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Autore: amanda91    01/08/2013    6 recensioni
Elena brama la vita, ma vive di menzogne. Damon è fuggito anni prima. Un incontro inatteso, destinato ad unirli. Due vite destinate ad incontrarsi, due anime destinate ad amarsi.
N.B= Tutti umani
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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POV ELENA
 

Lo sospinse in casa con una tale irruenza da sorprendere persino sé stessa, che in quel contatto travolgente e quasi brusco si costrinse a non pensare, a non ricordare il male che ancora le ribolliva in petto, l’insicurezza per un futuro diverso del quale lui non era ancora a conoscenza. Si costrinse a non riflettere, ad agire secondo la carne ormai bollente, secondo il desiderio di lui sopito troppo a lungo. Un desiderio accumulato da troppo che era certa nemmeno Damon fosse in grado più di contenere o ritardare in qualche modo. Non arrivarono in camera da letto, ma consapevoli di essere ormai soli in casa si addossarono alla porta di ingresso sbattuta con rabbia e poca grazia alle loro spalle.
Non sarebbe stata in grado di staccarsi dalle sue labbra nemmeno se avesse voluto, se avesse avuto la lucidità tale da respingerlo, ma non ebbe voglia né modo di tentare perché loro, disobbedienti, continuavano a muoversi da sole contro quelle affamate di Damon, la sua lingua continuava imperterrita a cercare la sua, i loro respiri frenetici continuavano a scontrarsi e giustapporsi, senza sosta, senza fine.
Le chiavi di casa furono scaraventate atterra, e non ebbe modo di chiedersi se lo avesse fatto lei o fosse stato Damon a strappargliele di mano, un attimo dopo anche i vestiti tentarono di seguirle, ma ben presto si resero conto di non avere né il tempo né la voglia di spogliarsene gradualmente e interamente,  soprattutto se restavano addossati alla porta, avvinghiati alla ricerca di baci e ossigeno.
Avrebbe continuato a cibarsi soltanto delle sue labbra per un tempo indefinito se Damon non si fosse mosso a strapparle letteralmente con una morsa rabbiosa la lunga felpa con il solo folle obiettivo di impugnarle finalmente i seni con tale maestria da sembrare che non avesse fatto altro per tutto quel tempo, e il brontolio soffocato che le lasciò in gola fu l’apprezzamento sorpreso al non aver incontrato alcun reggiseno ad intralciargli la strada.
Gli sorrise sulle labbra, compiaciuta in un attimo di lucidità, prima che lui riprendesse a divorarle la bocca e lei si decidesse ad attirarlo affondando le dita nei morbidi capelli corvini.
Risentirlo sulla pelle, risentire la fame dei suoi baci che scesero a lambirle il collo, il petto, il seno, con una fame inaudita, tale da agguantarle la schiena nel tentativo di stringerla ancora di più, di tenerla ferma contro i suoi baci, contro le sue labbra in cerca del suo sapore su ogni millimetro di pelle bollente. Sembrava posseduto ed estasiato quanto lei Damon, che le aggredì con poca grazia i pantaloni della tuta mostrandole una fretta condivisa che non avrebbe potuto ignorare.
