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Autore: aquariusff    31/07/2013    3 recensioni
.......Ma come diavolo faceva a vivere lì suo padre? Lontano dal mondo civilizzato, immerso nei boschi e il primo centro abitato più vicino che distava almeno 10 Km!
....Lentamente lo tirò giù e con sua grande sorpresa, si aprì una piccola scaletta di legno che conduceva ad una stanza al piano superiore, proprio sotto il tetto.Iniziò a salire quella scala....chissà cosa nascondeva.
....Era un album di foto; era stato confezionato a mano e, nonostante fosse passato tanto tempo, era ancora in ottime condizioni.
Immediatamente riconobbe la calligrafia di suo padre:
- Luglio 2009, l'estate più bella della mia vita -
.... "Papà scusa, io non volevo".
"Ne riparliamo domani. Sono stanco e troppo arrabbiato".
"Dimmi solo chi è quella ragazza?";
"Kora! Non peggiorare la situazione".
"Il nome. Dimmi solo il suo nome e ti giuro che filo di corsa in camera mia".
Bill sollevò la testa dall'album.
Espirò lentamente il fumo della sigaretta.
"Elena. Si chiamava Elena".
...."Papà devi tornare a cercarla! Le hai fatto una promessa";
"Kora sono passati più di vent'anni! Ti rendi conto che è una cosa impossibile?";
Il suo sorriso era sempre lo stesso, aveva solo i capelli più corti....
" Ciao Elena...";
"Bill.... sei proprio tu?"
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XIX

Quella notte non riuscì a chiudere occhio.

Rientrò in albergo che erano quasi le tre ma era talmente emozionato e preoccupato allo stesso tempo che non riuscì ad addormentarsi.

Ripensava a come gli eventi fossero mutati così rapidamente, nel giro di pochi istanti e con essi anche la sua vita poteva prendere forse una svolta diversa.

Rivedeva Elena, il suo sorriso, i suoi occhi dolci, la gentilezza dei suoi modi, la grazia dei suoi movimenti….

Quanto era bella!

Sembrava che il male che le aveva inferto, non avesse minimamente scalfito il grande entusiasmo, la gioia di vivere e la grande e profonda intensità con cui affrontava gli eventi….persino quelli più dolorosi.

Era un dolce, meraviglioso, piccolo, grande sogno e lui non voleva assolutamente risvegliarsi.

E se avesse avuto ragione Kora?

Se veramente attendesse il suo ritorno?

Il solo pensiero gli faceva battere forte il cuore.

Cielo! Doveva darsi una calmata!

Si stava comportando come un ragazzino….

però, era una gran bella sensazione!

Aveva dimenticato cosa si provasse a sentire di nuovo le farfalle nello stomaco, ad emozionarsi ed avere quel sorriso da ebete stampato sul viso.

Era bello riscoprirsi innamorato alla sua età…

E se invece non fosse lì per lui?

Cosa avrebbe fatto?

Come avrebbe reagito?

Sarebbe stato in grado di affrontare la situazione senza sembrare patetico o da commiserare?

“Non voglio pensarci! Non adesso”; 

ma più cercava di scacciare quel pensiero e più affiorava prepotente trasmettendogli inquietudine e irrequietezza.

E intanto il tempo passava e la notte lasciava il posto ad un nuovo giorno.

Solo all’alba, i pensieri cessarono di scalpitare e gli concessero un pò di riposo.

Qualche ora più tardi, si svegliò di colpo con il cuore che batteva velocemente.

Si mise seduto sul letto e si strofinò vigorosamente gli occhi.

La luce accecante del sole filtrava attraverso le persiane semi-chiuse.

Quanto tempo aveva dormito?

Con la vista ancora annebbiata prese il suo prezioso cronografo dal comodino e guardò l’ora.

Erano già le undici!

Doveva sbrigarsi.

Elena era mattiniera e, se non aveva perso quell’abitudine, era già sulla spiaggia a prendere il sole.

