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Autore: Fiamma Erin Gaunt    02/08/2013    1 recensioni
Si preannuncia un anno movimentato per gli studenti di Hogwarts. Messaggi inquietanti che turbano la quiete delle vite degli allievi del sesto e settimo anno; segreti svelati e una caccia all’uomo nel tentativo di scoprire chi è che li conosce così bene e, soprattutto, come fa a sapere ciò che sa. Quando poi ci scappa anche il morto… bè, diventa evidente che il gioco è ben più pericoloso di quanto pensassero. 'Cause two can keep a secret If one of them is dead.
N.B. Liberamente ispirato a Pretty Little Liars.
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Dorcas Meadowes, Evan Rosier, I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questo capitolo è dedicato a Sorting Hat come ringraziamento per tutte le meravigliose recensioni che ha scritto nel corso dei capitoli di questa storia. Grazie di cuore, fa sempre piacere sapere che c’è chi apprezza ciò che scrivo.

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La mattina seguente Hogwarts aveva già dimenticato la rivelazione del giorno precedente; o meglio, c’era ancora chi commentava malignamente e lanciava occhiatine impertinenti all’indirizzo di Charis, ma l’argomento del giorno era un altro: la prima uscita dell’anno ad Hogsmeade, tanto più perché essa coincideva con il giorno precedente alla festa di Halloween. Insomma, era l’occasione giusta per procurarsi un partner e un vestito che avrebbe lasciato tutti senza fiato. Per tutti, tranne che per i giocatori della squadra di Quidditch di Serpeverde; già perché a nulla erano serviti i commenti indignati dei componenti della formazione, che più che per il week end di libera uscita erano preoccupati per le reazioni delle loro ragazze quando avessero saputo che no, non le avrebbero accompagnate al villaggio. Rico era stato irremovibile: chi non si fosse presentato all’allenamento avrebbe liberato il proprio posto in squadra per qualcun altro che lo desiderava sul serio.

- Rico è un vero e proprio dittatore, farci allenare anche quando tutti gli altri sono in giro a divertirsi. – borbottò Mason, recuperando le protezioni e la mazza da Battitore.

Robert, al suo fianco, annuì energicamente e cominciò a stringere le cinghie dei suoi guantoni da Portiere.

- Avery, Nott, piantatela o userò quei manici di scopa per qualcosa di gran lunga meno piacevole. –

La velata minaccia del Capitano li zittì all’istante, spingendoli a dirigersi controvoglia verso il campo.

- Hanno ragione, sai, sei un despota senza cuore. – lo stuzzicò Katherine, ricevendo per tutta risposta una scherzosa pacca sul sedere.

- Fila ad allenarti, Cacciatrice dei miei stivali. –

- Sì, signor Capitano. –

Gli rivolse un beffardo saluto militare e raggiunse il resto della squadra.

Rico attese che anche Evan fosse pronto e insieme si diressero al centro del cerchio che avevano formato i ragazzi: - Allora, so che la cosa non vi piace per niente, ma dopo queste due ore potrete andare a girare per le strade mano nella mano e fare tutte quelle altre cose sdolcinate che vi piacciono tanto. Il campionato inizia sabato prossimo e credo sia superfluo dire che l’idea di perdere anche solo una partita non  è minimamente contemplata, quindi montate su quelle scope e datevi da fare o, quanto è vero che mi chiamo Rico Wilkes, avrò la vostra testa al termine del campionato. – concluse, lanciando occhiate gelide tutt’intorno. Il messaggio era chiaro a tutti: non stava affatto scherzando.

Con un sospiro, Robert volò davanti agli anelli, mentre Rabastan e Mason si posizionavano ai lati, Regulus svettava sopra tutti e Rico formava il tridente d’attacco insieme ad Evan e Katherine. Un lieve fischio diede l’ordine a Charis, che attendeva che Regulus finisse di allenarsi per andare insieme ad Hogsmeade, di liberare le varie palle. Fatto ciò la ragazza raggiunse sugli spalti Narcissa, che osservava l’allenamento con aria annoiata.

- Speriamo che finiscano presto, o quando arriveremo ad Hogsmeade i vestiti più belli saranno già stati presi. – mormorò la Black, torturandosi il labbro come se il pensiero di essere costretta a indossare gli scarti di qualcun altro le facesse venire gli scompensi.

- Vedrai, riusciremo a fare in tempo. A proposito, con chi hai intenzione di andare al ballo? – aggiunse incuriosita.

