Caro Edward
Spero tu stia bene.Io non sto affatto bene,ma riuscirei a
sopportare tutto se avessi la certezza che almeno tu sei felice.
Davvero.Non chiedo poi molto.Solo un segno,uno stupidissimo
segnale,una magra consoazione per il mio futuro.La speranza.Non mi serve altro.
Ho deciso di continuare a vivere.Ho deciso di lottare,per
te,per nostro figlio.E anche per me.
Non sono così masochista come sembro.
Sarai contento nel sapere che la gravidanza va piuttosto
bene.Non ci sono complicazioni.Nessun anomalia,nessuna demorfità.È tutto
perfettamente normale.Il nostro bambino cresce sano e forte come un
sempicissimo essere umano.
Incredibile vero?Ma in un certo senso lo sapevo.
Quando tre anni fa ti ho incontrato per la prima volta,ho
smesso di credere all’impossibile.
Semplicemente non potevo.Dopo tutto quello che ci è
successo,ormai non mi stupisco più di niente.
Per questo continuo a sperare.Oh gli altri non si sono
rassegnati,la rabbia e il dolore brucia ancora..
Troppo forte,troppo devastante.Ma nonostante io sia
l‘umana del gruppo,in un cero senso l’elemento più ordinario,sono
anche l’unica che ha ancora conservata la speranza.
La mia non è una cieca ostinazione nel negare la verità.O
almeno non solo quello.
So che tornerai.So che ti rivedrò.Per te poi non dovrebbe
essere troppo difficile.
In fin dei conti nessuno dei due era troppo incline a
rispettare le regole.
E un eccezione in più non farebbe del male a nessuno.Io ne
ho bisogno.Ne ho maledettamente bisogno.Se non per me,almeno per nostro
figlio.Sto cercando di essere forte,una persona migliore.
Quando nascerà non voglio che debba sopportare anche la mia
perdita.
Per questo mi faccio convincere dalle folli idee delle tue
sorelle.La mia camera è diventata una discarica.Ovunque sono sparsi pacchetti e
bustine,con l‘icona di un bebe disegnato sopra.
Sono una quantità esagerata,e sospetto che ve ne siano degli
altri nascosti in garage.
Ma non mi preoccupo.Tento di essere transigente.Fingo di
interessarmi ai libri sul parto e sui giochi adatti alla prima infanzia.L’unica
cosa in cui mi sono veramente intestardita è stata “la faccenda
ospedale.”Ma cerca di capirmi.
Dopo aver trascorso un mese immobilizzata in un lettino
d’ospedale ho imparato ad odiare qualsiasi cosa mi ricordi
quell’ambiente sterile ed opaco.
Adesso se avverto l’odore di un anestetico mi viene da
vomitare.Anche se a dir la verità è quello che faccio di più nell’ultimo
tempo.
Mangiare e vomitare.Forse in realtà il bambino non ha
bisogno di cibo.
Sennò perché passerei la mattina piegata sulla sponda del
water?Anche se Carl dice che è normale io non riesco a farci
l‘abitudine.Lo detesto.Detesto anche solo sentir nominare la parola cibo.
Detesto il bianco e detesto dover ritornare in quel
luogo.Sono riuscita ad ottenere un po di concessioni a riguardo.Dato che
Carlisle è un dottore posso risparmiarmi un sacco di visite,anche se non riesco
ad evitare del tutto quella tortura.
Ma non sono da sola.Ogni volta vengo sempre accompagnata da
Rosalie,Alice ed Esme,e anche da Jasper e da Emmett se non sono a caccia.
A tale proposito devo avvertirti che i tuoi famigliari mi
stanno viziando in un modo assurdo.
Non voglio sembrarti cattiva.Dopo tutto quello che hanno
fatto,sarei un ingrata se dicessi di non sopportarli.Non è che non li
sopporto,è solo che a volte mi sento oppressa.
So di essere egoista.Non posso negare il contrario.Si sono
fatti tutti in quattro per farmi sentire felice.Addirittura Rosalie.La superba
Rosalie,che ora passa il tempo a scegliere vestitini per neonati,e a leggere cataloghi
sulle pappette nutrizionali.
In un certo senso sento come se questo figlio non fosse più
mio.O meglio,non soltanto mio.