Lo riportò alla sua altezza ed incontrò quello sguardo blu cielo che tante volte le aveva mozzato il respiro, che troppe volte le aveva fatto del male … trattenne il fiato e si costrinse a sorridere. Lasciò che l’amore superasse l’odio e il rancore, almeno in quell’istante … si concesse di rivivere un solo breve momento con lui, l’unico essere al mondo capace di toglierle il sorriso e ridonarglielo un attimo dopo con la sua sola presenza.
Fu allora che dimenandosi dal suo abbraccio riuscì a fargli capire che pretendeva che anche lui si lasciasse spogliare.
Damon l’accontentò staccandosi da lei per sfilarsi con un gesto secco la t-shirt e tornare sulla sua bocca con un sospiro di sollievo che le fece capire non l’avrebbe abbandonata un solo attimo ancora, esaudendo una sua muta preghiera che soltanto per pudore non aveva emesso.
Solo i corrispettivi pantaloni restarono a ritardare l’inevitabile, e un attimo dopo non seppe nemmeno bene come non ci furono nemmeno più quelli. Era stata lei con troppa urgenza a sfilargli jeans e biancheria intima in un solo gesto, mentre Damon con un fluido movimento si dedicò ai suoi. Inciamparono entrambi nel tentativo di sfilarsi le scarpe e così mentre lei per mera necessità portò a termine il suo compito Damon lasciò perdere con uno sbuffo fiondandosi su di lei con tale veemenza da sembrare impazzito.  La sollevò senza fatica all’altezza giusta allacciandosi ai fianchi le sue gambe senza smettere un solo attimo di divorarle il viso, e lei ad occhi chiusi lo lasciò continuare finché non lo sentì d’un tratto arrestarsi e stringerle le guance con le dita, soltanto allora schiuse appena le palpebre senza scollare le labbra dalle sue.
Damon la osservava. Le stava chiedendo il permesso di continuare.
Chiuse gli occhi e lo sospinse dentro di sé.
Lo sentì, lo sentì dentro e ad un tratto fu di nuovo colma, viva, con lui. Boccheggiarono entrambi sconvolti da una sensazione indescrivibile, nuova, impensabile. Allora si scostarono dalla porta, e Damon la condusse senza lasciarle il ventre un solo attimo sul piccolo divanetto del salone, poggiandola con grazia per poi sovrastarla .
“Non … non ho potuto resistere oltre” ansimò muovendosi ancora contro di lei.
Perché era così appagante sentirlo nel ventre? Perché non aveva mai dimenticato quelle sensazioni? Perché non ricordava attimo più bello della sua vita che non fosse insieme a lui?
Corse ad incontrarlo, le sue mani al di là del suo controllo lo strinsero spasmodiche cibandosi della sua pelle, contando ogni muscolo teso nella spinta verso il piacere di entrambi. Un piacere disperato, carnale, capace di strapparle un gemito nuovo ad ogni affondo più profondo, più ravvicinato, urgente e veloce.
E prima che il piacere la travolgesse completamente impedendole anche di tenere gli occhi aperti gli portò una mano al mento  girandogli il viso per incontrare i suoi occhi. Due oceani umidi stracolmi di lussuria e abbandono, amore totale, e devozione. Due fari blu capaci di penetrarle l’anima e ridarle calore.
Damon le afferrò il bacino sprofondando di più, a fondo, con spinte più veloci e disperate, e mentre la stanza divenne tropo piccola e asfissiante, e sentì il sudore sulla pelle, o sulla sua, ebbe la sensazione di non riuscire più a distinguere dove i loro corpi si separassero diventano due unità autonome. La verità era che non voleva distinguerli, non voleva che lui le si separasse mai più.
 
