Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Ricorda la storia  |      
Autore: Pwhore    31/07/2013    5 recensioni
«Lex, posso farti una domanda?».
Alex tirò distrattamente su col naso e annuì un 'vai pure, figurati'.
«Se ti fa stare così male, perché non cerchi qualcuno che possa sostituire Lisa?».
Alex alzò gli occhi dallo strumento e lo guardò per un paio di secondi, imperscrutabile, poi tornò a chiudere la lampo.
«Vedi Jack, per ogni volta che mi ferisce ce ne sono due per cui mi fa sentire la persona più importante della Terra; può trattarmi come le pare e pugnalarmi quanto vuole, ma è la mia significant other. La amo più di quanto abbia mai amato qualcun'altro, non riuscirei mai a fare a meno di lei, nemmeno se starle accanto significasse morire».
Jack annuì lievemente, inumidendosi le labbra. Si aspettava una risposta del genere; d'altra parte [...] aveva perso il conto degli anni spesi ad amarlo - in silenzio, ovviamente, perché per lui era sempre esistita solo Lisa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
    break his little heart «And you like me just the way I'm not!»
La voce di Alex sembrò aleggiare nell'aria per un paio di secondi, dopo che il ragazzo ebbe chiuso le labbra, e Jack decise di non bloccare le corde della chitarra, per prolungare l'effetto ancora un po'. Quando alzò gli occhi dallo strumento, l'amico si stava togliendo la tracolla di dosso e si era avvicinato la custodia al ginocchio, pronto a ritirare la chitarra.
«Lex, posso farti una domanda?».
Alex tirò distrattamente su col naso e annuì un 'vai pure, figurati'.
«Se ti fa stare così male, perché non cerchi qualcuno che possa sostituire Lisa?».
Alex alzò gli occhi dallo strumento e lo guardò per un paio di secondi, imperscrutabile, poi tornò a chiudere la lampo.
«Vedi Jack, per ogni volta che mi ferisce ce ne sono due per cui mi fa sentire la persona più importante della Terra; può trattarmi come le pare e pugnalarmi quanto vuole, ma è la mia significant other. La amo più di quanto abbia mai amato qualcun'altro, non riuscirei mai a fare a meno di lei, nemmeno se starle accanto significasse morire».
Jack annuì lievemente, inumidendosi le labbra. Si aspettava una risposta del genere; d'altra parte lui e Lisa stavano insieme da così tanto tempo che pensare di separarli era una cosa fuori dal mondo, bene o male ci si era abituato.
Alex si alzò dal divano, indossò la giacca e s'infilò la custodia sulla spalla, avviandosi verso la porta. Jack lo seguì ma non poté fare il bel gesto e aprirgliela perché il biondo ci aveva già pensato da sé; così si limitò a ciondolargli accanto mentre lui si sistemava il beanie e a spostare il peso da un piede all'altro, pensando a cosa dire. Lanciò un'occhiata fuori e una folata di vento gelido lo investì, facendolo rabbrividire. Non aveva ancora nevicato, ma poco ci mancava ormai.
«Fa un freddo porco fuori, sei sicuro di voler andare? Puoi dormire qui, se vuoi» propose, «non ci vuole niente a metter su un altro letto ed è sicuramente meglio di morire congelato a inizio dicembre».
Alex sorrise ma uscì lo stesso, sfregandosi le mani prima di infilarsele nelle tasche della giacca.
«Grazie, ma quattro passi ogni tanto non fanno mai male. Ci becchiamo appena torno in città, okay? Hanno aperto un nuovo messicano e ho bisogno di un esperto, sei prenotato per il giorno stesso del mio rientro». Fece un gran sorriso e il moro ricambiò. «Appena so qualcosa di più ti dico, sai come sono fatti i parenti» rise poi, accennando uno sbuffo.
«Vedrai che troverò un modo per tenermi occupato» ribatté Jack, sornionamente.
«Chissà che a forza di cazzeggiare tu non trovi l'amore» commentò Alex, sereno. Rise sotto i baffi della smorfia dell'amico e cominciò ad avviarsi verso il cancello, salutandolo con la mano. Jack lo salutò a sua volta e gli urlò di dire ciao a suo zio da parte sua, e di dirgli che gli dispiaceva essersi seduto sui suoi occhiali l'ultima volta che si erano visti, non l'aveva davvero fatto apposta, scusa tantissimo. Alex alzò il pollice in aria con un 'messaggio ricevuto' e dopo un 'buonanotte Jackie, sogni d'oro' scomparve nel buio, lasciando Jack da solo.
