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Autore: Just Jude    01/08/2013    20 recensioni
"Cosa è uno dei tanti modi con cui conquisti le ragazze?" - borbottai staccandomi di scatto dalla sua presa.
"Oh no" - esclamò guardandomi - "Io con le ragazze ho chiuso!",
"Davvero?" - chiesi incredula - "Sei per caso diventato gay? Perché se così fosse non ci sono problemi" - continuai iniziando a tirare fuori un flusso smisurato di parole - "Insomma non ti giudiche .. Aspetta, dove sono finiti gli altri?" - urlai poi strabuzzando gli occhi non vedendo più nessuno di fronte a noi. Harry si girò di scatto, muovendo il suo sguardo a destra e a manca per poi passarsi una mano tra i suoi morbidi ricci : la sua bocca rimase completamente serrata mentre le sue mani si seppellirono nelle tasche dei suoi jeans scuri. Questa sua indifferenza mi dava davvero sui nervi, possibile che fosse così apatico?
*****
Ecco cos'ero: un pezzo di ferro, un piccola lamina metallica di fianco ad un magnete; per quanto resistenti possano essere le forze che si frappongono però, una calamita riuscirà sempre ad attirare a sé un pezzo di ferro, è matematico.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                           Madly 6
                       
                                                                                                             "After the hurricane comes the rainbow"                                                                                                                
                                                                     

Quella mattina mi svegliai di buonumore, probabilmente grazie al pensiero che a breve saremmo usciti dal libro della giungla per tornare alla civiltà; in un certo senso però, mi dispiaceva che finisse lì quella vacanza, d'altronde, tralasciando il raffreddore, era andata meglio di come l'avessi immaginata. In silenzio, me ne stavo seduta facendo peso sulle ginocchia, racimolando tutte le mie cose e gettandole alla rinfusa nel mio zaino : la mia mente invece doveva ancora riprendersi dalla serata movimentata del giorno precedente, tanto che mi capitò più di una volta di ripensarci. Era stato strano e, non mi riferivo tanto a Mike, ma più che altro all'ometto: in fin dei conti, non mi aspettavo che potesse sentirsi imbarazzato dal trovarsi ad una distanza ravvicinata con me, insomma ero una tale arpia da metterlo in soggezione? Il suo comportamento mi aveva lasciata davvero perplessa: per tutta la vacanza aveva fatto l'arrogante presuntuoso, ma ora dove era finita la sua spavalderia? Dove erano finiti i suoi sguardi ammiccanti e il suo fare malizioso?
Non ti capisco proprio ometto - mi dissi sbuffando e spostando tutti i capelli sulla spalla sinistra. Feci mente locale e scossi la testa: in fin dei conti, cosa importava? A cosa sarebbe servito lambiccarsi il cervello se nel giro di poche ore avremmo ripreso ad essere due estranei? Chiusi il mio zaino e, dicendomi che a breve sarei finalmente tornata a casa, presi le mie cose e feci per incamminarmi verso l'incantevole veicolo che ci avrebbe riportati alla nostra vita quotidiana. Non appena fui fuori dalla tenda però, una strana scena si presentò ai miei occhi : Cecile, Harry e Jonah se ne stavano fermi, disposti a semicerchio, con lo sguardo fisso verso mio padre, il quale, seduto al posto del guidatore, faceva ripetutamente girare la chiave nella toppa dell'accensione. Degli strani frastuoni si sparsero per l'aria, placandosi poi di botto e, quando sentii il rumore dello sportello che si chiudeva, capii che erano in arrivo cattive notizie. 
"Che sta succedendo?" - chiesi avvicinandomi agli altri con passo celere,
"Ci sono dei problemi con l'auto" - rispose Jonah tenendo lo sguardo fisso su nostro padre, il quale, aveva preso ad ispezionare il motore,
"Non diciamo sciocchezze" - esclamai con fermezza - "Papà fai partire questa carretta";
"È un problema di batteria" - esclamò poi quest' ultimo - "Al momento non saprei come risolvere il guasto perciò, credo che rimarremo qui ancora per qualche giorno". 
"C-cosa?" - urlai - "Sappi che se è uno scherzo non è affatto divertente" - aggiunsi iniziando a percepire i primi sintomi di una crisi di panico,
"Sono serio Vicki" - esclamò lui (Steve) con fin troppa non curanza per i miei gusti - "Ed ora, ci conviene ripararci : è in arrivo un temporale" - aggiunse poi indicando leggermente il cielo ed accennando un sorriso.
Maledizione - borbottai tra me e me a denti stretti - maledizione al quadrato, non c'è limite al peggio: cosa avevo fatto di male per meritarmi quella punizione?