Come se non avessi più la possibilità di decidere.Ora non ci
sono solo io.Esiste un’altra creatura a cui devo pensare.E fare del male
a me stessa,saltare i pasti o cose del genere,significa danneggiare il
bambino.Anche se il bambino è un esserino microscopico lungo qualche
centimetro.
“Bella,pensa al bambino.”
“Attenta Bella,potresti fare del male al
bambino”
“Bella sei sicura che quel cibo sia adatto per il
bambino?”
Questo è diventato il ritornello rituale.E ogni volta che
sento la parola bimbo,o bebè all’interno della frase so di aver perso in
partenza.Non ho il potere di ribellarmi.
Devo obbedire punto.Le tue sorelle mi trattano con dolcezza
e pazienza e mi viziano peggio di una principessa,ma se qualsiasi mio
atteggiamento mette in pericolo la salute del bimbo,si trasformano in generali
intransigenti.
Esme e Carlisle non sono da meno.Per esempio ho detto che
non volevo un interfono nella mia camera,dato che era inutile,ma Esme annuiva e
intanto preparava l’ordinazione.
Mi assecondano al momento e poi fanno come li pare.Forse
pensano che oltre ad essere malata ed umana sono anche deficiente,come se
avessi perso le mie facoltà cognitive.
Credo sia il loro modo di affrontare il dolore.Anche se sono
incinta e mezza invalida riesco lo stesso a notare i segni della loro
sofferenza.Lo vedo dall’atmosfera forzatamente gioisa,dal modo in cui
evitano di guardare il tuo pianoforte o di pronunciare qualcosa che possa anche
solo essere vagamente ricollegata a te.
Dal modo in cui Esme ogni tanto si attorciglia le mani in
maniera nevrotica,o come Carl rimane immobile a fissare la porta della tua
stanza quando pensa che non lo guardo.
I loro volti stanchi sono lo specchio del mio.Il loro
tormento malcelato è il mio stesso tormento.
E anche se una regola mai pronunciata vieta di pronunciare
il tuo nome,so che quando Alice si azzittisce improvvisamente o quando Rose
abbraccia di slancio Emmett,stanno pensando a te.E le parole non dette pesano
come macigni e mi impediscono di guarire.
Ci impediscono di guarire.In fin dei conti io sono rimasta
un mese rinchiusa in un ospedale e non posso sapere quali sono state le loro
reazioni istantanee.
Lo so,vorresti che mi impegnassi di più.Sei sempre stato
così testardo,così ostinato a voler fare sempre a cosa giusta.
A mia discolpa posso dire che sto tentando di migliorare.Mi
sto sforzando veramente di non pensarci,di far finta che tu non fossi mai
esistito.Mi sforzo di fingere,di sembrare come minimo felice,preoccupata per la
gravidanza.
Voglio essere una buona madre.Voglio davvero essere una
buona madre per nostro figlio.
A volte ci riesco e posso quasi fingere che sei partito per
una vacanza.
Mi aspetto di vederti tornare da un momento
all’altro.Mi aspetto di vedere la tua figura sull’uscio di
casa,un’espressione raggiante in volto,mentre entusiasta mi
gridi“sorpresa!”
Sorridi felice e ti smetti a sghignazzare quando vedi la mia
faccia sbaordita.
Davvero,come potevo pensare che mi avevi
lasciato.Quant’ero stata stupida.Come potevo aver creduto,anche solo per
un’istante che tu non saresti tornato.
Non riesco a reggere il tuo sguardo.Le lacrime mi bagnano
gli occhi,e piango di felicità.
Tu mi fissi contrariato.Ma cosa mi era passato per la
testa?Ero stata totalmente assurda.
E anche Alice,Esme,Jasper e il resto della famiglia ci
raggiungono allegri.
Alice mi raggiunge e mi abbraccia.
“Scusa Bella.Sono così felice,non ce la facevo più a
mantenere il segreto.Io volevo dirtelo,ma non volevo rovinarti la
sorpresa”
Già,e che sorpresa.
“Allora Bella?”chiede Emmett ridendo.“Ti è
piaciuta la sorpresa?”
Io non riesco a parlare.Bacio Edward e rido anch’io
felice.
Non è mai successo.È stato solo uno scherzo.Uno scherzo perverso
durato troppo a lungo.
