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Autore: evenstar    01/08/2013    6 recensioni
Quarto (e per ora ultimo) weekend dell'ormai rodata coppia, o questa volta sarebbe meglio dire del trio! Tony cerca di portare la famiglia in montagna, ma le due ragazze della sua vita faranno di tutto per fargli saltare il suo perfetto weekend.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Spero che siate sparanzate sotto un ombrellone al fresco, per chi non è via ma sta bollendo in città, spero che questa storia vi faccia passare 10 minuti senza pensare al caldo! 

 

- Non può essere, ti prego dimmi che stai scherzando – disse Tony allargando le braccia in un gesto impotente e fissando uno sguardo incredulo su Pepper con in braccio Arya, che aveva la testolina tristemente appoggiata sulla sua spalla.
- Mai stata più seria. Ma forse è Arya che sta scherzando. Perché non lo chiedi a lei? – gli rispose la donna leggermente irritata da quel commento, voltandosi in modo che il faccino abbacchiato della figlia fosse davanti al volto sorpreso di Tony.
- Papà – mormorò la piccola fissando uno sguardo triste negli occhi di Tony.
- Pepper! – la riprese l’uomo sentendosi in colpa per quello che aveva detto, ma essendo anche arrabbiato alla prospettiva che il suo weekend stesse sfumando sotto i suoi occhi.
- Cosa? – chiese la giovane sapendo perfettamente che, come uno sguardo da cucciolo di Tony serviva sempre a convincerla a fare qualunque cosa, così un’occhiata della figlia bastava a farlo sciogliere, se poi l’occhiata era lacrimosa non aveva scampo, era in suo completo potere.
- Aya male – mormorò la piccola con due occhioni blu lucidi di febbre fissi sul padre come se si rendesse conto di essere la causa di quello scambio di battute tra i genitori.
- Proprio oggi? – chiese Tony con tono molto più dolce, quasi rassegnato, accarezzando i capelli ribelli della figlia e posandole una mano sulla fronte bollente. – Scotta.
- Che ti avevo detto?
- Non dovrebbe essere a letto?
- Se tu riesci a farcela stare, accomodati!
- No letto, mami – si ribellò Arya a quella prospettiva cercando di scendere a terra, ma troppo stesa dal febbrone per fare più di qualche pallido tentativo prima di ricrollare sulla spalla della mamma con uno sbadiglio.
- Tranquilla cucciola, mami è qui – la rassicurò Pepper, accarezzandole la schiena e cercando di lisciarle i capelli spettinati, senza peraltro alcun risultato. - Se vuoi possiamo dire al virus di tornare la settimana prossima, che per noi è più comodo – disse poi a Tony con un sorriso ironico.
- Non sei divertente.
- Sì che lo sono.
- Dici così solo perché non hai mai avuto voglia di venire a fare questo weekend.
- Certo che non ne ho mai avuto voglia, lo sai che odio freddo, neve e montagna… e non per forza in quest’ordine.
- Ma come? Dopo che l’ultima volta ci siamo così divertiti…
- Divertiti?
- … è stata un’avventura.
- Divertiti?
- … come due sopravvissuti.
- Divertiti? Ma credi che mi diverta a rischiare di morire congelata?
- Senza contare che mi hai fatto comprare quella baita.
- IO?
- Certo, mi hai praticamente costretto.
- Non volevo comprare niente.
- Non avevi intenzione di usare nulla che non fosse nostro…
- Odio Aspen.
- … non avevo molta scelta, no? Stavi congelando.
- Per favore!
- E poi lo diceva anche quel tizio… “Chi vuol esser lieto, scia”! – disse Tony improvvisamente illuminato da un improvviso ricordo di una frase letta da qualche parte secoli prima.
- Tony… era “sia”.
- Sicura? – chiese perplesso che la sua fantomatica memoria potesse averlo tradito.
- “Quant'è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: Del doman non v'è certezza” – recitò Pepper senza battere ciglio.
- Sono impressionato… comunque il concetto rimane no? Chissà quando ci potremmo ritornare.
- Tony! – lo fulminò Pepper con uno sguardo gelido.
- Non è che…? – chiese Tony fissando dubbioso prima Pepper e poi Arya.
- Cosa? Credi che mentirei sulla salute di TUA figlia solo per non fare un fine settimana in montagna?
- Credo che faresti qualunque cosa per non fare un fine settimana in montagna.
Dopo letteralmente mesi di tentativi per convincere la compagna, alla fine di estenuanti trattative ed incerte promesse Tony era finalmente riuscito a convincere Pepper ad andare con lui un weekend ad Aspen, nella loro baita. L’evento era stato incastrato alla perfezione tra i mille impegni amministrativi, di rappresentanza e famigliari della coppia tra l’esaltazione di Tony e lo sconforto di Pepper che non aveva mai amato Aspen, soprattutto con la prospettiva di gestire da sola la figlia di 2 anni alla sua prima esperienza sulla neve mentre il padre era impegnato in discese estreme sugli sci. L’influenza di Arya sembrava capitata proprio a proposito per far crollare miseramente tutti i loro piani e i loro progetti.
- Questo è un colpo basso – gli rispose cullando Arya che, d’altra parte, non aveva decisamente l’aspetto di fingere o di fare i capricci.
-  Scusa – le mormorò Tony avvicinandosi a lei e posandole un bacio sui capelli, rendendosi conto di aver esagerato. Arya dal canto suo, vedendo il papà vicino, tese le braccia per farsi prendere e Pepper gliela allungò. - Come stai mostriciattolo? – chiese Tony alla piccola, facendole un sorriso e posandole un bacio sulla fronte bollente.
