesso.»

«Sakura…»

«Lo so. Ti dispiace. Dispiace anche a me, Sasuke. Ma…abbiamo ancora la gara.»

«Non è tutto finito.»

«No, non lo è.»

Quel giorno si salutarono con le lacrime agli occhi e un peso sul cuore che sarebbe stato difficile alleggerire.

«Oh, fiore selvatico,

così amabilmente bello, così soavemente profumato,

che tormenti i sensi! Che tu non fossi mai nato!»

[Otello; IV. II.]

Club di pattinaggio

Ore: 17.35

«Allora, Sasuke? Ti sei rammollito?»

La mano della ventiseienne si tese verso l’Uchiha, per aiutarlo a rimettersi in piedi dopo la caduta.

Aveva di nuovo tentato il triplo axel ma, invece di riuscire, perlomeno, a rimanere in piedi, si era schiantato drammaticamente a terra (con gran danno per il suo fondoschiena, avrebbe aggiunto Itachi.).

«Scusa, Karin. Ero soprappensiero.»

Si giustificò, afferrando la mano della sua allenatrice personale e tirandosi in piedi.

La donna gli lanciò un’occhiata severa poi, con grazia, si riavvicinò al bordo pista, appoggiandovisi e scrutandolo con le iridi rubidi.

«Dunque… Uchiha Sasuke sembra aver perso, oltre al feeling con Haruno Sakura, anche la sua abilità nel pattinaggio. Forse stiamo per assistere alla caduta di una stella del pattinaggio, ancor prima che questi entri nell’Olimpo dei pattinatori?... Sì, penso che sarebbe ottimo materiale per il giornalino scolastico. Che ne dici, Uchiha?»

Ghignò, di fronte al digrignare dei denti di Sasuke al sentir citare un possibile articolo delle Shirakawa.

Purtroppo, la sua allenatrice personale da ben undici anni possedeva lo stesso stile ironico e pungente delle malefiche sorelle e sapeva benissimo come punzecchiarlo.

Ogni tanto si chiedeva se, per caso, non fosse una caratteristica genetica di quella famiglia.

«Tu e le tue dannate sorelle…» sibilò.

«Io e le mie amabili sorelle, cosa, Sasuke

Gli occhi di Karin Shirakawa, sorella maggiore dell’allegra combriccola di mostri femminili che assediavano la vita dell’Uchiha si assottigliarono pericolosamente, tanto che Sasuke, ben deciso a non farsi massacrare da un ulteriore allenamento supplementare, optò per glissare con un semplice: «Lascia perdere.», e riprendere a pattinare.

Ogni tanto si trovava a chiedersi il perché la famiglia Shirakawa lo perseguitasse.

Di sicuro, se avesse saputo che quella quindicenne scatenata, che lo aveva preso sotto la sua ala protettiva quando si era avvicinato al pattinaggio, era la sorella maggiore di due aspiranti giornaliste il cui hobby era indiscutibilmente tormentarlo, non avrebbe mai accettato di farla diventare sua allenatrice.

Ma ormai il danno era fatto e Sasuke era pienamente consapevole che non avrebbe mai raggiunto il suo livello attuale, senza le spinte (e le botte), di Karin.

Doveva, però, ammettere che in quei giorni la sua concentrazione era ai minimi storici.

Il pensiero andava, volente e nolente, alla coreografia da provare con Sakura per il festival scolastico.

Era molto semplice, in realtà: salti combinati; piroette… l’effetto scenico si basava di più sul sincronismo dei movimenti e della musica.

E sulla tragedia che essa evocava.

Otello e Desdemona.

Riprendevano l’ultima parte del dramma shakespeariano.

L’ultimo dialogo tra i due sposi, prima dell’omicidio di Otello e la morte di Desdemona stessa.

Un addio.

Sasuke sapeva che, ultimata quella rappresentazione, lui e Sakura sarebbero stati separati per sempre.

Era l’ultimo saluto; il commiato che avevano deciso di darsi anni e anni fa.

Forse per un pizzico di megalomania, ma volevano fare le cose in grande stile e di fronte a tutti.

Se il loro amore era stato segreto e riservato, il loro addio sarebbe stato pubblico.

Tanto, sarebbe stato inutile continuare a nascondere una relazione terminata da tempo.

«One more, one more./Be thus when thou art dead, and I will kill thee,/and love thee after. One more, and this the last:/so sweet was ne’er so fatal.»

Sussurrò a mezza voce, prima di staccare sul filo esterno del piede sinistro.

E ruotare.

Una.

Una e mezza.

Due rotazioni.

Due e mezzo…

Tre.

E mezzo.

Karin sgranò gli occhi, fissando Sasuke atterrare sul filo destro esterno e procedere per un breve tempo all’indietro, prima di fermarsi, allibito lui stesso.