Narcissa sospirò, la condizione di fidanzata ufficiale di Malfoy le pesava enormemente: - Con Rabastan, anche lui non può andarci con nessun’altra visto che Melissa non è a Hogwarts. –

Charis le rivolse uno sguardo solidale: comprendeva perfettamente la frustrazione della ragazza, visto che di solito avrebbe avuto stuoli di cavalieri pronti a farsi in quattro per accompagnare la più bella delle sorelle Black.

- Oh, non farmici pensare. Torniamo alle cose importanti: che colore, blu o argento? – domandò, riferendosi chiaramente all’abito che avrebbe indossato.

- Direi argento, saresti una perfetta Dama Grigia. –

Narcissa annuì convinta, le piaceva l’idea di impersonare un fantasma giovane e bellissimo come quello della torre dei Corvonero.

- Hai già pensato al tuo di vestito? –

- Non ancora, pensavo a una delle muse. –

Gli occhi blu della Black s’illuminarono: - Ce l’ho. So quale dovresti essere: Urania, la musa dell’Astronomia. –

Sì, l’idea era sensata: lei adorava l’astronomia, la stessa Sinistra le aveva sempre detto che quello sarebbe stato un ottimo campo in cui specializzarsi.

- Sì, mi piace. – approvò con un sorriso.

E anche il problema del vestito era stato risolto. Forse, dopotutto, le cose avrebbero cominciato ad andare per il verso giusto, pensò Charis, tornando a osservare gli allenamenti.

 

 

 

*****

 

 

Erano passate due ore da quando avevano finito di allenarsi e Rico, dopo aver declinato l’invito ad andare a Hogsmeade con Evan e Rabastan, si era diretto in biblioteca. Di solito non frequentava molto quel luogo, non gli piaceva che la gente pensasse che era un secchione e a dir la verità non gli importava poi molto dei voti; la sua vita sarebbe stata il Quidditch, malgrado i suoi genitori non fossero affatto d’accordo. Aveva deciso così, era la sua vita; punto, fine della discussione. Comunque restava il fatto che doveva finire un tema per la McGranitt e non aveva la minima idea di cosa fosse la roba su cui doveva scrivere, quindi l’incontro con quel luogo nefasto era inevitabile.

Rimase sorpreso non appena ebbe varcato la soglia. Era convinto che fossero tutti andati a trascorrere il sabato all’aria aperta, invece c’era una ragazza seduta a uno dei tavoli, immersa nella lettura di un tomo dall’aria imponente e a dir poco polverosa. La divisa rivelava chiaramente che fosse una Corvonero. Qualcosa di familiare in quella chioma corvina lo spinse ad avvicinarsi e prendere posto al suo stesso tavolo. La ragazza alzò lo sguardo e arrossì di botto. Ecco, ora che la vedeva bene si ricordava chi fosse; era la sorellina di Eris… Com’è che si chiamava? Ah, sì, Elizabeth.

- Ciao Elizabeth, non ti disturbo vero? –

La Corvonero avvampò ancora di più.

Ok, ora era ufficialmente confuso: perché arrossiva come un peperone, aveva forse sbagliato nome?

- Ti chiami Elizabeth, giusto? – domandò, tanto per averne la conferma.

- S-sì, è solo che non mi aspettavo che sapessi chi fossi. – mormorò.

Ah, ora era tutto chiaro. Elizabeth Greengrass doveva appartenere alle schiere delle Nerd Corvonero; tipologia piuttosto comune, anche se non erano in molte ad avere un viso così bello, né delle gambe così sexy, considerò, lanciando un’occhiata alla porzione di pelle lasciata esposta dalla gonna della divisa.

Elizabeth seguì il suo sguardo e arrossì ancora di più: sembrava diventata un pomodoro umano. In circostanze di quel tipo si sarebbe messo a ridere senza ritegno, divertito dall’imbranataggine della ragazza in questione, ma lei gli suscitò un senso di tenerezza.

- Come mai te ne stai chiusa qui dentro invece di essere in giro per Hogsmeade a cercare un vestito o roba simile? –

Elizabeth lo fissò con aria divertita: - Lo dici come se fosse scontato che una ragazza vada a fare shopping prima di ogni ballo. –

- Perché, vorresti farmi credere che non è così? –

Scosse la testa: - No, in linea di massima hai ragione, ma se al ballo non ci vai non ti poni neanche il problema dell’abito, no? –

Rico avvertì una nota di delusione nella sua voce.

