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Autore: Elysium_    31/07/2013    3 recensioni
Una storia macabra, composta da intensi e brevi attimi di passione, tra due vampiri. Una coppia amata un po' da tutti. Spero vi piaccia.
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Dal secondo capitolo:
"Che cosa..", urlai, serrando le guance tra le mani, poi mi voltai nella stanza e guardai la pozza di sangue.
Mi aggrappai alla parete e mi piegai in avanti, spezzata in due da un conato violento.
Suonava una musica. Una musica blu.
Blu, dolce e soave. Quella l, che è posta subito dopo la b, dà il sapore dolce alla parola. E alla melodia.
Tutto era perfetto, non mancava niente. O forse sì.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Jeremy Gilbert, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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"Dimmi, qual buon vento è stato così forte da farti sobbalzare sin qui?", tagliai la tensione presente nell'aria con parole inutili.
 
La sua mano salì rapida. Dalla mia passò all'addome, carezzando la curva dei seni; qui si soffermò. 
Non capivo cosa stesse pensando di fare, vedevo solo la sua mano poggiata sul mio seno sinistro e risalire il corpo con dolcezza. 
E poi più su con foga, con violenza e con rabbia, mi puntò la mano al collo e fece pressione. Ero -come si è soliti dire- spalle al muro. Riuscivo a sentire le termiti insinuate dentro il legno delle pareti e, che con avidità, lo mangiavano, riponendolo dentro il piccolo stomaco, lontano dalle altre compagne.
Sentivo la sua mano calda premere contro la mia gola, che con difficoltà mi faceva ingoiare le poche gocce di saliva, prima di rimare con la bocca totalmente prosciugata. La sua pelle, maligna, imbrattata del sangue di migliaia di vittime, ora faceva dei piccoli disegni sul mio collo... 
come per mettere la firma, che ero sua e di nessun altro.
 
Un piccolo tremore si insinuò tra le mie gambe. Mi bloccò i muscoli, tanto da non riuscire a muoverli. E le punte dei piedi battevano silenziosamente sul pavimento a ritmo incessante.                                                                   
 
Sorrise.
Delle piccole frecce di ghiaccio mi bucarono la schiena e le gambe e la nuca. Non riuscivo a muovermi. Eppure quel sorriso color ghiaccio, come i suoi occhi, che inquietava tanta paura, era in grado di fare accendere una piccola scintilla e renderla fame, violenza e sesso.
 
"Non una parola in più, sai cosa posso farti!", cercò di pronunciare la frase con tono minaccioso, ma non ci riuscì.
"Uccidermi forse? O uccidere le persone a cui tengo? O meglio, farle scappare via dalla città. Lo hai già fatto in passato con chi amavo, cosa ti trattiene dal non farlo ora? C'è percaso qualcosa che ti blocca, che ti ostacola? Dimmi, Klaus. Dimmelo!". 
La presa che prima era salda al mio collo, ora, si allentava e scivolava giù per la spalla, seguendo la via dei fianchi. Poi, come un paracadutista, si staccò e vibrò tra lo spazio rimasto, atterrando al fianco della sua gamba.
 
Guardava in basso. Mugolava e rideva sommesso.
Ora rideva più forte. Ancora di più.
Si zittì. 
E mi guardò dritta negli occhi. "Meravigliose, le tue iridi", disse, "vorrei torcertele insieme alle pupille e metterle al posto dei miei occhi, cosicché le mie vittime si perdano dentro di esse... prima di capire quale dannata bestia hanno parata davanti, in grado di strappare loro l'intero stomaco, con viscere e intestino in fila."
 
Smisi di tremare.                                                                                                                                                                  
Mi ritrovai col viso rivolto verso il legno marcio della capanna. Riuscivo a sentirle ora, più forti, più violente. Sentivo le loro tenaglie aprirsi e chiudersi, come chi usa le forbici da giardino per potare i cespugli, e ingerire tutto quel tripudio di schifo e avaria. Lo stavano corrodendo.
E ora le sentivo insinuarsi nell'orecchio, mangiarmi i timpani, farsi strada dentro il canale uditivo e frantumare tutta la pelle, insieme alla cartilagine, che trovavano sul loro cammino.
Lui si parò dietro di me, avanzò con il corpo verso il mio. Riuscivo a sentire le sue membra sfiorarmi, un brivido tradotto in sesso mi percosse lo stomaco, incanalandosi poco più giù per poi dileguarsi.
Avanzò anche il suo viso contro il mio, accostandomi la bocca all'orecchio.
Sussurrò "Perché tu mi piaci", in fare gentile.
 
La sua presa si sfaldava e io ne approfittai per girarmi a fissarlo.
"E così che corteggi le donne? Cerchi di farti amare, ma non ottieni altro che odio con il tuo modo di fare", stizzii acida.
La mano, che prima era mortalmente caduta sul fianco, ora era puntata dritta al mio cuore, ma a debita distanza.
"Sono troppo intelligente per farmi sedurre da te, Klaus", terminai.
"Ed è per questo che mi piaci". Fu lui a concludere.
 
Con forza, presse il palmo contro il mio seno. Pensai che volesse convincermi a cambiare idea con un po' di pratica erotica.
Evidentemente mi sbagliavo.
 
Infilò le unghie dentro la mia carne, mi tagliò la debole pelle con quelle lame acuminate.
Del sangue sgorgò attraverso la fibra del cotone di cui era composta la mia maglia, un piccolo rigagnolo rossastro segnò la pelle del vampiro. L'ennesimo sangue versato.
"Non mi otterrai mai, capiscilo una volta per tutte. Rassegnati!" gli urlai.
"Ma io ti amo, Caroline" sussurrò.
 
Quel tono, quel modo, quel nome. 
Il mio nome. Caroline.
Caroline Forbes, sono io.
 
Ecco, era fatta. Ero sua ora... almeno in parte.
"E se non sarai mia, non sarai di nessun altro", non aveva finito.
 
Le sue unghie si insinuarono ancora di più attraverso il cotone e mi sfiorarono il cuore, che venne strappato dalla sua dimora con violenza amorosa.
E come facevano le termiti con il legno, Lui divorò il mio cuore. 
Scendeva giù per la gola rossa del mio sangue, si adagiava sul fondo del suo stomaco ora sazio. Ora vinto, ora perso.                                                                                                                                                                                                                                                                     
Ora era finita davvero.
Ero giunta nel mio paradiso. Il paradiso pagano dove muoiono tutte le credenze popolari.
Io ero un vampiro, una leggenda metropolitana in persona.
 
Anche io, ora, finalmente, avevo trovato il mio posto in Paradiso. 
L'Elisio, eccolo lì, di fronte a me.
 
I paradisi blu. 
Ogni volta che guardavo il mare, e vedevo la schiuma di un’onda spaccarsi su uno scoglio, e sentivo le gocce che si schiacciavano sula fronte, ogni volta, ovunque mi trovassi, mi tornava in mente la notte che arrivò nella capanna.






    




***
Bum, esplosione di emozioni.
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Ciao a tutti, come state?
La storia è finita, spero vi sia piaciuta come è piaciuta a me.

Mi scuso per eventuali errori e mi scuso per non aver catturato la vostra attenzione.

Alla prossima,
      Maurizio.
  
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