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Autore: Chaosreborn_the_Sad    31/07/2013    1 recensioni
Sono passati secoli dalla Guerra dell'Anello e la Terra di Mezzo è cambiata drasticamente. Elfi e maghi elementali, vittime delle persecuzioni razziali di Nuova Gondor, sono costretti a vivere nascosti e al di fuori della Federazione. Un mago e un'elfa millenaria prenderanno in mano la situazione, in un lungo viaggio verso il cambiamento.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Radagast
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 - Parenti

Barcollai lungo il corridoio, mentre sentivo gli effetti dell'ultima dose scemare. I numeri sulle porte sembravano tutti uguali e la memoria era decisa a non volermi venire incontro. Mi fermai, appoggiandomi contro il muro e fissando le due porte di fronte a me. Duecentodieci. Duecentoundici. Dieci. Undici.
Eccolo qua, il vostro leader. Sbronzo, confuso e con gli effetti della coca che stanno pian piano andando via, lasciandolo ripiombare in una realtà orrenda.
Non bastava aver addosso il peso di un popolo e di un antenato che tutti amavano, no. Adesso ti toccava anche far pubbliche relazioni con gli elfi che, molto probabilmente, avrebbero avuto anche loro da ridire sulle tue capacità di comandante e guida, oltre che sul tuo stato psicofisico. Quegli stronzi hanno sempre da ridire e in più ti mandano come ambasciatrice la peggior candidata di tutto questo mondo.
Dieci. Undici. Dieci. Undici.
Imprecai a mezza voce quando rovesciai il pacchetto di sigarette in terra. Me ne bastava una. Raccolsi le cicche dal pavimento e le risistemai, accendendo l'ultima e tornando a guardare quelle due porte. Qualcosa suonava famigliare, ero certo che una di quelle due stanze fosse quella giusta.
Dieci. Undici.
Certo che sono geniali, questi elfi. Fottutamente geniali. Specialmente Claudia.
Dieci. Undici. Dieci. Undici?
Con che diritto ha pensato di poter venire in mezzo a noi e incasinarci la vita più di quanto già non lo fosse? Maledetta elfa.
Eppure non ti sembrava così male, no?
Lasciamo perdere. Il solo ricordare le mie azioni e i miei pensieri nei suoi confronti è uno dei motivi per cui ho passato le ultime quattro ore fatto come una banana. Ridacchiai da solo pensando al paragone appena fatto.
Rain, sei un coglione.
Dieci. No. Undici. Undici? Probabilmente.
Mi domando che cazzo hanno pensato quelli di Lasg... Lagsa... del fottuto fantamagibosco quando hanno mandato lei a riallacciare i contatti. O sono degli idioti, tutti, dal primo all'ultimo, oppure speravano che ce ne disfacessimo noi. Bel modo di passarci i vostri panni sporchi.
Gettai la sigaretta in terra e inspirai, fissando ancora le due porte.
Undici. Dieci. Undici.
E lo sentii. Porca puttana.
Duecentoundici. Fissai i tre numeri, inspirando a pieni polmoni. Era lo stramaledettissimo odore dei suoi capelli.
Dimmi te se devo anche ringraziarla per avermi fatto ritrovare la stanza.
Entrai, trovandola rannicchiata sotto le coperte. Tentai di muovermi verso il bagno al buio, urtando lo stinco contro un mobiletto.
Mentre reprimevo le imprecazioni l'elfa accese la luce. Sentii il suo sguardo osservarmi mentre mi toglievo la maglietta, per poi sentire la sua voce.
“Rain... di che cosa ti sei fatto?”. Sembrava preoccupata. Oltre al danno la beffa, cazzo. Mi voltai a guardarla, incrociando l'occhiataccia che mi stava rivolgendo. Preoccupata e incazzata.
Mormorò qualcosa sui comportamenti poco responsabili e mi fu impossibile evitare di sbuffare. Tornai sui miei passi, diretto verso il bagno.
“Ma guarda te... proprio tu mi fai la predica Claudia? Tu?” borbottai. Avevo decisamente bisogno di una doccia. E di un litro d'acqua giù per la gola, a giudicare da quanto impastata sentivo la mia bocca.