Corse in bagno a farsi una doccia, si fece la barba e si rivestì più velocemente che potè  poi raggiunse la spiaggia con il cuore in gola.

Confondendosi tra i bagnanti, attraversò tutto il sentiero nella pineta e appena arrivò sulla spiaggia, si tenne il più lontano possibile dal vecchio bar e dallo stabilimento balneare.

La cercava con lo sguardo in mezzo a quel caos di persone, di risate allegre, di musica a tutto volume, di ragazze che passeggiavano lungo la riva e bambini che facevano disperare le loro mamme perchè volevano assolutamente restare in acqua.

Il suo sguardo si spostava da un lato all’altro di quella grande spiaggia senza riuscire a vederla.

Ma dove era finita?

Non poteva aver cambiato abitudini e, se veramente era lì per lui, non poteva aver cambiato spiaggia!

Poi, d’improvviso, vide qualcosa che catturò la sua attenzione.

Per una strana, quanto sconosciuta ragione, i suoi occhi catturarono un cappello di paglia.

Era una cosa alquanto curiosa visto che erano passati di moda ormai da quasi vent’anni.

Focalizzò meglio quel cappello e….la sua proprietaria.

Se ne stava distesa al sole con quel cappello appoggiato su una borsa  mentre sorseggiava una bibita ghiacciata.

Si avvicinò di qualche metro restando comunque nell’anonimato sebbene i suoi tatuaggi non passassero inosservati e attiravano gli sguardi dei curiosi.

La donna appoggiò il bicchiere al tavolino accanto, poi prese il cappello di paglia e lo indossò.

Il cuore di Bill iniziò a battere forte: …il suo foulard.

Per tutti quegli anni, Elena aveva conservato  quel vecchio foulard.

Stava per avvicinarsi ancora un pò quando sentì il cellulare squillare.

Senza badare chi fosse, rispose in automatico:

“Pronto?”;

….”Pronto? Pronto papà?” la voce di sua figlia sembrava lontanissima e disturbata.

“Kora? Mi senti tesoro?”;

…”Male ma sì, ti sento. Papà ho letto il messaggio che mi hai mandato ieri… non dirmi che sei partito! Non puoi andartene proprio ora. Aspetta ancora qualche giorno….concediti ancora un pò di tempo…..almeno pensaci su, non fare come al solito, non mandare tutto all’aria! Papà…papà mi senti?”;

Bill sorrise sentendo quanto entusiasmo e quante speranze aveva riposto sua figlia in questo viaggio.

“Si, ti sento e no: non sono partito”;

….”Oh meno male!” La sentì tirare un enorme respiro di sollievo.

“L’ho vista”;

….”Cosa?!” ;

Kora diede un urlo che Bill fu costretto ad allontanare il  cellulare dall’orecchio.

….”Vuoi dire….vuoi dire che”;

“Si è qui, proprio davanti a me”; sorrise e si passò una mano tra i capelli.

….”Non ci credo, non ci credo non ci credoooo!  E’ bellissimo papà. Ti rendi conto dopo tutti questi anni lei è lì ma raccontami….voglio sapere tutto e non omettere nessun dettaglio capito?”;  in questo era identica a suo padre: curiosa e chiacchierona.

“Ecco ieri sera, dopo che ti ho mandato quel messaggio, ho fatto le valigie, intenzionato ad andarmene. Sono sceso nella hall per pagare il conto e farmi portare l’auto quando mi si avvicina una donna. Onestamente non ho badato a lei, stavo risponendo  ad una telefonata quando  ho sentito qualcuno alle mie spalle dire - Elena!- mi sono voltato e lei era lì”.

…”Oddio papà ma è una cosa meravigliosa!” ; Kora non era più nella pelle.

“Già è una cosa meravigliosa”.

….”E dimmi com’è? E’ ingrassata, ha tante rughe? E’ ancora una bella donna?”;

“Più bella di quanto la ricordassi!”.