Ma io non ce l‘ho con te.Ti posso perdonare
tutto.Certo non avresti dovuto farmi soffrire così.
Non dovevi abbandonarmi,ma io ti ho perdonato.Non posso
resisterti.
Quando ho visto quanto eri dispiaciuto,ti ho abbracciato e ti
ho detto che era tutto apposto.
Davvero non fa niente.In fin dei conti l‘avevo sempre
saputo.
Ora dovevamo pensare al futuro.Dovevamo pensare al
bambino.Al nostro bambino.
Che stupida che ero stata a credere che l’avrei
cresciuto da sola.Tu amavi i bambini.
Non avresti mai rinunciato a nostro figlio.Che sciocca che
ero.
E ora che ci penso viene anche a me da ridere.Era tutto
perfetto.
Il giorno dopo saremmo andati da Charlie,e poi in chiesa per
organizzare il matrimonio.
Dovevamo sposarci.Presto,prima che partorissi.Anche se un po
mi dispiaceva.Io volevo che nostro figlio fosse presente al nostro
matrimonio.Vabbè non importava.
Potevamo sempre sposarci un’altra volta.Tu lo dicevi
con tale noncuranza,che mi sentivo scoppiare il cuore di gioia.Dio,ti adoravo
quando facevi così.
Quella notte facemmo l‘amore per molto,molto
tempo.Prima con passione quasi con violenza,e poi con dolcezza,per celebrare la
gioia di ritrovarci.
E prima di addormentarmi parlammò a lungo.Dovevamo comprare
una casa.Una casa piccola ma accogliente,adatta per i bambini.Perche ne avremmo
avuti più di uno.E poi dovevamo scegliere il nome.Si il nome,passammo ore a
discutere quale fosse quello più adatto.
Io speravo in un maschietto,ma tu preferivi una
femminuccia.Ma anche questo non era un probema.
C’era sempre la prossima volta.Si,il nostro bambino
avrebbe avuto tanti fratellino e sorelline con cui giocare.Era tutto perfetto.
Dovevamo aspettare solo domani e poi…
“BELLA?BELLA?”Una voce insistente mi
chiamava.Alice.“Bella?Bella ci sei?Ti senti male,oddio hai un
mancamento…”
Sospirai.Perche aveva dovuto interrompermi?Stava andando
tutto così bene.
“Si Alice,sto bene.Non ho niente,ero solo
sovrappensiero.Che vuoi?”
“Esme voleva sapere se oggi andavi a fare la visita
con il ginecologo.Non mi pare che fosse stata annulata”
Merda.Me ne ero completamente dimenticata.Dovevo andare dal
ginecologo.
“Bella?”mi chiese Alice dubbiosa.
“Si,si hai ragione.Aspetta che finisco e poi
vengo”
Il suo sguardo si soffermò sulla pila di fogli che stringevo
in mano.La sua bocca si tese in una smorfia di disapprovazione.
“Bella non credo sia il caso.Forse dovresti pararlne
con Carl.Magari…”
“Ho detto aspetta”la interruppiì acida.
“Ci metto un secondo.Ho quasi finito.Per favore
aspettami fuori”
Vedo un lampo di sofferenza balenare su suo volto da
folletto.Prima di andarsene si volta triste verso di me.
“Scusa Bella.Non volevo essere invadente.Davvero
scusa,non so che mi è preso.”
Se ne va,sparendo veocemente.
Sospiro rilassata.Alice non approva la mia idea di scriverti
delle lettere.È convinta che mi sto facendo del male.
Secondo lei il mio comportamento non porta da nessuna
porta,ma io non lo trovo affatto deleterio.
Scriverti mi aiuta molto.Riesce a lenire in parte la mia
sofferenza.
Scrivendo,riordino i miei pensieri e posso districare il
nodo di emozioni che mi dilaniano il cuore.
Devo essere sincere.Quanto ti parlo non ho bisogno di
nascondermi dietro inutili sotterfugi.
Sono me stessa.Non ho bisogno di fingere quacosa.Mi fido di
te,e non mi vergogno ad ammettere le mie paure e le mie bassezze.So di non
essere alla tua altezza.Tu eri sempre così altruista,così dolce e
generoso,sempre pronto a consolarmi e a farti carico del mio dolore.
