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Autore: NadShepCr85    02/08/2013    4 recensioni
La storia della mia Shepard. A partire dalle origini fino all'assalto alla Base di Cerberus.
Missioni e interazioni tra l'equipaggio e il Comandante, con una particolare attenzione sulla romance tra Shepard e il Turian più amato della saga, Garrus Vakarian.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Garrus Vakarian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Premessa: So che molti di voi si aspetteranno un episodio sulla nave Ammiraglia della flotta della Cittadella, ma il titolo non è decisamente riferito ad essa. Dico solo una parola, o due su questo capitolo che mi ha fatto penare molto, e non ne sono completamente soddisfatta. Il finale soprattutto, di nuovo. Il tempo della Normandy è quasi arrivato. E, dimenticavo, l'ingresso in scena di una nostra conoscenza. Che ha spezzato molti cuori.
Come sempre, se volete lasciare una recensione, sono sempre gradite. Così come suggerimenti, correzioni, segnalazione di errori. Non abbiate paura. Soprattutto se notate che sono andata ooc o ci sono errori grammaticali.

Buona lettura.
 

Capitolo 3: Destiny Ascension

 

 

Esistono momenti di cui non ci accorgiamo. Momenti che ci passano accanto, ci sfiorano e noi restiamo lì, indifferenti ad essi. Momenti in cui il tempo sembra avere una pausa per farci rendere conto che ciò che vogliamo, ciò che ci serve è lì, ma noi rifiutiamo la realtà. Una scrollata di spalle, un rifiuto, disattenzione o semplice indifferenza. E passiamo avanti, piegando il tempo e quei momenti alla nostra volontà. Per poi rimpiangerli tutta la vita.

Puoi essere ricco o povero, istruito o analfabeta, un'occasione persa è persa per sempre. Non c'è quasi mai la possibilità di tornare indietro, ricaricare le lancette dell'orologio e recuperare quel momento.

Garrus pensava a quello, mentre, seduto sul trasporto pubblico che lo stava riaccompagnando a casa , fissava il vuoto davanti a sé: quell'esercitazione a cui aveva partecipato era stata semplicemente una di quelle occasioni mancate.

L'Alleanza era stata invitata a partecipare a un'esercitazione che riguardava uno scenario di attacco alla Cittadella, gli Umani avevano svolto il ruolo degli attaccanti, con conseguente evacuazione del Consiglio sulla Destiny Ascension. E lui era stato messo a capo del sistema difensivo a terra, scontrandosi con un'unità d'Elite dell''Alleanza dei Sistemi.

Li aveva sottovalutati, all'inizio, i suoi piani difensivi erano impeccabili dal punto di vista tattico-strategico, preparati con perizia, a seguito di diversi sopralluoghi nelle zone sensibili del Presidium e degli agglomerati, ma gli Umani si erano adatti e avevano tagliato l'SSC fuori dalle comunicazioni e dalle linee di rifornimento, con sabotaggi, imboscate, una vera e propria guerriglia urbana.

La cosa che più lo aveva ferito nell'orgoglio, era stato il tiratore scelto che aveva ingaggiato una vera e propria sfida con lui, e che lo aveva costretto a estrarre il suo fucile di precisione, a doverlo stanare, cambiando posizione rapidamente ad ogni colpo, senza nemmeno dare il tempo a Garrus di inquadrarlo e colpirlo. Isolandolo dal resto dei suoi sottoposti. Un errore che non avrebbe mai commesso se avesse lasciato da parte l'orgoglio: se fosse stato in una situazione reale, avrebbe perso la sua intera squadra. E lui avrebbe mostrato la sua schiena al nemico.

Quel tiratore scelto umano era formidabile, rapido, preciso, determinato. Era riuscito a riorganizzarsi durante una pausa troppo lunga di quel tiratore scelto dell'Alleanza, aveva scansionato l'area riprendendo possesso di sé e delle nozioni che gli erano state inculcate dal padre prima e dall'esercito Turian poi.