- Ha 39 di febbre – gli rispose Pepper quando vide che Arya nascondeva il faccino contro la spalla del papà, sull’orlo delle lacrime.
- Va bene, telefono e disdico.
- Davvero lo faresti? – chiese Pepper leggermente sorpresa da quello slancio di generosità.
- Non mi pare di avere molta scelta – le rispose prendendo il telefono.
- Aspetta.
- Cosa? Ha 39 di febbre, neanche io posso pensare di portare una bambina con 39 di febbre sulla neve.
- Stavo pensando…
- Ecco, questo mi preoccupa.
Pepper lo fulminò con lo sguardo, indecisa se continuare o meno il discorso. - So che ci tieni a questa vacanza. Perché non vai tu? – gli disse alla fine, cercando di venirgli incontro ben sapendo quanto il marito tenesse a quel weekend, e contemporaneamente tentando di evitare Aspen per quell’anno.
- Non ti posso lasciare a casa da sola con la piccola.
- E’ un influenza Tony, posso cavarmela.
- Magari la febbre scende nella notte. Aspettiamo domani, la riempiamo di tachipirina, la imbacucchiamo bene e…
- Non dici sul serio, vero? – chiese Pepper alzando un sopracciglio a quell’idea del tutto balzana e osservando Tony con sguardo omicida. Non avrebbe portato la SUA bambina al freddo con il rischio che si prendesse una polmonite solo per farlo sciare con i suoi amichetti miliardari per un fine settimana.
- NO, io? No… - ritrattò lui rendendosi conto del pericolo che stava correndo.
- Ah ecco.
- Ok, non sarà l’unico fine settimana che passeremo in montagna. Disdico.
- Davvero, Tony. Vai tu.
- Non mi terrai poi il broncio per mesi interi rinfacciandomi di averti lasciato da sola?
- Uhm… - fece finta di pensarci Pepper che in realtà, sebbene non amasse la prospettiva di essere lasciata da sola con la figlia febbricitante, lo avrebbe comunque preferito a due giorni sulla neve.
- Peps? – chiese alzando a sua volta un sopracciglio.
- No, tranquillo – gli rispose poi, leggermente contrariata del fatto che lui preferisse andare a sciare che stare con Arya, ma sapendo di doverlo lasciare decidere da solo.
- Sei assolutamente sicura?
- Sì, ma se lo chiedi un’altra volta potrei sempre cambiare idea.
- D’accordo allora.
- Via papà? – chiese Arya dalla sua spalla, stringendo le manine attorno al collo del papà come se potesse trattenerlo con sé.
- Papà deve andare via per un paio di giorni, cucciola – le spiegò Pepper riprendendo in braccio la figlia. – Come fa ogni tanto.
- Tonna?
- Ma certo che torno, Arya – le rispose Tony che, sebbene avesse sognato quel fine settimana da mesi, ora non era più così sicuro di voler partire. Vedere l’espressione triste della bimba e lo sguardo intenso di quegli occhioni azzurri fissi nei suoi lo fece vacillare.
- Aya male – ribadì la piccola che non capiva come mai il papà andasse via quando lei stava male.
- Lo so cucciola, ma papà aveva programmato questa vacanza da tanto tempo.
- E quando starai bene giocherete insieme, d’accordo? – le chiese Pepper cercando di distrarla e non farle pensare al fatto Tony stava per andare via.
- Sci – annuì Arya chiudendo gli occhi, stanca dalla febbre.
- Andiamo a nanna, cucciola? – Pepper approfittò di quella debolezza per cercare di convincere la bimba a mettersi finalmente a letto.
- Sci – mormorò di nuovo la bimba, crollando alla fine al sonno.
- La porto a letto.
- Peps? – la richiamò Tony prima che lei sparisse su per le scale. 
- Sì?
- Sicura?
- Sì. E tu? – gli chiese la donna, sperando fino all’ultimo che cambiasse idea.
- Si, faccio le valigie – le rispose l’uomo.
- D’accordo.
 
Erano le quattro del mattino, Tony aprì la porta della Villa e si diresse, quanto più silenziosamente possibile, su per le scale diretto alla camera da letto. Passando davanti alla cameretta di Arya mise dentro la testa e osservò il lettino vuoto, come si era aspettato. Si fermò sulla porta della loro camera e rimase qualche minuto ad osservare la scena che aveva di fronte. Arya era raggomitolata dalla sua parte del letto profondamente addormentata con la borsa del ghiaccio sulla testa tenuta ferma da Pepper che, ad un certo punto della serata, doveva essere crollata a sua volta e si era addormentata in quella scomoda posizione. Tony fece qualche passo nella stanza e prese la borsa del ghiaccio, ormai sciolto, dalle mani della ragazza che si svegliò a quel contatto.
- Tony? – chiese assonnata mettendosi seduta.
- Sono qui.
- Lo vedo – mormorò Pepper svegliandosi completamente. - Non eri ad Aspen?
- Ci sono stato. Per circa 10 minuti.
- Come? Che ore sono? – chiese stropicciandosi gli occhi.
- Le quattro del mattino.
- Perché sei tornato?
- Ci ho messo 4 ore ad arrivare, 10 minuti a rendermi conto che non sarei mai dovuto partire e altre 3 ore a tornare – confessò Tony, sedendosi sul letto accanto a lei.
- Perché?
- Mi mancavate.
- Davvero? – chiese impressionata non aspettandosi quella risposta.  
