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Autore: scrittore 97    02/08/2013    2 recensioni
salve a tutti, sono nuovo qui e vorrei mostrarvi il primo capitolo del mio racconto, spero che vi piaccia, parla di un uomo duro di nome Derb che viaggia per il suo mondo fantastico.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derb, fu gettato nello squallore di una cella, mentre le guardie ridevano tra loro.
 L’uomo se ne infischiava, ma era perplesso sulle parole scritte su quel fazzoletto, possibile che quella ragazza fosse la figlia di Main de Luack? Non gli somigliava per nulla, e poi apprezzava la sua azione.
Gli occhi di Elle erano rimasti impressi nella mente di Derb, erano pieni di speranza, pieni di coraggio e vita, aveva una fiamma contagiosa.
Si sedette su un blocco di pietra messo in un angolo della cella, guardava il buio interrogandosi per quanto tempo sarebbe rimasto in quelle quattro mura.
Derb non faceva che pensare a Elle, c’è l’aveva stampata nella testa, ma non sapeva il perché, la conosceva solo di vista, forse era stato quel piccolo pezzo di stoffa, a farlo impressionare, forse il perché era racchiuso dentro un piccolissimo particolare: era la figlia del suo nemico.
Più di una volta l’omone dovette strapparsi la camicia, per fare degli stracci con cui legare la gamba, quella maledetta ferita lo stava facendo impazzire, l’aveva sforzata fin troppo.
Passò sei ore là sotto, vide la luna che pian piano se ne andava, fino all’alba che vedeva il sole spuntare da est.
All’improvviso nei sotterranei ci fu un sacco di trambusto, delle guardie trasportavano un uomo, lo trasportavano letteralmente, aveva varie ecchimosi, il corpo pieno di percosse e di frustate.
Derb lo osservò bene, era l’uomo che aveva visto nella centrale della guardia cittadina, quello stesso uomo che lo aveva sorpreso per il sorriso.
L’omone era pieno di curiosità, avrebbe voluto vedere chi era, ma forse i suoi interrogatori sarebbero cessati, perché aprirono la sua cella e vi gettarono dentro l’uomo.
Una guardia disse ridendo- ecco insieme due bastardi traditori-.
Derb si chiese il perché di quella frase, mentre gli uomini se ne andavano su per le scale.
L’omone non ci pensò più di tanto e si diresse dolorante verso il suo compagno di cella, dicendo- stai bene?-
L’uomo si alzò a fatica e si appoggiò al muro, sputando sangue poi rispose dicendo- sono stato meglio-
-che cosa hai fatto per essere ridotto così e per essere portato nelle segrete del castello?-
-Quasi i tuoi stessi crimini Derb- rispose l’uomo.
- e tu come fai a sapere il mio nome- disse Derb con una punta d’ira.
- chi non conosce il grande derb, il rivoluzionario, forse sarai dimenticato in queste terre, ma non in quelle libere-
- era da molto che non mi sentivo chiamato Derb il rivoluzionario, mi ricordo di quei tempi, tu sei una spia vero? E ti sei fatto catturare-
- si mi hanno catturato, ma forse ti sei già scordato che le terre libere non sono sprovvedute, la situazione è diversa, sono stato io a farmi prendere, così quando fuggirò, avrò molte informazioni-
- non mi sembra così facile scappare da qui-
- non per una spia normale, ma per me si- rispose l’uomo con un sorriso e facendo comparire una luce verde dalle mani.
Derb guardò gli arti dell’uomo, aveva gli occhi fissi su quella luce verde, balbettò un attimo poi disse- tu sei un mago, è da anni che non ne vedo uno, su queste terre non c’è ne sono più –
-me lo immagino, il popolo dei maghi era stato sterminato dall’imperatore, ma quei pochissimi sopravvissuti sono riusciti a rifugiarsi nelle terre libere-
-mm bene, era da molto che non vedevo un mago, tu sai già il mio nome, il tuo qual è?- chiese Derb.
