Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Erin Gaunt    31/07/2013    1 recensioni
Si preannuncia un anno movimentato per gli studenti di Hogwarts. Messaggi inquietanti che turbano la quiete delle vite degli allievi del sesto e settimo anno; segreti svelati e una caccia all’uomo nel tentativo di scoprire chi è che li conosce così bene e, soprattutto, come fa a sapere ciò che sa. Quando poi ci scappa anche il morto… bè, diventa evidente che il gioco è ben più pericoloso di quanto pensassero. 'Cause two can keep a secret If one of them is dead.
N.B. Liberamente ispirato a Pretty Little Liars.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salt meets Wound 1x05

 

 

Regulus si guardava intorno, perplesso: “Dove accidenti si era cacciata Charis?” Intravide Narcissa e Katherine sedute su uno dei divanetti davanti al camino, stavano chiacchierando di chissà cosa.

- Ragazze, avete visto Charis? –

La mora lo scrutò con un sopracciglio elegantemente inarcato: - Credevo fosse con te, non la vedo da questo pomeriggio. –

- Hai provato a vedere in biblioteca? – interloquì Narcissa.

- È il primo posto in cui ho controllato, ma lì c’era solo Severus, e anche lui dice di non averla vista. –

Katherine e Narcissa si scambiarono un’occhiata vagamente preoccupata: non era da lei sparire senza dire dove fosse diretta.

- Sarà sicuramente qui intorno. Dividiamoci e la troveremo nel giro di cinque minuti. – propose la Banks, spingendo via la borsa con i libri e alzandosi in piedi.

- Regulus, tu cercala in giardino e nei sotterranei; io prendo i bagni e le aule; Katherine, a te tocca la Guferia e le torri. – ordinò Narcissa, sfoggiando il tono imperativo che sembrava essere proprio dei Black.

Mentre annuiva, Katherine si chiese distrattamente se ci nascessero con quell’inclinazione spontanea al comando o se fosse solo frutto della rigida educazione che veniva loro impartita fin dai primi anni di vita. Si divisero e cominciarono a cercarla: il primo che l’avesse trovata avrebbe immediatamente provveduto ad avvertire gli altri due.

 

 

*****

 

 

Dorcas era appena uscita dalla biblioteca; aveva finito di lavorare ad un tema di Pozioni particolarmente difficile e ancora adesso, mentre camminava, si mordicchiava le labbra cercando di decidersi a chiedere o meno aiuto a Lily. Era davanti al bagno dei ragazzi quando una mano dal colorito alabastrino le afferrò il polso e la trascinò dentro. Si lasciò sfuggire un gemito di protesta, che venne prontamente soffocato da un paio di labbra morbide, gelide e assolutamente familiari.
Evan. Certo, doveva aspettarsi che prima o poi si sarebbe rifatto vivo, in fin dei conti erano due giorni che non si prendeva il disturbo di farsi sentire.
- Buonasera anche a te, Rosier. – commentò sarcastica, quando il ragazzo allentò la presa e le permise di separarsi da lui.
Evan inarcò un sopracciglio, in quella che aveva imparato a identificare come la sua espressione divertita, e le rivolse un sorriso sghembo.
- Sei in vena di convenevoli stasera? – replicò, facendo leva con le braccia e sedendosi sul bordo della finestra; gli occhi blu la scrutavano da capo a piedi, soffermandosi appena una manciata di secondi in più del dovuto in corrispondenza delle gambe lasciate scoperte dalla gonna della divisa.
Suo malgrado, Dorcas si ritrovò ad arrossire leggermente. Dannazione, lei era una Grifondoro, non avrebbe dovuto essere immune ai geni Serpeverde?
- Sei carina quando arrossisci, Meadowes. –

