Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Sotalia    11/02/2008    3 recensioni
Un assurdo seguito del settimo libro, un po' amaro e molto intricato. Ho mescolato l'azione all'approfondimento psicologico dei personaggi. Perchè i sogni vivono per sempre...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO SEI

CAPITOLO SEI

 

LA COLLEZIONE E’ COMPLETA

 

Il ragazzo si spostò una ciocca di capelli dalla fronte e seguì con gli occhi la macchina che lo aveva superato. Gli faceva male la spalla per tutto il tempo che aveva passato a fare l’autostop. La schiena contorta per aver dormito sul marciapiede, l’interno delle narici umido di raffreddore, aspettava da più di un’ora che qualcuno si fermasse per dargli un passaggio. Il suo bustone di plastica giaceva accanto ai suoi piedi, rigonfio e ingombrante. Il pensiero del contenuto del bustone era estremamente gratificante, e valeva ben la pena qualche sacrificio per raggiungere il suo obiettivo. Era ben deciso e aveva ben chiaro in testa ciò che doveva fare.

A fermarsi fu un maggiolino dalla carrozzeria di un bel giallo brillante. Dentro l’abitacolo una donna si chinò in avanti e gli sorrise. “Serve un passaggio?”

Il ragazzo rilassò finalmente il braccio e si fiondò al finestrino, trascinandosi appresso il bustone. “Devo andare a Brighton” “Ah, bhè, è lì che vado. Dai che ti ci porto” rispose allegramente la donna. “Grazie!”

Presto il ragazzo si era accomodato accanto alla donna, con il bustone tra le gambe.

“A proposito, io sono Luisa”

“Piacere, Freddie”

“Come il cantante dei Queen”

“E’ vero. Lei è italiana?”

“Dammi del tu, per favore. Ebbene sì, vengo dall’Europa mediterranea”

“Oltre al nome ho riconosciuto l’accento. Conoscevo una ragazza italiana e quindi ho saputo fare il confronto”

“Ah, davvero? E come l’hai conosciuta?”

Luisa sterzò bruscamente. Aveva imbroccato una traversa sbagliata e con un’inversione quasi a U si era riportata sulla strada giusta.

“Io..”. Freddie parve leggermente dubbioso. Non si era neanche accorto dell’azzardatissima manovra.

“A un concerto”. Tacque. Luisa non insistette.

“E dimmi, che vai a fare a Brighton?”

Una pausa un po’ troppo lunga.

“A trovare mio fratello. Io.. devo portargli una cosa”

Un sorpasso incredibilmente avventato. Da qualche parte dietro di loro un clacson suonò.

“E tu, invece?”

“Niente d’interessante. Mi ero presa una piccola vacanza nel fine-settimana e adesso torno al lavoro. Lavoro in un pub. Ehi, ti dispiace se metto un po’ di musica?”

“Dipende”. Il ragazzo accennò un sorriso.

Luisa lo guardò. Gli occhi dietro i capelli lunghi e gli occhiali erano stranamente intensi. Era vestito in modo strano. Le ricordava i giovani rockettari un po’ hippy che giravano su furgoncini colorati rollando canne.. sessant’anni prima.

“I Queen ti vanno bene? Così rimaniamo in tema”

“Mi vanno benissimo” Il sorriso si estese. Intorno alla bocca Luisa notò qualche ruga sottile, appena appena visibile. Forse aveva qualche anno in più di quelli che gli aveva attribuito a tutta prima. Era alto e robusto, e il viso era arrotondato dai capelli lunghi. In effetti, poteva avere vent’anni o quaranta. Il suo sguardo.. così triste eppure innocente. Istintivamente si sentiva fiduciosa in quel.. ragazzo?.. uomo?

“Keep yourself alive”. I Queen e la loro musica. “Tieniti in vita”. Luisa pensò che quelle parole non potevano che riferirsi all’autostoppista che aveva caricato su a Londra.

“Ti va una canna?”

Il ragazzo la guardò, stupito dalla sua schiettezza. Scoppiò a ridere. Erano secoli che non fumava.