Il tuo amore per me era disinteressato.Non avevi bisogno di
possedermi.Volevi soltanto la mia felicità.
Io non sarò mai come te.Sono troppo egoista.Penso sempre a
me stessa.
Al mio dolore,alle mie paure,al mio stato d’animo,ai
miei pensieri,ai miei bisogni…
Me,me,me,me.Solo e sempre me.Nonostante mi sforzi,il mio istinto
di autoconservazione e la mia volontà di proteggermi sono troppo forti.Non mi
importa se con il mio comportamento faccio del male altri.
L’unica cosa che mi interessa è di non soffrire,di
liberarmi da mio tormento,addossandolo sulle spalle degli altri.Francamente non
so se sarò una buona madre.
Questo bambino lo avvertò più come un peso,che come un
dono.Già prima ero molto debole,ma ora con il fatto della gravidanza ho perso
tutte le mie forze.Anche i piccoli movimenti mi provocano delle fitte di dolore,e
fare cose apparentemente sempici e banali,mi costringono a dispendiare un gran
quantitativo di energie.
O non fraintendermi io voglio questo bambino.Lo voglio
disperatamente,perche è l‘unico legame vivente che ho con te.
Lo amo perche ti amo,e perche so che guardandolo vedrò te.Ma
non mi sento attratta da lui come creatura di per se.Non so se riuscirò ad
amarlo.
Io voglio te.Voglio anche tuo figlio,ma sarei disposta a
cederlo pur di riaverti indietro.
Oh so di essere una madre snaturata.In effetti provo
ribrezzo per me stessa.Ma non posso farci niente.Non posso cambiare quello che
provo,e fingere altrimenti sarebbe una spregevole ipocrisia.
Non oso parlarne con nessuno perche mi vergogno e temo la
loro reazione.
Temo il loro disgusto.Nonostante a volte non li
sopporti,sono la mia famiglia ormai.
E li vogl io bene.Non potrei vivere senza di loro,anche se
farei volentieri a meno della loro eccessiva invadenza.
Ogni tanto quando ti scrivo Alice viene ad osservarmi.Non mi
piace essere fissata,e vorrei poter avere qualche momento di privacy,lontana
dai loro occhi inquisitori che vagliano attentamente ogni mio
comportamente,ogni mia singola scelta per scorgere qualche segno di cedimento.
Si aspettano di vedermi crollare da un momento
all’altro.D’altro canto io non ho nessuna intenzione di cedere,ma
le mie proteste non vengono nemmeno prese in considerazione.
Mi trattano con condiscendenza come se fossi una bambina di
quattro anni,che ha bisogno di essere protetta e rassicurata. E ogni giorno
diventa sempre peggio.
Da quand’è successo quello che è successo Alice non ha
più fiducia nelle sue premonizioni.Per questo,ho una guardia del corpo che mi
spia in ogni istante del giorno.
Naturalmente loro negano tutto.Come se Emmett si trovasse
per caso all’una di notte dietro la porta della mia camera.O Jasper ed
Esme,prontamente attrazzati con un libro da leggere o un lettore cd in tasca.Hanno addirittura stabilito dei
turni.
Il loro comportamento è esasperante.A volte vorrei urlare
loro di smetterla,ma dato che non ho un minimo di coraggio,e neanche la forza
per ribattere preferisco sopportare in silenzio.E sopporto.
Sopporto tutte le loro attenzioni.Sopporto che Alice e
Rosalie mi regalino centinaia di inutili capi per il nascituro,anche se non ho
voluto fare l’ecografia e quindi non ho idea se sia maschio o femmina.
Sopporto che Emmett mi prenda in braccio come ad un
invalida,ogni volta che devo scendere le scale,anche se sono solo a quarto mese
di gravidanza,e le atre donne incinte continuano a lavorare.
Sopporto lo sguardo intransigente di Esme,che controlla
rigorosamente ogni singolo pasto che mangio.Probabimente fa il conto delle
calorie e dei valori nutrizionali per accertarsi che riceva la giusta dose di
proteine.
A volte mi aspetto quasi di essere imboccata o di farmi
vestire da una delle tue sorelle.
Forse da un giorno all’altro mi chiuderanno dentro un
box di plastica,per evitare qualsiasi possibile incidente.