Il chitarrista rimase appoggiato all'uscio a scrutare l'oscurità a lungo, anche dopo che l'eco dei passi di Alex si era perso in lontananza, e perfino l'uomo più distratto del mondo avrebbe potuto leggergli la preoccupazione sul viso, più grande man mano che l'amico si allontanava. Deglutì un nodo alla gola e mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, angosciato, finché non fu costretto a rassegnarsi e chiudere la porta, senza emetter suono. Lanciò uno sguardo al termometro digitale che aveva attaccato vicino all'ingresso in un momento di bricolage e sentì una stretta al cuore. La temperatura si aggirava intorno ai cinque gradi e Alex non aveva né una giacca pesante né una macchina che potesse portarlo a casa senza che si raffreddasse, e per un attimo fu tentato di cercarlo e dargli un passaggio lui, così che riuscisse ad arrivare senza problemi; ma poi scartò l'idea e si rese conto che sarebbe solo sembrato un accollo. Tirò su col naso e si lasciò cadere sul divano a peso morto, sovrappensiero.
Aveva perso il conto degli anni spesi ad amare Alex. In silenzio, ovviamente, perché per lui era sempre esistita solo Lisa e per quanto si ferissero a vicenda alla fine tornavano sempre insieme, più innamorati e uniti che mai, e lui rimaneva col solito pugno di mosche tutte le volte, a passare le notti ad abbracciare il cuscino e piangerci sopra; finché non era riuscito a mettersi il cuore in pace e non aveva capito che a mettersi fra loro due non c'era vittoria, solo dolore. Così aveva smesso di darsi una speranza ogni volta che sentiva una canzone o un insulto librarsi contro di lei e aveva fatto il callo ai 'fanculo, chi cazzo me l'ha fatto fare di mettermi con una come lei?', per lasciar spazio a un Jack lontano, insfiorabile, che lasciava che Lex sbraitasse e si sfogasse con lui piuttosto che con sé stesso e che era sempre pronto a spronarlo a tornare con lei dopo un litigio, grave o infantile che fosse. Non era sicuro di cosa pensare del nuovo Jack, ma gli concedeva una pausa da quell'amore distruttivo e glien'era grato con tutto sé stesso, per quanto sapesse che alla fine non gli faceva poi così bene. Era stanco, stanco da morire, e per quanto Alex fosse tutto ciò che desiderava, i pochi baci che si scambiavano sul palco non gli bastavano a sopravvivere tutte quelle notti in cui lui era con lei, e certe volte voleva solo crollare, crollare e non venir raccolto.
Di solito le sue preghiere venivano esaudite e non c'era mai nessuno a raccoglierlo. Si svegliava dopo una notte alcolica accasciato sul pavimento sporco, accanto a una pozza di vomito o una bottiglia vuota, e rimaneva lì disteso a lungo, solo il ticchettio dell'orologio e il ritmo incrinato dei suoi respiri a rompere il silenzio che aleggiava nella casa vuota. Quando decideva che era stato abbastanza a fare il tappeto, si trascinava verso un mobile e cercava di mettersi a sedere, subito sgambettato dai postumi della sbornia. Vacillava, strizzava gli occhi e il più delle volte le ginocchia cedevano sotto il suo peso, costringendolo a rimanere accovacciato ancora un po'; poi appena riguadagnava abbastanza forze si tirava in piedi e si trascinava fino alla cucina, dove i resti del caffè del giorno prima lo aiutavano un po' a riprendersi. O almeno, questo nei giorni buoni. Nei giorni cattivi si svegliava, metteva lentamente a fuoco ciò che lo circondava e non aveva nemmeno la forza di piangere. Rimaneva disteso tutto il giorno, rannicchiato su sé stesso, e i suoi pensieri gravitavano attorno all'amico, a ciò che era per lui, a ciò che avrebbe voluto essere, finché qualche imprevisto bussava alla sua porta, gli telefonava o gli scuoteva le viscere, costringendolo ad alzarsi e a provvedere alla sua sopravvivenza. Spesso ignorava porta, cellulare e stomaco, ma ormai l'atmosfera era rotta e ben presto riusciva a racimolare abbastanza energia da abbandonare la sua fossa e uscire allo scoperto. Nei giorni pessimi, però, nessuno lo cercava in nessun modo, il suo corpo era troppo intontito per chiedere nutrimento e il suo umore troppo irrecuperabile per rialzarsi a forza di pensare, e ogni cosa attorno a lui diventava fonte di scherno, odio, tradimento. Gli sembrava che tutto lo insultasse, ridesse di lui e lo compatisse come si compatisce uno stupido; allora prendeva la prima cosa che si trovava accanto e la scagliava contro lo specchio, le piante, l'attaccapanni e tutto ciò che nella sua mente lo stava sfottendo e non si fermava finché quella cosa non cadeva a pezzi. A quel punto una cortina ancora più nera gli si stringeva sopra e Jack si sentiva ancora più perso, estraneo alla follia che gli accarezzava i sensi e spaventato dalla ragione che cercava di spronarlo a salvarsi. Quello che faceva in quei giorni non lo ricordava mai, la mente bloccava il ricordo e lo incatenava nel profondo, e Jack s'illudeva che avessero smesso di tornare a tormentarlo, lasciandolo in balia dei giorni buoni e di quelli cattivi, magnanimi. Spesso si svegliava la notte e realizzava che non se n'erano mai andati, che erano lì con lui e ridevano al suo fianco, ma non ne parlava mai né ammetteva di aver paura di quello che avrebbero potuto fare. Avrebbe amato Alex fino alla fine, qualunque fossero i costi.