"Quindi" - cominciai - "Facciamo il punto della situazione : la temperatura si sta abbassando notevolmente, è in atto un temporale che non sembra volersi placare e noi siamo bloccati in questo ammasso di alberi e fango chissà per quanto altro tempo ancora" - urlai in preda ad una crisi di nervi - "Che altro deve accadere?" - aggiunsi alzando ulteriormente la voce e gesticolando nervosamente. Improvvisamente il "dolce e delicato" rumore provocato da un tuono rimbombò nell'aria, squarciando l'imbrunire con la sua luce e facendo per giunta tremare la tenda : sussultai, tremolando all'interno della mia felpa e tirando le maniche a tal punto da coprirmi le mani,
"Basta" - sbottai - "Io ho raggiunto il limite". Nervosamente presi il mio cellulare dalla tasca e, cominciai a digitare il numero di telefono di mia madre sperando che fosse così gentile e premurosa da venirmi a prendere: avrei preferito di gran lunga non chiamarla, d'altronde ero certa che avrebbe detto qualcosa che mi avrebbe fatto saltare ulteriormente i nervi ma ero disperata, mi trovavo in una situazione di emergenza e lei era l'unico individuo a me imparentato che somigliasse, anche se lontanamente, ad un genitore e che si trovasse ancora nell'era moderna. 
"Credo sia difficile che riuscirai a chiamare, non penso ci sia campo" - esclamò l'ometto con tono serio, aggiustandosi poi i capelli; io, che avevo già attaccato il telefono all'orecchio sperando che lei rispondesse, lo staccai violentemente e ne guardai lo schermo: una bella 'x' se ne stava al posto delle classiche lineette in alto a sinistra mentre la scritta 'chiamata di emergenza' era diventata parte integrante del mio sfondo; era il colmo!
"Tu Styles porti sfortuna" - esclamai indicandolo: avevo la mente offuscata e il mio respiro si stava facendo più pesante; morirò di crepa cuore, lo so - mi dissi - E senza neanche aver sposato Johnny Depp. 
"A-allontanati da me, porti sfortuna" - aggiunsi  indietreggiando e rintanandomi in un angolo, come se fossi spaventata da lui; sentivo le mie braccia tremare e le dita congelarsi, il cielo stava diventando sempre più cupo e tenebroso, mentre la tenda e gli oggetti intorno a me stavano progressivamente perdendo colore ai miei occhi,il loro contorno diventava sempre più labile e l'aria faceva fatica a scivolare all'interno delle mie narici, diventando come un macigno sul mio petto.
"Sei solo una bambina viziata e presuntuosa Collins" - sbottò Harry tutto d'un fiato spiazzandomi completamente: strinse vigorosamente nella sua mano destra la pallina da tennis con cui stava giocherellando, tanto che la sentii scricchiolare sotto le sue dita, per poi tornare a puntare i suoi occhi penetranti su di me, inchiodandomi al terreno, quasi intimorita dalla sua reazione. "Credi che tutti siano ai tuoi comandi? Che tu sia l'unica ad esistere qui dentro? Ma come fanno le persone a starti intorno? Sei insopportabile : non fai che lamentarti e fare la saccente, senza neanche preoccuparti se ciò che esce dalla tua boccaccia possa ferire gli altri" - mi disse con un tale risentimento che la sua voce risultò quasi distorta - "Già, hai capito bene : anche gli altri hanno dei sentimenti se per caso non ci avessi fatto caso". La rabbia che gli bruciava dentro era qualcosa di vivido, a tratti tangibile e il suo viso aveva perso la sua classica espressione bambinesca,lasciando spazio ad una mascella contratta, uno sguardo pietrificante e delle narici dilatate per far uscire aria mista a rancore che non faceva che avvelenare ulteriormente l'atmosfera circostante. Le sue parole giunsero alle mie orecchie come piccole e gelide lame che scivolando sulla mia pelle nuda mi provocavano una serie di tagli e ferite : coprii la mia testa col cappuccio mentre i miei occhi si riempirono di lacrime, che in men che non si dica presero a scivolare lungo le mie guance e a pendere alla fine del mio mento, precipitando di tanto in tanto sulle maniche della mia felpa. Iniziai a sentirmi profondamente in colpa, così sbagliata, addirittura pessima: Harry aveva ragione, non facevo che calpestare gli altri, non pensando a come potessero sentirsi; li pietrificavo, schiacciavo ed infine polverizzavo, come se ci fosse posto solo per me, solo per il mio subconscio. Mi aveva sbattuto la verità in faccia senza mezzi termini, aveva sparato a zero su di me senza pietà, colpendomi ed affondandomi intenzionalmente e così, per una volta, invece di annientare fui proprio io ad essere annientata. Abbassai lo sguardo, non avevo neanche il coraggio di guardarmi intorno, figuriamoci se avessi potuto incrociare i suoi occhi, non avrei retto il confronto e mi sarei sentita peggio di quanto potessi già fare: silenziosamente perciò, mi stesi nel mio sacco a pelo e, con gli auricolari nelle orecchie, lasciai che la musica mi distraesse, sperando che mi facesse dimenticare, anche se per poco, il mondo circostante. 