“Fa' che sia l'ultima volta. Drogati pure quanto vuoi, ma in un altro momento”. L'infame. C'è un motivo per cui mi sto drogando proprio in questo momento. Arrivai allo stipite della porta del bagno e mi ci appoggiai contro, cercando di calmare il mio respiro. Ero vagamente conscio della mia mano destra, che continuavo a contrarre e rilassare. Chiusi gli occhi un momento, cercando di focalizzarmi sul buio e di scacciare le forme colorate che mi danzavano davanti. Un respiro. Due.
“Ehi Cla” ripresi, guardandola fisso nelle iridi, “penso che ci sia un po' di differenza, sai” alzai la destra e allargai l'indice e il pollice di un centimetro “un pochino di differenza tra farsi una riga di coca e risvegliare un fottuto Drago Iperboreo. Giusto un po'”. Stirai le labbra in un orrendo sorrisetto beffardo, degno dei suoi.
L'elfa rimase a fissarmi per mezzo secondo per poi calciare via il lenzuolo e afferrare i suoi vestiti, dandomi un'altra visione del suo corpo nudo. Un corpo che, ammettiamolo, avrebbe fatto ammutolire qualsiasi uomo, pensai osservandole la curva della schiena e del sedere, ma non me. E la coca non c'entra.
Sbuffai un'ultima volta ed entrai nel bagno, sentendo la porta della camera sbattere alle mie spalle.
Fanculo Rain, fanculo te e l'essere razionale. In questa storia il raziocinio non c'è mai stato, lo avevi capito fin da subito. Bestemmiai, infilando la testa sotto il getto d'acqua gelida. Fin dall'inizio avresti dovuto mandarla a cagare.
Bevvi qualche sorsata d'acqua e m'infilai sotto la doccia, cercando di rilassarmi.
Forse Claudia aveva ragione e avrei dovuto evitare di farmi in una sera del genere, ma non ce l'avrei fatta. Saremmo finiti fuori strada, un bell'incidente sulla statale 8. Coppia si schianta sulla statale 8, dall'autopsia risulta che l'autista, R.G. le sue iniziali, era sotto l'effetto di cocaina ed è morto sul colpo. La ragazza, C. checcazzosoio, è stata rinvenuta in fin di vita ed è morta poco prima dell'arrivo delle ambulanze. E poi un altro paio di colonne sui rischi dell'uso di droghe e di statistiche sugli incidenti. E qualche altra cazzata.
Presi un altro respiro profondo.
“Dan, avevi fottutamente ragione” dissi, rivolto al vuoto.

Trovai Claudia seduta su una roccia, vicino un'ansa dell'Anduin. L'elfa era immersa in una profonda meditazione e, nonostante fossi certo che avesse percepito la mia presenza, non mi degnò di alcuna attenzione. Era la prima volta che la vedevo comportarsi effettivamente come un'elfa e non come quel concentrato di sarcasmo e insopportabilità degli ultimi giorni.
“Dove sei stata tutta la notte?” le domandai. Cominciava a pesarmi il silenzio e avevo addosso i postumi della nottata, sentivo il bisogno di un po' d'interazione.
“Qui” mi rispose. Ben messi. Ma almeno suona tranquilla.
Claudia inspirò profondamente, per poi espirare lentamente. Il mio respiro si armonizzò involontariamente con il suo, mentre la guardavo.
Aprì gli occhi e mi guardò, e per la prima volta vidi la sua Luce. Sarà tutto quello che vuoi, una traditrice, una persona meschina, Langrhibel la corrotta, ma in quel momento la sua presenza, il suo semplice sguardo, mi schiacciarono, non riuscii a sostenerlo. Abbassai gli occhi mentre lei si alzava. Potevo percepire quanto fosse compiaciuta, era la prima volta che distoglievo lo sguardo in una situazione del genere. La sentii alzarsi e notai che s'era messa a frugare nel suo zaino, tirando fuori le sue semiautomatiche e porgendomi la .44 presa il giorno prima e relativa fondina. Mi allacciai l'arma addosso e tornai ad osservarla. Continuava a guardarsi attorno, scrutando le rocce degli Emyn Muil poco lontane con un'aria più felina del solito.
