Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    01/08/2013    6 recensioni
Touma aveva una busta in fondo al cassetto del comodino. Era una busta di carta gialla, un po' ruvida, e conteneva qualche decina di fotografie. Per prenderla bisognava spostare un po' di cose – la scatola che conteneva l'orologio di suo padre, un blister di compresse per il mal di testa, un quadernetto nero tutto sgualcito e anche due o tre caramelle mezze sciolte che avevano troppi anni per essere ancora commestibili. - ma non era importante, perchè non gli capitava di tirarla fuori molto spesso.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shu si precipitò su Ryo: sembrava quasi che non respirasse più. Fu sollevato quando lo vide socchiudere gli occhi, per poi gettarsi in avanti in preda ad un violento attacco di tosse.
“Come ti senti?”
“Non è... niente. Non preoccuparti. - Tossì di nuovo. – vorrei solo... togliere l'armatura. Mi sta soffocando.”
Shu lo guardò con aria scettica. Come sempre, Ryo stava minimizzando.
“Credo che tu possa farlo. Quella cosa schifosa se ne è andata. - Si guardò attornò con circospezione. – Ma cosa è sucesso? Sembrava quasi che ti avesse morso!”
Ryo lasciò svanire anche l'undergear con un sospiro di sollievo e Shu gli sollevò con delicatezza la maglietta. Lasciò andare il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento quando vide che non vi era nessuna lacerazione.
In compenso si stava formando un grosso ematoma proprio sotto lo sterno, ed aveva l'aria di essere parecchio doloroso.
Si mise in piedi, sollevando Ryo di peso e portandolo tra le braccia.
“Andiamo, ti riporto a casa.”

- o -

 

Shin depose Touma su uno dei due divani, poi lo avvolse con cura in un plaid. Seiji era seduto sulla poltrona di fronte. Aveva poggiato la testa indietro sullo schienale e teneva gli occhi chiusi.
“Ti sei sforzato troppo.”
“Sto bene. Volevo controllare le ferite di Touma.”
“Se continui ad abusare delle tue facoltà, non darai il tempo al tuo corpo di riprendersi.”
Seiji strinse le labbra, ma non rispose. Shin si rassegnò a non ottenere niente di più.
“Preparo un po' di tè, ti farà bene.”
Armeggiò un po' in cucina, stupendosi di come riuscisse a trovarsi a proprio agio in ciascuna delle case dei propri nakama, anche se ci passava ogni volta poco tempo. Pochi minuti dopo Seiji fu riscosso dal suo torpore dal profumo pungente di un ottimo tè verde.
“Grazie.”
Prese la tazza con entrambe le mani, ma ignorò i biscotti e le altre cose che Shin aveva preparato.
“Devi mangiare. Non puoi...”
“D'accordo, d'accordo. Non puoi darmi tregua, vero?”
“Non mi dai scelta.”
“Va bene, mangerò. A condizione che tu faccia altrettanto.”
“Ma io sto bene!”
“Non ne dubito. - Anche quando la sua voce era affaticata come in quel momento, Seiji non perdeva mai del tutto il suo tono da “giovane maestro”. - Ma non cambio le mie condizioni.”
“Va bene. Tanto hai sempre l'ultima parola su tutto.”
Seiji alzò lo sguardo, chiedendosi se Shin fosse offeso. Stava sbocconcellando un biscotto e sembrava più che altro preoccupato.
“E' quello che dice sempre anche Touma...”
Guardarono entrambi il loro compagno. Sembrava riposare, ma l'aspetto era ancora piuttosto sofferente.
“Come sta?”
“In realtà... non lo so. Le ferite al petto sono completamente guarite, ma non si è ancora svegliato. Ha preso un brutto colpo alla testa, e anche se cerco di visualizzarlo, non riesco a capire se è guarito.”
“Credi che ci sia qualcosa che non va?”
“Non lo so. Ogni volta che uso i miei poteri curativi, in realtà, credo di imporre al corpo un ritmo di guarigione innaturale.”
“Intendi dire troppo veloce?”
“Forse... e poi ci sono questi strani sogni in cui siamo caduti. Credi che fosse così anche per lui?”
“Quando siamo stati attaccati mi è sembrato di sì, ma non reagiva come te e Ryo. È come se... come se fosse addormentato molto più profondamente.”
Seiji si incupì.
“Il cervello è una cosa così delicata e complessa... Io...”
“Non ci pensare nemmeno.”
“A cosa?!”
“Seiji, so cosa stai pensando. - Gli poggiò una mano sul ginocchio. – Hai fatto il meglio che potevi, e sono sicuro che sia impossibile che qualcosa che viene dal tuo cuore possa avergli fatto del male!”
Seiji si limitò ad annuire, ma non sembrava troppo convinto.