- il mio nome è William-
- bene William, che ne dici se iniziamo a progettare ora la nostra fuga?-
- certo, ma dimmi Derb ti vuoi di nuovo unire alle terre libere?-
- non lo so, ho già visto troppa guerra, e troppa sofferenza, certo il mio obiettivo è distruggere il bastardo di Main de Luack-
- e non vorresti puntare più in alto? Tipo l’imperatore-
- l’imperatori, era uno dei miei obbiettivi, e lo è tutt’ora, anche se lo odio ancora per quello che mi ha fatto, è un uomo pieno di poteri, è quasi impossibile avvinarcisi, persino i suoi amici devono prima passare miriadi di domande, e perquisizioni-
- lo so, ma ti sembra giusto il potere che ha? È troppo per un uomo solo e lo esercita come un tiranno tenendo sotto giogo il popolo, noi delle terre libere siamo gli unici che abbiamo ancora coraggio di ribellarsi contro lui-
- non so che dirti William, per adesso lascio stare-
- bene, io adesso se non ti dispiace curo le mie ferite, a quanto vedo ne hai una anche tu e sembra anche grave, sta andando in cancrena, avvicinati che ti aiuto-
Derb si mise a fianco del mago, il quale iniziò a pronunciare parole incomprensibili, e subito l’omone si sentì sollevato, vide la ferita rimarginarsi pian piano, e la fronte di William imperlarsi sempre più di sudore.
Dopo venti minuti la gamba di Derb fu come se non fosse mai stata ferita, il mago sorrise, ma era visibilmente provato, e all’improvviso il volto di un quarantenne lasciò posto a quello di un giovane sulla ventina.
-ma cosa ti è successo alla faccia?- disse Derb stupito.
-questo è il mio vero viso, devi sapere che per non farmi riconoscere prima di essere catturato ho fatto una magia per cambiare il mio volto, ma dopo averti curato, ho perso molte energie, poi ero già spossato dalle torture e quindi non sono più riuscito a trattenere la trasfigurazione-
-mm mi dispiace, adesso coricati e nasconditi il viso, penseremo dopo alla fuga-
William annuì e si mise in un angolo, in cui nessuno l’avrebbe visto.
 
Elle dopo aver parlato con Flagista, aveva provato a dormire, ma era troppo angosciata, sia per il suo matrimonio, sia per la sua nuova amica.
Andò fuori sul balcone a fissare il cielo, era limpido con una magnifica luna, sotto del castello vedeva la città ancora desta dopo l’allarme, vedeva le torce delle guardie che perquisivano ogni casa, a volte con troppa violenza.
All’improvviso nel corridoio sentì molto rumore, Elle si affacciò dalla porta e vide che delle guardie trascinavano un ragazzo sudicio di sporco che opponeva resistenza.
La ragazza si sentì in pena per quel poverino e disse- che cosa ha fatto quel poverino?-.
-mia signora, questo ragazzo era lo stalliere che aveva in custodia il cavallo del fuggitivo, lui lo ha lasciato andare e dopo aver parlato con il re suo padre, ha deciso di farlo uccidere-
- lui cosa ha fatto di male?-
- non lo dica a me io, eseguo e basta-
Elle si morse le labbra e rientrò nella sua stanza, suo padre le stava sempre più antipatico e non poteva raccapezzarsi di come fosse possibile della crudeltà del genitore.
Lei forse era l’unica ribelle della sua famiglia, dalla sua parentela era vista come la pecora nera, ma in realtà lei si sentiva diversa forse era l’unica normale in quel mondo di lusso e crudeltà.
Passò la notte a pensare come fosse crudele il destino con lei e chiunque avesse a che fare con suo padre e il fratello.
La mattina le soliti servitrici la vennero a svegliare e a vestire con la solita cura e la solita eleganza regale.
Elle sapeva che essere una ricca e sposarsi con un nobile era il sogno di ogni altra ragazza, ma lei invece voleva essere proprio una ragazza normale.
Nella sala da pranzo c’erano sua madre, suo fratello e suo padre che la vide entrare con fare nervoso.
Elle salutò di malavoglia i presenti e si sedette, da una porta arrivò Flagista e lei le sorrise, la serva non poté ricambiare, stava portando la colazione.
Quando Flagista  passò da Rudolf, Elle vide che il fratello palpava il sedere alla ragazza che dal canto suo non disse nulla.
Appena la serva portò la colazione a Elle lei di nascosto disse- ma come lo puoi sopportare?-
Flagista versando del latte caldo rispose in sottovoce dicendo- purtroppo lo devo fare-.
Lord Main de Luack all’improvviso disse- Elle oggi devi gioire-.
La ragazza fu colta in sorpresa, e disse- perché padre?-
-domani sera verrà il tuo futuro marito per sposarvi- rispose il Lord con tono freddo.
Elle sputò tutto il latte che aveva bevuto, si stava soffocando quasi, ci volle qualche secondo prima che la ragazza masticasse bene le parole del padre, e quando ne comprese appieno il significato, disse- ma così su due piedi?-
-si, il nobile con cui ti devi unire in matrimonio si trova nei paraggi per affari e mi ha detto che passerà per sposarsi-
La ragazza era furibonda, questa volta non avrebbe trattenuto quello che pensava e urlò- non sono un oggetto, che mi puoi barattare per un’alleanza, non sono una spada che un guerriero passa a prendere, sono stufa di questa situazione, io voglio essere libera di fare ciò che voglio della mia vita-.
