A molte, molte miglia
di distanza, quattro piccoli Hobbit dai piedi pelosi arrancavano verso la Locanda
del Puledro Impennato, seguendo le istruzioni di Gandalf e di Peter Jackson.
"Porti un pesante fardello, Frodo. Non far mai girare le palle… o il
grande occhio senza palpebre saprà dove sei."
I quattro Hobbit,
sotto la pioggia, dopo aver incontrato Peter Jackson per caso, entrarono nella
locanda e domandarono del Grigio Peregrino.
E Pipino, indicandosi, "E
io che c'entro?"
"Avete visto Gandalf?" chiese Frodo, senza
degnare di uno sguardo l'amico.
L'oste, sporgendosi dal bancone, perché
degli Hobbit riusciva a vedere solo un pidocchio a testa, scosse il capo.
"Gandalf… cappello a punta, lunga barba grigia, sopracciglia cespugliose…
dichiaratamente gay? No, non lo vedo da almeno sei mesi."
"Che cosa
facciamo ora Padron Frodo?" domandò Sam, stringendogli una spalla
con la mano.
"Non lo so, Sam. Presumo che dovremmo cenare… avete
delle stanze libere?"
"Certamente, signor…?"
Frodo
deglutì a vuoto e scese un silenzio imbarazzante.
"Sottocolle!"
rispose infine. L'oste inarcò un sopracciglio, sospettoso, ma non fece
altre domande.
I quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo, ancora
gocciolanti di pioggia, si accomodarono a uno dei tavoli. Merry si alzò
per andare a prendere da bere e tornò poco dopo con un boccale di birra.
"Che cos'è quella?"
"Questa, amico mio, è una
pinta!"
"FIIIICO! Ne prendo una." esclamò Pipino guardandolo
negli occhi.
"Ne hai già bevuta una metà intera!"
sbraitò Sam, mentre Pipino correva verso il bancone.
"Cosa ci
si può aspettare da un Tuc?" sospirò il giardiniere roteando
gli occhi, per poi tornare subitaneamente serio. "Padron Frodo…"
disse, abbassando la voce a un sussurro cospiratore "C'è un losco
figuro che vi osserva da quell'angolo laggiù… e mi sembra anche piuttosto
eccitato."
Frodo si rigirò sulla sedia, improvvisamente inquieto
e guardò, nascosto dalle esalazioni tossiche di una lunga pipa, il losco
figuro, senza unto.
"Sam, ce l'hai ancora un po' di Prozac?"
"Padron Frodo, vi fa male quella roba."
"Ma io porto un pesante
fardello!" disse Frodo sconsolato, sfiorando con la punta delle dita una
delle grosse palle attaccate alla catenina intorno al suo collo.
"Scusate…"
mormorò poi il piccolo Hobbit, afferrando l'oste per il grembiule "…
sapete dirmi chi è quell'uomo?"
"E' uno dei RamEnghi. Quale
sia il suo nome in realtà non lo so, ma da queste parti…" rispose,
indicandosi l'inguine "… lo chiamano Grampasso".
A Frodo cominciarono
a girare le palle… di Draco - ma perché toccavano sempre a lui le
sfighe? - e con grande stupore di tutti, svanì. Si ritrovò in un
mondo fatto di tenebre e luci psichedeliche e nella cui aria aleggiava una musica
truzza. L'Hobbit, spaventato, cominciò a vagare per la sala, finché
non prese una craniata contro quella che credeva una gamba…
Le palle,
schifate, smisero di girare e il piccolo Frodo si trovò a dover fronteggiare
il famoso Grampasso.
L'uomo lo raccolse da terra e, tenendolo per la collottola,
lo portò in una stanza appartata.
"Attirate troppa attenzione
su di voi, signor Sottocolle. Quello che portate intorno al collo non è
un gingillino qualunque…"
"Io non porto niente."
"Posso
passare inosservato, se lo desidero, ma sparire del tutto è un'altra faccenda.
Non puoi aspettare lo stregone, Frodo. Loro vi stanno seguendo…"
"Lo so. E allora?" rispose Frodo con aria di sufficienza.