“Ora? Sei tu che conosci la strada” le dissi.
In risposta mi porse un drappo nero.
“Bendati. Dovresti sapere come sono gli elfi riguardo i loro reami nascosti”.
Sbuffai ma accettai la benda senza una parola. Per quanto non lo dimostrasse, le parole della sera prima aleggiavano ancora pesanti nell'aria ed ero certo che mettermi a protestare non sarebbe stata la soluzione.
“Non era nei patti” feci, non riuscendo comunque a trattenermi del tutto.
“Lo so. Infatti puoi fare come vuoi, ma se non ti metti quella benda continuerò da sola” rispose, estraendo dalla tasca dei jeans il chip di memoria.
Come un coglione, forse per automatismo, misi le mani in tasca a cercare il medesimo chip, ovviamente senza trovarlo. Sbuffai e mi legai il pezzo di stoffa sugli occhi.

Persi la cognizione del tempo mentre camminavamo tra le colline rocciose, guidato dalla mano di Claudia e dai suoi eventuali avvertimenti su curve, sassi e buche.
All'improvviso mi fermò, levandomi la benda.
“Dunque?” domandai, vagamente stizzito.
Mi zittì con un gesto, osservando attentamente una fessura tra due pietre. La vidi infilare un dito nella fessura e qualcosa scattò. Uno dei sassi si aprì, mostrando un minuscolo schermo a cristalli liquidi, illuminato di blu.
Sono finito in un film di fantascienza, è l'unica spiegazione. Un film di fantascienza in cui ancora non s'è capito chi sia l'eroe. Di certo non io.
Claudia continuò a guardare lo schermo finché l'immagine blu non cambiò. Apparve un elfo dal volto affilato, i capelli castani spettinati, per quanto tagliati corti, e degli occhi verdi che emanavano una freddezza senza eguali. A coronare la durezza di quel volto s'aggiungeva una cicatrice sulla guancia destra. Freddo e stanco, quell'elfo.
Ciao Rhi” disse. Vidi l'elfa irrigidirsi.
“Ciao Legolas...” rispose.
Legolas? Questo era l'eroe mitologico della Compagnia? Questo era l'idolo delle ragazzine? Questo era il Re del fantomatico regno nascosto che avrebbe dovuto aiutarci nel sovvertire il Regime di Nuova Gondor?
Più che un Re e un eroe sembrava un rottame, era come se qualcuno l'avesse preso e strizzato, come se fosse uno straccio. Mi sovvenne in quel momento che in effetti l'elfo del treno -Galad? Mi pare fosse Galad. Valar, dovrò evitare tali gaffe se spero di uscirne vivo- altri non era che suo figlio. Forse non era il momento migliore per passare a fare un saluto.
Non è il momento migliore per visitare Lasgalen, per quanto mi faccia piacere saperti ancora viva”. Per l'appunto. Se quella era felicità nel vedere una vecchia amica, io sono Eru Ilùvatar.
“Immaginavo. Ho saputo” rispose Claudia.
Anche lei aveva assunto un tono molto sommesso. La vidi frugare nelle tasche e tirare fuori il minuscolo diamante di memoria.
“Ho una cosa per te” disse, mostrandoglielo.
Legolas spalancò gli occhi, incredulo.
Com'è possibile?”. Claudia sospirò e si voltò verso di me per un istante. Le feci segno di continuare a parlare. Comprendevo la sua difficoltà: non dev'essere facile raccontare a un padre di aver visto il figlio morire davanti ai propri occhi.
“Ero su quel treno, Las. L'ho visto... insomma. Mi ha affidato il chip perché arrivasse nelle vostre mani”.
Mando una talpa” disse. Il dolore della perdita cominciava di nuovo a prendere il sopravvento.
“Legolas aspetta” lo interruppe Claudia “Non sono sola”. Questa parte anche non doveva essere facile.
Chi?”. Il dolore era sparito, al suo posto era tornata la freddezza iniziale. Claudia mi fece un gesto con la mano, chiedendomi d'avvicinarmi.
“Un mago” rispose. La reazione dell'elfo fu pessima.