- o -

Shu entrò nell'atrio del palazzo, seguito da Byakuen. Ryo sembrava essersi assopito con la testa sulla sua spalla.
Per fortuna non c'era nessuno, così si infilarono indisturbati nell'ascensore. Quando cominciarono a salire, Ryo si rianimò.
“Grazie... Ora puoi mettermi giù.”
“E perchè? Non pesi nulla, potrei portarti anche senza l'aiuto della Yoroi!”
“Sì, ma non voglio che i ragazzi mi vedano così. Si preoccuperebbero inutilmente.”
Shu sollevò gli occhi al cielo. “Magari farebbero bene.”
Ryo non rispose, limitandosi a divincolarsi e mettersi in piedi. Le gambe gli cedettero subito, e Shu si rassegnò a passarsi un suo braccio dietro alle spalle e sostenerlo per la vita.
“Testone!” Mormorò a denti stretti. Byakuen emise un ringhio sommesso di disapprovazione.
Suonò il campanello e dopo pochi istanti si ritrovò davanti Shin. Il suo volto passò dal sollievo alla preoccupazione, quando vide le condizioni di Ryo.
“Cosa è successo?”
“Ryo è stato attaccato. - Lo aiutò a stendersi nel divano libero. – Non so di cosa si trattasse, bestiacce simili ad ombre.”
Shin annuì, ma preferì non dire nulla, almeno per il momento. Si avvicinò invece a Ryo.
“Come stai? Sembri ferito.”
“Non è nulla, soltanto un livido. Shu è arrivato in tempo.”
Shu non potè fare a meno di arrossire e distogliere lo sguardo.
Seiji si alzò, per nulla convinto. Ryo era piuttosto pallido, e ansimava vistosamente pur essendo steso.
“Fammi vedere.”
“Ho detto che non è niente!”
Seijji gli sollevò la maglietta. L'ematoma si era esteso per buona parte del torace, ed era già rosso e violaceo. “Ma cosa è successo?”
Posò una mano sul livido: appena cercò di sondare sotto la superficie, una fitta dolorosa gli esplose nella testa. A nessuno sfuggì la sua smorfia di dolore, anche se aveva cercato di mascherarla.
“Lo vedi? - Brontolò Ryo. – Non devi sforzarti, sto bene.”
Seiji lo guardò duramente. Gli erano rimaste poche energie, e non voleva usarle per discutere con lui.
Premette con poca grazia due dita al centro del livido, e Ryo si gettò all'indietro, gridando. Il dolore era quasi paragonabile a quando era stato ferito.
Shin si morse il labbro per non intervenire.
“Sei... uno stronzo...” mormorò Ryo tra i denti.
“Sì, d'accordo. Adesso sta' zitto e lasciami lavorare.”
Chiuse gli occhi e cercò di vedere la ferita.
I muscoli del torace sembravano contusi e lacerati. “Ma che cosa...?” Guardò interrogativamente Shu.
“Quel mostro lo ha... beh, praticamente lo ha morso. Però l'armatura deve averlo protetto.”
“No. Il morso c'è, ma è sotto.”
Shin e Shu repressero un brivido di orrore.
“Come è possibile?”
“Quella creatura aveva una consistenza strana, vero? Come un fantasma, o uno spirito.”
“Sì. Come lo sai?”
Seiji scosse la testa. “E' come se prima lo avesse attraversato e poi lo avesse morso. Non capisco che senso abbia.”
“Stava cercando di strapparmi... la Yoroi.”
“Te lo ha detto lui?”
“Sì.”
“D'accordo. Adesso mettiti giù e rilassati. Più tardi parleremo con calma.”
Ryo obbedì. Non aveva più forze per ribattere, e comunque ormai era evidente che Seiji non si sarebbe fermato. Si abbandonò alla sensazione di calore che si irradiava dalla sua mano, e dopo pochi minuti si assopì.
“Ecco. - Seiji si alzò e si lasciò cadere su una poltrona. - Credo che in poche ore si riassorbirà del tutto.”
Shin si sedette sul bracciolo e gli passò delicatamente una mano sulla fronte.
“Come stai? Hai un bel mal di testa, vero? Perché non prendi un analgesico e non ti stendi un po'?”
“Forse... forse dovrei.”
Shin e Shu si scambiarono un'occhiata significativa. Seiji odiava prendere quel tipo di medicine, diceva che gli alteravano lo stadio di meditazione per giorni. Se era disposto ad usarle, significava che aveva un mal di testa insopportabile.
“Vado a cercarlo. – Shu si diresse verso il bagno. – sicuramente Touma ha qualcosa.”