- Sembri stupita – le rispose Tony, leggermente amareggiato da quel tono sorpreso, ma rendendosi conto di meritarselo.
- Lo sono – ammise Pepper che non si era mai fatta scrupoli a dire esattamente quello che pensava.
- Sono stato un’idiota a partire. Non so cosa mi sia preso oggi pomeriggio – le disse sinceramente, ed era vero. Appena arrivato alla baita si era guardato attorno, aveva visto l’ordine della camera e l’assoluta assenza di peluches, biberon, pannolini e giocattoli sentendo acutamente la mancanza della figlia. Poi aveva fissato lo sguardo sul camino spento nella stanza ricordandosi della prima volta che aveva passato la notte lì con Pepper, accoccolati vicini sul divano letto, ma divisi da una montagna di cuscini che la ragazza aveva posto come condizione per dormire insieme e si era reso conto di non avere nessuna voglia di essere lì. Voleva essere a casa, con la sua famiglia febbricitante. Era quindi rimontato in auto esattamente 10 minuti dopo esservi sceso, diretto a Malibu quanto più in fretta possibile.
- Non lo so, ma l’importante è che ti sia passato – gli rispose Pepper che, sebbene al momento non avesse detto nulla, era rimasta delusa dal vederlo partire come se niente fosse.
- Perché mi hai lasciato andare?
- Se ti avessi fermato ti saresti arrabbiato e saresti stato di cattivo umore tutto il fine settimana.
- Dovevo sbatterci la testa da solo?
- Come sempre.
- Come sta? – chiese accarezzando la figlia profondamente addormentata.
- Meglio, la febbre è scesa.
- Quindi possiamo partire domani? – chiese sorridendo a Pepper, stendendosi poi accanto a lei nel letto e circondandole la vita con un braccio con fare protettivo.
- Tony!
- Sto scherzando.
- Con te non si può mai sapere.
- Tu come stai? – le chiese poi.
- Stanca.
- Dormi – le mormorò posandole un bacio sul collo.
 
- Papà!
La mattina dopo Tony fu svegliato da 10 chili di frugoletto in pigiamino rosa che gli saltavano allegramente sullo stomaco, strappandogli un gemito.
- Oddio Arya – sibilò Tony all’ennesimo balzo della figlia, rendendosi conto che i suoi addominali, di cui era sempre stato orgoglioso, avevano decisamente bisogno di qualche esercizio in più.
- Tao – gli disse tutta contenta.
- Come stai cucciola? – chiese ancora assonnato stringendosi la bimba al petto per farla smettere di saltellare e posandole un bacio sulla fronte fresca.
- Bene – rispose la bimba ridendo felice di avere il papà inaspettatamente a disposizione al risveglio. – Gioca!
- E’ troppo presto, mostricciatolo – le disse cercando di tenerla ferma in modo che si riaddormentasse e gli permettesse di dormire ancora un po’. In fondo erano appena le otto e lui era andato a dormire dannatamente tardi ieri notte… o dannatamente presto quella mattina, in base ai punti di vista.  
- Gno, Aya gioca!
- Se facessimo che Arya dorme?
- Gno, gioca papi – gli disse divincolandosi dall’abbraccio e infilandosi sotto le coperte, in esplorazione del resto del letto.
- Arya, tesoro vieni fuori da là – le mormorò alzando le coperte e cercando di riacchiapparla alla cieca prima che svegliasse Pepper che, quando era tornato a casa, aveva l’aspetto decisamente distrutto.
- Epploro.
- Vieni fuori, andiamo a giocare nella tua cam… - stava iniziando a dire quando gli si mozzò il fiato in gola. Arya gli stava gattonando allegramente addosso, diretta al suo torace, appoggiando le ginocchia in parti anatomiche indiscutibilmente non adatte all’arrampicata.
- Arya – mormorò riuscendo finalmente ad acchiapparla e posandosela sul torace con la testolina vicino al reattore arc, come quando era più piccola. - Non dobbiamo svegliare la mamma!
- Mami – rise Arya che non si fece problemi a divincolarsi dall’abbraccio del papà per andare ad accoccolarsi contro la mamma, che ancora dormiva tranquilla nel suo lato del letto.
- Cos…? – mormorò Pepper svegliandosi all’improvviso e trovandosi Arya praticamente in braccio.
- Arya! Ti avevo detto di non svegliare mami – la rimproverò bonariamente Tony girandosi verso Pepper e intuendo subito che qualcosa non andava. – Ehi, stai bene?
Pepper aveva gli occhi lucidi e arrossati e le guancie in fiamme.
- Temo di no – rispose la giovane tossendo e spostando Arya di lato.
- Mami gioca?
- Aspetta, cucciola – le disse Tony riafferrandola e prendendola in braccio per tenerla lontana da Pepper.
- JARVIS la temperatura di Arya? – chiese Tony.
- 36,8°C signore.
- Quella di Pepper?
- 38,8 °C.
- Perfetto – mormorò la ragazza scostando le coperte e cercando di trascinarsi fuori dal letto.
- Ehi, dove credi di andare? – le chiese Tony afferrandola al volo prima che si alzasse e facendola tornare a letto, tra le risa felici della figlia che si arrampicò di nuovo sulla mamma, facendosi abbracciare.
- Devo preparare la colazione.
- Ci pensiamo noi, vero Arya?
- Aione! – rispose convinta la bimba.
- Tony, di solito ti ci vogliono tre ore solo per cucinare un omelette.