Lo aveva individuato, puntato e aveva fatto fuoco, colpendolo a destra, proprio dove aveva lasciato uno spazio millimetrico, tra il fucile e la corazza. Sulla targhetta N7 presente sulla corazza, abbattendogli gli scudi, come era stato concordato come regola dell'esercitazione, riguardo alle uccisioni.

Poi Garrus, soddisfatto, lo vide alzarsi, con calma, senza bestemmiare o agitarsi, attraverso il mirino, sedersi sul bordo del piano rialzato su cui aveva preso posizione per colpire il Turian, e appoggiarsi il fucile in grembo. E subito dopo incontrò i suoi occhi, concentrandosi sul casco, grigio, attraversato da una linea rossa bordata di bianco.

Una ciocca di capelli, ribelli, era appiccicata alla visiera del casco, mentre gli occhi erano di un verde particolare, scuro: Vakarian, per un attimo, notò una piccola ombra di tristezza dietro ad essi, trasferirsi sul volto del soldato. Subito dopo Garrus confermò l'uccisione, avendo visto il segnale concordato. L'arma, o le braccia, sopra la testa.

Il Turian era ritornato alla sua unità, lasciando quel soldato dell'Alleanza immerso nei suoi pensieri, ad attendere la fine dell'esercitazione, al punto di estrazione.

Non era stato nemmeno quello a lasciarlo dubbioso. No, ora che ci pensava, mentre depositava il pass d'ingresso al suo appartamento al solito posto, e iniziava a prepararsi per una doccia che avrebbe ripulito il suo corpo dalla fatica e la tensione della giornata, era stato il senso di inadeguatezza che lo aveva colto dopo la vittoria su quell'Umano. Non aveva fatto nessun commento ironico, o lasciato la sua posizione con un sorriso trionfante, era stata una lotta difficile, ma la vittoria che aveva ottenuto era stata amara. Pallin lo aveva rimproverato, giustamente questa volta, per aver lasciato la sua squadra alla mercè del “nemico”, mentre si lasciava trasportare dal suo istinto.

Vestitosi in abiti civili, dopo aver cenato rapidamente con del cibo precotto adatto alla sua specie, accettò l'invito di Chellick e si incontrarono entrambi al Flux a bere qualcosa tra amici, trovando anche i suoi colleghi Turian dell'SSC che lo festeggiarono a dovere sollevandogli l'umore finchè Garrus non tornò a viaggiare sui suoi ritmi di sempre, facendo commenti e scherzando con tutti.

Chellick, in un momento in cui Garrus era da solo, gli si avvicinò con sguardo tra il serio e il canzonatorio, come qualcuno che stava per fare una grande rivelazione.

- Ehi, Chell...stai perdendo colpi. Non ho ancora visto nessuna femmina avvicinarti.- Chellick mosse le mandibole e sghignazzò, divertito.

- Senti chi parla, stasera il tuo fascino e quello squittìo che chiami voce non funzionano, eh Vakarian?- Garrus fece scattare le sue mandibole, fingendosi offeso.

- Beh, se dovessi usare sempre entrambi, voi non avreste chance. Voglio evitare per una volta che raccogliate le briciole dopo il mio passaggio.- Chellick scosse la testa, senza lasciare lo sguardo che aveva quando si era avvicinato all'amico.

- Gira voce che hai ingaggiato una sfida con un tiratore scelto dell'Alleanza attorno al quartiere finanziario del Presidium, Garrus, e che hai vinto.- Garrus annuì, gonfiando il petto e piegando le mandibole in una specie di sorriso.

- Avevi dubbi, Chell? Nessuno di quegli Umani può tenere testa a Garrus Vakarian. Nemmeno se installano loro delle IV ottiche direttamente negli occhi.- Chellick sghignazzò, di nuovo. Poi diede uno sguardo sornione, come quello di qualcuno che la sapeva lunga.