- o -

Shu sbuffò, spazientito. Aveva esaminato con cura l'armadietto del bagno che conteneva le medicine, ma non c'era nulla contro il mal di testa. Eppure era sicuro che Touma ne avesse, perché spesso si lamentava che il troppo leggere gli procurava l'emicrania. Poi si ricordò che leggeva spesso a letto, e pensò che potesse tenerle nel comodino.
“Eccole!” esclamò appena aperto il cassetto. Stava per richiudere e tornare in sala, quando con la coda dell'occhio notò qualcosa di colorato. Erano 3 caramelle dall'aspetto piuttosto malandato. Sembravano così vecchie che si erano sciolte e solidificate di nuovo, e la plastica trasparente che le avvolgeva si era appiccicata al fondo del cassetto.
“Ma cosa se ne fa Touma di questa roba? - Eppure gli sembrava di averle già viste. Ne prese una, e la osservò meglio. - Ma... come è possibile?”
Erano caramelle artigianali alla frutta che aveva mangiato tante volte da piccolo, le faceva una vicina di sua madre e le vendeva nella sua gigantesca drogheria. Lui e i suoi fratellini avevano passato un sacco di tempo lì dentro.
Era sicuro che fossero quelle, perchè al centro avevano il disegno di un fiore stilizzato, dello stesso colore del bordo esterno. Come faceva Touma ad averle? Oltretutto la signora era andata in pensione da almeno dieci anni! Poi un ricordo gli attraversò la mente. Era stato tantissimi anni prima, forse non avevano nemmeno vent'anni. Si erano trovati tutti insieme a Tokyo per passare un po' di tempo assieme, e lui si era portato da casa un sacchetto enorme di quelle caramelle. Era finita che lui e Touma avevano bisticciato perchè Shu sosteneva che l'altro ne mangiasse in continuazione, mentre lui le aveva portate per tutti. Touma si era offeso a morte, e non ne aveva voluto toccare più nemmeno una.
Sbollita la rabbia, Shu si era sentito in colpa. Così, al momento di salutarsi, un attimo prima che Touma salisse sul treno, lo aveva spinto per scherzo e gli aveva fatto scivolare nello zaino tutte quelle che gli erano rimaste. La volta successiva che si erano sentiti, Touma non aveva detto niente a proposito di quelle caramelle, così Shu aveva pensato che non le avesse trovate, o che semplicemente se ne fosse dimenticato.
Ed ora invece le ritrovava in quel comodino e non sapeva cosa pensare. Touma le aveva conservate per tutti quegli anni, come qualcosa di prezioso? Shu sapeva che l'affetto tra loro era forte e non faceva preferenze o distinzioni. Sapeva che Touma gli voleva bene quanto ne voleva agli altri. Però era come se non avessero mai trovato il modo di dimostrarselo apertamente. Tra tutti loro, erano di sicuro i due caratteri più diversi in assoluto. Erano all'esatto opposto per tutto: temperamento, abitudini, famiglia...
Forse proprio per questo, la maggior parte delle volte finivano col mettersi in contrasto, e Shu ne aveva sempre sofferto un po', perchè invece con tutti gli altri Touma aveva un rapporto diverso, più affettuoso.
Forse anche il suo nakama provava la stessa sensazione, ma come lui non sapeva come cambiare le cose? Gli si formò un groppo alla gola. “Touma...” Sussurrò, passandosi una mano sugli occhi.
“Coraggio... - La voce di Shin alle sue spalle lo fece sobbalzare. – Vedrai che tra poco si sveglierà. Staremo bene.”
Shu annuì, nascondendo l'accenno di lacrime. Shin guardò dubbioso la caramella che aveva in mano, ma non disse nulla. Shu se la infilò in tasca, senza sapere il perchè, poi uscì dalla stanza.
“Trovate le medicine!” annunciò trionfante entrando in sala e cercando di mostrarsi sereno.
Seiji mandò giù una compressa, poi Shin lo sospinse dolcemente verso la camera degli ospiti.

- o -

Touma emerse di nuovo dal buio in cui era sprofondato. Sentiva ancora la mente completamente avvolta da quella sensazione di ansia e disperazione, ma non era più nella grotta sottoterra. Confusione e malessere continuavano a pervaderlo, ma pian piano gli sembrò di percepire anche qualcosa di diverso.
Una voce familiare borbottava poco distante. E c'era un buon profumo. Cercò di aprire gli occhi, ma le palpebre erano pesanti da sollevare come saracinesche. Rimase in ascolto, cercando di snebbiarsi il cervello.
“Preparo qualcosa da mangiare, ti va?” era la voce di Shin.
“Certo! Ho una fame da lupo. Oggi sono andate tutte storte dall'inizio, e infatti non ho mangiato niente!” Touma sentì un'ondata di sollievo ubriacarlo. Questo era Shu, e la cosa morbida sotto di sé era probabilmente il suo divano. Con uno sforzo aprì gli occhi.
Girò appena un po' la testa, ed il movimento non passò inosservato.
“Shin! Corri!”
Dopo un istante due volti felici e commossi entrarono nella sua visuale. Touma fece uno sforzo per sorridere. Era riuscito a tornare da loro, ancora una volta...

  
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