Lord Main de Luack fissò la figlia con degli occhi pieni d’ira, si alzò dal posto  si avvicinò alla ragazza e le tirò un sonoro schiaffo.
-adesso basta, tu devi ascoltare me, io sono stufo di questa situazione, ho una figlia selvaggia che non sente il padre, la tua vita viene da una parte di me e decido io per te, tu non hai potere sulla tua vita, ricordalo adesso finisci di mangiare ingrata- disse il lord urlando.
Elle aveva la guancia rossa, questa volta il padre aveva passato il limite, si alzò dalla sedia facendola sbattere sul muro, fissò il genitore con tutto il suo odio, poi uscì dalla stanza sbattendo la porta.
La ragazza era riuscita a stento a trattenere le lacrime, ma appena fu fuori fu libera di sfogarsi.
Andò nel giardino e sedette su una panca, questa volta il padre aveva passato il limite, lei non era di lui, non era di nessuno, soprattutto di un vecchio balordo che la voleva sposare.
Perché la vita era così avversa contro lei e contro le donne? Avrebbe voluto uccidere con le sue mani il padre, non le sarebbe importato che le aveva dato la vita.
Aveva il cuore a pezzi se solo pensava che avrebbe trascorso l’eternità dei suoi giorni in un castello, con lei ancora giovane, e sicuramente il marito che sarebbe morto, lasciandole un regno e dei figli da crescere e da accudire come lui.
Elle dopo un po’ si  rifugiò nella sua stanza, a piangere come al solito, vi rimase chiusa fino a sera.
All’improvviso verso la mezza notte un servo si mise a urlare per il castello che il fuggitivo era stato riacciuffato e portato davanti a Lord Main de Luack, e l’uomo aveva sfidato il nobile rompendogli il naso con una testata-.
Elle appena sentì la notizia non poté che mettersi a ridere come una pazza, un uomo che sfidava il padre doveva essere uno cui non importava molto del rango, e quel particolare le iniziava a piacere.
In realtà la ragazza avrebbe desiderato tanto vedere quel fuggitivo, lo iniziava a stimare.
Dopo qualche minuto dalla notizia le guardie passarono dal corridoio trasportando il fuggitivo che sembrava una belva incatenata.
Lo sguardo di Elle si perse in quello furioso dell’uomo, la ragazza vedeva sofferenza, e odio in quegli occhi, lei non ne ebbe paura, anzi si sentì confortata, si sentì piena di calore, un calore che mai aveva provato.
Si sentì in qualche modo attratta da quell’uomo, lui aveva in volto stampato la voglia di fuggire da lì e uccidere suo padre, la stessa cosa che voleva lei, quindi prese un fazzoletto e rientrò nella stanza.
Prese dell’inchiostro e scrisse sul pezzo di stoffa: - io sono Elle de Luack, figlia di Main de Luack cosa di cui mi pento, ho saputo cosa hai fatto e ho stima di te, ti voglio incontrare prima che domani mi sposi-.
Uscì dalla stanza e iniziò a dire alla guardia chi fosse il prigioniero, ma di nascosto gli passava il fazzoletto, Elle non badò alla risposta della guardia e ritornò nella sua stanza mentre vedeva l’uomo leggere le parole.
La ragazza aveva deciso che voleva aiutare quell’omone a fuggire, e sarebbe andata con lui, era sicura che l’avrebbe portata con se.
Quella notte finalmente dormì in tranquillità, sognando prati in fiore in cui correre in libertà senza suo padre a guastarle i suoi sogni.
Si svegliò due ore dopo l’alba, un’ora prima che le sue serve arrivassero a svegliarla e vestirla, aveva deciso che sarebbe scesa nei sotterranei in quel momento stesso.
La porta che scendeva era ben sorvegliata, c’erano due guardie ben impostate che appena videro alla ragazza, non s’inchinarono ma dissero- cosa ci fate voi qui?-.
La mente di Elle credeva di trovare le solite guardie cortesi con lei, ma si sbagliava erano due uomini di quelli scelti dal padre per mostrarsi fedeli solo a lui.
-sono qui perché il mio gatto è entrato lì sotto e lo vorrei riprendere- inventò lei.
