Questo
capitolo è dedicato
a Sorting Hat come ringraziamento per tutte le meravigliose recensioni
che ha
scritto nel corso dei capitoli di questa storia. Grazie di cuore, fa
sempre
piacere sapere che c’è chi apprezza ciò
che scrivo.
Save the date 1x06
La mattina
seguente Hogwarts aveva già dimenticato la rivelazione del
giorno precedente; o meglio, c’era ancora chi commentava
malignamente e
lanciava occhiatine impertinenti all’indirizzo di Charis, ma
l’argomento del
giorno era un altro: la prima uscita dell’anno ad Hogsmeade,
tanto più perché
essa coincideva con il giorno precedente alla festa di Halloween.
Insomma, era
l’occasione giusta per procurarsi un partner e un vestito che
avrebbe lasciato
tutti senza fiato. Per tutti, tranne che per i giocatori della squadra
di
Quidditch di Serpeverde; già perché a nulla erano
serviti i commenti indignati
dei componenti della formazione, che più che per il week end
di libera uscita
erano preoccupati per le reazioni delle loro ragazze quando avessero
saputo che
no, non le avrebbero accompagnate al villaggio. Rico era stato
irremovibile:
chi non si fosse presentato all’allenamento avrebbe liberato
il proprio posto
in squadra per qualcun altro che lo desiderava sul serio.
- Rico
è un vero e proprio dittatore, farci allenare anche quando
tutti
gli altri sono in giro a divertirsi. – borbottò
Mason, recuperando le
protezioni e la mazza da Battitore.
Robert, al suo
fianco, annuì energicamente e cominciò a
stringere le
cinghie dei suoi guantoni da Portiere.
- Avery, Nott,
piantatela o userò quei manici di scopa per qualcosa di
gran lunga meno piacevole. –
La velata
minaccia del Capitano li zittì all’istante,
spingendoli a
dirigersi controvoglia verso il campo.
- Hanno
ragione, sai, sei un despota senza cuore. – lo
stuzzicò
Katherine, ricevendo per tutta risposta una scherzosa pacca sul sedere.
- Fila ad
allenarti, Cacciatrice dei miei stivali. –
-
Sì, signor Capitano. –
Gli rivolse un
beffardo saluto militare e raggiunse il resto della squadra.
Rico attese che
anche Evan fosse pronto e insieme si diressero al
centro del cerchio che avevano formato i ragazzi: - Allora, so che la
cosa non
vi piace per niente, ma dopo queste due ore potrete andare a girare per
le
strade mano nella mano e fare tutte quelle altre cose sdolcinate che vi
piacciono tanto. Il campionato inizia sabato prossimo e credo sia
superfluo
dire che l’idea di perdere anche solo una partita non è minimamente
contemplata, quindi montate su
quelle scope e datevi da fare o, quanto è vero che mi chiamo
Rico Wilkes, avrò
la vostra testa al termine del campionato. – concluse,
lanciando occhiate
gelide tutt’intorno. Il messaggio era chiaro a tutti: non
stava affatto
scherzando.
Con un sospiro,
Robert volò davanti agli anelli, mentre Rabastan e
Mason si posizionavano ai lati, Regulus svettava sopra tutti e Rico
formava il
tridente d’attacco insieme ad Evan e Katherine. Un lieve
fischio diede l’ordine
a Charis, che attendeva che Regulus finisse di allenarsi per andare
insieme ad
Hogsmeade, di liberare le varie palle. Fatto ciò la ragazza
raggiunse sugli
spalti Narcissa, che osservava l’allenamento con aria
annoiata.
- Speriamo che
finiscano presto, o quando arriveremo ad Hogsmeade i
vestiti più belli saranno già stati presi.
– mormorò la Black, torturandosi il
labbro come se il pensiero di essere costretta a indossare gli scarti
di
qualcun altro le facesse venire gli scompensi.
- Vedrai,
riusciremo a fare in tempo. A proposito, con chi hai
intenzione di andare al ballo? – aggiunse incuriosita.
Narcissa
sospirò, la condizione di fidanzata ufficiale di Malfoy le
pesava enormemente: - Con Rabastan, anche lui non può
andarci con nessun’altra
visto che Melissa non è a Hogwarts. –
Charis le
rivolse uno sguardo solidale: comprendeva perfettamente la
frustrazione della ragazza, visto che di solito avrebbe avuto stuoli di
cavalieri pronti a farsi in quattro per accompagnare la più
bella delle sorelle
Black.
- Oh, non
farmici pensare. Torniamo alle cose importanti: che colore,
blu o argento? – domandò, riferendosi chiaramente
all’abito che avrebbe
indossato.