Chiuse le dita attorno al telecomando per abitudine, accese la televisione e dopo pochi secondi la spense, senza aver neanche dato un'occhiata ai programmi in onda. Rimase a fissare il vuoto per qualche istante, cercando di scacciare il disagio che gli premeva sul cuore, poi si alzò di scatto e si diresse verso lo stereo, sistemato in una nicchia vicino alle scale in modo che la musica si sentisse su entrambi i piani e anche in giardino, se fosse servito. Respirò a fondo un paio di volte fissando l'enorme collezione di CD e le sue dita si diressero verso Nothing Personal senza che neanche se ne rendesse conto, mettendo in atto una scelta che altrimenti sarebbe arrivata troppo tardi. Fissò il disco con distacco, accarezzandolo come se fosse la prima volta che lo vedesse, deglutì a fatica e lo mise su a un volume accettabile, aggrappandosi allo stereo e arrancando di nuovo verso il divano dopo i primi secondi di Weightless. La voce di Alex lo faceva sempre sentire in un altro universo, e sentirlo cantare di una cosa che gli era così vicina... be', non lo lasciava certo impassibile. Rimase ad ascoltarlo come in trance e quando le prime note della canzone successiva riempirono l'aria capì perché aveva scelto proprio quel disco. Break Your Little Heart. Ennesima canzone contro Lisa, ennesimo cuore infranto di Jack. Perché alla fine era sempre lui a raccogliere i cocci della loro relazione e a rimetterli a posto, tenendosi da parte i pezzi di troppo, che ormai rappresentavano la sua speranza e i suoi 'guardiamo il lato positivo'. Era sempre lì a spronarlo, a farlo parlare, a cercare di sistemare le cose, ma tutto ciò che otteneva erano qualche pacca sul sedere quand'erano in scena e dei baci mai approfonditi quando gli altri guardavano da un'altra parte, sempre che Alex avesse abbastanza adrenalina in circolo per rischiare. Quando posava le labbra sulle sue, davanti agli occhi di Jack si apriva un mondo tutto nuovo, un universo mai visto e pieno di possibilità, e ogni volta vederselo chiudere in faccia diventava più duro e difficile da sostenere. All'inizio, le prime volte che si erano baciati fuori dal palco, Jack si era illuso che le cose potessero prendere una piega migliore, e che magari fra loro sarebbe potuto nascere ciò che sperava da tempo; ma ben presto si era dovuto render conto che al suo amico la situazione non dispiaceva
affatto e che non avrebbe cercato di cambiarla, e aveva dovuto adattarcisi. Inizialmente aveva provato a ingranare una strada diversa, a tastare il terreno con Alex e a osservare più attentamente le sue reazioni quando s'incontravano per caso, ma aveva dovuto arrendersi all'evidenza che il biondo non era interessato a lui nella sua stessa maniera e che era attratto da Lisa a un livello tale che per lui non esisteva nessun'altro, se non quando si trattava di far impazzire un casino di gente da sopra il palco; e da allora gli ci erano voluti mesi per riuscire a conviverci senza precipitare nel buio ogni volta che Alex si allontanava da lui.
