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Autore: Egle e Elivi    02/10/2004    4 recensioni
Nella torre di Barad - Dur, l'Oscuro Sire, con le sembianze di Rowan Atkinson, al secolo Mr. Bean (nessuna parentela con Sean…), chiuso nella reggia tetra nella terra di Mordor, dove l'ombra nera scende, chiamò a sé i suoi adepti... una parodia del Signore degli Anelli, leggere attentamente le avvertenze prima di avviarsi alla lettura.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUATTRO AMICI AL BAR CHE VOLEVANO CAMBIARE IL MONDO

A molte, molte miglia di distanza, quattro piccoli Hobbit dai piedi pelosi arrancavano verso la Locanda del Puledro Impennato, seguendo le istruzioni di Gandalf e di Peter Jackson.
"Porti un pesante fardello, Frodo. Non far mai girare le palle… o il grande occhio senza palpebre saprà dove sei."
I quattro Hobbit, sotto la pioggia, dopo aver incontrato Peter Jackson per caso, entrarono nella locanda e domandarono del Grigio Peregrino.
E Pipino, indicandosi, "E io che c'entro?"
"Avete visto Gandalf?" chiese Frodo, senza degnare di uno sguardo l'amico.
L'oste, sporgendosi dal bancone, perché degli Hobbit riusciva a vedere solo un pidocchio a testa, scosse il capo.
"Gandalf… cappello a punta, lunga barba grigia, sopracciglia cespugliose… dichiaratamente gay? No, non lo vedo da almeno sei mesi."
"Che cosa facciamo ora Padron Frodo?" domandò Sam, stringendogli una spalla con la mano.
"Non lo so, Sam. Presumo che dovremmo cenare… avete delle stanze libere?"
"Certamente, signor…?"
Frodo deglutì a vuoto e scese un silenzio imbarazzante.
"Sottocolle!" rispose infine. L'oste inarcò un sopracciglio, sospettoso, ma non fece altre domande.
I quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo, ancora gocciolanti di pioggia, si accomodarono a uno dei tavoli. Merry si alzò per andare a prendere da bere e tornò poco dopo con un boccale di birra.
"Che cos'è quella?"
"Questa, amico mio, è una pinta!"
"FIIIICO! Ne prendo una." esclamò Pipino guardandolo negli occhi.
"Ne hai già bevuta una metà intera!" sbraitò Sam, mentre Pipino correva verso il bancone.
"Cosa ci si può aspettare da un Tuc?" sospirò il giardiniere roteando gli occhi, per poi tornare subitaneamente serio. "Padron Frodo…" disse, abbassando la voce a un sussurro cospiratore "C'è un losco figuro che vi osserva da quell'angolo laggiù… e mi sembra anche piuttosto eccitato."
Frodo si rigirò sulla sedia, improvvisamente inquieto e guardò, nascosto dalle esalazioni tossiche di una lunga pipa, il losco figuro, senza unto.
"Sam, ce l'hai ancora un po' di Prozac?"
"Padron Frodo, vi fa male quella roba."
"Ma io porto un pesante fardello!" disse Frodo sconsolato, sfiorando con la punta delle dita una delle grosse palle attaccate alla catenina intorno al suo collo.
"Scusate…" mormorò poi il piccolo Hobbit, afferrando l'oste per il grembiule "… sapete dirmi chi è quell'uomo?"
"E' uno dei RamEnghi. Quale sia il suo nome in realtà non lo so, ma da queste parti…" rispose, indicandosi l'inguine "… lo chiamano Grampasso".
A Frodo cominciarono a girare le palle… di Draco - ma perché toccavano sempre a lui le sfighe? - e con grande stupore di tutti, svanì. Si ritrovò in un mondo fatto di tenebre e luci psichedeliche e nella cui aria aleggiava una musica truzza. L'Hobbit, spaventato, cominciò a vagare per la sala, finché non prese una craniata contro quella che credeva una gamba…
Le palle, schifate, smisero di girare e il piccolo Frodo si trovò a dover fronteggiare il famoso Grampasso.
L'uomo lo raccolse da terra e, tenendolo per la collottola, lo portò in una stanza appartata.