E mi passeranno il cibo da una minuscola fessura che da
sull’esterno.
Forse sto esagerando.Mi sento in trappola.In trappola da me
stessa.In trappola con me stessa.
Invecie di essere preoccupata per il bambino,ed apprezzare
tutti i loro sforzi non faccio altro che lamentarmi.
Sono consapevole che è il loro modo di affrontare la
situazione.Probabimente è molto meglio che impazzire.
Tenere occupata la mente è utile per ignorare il dolore.E
doversi occuppare di un’umana mezza invalida ed incinta,è ancora meglio.
Ma a volte non ce la faccio più,e mi chiudo in camera
mia,maledicendoli in tutte le lingue del mondo.
“No,non volevo un bicchiere di tisana alle erbe.Non mi
interessava il corso di parto prenatale,e no non avevo bisogno di una borsa
d’acqua calda per lenire il dolore alle giunture”
Stavo bene.Avevo solo bisogno di stare da sola.
Dovevo stare da sola,altrimenti mi prenderà un collasso
nervoso.
Rimpiango quasi la calma statica della camera
d’ospedale.Almeno lì,potevo passare il tempo a contare le crepe del muro
e ad osservare le goccie di flebo che scendevano nel tubicino trasparente per
penetrare nel mio corpo.Il rumore del battito del mio cuore era rassicurante.
In un certo senso era il mio unico modo per essere conscia
del trascorrere del tempo.
Il lento ed impacabile ticchettio del mio battito cardiaco.
Tum-Tum.Tum-Tum.La luce del sole penetra debole dalla tenda
della finestra,e l’odore di marmellata appena scartata mi riempe le
narici con il suo odore dolciastro.
Tum-Tum.Tum-Tum.Le infermiere parlottano del nuovo ed
affascinante pediatra,ridacchiando come ragazzini del liceo,ed intanto mi
vengono a controllare la pressione.
Tum-Tum.Tum-Tum.Un ragno trascorre le ore ad intessere una
sottile ragnetela argentata,ed attende paziente che un’ignara mosca cada
nella sua trappola elaborata.
Tum-Tum.Tum-Tum.Notte e giorno.Morte e vita.Il ragno per
cibarsi uccide la mosca inerme.E quache essere umano,ogni mattina,esce
dall’ospedale avvolto in un sacco di celofan.
Vengono a prelevarne il corpo,e ogni tanto mi capita di
vedere lo sfortunato essere coperto da un telo di pastica per uscire dalla
porta di servizio.
Insetti ed animali.Esseri umani e vampiri.Siamo tutti
condannati allo stesso destino.
Nessuno è veramente immortale.E che differenza c’è tra
la morte della mosca e quella di una persona?Cosa cambia?Nell’ordine
cosmico tutte le vite sono di eguale importanza.
E forse la morte della mosca,impotente vittima di un ragno
famelico,non merita più lacrime della morte del simpatico vecchietto del
vicinato.
Sto delirando.Probabilmente sono impazzita.Per questo i tuoi
fratelli mi trattano come una bambina di cinque anni.Non hanno il coraggio di
dirmi che sono malata,forse pazza…
Non so che razza di madre potrò essere.Come potrò prendermi
cura di un bambino se non riesco neanche a badare a me stessa?Non mi capita più
spesso ma ogni tanto cado in una specie di catatonia.Divengo immobile,e smetto
di ragionare…Non riuscirei a muovermi neanche se un tram stesse per
investirmi.
In fin dei conti è un bene per me avere delle persone che mi
controllano.Così posso essere sicura di non fare del male a me o al bambino.
Sento addirittura la mancanza della mia squallida cameretta
d’ospedale.
Lì era tutto così irreale.Sembrava quasi un sogno.La vita
non aveva significato.
Come i pasti controllati serviti in piatti disinfettati,e le
visite che duravano solo due ore.
I tuoi fratelli ovviamente,essendo i figli de
primario,potevano permettersi di sgarrare ale regole,ma in definitiva almeno là
potevo stare in pace.
Ero malata e per questo dovevo curarmi.Le altre persone
erano solo volti futtuanti ne mio oblio personale.
A stento riuscivo a pensare coerentemente,figuriamoci
sentire la tua mancanza.In un certo senso stavo bene.