"Avete
paura?" chiese Grampasso, scostando il cappuccio che celava la sua faccia,
con i lineamenti stravolti dall'eccitazione.
"Sì." rispose
l'Hobbit.
"Non ne avete abbastanza" ribatté il Ramengo avvinghiandosi
alla schiena di Frodo e cominciando una sessione di movimenti pelvici piuttosto
accentuati.
"Posso avere paura adesso?" strillò Frodo, mentre
la porta della stanza si spalancava, sbattendo contro il muro e facendo cadere
un pezzo di intonaco. Merry, con un candelabro in mano, Pipino, attaccato alla
sua pinta e Sam fecero irruzione nella stanza.
Squadrando i movimenti pelvici
dell'uomo e poi scambiando un'occhiata allucinata con Pipino, Merry esclamò:
"Sembra il tuo cane quando è in calore!"
"FIIICO"
esclamò Pipino di rimando.
"Lascialo stare, gambe lunghe!"
urlò Sam con i pugni alzati.
"Gambe… e non solo!" rispose
Grampasso, staccandosi, ansimante, dal piccolo Hobbit.
"Chi siete voi?"
chiese Sam.
"Io ho molti nomi. La gente di qui mi chiama Grampasso. I
più mi conoscono come Aragorn o Estel, ma i miei amici più intimi…
se capite cosa intendo…" disse, scuotendo la capigliatura e disseminando
goccioline di sudore ovunque.
"Io non capisco" mormorò Frodo.
"Non importa, padron Frodo. Non ascoltate…"
"… mi
chiamano Viggo".
"E' un nome più brutto del mio." si
gongolò Pipino.
"L'ho già detto al vostro amico qui…"
disse Viggo, indicando Frodo, ancora raggomitolato su sé stesso per lo
spavento, "Dobbiamo andare a Gran Burrone!"
"Okay, vado a fare
i biglietti all'agenzia qui sotto." rispose Sam prontamente.
"NO!"
urlò Viggo frapponendosi tra lui e la porta "Dobbiamo viaggiare in
incognito. Vi farò io da guida."
Quella notte i quattro Hobbit
dormirono nella stanza del Ramengo, con la schiena prudentemente rivolta verso
la parete, e il giorno dopo intrapresero il lungo viaggio verso Gran Burrone.
Attraversarono le lande desolate, foreste rigogliose e due covi malavitosi,
evitando le strade e di essere visti, per quanto fosse possibile.
Qualche
notte dopo la loro partenza da Brea, Viggo decise di pernottare al centro di alcune
antiche pietre che formavano un cerchio, senza sapere che di lì a poco
si sarebbe scatenato l'inferno, su segnale di Massimo Decimo Meridio, alias Russell
Crowe.
Frodo, che stava dormendo, mentre gli altri banchettavano, all'urlo
di Russell, doppiato da Luca Ward, sentì montagli dentro una rabbia…
per fortuna Viggo era lontano… cominciarono a girargli le palle e scomparve.
Piton, che si aggirava nelle vicinanze, avvertì la presenza delle palle
di Draco e, lanciando il suo grido di guerra "mi vendo", si avventò
sugli Hobbit. In quel momento tornò Viggo che mise in fuga l'unto figuro
facendo apprezzamenti osceni sulla sua scopa. Frodo nel frattempo aveva agguantato
la borsa di Sam e ingollato una massiccia quantità di Prozac, senza curarsi
del dosaggio prescrittogli. L'Hobbit stramazzò al suolo bianco come il
cadavere di Laura Palmer e Sirius da dietro una pietra, inoffensivo, dato che
non poteva toccare nulla, esclamò: "E' più bianco di me…
FIIICO!"
"E' entrato in overdose! Dobbiamo fare qualcosa!"
gridò Sam.
"Piantagli una siringa nel cuore… con Uma ha funzionato."
"Ma lui non ha le tette di Uma!" fece presente Pipino.
"La
respirazione bocca a bocca!" esclamò Sam, inginocchiandosi di fianco
a Frodo.
"La faccio io." si offrì Viggo, sventolando una
mano.
"No, tu sei fin troppo infoiato." rispose Sam, arrotolandosi
le maniche
"No, la faccio io!"