"Attirate troppa attenzione su di voi, signor Sottocolle. Quello che portate intorno al collo non è un gingillino qualunque…"
"Io non porto niente."
"Posso passare inosservato, se lo desidero, ma sparire del tutto è un'altra faccenda. Non puoi aspettare lo stregone, Frodo. Loro vi stanno seguendo…"
"Lo so. E allora?" rispose Frodo con aria di sufficienza.
"Avete paura?" chiese Grampasso, scostando il cappuccio che celava la sua faccia, con i lineamenti stravolti dall'eccitazione.
"Sì." rispose l'Hobbit.
"Non ne avete abbastanza" ribatté il Ramengo avvinghiandosi alla schiena di Frodo e cominciando una sessione di movimenti pelvici piuttosto accentuati.
"Posso avere paura adesso?" strillò Frodo, mentre la porta della stanza si spalancava, sbattendo contro il muro e facendo cadere un pezzo di intonaco. Merry, con un candelabro in mano, Pipino, attaccato alla sua pinta e Sam fecero irruzione nella stanza.
Squadrando i movimenti pelvici dell'uomo e poi scambiando un'occhiata allucinata con Pipino, Merry esclamò: "Sembra il tuo cane quando è in calore!"
"FIIICO" esclamò Pipino di rimando.
"Lascialo stare, gambe lunghe!" urlò Sam con i pugni alzati.
"Gambe… e non solo!" rispose Grampasso, staccandosi, ansimante, dal piccolo Hobbit.
"Chi siete voi?" chiese Sam.
"Io ho molti nomi. La gente di qui mi chiama Grampasso. I più mi conoscono come Aragorn o Estel, ma i miei amici più intimi… se capite cosa intendo…" disse, scuotendo la capigliatura e disseminando goccioline di sudore ovunque.
"Io non capisco" mormorò Frodo.
"Non importa, padron Frodo. Non ascoltate…"
"… mi chiamano Viggo".
"E' un nome più brutto del mio." si gongolò Pipino.
"L'ho già detto al vostro amico qui…" disse Viggo, indicando Frodo, ancora raggomitolato su sé stesso per lo spavento, "Dobbiamo andare a Gran Burrone!"
"Okay, vado a fare i biglietti all'agenzia qui sotto." rispose Sam prontamente.
"NO!" urlò Viggo frapponendosi tra lui e la porta "Dobbiamo viaggiare in incognito. Vi farò io da guida."
Quella notte i quattro Hobbit dormirono nella stanza del Ramengo, con la schiena prudentemente rivolta verso la parete, e il giorno dopo intrapresero il lungo viaggio verso Gran Burrone.
Attraversarono le lande desolate, foreste rigogliose e due covi malavitosi, evitando le strade e di essere visti, per quanto fosse possibile.
Qualche notte dopo la loro partenza da Brea, Viggo decise di pernottare al centro di alcune antiche pietre che formavano un cerchio, senza sapere che di lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno, su segnale di Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe.
Frodo, che stava dormendo, mentre gli altri banchettavano, all'urlo di Russell, doppiato da Luca Ward, sentì montagli dentro una rabbia… per fortuna Viggo era lontano… cominciarono a girargli le palle e scomparve. Piton, che si aggirava nelle vicinanze, avvertì la presenza delle palle di Draco e, lanciando il suo grido di guerra "mi vendo", si avventò sugli Hobbit. In quel momento tornò Viggo che mise in fuga l'unto figuro facendo apprezzamenti osceni sulla sua scopa. Frodo nel frattempo aveva agguantato la borsa di Sam e ingollato una massiccia quantità di Prozac, senza curarsi del dosaggio prescrittogli. L'Hobbit stramazzò al suolo bianco come il cadavere di Laura Palmer e Sirius da dietro una pietra, inoffensivo, dato che non poteva toccare nulla, esclamò: "E' più bianco di me… FIIICO!"
"E' entrato in overdose! Dobbiamo fare qualcosa!" gridò Sam.
"Piantagli una siringa nel cuore… con Uma ha funzionato."
"Ma lui non ha le tette di Uma!" fece presente Pipino.
"La respirazione bocca a bocca!" esclamò Sam, inginocchiandosi di fianco a Frodo.
"La faccio io." si offrì Viggo, sventolando una mano.