“Dai qua”

Il maggiolino giallo, rombando su note inventate sessant’anni prima, sfrecciava verso Brighton, tirandosi appresso parecchie imprecazioni di educati inglesi indignati.

Dentro di lui un’italiana e un uomo senza età, un uomo che sembrava perso nel tempo, tiravano da un paio di canne casalinghe cantando vecchie canzoni rock.

“Passami a trovare qualche volta, al Jerry’s pub.”

“Certo Luisa, a presto. E grazie”

Non l’avrebbe vista mai più.

L’eccentrica macchina, con il suo impianto stereo e il suo motore potente, del tutto fuori posto nella vecchia carcassa di ferro tirata a lucido, si allontanò zigzagando nel traffico.

Freddie si diresse a passo sicuro verso una strada nota.

Ecco lì la casa.

Con gli occhi cercò un nome sotto il citofono. Eccolo lì. Ci passò un attimo le dita, pensieroso, poi premette con forza sul bottone.

“Pronto?”

“Cerco Robert Rolling”

“Sono io, chi parla?”

Silenzio.

“Chi è?”

“C’è qui una cosa per lei”

“Salga”

Un suono ronzante e poi la serratura che scattava.

Freddie entrò nell’ascensore e premette il numero 3.

Alla porta lo attendeva un uomo alto.

Si guardarono.

“Ecco, è per lei”

“Chi lo manda? Non c’è nessuna indicazione”

“Io.. credo che lo capirà da solo”

“Devo firmare qualcosa?”

“Niente”

Freddie si allontanò.

L’uomo lo seguì con gli occhi.

Aprì il bustone.

Un groppo in gola. Non riuscì a fermare lo strano uomo che gli aveva portato lo strano dono.

Rientrò in casa. Dalla camera di suo figlio proveniva il ritmo monotono di una qualche musica house.

Aprì una porta.

Davanti a lui c’erano file e file di vecchi cd e di vinili, conservati con reverenziale sacralità.

Prese i 4 vinili contenuti nel bustone e una piccola reliquia: un pezzo di cartone macchiato con gli autografi dei Led Zeppelin.

La collezione era completa.

“Grazie Freddie”

In qualche modo miracoloso Freddie lo udì.

Chiuse gli occhi e due, esattamente due lacrime gli scesero lungo il volto.

Era in pace, adesso.

“Tu, piccolo stronzetto!”

Un uomo lo atterrò. Un uomo con i capelli rossi.

“Ron, idiota, mollami!”

“Ah, mi riconosci eh? Ma dove cazzo eri sparito?  Che cazzo pensavi di fare? CHE CAZZO TI SEI MESSO ADDOSSO? E PUZZI DI CANNA! MA TI CREDI DI ESSERE UN RAGAZZINO?”

Un pugno.

Harry si riprese e si scrollò di dosso il Weasley dalle orecchie più rosse che avesse mai visto. I passanti si fermarono a osservare i due.

“Porca puttana, ma che fai?”

Ron gli si avventò di nuovo contro. Un altro pugno.

“Che faccio io? Ma hai idea di come sta Ginny? Sei un pezzo di merda!”

“Ron, fermati!”

Harry gli afferrò i polsi e lo bloccò con le braccia dietro la schiena. Ron gli era superiore in quanto a forza, ma lì si trattava della forma della sua faccia: se avesse lasciato fare il rosso glie l’avrebbe spappolata.

Ron si calmò.

“Va bene, va bene. Lasciami.”

“Come mi hai trovato?”

Ron lo squadrò. Alla rabbia, nei suoi occhi si mescolava un grande sollievo. L’aveva trovato, finalmente.

“Il Deluminatore”

“Capisco”

“Torna a casa con me, Harry. Dobbiamo chiarire un po’ di cose”

Harry lo fissò.

No...n-no..non ancora

“No”

Si smaterializzò.

Proprio lì, sotto gli occhi dell’amico e quelli di molti, molti babbani.

“Dannazione!”

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Sotalia