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Autore: Glirnardir    31/07/2013    0 recensioni
Ecco come ebbe luogo la famosa congiura degli amici di Frodo.
Lavoro in corso.
Questa storia non è mia. Io l'ho semplicemente tradotta per farvi conoscere la meravigliosa autrice Dreamflower. Per chi fosse interessato alla versione originale, la trovate http://www.storiesofarda.com/chapterlistview.asp?SID=1707
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frodo, Merry, Pipino, Sam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XVIII.
 
     Mersday, giorno del compleanno, l’alba si levò chiara e luminosa come tanti anni addietro in occasione della gran festa di Bilbo. Era una giornata incantevole, ma Frodo non era per niente d’umore allegro. Nella sua mente c’era uno solo ritornello, che continuava a ripetersi con alcune variazioni sul tema: perché, perché Gandalf non era arrivato? E com’era possibile per Frodo mettersi in cammino senza di lui?
     Normalmente, in occasione del Compleanno, Frodo sarebbe stato in fibrillazione per via dei preparativi. Ma quest’anno si sarebbe trattato soltanto di una semplice cenetta fra lui e i suoi quattro ospiti, e dal momento che il suo smial era già pulito in preparazione al trasloco c’era assai poco da fare.
     Doveva incartare qualche regalo, e nel pomeriggio lui e Sam sarebbero stati impegnati a cucinare, ma per il resto era completamente libero. E ciò gli lasciava poco altro da fare che non fosse crucciarsi.
     Dove, dove era Gandalf?
     Merry e Pipino decisero che era meglio non correre il rischio d’inferocire Frodo il giorno del suo compleanno. Sam doveva portare con sé un carro pieno di oggetti che a giudizio di Frodo sarebbero stati utili alla famiglia Cotton, e Merry e Pipino avevano deciso di accompagnarlo, in modo da non stare fra i piedi di Frodo per tutta la mattina.
     Beninteso, avrebbero portato con sé anche qualcos’altro. Grassotto aveva dato a Merry un borsello pieno di monete con cui pagare la torta. Sarebbero dovuti tornare con essa a Casa Baggins prima di mezzogiorno, o non sarebbe stato appropriato.*
 
 
     Grassotto decise d’impiegare la mattinata tentando di redigere una bella copia della poesia elfica sulla quale aveva lavorato con Frodo in estate. Folco gli teneva compagnia, suonando dolcemente il suo flauto di legno. Era davvero bravo, ma pochissime persone oltre a Grassotto erano in grado di convincerlo a suonare.
     Attirato dalle dolci note della musica, Frodo entrò nello studio e si sedette silenzioso in un punto dove Folco non poteva vederlo. Per qualche momento riuscì a dimenticare tutto ciò che riguardava Gandalf, il viaggio e l’Anello.
     I tre amici erano talmente rilassati dalla musica che si scordarono addirittura dello spuntino delle undici. Furono perciò alquanto stupiti quando Pipino, a mezzogiorno meno un quarto, fece capolino dalla porta dello studio.
     “Ah. Eccovi qua! Grassotto, Folco, abbiamo bisogno di voi. Frodo, non ti allontanare da questa stanza, io chiudo la porta, e non azzardarti nemmeno a guardar fuori dalla finestra.”
     E così Frodo rimase seduto da solo, ascoltando le voci nel corridoio. (“Attento, Sam!” “Signor Merry, tenetela un po’ più alta dalla vostra parte.” “Ohi, occhio alla parete!” “Pipino, corri alla porta, svelto!”) Le voci sfumarono in direzione della sala da pranzo.
     Dopo un istante Grassotto fece capolino nello studio. “Frodo, potresti venire in sala da pranzo, per favore?”
     Frodo entrò, scuotendo la testa. Con che razza di sorpresa se ne erano spuntati fuori? Avevano quasi rischiato di fare tardi, poiché secondo l’etichetta degli hobbit tutti i regali per il byrding dovevano essere consegnati non più tardi di mezzodì del giorno della festa; anzi, a rigor di termini dovevano essere consegnati il giorno prima.
     “Oh, per le stelle!” esclamò Frodo alla vista della torta che troneggiava al centro del tavolo della sala da pranzo. Era mastodontica, forse sufficiente per due dozzine di hobbit, figuriamoci per cinque o sei. Si avvicinò per ammirarla: sette strati perfettamente rotondi, punteggiati qua e là da frutta e noci, ogni strato diviso dagli altri mediante uno spesso rivestimento di conserva di lamponi, il tutto sormontato da un circolo di marzapane color crema. Sulla cima vi era un mazzolino di fiori.
     “Ebbene, amici, devo dire che vi siete superati. È stata Lily Cotton a farla?”
     “Sì, proprio lei,” rispose Merry.
     Lily aveva passato gran parte della propria adolescenza a Pietraforata a lavorare dallo zio materno, un fornaio che godeva di una certa reputazione. Se fosse stata un maschio, sarebbe diventata la sua apprendista. Ma dopo aver sposato Tolman Cotton si era trasferita nella zona di Hobbiville e di Lungacque. Ora la sua abilità le fruttava qualche soldo in più per la famiglia, di tanto in tanto.
     “Vi ringrazio di cuore, è un’opera d’arte.” Frodo esitò. “Sono desolato di farvelo notare, ragazzi, dopo tutte le vostre fatiche - ma non vi pare che quella torta sia leggermente enorme?”
     Merry, Grassotto, Folco e Sam fissarono la torta come se non ci avessero mai pensato prima di quel momento; ma Pipino, che andava famoso per il suo appetito insaziabile, fece un sorriso famelico. “E quale sarebbe il problema?”
     Con gran disappunto di Pipino, Frodo decise che per tagliare la torta avrebbero aspettato fin dopo la cena di compleanno. Si trasferirono tutti quanti in cucina, poiché una volta che avessero finito di pranzare sarebbe stata loro preclusa mentre Frodo e Sam preparavano la festa d’addio.
 