- Una tazza di cereali la posso preparare, il pranzo lo ordino dal cinese. Che ci vuole?
- Ce ci ole? – chiese anche Arya tenendo le braccia verso Tony.
- Vedi, anche Arya lo dice. Oggi facciamo noi, tu te ne resti buona a letto.
- Sei sicuro? Posso alzarmi, ce la faccio!
- Hai la febbre, adesso ti prendi una bella tachipirina e ti rimetti a letto.
- Gioca! – disse Arya indicando Pepper.
- Mami oggi si riposa. Gioco io, cucciola – le disse Tony afferrando la bimba per la vita e portandola fuori dalla camera tenendosela sotto il braccio, tra i suoi gridolini.
- Tony sei sicuro di riuscire a gestirla da solo? – chiese perplessa Pepper, crollando però poi sul cuscino dopo un altro tenue tentativo di alzarsi. Stava decisamente male.
- Sono Iron Man, penso di riuscire ad occuparmi di una bimba di 2 anni.
- Guarda che può essere molto più sfiancante di un gruppo di mostri alieni.
- Esagerata!
- Come vuoi – gli disse osservandoli uscire dalla camera diretti in cucina per la colazione.
Meno di due minuti dopo l’interfono squillò nella camera da letto.
- Dimmi – disse Pepper sorridendo all’immagine di Tony con in braccio Arya, già tutta sporca di yogurt.
- Ehm, dove sono i cereali?
- Seconda credenza della cucina.
- La scatola verde?
- La scatola con su scritto “cereali” – sospirò alzando gli occhi al soffitto.
- Trovata – esultò Tony, felice del piccolo successo mattutino.
- Oh – mormorò Arya colpevole slanciandosi verso terra e contorcendosi tra le braccai di Tony che dovette stringere la presa per evitare che gli sgusciasse dalle braccia.
- Arya, buona.
- Che succede? – chiese Pepper osservando incuriosita la figlia.
- Ehm – rispose Tony distogliendo lo sguardo dal video per fissare il pavimento.
- Tony? – mormorò la ragazza, incuriosita e leggermente preoccupata.
- Niente, piccolo incidente con lo yogurt. Stiamo bene – la rassicurò Tony.
- Sicuro?
- Ovvio.
- Dormo un po’ – disse con un tono che poteva anche essere una domanda.
- Ok.
- Se hai bisogno però chiamami – chiarì la ragazza, inquieta.
- Peps, è tutto sotto contro… Arya!
- Che succede?
- Niente, tutti e due vivi. Tutto bene! – la tranquillizzò Tony,
- Oh dio – sospirò Pepper.
- Tranquilla. Dormi – le disse chiudendo la comunicazione e tornando ad occuparsi della colazione della figlia. Dopo aver trovato i cereali e recuperato lo yogurt che era rimasto dopo che Arya ne aveva fatto cadere metà sul pavimento mise tutto in una scodella e poi si dedicò all’ingrato compito di cercare di legare la piccola al seggiolone, missione già di per se complicata, ulteriormente resa difficile dal fatto che la bimba si dimenava per scendere a terra, sgusciando da tutte le parti. Alla fine però il lato geniale di Tony prese il sopravvento e la bimba fu sistemata al sicuro con una tazza di yogurt e qualche fiocco di cereale immerso dentro.
- Tesoro, quelli dovresti metterli in bocca – le disse paziente cercando di imboccare Arya che, dal canto suo, non ne voleva sapere e continuava ad afferrare fiocchi di mais con le manine, alla disperata ricerca della sua bocca.
- Io – si impuntò la piccola voltando la faccia proprio quando il cucchiaio che le stava tendendo Tony le si avvicinò alla bocca, ottenendo il ragguardevole obiettivo di avere yogurt su tutta la guancia e ben poco dentro la bocca.
- D’accordo – sospirò Tony osservandola e posando definitivamente il cucchiaio. – Fai tu, tanto peggio di così non credo sia possibile. Cerca almeno di centrare la bocca ogni tanto – le disse sorridendo.
- Signore, la temperatura della signora Stark è arrivata a 39,5°C – la voce di JARVIS distrasse momentaneamente Tony dallo show della figlia.
- Che suggerisci?
- Del ghiaccio e altra tachipirina potrebbero essere indicati, signore.
- Sì, ovvio – rispose l’uomo prendendo un panetto di ghiaccio in freezer. – Tachipirina? – chiese poi sovrappensiero.
- Nel mobiletto del bagno, signore. La scatola con su scritto “tachipi…
- Muto. Anche l’ironia del maggiordomo adesso.
- Le ricordo signore che è stato lei a programmarmi – rispose JARVIS prendendo quel commento come una domanda.
- Muto ho detto. Arya resta qui, papà torna subito – disse dandole uno sguardo rapido e vedendo che era ancora saldamente legata al seggiolone.
- Ubito – gli rispose la bimba allegra, ficcando gioiosamente una manina nella scodella e poi mettendosela tutta in bocca.
Tony rise e si diresse con il ghiaccio al piano di sopra. Pepper stava riposando, ma fu svegliata dall’ingresso del marito nella camera.
- Ehi.
- JARVIS mi ha detto che ti è salita la febbre, ti ho portato del ghiaccio e della tachipirina.
- Grazie – sospirò Pepper girandosi faticosamente verso di lui mentre i suoi muscoli gridavano vendetta per quell’azzardo, e vedendo che era solo. – Tony…
- L’ho trovata! – le disse tutto contento che la sua missione di ricerca fosse andata a buon fine.