POV DAMON 
 

Non c’erano state troppe parole, né prima, né durante né tantomeno dopo. Non aveva bisogno di parole per sentirla vicina, sottopelle, nel sangue, in ogni sospiro irregolare, in ogni battito esagitato.
Era ovunque, nuda sotto di lui, intorno a lui, accogliente come la ricordava, da far perdere la testa. Dentro di lui, anima e corpo. Parte di lui, della sua vita.
Rimase accasciato sul suo corpo in quella scomoda posizione per un tempo infinito, ed Elena non fiatò.
“Ho smesso di scappare – le raccontò nascosto tra i capelli, respirandole sul cuore – dammi un’occasione di dimostrartelo. Ti merito adesso, e ti amo. Lasciatelo dimostrare”
La implorò senza guardarla, ancora perso e inebriato tra l’odore e il battito frenetico del morbido petto stretto a lui.
La sentì chiaramente irrigidirsi, per poi chiuderglisi intorno, in un abbraccio inatteso e rincuorante.
“Non … - bisbigliò lei, in palese difficoltà – non posso”
Si scrollò malamente dal peso del suo corpo che soltanto pochi istanti prima era stata lei stessa a cercare convulsamente e si rivestì in tutta fretta con gesti sgraziati e frettolosi ignorandolo per tutto il tempo.
“Perché no?” ritentò intestardito tirando su soltanto il jeans per mero pudore.
Fu allora che incrociò i suoi occhi inondati di lacrime, e le labbra piene malferme.
“Parto per Londra” gli comunicò, tutto d’un fiato, senza guardarlo, ma capace di gelarlo lo stesso seduta stante.
“Come?” confuso increspò le sopracciglia. Davvero non capiva … ma il panico era già ugualmente oltre la soglia consentita.
“Ho fatto domanda per uno stage in giornalismo, e mi hanno presa. Vado via a settembre”
“Londra – ripeté sbattendo le palpebre – dall’altra parte del mondo … lo fai per me? Stai cercando di ferirmi? Di farmela pagare?” ipotizzò con mezza voce, stordito e frastornato, forse semplicemente incredulo.
“No! – negò con eccessiva enfasi – lo faccio per me! Non voglio essere più la ragazzina spaventata e incapace di seguire i propri sogni. Questo me lo hai insegnato tu, ricordi?”
Gli riservò un dolce sorriso di rassicurazione, appena accennato sul volto teso. Anche lei aveva paura … ma con terrore e coraggio aveva deciso di seguire i suoi sogni. Ripensò a tutte le volte che era stato lui stesso ad invogliarla. Era stato lui a proporle una vita dalla quale in quell’istante si sentì tagliato fuori.
“Quanto starai via?”
“Due anni ”
“Due anni” ripeté sfiancato, senza una minima inflessione nella voce.
“E’ un’occasione da non perdere … ci ho riflettuto a lungo e io …”
“Fai bene! fai bene a seguire i tuoi sogni”
Nell’incontro tra i loro occhi Elena crollò, rivide per un attimo la dolce ragazzina sognante nella proposta che vi seguì tra le lacrime.
“Parti con me. Vieni via con me” ripeté in un sussurro sconnesso avvicinandoglisi a grandi falcate.
Ed averla vicina, di nuovo così vicina … per un attimo lo convinse, ma poi …
“Non posso – indietreggiò a testa bassa – ho un fratello al quale ho promesso aiuto, siamo solo noi due adesso. E poi c’è l’azienda, da solo Stefan non riuscirà a portare avanti tutto, ha bisogno di me. Non posso”
Si costrinse a tenere lo sguardo lontano dal suo viso. Non voleva vederla mentre asciugava rabbiosa una scia di lacrime con il palmo tremante, mentre tratteneva a stento i singhiozzi, mentre tentava di essere forte per tener fede alla donna che era diventata.
“Hai ragione … non posso chiederti tanto. Ma io ti amo, non ho mai smesso di amarti, e più ti sto accanto più sento vacillare tutti i miei progetti, e non posso permettermelo. Ho già rinunciato una volta a tutto, non posso rifarlo”
Era forte, e decisa, perlomeno in apparenza. Erano fredde e calcolate quelle parole, ma il luccichio che le lesse nello sguardo quando ribadì di amarlo, quello era reale davvero. L’amore che li accomunava era reale, come i chilometri che li avrebbero tenuti lontani per i due anni avvenire e forse anche oltre se lei avesse deciso di restare lì. Era reale la confusione e la rabbia che lottavano in lui: non poteva impedirle di vivere, ma lui non poteva riuscirci senza averla accanto.
“Io … vado”
Come un codardo, come un ladro, uscì da quella casa e forse dalla sua vita in punta di piedi, così come vi era entrato mesi prima. Sconfitto le si allontanò e soltanto quando fu certo di essere solo nella notte si fermò ad inveire contro di lei, il destino, la notte e la trapunta stellata che accolse muta ogni suo singolo lamento. Il buio coprì le sue debolezze, il canto delle cicale sovrastò il rumore dei suoi pensieri, e così resto lì, perso nel nulla, sul ciglio di una strada probabilmente per tutta la notte.
 




Spazio autrice:
Mie care lettrici ... ecco un altro aggiornamento a poco meno di una settimana dall'ultimo ... che dire sto affrettando un pò le cose perchè siamo ormai agli sgoccioli e sono prossima ad una partenza (questo era il penultimo capitolo, il prossimo sarà quello finale ... un capitolo già in parte trascritto quindi posso assicurarvi che sarà più lungo =) poi ci sarà un corto epilogo) quindi penso che per fine della prossima settimana questa storia sarà completa *_* so già che mi mancherete tutte da morire!!!
tornando a noi ... beh finalmente Damon ha saputo di questa partenza!! non giudicatelo se è andato via senza insistere ... almeno per ora! è rimasto sconvolto, ha cominciato a riflettere sulle conseguenze che questa partenza potrebbe avere su un loro eventuale rapporto ... ma allo stesso tempo sa per certo che non può chiederle di non partire perchè andrebbe contro le sue stesse convinzioni! vi posso solo dire che nel prossimo capitolo si farà perdonare ... o almeno tenterà! il problema centrale sarà: Elena ha la forza di portare avanti questa relazione?? chi vivrà vedrà! alla prossima e buonanotte =*** 
  
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