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Autore: Dave1994    02/08/2013    2 recensioni
Skyrim, poco prima della resurrezione dei draghi e del ritorno di Alduin.
Una terra immersa nel mistero e nella magia...talvolta così antichi da trascendere persino il tempo stesso.
Due universi che si incontrano,per ridipingere un passato sconosciuto e incredibile.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Sogno o son desto?

Stava accadendo tutto nella mia mente?

Furono le ultime parole alle quali riuscii a pensare fino ad un attimo prima che quella cosa, l'abominevole velo di pura oscurità che per giorni interi aveva terrorizzato i miei sonni, mi avvolgesse inghiottendomi nella sua notte senza fine. Cieche propaggini mi incatenarono nel buio e inutilmente cercai di scrollarmi, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua.

Stavo per morire. La certezza di questo assoluto spezzò qualcosa dentro di me, senza tuttavia che soffrissi o mi disperassi dalla paura. Questa era la cosa più strana di tutte.

Era forse la voce di Tevinias, quella che udivo di sottofondo? Mi sforzai di capire, ma fu del tutto inutile: caddi, scaraventato in un abisso senza forma. Mentre prima la luce del giorno bagnava la mia pelle di tenui e smorti bagliori, attutiti dall'infuriare della bufera, ora c'era un nulla privo di spazio e tempo, fine soltanto a sé stesso.

Che diavolo, mi sarei aspettato una fine più dignitosa dal destino. Era un'ingiustizia morire così, senza neanche avere la possibilità di difendersi.

Eppure, potevo ancora pensare, concepire parole ed immagini. Ciò significava che non ero ancora morto, anche se non avvertivo più il mio corpo né lo spazio circostante. Laddove fino a poco prima c'erano i miei compagni di viaggio, ora anonime spirali di tenebra vorticavano convulse precludendomi una lucida visione dell'ambiente attorno a me.

Sogno o son desto?

- Lasciami andare. - mormorai, privo di labbra e con una voce di per sé inconsistente. Non mi sarei sorpreso nello scoprire che quell'intenzione di parole era rimasta semplicemente puro pensiero, destinato a rimanere esclusivo della mia mente.

Fu allora che la reclamai per la prima volta nella mia vita, con tutta la volontà che avevo in corpo e in ogni fibra del mio essere.

La libertà.

Volevo essere libero da quella paralisi, affermare la mia dignità e scuotermi fino a far tremare quella cortina nera attorno a me. Volevo gridare affinché anche l'ultimo uomo su Tamriel potesse sentirmi, fino a non avere più fiato in gola.

Gridare, fino a estinguere anche l'ultima scintilla della mia anima.

E così feci, ruggendo contro quell'Ombra imperturbabile dinnanzi a me: la guardai dritto in fronte, libero da ogni paura, e le rivoltai ribollendo di sdegno tutta la mia forza d'animo, la mia volontà di vivere.

E il Nulla ascoltò la mia rabbia, perplesso e sconcertato.

 

 

- SEBASTIAN! - ruggì Tevinias, terrorizzato dalla vista dell'Ombra davanti a lui. L'essere avvolse il suo compagno di viaggio nel giro di un attimo e lo sollevò a quasi un metro da terra, come una marionetta strattonata per i fili dal suo controllore. Vide gli occhi vacui e senza vita di Sebastian e accecato dalla rabbia accantonò ogni istinto di sopravvivenza, lanciandosi contro quell'abominio del Creato.

Se era la sua vita che l'essere voleva, l'avrebbe avuta. Sebastian non c'entrava nulla, era stata tutta colpa sua averlo trascinato in questa spirale di perdizione e mistero, alla ricerca di qualcosa...

...che non sarebbe mai arrivato.

Stava davvero per sacrificarsi, gettando al vento oltre duecento anni passati a nascondersi e sopravvivere. Solo la furia che lo invadeva era in grado di sopraffare quella profonda disperazione che taciturna abitava i più reconditi anfratti del suo animo.

- E' ME CHE VUOI! LASCIALO! -

L'Ombra vorticò su sé stessa, volgendo verso lo stregone ciò che più assomiglia ad una protuberanza provvista di volto: tagli orizzontali lungo la superficie liquida e nera si aprirono, mostrando opali di tonalità più scura e profonda. Gli occhi della creatura si riversarono in quelli di Tevinias, instillandogli la più terribile delle paure mai sperimentate dall'uomo e spegnendo in lui ogni accesso d'ira.

Poi, una lama scintillante fendette l'aria del giorno e trafisse in pieno l'essere di pura oscurità. Il coltello fuoriuscì dalla parte opposta del suo corpo senza consistenza o forma, andando a conficcarsi fino all'elsa nel tronco di un pino subito dietro.

L'Ombra ruggì, agitando i suoi filamenti tutto intorno a lei, affilati come lame: quando vide Ashlotte poco distante, ancora sulla difensiva dopo il lancio del suo pugnale, la riconobbe all'istante. E così fu per la donna.

Il ricordo di quel lago ghiacciato le tornò alla mente, insieme agli abeti e ai cedri morenti e in putredine, corrotti dall'oscurità morta cui era composto quell'essere. Sentì la paura afferrarle il cuore, ma si costrinse a non cedere e sfoderò un altro coltello.

- Lascialo andare!- urlò una voce che sembrava non essere la sua, mentre si preparava a lanciare la sua arma. Si chiese per un solo attimo che senso avesse rischiare la vita per un uomo che aveva conosciuto da neanche due giorni...

...e si ricordò poi come le avesse salvato la vita in due diverse occasioni, e di quanto la sua causa fosse diventata anche la sua.

Uno schianto secco echeggiò davanti a lei e brandelli di tenebra si separarono dal resto della creatura davanti alla potenza dell'urto dell'incantesimo improvvisato di Tevinias. L'aria compressa scalfì ben poco l'essere nel complesso, ma servì a distrarlo. Forse sarebbero riusciti a dividerlo da Sebastian, pensò lo stregone, concentrandosi e accumulando altra energia magica.

Poi accadde l'impensabile.

 

 

Sebastian.

L'uomo udì quella voce nel bel mezzo della notte e in tutta sincerità più che udire fu come se una carezza l'avesse fiorato all'improvviso, tiepida e leggera. Cercò di voltarsi, ma intorno a lui c'erano soltanto ombre, paure e angoscia, moltissima angoscia: se l'inferno esisteva davvero, Sebastian era certo che fosse quanto più simile a quello in cui era finito.

Sebastian.

E poi, vi fu la luce.

Un improvviso bagliore che rischiarò la notte, splendendo con la forza di mille soli.

Fu allora che l'uomo la vide per la prima volta.

Una mano tesa verso di lui, dai contorni come abbozzati da un bambino di quattro anni.

Prendi la mia mano.

Sebastian l'afferrò con tutte le sue forze, e da quel momento il suo mondo, la sua intera vita cambiò per sempre.

  
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