- Già, già....Hai idea di chi fosse quel tiratore scelto? Voglio dire, avrà dovuto fornirti il numero di matricola, il nome e il grado per dare conferma che era stato colpito.- Garrus serrò le mandibole e la bocca. No, non lo aveva fatto. Oppure lo aveva fornito lui stesso al comando dell'Alleanza. Era l'unica soluzione logica.- Mi stupisco del fatto che non ti abbia abbattuto, lasciandosi colpire. È, attualmente, l'unico tiratore scelto che possa competere e battere un Turian in possesso delle tue capacità e del tuo talento, Garrus. Non per niente è un graduato del loro programma N7. O meglio...potrei dire graduata.- Vakarian sbarrò gli occhi e sollevò la placca sopra l'occhio destro, quello libero dal visore.

Di chi stava parlando, Chellick? Un'Umana? Era stato quasi battuto da una donna? Chellick sghignazzò, vedendo l'espressione stupita di Garrus.- Che cosa sai, Chell? Sai per caso di chi si trattava?- Garrus vide il collega guardarsi attorno, e poi avvicinarsi a lui.

Fu un sussurro, ma Vakarian non poté fare a meno di sobbalzare sulla sedia, quando Chellick gli rivelò il nome, avvertendo poi l'urgenza di ingoiare un lungo sorso del brandy Turian che aveva davanti a sé e che fino ad allora era rimasto immobile nel bicchierino.

- Oh, e per tua informazione, Chellick...non si è lasciata colpire. L'ho colpita io.- esclamò Garrus, ribellandosi all'idea che la sua opponente avesse potuto fare una cosa del genere. Il suo amico ridacchiò.

- Certo, Vakarian, certo.- Continua pure a ripetertelo, Garrus. - Non volevo certo ferire il tuo immenso orgoglio, amico mio.- Entrambi si misero a ridere, liberandosi finalmente della tensione accumulata durante quella lunga giornata lavorativa. E con quello, la serata prese una piega diversa.

 

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Garrus si alzò dal letto di buon umore quel mattino. Doveva presentarsi da Pallin per il debriefing post-esercitazione, ma quell'appuntamento era fissato per il pomeriggio, e avrebbe avuto tutta la mattinata per ispezionare il Presidium, fare il giro dei suoi contatti e informatori, e anche prendersi qualche minuto di relax, prima di finire davanti alla sua scrivania a compilare rapporti.

Si era portato a casa la corazza di servizio, dopo la doccia la indossò e si preparò per quella giornata, con uno spirito diverso dal solito.

 

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I pezzi della corazza erano sparsi dappertutto. Attorno al suo letto, sopra il suo letto, si era gettata sopra la branda che le avevano riservato nella sala macchine della “Tokyo”, con ancora addosso buona parte degli abiti indossati il giorno prima. Tre anni senza mettere piede fuori dalla Terra, su una nave della Marina dell'Alleanza, c'era voluta tutta la pazienza di Anderson e un ordine diretto per farla staccare da Rio e dalle sue reclute.

Non c'era voluto molto prima che si addormentasse, e mentre il resto dell'equipaggio era sceso sulla Cittadella dopo l'esercitazione per una licenza, lei era rimasta a bordo, a dormire. Il fucile di precisione ancora aperto, ma scarico e con la sicura attivata, abbandonato con noncuranza sopra il borsone, insieme al resto delle sue armi. Quel Tenente della Divisione Biotica aveva cercato di convincerla a scendere con loro,insistendo ad un suo primo, educato rifiuto, finché aveva deciso semplicemente di ignorarlo.

Non le importava di essere targata come “asociale”. Aveva portato a termine la missione assegnatole, aveva fatto rapporto, ed ora aveva voluto essere soltanto lasciata in pace.

Pregustava già il momento in cui avrebbe rimesso piede sulla Terra, tornando alle sue normali occupazioni quotidiane, fino al prossimo incarico operativo.

Stava ancora dormendo, quando il suo Factotum segnalò una chiamata in arrivo, provò ad ignorarlo un paio di volte, ma poi vista l'insistenza, grugnì, infossando il volto nel cuscino e respirando profondamente, per non rispondere male a chi osava interrompere una notte di sonno in cui non aveva avuto i soliti incubi.

Si sollevò, sedendosi poi sul bordo della branda, stiracchiandosi, e digitando poi pigramente i tasti del suo Factotum finché non riuscì a individuare quello che serviva per accettare le chiamate in arrivo.