- … dov’è? – chiese Pepper, sollevandosi a sedere.
- Qui - rispose l’uomo mostrandole la pastiglia.
- Dov’è LEI?
- LEI? – chiese perplesso. Non c’erano più state “lei” in quella casa da almeno quattro anni.
- Capelli neri, occhi azzurri…
Tony la fissò sempre più perplesso.
- … alta più o meno 80 cm? TUA figlia.
- Oh – rispose capendo solo alla fine. – Tutto bene, sta facendo colazione.
- Tony…
- Dimmi.
- Non mi stai dicendo che MIA figlia di neanche due anni è in cucina da sola a fare colazione, vero? – gli chiese con sguardo omicida.
- No, è con… me? – chiese incerto. – L’ho lasciata sola due secondi.
- Una bambina di due anni? In cucina? Con tutte le cose potenzialmente letali che ci sono in una cucina?
- C’è JARVIS.
- Ma sei…
- Ehi. E’ legata al seggiolone, dove vuoi che vada? Stava mangiando i cereali con lo yogurt.
- Stava mangiando? – chiese tentando di alzarsi a sedere, ma ricrollando sul letto mentre il mondo le vorticava attorno.
- Stai giù, va tutto bene! – disse Tony mettendole una mano sulla spalla.
- Lo sai che la cosa più banale che possa fare è uno shampoo con lo yogurt?
- Ehm, quello lo ha quasi…
- E la cosa peggiore è che si strozzi con i fiocchi di mais? – lo interruppe già immaginando la scena del suo angioletto con un cereale incastrato nella trachea.
- Esagerata, non è…
- E’ piccola, Tony! Torna subito da lei!
- Ma…
- ORA! – sbottò la ragazza crollando di nuovo sdraiata in preda alla nausea per lo sforzo di sgridare quello scriteriato del marito e riuscendo contemporaneamente a sentirsi in colpa visto che aveva lasciato la figlia per occuparsi di lei.
Tony tornò in cucina dove Arya, che aveva accuratamente evitato di mettere i cereali in bocca scansando quindi ogni possibilità di strozzarsi con essi, aveva invece appreso fin da subito come lo yogurt faccia bene alla pelle e aveva quindi deciso di spalmarselo sul faccino, e tanto per essere sicura, anche sui capelli.
- Inito – disse tutta orgogliosa indicando la scodella vuota, allungando le braccia verso il padre per farsi prendere in braccio.
- Io sono finito se tua madre ti vede così. Febbre o meno.
- Mami?
- Sì, proprio lei. Vieni – le disse slacciando, non con poca fatica la cintura del seggiolone, e prendendola in braccio finendo ovviamente con l’impiastricciarsi anche lui di yogurt. – Andiamo a darci una sistemata – le disse cominciando a fare le scale con la bimba in braccio. Due scalini dopo Arya iniziò a divincolarsi per scendere tanto che alla fine Tony dovette posarla a terra.
- Io! – disse convinta con una vocetta autoritaria.
- Vuoi fare tu le scale?
- Sci.
- E va bene – le disse prendendole una manina yogurtosa per aiutarla a salire.
- Gno. IO! – ribadì la piccola guardando Tony con lo stesso sguardo “prova a contraddirmi” che lui conosceva così bene, avendolo visto centinaia di volte sul volto di Pepper.
- Testarda come la mamma – bofonchiò. – Non possiamo andare a pulirci e DOPO fare le scale? – provò a chiedere, ben sapendo che sarebbe stata una domanda del tutto retorica essendo la piccola una Stark e quindi, per definizione, poco incline ad ascoltare i consigli di chiunque.
- Aya fa cale – gli rispose infatti con un sorriso disarmante.
– Va bene, fai da sola – le disse alla fine pensando che comunque avrebbero dovuto occupare la giornata, in qualche modo. Fu anche contento di non avere la moquette per terra perché Arya appoggiò risolutamente le manine, ancora tutte impiastricciate di yogurt, sullo scalino superiore per aiutarsi a superare il dislivello, portando poi le gambette su e rimanendo un attimo in bilico sul bordo del baratro. Preso lo slancio il secondo scalino fu molto più rapido e anche il terzo, sul quarto cominciò a rallentare per colpa di tutta quella fatica e per rimirare il paesaggio da quell’insolita prospettiva. Tony, rimasto dietro di lei per acchiapparla al volo in caso di bisogno, ricordò vagamente che c’erano 36 scalini dal salotto alla camera da letto e fece un rapido calcolo del tempo necessario a percorrerli.
- Arya – le disse al decimo scalino, quando la piccola era ancora tutta impegnata nella scalata, per niente spaventata dalla quantità di gradini che le rimanevano da fare. – Vuoi che papà ti aiuti?
- Gno.
Tony sbuffò, ma poi la lasciò fare segretamente orgoglioso della determinazione della figlia.
Dopo venti minuti, giunti ormai al 26° scalino, qualcosa andò storto e invece di appoggiare le manine e poi tirare su le gambe, furono i dentini ad appoggiarsi alla scala con un tonfo sordo che preoccupò non poco Tony. L’uomo si chinò sulle scale, già pronto a vedere l’impronta insanguinata delle gengive della figlia e a sentire un piano disperato, ma nulla accadde. Arya rimase qualche secondo incerta, poi si sedette sullo scalino incriminato guardando il papà con sguardo perplesso. – Ti sei fatta male? – le chiese Tony abbassandosi per essere all’altezza della figlia.
- Gno.
- Ti prende papà?