Chi è questo mago? E perché dovrebbe interessarsi a noi, o noi a lui? Che cosa vuoi ottenere?”. Era a dir poco furioso, e oltremodo seccato. Probabilmente non era la prima volta che qualcosa del genere succedeva. Pregai tutto il pantheon di Valar che per una volta non c'entrasse quel fottuto antenato.
“Calmati Legolas. Lui e i suoi sono qui per proporti un'alleanza”.
Lo sai bene che non c'è più alcuna alleanza tra le nostre razze. Rhi, perché sei sempre così testarda? Non hai imparato nulla, in tutti questi anni? Il tuo stupido amore per questi mortali sarà la tua rovina e non intendo permettere che sia anche la nostra. Non è più tempo per giocare con la magia”.
Hai capito la testa di cazzo? Mi passai una mano sul volto, sbuffando. Giuro che se non cambia atteggiamento gli creo un tornado nel bel mezzo del suo bosco.
Osservai Claudia mordersi il labbro mentre soppesava le sue prossime parole. Anche tu, mi dissi, sei un fottuto genio. Vieni da noi, ci convinci a rischiare tutto per un'alleanza e adesso si scopre che gli elfi in questione non solo non ne erano al corrente ma, anzi, non sono affatto inclini ad accettarci come compagni di avventure. Quando rado al suolo quel cazzo di bosco fatato farò in modo che tu ci finisca sepolta dentro, sia l'ultima cosa che faccio.
L'elfa, nel mentre, aveva deciso che piano d'azione attuare. Ovvero quello meno diplomatico possibile.
“Ascoltami bene, Legolas: entrerò a Lasgalen solo e unicamente in compagnia di Rain. Questa è la mia condizione. Altrimenti puoi dire addio al chip e alle informazioni per le quali tuo figlio ha dato la vita. Ti prometto che potrai battere Arda in lungo e in largo e non riuscirai mai a trovarmi. A te la scelta”.
Complimenti. Un'ambasciatrice nata. Joder, en que lìo me voy a meter.
L'elfo dall'altra parte dello schermo s'era preso il volto tra le mani, sospirando pesantemente. Non sono l'unico a volerla uccidere, insomma.
Entrate” fece laconico.

Pochi minuti dopo scendemmo dalla talpa, una specie di suppostone semovente che correva a centoquaranta chilometri orari su delle monorotaie sotterranee. In effetti Claudia aveva accennato a dei nani, nel suo discorsetto dell'altra sera, ma quelli che avevano progettato questo mezzo dovevano essere pieni di grappa, dai talloni alla punta della barba.
Claudia mi guidò verso una scalinata quando un comitato d'accoglienza ci venne incontro. Erano quattro elfi, vestiti della stessa uniforme grigia che indossava Galad. A differenza di quest'ultimo, però, questi avevano sguardi torvi, due pistole sui fianchi e un'espressione inflessibile.
“Immagino che non siamo i benvenuti, verdad?”.
“No”.
“Sei un genio. Un fottutissimo genio”.
Due degli elfi si avvicinarono a noi e ci disarmarono, per poi puntarci le armi nelle scapole. Restai immobile, mentre aspettavo di vedere la reazione della mia compagna. A differenza del controllo doganale stavolta esplose.
“Che cazzo credete di fare?! Non siamo ostili!”.
Quello di grado più alto le si avvicinò con fare intimidatorio.
“Ordini del Re. Dovete seguirci”.
“Come?! Che cazzo succede?! Legolas! Non erano questi i patti! Che cazzo credi di fare?!” sbraitò Claudia. Il soldato la prese per il mento, piantandole la canna della pistola sulla tempia.
“Seguiteci senza resistenza e tutto andrà per il meglio. Una sola mossa falsa e sei finita. Cammina”. L'elfa si zittì, ma ero certo che stesse rivolgendo uno dei suoi migliori sguardi velenosi alla guardia.
Ci lasciammo condurre per varie gallerie, zitti e buoni, finché non raggiungemmo una fila di celle. Le guardie ci spinsero dentro la prima senza una parola e richiusero la porta dietro di loro. Non ci volle molto perché Claudia riprendesse a urlare.