Ora andava un po' meglio, ma unicamente perché aveva gettato la spugna, e si limitava a cercar di passare le ore di oscurità facendosi meno male possibile, rinunciando spesso all'essere cosciente pur di non dover rischiar nulla. Aveva smesso di andare continuamente a donne, non sopportava di dover affrontare un viso che non fosse il suo e di dover macchiare l'alone di sapore che Alex gli lasciava sulle labbra dopo i loro incontri con il gusto di un'avventura qualunque, ma non l'aveva mai detto a nessuno per evitare di essere tempestato di domande a cui non sarebbe stato in grado di rispondere. Quando andava nei bar coi ragazzi lanciava qualche occhiata alle ragazze che lo corteggiavano per sembrare credibile, ma quando arrivava l'ora di portarle a casa non andava mai fino in fondo e guidava fino al loro appartamento per mollarle giù, dicendo loro che erano ubriache e non sapevano quello che volevano davvero; e spesso si ritrovava a pensare che quei discorsi avrebbe dovuto farli a un altro, non a loro. Ma ovviamente sarebbe stata la fine di un'amicizia, così non era mai andato fino in fondo. Per carità, qualche volta ci aveva pure provato, ma era sempre stato interrotto da qualcosa che lo aveva fatto rinsavire e che gli aveva ricordato che Alex era un venticinquenne etero, con una ragazza e una vita piena di stimoli, e che l'ultima cosa che andava cercando era un'altra relazione, specialmente col chitarrista più piccolo della sua band. Non che l'età fosse un problema, ma tutto il resto lo era. Con un impegno e una forza di spirito che non sapeva di avere, Jack era riuscito a ingoiare tutto per mesi, senza mai lasciarsi scappare nulla con Alex o con gli altri ragazzi, neanche annebbiato dall'alcol, e ora cominciava a sentirsi stanco di tutta quella fatica.
A pretty face but the chase ain't worth the prize.
Si era chiesto spesso se quella riga si riferisse a lui, oltre alla rabbia che Alex covava per la sua ragazza. Era un modo carino per dirgli che per quanto fosse un bel ragazzo fra loro non sarebbe mai potuto esserci niente perché non sarebbe mai riuscito a essere all'altezza di Lisa? O forse si riferiva al fatto che se anche si fossero messi insieme sarebbe stato difficile per lui mostrarsi allo scoperto e sopportare tutti gli insulti; che per quanto Jack potesse piacergli non sarebbe mai riuscito a fargli dimenticare il suo essere un ragazzo e non una ragazza; che nonostante tutto non sarebbe riuscito a superare il giudizio degli altri, e quindi a essere felice al suo fianco? Oppure pensava che Jack fosse superficiale, che il suo continuo provarci con tutte non sarebbe cessato dopo il loro fidanzamento e che avrebbe dovuto interpretare il ruolo di chi aspetta ansiosamente il ritorno della propria metà senza mai sapere cosa quella abbia fatto con chi, e non riusciva davvero a credere che le cose sarebbero potute andare diversamente?
Jack si cinse lo stomaco con le braccia, scontrandosi con i fianchi magri. Se era andato a letto con così tanta gente per così tanto tempo non era per puro piacere - certo, il sesso era bello e tutto quanto, ma aveva smesso di usarlo come gioco molto prima d'innamorarsi di Alex. Lui non si era mai chiesto il perché e lo incoraggiava a parlare delle sue conquiste come se fossero qualcosa di positivo, ma per Jack erano tutto tranne quello. Non aveva fiducia in sé stesso e nelle sue capacità e riuscire a conquistare qualcuno, anche se solo per un'avventura di una notte, lo faceva sentire come se avesse ancora qualche controllo sulla sua vita, come se non fosse una completa catastrofe e una palla al piede per tutti. Per quanto si sforzasse non aveva il minimo effetto su Alex, e per quanto potesse scherzarci su e convincersi che non gliene fregasse niente, sotto sotto la cosa gli faceva male; e a volte aveva bisogno di rinchiudersi in bagno per ore a ripetersi che era a posto, che non c'era niente che non andasse in lui, che Alex non lo notava solo perché non era interessato ai maschi, perché si sentisse minimamente in grado di affrontarlo, anche se poi tornato a casa crollava peggio di prima. Cazzeggiando durante i tour aveva scoperto e fregato qualche correttore in sala trucco e aveva preso l'abitudine di coprirsi le occhiaie per non far sorgere nessun sospetto sulla sua situazione, e presto si era ritrovato a fingere di comprarne per la sua ragazza fittizia nelle profumerie lontano da casa, dove si sentiva un po' meno esposto a un eventuale arrivo di qualche conoscente. Se doveva portare una maschera, almeno sarebbe stata una maschera bella e sana il più possibile, così nessuno si sarebbe preoccupato per lui. Negli ultimi mesi aveva comprato prodotti per capelli, per la pelle, per le unghie - qualsiasi cosa pur di sembrare un minimo più okay agli occhi di Alex. Quando entrava in bagno e vedeva tutte quelle cose si sentiva un cretino ancor più del solito, ma ogni volta ingoiava il disagio, stringeva i denti e si sistemava il meglio possibile, sperando che sarebbe potuto servire a qualcosa prima o poi. E in effetti ora i suoi capelli avevano un colore più vivo ed erano molto più morbidi, e Alex gliel'aveva fatto notare con un sorriso ammirato, chiedendogli come diavolo avesse fatto. Jack aveva scrollato le spalle e aveva detto che non sapeva come mai fossero così ben messi ora, forse era successo perché aveva dato più spazio alla frutta nella sua dieta e perché beveva molta più acqua di prima. Alex aveva annuito e aveva detto che erano davvero belli, poi glieli aveva accarezzati per un po', finché non erano tornati gli altri e non si era alzato dal divanetto, mettendosi a chiacchierare con Rian.