Allungò una mano verso di lei e prese a giocherellare distrattamente con un riccio biondo.
Dorcas aveva scoperto che quel piccolo gesto sembrava avere un effetto rilassante su Rosier, come se fosse una sorta di anti stress.
- Mi piacerebbe poter dire lo stesso, ma non ho mai avuto occasione di verificarlo. – replicò, fissandolo con aria carica di aspettativa.
Evan buttò la testa indietro, ridendo divertito.
- Non credo accadrà mai. – ammise, mentre Dorcas annuiva come a confermare la sua affermazione.
Già, in fin dei conti non era neanche sicura che lui potesse arrossire. Certo, fino a poco tempo fa non credeva neanche che fosse possibile sentirlo ridere, eppure era proprio quello che stava facendo in quel momento.
Evan la confondeva, e non ne aveva mai fatto mistero; in sette anni di scuola poteva contare sulle dita di una mano le volte in cui lo aveva visto esternare una qualsiasi emozione, sembrava fatto di ghiaccio.
In effetti il paragone era calzante. Evan Rosier avrebbe tranquillamente potuto essere scambiato per una scultura di ghiaccio: la carnagione chiara, i capelli color dell’oro, gli occhi blu e quell’aria gelida. Sì, avrebbe di sicuro fatto la sua bella figura in un giardino di ghiaccio.
- A cosa pensi? – chiese, scrutandola con aria accigliata.
- Nulla d’importante. –
- Riguarda me? – insistè.
Dorcas annuì lievemente.
- Allora voglio saperlo. – decretò, scendendo dal davanzale e avvicinandolesi.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
Ecco cosa mancava alla sua descrizione di Rosier: il suo despotismo.
- Non puoi obbligarmi a dirtelo se non ne ho voglia. –
- Andiamo, Meadowes, non fare la bambina, dimmi a cosa pensavi. –
Gli lanciò un’occhiataccia; e così faceva la bambina, e lui, che si impuntava con delle pretese assurde, cos’ era allora?
- Non sono affari tuoi, Rosier. – decretò, seccata, e fece per uscire dal bagno.
Evan la afferrò nuovamente, stavolta trattenendola con fermezza.
- Dove vai? –
- Vuoi sapere troppe cose. – gli fece notare, prima di aggiungere, - Ora, lasciami andare. –
Evan aggrottò la fronte, infastidito, ma fece come gli aveva detto. Non si sarebbe mai abbassato a chiederle di rimanere.
Soddisfatta, aprì la porta del bagno e fece per uscire, ma poi, in un impeto di infantilità, si volto a dirgli – Comunque, sto andando a trovare Gideon e Fabian. –
Detto ciò uscì, richiudendosi la porta alle spalle; con la coda dell’occhio osservò la reazione del ragazzo. Era una sua impressione o c’era una certa rigidità nel modo in cui Rosier serrava la mandibola?

Ormai rimasto solo, Evan battè il pugno contro la porta del cubicolo più vicino. Dannazione, quando faceva così non la sopportava proprio.
In nome di Salazar, era mai possibile che i suoi ormoni avessero dei gusti tanto discutibili in fatto di ragazze? Hogwarts era piena di studentesse che sarebbero state ben felici di passare anche una manciata di minuti in sua compagnia e lui finiva con il sentirsi attratto dalla ragazza più testarda e insopportabile che avesse mai avuto la sventura d’ incontrare?
- Sto andando a trovare Gideon e Fabian. – borbottò, in una buffa parodia.
Bene, per quanto lo riguardava, poteva tranquillamente rimanerci per il resto della vita con quei due. Rifiutato per un paio di Traditori del loro sangue, per di più Filobabbani: era una cosa inconcepibile.
Sbuffando, si passò una mano tra i capelli dorati, scompigliandoli leggermente, allentò il nodo della cravatta e si avviò verso i sotterranei.
Stupida Meadowes, pensò, mentre saliva a passo di carica la scalinata che portava al dormitorio maschile. Chi diavolo pensava di essere per sentirsi in diritto di trattarlo con quell’accondiscendenza?
Si lasciò cadere sul letto a baldacchino, attirando l’attenzione di Rabastan e Barty, che stavano discutendo di chissà cosa.
- Brutta giornata? – azzardò Rabastan, voltandosi verso di lui e scrutando il volto imbronciato dell’amico.
- Pessima. –
- Di molte parole come al solito. – commentò il cugino, uscendo dal bagno in una nuvola di vapore.
- Non ti ci mettere anche tu, Rico. – ringhiò Evan, lanciandogli un’occhiataccia.
- Brrr, sto tremando di paura. – rise il moro, sgranchiendosi la schiena in un guizzare di muscoli e lasciandosi cadere affianco a lui.
- Alzati dal mio letto, sei fradicio. – protestò, cercando di spintonarlo via, ma senza riuscire ad ottenere grandi progressi.