- Direi
argento, saresti una perfetta Dama Grigia. –
Narcissa
annuì convinta, le piaceva l’idea di impersonare
un fantasma
giovane e bellissimo come quello della torre dei Corvonero.
- Hai
già pensato al tuo di vestito? –
- Non ancora,
pensavo a una delle muse. –
Gli occhi blu
della Black s’illuminarono: - Ce l’ho. So quale
dovresti
essere: Urania, la musa dell’Astronomia. –
Sì,
l’idea era sensata: lei adorava l’astronomia, la
stessa Sinistra le
aveva sempre detto che quello sarebbe stato un ottimo campo in cui
specializzarsi.
-
Sì, mi piace. – approvò con un sorriso.
E anche il
problema del vestito era stato risolto. Forse, dopotutto, le
cose avrebbero cominciato ad andare per il verso giusto,
pensò Charis, tornando
a osservare gli allenamenti.
*****
Erano passate
due ore da quando avevano finito di allenarsi e Rico,
dopo aver declinato l’invito ad andare a Hogsmeade con Evan e
Rabastan, si era
diretto in biblioteca. Di solito non frequentava molto quel luogo, non
gli
piaceva che la gente pensasse che era un secchione e a dir la
verità non gli
importava poi molto dei voti; la sua vita sarebbe stata il Quidditch,
malgrado
i suoi genitori non fossero affatto d’accordo. Aveva deciso
così, era la sua
vita; punto, fine della discussione. Comunque restava il fatto che
doveva
finire un tema per la McGranitt e non aveva la minima idea di cosa
fosse la
roba su cui doveva scrivere, quindi l’incontro con quel luogo
nefasto era
inevitabile.
Rimase sorpreso
non appena ebbe varcato la soglia. Era convinto che
fossero tutti andati a trascorrere il sabato all’aria aperta,
invece c’era una
ragazza seduta a uno dei tavoli, immersa nella lettura di un tomo
dall’aria
imponente e a dir poco polverosa. La divisa rivelava chiaramente che
fosse una
Corvonero. Qualcosa di familiare in quella chioma corvina lo spinse ad
avvicinarsi e prendere posto al suo stesso tavolo. La ragazza
alzò lo sguardo e
arrossì di botto. Ecco, ora che la vedeva bene si ricordava
chi fosse; era la
sorellina di Eris… Com’è che si
chiamava? Ah, sì, Elizabeth.
- Ciao
Elizabeth, non ti disturbo vero? –
La Corvonero
avvampò ancora di più.
Ok, ora era
ufficialmente confuso: perché arrossiva come un peperone,
aveva forse sbagliato nome?
- Ti chiami
Elizabeth, giusto? – domandò, tanto per averne la
conferma.
-
S-sì, è solo che non mi aspettavo che sapessi chi
fossi. – mormorò.
Ah, ora era
tutto chiaro. Elizabeth Greengrass doveva appartenere alle
schiere delle Nerd Corvonero; tipologia piuttosto comune, anche se non
erano in
molte ad avere un viso così bello, né delle gambe
così sexy, considerò,
lanciando un’occhiata alla porzione di pelle lasciata esposta
dalla gonna della
divisa.
Elizabeth
seguì il suo sguardo e arrossì ancora di
più: sembrava
diventata un pomodoro umano. In circostanze di quel tipo si sarebbe
messo a
ridere senza ritegno, divertito dall’imbranataggine della
ragazza in questione,
ma lei gli suscitò un senso di tenerezza.
- Come mai te
ne stai chiusa qui dentro invece di essere in giro per
Hogsmeade a cercare un vestito o roba simile? –
Elizabeth lo
fissò con aria divertita: - Lo dici come se fosse scontato
che una ragazza vada a fare shopping prima di ogni ballo. –
-
Perché, vorresti farmi credere che non è
così? –
Scosse la
testa: - No, in linea di massima hai ragione, ma se al ballo
non ci vai non ti poni neanche il problema dell’abito, no?
–
Rico
avvertì una nota di delusione nella sua voce.
- Andiamo, vuoi
farmi davvero credere che nessuno ti abbia chiesto di
andarci con lui? No, perché te lo dico fin da subito, non ci
credo. – affermò,
lasciando che nel suo sguardo trasparisse il giudizio che aveva nei
suoi
confronti: era bella, non una di quelle bellezze prorompenti e procaci,
ma
questo non toglieva il fatto che lo fosse.
Elizabeth
arrossì nuovamente: - In realtà mi hanno invitato
un paio di
ragazzi, ma ho detto di no. –
- Come mai?