“Legolas! Giuro che questa me la paghi!” gridò, prendendo a calci la porta.
Notai un materasso più pulito di quanto sperassi in un angolo della cella e mi ci stesi sopra, lasciandomi andare all'ennesimo sospiro. Infilai la mano in tasca ed estrassi il pacchetto di sigarette. Guardai di nuovo verso Claudia, che nel mentre continuava a inveire contro Legolas.
“Dovessi” calcio “spaccare” pugno “questa” altro pugno “fottutissima” calcio “porta!”. Nonostante la situazione non riuscii a trattenere un sorriso. Meschina, traditrice, pessima nell'ambito diplomatico, però aveva una perseveranza da ammirare.
La faccia del Re in questione apparve alla sua destra, su uno schermo simile a quello sull'ingresso.
È inutile Rhi. Quella porta è antisfondamento, resisterebbe anche al tuo destro”.
Claudia si voltò verso lo schermo e ricominciò ad imprecare e gridare.
“Che storia è questa? Che cazzo stai facendo?!”.
È mio dovere tutelare il mio popolo, specialmente in presenza di estranei pericolosi come il tuo amico” rispose l'elfo. Doveva starsi divertendo parecchio, dietro la facciata di Re responsabile.
“Il mio amico” fece Claudia, gesticolando verso l'angolo in cui ero steso “non ha mosso un dito quando ci avete arrestato, è venuto senza ribellarsi minimamente, e tu dovresti ricordare bene di cosa sono capaci i maghi della sua stirpe”. Merda. C'entrava quello stronzo di Zèfiro. Perché? Perché tutto doveva sempre ricondurmi a lui? Giuro che se mai me lo ritrovo di fronte, in questa vita o nell'aldilà, la prima cosa che faccio è spaccargli il naso.
Forse ha pensato che non gli conveniva reagire se voleva continuare a vivere” disse Legolas. In effetti non aveva tutti i torti.
“Ben detto” dissi dal mio angolo, buttando fuori una voluta di fumo. Seppure non la stessi guardando ero più che certo che Claudia avesse roteato gli occhi alla mia risposta.
Fissai il soffitto, continuando ad ascoltare i due elfi che discutevano. Dan, dovresti vederci, pensai, sorridendo al vuoto. Certo che stava cercando di fregarci, avevi ragione, ma i suoi simili hanno fregato lei. La situazione, per quanto pessima, mi sembrava tragicomica.
“Legolas... che cosa è successo? Eravamo amici, una volta”.
Amici? Forse. Ma non mi sono mai fidato di te. Sì, mi sono preso cura di te quando c'è stata la necessità e tu hai saputo ricambiare, in un certo senso, ma non c'è mai stata fiducia tra noi. Non mentirti” disse l'elfo sul televisore.
“E brava Claudia” interloquii a mezza voce “Anche lui ti sei portata a letto”. Nessuno dei due mi fece caso e Legolas riprese a parlare.
Sappiamo tutti chi sei, cosa sei. Mi stupisce che i maghi abbiano accettato semplicemente di ascoltarti, vista la fama che ti sei guadagnata tra di loro. E per il mio popolo non è diverso. Sei scaltra, imprevedibile, una ladra senza eguali ed egoista. Non posso prendermi la comodità di fidarmi di te, per il mio bene e per quello di Lasgalen. Rhi, non posso lasciarti libera in questo stato, specialmente perché non sei degna della fiducia di nessuno”.
Sospirai di nuovo, meditando se accendermi un'altra sigaretta. Se da una parte Legolas non aveva pienamente torto, dall'altra avrebbe potuto giovare anche lui di un po' più di tatto. Specialmente conoscendo l'elfa in questione. Joder, se la conosci da così tanto tempo dovresti sapere meglio di me come trattare con lei. Ma probabilmente nessuno sapeva veramente come trattare con lei, probabilmente neanche Zèfiro era mai riuscito a capirla. La osservai di sottecchi, impalata davanti allo schermo ad incassare la fila di insulti che, per quanto detti in tono educato, le erano appena stati rivolti. Non doveva essere facila, la vita di Langrhibel Follademonios. Rinnegata da tutti e testarda come una capra.