- GNO – disse con sguardo sempre più simile a quello della mamma. Poi si alzò, fece un mezzo giro su se stessa e riprese l’ondeggiante arrampicata della scala. Sul penultimo scalino si voltò con un sorriso compiaciuto e tese le braccine verso Tony. – Papi – disse allungandosi all’indietro verso di lui.
- Ah, e adesso ti dovrei prendere?
- Sci! – rispose tutta felice.
- Ormai sei arrivata – le fece notare.
- Papi? – richiese non capendo perché non la prendesse.
- Dai, ti manca solo l’ultimo – le disse Tony facendole vedere che ormai erano arrivati al bagno. – Coraggio, come una bimba grande.
- Papà? – ripetè la piccola con gli occhioni azzurri che si riempivano di lacrime a quell’abbandono sconsiderato da parte del genitore, questa volta con lo stesso sguardo da cucciolo abbandonato che Tony sapeva perfettamente da chi avesse ereditato. Solo che lei era davvero un cucciolo, quindi lo sguardo era molto più legittimo.
- Oh, d’accordo – le disse non riuscendo a resisterle e pensando che di lì a dieci, dodici anni quella bambina gli avrebbe creato non pochi problemi e infranto numerosi cuori.   
- Bagno? – chiese la bimba tutta felice, stringendosi al collo del papà e posandogli la testolina sul petto, impataccandogli tutta la maglietta con i capelli allo yogurt.
Tony la fissò dubbioso. I bagni di Arya erano in genere competenza di Pepper e anche con lei finivano sempre con la stanza allagata e la mamma bagnata quasi quanto la figlia, vide però che la situazione andava ben al di là di una possibile sciacquata. – Bagno – annuì alla fine.
- Mamma? – chiese la piccola che ormai associava i bagni a Pepper.
- No, oggi facciamo noi due. Che ne dici? – le chiese Tony sorridendole.
- Mamma?
- No, papà.
- Mamma!
- Papà.
- Mamma.
- No, Arya. Mamma sta facendo la nanna.
- MAMMA – urlò la piccola proprio quando erano davanti all’entrata del bagno, esattamente di fronte alla camera da letto dove Pepper stava tentando di dormire.
- Tony, tutto bene? – chiese una voce dalla camera.
- MAMI! – riprese Arya sentendo la voce di Pepper e non capendo come mai non venisse a prenderla.
- Tutto bene, tranquilla. Dormi.
- MAMI!
- Basta Arya – la sgridò Tony con un tono più severo di quanto volesse.
- MAMIII – ribadì la bimba con gli occhioni azzurri che si riempirono di nuovo di lacrime all’udire il tono del severo del padre e cercando di divincolarsi dall’abbraccio di Tony che, nel frattempo, si era chiuso con lei nel bagno sperando che due porte attutissero le sue urla disperate. – Ativo! – rincarò la dose piantandogli uno sguardo lacrimoso addosso e facendolo sentire in colpa come mai nessuna donna era riuscita a fare.
Tony, che stava letteralmente strappando una figlia dall’abbraccio materno, per un attimo si sentì sperso. Poi si ricordò che lui era Iron Man, poteva farcela anche a fare il bagnetto alla figlia. – Arya, ascolta.
- Gno – borbottò lei con le lacrime che scorrevano sulle guance.
- Ascolta. Se adesso ti fai fare il bagnetto, dopo ti porto un po’ da mami. Va bene? – le chiese scendendo a ragionevoli compromessi con la figlia di due anni.
Arya sembrò ponderare un po’ la cosa e poi sorrise. – Mami – disse, suggellando il patto.
Dopo qualche attimo di incertezza la piccola scoprì che fare il bagnetto con il papà era divertente quasi quanto farlo con la mamma, senza contare che lui aveva bel cerchio luminoso dove prendere la mira per gli schizzi, che la mamma non aveva assolutamente. Mezz’ora di allagamento dopo Arya, bella pulita, e Tony, bello bagnato, fecero il loro ingresso nella camera da letto dove Pepper si era svegliata e fissava annoiata il soffitto.
- Stai meglio? – le chiese Tony entrando.
- La febbre è scesa – gli rispose osservandolo con un sorriso.
- MAMII – gridò felice Arya tenendo le braccia e facendosi finalmente prendere il braccio dalla agognata mamma.
- Ciao cucciola.
- Bagno – rispose lei orgogliosa di essersi fatta fare il bagnetto anche dal papà.
- Hai fatto il bagno? Ma dimmi Arya, il bagno lo hai fatto tu o il papà? – le chiese Pepper ridendo mentre Tony ne approfittava per cambiarsi la maglietta fradicia.
- Io.
- Perché a vederlo sembra il papà – rispose Pepper parlando a Tony.
- Quando lo fai tu non ne esci tanto più asciutta di così.
- Sì invece.
- Non credo proprio – le rispose accoccolandosi nel letto di fianco a lei e dandole un bacio sulla fronte. – Stai meglio- osservò poi.
- Sì, ora mi alzo.
- No signora. Oggi riposo.
- Mami male – chiarì Arya.
- Mami sta benissimo.
- Riposo, signora Stark. E’ un ordine.
- Credo che sia un po’ passato il tempo degli ordini, signor Stark – gli rispose ridendo.
- Mami nanna – le disse Arya con un tono che non ammetteva repliche.
- Due contro una, Peps. Hai perso.
- E va bene. Ma se hai bisogno di me…
- Me la so cavare. Fino ad ora sono andato bene, no?
Pepper alzò un sopracciglio, perplessa.