"No io!"
"Guarda
cosa vedo. Un Ramengo colto alla sprovvista…" disse una voce femminile.
Viggo si gelò, voltandosi verso l'elfa dai lunghi capelli castani e dalle
spalle da lottatore.
"E' morto…" mormorò, sconsolato
Viggo.
"No, respira ancora!" rispose Sam.
"Non stavo parlando
di Frodo" ribatté l'uomo, guardandosi il cavallo dei pantaloni.
"Frodo, segui la luce." disse Arwen, chinandosi di fianco all'Hobbit.
"Ma sei scema?! Non starla a sentire, Frodo. Non si va mai verso la luce
alla fine del tunnel! Torna indietro!" s'intromise Merry.
"Ben detto,
vecchio mio!" concordò Pipino.
"Dobbiamo portarlo da mio
padre…" disse Arwen, prendendo in braccio Frodo e issandolo senza sforzo
sul cavallo bianco "Ha bisogno di una lavanda gastrica."
"Arwen,
fai in fretta. Non voltarti indietro" disse Viggo.
"D'accordo, Viggo"
"Ti ho detto di non chiamarmi Viggo!" sibilò il Ramengo "Per
te sono Aragorn."
Arwen tristemente se ne andò, dopo aver cercato
di stringere la mano di Viggo tra le sue - mossa che l'uomo evitò abilmente.
"Che cosa fai? Gli spettri sono ancora in giro!" gridò Sam.
"Puoi dirlo forte, fratello!" esclamò Sirius da dietro un albero,
con un palloncino rosso in mano che galleggiava.
Il cavallo di Arwen correva
nella pianura verso Gran Burrone. Frodo era incosciente tra le braccia dell'elfa,
con la bava che gli colava da un angolo della bocca e il respiro ansante.
"Resisti Frodo" mormorò Arwen, aumentando l'andatura.
"Secondo
me, sta facendo un sogno erotico".
La figlia di Elrond voltò il
capo quel tanto che bastava per vedere il fantasma di Sirius Black galleggiarle
di fianco.
"Norolim, Asfaloth, norolim!" gridò piantando
i talloni nei fianchi dell'animale e facendogli un male pazzesco.
"Ahio!"
si lamentò il cavallo.
"I cavalli 'nun parlano" lo sgridò
Arwen, ma il destriero scartò improvvisamente di lato facendole beccare
un ramo in faccia.
"Tiè"
"Asfaloth, muoviti o ti
faccio castrare" lo minacciò l'elfa e il cavallo cominciò a
correre più forte, ma Sirius era sempre accanto a lei che rideva come un
mentecatto.
"Ti tocco le bocce. Ti tocco e bocce." cantilenava,
cercando di tastare la parte in questione, senza riuscirci. Arwen attraversò
il fiume, che segnava il confine della terra del suo popolo e guardò il
fantasma e l'oscuro e unto figuro a cavalcioni di una scopa sull'altra sponda.
Arwen sguainò la spada e fece impennare leggermente il cavallo, solo per
essere più figa.
"Consegnaci il mezz'uomo, elfo femmina!"
ringhiò Piton estraendo la bacchetta.
"E che femmina" aggiunse
Sirius, fissando ancora le forme di Arwen con bramosia.
"Se volete averlo,
venite a prenderlo"
Entrambi si toccarono i maroni.
"Intendevo
dire il Mezz'uomo" puntualizzò l'elfa.
"A beh, allora"
disse Piton avanzando, ma un boato si propagò nell'aria e un'ondata di
piena si riversò sui due scagnozzi di Rowan… cioè dell'Oscuro
Sire, spazzandoli via.
"Fregati!" esclamò Arwen facendo un
gestaccio verso dove fino a poco prima c'era i due, ma un gemito di Frodo l'allarmò.
Con cura lo depose a terra, tenendogli sollevata la testa con un braccio.
"Frodo no! Non adesso!" disse, mentre l'Hobbit si voltava verso di lei
e le vomitava addosso.
"Eccheccazzo Frodo! Il mio vestito nuovo!"
imprecò l'elfa, scostando le mani e facendogli prendere una testata sulle
pietre sotto di lui.