Jack si prese una ciocca fra le dita e se la rigirò davanti agli occhi, mentre il ricordo svaniva e lasciava spazio al vuoto del suo salotto, facendolo sentire ancora più solo. Quanto avrebbe dovuto essere carino per avere la minima chance?
I'm gonna break your little heart / watch you take the fall
Laughing all the way to the hospital / 'cause there's nothing surgery can do
When I break your little heart in two.
Ed era vero. Un giorno durante il tour non era riuscito a sostenere gli sguardi di Alex verso le ragazze carine sotto il palco e le telefonate piene d'amore che faceva a Lisa in ogni momento libero, e aveva avuto uno dei suoi attacchi seri. Avevano dovuto buttar giù la porta del bagno per raggiungerlo e l'avevano trovato privo di sensi rannicchiato in un angolo sotto i lavandini, pallido come non l'avevano mai visto e ricoperto di lacrime. Si era svegliato in ospedale circondato dall'odore di antisettico e un paio di camici bianchi, ma non avevano trovato nulla che non andasse in lui, così l'avevano tenuto in osservazione per un giorno e poi l'avevano lasciato andare, sotto consiglio di non rimanere troppo al sole e di assumere più zuccheri ogni ora. Era stato Alex a riportarlo al tour bus, e durante il tragitto aveva scherzato e riso per farlo sentire a suo agio, ma a Jack era sembrato così lontano che aveva avuto voglia di piangere e riscrivere tutta la scena da capo. Quando erano arrivati l'avevano abbracciato tutti e gli erano stati tutti accanto, ma il giorno dopo Alex aveva ripreso con le telefonate a Lisa, sebbene fossero più corte e qualche volta incentrate sul moro; e a Jack pareva di essere daccapo, anche se non aveva mai pensato che qualcosa sarebbe potuto cambiare. Alex era il suo migliore amico e si occupava di lui con affetto, ma allo stesso tempo si occupava anche della sua relazione con Lisa e stava particolarmente attento a non incasinare le cose con lei, piuttosto che con lui - dopo decenni di amicizia sapeva che si sarebbero venuti incontro entrambi, ma in amore non poteva essere così sicuro; così indossava sempre i guanti quando parlava con lei, soppesando ogni parola e cercando di contrariarla il meno possibile. Passava i pomeriggi a cazzeggiare con Jack e gli altri ragazzi, ma la sera era sempre con lei che parlava, ed era sempre a lei che dava la buonanotte con un bacio, prima di scivolare nei sogni e incontrarla di nuovo. A Jack faceva male ma sapeva di non poter sperare il contrario, così cercava di andare a letto prima di lui e di risparmiarsi i loro saluti, anche se poi il suo cervello li registrava comunque e risvegliandosi se li ritrovava nelle orecchie.
Per giorni dopo il crollo e il ricovero improvviso aveva continuato a sognare quello che era accaduto e a rivedersi davanti Alex che rideva e cercava di sciogliere la tensione, ma più sentiva la sua risata rimbombargli nel torace più gli riusciva difficile pensare che sarebbe andato tutto bene, anche se le intenzioni del biondo erano state delle migliori e non aveva certo voluto ferirlo in alcun modo. Eppure a ogni risata il suo cuore si era incrinato sempre di più, e quando si svegliava di soprassalto nel cuore della notte tutto ciò che provava erano paura, dolore e la sensazione di essersi perso da tempo e di non sapere come ritrovarsi, e spesso gli era difficile ritrovare un equilibrio davanti agli occhi degli altri, anche se sapeva di essere piuttosto bravo a fingere e che non gli avrebbero mai chiesto niente. Come del resto era stato.