Almeno questa volta stava agendo per un bene più grande del proprio, ma l'ombra delle sue azioni passate era comunque troppo grande per molti.
Anche per te, Rain? Anche per te, Zèfiro?
Anche per me?
No.
Per quanto potessero starmi sul cazzo i suoi modi di fare, il suo arrivare all'improvviso e metterci sottosopra la vita come se ci servisse, fino all'altra sera non ero così severo nel rimproverarla, nel giudicarla.
Certo, ma fino a ieri sera era semplicemente Claudia, l'elfa che Blaine si è scopato e che ti ha proposto un'alleanza. Il suo nome e la sua storia hanno cambiato tutto.
Hanno cambiato tutto?
Claudia stava ancora urlando contro lo schermo e stavolta Legolas le urlò contro in risposta. Dopo qualche attimo sentii un rumore sordo di vetri infranti. L'elfa aveva tirato un cazzotto allo schermo, probabilmente non riuscendo più a reggere gli insulti.
Hanno cambiato tutto?
No.
Che sia Claudia o che sia Langrhibel, non importa. Strappai con pazienza un lembo di stoffa dal lenzuolo del materasso. Non importa perché le azioni del passato sono, ovviamente, passate. C'è ben poco che possiamo fare per cambiarle. Estrassi una sigaretta dal pacchetto e mi alzai dal materasso. Ho già affidato ciò che avevo di più importante nelle mani di quest'elfa, quindi c'è poco che possa fare. C'è la possibilità che ci tradisca, ma voglio credere di potermi fidare dell'elfa irriverente con addosso la maglietta di quattro taglie più grandi e un cappello a coprire le punte delle orecchie. Mi avvicinai a Claudia, accasciata a terra, e le porsi il lembo perché si fasciasse la mano e la sigarette perché si calmasse. Non dissi una parola, non servivano. Mi voltai e tornai sul materasso.
Ho vissuto per anni cercando di fuggire dall'ombra di Zèfiro, il mago più potente che Kalo abbia mai visto, il fottuto salvatore del mondo, e nonostante ciò mi ritrovo incastrato in una posizione simile. Chissà se lui ha mai voluto tutto ciò. Io no di certo. Ma solo perché io non posso fuggire dalla mia ombra, non vuol dire che Langrhibel debba avere lo stesso fato.
Quell'elfa, quella strafottutissima elfa sarcastica, aveva la mia fiducia.

Fui svegliato dal mio torpore qualche ora dopo, sentendo rumore di voci. Speriamo che Claudia non abbia cominciato a parlare da sola, altrimenti siamo veramente alla frutta. Socchiusi gli occhi, voltandomi verso l'elfa e la notai impalata di fronte a un elfo vestito di verde.
“Ciao cugina” fece lo sconosciuto. Claudia continuava a fissarlo, con un'espressione sempre più incredula. Vuoi vedere che questi elfi la stanno fregando molto più di quanto lei abbia tentato di fregare noi? Celle e riunioni di famiglia, di certo le ultime cose che mi aspettavo da questa storia. Poi accadde qualcosa di ancora più inaspettato.
“Non riesco a crederci! Zaal, sei qui! Sei veramente qui!” gridò Claudia, saltando in braccio all'elfo e rischiando di fargli perdere l'equilibrio. Era estatica. Era felice. Stava abbracciando qualcuno con tutto l'affetto di questo mondo.
“Credevo che non t'avrei più rivisto! Cazzo Zaal! Cazzo!”.
“Rhi, tranquilla, sono qui” rispose lui, sciogliendosi dall'abbraccio “E son felice di vederti. Che cosa stai combinando di questi tempi? Legolas è incazzato come una bestia, mancava poco che mi facesse ammazzare quando ho chiesto la tua scarcerazione” domandò poi, sorridendole.
“Ti spiegherò presto, ma prima voglio presentarti una persona” disse lei, sorridendo a sua volta.
Mi alzai dal letto, avvicinandomi ai due e studiando il nuovo arrivato. Dimostrava una trentina d'anni, il volto regolare era segnato da leggere rughe d'espressione. Si notava la parentela tra i due, aveva gli stessi capelli corvini, gli stessi occhi scuri, ma c'erano piccole differenze qua e là, nel taglio degli occhi o nel colore della carnagione, decisamente meno pallido.