….”Ha ancora quei capelli lunghissimi?”;

“No, li ha tagliati. Adesso ha un taglio dritto molto elegante, i capelli le arrivano alle spalle e sai una cosa?”;

…”Cosa?”;

“Adesso indossa le scarpe con i tacchi altissimi”;

“Davvero?”;

“Si. Da ragazzi la prendevo in giro perchè indossava sempre scarpe molto basse e per ripicca scommise con me che nel giro di poco avrebbe imparato ad indossare i tacchi”.

….” Bellissimo. E tu che hai fatto? Sei andato da lei, ti sei fatto riconoscere? E lei? Lei cosa ha fatto quando ti ha rivisto? Oddio immagino che sia rimasta senza parole per la sorpresa….mi immagino tutta la scena”;

“Calma, calma non correre”.

….”Che vuol dire? Forse si è dimenticata di te? Non ti ha riconosciuto? Ti ha detto forse che dovevi andartene e non farti più vedere?”.

“Kora! Insomma mi lasci il tempo di spiegare?”

finalmente silenzio.

“Ecco io…quando l’ho vista…insomma….”;

…”Papà ti decidi a dirmi che è successo?”;

Sospirò rassegnato: con quella ragazza non c’era proprio niente da fare.

“Non è successo niente”.

….”Come non è successo niente?”.

“Ecco, vedi, io quando l’ho vista, non ho saputo reagire. E’ stato uno shock credimi. Vederla così bella, vedere quel suo sorriso dolce, quegli stessi occhi scuri….insomma mi sono sentito talmente insicuro….tu mi conosci, lo sai che non sono un pappamolle no? Eppure non ho avuto il coraggio di presentarmi da lei e dirle - Ciao Elena, sono Bill. Ti ricordi di me?”.

….”Quindi lei ancora non sa che sei tornato?“;

“No”.

….”E che hai fatto dopo? L’hai lasciata andare via?”.

“No figurati, l’ho seguita…per tutta la sera”.

….”Cosa?!  E se ti avesse scambiato per un delinquente?”;

“Ma no, che dici? Sono rimasto a debita distanza e poi lei non era sola”;

….”Era con un altro?“;

“No con una coppia di anziani, direi che sono amici di vecchia data o almeno questa è l’impressione che ho avuto. Sono andati a mangiare in un ristorantino sul mare…da giovani ci andavamo spesso insieme”;

…”E poi?”;

“e poi hanno fatto una passeggiata sul lungomare e più o meno alle due l’hanno riaccompagnata a casa. Non ci crederai, ha ancora quella casetta  dove veniva da ragazza con la sua famiglia a trascorrere le vacanze”.

….”E’  tutto così bello ma, adesso che pensi di fare?”;  il tono di Kora era diventato improvvisamente serio.

Bill si sistemò meglio gli occhiali da sole.

“Onestamente non lo so”;

….”Ma papà! Devo insegnarti proprio tutto! Devi andare da lei e subito, altrimenti sciuperai altro tempo prezioso!

Come al solito quella piccola peste si rivelava più saggia e più matura della sua età.

….”Che hai addosso?”,

“E questo che importanza ha?”;

….”Ha una importanza enorme invece! Devi essere più bello ed affascinante che mai. Devi fare colpo su di lei”;

“Un costume blu a fiori bianchi”;

….” Ma è vecchio quasi quanto te!”

“Lo so ma è l’unico che sono riuscito a trovare prima di partire”.

….”Beh,pazienza….e sopra?”;

“Quella camicia di lino bianco che ti piace tanto”.

….”Perfetto. E lei? Che indossa?”;

“Perchè vuoi saperlo?”;

….”Perchè sono curiosissima! Se potessi, in questo momento, vorrei diventare piccola piccola e vedere quello che succede”.

Bill scoppiò a ridere.

“Un costume nero con delle perline mi sembra…”;

….”Bikini o intero?”;

“Intero”;

….”E’ di classe. E, niente altro?”.