- ...Shepard.- Nadira si sfregò gli occhi, dopo aver coperto uno sbadiglio, che l'aveva colta alla sprovvista. Sbuffò quando sentì che dall'altra parte c'era Anderson.

- Comandante, appena sei pronta, raggiungimi all'Ambasciata Umana del Presidium. Faremo colazione insieme. Ho prenotato un tavolo, quindi non arrivare in ritardo come al solito.- Shepard si grattò la nuca, per cercare di svegliarsi, e di comprendere il significato di quelle parole.- Uniforme, niente corazza, mi raccomando. Offro io. Anderson, chiudo.-

Non ebbe nemmeno il tempo di replicare a David, che la chiamata si interruppe. Offre lui....sai che novità...Aaaagh, quanto meno si dovrà fare perdonare per avermi tirata giù dal letto così presto. Vorrà dire che gli ripulirò per bene il creditometro. Gli farò pentire amaramente di avermi svegliata.

Si stiracchiò, poi si diresse alle docce comuni dopo aver sistemato il caos attorno al letto e aver preso il cambio, l'uniforme da fatica, gli anfibi, il basco e il portafoglio con documenti e creditometro.

Una ventina di minuti dopo, era appoggiata al corrimano dell'ascensore, vestita e ancora mezza addormentata, dietro a due agenti umani dell' SSC, un Salarian e una Asari vestita elegantemente che chiacchieravano di cose che lei ignorò, decidendo di concentrare la sua attenzione a dormicchiare ancora qualche minuto, durante la discesa dell'ascensore.

Quando l'ascensore si aprì, e Nadira venne investita dal rumore interno all'Accademia, scosse la testa, cercando di svegliarsi finalmente, stampandosi nella mente la parola “caffè” per restare sveglia quel tanto che bastava per arrivare al posto dell'appuntamento con Anderson: al fianco sinistro aveva la pistola di servizio, come sempre, ma sentiva che quella mattina i suoi riflessi si erano presi una vacanza senza il suo permesso, e la doccia non aveva fatto altro che aggravare la situazione.

Inconsciamente proseguì verso un altro ascensore, e finita l'ennesima corsa, si ritrovò sul Presidium, si riparò gli occhi dalla luce artificiale della Stazione portando la mano destra alla fronte, fece qualche passo e si ritrovò davanti lo spettacolo della zona ricca della Cittadella, il centro del potere dell'intera Galassia.

Durante l'esercitazione non ci aveva fatto caso, prima era rimasta sulla nave, dove avevano avuto il briefing pre missione prima di venir infiltrati, e dopo era letteralmente corsa di nuovo a bordo della “Tokyo”, una volta espletate le formalità al termine dell'esercitazione.

Mai risveglio fu più piacevole. Un tram in faccia le avrebbe fatto meno male, ma quel posto era stupendo: il bianco era il colore dominante, le aiuole erano perfette, tenute in ordine e senza nessun pezzo di carta in mezzo ad esse o in giro per le varie zone.

Varie specie della Galassia si aggiravano in quel luogo, Asari, Salarian, Turian, Umani, delle grosse Meduse e dei grossi, bizzarri elefanti senza proboscide: ad una più attenta osservazione, riconobbe in quei grossi elefanti, gli Elcor, di cui aveva sentito parlare durante l'addestramento nel programma N superficialmente, gli istruttori avevano voluto soltanto informarli che esistevano anche loro nella Galassia, oltre alle tre Specie che presiedevano il Consiglio.

I suoi occhi non sapevano più su che punto posarsi, proseguiva guardandosi attorno a bocca aperta, completamente dimentica dell'appuntamento con Anderson alle Ambasciate per la colazione.

 

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Garrus si mise a trattare con Delan sul prezzo di alcune mod che aveva visto nel negozio dell'Hanar. Non aveva voglia di andare fino ai mercati inferiori da Morlan, e anche se costose era stato amore a prima vista, sarebbe uscito da quel negozio con quelle mod. Anche a costo di svuotare il suo conto corrente.