- Insomma stiamo tutti bene e la casa non è esplosa.
- Si, direi che può andare – gli rispose appoggiando la testa sul cuscino e farcendo uno sbadiglio.
- Mostriciattolo, facciamo fare ninna alla mamma? – chiese Tony afferrando Arya e sollevandola di peso per poi darle un bacio sulla guancia.
- Mamma nanna. Arya gioca! – rispose la piccola che cominciava a stufarsi di tutta quella inattività.
- Va bene, andiamo – le rispose Tony caricandosela sulla spalla e uscendo dalla camera da letto.
Per comune accordo Arya era stata sempre tenuta quanto più lontana possibile dal laboratorio di Tony per la presenza di notevoli quantità di oggetti potenzialmente esplosivi che vi si trovavano. Ritenendo la situazione attuale quasi a livello di emergenza nazionale però, Tony decise che uno strappo alla regola sarebbe stato più che giustificato e che quindi aveva l’autorizzazione di portare la figlia con sé. Scese le scale con Arya in braccio, decisamente impegnata a rimirare la porta a vetri con il cursore luminoso dove il papà stava digitando il codice d’accesso. Arya allungò la manina per schiacciare qualche pulsante anche lei, ma Tony entrò nel laboratorio prima che riuscisse nella sua impresa.
- Ti va di giocare con la fattoria? – le chiese posandola per terra su una coperta, insieme ad un accozzaglia di animali e figurine umane che una volta era stata un’ordinata fattoria.
- Gioca!
- Arya gioca, papà finisce due cose e poi arriva, d’accordo? – le chiese sperando di ottenere il permesso di finire quello che doveva fare.
- Oddo! – rispose la piccola annuendo convinta.
- Grazie – mormorò Tony sovrappensiero, sorridendo di quella risposta.
- Pego.
Tony si voltò verso Arya sconvolto. – E tutta questa educazione dove l’hai imparata?
- Mami.
- Ah ecco – rispose Tony sedendosi al tavolo e prendendo un saldatore e gli occhiali di protezione. – JARVIS, tieni d’occhio Arya.
- Tengo d’occhio, signore?
- Si, controllala.
- Le ricordo, signore che non sono stato programmato per…
- Puntiglioso. Mi basta che non faccia esplodere niente, per oggi.
- Come vuole lei, signore.
Tony fece un gesto brusco con la tesa e si fece cadere il visore di protezione sugli occhi mentre Arya, in un angolo circondata da scatoloni perché non si muovesse troppo, cominciava a spostare alacremente le figurine di animali e di umani, per poi rimetterle al loro posto dopo averle assaggiate e sbavate un pò. Ben presto quel misero intrattenimento la stufò e la piccola si mise a gattonare per il laboratorio, in cerca di qualcosa di più stimolante e che fosse anche alla sua altezza. Gli scatoloni furono superati mettendo in atto tutta la pratica di arrampicata di quella mattina e ben presto la piccola Stark fu libera di andare a sbattere contro l’armatura del padre collegata a mille fili per la ricarica. Arya si appese alla gamba, cominciando a strattonare per avere attenzione, alla fine non ricevendone si allontanò perplesse, richiamata poi indietro dal tonfo sordo di qualcosa che le cadeva di fianco. Girandosi la bimba si trovò a faccia a faccia con il casco dell’armatura, grosso quasi quanto tutto il suo tronco e la piccola pensò bene di infilarcisi dentro, per niente spaventata dal cipiglio severo della maschera.
- Tao – disse accoccolandosi per terra dentro il casco, come quando si accoccolava sul divano per vedere la TV con i genitori e osservando il visore trasmetterle luci e diagrammi di quello che la circondava.
- Online e attivo – rispose la voce metallica di JARVIS da dentro le cuffie del casco.
-  Tao – ripeté la bimba contenta che finalmente qualcuno le desse retta. 
- Bersaglio inquadrato.
- Saglio? – chiese perplessa ficcandosi una manina in bocca.
- Missile attivo, pronto al lancio.
Arya mosse la manina umida di saliva e la premette sul circoletto rosso dello schermo che le si era formato davanti agli occhi, incuriosita da quel nuovo gioco interattivo.
- Signore?
- Non adesso JARVIS.
- Signore, temo sia urgente.
- Che cosa succede? Ti ho impostato nuovi protocolli per evitare che Coulson chiami a tutte le ore.
- Non si tratta dell’agente Coulson, signore.
- E allora quale altra calamità naturale è successa perché tu mi interrompa?
- Mi ha detto di avvertirla se la signorina avesse cercato di far esplodere qualcosa.
- E quindi? – gli chiese non pensando neanche per un momento che la figlia potesse davvero far esplodere qualcosa, non con il livello di sicurezza che aveva abilitato nel laboratorio dopo la sua nascita.
- Ho un missile della Mark VIII pronto al lancio, signore. Procedo?
- CHE COSA? – sbottò Tony levandosi la visiera protettiva. – ARYA? – chiese guardando nel box improvvisato dove l’aveva lasciata, senza che lì vi fosse traccia di lei. – E adesso dove…? ARYA? – chiese ancora cominciando a preoccuparsi, più per il fatto di dire a Pepper di aver perso la figlia in laboratorio, che per la paura che lei si facesse male. A dispetto di tutto era stato ben attento dalla sua nascita a non lasciare nulla di potenzialmente pericoloso ad altezza nano.
- Papi? – udì una vocetta molto attutita chiamarlo.
- Non è il momento di giocare a nascondino, vieni fuori.