“Zaal, ti presento Rain. Rain, lui è Zaal, mio cugino” disse Claudia, senza smettere di sorridere.
Zaal ed io ci scambiammo un cenno con il capo.
“Rain è il discendente diretto di Zèfiro Luinsul” continuò l'elfa. Ti pareva, un altro che ama il mio antenato come se emanasse luce dal culo.
Zaal spalancò gli occhi, guardando dritto nei miei, e impallidì. Zaal Laurevorn, eroe della guerra del Drago, stava impallidendo di fronte a me. Qualcosa non quadra. No. Per niente. O il mondo ha preso una piega stranissima oppure mi manca qualche pezzo. O semplicemente sono in overdose e tutta questa storia è semplicemente una mia allucinazione. Scartiamo l'ultima, se fossi in overdose non sarei così tranquillo. Sono certo che dovrei aver almeno qualche dolore.
“È un piacere, Laurevorn” dissi, cercando di rompere il silenzio che s'era creato. Claudia continuava a sorridere estatica, nel suo angolo.
“Ciao” riuscì a dire Zaal.
Ciao. Beh, meglio di niente. Speriamo che esca presto dal suo loop e diventi un po' più loquace.
“Zaal?”. La voce di Claudia sembrò rianimarlo un po'. L'elfo si scosse e si ci indicò la porta.
“Seguitemi fanciullini, si torna alla luce del sole”.
Zaal ci condusse per una sequela infinita di corridoi e stanze dalle piante più assurde, fino a trovare un ascensore. Nel mentre non la smetteva di chiacchierare amabilmente con Claudia di come lei non fosse minimamente cambiata e di come Legolas avrebbe accettato -forse- di vederci, se mai gli sarebbe passata l'incazzatura.
L'ascensore ci riportò in superficie in una decina di secondi, rischiando di farmi venire il mal di mare. Seriamente, quanto cazzo hanno bevuto gli architetti di questo luogo?
Quando raggiungemmo la superficie ebbi la mia risposta: parecchio.
Di fronte a me si stendevano prati immensi, costellati da strade lastricate, edifici slanciati, palazzi di vetro, casette di legno, di tutto. La città che non esisteva, mi aveva detto Claudia, ora capivo perché. Questa città non esisteva veramente, eravamo noi ad essere entrati nel sogno di qualcuno. Probabilmente di uno di quegli architetti alcolizzati.
Gli alberi torreggiavano da ogni lato, tanto che molte case erano costruite su vari flet, e le radure erano state convertite in piazze erbose, gremite di elfi che si bevevano qualcosa al bar, lavoravano, passeggiavano e quant'altro.
“Oi? Ragazzo? Va tutto bene?”. Notai che Zaal mi stava sventolando la mano davanti agli occhi, come se fossi rincoglionito. Proprio lui, quello del ciao. Probabilmente ero rimasto troppo tempo a guardarmi attorno, ma c'è da ammettere che una città del genere farebbe lo stesso effetto a chi non ci è abituato.
“Venite, si va a casa mia” disse poi, avviandosi lungo una stradina tortuosa al lato della piazza.
“Ma come mai sei tornato? A quale Vala hai rotto i coglioni perché ti rispedissero qua?” domandò Claudia.
Zaal rise, gettando il capo indietro.
“A dire il vero ho deciso di tornare qua per i cazzi miei, ma nessuno di loro mi sopportava tanto. Però se devo pensare a qualcuno in particolare penso che Aule non ci avrebbe pensato due volte a chiudermi in una cassa e rispedirmi nella Terra di Mezzo per posta prioritaria” rispose lui, sghignazzando.
È un dato di fatto, tutti gli elfi che conosco sono degli squilibrati, in un modo o nell'altro.
Continuammo a camminare lungo la strada, attirando parecchi sguardi torvi dagli elfi che ci notavano. Andiamo bene.
“La gente ce l'ha un po' con te Rhi o è solo una mia impressione?” fece Zaal, sempre con quel suo tono leggero e noncurante che cominciava a seccarmi.