Dopo mezz'ora di trattative con il mollusco, uscì dal negozio, le scatole con le mod in mano, un ghigno soddisfatto sulla faccia, non pensava ad altro che alle sue mod, quando un soldato dell'Alleanza, che si guardava attorno, camminando all'indietro, lo urtò facendogli cadere il prezioso trofeo delle sue abilità mercantili dalle mani. Mentre l'Umano cadeva a terra, lui ringhiò buttandosi sulle sue mod appena comprate.

- Per gli Spiriti, faccia attenzione! È mai possibile che voi Umani ovunque passiate, creiate disastri? - disse Garrus mentre metteva al sicuro i suoi acquisti, voltando di scatto la testa verso il soldato dell'Alleanza che si era rimesso in piedi da solo e si stava sistemando il basco, ripulendosi le mani sopra ai pantaloni dell'uniforme, con un gesto istintivo.

- Chiedo scusa per l'inconveniente, Agente.- Garrus, stupito, di sentire una voce femminile mosse le mandibole, nervoso. Davanti a lui stava una donna. Dai gradi apposti sul fregio dell'Alleanza, era un Ufficiale, oltretutto. Capelli corti, in disordine, castani, alta rispetto agli standard umani, occhi verde scuro. Fisico atletico, il petto di chi si allenava quotidianamente, senza strafare. Il resto ben proporzionato. I lineamenti erano forse un po' troppo rigidi e levigati per una donna, per un'Umana, ma quello su cui Garrus si soffermò fu la cicatrice sul volto, che quasi la sfigurava.

Spiriti....dove ho già visto quegli occhi?! La sentì schiarirsi la voce, e sgranchirsi il collo, dopo aver ricacciato la breve frangia, in qualche modo, sotto il basco.- Spero non si sia rotto niente. Mi spiace davvero, ero sovrappensiero, e...- si schiarì una seconda volta la voce. Garrus rimase in silenzio, continuando ad osservarla. Le mandibole che erano totalmente prive di controllo.- e credo anche di essermi persa. Potrebbe indicarmi, per cortesia, la via più rapida per raggiungere la zona delle Ambasciate? Il mio Capitano mi sta aspettando laggiù.- Garrus si ricompose, respirando a fondo riprese padronanza di sé e delle sue reazioni.

- No, non si è rotto niente. Apprezzo molto il suo interessamento, ma la prossima volta...faccia più attenzione....- Shepard si sentiva in imbarazzo, mentre quel Turian la osservava centimetro per centimetro.- Ah, giusto...le Ambasciate.-

Nadira, mentre l'Agente Turian le spiegava la strada, non poté fare a meno di osservarlo a sua volta: era di un grigio scuro, le parti morbide della bocca erano bianche, sopra il volto aveva marchi colonici di un blu scuro che riflettevano il colore del visore che l'Agente indossava e che copriva l'occhio sinistro. Anche la corazza tecnologica era blu, più rinforzata e che forniva più protezione rispetto a quelle normali in dotazione al Servizio di sicurezza della Cittadella.

Ma fu il colore degli occhi del Turian che attirarono la sua attenzione: di un azzurro talmente chiaro che non aveva mai visto in nessun altro rappresentante della specie di quell'Agente. .

-.....poi basta che chieda alla receptionist che c'è di fronte ad Avina, e lei le dirà dove trovare l'Ambasciatore Umano, signora.- Nadira si riscosse, sorpresa dal tono gentile del Turian.

Garrus era sicuro che l'Umana non avesse capito una sola parola di quello che aveva detto, ma poi ebbe un'idea e la portò a una postazione del Trasporto Pubblico.

Shepard lo guardò di traverso. E il Turian, di rimando le chiese cosa ci fosse che non andava.

- So guidare, ma non sono mai riuscita a prendere la patente di guida. Finirei col distruggere quell'auto e dovrei rifondere i danni al Consiglio. Grazie, ma preferisco andare a piedi.-

Garrus sgranò gli occhi, per quanto fosse possibile per un Turian farlo. Un'Umana che non sapeva guidare?! Ora le aveva viste proprio tutte. Guidare era la cosa più elementare della Galassia. - Ora devo andare. Mi scusi ancora per prima. Se saranno rotte, inoltri una richiesta di risarcimento al Comando dell'Alleanza. Grazie per l'aiuto, Agente. È stato un piacere. Buona giornata.-

Garrus fece per dire qualcos'altro, ma l'Umana era già troppo lontana per offrirsi di accompagnarla a destinazione onde evitare che si perdesse di nuovo.