 
     È opinione comunemente affermata presso le altre razze che tutti gli hobbit siano bravi cuochi. Beninteso, come tutte le opinioni di tal genere, anche questa non è del tutto esatta. È raro che uno hobbit non sappia cucinare, ma esistono certe eccezioni. E ‘bravo’, naturalmente, è un termine che può significare parecchie cose.
     Sam era un ottimo cuoco a tutto tondo, perfino secondo i canoni degli hobbit, ed era capace di trasformare anche il più semplice degli ingredienti in un vero e proprio banchetto. Frodo, d’altra parte, era un cuoco competente, non straordinario. Tuttavia c’erano alcune pietanze speciali che gli riuscivano alla perfezione. Una di queste pietanze erano i funghi farciti, che stava preparando proprio in quel momento mentre discuteva con Sam.
     “Vorrei davvero che tu lo facessi, Sam,” disse, gettando un pezzo di burro nel tegame caldo affinché si sciogliesse.
     Sam stava preparando tre polli da arrostire. Si augurava che tre fossero sufficienti, con la presenza del signor Pipino e del signor Grassotto. “Non sarebbe corretto, signor Frodo.”
     Frodo roteò gli occhi. Corretto. Non facevano altro che discuterne da quando avevano messo piede in cucina. Osservò il burro sciogliersi, quindi aggiunse le cipolle, il sedano, le carote e i gambi di fungo che aveva tagliato a quadretti. L’aglio poteva aspettare ancora un minuto. “Tu mangi sempre con noi, Sam.”
     “In cucina.” Sam finì di legare le ali del secondo uccello. “Non nella sala da pranzo.” Sam era stanco di discutere quasi quanto Frodo. A dire il vero, se si fosse trattato soltanto del signor Merry e del signor Pipino probabilmente avrebbe ceduto. Ma non conosceva altrettanto bene il signor Freddy e il signor Folco, e così aveva deciso di ostinarsi.
     Frodo gettò l’aglio nel tegame, prestando particolare attenzione; non c’era nulla di peggio che dell’aglio bruciacchiato. Un attimo dopo, aggiunse una cucchiaiata di Vecchi Vigneti. Dopo un breve ripensamento si versò un po’ di vino in una tazza. Offrì la bottiglia al compagno. “Sam?”
     “No, grazie, signor Frodo.” Sam stava sistemando adesso i polli sullo spiedo, e ancora una volta tirò in ballo la discussione. “E non venite a dirmi che non sapete perché in sala da pranzo sia diverso, visto che lo sapete perfettamente.”
     Frodo emise un sospiro togliendo il tegame dalla fonte di calore, e si accinse a grattugiare del pane raffermo in una scodella. “Be’, forse lo so, ma non dovrebbe essere per nulla diverso. E poi è la mia festa. Dovrei avere chi mi pare e piace.” Frodo aggrottò la fronte. Quest’ultima frase suonava imbronciata e infantile. Doveva stare attento, o avrebbe perso la discussione.
     Sam scosse la testa, mettendo i polli sul fuoco. Doveva stare attento, o avrebbe ceduto. Odiava quando il signor Frodo usava quel tono di voce triste e afflitto.
     “Abbiamo del rosmarino fresco, Sam, o devo cercarne di secco?” Frodo aveva finito di sbriciolare il pane, e stava ora grattugiando un pezzettino di formaggio vecchio e duro.
     “Ce n’è un poco nella terrina blu sul tavolo, signore.” Sam si mise a pulire le patate e le carote.
     I due lavorarono per qualche tempo in un silenzio socievole, entrambi pronti per una tregua, ma anche consapevoli che quella faccenda era ancora in sospeso.
     Dopo qualche istante, Frodo prese nuovamente la parola. “Ti propongo un compromesso, Sam.”
     “Signore?” Sam era sospettoso, ma speranzoso. Un compromesso avrebbe potuto accettarlo, forse.
     “Tu entrerai prima di cena, quando io distribuirò i regali; più tardi ci raggiungerai di nuovo, in tempo per fare un brindisi alla salute di zio Bilbo e per mangiare la torta con noi.” Frodo gli rivolse uno sguardo implorante.
     Sam sospirò. “Mi sembra equo, signor Frodo.”
     “Benissimo, allora, è sistemato.” Frodo mescolò le verdure cotte insieme alle briciole di pane. “Dunque, in quale luogo della Terra di Mezzo ho messo la padella con i cappelli di fungo?”

xxx

* "i regali andavano consegnati di persona al byrding (il festeggiato) alla vigilia del Giorno, o al più tardi il Giorno stesso, ma prima di pranzo" (Lettera 214)
  
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