«Uchiha…»

«Ce l’ho fatta…»

Intorno a loro, il silenzio.

Gli altri membri del club avevano interrotto il proprio allenamento e lo fissavano, sconcertati.

Fu la voce squillante di Naruto, a rompere il silenzio.

Il ragazzo pattinò rapidamente in direzione del fratellastro, saltandogli letteralmente al collo.

«Ce l’hai fatta! Teme, ce l’hai fatta!»

Urlò, rischiando quasi di far cadere il diciottenne che, per una volta, dimentico dell’irrilevante particolare di detestare Naruto, ricambiò la stretta dell’Uzumaki, lasciandosi andare ad una grande risata e ad un pianto liberatorio dalla tensione accumulata.

Incurante di chi aveva intorno; di Naruto che lo stringeva; di Karin che gli tirava orgogliosamente i capelli; di Ichisu che gli spaccava la schiena sotto le sue forti pacche al grido di: «Questo anno il club ha la vittoria in tasca!», pianse e rise, prima di alzare gli occhi ancora umidi sulla figura di Sakura, appoggiata al corrimano della pista, che sorrideva.

«If after every tempest come such calms,/may the winds blow till they have waken’d death/and let the labouring bark climb hills of seas/Olympus-high, and duck again a slow/as hell’s from heaven! If it were now to die/’twere now to be most happy,for I fear/my soul hath her content so absolute/that not another comfort like to this/succedes in unknown fate.»

Le urlò, ripetendo il passo dell’Otello.

«The heavens forbid/but that our loves and comforts shoulf increase/even as our days do grow!»

Replicò lei.

Sasuke e Sakura; Otello e Desdemona.

Attori consapevoli di una tragedia che prosegue, ma dalla quale non possono e non vogliono distaccarsi.

«Amen to that, sweet powers!»

Angolino!

Ragazze mie, son tornata!

Sono ancora sotto esami, ma ho trovato un ritaglino di tempo per aggiornare anche questa fanfiction.

A proposito, il primo esame (Archivistica; 21/01) è andato benissimo! 30 e lode! Yep!

Ma torniamo a noi.

Purtroppo sono (ancora!) senza internet disponibile, quindi non ricordo tutte le recensioni e non posso rispondervi una per una, ma sappiate che mi fa molto piacere sapere che questa storia riscuote tanto successo e che continuate a seguirla, anche se sono molto lenta nell’aggiornare.

A questo proposito, vorrei rassicurare quelle che, di voi, hanno il timore che non la continui.

Error.

Per principio, porto a termine tutte le mie storie. Soltanto, con l’Università, le molte fanfiction in prosecuzione (Claustrophobie of DNA mi toglie la vita ad ogni capitolo, abbiate pietà ç__ç!), e, guarda caso, la mia vita privata di cui sono felice possessore, me la prendo comoda.

Pertanto, vi prego di non chiedermi esplicitamente nei commenti di “continuare la fanfiction perché è tanto che non aggiorni”. Ho i miei tempi.

Sappiate solo che questa storia sarà portata a termine, come tutte le altre. Quindi non preoccupatevi se vi faccio aspettare: prima o poi il nuovo capitolo salterà fuori.

Ah, non è un rimprovero, ma un avviso^^”, ci tengo a specificarlo.

Altra nota:

Come avete notato, la storia comincia a prendere una certa piega. A volte ho l’impressione di aver infilato troppi personaggi e ho il timore di non saperli gestire tutti. Ma diciamo che questa storia è una gara con me stessa, quindi ho tutta l’intenzione di riuscirci.

Le coppie, per il momento, non saranno svelate. Quindi continuate pure ad ipotizzare il peggio. Per quanto mi riguarda, potrei cambiarvi tutto all’ultimo e sfociare in una SasukeIno XD!

Prima che le fans del pairing comincino, no. Non lo faccio. Odio quella coppia, ma era per capirsi.

Ora le traduzioni dell’Otello, in ordine di citazione:

«Un altro bacio! Ancora un altro!

Resta così nella morte! Ti ucciderò,

e ti amerò ancora! Un altro bacio! L’ultimo!»

[Otello; V. II.]

«Se dopo ogni bufera segue una calma come questa,

che i venti soffino pure fino a risvegliare i morti,

e che la mia tormentata nave salga ancora

su montagne d’acqua alte quanto l’Olimpo

e precipiti giù quanto l’inferno

è lontano dal cielo! Se ora dovessimo morire,

questo sarebbe il momento più desiderabile.

Temo che il mio amore abbia raggiunto

la gioia suprema, e che mai più il destino potrà dargliene un’altra uguale.»

«Voglia il cielo

Che il nostro amore e la nostra gioia crescano

Ogni giorno di più.»

«Così sia, o potenze celesti!»

[Otello; II. I.]

Con questo è tutto!

See ya!

   
 
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