–
Non sapeva da
cosa nascesse quel desiderio di farle domande, ma quella
ragazza lo incuriosiva e voleva davvero riuscire a capirla meglio.
-
Perché tra di loro non c’era il ragazzo che mi
piace. – ammise,
desolata.
-
Bè, chiunque sia, deve essere proprio un idiota. –
affermò solennemente.
Elizabeth
inarcò un sopracciglio e rise divertita: - Sì,
credo che un
po’ lo sia. –
Rico spinse via
i libri, attirandosi le occhiatacce della Pince che non
tollerava quella somma noncuranza nei confronti di quelle che per lei
erano
vere e proprie reliquie.
- Vieni,
andiamo. – decretò, prendendola gentilmente per un
braccio e
costringendola ad alzarsi.
Lo
fissò perplessa: - Dove è che dovremmo andare?
–
- Ad Hogsmeade,
ovviamente, avrai bisogno di un vestito per domani. –
-
Ma… ti ho già detto che non ho intenzione di
andarci. – gli fece
notare.
- Oh, tu ci
verrai eccome, anche a costo di portartici di peso. –
In un misto di
rassegnazione e divertimento, Elizabeth recuperò la sua
borsa e lo seguì docilmente. Oltrepassarono il cancello
sotto la sorveglianza
di Gazza e s’incamminarono tra le viette del villaggio.
- Ok, non me ne
intendo molto di negozi femminili, perciò dovrai essere
tu a farmi strada. – ammise Rico, invitandola a prendere il
comando di quella
che era a tutti gli effetti una vera e propria “spedizione
d’emergenza pre
ballo”.
Elizabeth
ridacchiò e, prima ancora di pensare a ciò che
stava per
fare, si ritrovò ad afferrare la mano del ragazzo al suo
fianco e a stringerla
con delicata fermezza.
-
Così non corro il rischio di perderti per strada.
– mormorò, mentre
sentiva le guance arrossarsi sotto il peso di quello sguardo penetrante.
Rico non
trovò nulla da ribattere, anche se doveva ammettere che era
una sensazione strana quella di passeggiare mano nella mano con una
ragazza,
per di più se si trattava di una tipa che aveva conosciuto
meno di un’ora
prima. Si lasciò condurre in una piccola boutique, piena di
abiti di tutti i
toni dell’arcobaleno, in cui si ritrovarono faccia a faccia
con Katherine e le
altre due Serpeverde.
- Rico, credevo
che saresti rimasto al castello. – commentò
stupita la
Banks, soffermandosi sulle mani intrecciate del Capitano e della
Corvonero
accanto a lui.
- Cambio di
programma, devo scegliere il vestito per la mia dama. –
replicò scrollando le spalle, come se non fosse nulla di
speciale quello che
stava facendo.
Narcissa
osservò con più attenzione la ragazza, che doveva
essere al
quinto anno proprio come Charis: - Sbaglio o tu sei la sorellina di
Eris
Greengrass… Beth, no, Elsie. –
- Elizabeth.
– la corresse gelidamente.
-
Bè, fa lo stesso, non posso mica ricordarmi tutti i nomi
delle
ragazze della scuola. –
Charis
intervenne, ammonendo l’amica con un’occhiataccia e
rivolgendo
un sorriso di scuse alla Corvonero.
- Perdonala,
quando si tratta di shopping diventa scortese e nevrotica.
–
Elizabeth si
trattenne dal replicare che Narcissa Black era scortese e
nevrotica con tutti quelli che non facevano parte della sua piccola
cricca
praticamente trecentosessantacinque giorni l’anno e
adottò un’espressione
imperscrutabile che le parve un ottimo compromesso.
-
Sarà il caso di passare al prossimo negozio, o Cissa
sbranerà la
prossima commessa che dirà di non avere un abito di puro
argento. – commentò ironicamente
Katherine, rivolgendo un cenno di saluto ai due e trascinandosi dietro
la
Selwyn e la Black.
- Prova questo.
– decretò d’un tratto Rico, porgendole
un abito azzurro
chiaro dal corpetto delicatamente intarsiato e la gonna in seta e tulle
che le
arrivava alla caviglia; completavano il tutto un paio di maniche in
tulle che
le nascondevano completamente le mani.
- Un vestito da
ninfa? – domandò dubbiosa.
- Certo,
potresti essere la ninfa Filonome dal momento che io sarò
Ares. –
Elizabeth
osservò ancora il vestito per un paio di secondi, poi si
decise: - D’accordo, lo provo ma non garantisco nulla.
–
S’infilò
nel camerino, riemergendone una decina di minuti più tardi.