Le righe successive della canzone erano palesemente dedicate a Lisa - o almeno non aveva mai perso troppo tempo a cercare di interpretarle in un altro modo, fidandosi dell'istinto. Lui non era mai stato davvero l'anima della festa - faceva sì divertire parecchia gente, ma con o senza di lui le persone rimanevano lo stesso; non era poi così essenziale -; e non perdeva sicuramente tempo a indossare vestiti corti per attirare l'attenzione di Alex: bermuda e maniche corte erano la sua tenuta standard da anni, non si era rifatto il guardaroba per mostrare al biondo qualche centimetro di pelle
in più né tanto meno aveva mai pensato di farlo. Nei bar Alex guardava le donne, non i maschi; e anche se aveva detto di giudicare un uomo per il suo sedere, di solito non era quello dei ragazzi la sua prima scelta. Era okay, ci s'era abituato; ma non pensava assolutamente che quelle righe potessero ricollegarsi a lui in alcun modo. Gli scivolarono addosso come tutte le altre volte, e quasi non si accorse che Alex le aveva cantate.
You're falling, who's crashing now?
Ecco, questo lo riguardava sicuramente. Stava cadendo a pezzi, ma era solo lui a star cadendo? Forse era un modo di dirgli che assieme a lui si stavano distruggendo la loro amicizia e il loro rapporto, che a forza di non rattoppare i buchi il loro legame era diventato troppo fragile per resistere ancora a qualche altro strappo, e che la prossima caduta avrebbe potuto essere l'ultima. O magari voleva dirgli che lui stava cadendo ma si sarebbe rialzato, e che era qualcun'altro che non sarebbe riuscito a rimettersi in piedi questa volta. Come grido d'aiuto era improbabile però; probabilmente era solo una piccola ripicca per un torto che qualcuno gli aveva fatto e per cui aveva sofferto molto prima di riprendersi. Jack l'aveva ricollegata alla dedica a Lisa, ma avrebbe potuto tranquillamente invertire le parti - sarebbe potuta essere Lisa a cadere, e il verso dopo un accenno alla sua situazione, un modo per farle capire che c'era qualcuno che soffriva molto più di lei e per cui sarebbe stato il triplo più difficile trovare un po' di luce, e che quindi non doveva ritenersi la persona più sfortunata del mondo perché non lo era. Non sapeva in quale delle due interpretazioni sperare: era meglio pensare che Alex fosse a conoscenza dei suoi sentimenti per lui e che si comportasse così apposta o vedere la loro amicizia sfilacciarsi e cadere lentamente a pezzi davanti ai suoi occhi? Si morse le labbra. Il suo 
«I'm moving on but you're left behind» poteva significare qualsiasi cosa, e l'incertezza lo lacerava lentamente, divertendosi a farlo soffrire nei modi più disparati senzai mai mostrare il minimo segno di pentimento o miglioramento, e per quanto ci provasse Jack non aveva modo di contrastarla.