- Andiamo, vuoi farmi davvero credere che nessuno ti abbia chiesto di andarci con lui? No, perché te lo dico fin da subito, non ci credo. – affermò, lasciando che nel suo sguardo trasparisse il giudizio che aveva nei suoi confronti: era bella, non una di quelle bellezze prorompenti e procaci, ma questo non toglieva il fatto che lo fosse.

Elizabeth arrossì nuovamente: - In realtà mi hanno invitato un paio di ragazzi, ma ho detto di no. –

- Come mai? –

Non sapeva da cosa nascesse quel desiderio di farle domande, ma quella ragazza lo incuriosiva e voleva davvero riuscire a capirla meglio.

- Perché tra di loro non c’era il ragazzo che mi piace. – ammise, desolata.

- Bè, chiunque sia, deve essere proprio un idiota. – affermò solennemente.

Elizabeth inarcò un sopracciglio e rise divertita: - Sì, credo che un po’ lo sia. –

Rico spinse via i libri, attirandosi le occhiatacce della Pince che non tollerava quella somma noncuranza nei confronti di quelle che per lei erano vere e proprie reliquie.

- Vieni, andiamo. – decretò, prendendola gentilmente per un braccio e costringendola ad alzarsi.

Lo fissò perplessa: - Dove è che dovremmo andare? –

- Ad Hogsmeade, ovviamente, avrai bisogno di un vestito per domani. –

- Ma… ti ho già detto che non ho intenzione di andarci. – gli fece notare.

- Oh, tu ci verrai eccome, anche a costo di portartici di peso. –

In un misto di rassegnazione e divertimento, Elizabeth recuperò la sua borsa e lo seguì docilmente. Oltrepassarono il cancello sotto la sorveglianza di Gazza e s’incamminarono tra le viette del villaggio.

- Ok, non me ne intendo molto di negozi femminili, perciò dovrai essere tu a farmi strada. – ammise Rico, invitandola a prendere il comando di quella che era a tutti gli effetti una vera e propria “spedizione d’emergenza pre ballo”.

Elizabeth ridacchiò e, prima ancora di pensare a ciò che stava per fare, si ritrovò ad afferrare la mano del ragazzo al suo fianco e a stringerla con delicata fermezza.

- Così non corro il rischio di perderti per strada. – mormorò, mentre sentiva le guance arrossarsi sotto il peso di quello sguardo penetrante.

Rico non trovò nulla da ribattere, anche se doveva ammettere che era una sensazione strana quella di passeggiare mano nella mano con una ragazza, per di più se si trattava di una tipa che aveva conosciuto meno di un’ora prima. Si lasciò condurre in una piccola boutique, piena di abiti di tutti i toni dell’arcobaleno, in cui si ritrovarono faccia a faccia con Katherine e le altre due Serpeverde.

- Rico, credevo che saresti rimasto al castello. – commentò stupita la Banks, soffermandosi sulle mani intrecciate del Capitano e della Corvonero accanto a lui.

- Cambio di programma, devo scegliere il vestito per la mia dama. – replicò scrollando le spalle, come se non fosse nulla di speciale quello che stava facendo.

Narcissa osservò con più attenzione la ragazza, che doveva essere al quinto anno proprio come Charis: - Sbaglio o tu sei la sorellina di Eris Greengrass… Beth, no, Elsie. –

- Elizabeth. – la corresse gelidamente.

- Bè, fa lo stesso, non posso mica ricordarmi tutti i nomi delle ragazze della scuola. –

Charis intervenne, ammonendo l’amica con un’occhiataccia e rivolgendo un sorriso di scuse alla Corvonero.

- Perdonala, quando si tratta di shopping diventa scortese e nevrotica. –

Elizabeth si trattenne dal replicare che Narcissa Black era scortese e nevrotica con tutti quelli che non facevano parte della sua piccola cricca praticamente trecentosessantacinque giorni l’anno e adottò un’espressione imperscrutabile che le parve un ottimo compromesso.

- Sarà il caso di passare al prossimo negozio, o Cissa sbranerà la prossima commessa che dirà di non avere un abito di puro argento. – commentò ironicamente Katherine, rivolgendo un cenno di saluto ai due e trascinandosi dietro la Selwyn e la Black.

- Prova questo. – decretò d’un tratto Rico, porgendole un abito azzurro chiaro dal corpetto delicatamente intarsiato e la gonna in seta e tulle che le arrivava alla caviglia; completavano il tutto un paio di maniche in tulle che le nascondevano completamente le mani.

- Un vestito da ninfa? – domandò dubbiosa.