Il
vestito la fasciava più di quanto pensasse, ma riusciva
comunque a camminare
agevolmente. Alzò timidamente lo sguardo e si godette
l’espressione sul volto
del ragazzo di fronte a lei.
- Fantastica.
– decretò Rico, prendendola per mano e facendole
fare una
piroetta.
La ragazza
rise, in un misto di divertimento e compiacimento: -
D’accordo,
mi hai convinto, lo prendo. –
Pagarono il
conto e si diressero verso i Tre Manici di Scopa. Erano
appena entrati nel locale quando li videro, seduti a un tavolo
leggermente in
disparte e intenti a chiacchierare: Eris e Fabian.
Elizabeth
notò il modo in cui lo sguardo di Rico si era incupito, era
il genere di espressione che assumeva quando si preparava a fare a
botte, e
decise di prendere in mano la situazione. Si alzò in punta
di piedi e gli
mormorò all’orecchio, fingendosi più
complice del dovuto a beneficio degli
spettatori: - Vienimi dietro, ci penso io. –
-
D’accordo. – le sussurrò a sua volta.
Elizabeth
buttò la testa all’indietro e ridacchiò
civettuola,
assicurandosi che il suono della sua risata giungesse fino al tavolo
dove erano
seduti i due ragazzi. Eris alzò lo sguardo, mentre negli
occhi color ghiaccio
passava un lampo di sconcerto misto a irritazione. Che accidenti ci
faceva
Wilkes insieme alla sua sorellina, impegnato in quello che agli occhi
di tutti
sembrava chiaramente un appuntamento?
- Allora, a che
ora passi a prendermi domani sera? – domandò
Elizabeth,
sempre tenendo la voce più alta del solito e scegliendo un
tavolino non molto
distante da quello della sorella. Le rivolse persino un cenno di
saluto,
accompagnato da uno dei soliti sorrisi sghembi di Rico.
- Per le sette,
e cerca di non farmi aspettare troppo, dolcezza. –
replicò, dandole un buffetto sul naso e facendola ridere.
Dal tavolo
dietro al loro provenne chiaramente il rumore di una sedia
che veniva spostata con forza: - Andiamo, Fabian, qui dentro
l’aria sta
diventando decisamente irrespirabile. – decretò la
maggiore delle Greengrass,
puntando verso l’uscita e trascinandosi dietro uno
sconcertato Prewett.
- Ecco fatto,
se ne sono andati. – commentò allegramente
Elizabeth,
mentre Rosmerta serviva le loro ordinazioni: un Idromele e una
Burrobirra.
Passarono il
resto del pomeriggio chiacchierando amichevolmente finchè,
poco prima dell’ora di cena, Rico la riaccompagnò
alla sua Torre e fece per
raggiungere i suoi amici per la cena.
Aveva appena
svoltato l’angolo quando s’imbattè
nell’ultima persona che
aveva voglia di vedere: Eris.
- Quindi quello
di oggi con mia sorella era… un appuntamento? –
esordì incerta.
- Come siamo
formali, però suppongo si possa definire tale… Ti
da
fastidio che esca con lei? –
Si prese un
paio di secondi prima di ribattere, cercando di mantenere
la voce decisa come al solito: - Dovrebbe? –
Rico trattenne
un sorrisetto divertito, e così voleva giocare.
- Non lo so,
dimmelo tu. –
- No.
–
Bugia, era
palese che stesse mentendo.
- E a te da
fastidio che a me non dia fastidio? – aggiunse.
Bè
quella era una domanda facile, avrebbe persino potuto rispondere con
assoluta sincerità, ma decise di continuare quel gioco
ancora un po’.
- Dovrebbe?
–
Eris non
riuscì a trattenere un accenno di sorriso, ma si
affrettò a
tornare immediatamente seria: - Non lo so, dimmelo tu. –
- No, non mi da
fastidio. –
- Bene.
–
- Bene.
–
- Benissimo.
–
- Dobbiamo
continuare ancora per molto? Sai, i ragazzi mi aspettano e
avrei una certa fame. – intervenne Rico.
Eris si fece da
parte, permettendogli di passare: - Prego. –
- Gentilissima.
– replicò ironicamente, rivolgendole un beffardo
accenno d’inchino e continuando la sua avanzata verso i
sotterranei.
Sembrava che
per una volta i loro scontri avessero registrato un
pareggio.
Spazio autrice:
Ecco il nuovo
capitolo, tutto per te Sorting visto che so quanto ti
piace questa coppia. Spero che anche agli altri lettori sia piaciuto.
Al
prossimo.
Baci baci,
Fiamma Erin Gaunt