- Bella scoperta, sono appena uscito dalla doccia. – replicò ironico, mettendosi però a sedere e scrutandolo con attenzione.
- Allora, cosa ha combinato la Meadowes per farti incazzare? – chiese, trattenendo a fatica un sorriso davanti alla sua espressione stupita.
- La sopravvaluti, non è in grado di farmi incazzare – replicò, deciso a negare fino in fondo la realtà dei fatti.
Rico inarcò un sopracciglio, sbuffando incredulo.
- Ceeerto, come no, allora? –
- HapreferitoiPrewettame. - bofonchiò, il più velocemente possibile.
- Ev, non ho capito una parola, cerca di usare una lingua comprensibile al genere umano. –
- Ho detto che ha preferito i Prewett a me. – replicò esasperato.
- Uh, questo si che è grave, che affronto imperdonabile. – lo prese in giro Rico.
- Non sei di alcun aiuto, lo sai vero? –
- Lo so, ma in compenso mi sto divertendo molto. – affermò, sotto gli sguardi divertiti di Rabastan e Barty.
- Toglietemelo di torno o giuro che lo Schianto. – borbottò Evan, alzandosi dal letto e dirigendosi in bagno. Una bella doccia era quello che ci voleva.
Forse così sarebbe finalmente riuscito a togliersi di dosso il nervosismo.
 

 

 

*****

 

 

Ci vollero più di venti minuti prima che Katherine riuscisse a trovare Charis. La bionda Serpeverde era seduta su uno dei gradini della Guferia, incurante del fatto che fossero le sette passate e che il vento di una sera di fine ottobre non fosse proprio un toccasana per la salute, gli occhi verdi erano lucidi e arrossati: segno che aveva pianto. Le si avvicinò lentamente, accarezzandole un braccio con delicatezza.

- Ah, sei tu. – mormorò Charis, dopo un breve sussulto.

- Ti abbiamo cercato per tutta la scuola, cos’è successo? – le chiese, sedendole accanto e asciugandole una lacrima che le solcava le guance pallide.

- Non mi va di parlarne. –

Katherine annuì, leggendo in quegli occhi tutto ciò che l’amica non si sentiva abbastanza forte da confessarle: - D’accordo, se non vuoi dirmelo non fa niente, ma sappi che io ci sono. Capito, Chari, qualsiasi cosa sia, io ci sono. –

La bionda annuì, lasciandosi abbracciare e alzandosi in piedi.

- È tardi, dobbiamo andare a cena, e vi ho fatto preoccupare più di quanto fosse necessario. –

La Selwyn si ricompose, tornando a indossare la consueta maschera d’impenetrabilità. C’era qualcosa però, Katherine se n’era accorta perfettamente, di diverso in lei. Era un dolore autentico, profondo, qualcosa che da sole era impossibile da affrontare e imparare a conviverci. Charis aveva lo stesso sguardo spento che lei aveva avuto quando Tyler era stato aggredito, lo stesso che le tornava ogni volta in cui si affrontava l’argomento famiglia.

Percorsero la strada che le separava dalla Sala Grande in religioso silenzio, incontrando lì fuori Narcissa e Regulus.

L’erede dei Black si avvicinò immediatamente alla ragazza, scrutandola negli occhi.

- Si può sapere dove ti eri cacciata? Mi hai fatto preoccupare. – esclamò, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che si era lasciato sfuggire.

Charis recuperò un barlume del suo solito sarcasmo e gli rivolse un sorrisetto malizioso: - Non dirmi che l’algido Regulus Black ha appena ammesso di preoccuparsi per qualcuno che non sia se stesso. –

Regulus le rivolse un’occhiataccia: - D’accordo, lo ammetto, ma che non si sappia in giro. –

Le tre ragazze scoppiarono a ridere, continuando a farlo finchè non furono entrate nella Sala Grande. Vennero accolte da un silenzio di tomba, poi cominciò il mormorio: soffuso, proveniente da tutti i tavoli, e diretto inequivocabilmente verso uno di loro quattro.

L’unico tavolo che non parlava era quello di Serpeverde, dove Rico ed Evan erano riusciti a imporre la loro autorità, ma anche da lì c’era chi lanciava occhiate inequivocabili.

- Con chi ce l’hanno? – domandò Narcissa, la voce leggermente incerta. Che la stronza del foglietto avesse deciso di far sapere della sua relazione clandestina a tutta la scuola?