“Un cappello di paglia, esattamente come quello che aveva nelle foto: non ci crederai ma ha ancora quel vecchio  foulard azzurro”.

….”E’ incredibile! Lo sai che vuol dire?” urlò forse più forte di prima;

“Che è molto affezionata a quel cappello?”;

….”Papà tu non capisci niente!” disse con un tono al limite dello sconforto e della rassegnazione;

“Perchè?”;

….”Perchè quel cappello è un segnale, un modo per farsi riconoscere nel caso un giorno tu tornassi da lei!”;

“Ecco, io-io non ci avevo pensato”.

….”Questo significa che spera ancora di vederti arrivare su quella spiaggia….”.

Bill si voltò a guardarla: possibile che Kora avesse ragione? Che dopo vent’anni lei fosse ancora lì ad aspettarlo?

….”Papà, adesso va da lei”.

“Non credo di essere in grado di farcela”;

….”Non avrai più un’occasione come questa. Adesso devi scoprire se lei è lì per te”.

“E se invece non lo fosse?”;

…..”La smetti di preoccuparti? Prendi un bel respiro e buttati”.

“Ok, ok… farò così, un bel respiro e mi butto. Allora ciao eh?”;

…”Papà?”;

“Si?”;

…”Ti voglio bene”.

“Anch’io tesoro ” e riagganciò.

Bill prese un bel respiro, poi ne prese un altro e un altro ancora ma non si decideva a fare un passo nella sua direzione.

Ripeteva mentalmente le stesse parole e cercava di farsi coraggio.

“Dai, posso farcela, si, posso farcela dopotutto che ci vuole? Mi avvicino a lei con l’aria disinvolta, le sorrido, poi mi tolgo gli occhiali….o forse è meglio metterli via? Magari non mi riconosce subito e mi scambia per uno che vuole provarci….beh, in fondo voglio provarci….ma che diavolo vado a pensare?”;

Lei intanto si era alzata dal lettino e si stava dirigendo verso il bar.

Improvvisamente si sollevò un vento forte che le fece volare via il cappello.

Elena iniziò a rincorrerlo ma il vento lo trasportò lontano fino a quando si fermò ai piedi di Bill.

Lui  lo raccolse  e un nodo gli strinse la gola: la storia continuava a ripetersi….il loro destino era legato a quel vecchio cappello.

Sorridente, con l’aria imbarazzata gli si avvicinò lentamente:

“Grazie mille. Mi scusi, ma” non riuscì a terminare la frase che Bill la terminò al posto suo in tedesco;

“….ma è tutta colpa di questo vento”.

Elena sollevò lo sguardo: era paralizzata dallo stupore.

Gli occhi sbarrati lo fissavano cercando di riconoscere qualche dettaglio del suo volto, le sue labbra tremavano, aveva il respiro corto e affannoso, il cuore batteva forte nel suo petto mentre una tempesta di emozioni e di sentimenti la scuoteva violentemente.

Boccheggiava, sembrava volesse dire qualcosa ma la voce non voleva saperne di venire fuori.

Improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime e sentì che le gambe stavano per cedere.

Bill, con mani incerte le porse il cappello:

“Ciao Elena “.

Quella voce…..

Lei chiuse gli occhi e trattenne il respiro:  nelle orecchie risuonarono con forza le ultime parole che si erano scambiati:

-Tornerò alla fine della Stagione delle Piogge e ti porterò via con me. Mi aspetterai?-

- Ti aspetterò per tutta la vita, te lo giuro-

Sentiva i brividi correre lungo la schiena e per un attimo credette di svenire.

Richiamò a sè tutto il suo coraggio, riaprì gli occhi e, sebbene le mani continuassero a tremare, prese il cappello dalle sue.

Bill si tolse gli occhiali e finalmente riuscì a trovare la forza per incrociare il suo sguardo.

“Bill…sei proprio tu?”.

continua

  
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