Don't be so sentimental, no / this love was accidental so
Give it up, this was never meant to be / more than a memory for you
Questo era un altro calcio nelle gengive per lui. Se dava retta all'ipotesi che diceva che Alex era più che a conoscenza di come si sentiva per lui e che quindi si comportava in quella maniera apposta, allora quelle righe si riferivano a lui per forza e avrebbe dovuto mettersi l'anima in pace ancora di più: Alex gli aveva detto esplicitamente di non essere interessato a lui e di lasciarlo perdere una volta per tutte perché non c'era niente di serio nel modo in cui si era comportato in precedenza. E lì cascava un po' l'asino per Jack: non erano mai stati a letto insieme, a parte i baci sul palco e qualcuno al di fuori dello stage a causa dell'alcol non si erano mai esplorati, non camminavano in giro tenendosi per mano né si perdevano spesso in atteggiamenti fraintendibili; a parte qualche rara volta non si accarezzavano i capelli, non dormivano in mutande nello stesso letto, non si osservavano quando si cambiavano e non si facevano mai occhiolini - cos'era questo qualcosa di cui parlava Alex? Cosa sarebbe dovuto rimanere un ricordo per Jack? Era vero, ogni tanto c'erano stati momenti dolci fra di loro, ma del resto erano migliori amici da un'infinità di tempo, anche prima che i suoi sentimenti diventassero così forti tra loro non mancavano quelle situazioni un po' romantiche che tanto facevano impazzire i fan, quindi cosa c'era di speciale che non avrebbe dovuto sperare diventasse qualcosa di più significativo? La prima riga era infraintendibile - il biondo lo stava praticamente pregando di piantarla e di non essere così palese perché per lui quello che c'era stato fra loro non significava niente; ma il fatto che fra loro non fosse successo nulla confondeva Jack. Forse non si riferiva a lui e parlava senza peli sulla lingua direttamente a Lisa o a un flirt che aveva avuto mentre stava con lei, per questo era così difficile per lui trovare una ragione a quelle parole; ma poteva anche star cercando di convincerlo che il suo non era vero amore, che era solo un caso se dopo tutti quegli anni di amicizia si fosse scoperto innamorato di lui e che in realtà era solo un gradino più alto nel loro rapporto, niente di così speciale. Forse quelle quattro frasi dovevano solo servire a convincerlo che in realtà non c'era niente di serio nei suoi sentimenti per lui e che era solo confuso perché non sapeva come interpretare il nuovo grado d'importanza che la loro amicizia aveva assunto nella sua vita, che avrebbe dovuto cercare qualcun'altro perché se si fossero messi insieme non sarebbe stato felice e si sarebbe solo reso conto che si era trattato di un errore madornale credere che potesse esistere qualcosa di più fra loro. Forse era solo Alex che cercava di convincerlo a lasciar perdere e proseguire con la sua vita di sempre, abbandonando la speranza di portare il loro legame a un livello simile per concentrarsi sul diventare un amico meno duro da sostenere.
Jack abbassò lo sguardo. Se fosse stato così allora lo stava deludendo immensamente, giorno dopo giorno di più. Era proprio uno schifo di amico, probabilmente metteva Alex a disagio più di quanto potesse immaginare.
Passò il resto della canzone a stringersi lo stomaco e mordersi le labbra, senza avere la forza di muoversi. Avrebbe voluto piangere, ma c'erano volte in cui il dolore era così grande che riusciva a malapena a respirare e tutto dentro di lui perdeva vitalità, compresa la sua capacità di lasciarsi sfogare. Diventava così rigido che sembrava indossare ancora una maschera, solo che ormai non aveva più nessuno con cui fingere, nemmeno sé stesso. Prima che la canzone finisse sentì bussare, così si alzò e barcollò fino alla porta. Si aspettava fossero i vicini venuti a lamentarsi per il volume della musica e aveva già pronto un 'andate a farvi fottere', ma quando aprì gli morì fra i denti. Alex.
«Ehi, ciao. Sono arrivato a metà strada quando zia mi ha chiamato per dirmi che hanno un impegno con la banca domani e che è tutto rimandato, poi ha cominciato a fare più freddo e... non è che quel posto letto è ancora disponibile?». Il biondo aveva il beanie fra le mani e sorrideva con tutto il viso, e a Jack sembrò di sciogliersi. Alex scoppiò a ridere. «Che c'è, ti sei imbambolato? Ho interrotto qualcosa forse?». Jack si sforzò di non arrossire e scivolò di lato.
«Figurati, non hai interrotto proprio nulla» ribatté cercando di sembrare più spontaneo di quanto non fosse, richiudendosi quindi la porta alle spalle. Alex si sfregò le mani e si girò verso il moro, sorridendo ancora più vivacemente.
«Aspetta, è Nothing Personal questo?» chiese, senza aspettarsi davvero una risposta. Senza smettere di sorridere, si voltò verso lo stereo e si avvicinò, prendendo in mano il disco. Se lo rigirò un attimo fra le dita e tornò a guardare Jack, «Mio Dio, erano secoli che non lo ascoltavo. Questa canzone è...». La voce gli s'incrinò di colpo e per un attimo il biondo sembrò trasportato in un altro universo, poi osservò nuovamente Jack, con l'espressione di chi aveva improvvisamente realizzato qualcosa di scomodo. «Damned If I Do Ya, già». Annuì un paio di volte a labbra serrate e il moro si sentì immensamente a disagio. Alex si cinse il torace con le braccia e alzò le sopracciglia come a dire 'e insomma...', poi i suoi occhi ebbero un lampo di vitalità e si batté le mani sulle cosce, indicando il piano di sopra con un cenno del capo. «Bene, andiamo a preparare il letto?» buttò lì con un sorrisone, provando ad allentare la tensione che nel frattempo aveva avvolto la stanza. Jack si ritrovò ad annuire senza averlo davvero deciso e gli fece strada, sebbene il biondo conoscesse casa sua come il palmo della sua mano; sistemò la camera degli ospiti in una manciata di minuti accettando senza molte storie l'aiuto di Alex, diede un ultimo sguardo per controllare che fosse tutto okay e poi fece un sorriso all'amico, sgusciando fuori.