“È Rain che guardano male” disse Claudia.
“Secondo me guardano male tutti e due” continuò lui. Eccolo qua, un altro elfo irriverente. Non bastava lei, adesso anche suo cugino doveva mettercisi. Spero di non incontrare altri parenti o qui le cose si mettono male.
Perché, per ora sta andando bene?
In effetti il comitato di benvenuto che ci mette in galera non si può considerare come un buon inizio, ma se mi trovo davanti un altro elfo imparentato con quei due è la volta buona che ammazzo qualcuno.
“Sorridete!”. Fui colto alla sprovvista mentre Zaal ci scattava una foto, all'improvviso. Sentii Claudia lamentarsi, probabilmente aveva un'espressione pessima anche lei.
Prima esco da Lasgalen meglio è.
“Ma... adesso mi viene in mente. Non è che disturbiamo a casa tua? Intendo... sei da solo?” chiese Claudia, qualche passo dopo. Zaal si fermò e ci pensò per un momento.
“Oggi non dovrebbe esserci nessuna, in effetti” disse poi.
“Come oggi?!”. L'ipocrita. Te puoi scoparti Re, bassisti e antenati ma lui non può fare lo sciupafemmine, eh Claudia?
“Sto scherzando Rhi. Sai bene che c'è stata solo una donna nella mia vita” rispose l'elfo, per una volta serio.
“Ricordo”. Vuoi vedere che...
“Stavolta tu non c'entri, vero Claudia?” le domandai, abbozzando un mezzo sorriso.
L'elfa mi fulminò con lo sguardo, mentre Zaal riprendeva a ridere.
“Come stavolta?” chiese.
“Rain, taci!” mi disse lei. Magari fosse così facile, tesoro, ma sono stufo della vostra continua ironia, ogni tanto tocca anche a me tirar fuori qualcosa.
Vale, vale, non dirò nulla su te e Sua Altezza lo Sfregiato”. Zaal prese a ridere ancora più forte.
“Tu e Legolas?! Veramente?” e riprese a ridere.
“Sì Zaal, ma era una volta, tanto tempo fa”.
“Quando?” la incalzò lui.
“Cinquant'anni fa. Durò un mese” rispose Claudia, abbassando lo sguardo. Zaal continuava a ridere, facendole i complimenti, e anch'io finalmente risi un po'. Irriverente e geneticamente stronzo, anche lui, ma forse meno rompicoglioni della cugina.
“Ah, Rain” mi disse poi “ti sconsiglio di utilizzare quello splendido nomignolo in presenza di Legolas, potrebbe prenderla male”. Non lo metto in dubbio, ma non me la sento di assicurare nulla. Da quando ho cominciato a conoscere voi elfi continuo ad aver voglia di radere al suolo qualcosa, come la vostra città per l'appunto. Magari tra le due cose un nomignolo è il male minore.
“Vedremo” gli risposi, concedendogli un sorriso.






Sorpresa!
Penso sia la prima volta che aggiorno così velocemente una storia, ma questo capitolo mi ha preso proprio bene, quasi s'è scritto da solo.
Poco da dire, se non che attendo le vostre reazioni all'introduzione di questi due fenomeni da baraccone nel cast, stavolta e unicamente per voi in Rain-o-vision.
Ci sarà da divertirsi, questo ve lo posso assicurare.
C'è inoltre un'altra aggiunta alla soundtrack, ovvero Rain Fall Down dei Led Zeppelin per la scena iniziale, che lega molto bene.
Infine una piccola nota seria, anche in questo capitolo come nel secondo vi do un piccolo avvertimento/consiglio/disclaimer: non drogatevi, seriamente. La coca fa male e non è assolutamente mia intenzione spronarne o incoraggiarne l'uso.
Buonanotte dunque, speriamo di ritornare a pubblicare presto.

Newsflash del 7-Aug, il sesto capitolo arriverà presto se tutto va bene, quindi restate connessi per passati svelati, profezie che si compiono, incontri con sovrani e la risposta a uno dei dubbi che da sempre ci attanaglia, ovvero: i gusti artistici degli elfi di Lasgalen, in particolare di uno.


  
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