"No, tu sei fin troppo infoiato." rispose Sam, arrotolandosi le maniche
"No, la faccio io!"
"No io!"
"Guarda cosa vedo. Un Ramengo colto alla sprovvista…" disse una voce femminile. Viggo si gelò, voltandosi verso l'elfa dai lunghi capelli castani e dalle spalle da lottatore.
"E' morto…" mormorò, sconsolato Viggo.
"No, respira ancora!" rispose Sam.
"Non stavo parlando di Frodo" ribatté l'uomo, guardandosi il cavallo dei pantaloni.
"Frodo, segui la luce." disse Arwen, chinandosi di fianco all'Hobbit.
"Ma sei scema?! Non starla a sentire, Frodo. Non si va mai verso la luce alla fine del tunnel! Torna indietro!" s'intromise Merry.
"Ben detto, vecchio mio!" concordò Pipino.
"Dobbiamo portarlo da mio padre…" disse Arwen, prendendo in braccio Frodo e issandolo senza sforzo sul cavallo bianco "Ha bisogno di una lavanda gastrica."
"Arwen, fai in fretta. Non voltarti indietro" disse Viggo.
"D'accordo, Viggo"
"Ti ho detto di non chiamarmi Viggo!" sibilò il Ramengo "Per te sono Aragorn."
Arwen tristemente se ne andò, dopo aver cercato di stringere la mano di Viggo tra le sue - mossa che l'uomo evitò abilmente.
"Che cosa fai? Gli spettri sono ancora in giro!" gridò Sam.
"Puoi dirlo forte, fratello!" esclamò Sirius da dietro un albero, con un palloncino rosso in mano che galleggiava.
Il cavallo di Arwen correva nella pianura verso Gran Burrone. Frodo era incosciente tra le braccia dell'elfa, con la bava che gli colava da un angolo della bocca e il respiro ansante.
"Resisti Frodo" mormorò Arwen, aumentando l'andatura.
"Secondo me, sta facendo un sogno erotico".
La figlia di Elrond voltò il capo quel tanto che bastava per vedere il fantasma di Sirius Black galleggiarle di fianco.
"Norolim, Asfaloth, norolim!" gridò piantando i talloni nei fianchi dell'animale e facendogli un male pazzesco.
"Ahio!" si lamentò il cavallo.
"I cavalli 'nun parlano" lo sgridò Arwen, ma il destriero scartò improvvisamente di lato facendole beccare un ramo in faccia.
"Tiè"
"Asfaloth, muoviti o ti faccio castrare" lo minacciò l'elfa e il cavallo cominciò a correre più forte, ma Sirius era sempre accanto a lei che rideva come un mentecatto.
"Ti tocco le bocce. Ti tocco e bocce." cantilenava, cercando di tastare la parte in questione, senza riuscirci. Arwen attraversò il fiume, che segnava il confine della terra del suo popolo e guardò il fantasma e l'oscuro e unto figuro a cavalcioni di una scopa sull'altra sponda. Arwen sguainò la spada e fece impennare leggermente il cavallo, solo per essere più figa.
"Consegnaci il mezz'uomo, elfo femmina!" ringhiò Piton estraendo la bacchetta.
"E che femmina" aggiunse Sirius, fissando ancora le forme di Arwen con bramosia.
"Se volete averlo, venite a prenderlo"
Entrambi si toccarono i maroni.
"Intendevo dire il Mezz'uomo" puntualizzò l'elfa.
"A beh, allora" disse Piton avanzando, ma un boato si propagò nell'aria e un'ondata di piena si riversò sui due scagnozzi di Rowan… cioè dell'Oscuro Sire, spazzandoli via.
"Fregati!" esclamò Arwen facendo un gestaccio verso dove fino a poco prima c'era i due, ma un gemito di Frodo l'allarmò. Con cura lo depose a terra, tenendogli sollevata la testa con un braccio.
"Frodo no! Non adesso!" disse, mentre l'Hobbit si voltava verso di lei e le vomitava addosso.
"Eccheccazzo Frodo! Il mio vestito nuovo!" imprecò l'elfa, scostando le mani e facendogli prendere una testata sulle pietre sotto di lui.


  
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