«Mi sembra che sia tutto a posto, se ti serve qualcosa sai dove trovarla» mormorò, senza sapere cosa dire. Alex sorrise.
«Grazie mille Jack, senza di te sarei sicuramente morto assiderato» rise, posando il beanie sul letto e sedendosi al suo fianco; poi lo guardò «dico davvero, grazie al cielo esisti. Mi hai davvero salvato il culo». Jack abbozzò un sorriso, sempre appoggiato allo stipite della porta, e si massaggiò la nuca con le dita, imbarazzato.
«Figurati, ci mancherebbe altro» mormorò «e poi se ti fossi ammalato ti avrei avuto sulla coscienza. Sono felice di poter fare qualcosa per te, ogni tanto». Alex fece un sorriso ancora più grande, smettendo di giocare col beanie.
«Sei proprio una gran bella persona» disse, Jack lottò per non arrossire e lo salutò con la mano, allontanandosi. Alex si lasciò cadere sul letto e si coprì gli occhi con le mani, esausto, e non gli ci volle molto per addormentarsi. Jack si morse il pugno e abbassò il volume dello stereo per non disturbare il biondo, sprofondò nel divano e rimase immobile a lungo; poi dopo quelle che gli parvero ore lanciò un'occhiata su per le scale e si decise a salire. Alex si era addormentato vestito, steso sul materasso come l'aveva lasciato, e un lieve russare tradiva la sua stanchezza. Jack fu tentato dal sedersi accanto a lui e guardarlo dormire da vicino, ma si limitò a osservarlo dall'uscio e a spegnergli la luce, esitando prima di andarsene.
«Sogni d'oro, Jackie» mormorò il biondo con voce impastata, e Jack sobbalzò.
«Notte Lex» contraccambiò, preso alla sprovvista. Alex sorrise e si girò su un fianco, riaddormentandosi silenziosamente come si era svegliato. Jack rimase immobile in silenzio un paio di secondi, poi raggiunse la sua camera e tirò un sospiro di sollievo. Si lanciò un'occhiata alle spalle, si sfilò i pantaloni e s'infilò sotto le coperte, deglutendo. Avrebbe dato qualunque cosa per potersi trovare accanto ad Alex in quel momento, ma sapeva che non sarebbe mai successo. Si tirò la coperta fin sopra la testa e strizzò gli occhi, finché tutto ciò che fu in grado di vedere fu un manto nero, abbandonato da tutte le scintille multicolore che di solito popolavano i suoi sogni. Mandò giù un groppo alla gola, inumidendosi le labbra. «Because I don't sleep at all without you pressed up against me - I settle for long distance calls, I'm lost in empty pillow talk again» sussurrò, aprendo delicatamente gli occhi alla penombra. Si portò una mano vicino al viso, se la rigirò davanti agli occhi e deglutì, mordendosi il labbro inferiore. Se la strinse con l'altra, mentre una lacrima solitaria gli solcava la guancia, incurante di tutto il resto. Non l'avrebbe mai detto a nessuno, mai. L'avrebbe amato in silenzio fino alla fine dei suoi giorni, ma non l'avrebbe mai saputo nessuno, come credeva fosse giusto che fosse. Avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco e avrebbe sorriso delle attenzioni di Alex verso il prossimo, ma in quel momento il domani era lontano; ora c'erano solo lui e la tristezza, e più che in ogni altro istante si sentì solo come un cane e lontano anni luce dall'essere felice, avvolto da un velo di delusione e speranze infrante. Avrebbe continuato a raccogliere i cocci del suo cuore ancora a lungo; e quando avrebbe finito, gliel'avrebbe regalato di nuovo, pronto a vederselo spezzare davanti agli occhi un'altra volta. Lo amava, lo amava da morire. E lentamente, notte dopo notte, crollo dopo crollo, era quello che gli stava succedendo.
«I'm lost in empty pillow talk again».


   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: Pwhore