- ...il piacere è stato tutto mio, signora.- Vakarian sospirò, maledicendo la sua goffaggine. Non era mai successo prima d'ora, con le Umane di solito era un pezzo di ghiaccio, con quella era riuscito a a malapena a trattenere le sue mandibole, facendole schioccare continuamente a causa del nervosismo.

Camminò verso le Ambasciate inconsciamente, prima di riprendere la strada per l'Accademia SSC, e la vide venire ripresa da quello che probabilmente era il suo diretto superiore, anche se non poteva dire per certo se era davvero una lavata di capo quella, dopo aver visto il volto rilassato di quell'Umano. Prese l'occasione di riprendere un Salarian che si stava avvicinando troppo ad un Custode per ascoltare cosa si stavano dicendo i due.

-....non puoi biasimarmi, ero preoccupato che ti fossi andata a cacciare in qualche guaio. Vieni, la colazione ci aspetta, e tu hai tutto l'aspetto di non aver mangiato niente da ieri sera.-

Garrus, non sentendo la risposta della donna, ma solo uno sbuffo e un “Sissignore” detto con decisione, tornò sui suoi passi e si diresse verso l'Accademia avvisando il Salarian che la prossima volta che lo avesse trovato di nuovo vicino al Custode, lo avrebbe arrestato, contento che la giornata fosse cominciata al meglio.

 

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http://www.youtube.com/watch?v=6TOqpXxQRH8

 

Shepard si sedette al tavolo dopo aver messo il basco ben ripiegato in una delle tasche laterali dei pantaloni dell'uniforme, poi Anderson le sistemò la sedia, prima di sedersi a sua volta, davanti a lei.

L'unica parola che il suo cervello registrò fu “caffè” e l'unica cosa che vide sul tavolo furono le fette biscottate, il burro e il cioccolato da spalmare ammucchiati in un cestino davanti a lei. Il profumo del caffè le entrò nelle narici, e non fu in grado di pensare ad altro, dimenticandosi persino del Turian dagli occhi azzurri e la voce sensuale che l'aveva aiutata a raggiungere quel posto.

Una cameriera Asari si avvicinò al loro tavolo per prendere l'ordinazione, e in quel momento, Nadira comprese quanto era stata stupida ad aver rifiutato l'offerta di Anderson, l'anno prima.

Se voleva davvero superare Akuze, doveva lasciare la Terra e affrontare di nuovo lo Spazio, oltre il portale di Arcturus Prime, col tempo ci sarebbe riuscita.

Aveva perso quell'occasione, ma ora era pronta. Un nuovo inizio, era tutto quello di cui aveva bisogno.

La Galassia andava avanti anche senza di lei, ma lei voleva essere di nuovo parte di essa, tutto quel movimento attorno a lei, tutte quelle specie che si muovevano in quegli spazi sconfinati di quella Stazione, avevano avuto su di lei l'effetto di una forte scossa dal torpore in cui si era isolata, la rabbia che provava da un anno che sembrava svanire lentamente nei meandri della Cittadella. Poteva toccare con mano la palpitante forza di tutte quelle vite lì riunite che la invitavano a unirsi a loro, un invito a cui non poteva sottrarsi.

Anderson stava blaterando qualcosa a proposito dei portali, sui Prothean o chissà su cos'altro, ma lei pensava ad altro: voleva davvero passare il resto della sua carriera ad addestrare reclute come aveva fatto suo padre? La risposta le sorse spontanea. No. Nel suo Destino c'era lo Spazio, c'erano vite da salvare e lei sapeva come farlo. Senza dimenticare coloro che aveva perso lungo il breve tratto di strada che aveva appena iniziato a percorrere. Avrebbe combattuto anche per loro. E il suo tempo riprese a scorrere.

   
 
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