Quando mi svegliai, mi trovai tutta sola nella tenda, le cuffie dell'iPod intrecciate tra i capelli e un profumo di foglie umide che inondava il mio naso. Nel frattempo aveva smesso di piovere, il cielo era tornato azzurro e le nuvole si erano dissolte lasciando spazio all'arcobaleno. Una volta fuori dalla tenda, un odorino niente male attirò la mia attenzione solleticando le mie papille gustative: mio padre infatti, stava arrostendo la carne, mentre nel frattempo Cecile e Jonah apparecchiavano un tavolo un po' sbilenco che avevamo tenuto in garage per secoli e che in occasione del campeggio ci era tornato utile. Vederli insieme, mio fratello e Cecile intendo, mi fece uno strano effetto: seguii con i miei occhi i loro movimenti delicati, i loro sguardi complici si incrociavano di tanto in tanto per poi far nascere sulle loro labbra una serie di dolci sorrisi; lui sembrava così sereno, così appagato, mentre lei era sempre molto amorevole, ed insieme, sembravano una vera famiglia. Mancava però qualcuno all'appello : Harry infatti era seduto in un angolo, con la schiena contro il tronco di un albero e le gambe al petto; era evidentemente pensieroso, aveva lo sguardo perso nell'orizzonte e con le mani giocherellava con qualche piccola pietra che poi finiva per lanciare nel lago. 
"Dopo l'uragano viene l'arcobaleno" - dissi sedendomi delicatamente al suo fianco cercando di rompere il ghiaccio: avrei voluto davvero parlargli, dirgli centinaia di cose e fare mille discorsi l'unico problema era che le parole,invece di fuoriuscire, morivano tra le mie corde vocali, straziate dalla paura di sbagliare ancora. 
"Shakespeare?" - chiese lui con fare distaccato,
"No" - esclamai afferrando un sassolino e giocherellandoci un po' - "È una frase di Katy Perry". Il silenzio che congelò la nostra sottospecie di conversazione era contornato dal rumore dei sassolini che collidevano con l'acqua : ne accarezzavano la superficie facendo sollevare delle piccole e delicate goccioline ed infine affondavano rapidamente. Per un attimo pensai che il nostro rapporto fosse proprio come la traiettoria che portava quei sassolini sul fondale del lago: avevamo fatto scintille per tutta la vacanza, avevamo litigato di continuo, ci eravamo torturati con stupidi dispetti ed ora invece, ognuno per i suoi motivi, stavamo precipitando giù.
"Senti Styles, c-cioè Harry" - cominciai respirando profondamente - "Volevo chiederti scusa per prima: ero in preda ad una crisi di nervi e ho iniziato a parlare a vanvera" - dissi titubante e calibrando ogni singola parola, sillaba, lettera - "M-mi dispiace",
"Sai" - cominciò lui facendo voltaggiare nella sua mano una piccola pietra - "Me ne sono sentite dire tante ma tu sei stata la prima a dirmi che porto sfortuna" - aggiunse rimanendo però sulle sue e scrutando quel piccolo sasso verdastro che aveva racchiuso tra il pollice e l'indice.
"Scusa" - sussurrai con un filo di voce ed abbassando lo sguardo: mi sentivo in colpa, profondamente in colpa, era come se avessi un macigno al centro del petto che mi opprimeva; avevo dato di matto e per di più avevo esagerato prendendomela con lui che in fin dei conti non c'entrava nulla e questo mi faceva sentire tremendamente crudele: non facevo che sentire le sue parole risuonare nella mia testa, ripetendomi che aveva ragione, che ero pessima e che scusarsi non sarebbe servito ma, al tempo stesso, sapevo che se non l'avessi fatto mi sarei sentita ancora più in difetto.