- Certo, potresti essere la ninfa Filonome dal momento che io sarò Ares. –

Elizabeth osservò ancora il vestito per un paio di secondi, poi si decise: - D’accordo, lo provo ma non garantisco nulla. –

S’infilò nel camerino, riemergendone una decina di minuti più tardi. Il vestito la fasciava più di quanto pensasse, ma riusciva comunque a camminare agevolmente. Alzò timidamente lo sguardo e si godette l’espressione sul volto del ragazzo di fronte a lei.

- Fantastica. – decretò Rico, prendendola per mano e facendole fare una piroetta.

La ragazza rise, in un misto di divertimento e compiacimento: - D’accordo, mi hai convinto, lo prendo. –

Pagarono il conto e si diressero verso i Tre Manici di Scopa. Erano appena entrati nel locale quando li videro, seduti a un tavolo leggermente in disparte e intenti a chiacchierare: Eris e Fabian.

Elizabeth notò il modo in cui lo sguardo di Rico si era incupito, era il genere di espressione che assumeva quando si preparava a fare a botte, e decise di prendere in mano la situazione. Si alzò in punta di piedi e gli mormorò all’orecchio, fingendosi più complice del dovuto a beneficio degli spettatori: - Vienimi dietro, ci penso io. –

- D’accordo. – le sussurrò a sua volta.

Elizabeth buttò la testa all’indietro e ridacchiò civettuola, assicurandosi che il suono della sua risata giungesse fino al tavolo dove erano seduti i due ragazzi. Eris alzò lo sguardo, mentre negli occhi color ghiaccio passava un lampo di sconcerto misto a irritazione. Che accidenti ci faceva Wilkes insieme alla sua sorellina, impegnato in quello che agli occhi di tutti sembrava chiaramente un appuntamento?

- Allora, a che ora passi a prendermi domani sera? – domandò Elizabeth, sempre tenendo la voce più alta del solito e scegliendo un tavolino non molto distante da quello della sorella. Le rivolse persino un cenno di saluto, accompagnato da uno dei soliti sorrisi sghembi di Rico.

- Per le sette, e cerca di non farmi aspettare troppo, dolcezza. – replicò, dandole un buffetto sul naso e facendola ridere.

Dal tavolo dietro al loro provenne chiaramente il rumore di una sedia che veniva spostata con forza: - Andiamo, Fabian, qui dentro l’aria sta diventando decisamente irrespirabile. – decretò la maggiore delle Greengrass, puntando verso l’uscita e trascinandosi dietro uno sconcertato Prewett.

- Ecco fatto, se ne sono andati. – commentò allegramente Elizabeth, mentre Rosmerta serviva le loro ordinazioni: un Idromele e una Burrobirra.

Passarono il resto del pomeriggio chiacchierando amichevolmente finchè, poco prima dell’ora di cena, Rico la riaccompagnò alla sua Torre e fece per raggiungere i suoi amici per la cena.

Aveva appena svoltato l’angolo quando s’imbattè nell’ultima persona che aveva voglia di vedere: Eris.

- Quindi quello di oggi con mia sorella era… un appuntamento? – esordì incerta.

- Come siamo formali, però suppongo si possa definire tale… Ti da fastidio che esca con lei? –

Si prese un paio di secondi prima di ribattere, cercando di mantenere la voce decisa come al solito: - Dovrebbe? –

Rico trattenne un sorrisetto divertito, e così voleva giocare.

- Non lo so, dimmelo tu. –

- No. –

Bugia, era palese che stesse mentendo.

- E a te da fastidio che a me non dia fastidio? – aggiunse.

Bè quella era una domanda facile, avrebbe persino potuto rispondere con assoluta sincerità, ma decise di continuare quel gioco ancora un po’.

- Dovrebbe? –

Eris non riuscì a trattenere un accenno di sorriso, ma si affrettò a tornare immediatamente seria: - Non lo so, dimmelo tu. –

- No, non mi da fastidio. –

- Bene. –

- Bene. –

- Benissimo. –

- Dobbiamo continuare ancora per molto? Sai, i ragazzi mi aspettano e avrei una certa fame. – intervenne Rico.

Eris si fece da parte, permettendogli di passare: - Prego. –

- Gentilissima. – replicò ironicamente, rivolgendole un beffardo accenno d’inchino e continuando la sua avanzata verso i sotterranei.

Sembrava che per una volta i loro scontri avessero registrato un pareggio.

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ecco il nuovo capitolo, tutto per te Sorting visto che so quanto ti piace questa coppia. Spero che anche agli altri lettori sia piaciuto. Al prossimo.

 Baci baci,

                  Fiamma Erin Gaunt

  
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