E per i giorni cattivi,come li chiamo io quando covo
propositi di suicidio,potevo sempre farmi iniettare qualche tranquilante o una
dose di morfina.
Il momento peggiore è stato quando sono stata dimessa
dall’ospedale.Il dolore mi ha investito come una marea in piena,e ho
creduto di affogare.Mi si mozzava il respiro e non riuscivo a vedere oltre i
nero.
Carlisle mi ha aiutato.Esme mi coccolava in continuazione e
Jasper ed Emmett si facevano in quattro per strapparmi un sorriso o per
invogliarmi a mangiare.
Rose ed Alice mi sono state sempre accanto.Ho legato
tantissimo con Rosalie.Ora la considero come una sorella al pari di Alice.
Ma d’altronde dopo tutto quello che hanno fatto per me
non poteva essere altrimenti.
Comunque tu non devi preoccuparti.Sono migliorata.Ti farà
piacere sapere che le ferite si sono competamente rimarginate e non rimarrà
altro che qualche pallida cicatrice.
Non che interessi a qualcuno ormai.Praticamente non incontro
più nessun estraneo,figuriamoci quache ragazzo a cui possa interessare il mio
corpo.Ma ora è a me che interessa.
Nella disperazione sto iniziando a coltivare la mia vanità.
Ho ripreso a mangiare,e nonostante vomiti quasi tutto quello
che ingerisco,sono ingrassata di cinque chili.
Non voglio più morire.Voglio vivere.E nonostante il trauma
mi abbia debilitato molto,sia dal punto di vista fisico che emotivo,mi aggrappo
con tenacia alla vita.
Voglio vivere,per nostro figlio.Forse non lo amo
abbastanza.Forse non sarò una buona madre,ma vogio tentare.Voglio vedere i suoi
occhi illuminarsi,saperlo vivo al sicuro.
E forse allora troverò abbastanza motivi per continuare ad
andare avanti.Forse.
Non so ma un “forse” mi pare un modo brutto di
finire una lettera.Alice è convinta che sia uno spreco di tempo,ma non mi
interessa.
Io so che la leggerai.Ne sono convinta.Come sono convinta
che mio figlio sarà un maschietto,anche se non l‘ho detto agli altri per
non rovinare la sorpresa.
Sempicemente lo so.Chiamalo istinto,ma so che un giorno la
leggerai.Me lo sento dentro.
È una strana sensazione ma mi da un briciolo si
speranza.Sottile,effimera ma pur sempre speranza.
È quello di cui ho bisogno.Ne ho così bisogno che mi ci
aggrappo tenacemente con le unghie,in maniera disperata,convulsa,patetica,ma
non accetto un no come risposta.
Forse non eri tu il solo ostinato.Probabilmente ora ti sto
battendo per testardaggine.Sono cocciuta,ostinata,lo riconosco,ma quando mi
impunto su una cosa niente riesce a smuovermi.
Ma questo lo sai gia.Mi conosci.Come sai che non sono molto
brava con i saluti.Vorrei non andare.
Non voglio andare dal ginecologo.Sarò costretta a sentire un
sacco di spiegazioni inutili e noiose.
Ma non posso rimandare.Sono gia tre volte che do
buca.Anch’io in fin dei conti ho diritto alla mia dose di
esasperazione.Come paziente devo essere terribile.Insopportabile.
Ma non me ne curo.Ho smesso di interessarmi a simili inezie
molto tempo fa.Ho deciso di prendere la vita come viene.Non posso fare
altrimenti.Sono stata costretta ad intraprendere questa strada,e una cupa
rassegnazione è meglio di una rabbia vana.
Indosserò i vestiti pre-mamma comprati da Rosalie,mi metterò
quel nuovo cappottino regalatomi da Alice con il cappello color malva abbinato.
Non ci vorranno più di tre ore.Sopportabile.Lo farò per
te,per nostro figlio e per me.
E mentre camminerò verso la macchina di Emm,non potrò non
lanciare uno sguardo all’uscio di casa,e sperare che a mio ritorno tu
sarai lì ad attendermi,e a gridarmi che era tutto uno scherzo.
Solo uno terribile,stupido scherzo.
Per sempre tua,
con amore
Bella