Katherine cercò di capire verso chi fossero puntate le centinaia di paia d’occhi: - Credo ce l’abbiano con Charis. –

La Selwyn sussultò leggermente. Non era possibile che la cosa fosse stata scoperta, lei stessa lo aveva saputo solo quel pomeriggio e non l’aveva detto a nessuno.

- Bè, che avete da guardare? – esclamò, sfoggiando il suo solito tono freddo e indisponente.

- Sarà ora che impari ad abbassare la cresta, dopotutto non sei poi così pura come pensano tutti… o forse sì? Non credo che qualcuno qui possa averne la certezza. – replicò una Corvonero del quinto anno, facendo ridacchiare un paio di sue amiche.

- Se proprio devi costringerci a sentire quella tua insopportabile voce gracchiante, Carrow, farai bene a parlare chiaro. – ribattè Katherine. Non ci voleva un genio per capire che doveva riguardare la cosa che tanto turbava Charis e di cui non aveva voluto parlarle.

- D’accordo, Banks, parlerò chiaro. A quanto si dice, la tua amichetta non è una Selwyn, è stata adottata. –

Alecto ghignò soddisfatta, godendosi l’attenzione generale e ancor più lo sguardo perso di Charis.

- Nella tua inutile vita ne hai dette molte di stronzate, Carrow, ma questa le batte tutte. – replicò tagliente Narcissa, fissando la Corvonero con disprezzo.

- Oh, ma ne ho le prove: ecco qua. – ribattè, sventolando una copia di quella che era la lettera che il San Mungo aveva inviato; il fatto che fosse un test di paternità era palese, così come il risultato: il DNA di Charis non corrispondeva né a quello di suo padre né a quello di sua madre.

- Come l’hai avuta? – ringhiò Regulus, strappandogliela dalle mani e accartocciandola con violenza.

- È stata recapitata a tutti i tavoli, proprio come la storia della McDonald. – replicò per lei una ragazza dai capelli e gli occhi neri, l’espressione desolata nello sguardo.

Regulus la riconobbe come Elizabeth Greengrass, la sorella quindicenne di Eris.

Si voltò verso Charis, per spiarne la reazione, ma l’unica cosa che potè vedere fu la porta della Sala Grande che si richiudeva con uno schianto. Uscì fuori, dirigendosi verso il giardino e trovando la ragazza seduta a terra, il volto tra le mani per nascondere il fatto che stesse piangendo. Le sedette accanto, cingendole le spalle con un braccio e attirandola a sé.

- Da quanto lo sapevi? –

- Da questo pomeriggio, è per quello che non mi sono fatta vedere. – mormorò, la voce rotta dai singhiozzi.

- Avresti dovuto dirmelo, avrei capito. –

Charis gli rivolse un’occhiata penetrante: - Avresti capito, o meglio, ora hai capito? –

Regulus annuì: - Ho capito perché in questi giorni eri così tesa, nevrotica quasi, stavi aspettando questi risultati. Solo che avrei voluto esserci, aiutarti. Certo, ci sarò anche ora, ma non è la stessa cosa: stiamo insieme, no? Dovrei poter decidere se starti accanto e aiutarti in ogni momento, non per ultimo. –

La ragazza lo guardò da sotto il velo di lacrime, abbozzando un timido sorriso: - Quindi stiamo insieme? –

Le prese la mano, depositandole un lieve bacio sul dorso, poi intrecciò le dita alle sue: - Dopo tutta la fatica che ho fatto per farmi considerare da te, Charis? In nome di Salazar, certo che stiamo insieme! –

Si sorrisero, annullando la poca distanza che li separava e baciandosi dolcemente.

Loro due stavano insieme, avrebbero affrontato la questione della vera identità della sua famiglia senza separarsi. Aveva il suo appoggio, quella era l’unica cosa veramente importante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ecco qual è il segreto della nostra Charis: in realtà è stata adottata! Allora, avete apprezzato la reazione del nostro bel Reg? Forse è un tantino OOC o un po’ forzata considerando il fatto che i Black non sono proprio degli esperti nell’esternare i sentimenti, ma ho pensato che dato il momento fosse necessaria un po’ di dolcezza. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre vi invito a lasciare un vostro parere e ringrazio chi: segue, preferisce, ricorda, recensisce o semplicemente fa parte della schiera dei lettori silenziosi. Un grazie di cuore a tutti voi. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

                 Fiamma Erin Gaunt

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Erin Gaunt