"Comunque anche io volevo chiederti scusa per come mi sono comportato, mi son sentito chiamato in causa e non ci ho visto più" - disse poi sfregando le mani sui suoi pantaloni : tirai un sospiro di sollievo non appena la sua bocca si aprì, non avrei retto il peso di quel silenzio neanche per un altro secondo e, benché non fossi poi così convinta che ci avesse effettivamente messo una pietra sopra, cominciai subito a sentirmi meno fuori luogo.  In un baleno però, un nuovo silenzio si frappose tra di noi, non si sentivano più neanche i sassolini precipitare in acqua, ma, soltanto i tipici rumori della natura risuonavano tutt'intorno : benché mi sforzassi, non riuscii a trovare nulla da dire per continuare il discorso e per di più continuavo a chiedermi se effettivamente pensasse quelle cose di me. Credi davvero che io sia una bambina presuntuosa? Mi trovi davvero insopportabile? - mi chiesi - Beh come darti torto : hai ricevuto più insulti da me in quattro giorni che in diciassette anni di vita. Contemporaneamente però, sperai che facesse lui il primo passo, che dicesse qualcosa, anche la più stupida ed insensata, giusto per sgretolare quel muro che ci separava, benché fossimo seduti di fianco; ma la mia speranza fu vanificata dal persistere del silenzio: le sua labbra rimasero serrate, evidentemente neanche lui sapeva cosa dire e chissà, forse proprio come me aveva delle domande che gli frullavano per la mente. Avrei voluto dirgli che forse eravamo partiti col piede sbagliato, che sapevo essere anche gentile e che forse non ero poi così insopportabile ma non riuscivo proprio a mettere due parole in fila: non sapevo cosa mi stesse succedendo, in fin dei conti riuscivo ad essere sempre così distaccata e lucida, ma evidentemente nella parola 'sempre' non era compreso quell'istante. Tutt'a un tratto però, un delicato fruscio di foglie smosse l'aria, riportandomi sulla Terra : abbandonai immediatamente i miei pensieri, forse è meglio lasciar perdere - mi dissi - probabilmente sono solo stanca. Con la coda dell'occhio notai che la sua mano si stava lentamente muovendo su quella sottospecie di prato, bagnandosi leggermente a causa delle ultime gocce di pioggia rimaste e, titubante stava avanzando verso la mia; improvvisamente ne sentii il calore accarezzare la mia pelle e le sue dita giocherellare dolcemente con le mie : scivolarono lungo la parte superiore della mia mano, tracciando il contorno del mio indice, stuzzicando le mie unghie ed infine incastrarsi teneramente tra le mie dita. Il calore delle nostre pelli a contatto mi provocò una serie di piccoli brividi lungo tutta la schiena e le braccia, il mio stomaco si intrecciò leggermente e, in quell'istante potei percepire il mio cuore salire in ascensore fino al centro esatto della mia gola per poi fare un gran tuffo nel vuoto; ma che cosa mi stava accadendo?



- My Corner -
Hiii Sunshineeees!!
Come state?
Volevo caricare questo nuovo capitolo ma ho avuto dei problemini tecnici!
Allooooora,
chi si aspettava che succedesse una cosa del genere?! Lo so, tutti credevano che tornassero a casa e invece, il caso ha voluto che rimanessero al campeggio!!
E del litigio tra Harry e Vicki che ne dite? Ha esagerato lui? Se lo meritava lei?
Chissà, forse ora cambieranno le cose tra di loro : magari si avvicineranno, voi che vi aspettate dal prossimo capitolo? 

Vi piacciono i volti dei personaggi? Ho messo una foto del padre di Vicki, così vedete come l'ho immaginato!
Ok ora la smetto con il terzo grado!
Cooomunque, vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che
seguono/preferiscono la storia, tutte quelle che hanno letto il capitolo precedente e soprattutto quelle che l'hanno recensito : A MASSIVE THANK YOU :D
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che troviate la storia interessante : lasciate una recensionciiiina please, così posso sapere che ne pensate!
Baci baci

Jude


                         




 

  
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