- Qui – rispose la bimba che stava cercando di gattonare fuori dal casco visto che il nuovo gioco l’aveva molto delusa. Molte luci, ma poi niente che si potesse schiacciare o che si illuminasse a comando o che facesse suoni e rumori divertenti. Arya cercò di uscire, ma scoprì ben presto che entrare era stato decisamente più facile e quindi fece quello che sapeva perfettamente funzionare in caso di emergenza. Si mise a piangere.
Tony seguì il rumore attutito fino alla sua armatura in ricarica, non riuscendo a capire da dove venisse il pianto della figlia finché, chinandosi per raccogliere il casco caduto, non si rese conto che ne uscivano un paio di gambette scalcianti. – Come diavolo hai fatto ad entrare lì dentro? – chiese prendendo in braccio figlia e casco e alzando la maschera, cercando di disincastrare la figlia.
- Gioco! – le rispose di nuovo allegra e al sicuro tra le braccia del padre.
- Missile attivo, signore.
- Annulla, JARVIS! Ma te lo devo anche dire? – chiese poi all’IA.
- Ho una corrispondenza genetica del 50% per i comandi, signore.
- Ovvio, ma… lascia stare – rispose rinunciando a spiegare al computer come gli ordini di una bimba di meno di due anni non andassero presi alla lettera.
- Sei una tempesta, lo sai? – chiese Tony alla figlia, osservando poi il casco gocciolante di saliva dove la piccola lo aveva pacioccato.
- Arya bava – gli rispose la piccola buttandogli le braccia al collo.
- E’ tua figlia, che pretendi? – sentì dire da una ben nota voce dietro di sé Tony, impallidendo al pensiero di essere stato scoperto laggiù con la figlia, che aveva appena tentato di lanciare un missile, per giunta.
- Pepper? Che ci fai in piedi?
- Stavo meglio e ho pensato di venire a vedere come te la stavi cavando.
- Mami!
- Come te la stai cavando? – chiese sorridendo e avvicinandosi per prendere il braccio Arya, che si stava dimenando verso di lei.
- Benone, vero mostriciattolo? – chiese Tony alla piccola che sorrideva felice, tralasciando di spiegare perché fossero lì e cosa stessero facendo. 
- One – confermò lei.
- E l’accidentale quasi distruzione della casa?
- Quale? – chiese con sguardo puro e innocente.
- Tony, JARVIS mi ha avvertito.
- Traditore.
- Signore, in caso di pericolo di vita della signorina sono programmato per avvertire entrambi.
- Ehm – mormorò Tony con sguardo colpevole.
Pepper sospirò, ma non poté fare a meno di ridere dell’espressione del marito. - Non avevamo deciso di tenere Arya fuori dal laboratorio? – chiese sollevando un sopracciglio.
- Era una situazione di emergenza!
- E qual era l’emergenza?
- Insomma… tu avevi la febbre… io dovevo finire…
- Tony?
- … lei voleva giocare…
- Tony?
- … e comunque avremmo potuto essere ad Aspen!
- TONY?
- Cosa?
- Sei stato bravo.
- Non è colpa mia… non credevo che… e poi non c’erano veri rischi… cosa?
- Ho detto che sei stato bravo. Non è esploso niente, hai passato la giornata con Arya invece che scorrazzare per le piste con i tuoi amici… sei stato bravo – gli disse con un sorriso incoraggiante.
- Bavo! – gli disse anche Arya sorridendogli a sua volta in modo così simile a sua madre che Tony scoppiò a ridere a sua volta.
- Mi piace passare del tempo con il mio mostriciattolo, dovremmo farlo più spesso che ne dici Arya? Tu e il papà insieme da soli.
- Mami? – chiese la piccola a cui non tornavano i conti. Le piacevano le giornate passate con il papà, ma la mamma doveva essere sempre a portata di sguardo perché le cose fossero giuste.
- Va bene, hai vinto tu. Con mamma! – rispose Tony avvicinandosi a Pepper e dandole un bacio. – Sei richiesta, mamma.
- Mi pare giusto.
- Magari potremmo prendere una baby sitter… - iniziò a dire Tony guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Pepper.
- Non ho nessuna intenzione di far crescere mia figlia ad un’estranea – chiarì la ragazza.
- Non stavo pensando ad un’estranea.
- Chi?
- Magari potremmo chiedere a Natasha, in fondo ha già lavorato per me… - le rispose cercando di mantenere un espressione seria.
- TONY! – sbottò Pepper dandogli un simbolico pugno sul bicipite.
- Ahi, Arya non prendere il caratteraccio della mamma!
- Il MIO caratteraccio? – gli chiese non credendo alle sue orecchie. – Tesoro, soprattutto evita il senso dell’umorismo di tuo padre! – disse Pepper alla figlia. - Che ne dite di mangiare qualcosa? – chiese poi tornando a stringersi a Tony e godendosi la vicinanza della sua famiglia.
- Basta che non sia yogurt, per oggi ho decisamente fatto il pieno!
- Pizza? – chiese Arya intrufolandosi tra i due, volendo anche lei la sua dose di coccole.
- Sei stata male, dovresti mangiare una minestrina non pizza – cercò di dirle Pepper, ma poi vide la smorfia della bimba. – Va bene, pizza. Ma solo per questa volta!
- Sai che credo che abbia preso il peggio dei due? E’ tutto il giorno che mi fa fare esattamente quello che vuol lei!
- E’ una Stark, ti stupisce?
- E’ snervante.
- Tra una decina d’anni ci farai l’abitudine!
  
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