-mi dispiace ma lì sotto non scende nessuno, tantomeno voi e per di più per uno stupido gatto-
Elle digrignò i denti e rinunciò al suo piano, fece dietro front e si diresse dal padre aveva un’idea.
Andò nella sala delle riunioni sicura di trovarlo lì, e così fu, chiese di essere accolta, e il padre la fece entrare.
Il Lord disse con tono freddo- cosa vuoi figlia ingrata?-
-padre ti chiedo scusa per il mio comportamento, sono stata una stupida a farti arrabbiare- rispose lei fingendo.
-mm bene  quanto pare hai capito il tuo sbaglio, quindi stasera non farai cazzate davanti al tuo sposo?-
- no padre, ma ti chiedo un favore-
-bene, vediamo cosa vuoi-
-voglio vedere l’uomo che ieri hanno riacciuffato-
Il padre la fissò con stupore, e disse- e perché mai?-.
-perché ho saputo che ti ha picchiato, e non mi è piaciuto, se le tue guardie lo possono umiliare, lo può fare anche tua figlia vero?-
Il padre la fissò a lungo poi disse- si hai ragione, vai da lui, ma da fuori da dentro sarebbe troppo pericoloso, tieni fai vedere questo alle guardie-.
La ragazza prese un anello che il padre le porgeva, era al settimo cielo, e poi vedere il naso del padre rosso e gonfio la faceva ridere, ma si tratteneva.
Uscì dalla stanza e si diresse subito al punto di partenza, dove trovò le guardie che le dissero:- che vuoi di nuovo?-
-questa volta ho il permesso di mio padre per entrare, guardate- rispose la ragazza mostrando il gioiello.
I due lo fissarono, e infine aprirono la porta facendola entrare poi dissero- attenzione però, lì sotto ci sono due pericolosi detenuti-
Lei annuì ed entrò, vide un’altra guardia a un angolo, ma questa appena la vide fece una reverenza senza dirle nulla.
Elle vide che non c’era quasi nessuno poi girò angolo, e sentì una voce, vi si diresse e trovò chi cercava.
Era lui l’uomo della sera precedente, che la fissava con stupore, però notò che in un angolo della cella c’era un altro carcerato girato dal lato del muro.
I loro occhi si fissarono, si c’era qualcosa di celato in entrambi.
Elle si avvicinò e disse- voi siete l’uomo che ha rotto il naso a mio padre vero?-
-si e tu sei la ragazza che ieri sera mi ha dato un fazzolettino, e a quanto pare non era uno scherzo, cosa vuole la figlia del mio nemico da me?-
- o lo crediate o no, io sono qui per aiutarvi a fuggire e unirvi a voi-
-senti ragazzina, io sono un farabutto bastardo come mi definirebbe tuo padre, e tu mi sembra che hai un odio profondo per il tuo genitore, ma tu devi restare dove sei-
- forse tu non mi hai capito, io voglio che mio padre muoia, non lo sopporto più ha fatto soffrire me e tanta altra gente, voglio scappare via da qui, e l’unica soluzione che trovo è quella di aiutarti a fuggire e venire con te-
- mm, e sentiamo allora come pensi di aiutarci?-
- perché aiutarvi?-
-perché quello che vedi lì è un mio amico, e voglio che venga anche lui-
- va bene, basta che me ne vada via da qui, ancora non so come aiutarvi, ma qualcosa inventerò, voi tenetevi pronti in qualsiasi momento, ma almeno mi dici il tuo nome?-
- mi chiamo Derb, e sono un po’ scettico sul tuo aiuto-
- non lo essere sono decisa ad abbandonare questa vita, mi fa schifo, stasera mi devo sposare, e io invece voglio essere libera-
- d’accordo, ma ti avverto se davvero fuggiremo grazie a te, e verrai con noi se ci darai un minimo di impiccio ti lasceremo da qualche parte-
-va bene per me ci sto, ma almeno si potrebbe presentare il tuo amico?-
- certo, mi presento, sono William  piacere di conoscerti- disse il mago girandosi.
Elle rimase di stucco appena vide il giovane viso del carcerato, aveva la pelle chiara, un sorriso che l’aveva stupita, gli occhi azzurri erano due zaffiri che scrutavano con dolcezza.
Aveva i lineamenti delicati, ma in alcuni punti deturpati da lividi, tutto il corpo era martoriato, ma si denotava una certa prestanza fisica.
Elle sentiva il cuore battergli all’impazzata, non aveva mai provato un simile sentimento, sentiva le gambe tremargli, lo stomaco in subbuglio, e i suoi occhi riempirsi di quel ragazzo, adesso aveva una ragione in più per aiutarli: si era innamorata.
  
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